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Il prete oggi.pdf - Webdiocesi

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tralasciare Dobbiamo ridurre gli asili, le case di cura e i consultori Come fare con le<br />

messe troppo frequenti Tutto ciò non si potrà realizzare senza ‘una spiritualità del dire di<br />

no’ per poter dire un sì più grande e più importante”.<br />

In un contesto che rischia la nevrosi pastorale ti domandi: quali sono le priorità<br />

nell’ambito del mio agire<br />

Nei piani pastorali diocesani si è aiutati a discernere le priorità pastorali<br />

Prete e Tempo<br />

“Mai come <strong>oggi</strong> l'uomo è stato capace di «misurare il tempo», di dosarlo con<br />

grandissima precisione e ricorrendo a strumenti estremamente sofisticati. Mai come <strong>oggi</strong>,<br />

potremmo dire, l'uomo è stato padrone del tempo. Invece, paradossalmente, questo stesso<br />

uomo si è trovato schiavizzato dal tempo. Infatti l'idea del tempo, della sua fuga e della sua<br />

irreversibilità è continuamente presente nella coscienza dell'uomo frettoloso di <strong>oggi</strong>. Anche<br />

questo dato rende interessante e urgente interrogarsi sul tempo <strong>oggi</strong>. È un interrogativo che<br />

da sempre agita l'uomo, è una domanda che è essenziale all'uomo per conoscersi meglio, per<br />

comprendere meglio qualcosa di se stesso. Da qualunque punto di vista si abbordi il problema<br />

del tempo, probabilmente non si arriverà mai a dire che cos'è il tempo, ma certamente si<br />

andrà più a fondo nella conoscenza di se stessi.<br />

Per il cristiano poi, il rapporto con il tempo è un ambito in cui egli gioca la sua fedeltà<br />

al Signore, ed è un ambito in cui egli può divenire idolatra. Eppure la rivelazione cristiana<br />

getta sul tempo una luce che dovrebbe illuminare il rapporto equilibrato con esso. <strong>Il</strong> bel testo di<br />

Tt 2,11-12 dice: «Si è manifestata la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli<br />

uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia<br />

e pietà in questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della<br />

gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo». <strong>Il</strong> testo unisce l'evento storico passato,<br />

l'incarnazione («si è manifestata la grazia di Dio»); l'evento futuro della parusia gloriosa finale<br />

(«attendendo la manifestazione della gloria») e il presente della vita in questo mondo («che ci<br />

insegna a vivere in questo mondo»). La manifestazione nella carne del Figlio di Dio insegna al<br />

credente a vivere con equilibrio, lottando contro gli idoli, In questo mondo. Ma questo equilibrato<br />

rapporto con l'<strong>oggi</strong> storico è possibile grazie all'attesa della parusia gloriosa di Cristo. Passato,<br />

presente e futuro sono unificati nella persona di Cristo e nella sua vicenda, dall'incarnazione fino<br />

alla parusia gloriosa: Gesù Cristo appare colui che insegna al credente a vivere il tempo. La<br />

rivelazione biblica e la liturgia cristiana contengono dunque un magistero che può aiutare il<br />

credente a vivere il tempo in modo umanizzato ed evangelico.” ( Cfr. L. Manicardi, <strong>Il</strong> tempo e il<br />

cristiano, Ed Qiqajon, pagg. 3-4).<br />

“Sono convinto che la lotta contro l’idolo del tempo inizia proprio attraverso la<br />

liturgia e nello spazio della liturgia. Questo perché il tempo, come ha ben capito già la<br />

tradizione rabbinica, è l’idolo sempre presente, l’idolo perenne di generazione in<br />

generazione, l’idolo cui l’uomo sacrifica se stesso e al quale è alienato, rinunciando ad<br />

essere signore del tempo. Chi dice: «Non ho tempo!» confessa di essere un idolatra, asservito dal<br />

tempo; e la prima manifestazione di questa schiavitù del tempo il cristiano la mostra rinunciando<br />

alla preghiera, negando il servizio al Signore. Di fronte alle esigenze della liturgia, della<br />

preghiera, tutti finiscono per dire: «Non ho tempo!» oppure: «Non ho abbastanza tempo!».<br />

Liturgia significa dare del tempo a Dio, dare a lui la cosa più preziosa che uno possiede: il proprio

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