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3 La festa di Martisor in Romania - Vannini Editrice

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“Agorà. Paesaggi dell’<strong>in</strong>tercultura”, magaz<strong>in</strong>e onl<strong>in</strong>e n. 2/2011, maggio-luglio (http://www.vann<strong>in</strong>ie<strong>di</strong>trice.it/agora_home.asp)<br />

Dalla <strong>Romania</strong>. MărŃişor, la <strong>festa</strong> <strong>di</strong> primavera<br />

“Nei prati spuntano i primi bucaneve”, racconta Ro<strong>di</strong>ca, “e <strong>in</strong> <strong>Romania</strong> fervono i<br />

preparativi per la <strong>festa</strong> <strong>di</strong> primavera. A casa, a scuola, nell’aria si respira una tensione<br />

particolare, già una settimana prima. Nella mia famiglia era tra<strong>di</strong>zione preparare il<br />

mărŃişor, ma dovunque si poteva comprarlo. Nelle bancarelle e nei negozi sceglievamo<br />

accuratamente il nastro bicolore rosso e bianco e i ciondol<strong>in</strong>i portafortuna come il<br />

quadrifoglio, la cocc<strong>in</strong>ella, le conchiglie, il cuore, il ferro <strong>di</strong> cavallo… Poi la mamma e<br />

noi bamb<strong>in</strong>e ci mettevamo al lavoro.<br />

MărŃişor<br />

I mărŃişoare più belli erano per la maestra e per le amiche del cuore. Ne avevamo tanti<br />

da donare e tanti ne ricevevamo, e subito li appendevamo ai nostri grembiuli. <strong>La</strong><br />

maestra poi veniva sommersa <strong>di</strong> mărŃişoare e <strong>di</strong> mazzetti <strong>di</strong> mughetti e violette. <strong>La</strong><br />

vedevamo uscire da scuola affaticata con due borse grosse così! Da quando sono <strong>in</strong><br />

Italia, questa usanza si è un po’ spenta, ma con la mia mamma ci regaliamo ancora il<br />

mărŃişor”.<br />

<strong>La</strong> r<strong>in</strong>ascita della natura<br />

Il 1° marzo <strong>di</strong> ogni anno <strong>in</strong> <strong>Romania</strong> si celebra gioiosamente il primo giorno della<br />

primavera, che ha scacciato l’<strong>in</strong>verno. È una <strong>festa</strong> davvero unica, molto sentita dai<br />

bamb<strong>in</strong>i. Ha orig<strong>in</strong>i nell’antichità, da una tra<strong>di</strong>zione legata alle pratiche e alle credenze<br />

agricole. Il 1° marzo corrispondeva al nuovo anno: marzo era il protettore dei campi e<br />

del bestiame, un <strong>di</strong>o che impersonificava la r<strong>in</strong>ascita della natura. Secondo i Traci, <strong>di</strong><br />

cui facevano parte i Daci, gli attributi <strong>di</strong> marzo erano propri del <strong>di</strong>o Marsyas Silen, il cui<br />

culto era legato alla madre terra e alla vegetazione. Le feste <strong>di</strong> primavera, dei fiori e<br />

della fecon<strong>di</strong>tà della natura erano consacrate a questo <strong>di</strong>o.<br />

Il mărŃişor<br />

Un mărŃişor (martie-marzo, “il piccolo marzo”, si pronuncia “martzisor”) è una<br />

f<strong>in</strong>issima spiga formata da due fili <strong>in</strong>trecciati a forma <strong>di</strong> otto, uno bianco e l’altro rosso,<br />

simbolo <strong>di</strong> vita e purezza, ai quali viene attaccato un ciondolo, una figur<strong>in</strong>a <strong>di</strong> legno o <strong>di</strong><br />

metallo <strong>di</strong> buon augurio che <strong>di</strong>venta portafortuna. Si porta appeso al petto o al polso,<br />

per tutto il mese <strong>di</strong> marzo. Normalmente i mărŃişoare vengono offerti alle donne con<br />

l’augurio <strong>di</strong> una primavera bella e soleggiata.<br />

Nei villaggi della Transilvania, il mărŃişor rosso e bianco, <strong>di</strong> lana, era appeso alle porte,<br />

alle f<strong>in</strong>estre, alle corna degli animali, ai rec<strong>in</strong>ti delle pecore, ai secchi dei manici, per<br />

allontanare gli spiriti malefici e per <strong>in</strong>vocare la vita, la sua forza rigeneratrice, attraverso<br />

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“Agorà. Paesaggi dell’<strong>in</strong>tercultura”, magaz<strong>in</strong>e onl<strong>in</strong>e n. 2/2011, maggio-luglio (http://www.vann<strong>in</strong>ie<strong>di</strong>trice.it/agora_home.asp)<br />

il rosso, il colore della vita stessa. Ai giorni nostri, tutti gli oggett<strong>in</strong>i appesi con un filo<br />

rosso e bianco possono essere un mărŃişor. Intorno a questa tra<strong>di</strong>zione si è sviluppata<br />

tutta un’<strong>in</strong>dustria e le strade pedonali, come i marciapie<strong>di</strong> delle città, a f<strong>in</strong>e febbraio si<br />

riempiono <strong>di</strong> bancarelle e tavoli dove i ven<strong>di</strong>tori competono <strong>in</strong> creatività.<br />

MărŃişoare<br />

Il sole e il drago<br />

C’è una leggenda legata a un’eclissi all’<strong>in</strong>izio del millennio, ai tempi degli antenati dei<br />

Romeni, i Daci. Racconta che un giovane coraggioso si era recato a liberare il sole<br />

catturato da un drago. Dopo tre stagioni arrivò dove si trovava il drago, e combatterono.<br />

Il sangue colò sulla neve fresca, ed è da allora che il rosso e il bianco si <strong>in</strong>trecciano per<br />

combattere i mali dell’<strong>in</strong>verno e annunciare il ritorno alla vita della natura.<br />

Ecco come i bamb<strong>in</strong>i <strong>di</strong> una 2^ classe dell’Istituto Comprensivo Marianna Dionigi <strong>di</strong><br />

<strong>La</strong>nuvio (Roma) hanno riscritta questa leggenda.<br />

C’era una volta il sole che scendeva a ballare nei villaggi con il viso <strong>di</strong> un bellissimo<br />

giovane. Ad una grande <strong>festa</strong>, nascosto tra i giovani che ballavano c’era <strong>in</strong> agguato un<br />

drago che lo rapiva e lo chiudeva <strong>in</strong> una prigione scura. Tutto il mondo s’<strong>in</strong>tristisce, il<br />

mormorio delle sorgenti, il canto delle fanciulle, il riso dei bamb<strong>in</strong>i spariscono nella<br />

tristezza, anche gli uccelli <strong>di</strong>menticano il loro canto. Nessuno osava affrontare il drago<br />

spaventoso e cattivo. Però anche la pazienza ha un limite. Tra i giovani del villaggio,<br />

dove il Sole era stato rapito, c’era un coraggioso e bel giovane che voleva ridare la luce<br />

e la gioia al mondo. Con grande dolore nel cuore tutti gli abitanti del paese lo<br />

sostengono e gli augurano <strong>di</strong> avere la forza <strong>di</strong> sconfiggere il drago. Il giovane parte per<br />

la <strong>di</strong>fficile impresa. È passata l’estate, tutto l’autunno, è passato anche il lungo <strong>in</strong>verno,<br />

per riuscire a trovare il castello del drago cattivo. Subito <strong>in</strong>izia una dura lotta per la vita<br />

o per la morte fra <strong>di</strong> loro. Lottavano senza respiro <strong>in</strong>zuppando la neve con il sangue e il<br />

loro sudore; pieni <strong>di</strong> ferite avevano i loro petti, le braccia e le spalle. Forte era il drago,<br />

forte era anche il giovane; alla f<strong>in</strong>e il giovane si <strong>di</strong>mostrò più potente ed il cattivo drago<br />

morì sciogliendosi. Con l’ultimo sforzo, rompendo le nere mura della prigione, il<br />

giovane liberò il Sole che saltò nel cielo sereno. <strong>La</strong> natura allora si risvegliò, le genti<br />

tornarono felici e <strong>in</strong> armonia tra <strong>di</strong> loro, ma… il nostro giovane non arrivò a vedere la<br />

gioia della primavera. Il sangue delle sue ferite che è caduto a calde gocce sulla neve, lo<br />

scioglie e nel punto <strong>in</strong> cui egli si <strong>di</strong>ssolve com<strong>in</strong>ciarono a spuntare fiori bianchi… sono i<br />

nostri bucaneve. Ancora oggi il BUCANEVE è simbolo della Primavera. L’eroico<br />

giovane morì, secondo la leggenda il primo marzo e da allora le fanciulle per ricordarlo<br />

<strong>in</strong>trecciano dei fili con delle frange appese, i fili sono bianchi e rossi e si chiamano<br />

“<strong>Martisor</strong>”. Le ragazze regalano ancora oggi i martisor ai loro <strong>in</strong>namorati Ancora oggi il<br />

BUCANEVE è simbolo della Primavera. L’eroico giovane morì, secondo la leggenda il<br />

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“Agorà. Paesaggi dell’<strong>in</strong>tercultura”, magaz<strong>in</strong>e onl<strong>in</strong>e n. 2/2011, maggio-luglio (http://www.vann<strong>in</strong>ie<strong>di</strong>trice.it/agora_home.asp)<br />

primo marzo e da allora le fanciulle per ricordarlo <strong>in</strong>trecciano dei fili con delle frange<br />

appese, i fili sono bianchi e rossi e si chiamano “<strong>Martisor</strong>”. Le ragazze regalano ancora<br />

oggi i martisor ai loro <strong>in</strong>namorati<br />

(Tratto da “Il Mosaico. Il giornale dell’Istituto Comprensivo M. Dionigi <strong>di</strong> <strong>La</strong>nuvio”, n. 2 <strong>di</strong><br />

Aprile 2005, http://www.romacastelli.it/vivavocescuola)<br />

Per saperne <strong>di</strong> più<br />

- S. Gallo, C. Ghiras, <strong>Romania</strong>. Viaggio nel paese <strong>di</strong> Dracula, EDT-Giralangolo,<br />

Tor<strong>in</strong>o, 2010.<br />

- AA.VV., Ti racconto il mio Paese. <strong>Romania</strong>, Centro Come, 1999.<br />

- Mircea R., D<strong>in</strong> <strong>Romania</strong>... a Roma. Una nuova vita, S<strong>in</strong>nos, 2010 (bil<strong>in</strong>gue italianoromeno).<br />

- www.romen<strong>in</strong>italia.com/2010/03/martisor.html: un video con immag<strong>in</strong>i e parole per<br />

raccontare le orig<strong>in</strong>i e i significati <strong>di</strong> questa <strong>festa</strong> romena.<br />

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