Il numero di Ottobre 2011 - Associazione Nazionale Venezia Giulia ...

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4 L’ANVGD acquisisce i diritti de «La città dolente» razie ad un accordo siglato con la Tamania Produzioni Cinetelevisive, curato dalla Segreteria nazionale del nostro sodalizio, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha acquisito i diritti DVD del film «La città dolente» prodotto nel 1949 per la regia di Mario Bonnard e con la firma di Federico Fellini fra gli sceneggiatori. Il film narra quasi in presa diretta la storia dell’Esodo da Pola del 1947, le vicende comunque tragiche di quanti partono e di coloro che rimangono, delle lacerazioni e delle sofferenze, delle contraddizioni di un regime che vuole imporre un cambiamento radicale e dal volto violento e oppressivo a chi non ha voluto lasciare la propria casa. L’opera cinematografica è a tutt’oggi una delle più richieste in occasione delle celebrazioni del Girono del Ricordo. La città dolente venne girato nell’autunno del 1948 e distribuito nel marzo del 1949. È la storia di Berto, un operaio italiano di Pola che, convinto da un amico, nonostante la partenza della stragrande maggioranza dei suoi Q X Magna Istria, la cultura del cibo diventa memoria della storia Nella pellicola di Francesca Angeleri e Cristina Mantis la ricerca di una ricetta perduta conduce alla conoscenza di luoghi e vicende l cibo, e le sue tradizioni, come cultura: non è una novità, perché è noto che l’alimentazione, olio e vino inclusi, sono eccellenti “marcatori” della civiltà e della sua evoluzione. Ma raccontare la storia, ed una delle più drammatiche del Novecento, concittadini e anche di sua moglie e del figlioletto, decide di restare. Ma, poco tempo dopo, si ritrova disilluso, amareggiato e senza lavoro. Per aver manifestato apertamente il suo dissenso nei confronti del nuovo sistema, viene arrestato e inviato in un campo di concentramento per essere “rieducato”. Riesce a fuggire e a raggiungere la costa. Trovata una barca, cerca di dirigersi verso l’Italia, ma le guardie di frontiera lo uccidono con una raffica di mitragliatrice. Il film è diretto da Mario Bonnard, prolifico regista, attivo sin dai tempi del muto. La sceneggiatura è di tre nomi famosi: Federico Fellini, Anton Giulio Majano e Aldo De Benedetti. L’ANVGD ha acquisito l’esclusiva per la riproduzione e distribuzione dei DVD e si prepara così a diffonderlo su larga scala su tutto il territorio nazionale. assumendo come pretesto la ricetta perduta di una esule istriana che una nipote vuole fortemente recuperare, è un’inedita e curiosa chiave di lettura, che si sono cimentate a forgiare le autrici di Magna Istria, Francesca Angeleri - sua l’idea e la sceneggiatura con Cristina Mantis e Daniela Piu - e la regista Cristina Mantis, una produzione Maurizio Perrone per «Route 1» in collaborazione con l’ANVGD, la Regione Piemonte e la Fondazione CRT. La ricerca della ricetta perduta parte da Torino, storico insediamento nel secondo dopoguerra W Q di profughi italiani dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia cedute alla Jugoslavia di Tito. La giovane Francesca ha perduto il libro della nonna nel quale era trascritta anche la misteriosa composizione de «il Castello di Croccante», che nessuno pare conosca o ricordi. Cerca e ricerca, dapprima nelle immediate vicinanze poi sempre più lontano, la ragazza finisce per giungere in Istria, nell’Istria contemporanea che le svelerà gli infiniti risvolti, storici e umani, di un doloroso passato, quello egregiamente incarnato dalle esuli istriane riprese nel film-documentario, riservate, dignitose ed autentiche signore come l’antica educazione acquisita le ha plasmate con tutta naturalezza. In Istria Francesca ha modo di avvicinare e percepire, ancora visibili nelle anime, nonostante gli oltre sessant’anni dall’esodo della popolazione italiana, le ferite non chiuse degli esuli e di quanti sono «rimasti» nei territori ceduti, in un contesto per decenni ostile e avverso; ma non manca di registrare le voci casuali della maggioranza slavofona di oggi, talvolta reticenti e sospese come se ancora aleggiasse sull’Istria l’ombra di remoti e indicibili orrori, di straordinarie ingiustizie che si ha difficoltà a nominare. Ma le ricette gustose sono anche, nella loro antica sapienza e costante perfezione, ricette di una inedita possibilità di apprendimento, per la giovane Francesca come per tutti coloro che ignorano quegli eventi e che possono, attraverso questo docu-film dalla cadenza leggera ma dalle sequenze intrise di poesia e ricche di rimandi - come echi dispersi di cui ci pervenga almeno una sillaba - avvicinarsi alla storia dell’Istria per un accesso singolare ma oltremodo accattivante. «Nutrimento alle identità annientate e ai ricordi ossessivi e mai affrancati», si legge tra l’altro nella nota delle autrici, a significare la stretta relazione tra la memoria sacrale del cibo e il ricordo storico degli eventi, tra la scena perduta delle origini e la sua ri-creazione nella dimensione domestica della nuova vita, faticosamente rinata altrove. Un’indagine, questa di Magna Istria, che bene comunica, ai profughi che lo vedranno ed ancor meglio al più vasto pubblico al quale va raccomandato, un grande capitolo di storia italiana che solo le convenienze del lungo dopoguerra hanno tentato di ridurre al silenzio. COME ORDINARE l Dvd Magna Istria della durata di 76 minuti contiene anche una versione con sottotitoli in inglese. L'opera è disponibile presso la Sede nazionale ANVGD, scrivendo a info@ anvgd.it o chiamando lo 06. 58 16 852, al costo di 18 euro. È possibile anche acquistarlo con carta di credito tramite il nostro e-commerce alla pagina www. anvgd.it/component/virtuemart IL PROGETTO ATRIUM, FINANZIATO DALL’UNIONE EUROPEA Istria, Arsia e Pozzo Littorio nella Rotta culturale europea el dicembre 2010 è stato approvato un progetto europeo denominato ATRIUM, (Architecture of Totalitarian Regimes of the XX° Century in Urban Management) presentato dal Comune di Forlì in qualità di capofila, nell’ambito del programma «South East Europe», inteso recuperare gli insediamenti e le architetture dei regimi totalitari nell’Europa del Novecento. Si tratta quindi - specifica Patrick Leech, assessore alla Cultura di Forlì - di un progetto pienamente culturale, che implica sia una valorizzazione dell’architettura , sia una più ampia riflessione storica. Il progetto coinvolge 18 partner da 11 Paesi diversi (Italia, Slo- venia, Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Romania, Grecia, Croazia, Serbia, Albania, Bosnia e Herzegovina) ed ha per fine la produzione di un dossier da presentare al Consiglio d’Europa per ottenere il riconoscimento di «Rotta culturale europea» attraverso gli insediamenti creati dai regimi nell’Europa occidentale d orientale. Nell’ambito del progetto ATRIUM la città istriana di Albona partecipa come partner, ed è stat recentemente visitata da una delegazione forlivese che si è recata anche ad Arsia. Gli ospiti sono stati ricevuti e accompagnati in visita anche a Pozzo Littorio, sempre in quel di Arsia, dal direttore del locale Museo civico, Tullio Vorano. Al termine dell’incontro - riporta “la Voce del Popolo” - «il professor Ulisse Tramonti, che si occupa degli aspetti scientifici del progetto, ha espresso grande soddisfazione per aver avuto l’opportunità di visitare i due siti. Stando a quanto concluso al termine della visita, il patrimonio di cui dispone il territorio albonese, e in particolare Pozzo Littorio, la cui costruzione risale al periodo tra 1939 e 1942 e Arsia, che è stata edificata tra il 1936 e il 1937, rappresentano a tutti gli effetti oltre a un’importantissima testimonianza del patrimonio industriale del territorio». Emissione congiunta Vaticano-Croazia per il III centenario della nascita di Boscovich Il bollettino emesso in più lingue dal Governatorato rispetta l’originaria grafia del nome e il toponimo storico di Ragusa di Dalmazia ufficiale, l’Ufficio Filatelico e Numisma- tico del Governatorato della Città del Vaticano ha appena annunciato per il 13 settembre prossimo l’emissione W congiunta con la Croazia in occasione del terzo centenario della nascita del grande scienziato ragusano Ruggero Boscovich. Il bollettino che accompagna l’annuncio è tradotto nelle lingue italiana, francese, spagnola, tedesca e inglese e riporta una breve biografia dello studioso dalmato, che riproduciamo per intero: ato a Ragusa di Dalmazia (Dubrovnik) nel 1711, dopo aver studiato nel collegio dei Gesuiti della sua città natale, nel 1725 entra giovanissimo in noviziato,
5 trasferendosi a Roma per studiare presso il Collegio Romano. Qui si distingue soprattutto nel campo della matematica pura e della fisica, tanto da diventare professore di matematica presso lo stesso Collegio; fu consulente pontificio di Benedetto XIV per tutte le importanti questioni tecniche e si occupò di diversi progetti, tra cui il consolidamento della cupola di S. Pietro nel 1742 per cui propose una soluzione di barre di ferro concentriche. Benedetto XIV gli offrì di effettuare le operazioni di misura sul territorio dello Stato Pontificio e nel 1755 pubblicò una prima mappa dello stesso Stato Pontificio. Curò il progetto per la costruzione dell’Osservatorio del Collegio di Brera nel 1764, ed anche il primo progetto per la costruzione dell’Osservatorio del Collegio Romano al posto della cupola (mai realizzata) della chiesa di S. Ignazio. I peggiorati rapporti con l’ambiente milanese, nonché il decreto di soppressione della Compagnia di Gesù lo indussero nel 1773 a trasferirsi a Parigi, dove Luigi XV istituì appositamente per lui il prestigioso posto di Directeur d’optique au service de la Marine; ma nel 1783 Boscovich decise di tornare in Italia. Morì a Milano nel 1787 e fu sepolto presso la chiesa di Santa Maria Podone. Papa Benedetto XVI ha pronunciato queste parole: «Il gesuita Boscovich era un fisico, un astronomo, matematico, architetto, un filosofo: la sua esistenza dimostra la possibilità di far vivere in armonia la scienza e la fede, il servizio alla patria e l’impegno nella Chiesa». a rilevare che anche nelle altre lingue il nome di Boscovich e della sua città natale, Ragusa di Dalmazia, sono correttamente riportati. Attendiamo naturalmente l’annuncio delle Poste croate (Hrvatska Pošta), sul cui sito non appare ancora la notizia. In ogni caso, è più che apprezzabile il rispetto storico e filologico con il quale l’Ufficio Filatelico e Numismatico vaticano ha voluto impostare e comunicare l’emissione: segno, certamente autorevole anche in questo specifico settore, di quanto una pur lunga e complessa battaglia condotta dagli enti culturali dell’associazionismo giuliano-dalmato non è stata vana. Da rilevare, altrettanto doverosamente, che in realtà la Croazia non avrebbe alcun titolo per commemorare Boscovich, se non che Ragusa è oggi compresa, con il nome di Dubrovnik, nei suoi confini. Stuparich, il ricordo nel 50.mo dalla scomparsa icorre quest’anno il 50.mo dalla morte, avvenuta a Roma nel 1961, di Giani Stuparich al quale l’annuale edizione gradese di «Lagunamovies» ha reso omaggio con la proiezione di alcune pellicole storiche tratte dai suoi romanzi, tra le quali Un anno di scuola, pellicola magistralmente diretta nel 1976 dal W regista Franco Giraldi, intervenuto l’8 agosto alla serata commemorativa coordinata dal giornalista Pietro Spirito. Un anno di scuola (edito dai Fratelli Buratti nel 1929) è ambientato ella Trieste del 1913, in un clima fervente e inquieto per l’approssimarsi della Grande guerra. Ma è anche il racconto, delicato e appassionato, dell’inserimento in una classe maschile di una giovane alunna, Edda Marty, che per potersi iscrivere all’Università è costretta a frequentare l’ultima classe di un liceo maschile. Nonostante i suoi sforzi di stabilire un rapporto paritario con i compagni, la sua avvenenza e il suo forte carattere suscitano gli inevitabili turbamenti degli altri allievi nel contesto di una crescente tensione per il precipitare degli eventi verso il conflitto. «La figura di Giani Stuparich, il suo stile di narrare, mi avevano colpito sin dai primi anni del liceo - ha dichiarato Giraldi nel corso di un’intervista rilasciata al “Piccolo” - . Credo che il racconto Un anno di scuola, […] mi accompagnò per tutto il tempo dei primi anni romani, e fu solo dopo averne parlato a lungo con Tullio Kezich che mi decisi di proporlo ai funzionari della RAI […]. Fu una ricerca che mi riportò a Trieste. Lessi lettere, articoli di giornali dell’epoca, documenti che mi intrigarono non poco. C’era in quelle carte uno spaccato generazionale fatto di fermenti, vitalità, pulsioni represse […]». Il cinquantenario dalla scomparsa dell’autore lussignano era già stato celebrato il 25 gennaio scorso Q al Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste con il convegno Giani Stuparich sessant’anni dopo: funzione della cultura e messaggio dell’arte, cui hanno preso parte la prof.ssa Ernestina Pellegrini (Università di Firenze) e il prof. Giuseppe Sandrini (Università di Verona) con il coordinamento della prof.ssa Anna Storti e del prof. Elvio Guagnini dell’Università di Trieste). Ed una mostra documentaria, aperta dal 16 dicembre 2010 al 26 febbraio 2011, dal titolo Un mondo di coscienza e di libertà. L’impegno di Giani Stuparich (1891-1961) ha permesso di esporre un cospicuo e significativo campione di documenti facenti parte della donazione degli eredi di Stuparich all’Archivio e Centro di Documentazione della Biblioteca Civica del capoluogo giuliano. L’esposizione, curata da Anna Storti, è stata allestita in collaborazione con l’Archivio e Centro di Documentazione della Cultura Regionale, l’Università degli Studi di Trieste e il Circolo della Cultura e delle Arti. Esposti manoscritti, lettere, pubblicazioni, note di lavoro; ma particolare rilievo è stato dato all’impegno di educatore e all’azione civile e militare. Stuparich era nato a Trieste il 4 aprile 1891 da genitori istriani. Laureato a Firenze in Letteratura italiana, durante la Prima guerra mondiale aveva partecipato al conflitto con la divisa dei Granatieri di Sardegna, meritando la Medaglia d’oro al valor militare. Insegnante di Lettere in un liceo di Trieste, non si iscrisse mai al PNF. Nel 1945, per i suoi contatti con la gli ambienti della Resistenza liberale, fu arrestato con la madre e la moglie Elody. Rinchiusi nella Risiera di San Sabba, ne uscirono dopo una settimana, grazie dall’intervento Croazia, per le restituzioni restano intatte le discriminanti Ho appreso dalla stampa che la Repubblica della Croazia ha emanato una nuova legge che prevede la restituzione o il risarcimento dei beni sottratti dal regime comunista jugoslavo dopo la seconda guerra mondiale ai legittimi proprietari. Possiamo finalmente avere delle speranze di poter tornare in possesso dei beni che siamo stati costretti ad abbandonare e che sino ad oggi, ancora non abbiamo avuto in restituzione urtroppo molto spesso la stampa riferisce notizie non troppo precise. Infatti non è stata emanata ancora nessuna legge, bensì vi è stata solo una proposta di legge, la quale dovrà pertanto essere approvata dal Parlamento della Repubblica della Croazia prima di poterne avere il valore. Tale proposta sembrerebbe sicuramente prevedere una riapertura dei termini per chiedere la restituzione degli immobili nazionalizzati sotto il regime comunista jugoslavo. Infatti sulla base dell’ultimo provvedimento sulla denazionalizzazione (L. 5 luglio 2002 n. 81), l’unico modo per riottenerne la proprietà era la presentazione della domanda di denazionalizzazione entro il 5 gennaio del 2003, oltre alla necessità di essere in possesso della cittadinanza croata. La legge croata 5 luglio 2002 n. 81 aveva, in verità, integrato e modificato la precedente normativa che prevedeva la restituzione dei beni nazionalizzati solamente ai cittadini croati, ma tale normativa aveva solo in parte disposto la restituzione anche a cittadini non in possesso della cittadinanza croata, in quanto l’articolo di legge che aveva esteso il diritto alla restituzione ai cittadini esteri precisamente così dispone: «I diritti prescritti da questa legge [ovvero diritto alla restituzione-risarcimento, nda] possono essere acquisiti anche dalle persone fisiche e giuridiche straniere se ciò viene stabilito con accordi interstatali [il corsivo è nostro]». MANCA UN ACCORDO INTER-STATALE TRA ITALIA E CROAZIA a necessità di un accordo interstatale ha in questi ultimi anni, impedito la totale equiparazione degli Esuli italiani agli attuali cittadini croati e pertanto attualmente solo chi è in possesso della cittadinanza croata può con certezza ottenere la denazionalizzazione dei beni nazionalizzati. Purtroppo non ho ancora del prefetto di Trieste e del vescovo Santin. Tanti dei suoi articoli li dedicò proprio alla questione giuliana, su “La Stampa” di Torino (una collaborazione iniziata nel 1932) e sino a poco prima della morte su “Il Tempo” di Roma. Autore prolifico ma di altissima eleganza, ha lasciato alcuni dei più bei romanzi e racconti del Novecento italiano: Colloqui con mio fratello (1925), Guerra del ’15 (1931), Ritorneranno (1941), L’Isola (1942). Del 1948 è Trieste nei miei ricordi, una commossa ricostruzione delle vicende storiche della città giuliana dalle aspirazioni compiute dell’annessione all’Italia agli orrori della seconda guerra mondiale, dell’occupazione titina e della perdita dell’Istria, ceduta alla Jugoslavia di Tito. In questa cornice si iscrive bene la notazione di Claudio Magris e Angelo Ara nel loro Trieste. Un’identità di frontiera: «Con Stuparich sembra tramontare, in un malinconico congedo pieno di dignità, l’anima risorgimentale di Trieste». avuto modo di leggere il testo integrale della proposta di legge, ma sembrerebbe che possa prevedere la restituzione o il risarcimento dei beni nazionalizzati dal regime comunista jugoslavo, indipendentemente dal possesso della cittadinanza croata. Sulla questione della restituzione dei beni nel territorio croato agli ex proprietari aventi la cittadinanza italiana, vi sono stati negli ultimi anni molti incontri tra i vertici del Governo italiano ed i vertici del Governo croato, ma quest’ultimo si è sempre rifiutato di concedere le restituzioni ai cittadini italiani, giustificando il proprio operato sul fatto che l’Italia, con il Trattato di Osimo, aveva definito tutta la questione relativa ai beni situati sul territorio della ex Jugoslavia ed appartenuti a coloro che dopo la seconda guerra mondiale avevano optato per la cittadinanza italiana. Tale problematica potrebbe essere risolta solo con l’emanazione di una nuova legge che non ponga più alcun limite alle restituzioni del beni a coloro che non sono in possesso della cittadinanza croata. Purtroppo tale legge non è ancora stata emanata, ma sarà cura della dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia continuare ad aggiornare gli Esuli sugli sviluppi di tale questione, oltre a sollecitare i vertici del nostro Governo affinché continuino a fare pressione sugli omologhi croati al fine di ottenere una legge sulla denazionalizzazione che non sia più discriminante per i cittadini italiani.
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