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LE FOSFORITI NELLA PENISOLA SALENTINA - culturaservizi.it

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I fosfati nel Salento: per quanto riguarda i fosfati salentini il Franco<br />

spiega in modo diverso l'origine del fosfato calcico nei noduli del<br />

Capo di Leuca. Esso riempie le camere delle globigerine provenendo<br />

dall'acqua del mare; difatti i foraminiferi vivono in ambienti dove abbondano<br />

le alghe, che disfacendosi sciolgono il fosfato nell'acqua marina.<br />

Dalla putrefazione del sarcode dei foraminiferi , si sviluppa ammoniaca;<br />

questa precip<strong>it</strong>a il fosfato calcico dalla soluzione, che, successivamente,<br />

si depos<strong>it</strong>a nelle camere del perischeletro del foraminifere.<br />

Così depos<strong>it</strong>ato, esso viene sottratto all'azione' dissolvente del mare,<br />

finché, accumulandosi i sedimenti, non raggiunge la sua completa stabil<strong>it</strong>à.<br />

Il giacimento a noduli fosfatici più importante della penisola Salentina<br />

è quello verso il Capo di S. Maria di Leuca. Questo banco,<br />

scoperto dal Cappellini e dal De Giorgi, si estende per un lungo tratto<br />

dalla punta Ristola fino alla collina del Meliso, per una lunghezza di un<br />

chilometro. E' un banco di 70 ± 80 cm. di spessore, incassato nel sabbione<br />

calcareo Pliocenico. Nella grotta Porcinara (detta Strisciu dalla gente<br />

del luogo), che fu scavata artificialmente nel tufo sin dalla più remota<br />

antich<strong>it</strong>à, è visibile tale formazione che si può seguire all'interno per<br />

una lunghezza di circa 15 m. notando sempre le stesse caratteristiche.<br />

Da quanto ho potuto osservare sul luogo è possibile notare nella<br />

grotta una successione di tre livelli con caratteristiche alquanto diverse.<br />

Il primo, posto alla base, è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da una puddinga ricchissima di<br />

noduli fosfatici, molto debolmente lapidificata da scarso tenore calcareo.<br />

Nel secondo la parte calcarea cementante prevale sui noduli fosfatici<br />

a grana più piccola dei precedenti.<br />

Infine il terzo è formato da noduletti di circa un cm. sparsi nel<br />

calcare tufaceo.<br />

Recentemente, nei lavori del porto di Leuca, nel tagliare una via<br />

verso la base della collina del Meliso, è stata trovata la continuazione<br />

del banco fosfor<strong>it</strong>ico. Questo si riconosce facilmente tra le rocce incascassanti,<br />

essendo cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da noduli ciottoliformi di fosfor<strong>it</strong>e, legati a<br />

mo' di puddinga da un cemento calcareo e da una ganga di calcare<br />

molto duro. I noduli sono duri, di forma varia e di colore che va dal<br />

giallo al rossastro con macdhiette verdastre nelle fratture fresche; alcuni<br />

contengono dei corallari e denti di squalo.<br />

Benché esteso, questo banco non ha alcuna impotranza industriale,<br />

essendo basso il contenuto di 13 20, — variabile cioè dall'il al 18% — e per<br />

la mancanza di adeguati mezzi di trasporto. Nel 1890 De Giorgi scoprì<br />

un giacimento analogo a quello di Leuca, ma con noduli più grandi<br />

fino ad un diametro di 15 cm., lungo la via che va da Vignacastrisi a<br />

Castro, a 500 m. dal mare, seguibile per un centinaio di metri con<br />

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Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Dig<strong>it</strong>ale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce

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