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Impaginato RIVISTA n 20 DEF - Sardegna

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provincia<br />

OR<br />

ORISTANO<br />

LEGENDA LEGENDE LEGEND<br />

LA PROVINCIA DI ORISTANO<br />

superficie 303.999 ettari, comuni 88, abitanti 167.971<br />

Presidente Pasquale Onida<br />

sede: Via Carboni - 09170 Oristano tel. 0783 7931<br />

Abbasanta<br />

Aidomaggiore<br />

Albagiara<br />

Ales<br />

Allai<br />

Arborea<br />

Ardauli<br />

Assolo<br />

Asuni<br />

Baradili<br />

Baratili San Pietro<br />

Baressa<br />

Bauladu<br />

Bidonì<br />

Bonarcado<br />

Boroneddu<br />

Bosa<br />

Busachi<br />

Cabras<br />

Cuglieri<br />

Curcuris<br />

Flussio<br />

Fordongianus<br />

Genoni<br />

Ghilarza<br />

Gonnoscodina<br />

Gonnosnò<br />

Gonnostramatza<br />

Laconi<br />

Magomadas<br />

Marrubiu<br />

Masullas<br />

Milis<br />

Modolo<br />

Mogorella<br />

Mogoro<br />

Montresta<br />

Morgongiori<br />

Narbolia<br />

Neoneli<br />

Norbello<br />

Nughedu S. Vittoria<br />

Nurachi<br />

Nureci<br />

Ollastra<br />

Oristano<br />

Palmas Arborea<br />

Pau<br />

Paulilatino<br />

Pompu<br />

Riola Sardo<br />

Ruinas<br />

S. Nicolò Arcidano<br />

Sagama<br />

Samugheo<br />

San Vero Milis<br />

Santa Giusta<br />

Santulussurgiu<br />

Scano Montiferro<br />

Sedilo<br />

Seneghe<br />

Senis<br />

Sennariolo<br />

Siamaggiore<br />

Siamanna<br />

Siapiccia<br />

Simala<br />

Simaxis<br />

Sini<br />

Siris<br />

Soddì<br />

Solarussa<br />

Sorradile<br />

Suni<br />

Tadasuni<br />

Terralba<br />

Tinnura<br />

Tramatza<br />

Tresnuraghes<br />

Ula Tirso<br />

Uras<br />

Usellus<br />

Villa S. Antonio<br />

Villanova Truschedu<br />

Villaurbana<br />

Villaverde<br />

Zeddiani<br />

Zerfaliu<br />

superstrada, con uscita Schnellstraße, mit<br />

Ausfahrt motorway, with exit<br />

strada a percorrenza veloce, senza spartitraffico<br />

Einbahnige Schnellstraße rapid way<br />

strada statale Bundesstraße<br />

hightway<br />

strada asfaltata Asphaltierte Straße<br />

paved road<br />

strada non asfaltata Nicht asphaltierte Straße<br />

unpaved road<br />

distanze chilometriche Entfemungen in<br />

Kilometer<br />

distances in km<br />

traghetto Fähre<br />

ferry-boat<br />

linea di navigazione Schiffahrtslinie<br />

motorship-line<br />

faro, fanale Leuchtturm, feuer<br />

lighthouse, beacon<br />

porto Hafen<br />

port<br />

ferrovia, con stazione Einsenbahn, mit Bahnohof<br />

railway, with station<br />

aeroporto Flughafen<br />

airport<br />

campeggio Zeltplatz<br />

camping<br />

rifugio montano Berghütte<br />

mountain hotel<br />

nuraghe nuraghe<br />

nuraghe<br />

zona archeologica Ausgrabungsstätte<br />

archeological excavation<br />

torre Turn<br />

tower<br />

rocca Schloß, Burg<br />

castel, fortress<br />

Abbazia Abtei<br />

abbey<br />

grotta Höhle<br />

cavern<br />

spiaggia attrezzata Bewachter<br />

strand guarded beach<br />

confine di provincia<br />

Provinzgrenze<br />

provincial boundary<br />

acque Gewässer<br />

waters<br />

monte Berg mount<br />

altitudine Höhe<br />

spot elevation<br />

bosco Wald<br />

wood<br />

parco naturale Naturpark<br />

natural park<br />

© Copyright Mare nostrum editrice. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata dalla legge. Nessuna parte di questa cartina può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dell’editore.<br />

87


I T I N E R A R I<br />

nenti colate laviche. Le caratteristiche del terreno,<br />

una sorta di immenso anfiteatro naturale, hanno<br />

determinato l’ubicazione delle costruzioni facendo si<br />

che la pianta dell’antico abitato risulti estremamente<br />

articolata, al punto che non è difficile perdersi fra i<br />

suoi meandri. La nascita dell’insediamento pare<br />

databile successivamente all’anno mille quando un<br />

primo nucleo si stabilì nella parte orientale della<br />

conca, a breve distanza da dove sorge la chiesa più<br />

antica dell’abitato, San Lussorio, consacrata nel 1185<br />

ed oggi chiamata Santa Croce.<br />

Per comprendere ciò che sono e sono stati i lussurgesi<br />

è utile visitare il Museo della Tecnologia<br />

Contadina, nato nel 1976 dalla caparbia volontà di<br />

Francesco Salis, recentemente scomparso e mai<br />

abbastanza compianto. “Su mastru”, così veniva<br />

chiamato e come tale era stimato, considerava la raccolta<br />

di oggetti e strumenti di lavoro d’uso quotidiano,<br />

come punto di ancoraggio per una comunità caratterizzata da un’identità dinamica, poco incline alla<br />

nostalgia e capace di misurarsi con le sfide della contemporaneità. Il museo è situato presso i locali<br />

dell’U.N.L.A., centro di Cultura Popolare, in una casa padronale del XVIII secolo, “sa 'omo de donna Rofella”,<br />

e conta ben 23 ambienti nei quali sono esposti e catalogati oltre duemila oggetti e strumenti, testimoni concreti<br />

di vicende ormai lontane nel tempo. Gli artigiani lussurgesi sono stati indispensabile<br />

supporto all’evoluzione del modello economico negli ultimi due secoli, segnata<br />

dallo sviluppo di attività agro-industriali favorite dalla presenza di torrenti la cui forza<br />

era sfruttata con mulini ad acqua costruiti in serie. Parallelamente si ebbe un significativo<br />

incremento nelle attività legate all’agricoltura ed all’allevamento di ovini e bovini.<br />

La misura dello sviluppo economico e sociale in quel periodo è data dal numero di abitanti<br />

che raggiunse le seimila unità e dalla presenza di una scuola fin dalla metà dell'ottocento.<br />

La scuola fu seguita in un primo momento dagli Scolopi e quindi dai<br />

Salesiani e formò personaggi che ebbero importanti incarichi nelle istituzioni sarde. In<br />

questa scuola, dal 1905 al 1908 Antonio Gramsci frequentò il ginnasio.<br />

Anche se l’attività dei mulini e delle gualchiere è cessata da tempo, le macchine agricole hanno soppiantato i<br />

buoi nel lavoro dei campi e per gli spostamenti si usa l’automobile e non più l’asino o il cavallo, alcune attività<br />

artigianali, grazie all’eccellenza dei loro prodotti, sono riuscite nel difficile intento non solo di sopravvivere<br />

ma anche di affermarsi su mercati più ampi come quello regionale e nazionale.<br />

Se per spostarsi l’automobile è certamente la più usata, a Santu Lussurgiu la cultura del cavallo è rimasta<br />

comunque immutata e vitale, le feste importanti sono tutte segnate dalla presenza di cavalli e arditi cavalieri;<br />

nella frazione di San Leonardo de Siete Fuentes si svolge la più importante mostra mercato del cavallo a livello<br />

regionale. Gli artigiani producono ai massimi livelli tutto ciò che è legato alle attività equestri, morsi, speroni,<br />

staffe, selle, briglie e finimenti, stivali in cuoio e pantaloni in velluto. In passato alcuni fabbri lussurgesi,<br />

nei momenti liberi dall’attività di costruzione e manutenzione di strumenti e utensili di uso domestico o lega-<br />

Testo e foto di Giampiero Dore<br />

SANTU<br />

LUSSURGIU<br />

C<br />

amminando per le vie strette e tortuose del borgo antico, può capitare di sentirsi catapultati<br />

in un'altra epoca, di dimenticare il presente e vivere una dimensione di sogno.<br />

Santu Lussurgiu ha infatti conservato integre identità ed unicità, potendo vantare uno dei<br />

centri storici meglio mantenuti della <strong>Sardegna</strong>. Lungo i vicoli pavimentati con l’acciottolato<br />

originale si affacciano belle case dai muri di pietra a vista o intonacate e dipinte<br />

a vivaci colori, come nell’uso antico, con stipiti ed architravi in pietra lavorata e portali<br />

ornati da batacchi e maniglie di varia forma, opera degli artigiani lussurgesi. Di tanto in<br />

tanto si aprono degli archi, “sas bovedas”, che mettono in comunicazione fra loro i vicoli.<br />

Adagiato sul versante sud orientale del massiccio del Montiferru a 500 metri di altitudine, il<br />

paese si è accresciuto nel tempo seguendo quelli che sono i contorni della fusione fra due impo-<br />

Di tanto in tanto si aprono<br />

degli archi, “sas bovedas”,<br />

che mettono in comunicazione<br />

fra loro i vicoli.<br />

Lungo i vicoli pavimentati<br />

con l’acciottolato<br />

originale si affacciano<br />

belle case dai muri di<br />

pietra a vista o intonacate<br />

e dipinte a vivaci<br />

colori, come nell’uso<br />

antico, con stipiti ed<br />

architravi in pietra<br />

lavorata e portali ornati<br />

da batacchi e maniglie<br />

di varia forma, opera<br />

degli artigiani lussurgesi.<br />

88 89


I t i n e r a r i<br />

ti alle attività agricole e di allevamento, si dedicavano alla costruzione dei coltelli. La tradizione è ancora viva<br />

ed oggi, grazie a due aziende artigiane (F.lli Salaris e F.lli Mura), la resolza lussurgesa è famosa nel mondo del<br />

collezionismo a livello mondiale. Altri prodotti caratteristici che prendevano forma nelle botteghe dei fabbri<br />

erano i macinini per caffè, dei quali rimangono numerosi esemplari di squisita fattura e con soluzioni costruttive<br />

di grande ingegno, ed ancora serrature per i portali delle abitazioni ed “antifurto” per i cavalli, sorta di<br />

lucchetti uniti da uno spezzone di catena che venivano serrati sui garretti.<br />

Anche nella lavorazione del legno ed in particolare<br />

nella costruzione delle cassapanche i falegnami lussurgesi<br />

godevano di buona fama in tutta l’isola.<br />

Oltre alle attività artigianali che sopravvivono grazie<br />

alle capacità degli ultimi depositari di un sapere antico,<br />

l’economia lussurgese è basata sull’agricoltura e<br />

l’allevamento di ovini e bovini. Particolare è la razza<br />

Sardo-Modicana (bue rosso), estremamente rustica<br />

ed allevata allo stato brado, con grande attitudine al<br />

lavoro e carni dal gusto inconfondibile (non perdetevi<br />

il filetto di bue rosso in crosta di casizolu del ristorante<br />

Bellavista). Del bue rosso si ha notizia fin dal<br />

1263 quando il templare Nicolao De Borges presso<br />

il convento di San Leonardo de Siete Fuentes, descrive<br />

alcune ricette a base di “bovin rouge”. La Sardo-<br />

Modicana, prima molto diffusa, nasce dall’incrocio<br />

del bue rosso con la modicana arrivata in <strong>Sardegna</strong><br />

nella seconda metà dell’800. Il declino di questa<br />

razza a favore di altre pur meno adatte al territorio, è<br />

imputabile al costante sviluppo dei caseifici industriali<br />

e del relativo incremento nella richiesta di<br />

latte, la sardo-modicana infatti non è grande produttrice.<br />

Per la sua salvaguardia, grazie all’impegno di<br />

alcuni allevatori, nel <strong>20</strong>02 è stato costituito il<br />

Consorzio del Bue Rosso composto da circa 40 allevatori.<br />

La produzione del formaggio segue le più antiche tradizioni<br />

ed è compito quasi esclusivo delle donne.<br />

“Su casizolu”, tipico di Santu Lussurgiu, è un formaggio<br />

a pasta filata prodotto con latte bovino che si può<br />

consumare fresco o dopo lunga stagionatura.<br />

Camminando per le vie del paese ne vedrete appesi<br />

alle finestre delle case. I resti della lavorazione de “su<br />

casizolu”, la cosiddetta “abba casu” è ancora utilizzata<br />

nella preparazione di alcuni piatti tipici.<br />

Mentre la produzione del formaggio è a totale appannaggio<br />

delle donne, quella del vino è un’attività tutta<br />

al maschile. Santu lussurgiu ha ottimi vigneti anche<br />

se gli antichi vitigni sono stati nel tempo rimpiazzati<br />

con altri importati da varie zone della <strong>Sardegna</strong>.<br />

La produzione non è mai particolarmente abbondante<br />

ma in compenso la qualità del vino, soprattutto del<br />

rosso, è di ottimo livello. Derivato di gran nome è il<br />

fil ‘e ferru, nomignolo con il quale viene chiamata<br />

l’acquavite. Quasi tutti i produttori di vino distillano<br />

artigianalmente una certa quantità di acquavite, aromatizzandola<br />

in vari modi.<br />

Come si è detto il cavallo segna con la sua presenza<br />

le feste importanti. L’evento di gran lunga più spettacolare<br />

si svolge negli ultimi tre giorni del carnevale,<br />

domenica, lunedì e martedì. E’ “sa carrela ‘e nanti”<br />

una serie di pariglie mozzafiato lungo la Via Roma,<br />

parata a festa per l’occasione e pavimentata in terra<br />

battuta. Nel primo pomeriggio i cavalli vengono strigliati con cura, code e criniere pettinate e quindi raccolte<br />

in eleganti acconciature. Poco più tardi si inizia a sentire il rumore degli zoccoli sull’acciottolato e nei dintorni<br />

de “s’iscappadrorzu”, il piccolo slargo dal quale i cavalli prendono la discesa, iniziano a radunarsi le<br />

pariglie. I cavalieri sono abbigliati nei modi più diversi, con fantasiose maschere carnevalesche o con il costume<br />

tradizionale. Il pubblico intanto inizia a prender posto lungo il tracciato, “s’istranzos”, ovvero chi non è<br />

del paese, sulle tribune, i lussurgesi ai bordi de “sa carrela”. La tensione<br />

sale e lo starter, figura storica de “sa carrela” tramite l’altoparlante<br />

invita a – liberare la pista, cavalli in partenza – liberare la<br />

pista. In realtà non si capisce a chi l’avviso sia rivolto dal momento<br />

che gli unici ad occupare il tracciato sono i lussurgesi e nessun lussurgese<br />

che si rispetti accetterà mai di “vivere” la corsa dietro una<br />

transenna. Questo non significa che siano imprudenti o temerari,<br />

semplicemente sanno in quali punti il percorso è sicuro e in quali<br />

invece stazionare è semplice suicidio. La voce dello starter sovrasta<br />

il brusio – Partiti, uniti, veloci, disuniti, riuniti –, descrivendo la partenza.<br />

La folla si apre e dal varco esplode il galoppo dei cavalli in<br />

pariglia accompagnato dal clamore degli incitamenti. Subito dopo<br />

il passaggio il muro di gente si richiude e gli sguardi seguono la discesa dei cavalieri fino all’ultima svolta.<br />

Ci sono commenti, apprezzamenti o perplessità. Le pariglie si susseguono senza tregua fino all’annuncio –<br />

cavalli in rientro -. Questo è il momento in cui i lussurgesi si spostano, entrano nelle case che danno sulla via<br />

per l’invito di un bicchiere di vino o un goccio di fil ‘e ferru, per scambiare due chiacchiere in allegria. Cavalli<br />

e cavalieri intanto tornano verso la partenza percorrendo al passo “sa carrela ‘e segusu”, rivivendo la discesa<br />

appena fatta e pensando già alla prossima in un fluire continuo di adrenalina. Le pariglie a due o a tre si ripetono<br />

fino all’imbrunire quando i cavalieri fanno l’ultima<br />

risalita a passo percorrendo la via Roma dal<br />

basso verso l’alto ed accettando gli inviti di un bicchiere<br />

o di un dolcetto che gli vengono offerti lungo<br />

il percorso. Il lunedì c’è la variante della corsa a “sa<br />

pudda”, la gallina. Sullo stesso percorso, all’altezza<br />

della penultima curva, viene teso un cavo sul quale<br />

sono agganciate due galline di pezza che i cavalieri<br />

devono colpire e far cadere per mezzo di lunghi<br />

bastoni, il tutto al galoppo sfrenato. Vince chi totalizza<br />

il maggior numero di galline “abbattute”. E’ una<br />

prova di grande abilità e precisione ma la competizione<br />

non diventa mai lo scopo finale della corsa. Un<br />

tempo al cavo venivano appese delle galline vive che<br />

dopo la corsa erano donate in beneficenza. Questa<br />

tradizione oggi non appare più in linea coi tempi e,<br />

senza nulla togliere alla spettacolarità, si è preferito<br />

la cultura del cavallo è rimasta<br />

comunque immutata e vitale,<br />

le feste importanti sono tutte<br />

segnate dalla presenza di<br />

cavalli e arditi cavalieri<br />

Il feretro con il simulacro<br />

del Cristo deposto<br />

esce da Santa Maria<br />

degli Angeli e percorre<br />

le vie del borgo antico.<br />

Nella pagina accanto:<br />

un evento spettacolare<br />

che ha come protagonista<br />

il cavallo: è’ “sa<br />

carrela ‘e nanti” una<br />

serie di pariglie mozzafiato<br />

lungo la Via<br />

Roma, parata a festa<br />

per l’occasione.<br />

Santu Lussurgiu ha<br />

conservato integre<br />

identità ed unicità,<br />

potendo vantare uno<br />

dei centri storici<br />

meglio mantenuti della<br />

<strong>Sardegna</strong>.<br />

La chiesa di San<br />

Leonardo de Siete<br />

Fuentes<br />

(stile romanico-pisano<br />

del XII secolo).<br />

91


I t i n e r a r i<br />

Verso le vette di monte<br />

Urtigu, monte Acuzzu<br />

e monte Palagalchera<br />

la vegetazione si dirada<br />

progressivamente<br />

lasciando il campo alla<br />

nuda roccia vulcanica.<br />

Dall’alto il paesaggio<br />

che si gode in ogni<br />

direzione è superbo.<br />

un simulacro all’animale vivo. La festa prosegue nelle cantine dove si chiacchiera, si beve del buon vino e si<br />

canta. Già, il canto, altra grande passione dei lussurgesi, tanto dall’aver ideato e promosso il progetto Hymnos.<br />

Progetto ambizioso e lungimirante che si prefigge da una parte lo studio ed il recupero di tradizioni popolari<br />

del canto liturgico e paraliturgico e dall’altra la creazione di un sistema di scambi fra le comunità sarde dove<br />

queste tradizioni sono ancora vive. Il canto proposto anche come veicolo per la valorizzazione delle comunità<br />

coinvolte. A Santu Lussurgiu esistono numerosi gruppi, alcuni dei quali molto antichi: Su Cuncordu<br />

Lussurzesu, Su Cuncordu ‘e su Rosariu, Sette Dolores, Santa Rughe e Don Bosco.<br />

Di particolare suggestione è la manifestazione “Cantigos in carrela” che si svolge a ridosso della corsa di “sa<br />

carrela”. I vari gruppi di canto lussurgesi o invitati da altri paesi animano le vie e gli slarghi del centro storico<br />

con canti della tradizione. Ultimamente la manifestazione ospita anche gruppi esteri, legati comunque alla<br />

musica tradizionale. L’usanza di cantare per le vie, serenate alle fanciulle o in occasione di feste e sagre, era<br />

un tempo molto diffusa in tutta la <strong>Sardegna</strong> e questa manifestazione ha l’obiettivo di vivificare una tradizione<br />

che rischierebbe di perdersi per sempre. Dopo gli eccessi del Carnevale inizia la Quaresima, 46 giorni di penitenza<br />

e astinenza prima della Pasqua di Resurrezione. Con la Domenica delle Palme che ricorda l’ingresso di<br />

Cristo in Gerusalemme ha inizio la Settimana Santa. A Santu Lussurgiu è di particolare importanza il Venerdì<br />

Santo che con il rito de “s’incravamentu” (la crocefissione) e de “s’iscravamentu” (la deposizione) commemora<br />

la passione e morte del Cristo. La processione, organizzata da secoli dalla Confraternita del Santo Rosario,<br />

esce dalla chiesa di Santa Croce e percorrendo i vicoli accompagnata dal canto struggente del Misere giunge<br />

a Santa Maria degli Angeli, una bella chiesa in stile gotico-aragonese edificata nel 1473 dai Frati Minori<br />

Osservanti. Dopo la sacra rappresentazione il feretro con il simulacro del Cristo deposto esce da Santa Maria<br />

degli Angeli e percorre le vie del borgo antico accompagnato dalle confraternite, dai fedeli raccolti in preghiera<br />

e dai cori che risuonano nel buio della sera creando una grande suggestione.<br />

Nel mese di giugno si svolge la festa di San Leonardo de Siete Fuentes, oggi frazione di Santu Lussurgiu, che<br />

ebbe la gestione di quel territorio durante il governo Piemontese. I festeggiamenti si svolgono attorno alla chiesa<br />

(stile romanico-pisano del XII secolo), fra fonti di acqua ghiacciata e pura ed alberi secolari. All’atto della<br />

sua edificazione la chiesa faceva parte del monastero e dell’ospedale dei monaci ospedalieri dell’Ordine di<br />

San Giovanni di Gerusalemme che vi operarono fino al XVI secolo. Successivamente i monaci vennero privati<br />

di beni e terre fino ad arrivare alla chiusura dell’ospedale. L’area subì un progressivo impoverimento, tanto<br />

che gli abitanti abbandonarono il borgo scegliendo di trasferirsi per la maggioranza a Santu Lussurgiu.<br />

Altre feste che vedono il cavallo in primo piano sono l’ardia de “Su Coro ‘e Zesus” (il cuore di Gesù), fra la fine<br />

di giugno e gli inizi di luglio e l’Ardia di San Lussorio che apre i festeggiamenti del patrono dal 21 al 24 agosto.<br />

Il Territorio<br />

Il comune di Santu Lussurgiu si estende su una superficie di circa 10.000 ettari, fra collina e montagna. Le<br />

zone pianeggianti sono davvero poche. Sul territorio esistono numerose testimonianze della presenza umana<br />

fin dal neolitico. Esistono varie sepolture a “Domus”, fra le altre “bau 'e nughes”, “mandra 'e caddos”, “badde<br />

urgu”, alcune Tombe dei Giganti e due importanti nuraghe, “elighe onna” e “piricu”, il primo di tipo complesso<br />

con un mastio centrale e due torri laterali unite da un murale, il secondo del tipo monotorre su due piani.<br />

Questo quanto meno è ciò che è censito ma si sa dell’esistenza di numerosi altri siti mai indagati.<br />

I rilievi alle spalle dell’abitato sono raggiungibili<br />

anche con l’automobile su sterrati o fondi in cemento<br />

ma il modo migliore per godere delle mille bellezze<br />

che questa zona del Montiferru sa offrire è certamente<br />

quella del trekking a piedi o a cavallo.<br />

Esistono varie strutture in grado di offrire servizi e<br />

logistica di ottimo livello, la più accreditata è il<br />

Centro Trekking <strong>Sardegna</strong> che opera sul territorio dal<br />

1989 ed ha sperimentato negli anni una serie di itinerari<br />

in grado di soddisfare qualsiasi esigenza.<br />

Tutta l’area è ricca di sorgenti, “s’ena ‘e alinu”, “sa<br />

funtana ‘e sos grabalzos”,”elighes uttiosos”, ruscelli,<br />

laghetti, “su foiu de tiu Panne Dente”, torrenti “su riu<br />

‘e sos molinos” che marca il confine fra il territorio di<br />

Santu Lussurgiu e di Bonarcado e cascate, alcune<br />

delle quali davvero molto belle come “s’istrampu ‘e<br />

sos molinos” e “bia ‘e iosso”. Nella parte più elevata,<br />

il paese è praticamente attorniato dai boschi mentre<br />

verso valle predominano gli oliveti intervallati da<br />

vigne e coltivi. Man mano che si sale verso le cime<br />

la vegetazione cambia in un susseguirsi di lecci,<br />

roverelle, castagni, aree con una fitta macchia predominata<br />

da corbezzolo, cisto, mirto ed erica, e felce<br />

aquilina, esiti dei rovinosi incendi che hanno devastato<br />

intere porzioni di bosco. Su alcune di queste<br />

aree è in atto un tentativo di riforestazione.<br />

Durante l’autunno si può godere dello spettacolo<br />

degli agrifogli che si ricoprono di bacche scarlatte,<br />

dei corbezzoli carichi di frutti nelle varie fasi di<br />

maturazione e delle sfumature rosso bruno delle bacche<br />

di rosa selvatica. Non mancano, e segnalano la<br />

loro presenza colpendo l’olfatto, le essenze come il<br />

timo. Più in alto, verso le vette di monte Urtigu,<br />

monte Acuzzu e monte Palagalchera la vegetazione si<br />

dirada progressivamente lasciando il campo alla<br />

nuda roccia vulcanica. Dall’alto il paesaggio che si<br />

gode in ogni direzione è superbo. Fino ai primi del<br />

‘900 l’area era diffusamente popolata dal muflone e<br />

dal cervo sardo poi scomparsi a causa degli incendi<br />

e della caccia, al tempo ancora consentita.<br />

Queste due specie sono state di recente reintrodotte.<br />

Oggi vedere i mufloni è piuttosto frequente, mentre<br />

per i cervi occorre avere un po’ di fortuna. Altra specie<br />

reintrodotta nel Montiferru è il grifone, anch’esso<br />

una volta volatore abituale di quei cieli. Oltre al cinghiale<br />

che può dirsi padrone incontrastato delle forre,<br />

sopravvivono ancora rari esemplari di gatto selvatico<br />

e di lepre sarda, volpi e donnole. Padroni del cielo<br />

sono poiane e corvi imperiali che si esibiscono in<br />

improvvise acrobazie. Frequenti sono anche le ghiandaie<br />

con il loro piumaggio variopinto e le pernici<br />

sarde. Una natura ancora in buona parte integra e<br />

che regala grandi emozioni.<br />

Santu Lussurigiu è come un vino prezioso, va assaporato<br />

con tutta calma e merita ogni attenzione.<br />

Provare per credere.<br />

Dall’alto:<br />

tutta l’area è ricca di<br />

sorgenti e cascate,<br />

alcune delle quali davvero<br />

molto belle come<br />

“s’istrampu ‘e sos<br />

molinos” e “bia ‘e<br />

iosso” (nell’immagine).<br />

Uno scorcio del paesaggio<br />

che si gode nei<br />

pressi della fonte di<br />

“elighes uttiosos”.<br />

92<br />

93


LA PROVINCIA DI CARBONIA-IGLESIAS<br />

provincia<br />

CI<br />

superficie 149.495 ettari, comuni 23, abitanti 131.890<br />

Presidente Pierfranco Gaviano<br />

sede provvisoria: Via Fertilia, 40 - 09013 Carbonia tel. 0781 66951-2 fax 0781 670821<br />

CARBONIA-IGLESIAS<br />

Bugerru<br />

Calasetta<br />

Carbonia<br />

Carloforte<br />

Domusnovas<br />

Fluminimaggiore<br />

Giba<br />

Gonnesa<br />

Iglesias<br />

Masainas<br />

Musei<br />

Narcao<br />

Nuxis<br />

Perdaxius<br />

Piscinas<br />

Portoscuso<br />

San Giovanni Suergiu<br />

Santadi<br />

Sant’Anna Arresi<br />

Sant’Antioco<br />

Tratalias<br />

Villamassargia<br />

Villaperuccio<br />

LEGENDA LEGENDE LEGEND<br />

superstrada, con uscita Schnellstraße, mit<br />

Ausfahrt motorway, with exit<br />

strada a percorrenza veloce, senza spartitraffico<br />

Einbahnige Schnellstraße rapid way<br />

strada statale Bundesstraße<br />

hightway<br />

strada asfaltata Asphaltierte Straße<br />

paved road<br />

strada non asfaltata Nicht asphaltierte Straße<br />

unpaved road<br />

distanze chilometriche Entfemungen in<br />

Kilometer<br />

distances in km<br />

traghetto Fähre<br />

ferry-boat<br />

linea di navigazione Schiffahrtslinie<br />

motorship-line<br />

faro, fanale Leuchtturm, feuer<br />

lighthouse, beacon<br />

porto Hafen<br />

port<br />

ferrovia, con stazione Einsenbahn, mit Bahnohof<br />

railway, with station<br />

aeroporto Flughafen<br />

airport<br />

campeggio Zeltplatz<br />

camping<br />

rifugio montano Berghütte<br />

mountain hotel<br />

nuraghe nuraghe<br />

nuraghe<br />

zona archeologica Ausgrabungsstätte<br />

archeological excavation<br />

torre Turn<br />

tower<br />

rocca Schloß, Burg<br />

castel, fortress<br />

Abbazia Abtei<br />

abbey<br />

grotta Höhle<br />

cavern<br />

spiaggia attrezzata Bewachter<br />

strand guarded beach<br />

confine di provincia<br />

Provinzgrenze<br />

provincial boundary<br />

acque Gewässer<br />

waters<br />

monte Berg mount<br />

altitudine Höhe<br />

spot elevation<br />

bosco Wald<br />

wood<br />

parco naturale Naturpark<br />

natural park<br />

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95


UN’OASI SARDA<br />

A<br />

M B I E N T E<br />

Un dirupo nei pressi<br />

della Borrona, che evidenzia<br />

il contrasto tra<br />

la terra ed il mare.<br />

PER ILFALCO DELLA<br />

REGINA<br />

Nido con piccolo e<br />

adulto a custodia della<br />

preziosa covata.<br />

96<br />

Testo e foto di Simone Repetto<br />

C’<br />

è un'unica oasi avifaunistica attivata dalla Lipu in <strong>Sardegna</strong>. E’ quella di Capo<br />

Sandalo, nel territorio occidentale dell’isola di San Pietro. La Lega Italiana<br />

Protezione Uccelli, ha scelto questo particolare areale per dare una casa sicura<br />

e protetta ad una specie di rapace rara e biologicamente sensibile: il falco della<br />

Regina, per la tassonomia Falco eleonorae, in omaggio alla giudicessa sarda<br />

Eleonora d’Arborea, che nel XIV secolo, nella sua “Carta de Logu”, inserì un articolo<br />

in cui si vietava la cattura dei falchi adulti e dei piccoli dai nidi. Questo vispo<br />

e gagliardo falconide, da secoli trova nelle falesie a picco sul mare di San Pietro e<br />

delle altre isole minori dell’arcipelago sulcitano (ma<br />

anche della costa orientale sarda, come negli alti dirupi del<br />

golfo di Orosei), un sito privilegiato per trascorrervi quasi un semestre all’anno,<br />

con l’istinto irrefrenabile di nutrirsi e riprodursi. Per portare a termine questa missione,<br />

ogni anno si prodiga in un dispendio enorme di energie, che si estrinsecano,<br />

per la maggiore, nella lunghissima traversata migratoria che compie<br />

dall’Africa al Mediterraneo e viceversa. Con l’obiettivo di valorizzare adeguatamente<br />

questi spettacolari spostamenti, Birdlife International si è fatta promotrice<br />

di Eurobirdwatch, iniziativa a carattere europeo coinvolgente ventotto paesi continentali,<br />

tra i quali anche l’Italia. Nella circostanza, la Lipu, nella prima settimana<br />

di ottobre, ha focalizzato l’attenzione su quel fenomeno di massa che ogni anno si ripete nelle prime settimane<br />

autunnali: la migrazione di milioni di uccelli, che lasciano le coste europee e mediterranee per svernare<br />

verso zone più miti, in particolare in Africa. Nel grande continente hanno diverse mete, abbracciando larghe<br />

fette del territorio africano, da nord a sud, da est ad ovest. Un appuntamento imperdibile per appassiona-<br />

Il falco della Regina<br />

in perlustrazione<br />

sull’ambiente marino<br />

sottostante.<br />

Il falco della Regina, per la<br />

tassonomia Falco eleonorae<br />

in omaggio alla giudicessa<br />

sarda Eleonora d’Arborea<br />

97


A<br />

M B I E N T E<br />

La costa e l’isolotto<br />

di Cala Vinagra,<br />

limite nord orientale<br />

dell’oasi.<br />

Gabbiani in volo<br />

sul promontorio di<br />

Capo Sandalo.<br />

L’Oasi Lipu di Carloforte.<br />

L’Oasi Lipu dell’isola di San Pietro, comprende un territorio di circa 284 ettari a ovest di Carloforte, delimitato,<br />

sul fronte mare, tra le punte Senoglio e Capodoglio. L’importante area di tutela avifaunistica ed ambientale,<br />

è operativa fin dal 1979, ma è negli anni seguenti che ha preso la forma e la consistenza attuali, con il fondamentale<br />

contributo offerto dalla convenzione tra Lipu ed istituzioni locali (Provincia e Comune), che ne permette<br />

il funzionamento e lo sviluppo, anche in termini di contributi, personale, attrezzature e strutture impiegate.<br />

Col passare degli anni, si è arricchito il patrimonio strutturale ora disponibile, in primis costituito dal centro<br />

visite della piazzola di Capo Sandalo e dal campo base a Cala Fico, capace di ospitare un piccolo numeti<br />

e curiosi, che si sono potuti dilettare con la pratica del birdwatching, cioè l’osservazione dei volatili, mentre<br />

si spostano in stormi e gruppi compatti. Nel caso del falco della Regina, l’arrivederci alle coste nord occidentali<br />

dell’isola di San Pietro avviene in piccoli gruppi, a scaglioni e per tutto ottobre, per cui i nuovi nati e<br />

gli adulti lasciano i dirupi e le falesie a picco, dove in precedenza avevano nidificato, per dirigersi verso il mare<br />

aperto, con rotta meridionale e destinazione finale<br />

L’incerto destino del falco, ubicata nelle coste sud orientali africane, in particolare<br />

nel Madagascar, coprendo oltre 8 mila chilometri.<br />

Per la verità, come ha dimostrato un recente stu-<br />

si decide durante<br />

dio scientifico sull’argomento, i gagliardi rapaci spesso<br />

non si spostano linearmente, ma seguendo dire-<br />

la lunga migrazione<br />

zioni diverse e non complementari, per cui alcuni si<br />

dirigono dalle colonie del mare nostrum verso le<br />

coste atlantiche africane (esistono importanti siti<br />

nidificatori, ad esempio, in Marocco e nella Canarie),<br />

altri verso il Mar Rosso e l’Egitto. Potendo coprire<br />

anche oltre 400 chilometri in poco meno di 3 ore.<br />

Grazie all’ausilio di trasmittenti satellitari e radio<br />

segnalatori, è stato possibile monitorare con precisione<br />

questi fenomeni migratori, anche se resta da<br />

dimostrare l’eventuale influenza di fattori esterni ai<br />

nuovi modelli di spostamento osservati, quali i cambiamenti<br />

climatici ed ambientali in atto a livello planetario.<br />

Più comunemente, sembra che l’orientamento<br />

migratorio sia influenzato dal magnetismo terrestre,<br />

dalla disponibilità di cibo, dai venti predominanti<br />

e dalle correnti in quota. Falco eleonorae, da<br />

secoli ha scelto San Pietro tra i siti mediterranei preferiti<br />

per nidificare, giungendo dall’Africa in primavera,<br />

da aprile. A quel punto, sceglie i punti migliori per<br />

organizzare il nido (spesso ricercando e ritrovando<br />

quello dall’anno precedente) e si dedica alla caccia,<br />

mentre la sua dieta, con l’avanzare dell’estate, passa<br />

da insettivora a carnivora, puntando piccoli uccelli e<br />

passeriformi, ghermendoli in spettacolari agguati e<br />

picchiate ad altissima velocità. A fine agosto si notano<br />

i primi “pulli”, che vanno ad arricchire una popolazione<br />

stimata in un centinaio di coppie. Nelle settimane<br />

successive, essi si preparano ad affrontare l’involo,<br />

dovendo affrontare la prima vera sfida, quella della<br />

vita, per non cadere nelle grinfie di altri predatori o<br />

nello scorrere impetuoso delle prime acque piovane,<br />

che spesso spazzano via intere covate. L’incerto destino<br />

del falco, si decide durante la lunga migrazione,<br />

per tutto il mese di novembre. Il viaggio di ritorno dei<br />

rapaci, anche a Carloforte si incrocia con quello di<br />

altri migratori, che toccano l’isola intraprendendo rotte<br />

per altre destinazioni ed offrendo uno spettacolo inedito<br />

ed accattivante. In proposito, il responsabile dell’oasi<br />

carolina Luciano Durante, insieme a ricercatori<br />

e volontari, hanno segnalato specie quali cicogne nere, nibbio bruno, falco pescatore, pecchiaiolo e airone<br />

rosso. Affiancando la presenza di queste specie non stanziali a quelle autoctone, l’isola può essere considerata<br />

una sorta di piccolo paradiso ornitologico. Nel suo territorio, si trovano anche altri rapaci (quali poiane,<br />

gheppi e falchi pellegrini), gabbiani (il reale ed il raro corso), berte, marangoni dal ciuffo, lo splendido gruccione<br />

e vari passeriformi (tra cui occhiocotto, magnanina, sterpazzolina, passero solitario). Senza considerare<br />

l’altra importante area avifaunistica di San Pietro, racchiusa dalle ex saline di Stato, una zona umida dove sono<br />

di casa i fenicotteri rosa, ma anche aironi, garzette ed altri trampolieri.<br />

Il falco della Regina<br />

ed il faro: un connubio<br />

caratteristico ed inscindibile<br />

dell’Oasi Lipu<br />

di San Pietro.<br />

L’ingresso nel territorio<br />

dell’Oasi Lipu<br />

di San Pietro.<br />

98 99


A<br />

M B I E N T E<br />

Un maturo esemplare<br />

ha individuato<br />

una preda e sta per<br />

lanciarsi in picchiata<br />

per catturarla.<br />

ro di visitatori e ricercatori. Poi c’è la segnaletica, che oltre ai pannelli stradali, esprime numerosi cartelli esplicativi<br />

sulle specie animali e vegetali osservabili, con l’indicazione dei variegati sentieri per l’osservazione naturalistica.<br />

La fruizione dell’Oasi, è disciplinata da un apposito regolamento, che vieta comportamenti atti a<br />

modificare o stravolgere l’assetto biologico e naturale preesistente. Considerata l’importanza europea di questo<br />

sito, dal punto di vista ambientale ed avifaunistico, è stata la stessa Lipu ad inserirlo prioritariamente tra le<br />

aree italiane tutelate dalla Rete Natura <strong>20</strong>00, comprendenti Sic e Zps. Mentre tutta l’isola di San Pietro è stata<br />

classificata sito di importanza comunitaria, per l’Oasi Lipu si è prevista una zona di protezione speciale, dedicata<br />

alla protezione e valorizzazione di quelle specie<br />

di volatili considerate a rischio: falco della Regina,<br />

i gagliardi rapaci spesso non berte, gabbiano corso e marangone dal ciuffo. L’oasi,<br />

oltre a costituire un punto fermo nella lotta contro il<br />

si spostano linearmente, ma bracconaggio ed il saccheggio dei nidi, un tempo<br />

molto in voga tra i cultori di discipline quali la falconeria<br />

ed oggi rigorosamente vietati, funge da elemen-<br />

seguendo direzioni diverse e<br />

to catalizzante per il sociale ed il turismo. Negli anni,<br />

non complementari l’area della Lipu ha conquistato fama e presenze,<br />

attirando turisti ed appassionati provenienti da oltre<br />

<strong>Sardegna</strong> ed Italia, pronti a seguire le visite guidate o<br />

partecipare agli annuali campi di osservazione al<br />

falco della Regina. Non mancano, altresì, gli arrivi di<br />

scienziati e ricercatori, di troupe televisive e fotografi<br />

affermati, per rilevare dati biologici, immortalare<br />

scenari incantevoli e circostanze mozzafiato.<br />

Notevole, è il ruolo che svolge l’oasi nell’educazione<br />

ambientale e nella gestione sostenibile della risorsa<br />

naturalistica, aprendo le sue porte a partire dai<br />

bambini e dalle scuole, primi anelli di una catena<br />

cruciale nell’azione di tutela e corretta fruizione del<br />

territorio.<br />

Tre superbi esemplari<br />

di gabbiano reale,<br />

specie diffusa nell’oasi,<br />

in particolare tra<br />

l’autunno e l’inverno.<br />

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