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I LUOGHI DELL’UNITÀ D’ITALIA<br />

“..MA QUANDO FUR DELLA CERTOSA AI MURI ..“<br />

“…s’udiron a sonar trombe e tamburi;<br />

e tra il fumo e gli spari e le scintille<br />

piombar loro addosso più di mille.<br />

Eran trecento, eran giovani e forti,<br />

e sono morti!”<br />

La spigolatrice di Sapri di L. Mercantini 1858.<br />

Testo di Benito Ristori benito.ristori@tele2.it<br />

Ho voluto esordire con una strofa della nota poesia risorgimentale<br />

( di memoria scolastica ) per ricordare che il<br />

luogo che abbiamo visitato, cioè la Certosa di S. Lorenzo<br />

di Padula , è noto anche per essere stato il territorio di scontro<br />

fra un manipolo di rivoluzionari, guidati da Carlo Pisacane, e<br />

l’esercito borbonico, tragicamente finito con il sacrificio dei<br />

volontari, al grido di “l’Italia agli italiani”. Appunto, nella città di<br />

Padula abbiamo visitato il “Sacrario dei trecento” eretto a suo<br />

tempo a perenne memoria dei caduti. Ma ricominciamo il resoconto<br />

dall’inizio. In un fine settimana di metà ottobre, sotto la<br />

minaccia della pioggia che poi non si è manifestata se non una<br />

notte, sette equipaggi ASSOCAMPI hanno intrapreso il viaggio<br />

nella zona del Cilento per visitare due perle locali quali la<br />

Certosa di S. Lorenzo di Padula e il sito archeologico di Paestum.<br />

L’accoglienza a Padula è stata buona in una grande area di parcheggio<br />

posta vicino all’ingresso della Certosa. Attraverso l’ufficio<br />

turistico della Certosa ho potuto contattare la giovane guida<br />

turistica locale sig.na Rosalba, con la quale abbiamo subito<br />

familiarizzato e iniziato il percorso di visita.<br />

Anche questa volta abbiamo potuto constatare come le sapienti<br />

illustrazioni di una guida turistica, ancor più se locale, siano<br />

indispensabili per godere a pieno dei siti di rilevante spessore<br />

storico-culturale. Sita ai piedi dell’abitato di Padula, la Certosa<br />

di S. Lorenzo (martire cristiano nell’anno 258) è uno dei più<br />

grandiosi monumenti dell’Italia meridionale che i restauri intrapresi<br />

nel 1982 hanno riportato all’antico splendore. Ora è di<br />

proprietà dello Stato-Ministero per i Beni e le Attività Culturali-,<br />

salvo l’atrio di ingresso di pertinenza comunale. Fu il Signore<br />

locale Tommaso II Sanseverino a intraprenderne nel 1306 la<br />

costruzione che poi si è protratta sino al ‘700. Fu centro di cultura<br />

per molto tempo; la sua decadenza iniziò con l’occupazione<br />

francese di fine ‘700 inizi ‘800 che ne determinò la soppressione<br />

e la spogliò di gran parte del patrimonio artistico; fu soppressa<br />

nel 1866 e infine venne adibita a campo di prigionia<br />

nella seconda guerra mondiale e poi abbandonata fino agli<br />

anni ’80. La Certosa è una costruzione particolare fatta dai<br />

monaci certosini per la loro vita monastica. I Certosini formano<br />

un ordine monastico fondato nel 1084 da S. Bruno (1030<br />

Colonia-1101 Serra S. Bruno) a Charteuse, presso Grenoble. La<br />

regola è quella di S. Benedetto, ma con consuetudini proprie<br />

come astinenza e silenzio. Precede l’ingresso alla Certosa l’atrio<br />

d’ingresso, ampio spazio destinato ad ambienti di servizio, dove<br />

vivevano e operavano i “conversi”, monaci addetti ai lavori; ora,<br />

a rievocazione della storica visita di Carlo V a Padula nel 1530<br />

vi si può ammirare, collocata su un lato, uno strano marchingegno<br />

che non è altro che una enorme padella in ferro (circa 5m.),<br />

ribaltabile, per fare una frittata di mille uova. La visita alla<br />

Certosa inizia alla scala di accesso all’edificio; subito oltre si<br />

apre il chiostro dal quale si accede alla chiesa dove risaltano gli<br />

altari di marmo e i cori di legno del ‘500 finemente intarsiati e<br />

intagliati; si passa poi nella retrostante sagrestia dove spicca un<br />

grande ciborio in bronzo del XVI sec.; di notevole pregio artistico<br />

anche gli arredi in legno e i <strong>leggi</strong>i intagliati. Si accede quindi<br />

al locale delle cucine che conservano parte dell’arredo del<br />

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