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Italia Zimbabwe. Un'amicizia che cresce (estate 2010) - Unione ...

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L’Ospedale di Sanyati<br />

e gli ambulatori<br />

di Anna Maffei<br />

18<br />

L’Ospedale battista di Sanyati è stato<br />

l’avamposto dell’amicizia fra battisti italiani<br />

e zimbabwani. E’ lì <strong>che</strong> nel 2006,<br />

quando la nostra delegazione si recava<br />

per la prima volta nel paese africano, siamo<br />

stati indirizzati dalla Missione battista africanaamericana<br />

Lott Carey. La Lott-Carey sapeva <strong>che</strong><br />

nel cuore dello <strong>Zimbabwe</strong> c’era un ospedale <strong>che</strong><br />

assisteva migliaia di persone in un’area molto<br />

vasta e <strong>che</strong> l’ospedale stava attraversando immensi<br />

problemi. Lo Stato infatti non riusciva più<br />

ad acquistare i farmaci e le attrezzature essenziali<br />

ad un pur minimo funzionamento. Sosteneva<br />

ancora i salari delle infermiere e altre po<strong>che</strong><br />

cose ma la situazione restava gravissima. Gli<br />

unici medici <strong>che</strong> c’erano erano due medici missionari<br />

<strong>che</strong> erano in partenza. Ma medici zimbabwani<br />

non se ne trovavano per quel salario<br />

bassissimo <strong>che</strong> lo Stato pagava e <strong>che</strong> si andava<br />

polverizzando sempre più per l’inflazione spaventosa<br />

<strong>che</strong> aveva investito il paese.<br />

Allora l’impatto fu fortissimo, disperante,<br />

direi, per noi <strong>che</strong> avevamo visto e udito. Al nostro<br />

ritorno, a partire dall’Assemblea generale<br />

dell’UCEBI di Assisi tutte le chiese si sono impegnate<br />

ad operare con umiltà ma con determinazione<br />

nella solidarietà verso questo ospedale<br />

e verso i sei ambulatori <strong>che</strong> operavano quasi<br />

a mani nude in zone remote di quella regione<br />

denominata Gokwe.<br />

Lo slancio delle nostre piccole chiese e<br />

di organizzazioni ami<strong>che</strong> è stato enorme. In<br />

pochi anni si sono realizzati dei passi avanti<br />

incredibili. La riparazione di un generatore,<br />

l’acquisto di due lavatrici industriali, di un’ambulanza<br />

e, in questo ultimo anno, di un’autovettura<br />

di servizio, insieme al rifornimento di<br />

carburante, ai contratti di assistenza tecnica<br />

e ai farmaci hanno consentito all’ospedale e<br />

agli ambulatori di continuare a funzionare.<br />

Nell’anno 2008, l’anno della più nera carestia<br />

e dell’acuirsi dell’epidemia di colera, <strong>che</strong> – ricordiamo<br />

- aveva origini nelle scelte economi<strong>che</strong><br />

delle nazioni ric<strong>che</strong> e non nella siccità,<br />

il supporto <strong>che</strong> siamo riusciti ad offrire ha<br />

scongiurato la chiusura dell’ospedale e degli<br />

ambulatori. Il consistente incentivo all’unico<br />

medico zimbabwano e alle infermiere degli<br />

ambulatori ha loro permesso di rimanere ad<br />

operare, mentre l’aiuto in cibo al personale e<br />

a migliaia di ammalati è stato essenziale alla<br />

loro sopravvivenza.<br />

Nel 2009 siamo riusciti a dare un contributo<br />

una tantum an<strong>che</strong> a tutti gli altri lavoratori<br />

dell’ospedale e degli ambulatori e questo ha<br />

portato l’amministratore dell’Ospedale, David<br />

Mtisi, persona splendida, a scriverci <strong>che</strong> questo<br />

è stato il primo Natale da anni e anni in cui si è<br />

sentito <strong>che</strong> era Natale, c’era per la prima volta<br />

una vera aria di festa.<br />

Nel <strong>2010</strong> il comitato esecutivo ha approvato<br />

il finanziamento per l’ospedale e gli ambulatori<br />

<strong>che</strong> prevede il supporto alla gestione ordinaria<br />

dei sette presidi sanitari attraverso le seguenti

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