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Guida alla mostra - Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

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imbottite di cotone, mentre presso gli <strong>in</strong>ca i soldati portavano una tunica a scacchi bianchi e<br />

neri.<br />

Le donne vestivano <strong>in</strong> genere una lunga tunica rettangolare (anacu o acsu) drappeggiata<br />

sul corpo, aperta lateralmente e appuntata ad una o entrambe le spalle, tenuta unita con una<br />

larga fascia (chumpi); portavano anche un piccolo manto o scialle sulle spalle (lliclla) appuntato<br />

sul petto da una spilla (tupu); i capelli erano trattenuti da una banda (w<strong>in</strong>cha) spessa un dito,<br />

decorata, passante sulla fronte; il capo veniva coperto da un panno di ricco tessuto<br />

(pampacona).<br />

Sulla costa le vesti erano più corte, mentre sull altopiano potevano raggiungere le<br />

caviglie.<br />

Assai notevoli le camicie <strong>in</strong>caiche per la ricca ornamentazione che spesso le<br />

caratterizza: più registri sovrapposti o diagonali recano motivi grandi o piccoli di croci, rombi,<br />

spirali, greche e molte altre varianti, racchiusi entro rettangoli multicolori. Si tratta dei cosiddetti<br />

tocapu i quali, come pure alcuni motivi Huari-Tiahuanaco dell’epoca precedente, potrebbero<br />

racchiudere una scrittura logografica o ideografica.<br />

IL TESSUTO COME SCRITTURA<br />

La scrittura precolombiana <strong>delle</strong> Ande è realizzata su supporto ceramico, ligneo, metallico e<br />

tessile: può essere di tipo pittografico (a figure che descrivono un fatto), ideografico (a simboli),<br />

numerologico ( numeri espressi con cerchietti o con ideogrammi) ma anche materico (il<br />

messaggio lasciato dai materiali e dalle tecniche di lavorazione dell’ oggetto). Era cioè leggibile<br />

concettualmente e <strong>in</strong> qualsiasi l<strong>in</strong>gua e, tranne la scrittura pittografica e quella materica, era di<br />

uso esclusivo della nobiltà. Sui tessuti si scrive <strong>in</strong>oltre, sui mazzi di fili annodati (quipu), <strong>in</strong><br />

forma numerologica ma anche fonetica-sillabica: questa sembra essere usata solo <strong>in</strong> epoca<br />

Inca e dall’ alta nobiltà ed era effettuata su di un particolare tipo di quipu, il quipu regale, il cui<br />

testo è <strong>in</strong>amovibile e leggibile solamente nella l<strong>in</strong>gua di scrittura (il quechua).<br />

Fra i supporti scrittori, il filo e il tessuto sono i preferiti perché, rispetto <strong>alla</strong> ceramica (che<br />

collega il supporto con la Pachamama) e al legno (che lo collega con l’ Hananpacha) possiede<br />

una chiave di comunicazione <strong>in</strong> più: la tridimensionalità che evidenzia se il filato e i suoi <strong>in</strong>croci<br />

nel tessuto sono a Z o a S. Il che <strong>in</strong>quadra, con una sola lettura il “testo” nella reciprocità fra le<br />

due grandi suddivisioni che reggono il mondo and<strong>in</strong>o e la sua complessa teocrazia: il Mondo a<br />

Z e il Mondo a S.<br />

Il Mondo filato a Z = Hananpacha, cioè la parte hanan (o di sopra, il cielo) dell’ universo che è<br />

considerata propria degli dei: <strong>in</strong> essa il tempo è <strong>in</strong>teso procedere secondo un movimento<br />

amebiforme e a vite cui sono legate quella curiosa geometria e aritmetica sacra che chiamiamo<br />

olistiche. Aritmetica che porta gli dei-numero ad espandersi e a moltiplicarsi o a frazionarsi <strong>in</strong> un

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