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Omelia nella Messa Crismale 2011 - Diocesi di Oria

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GIOVEDÌ SANTO <strong>2011</strong><br />

MESSA CRISMALE<br />

21 APRILE <strong>2011</strong><br />

“Canterò per sempre l’amore del Signore”.<br />

Questo ritornello, con il quale abbiamo pregato nel Salmo responsoriale, esprime<br />

molto bene il sentimento che deve germogliare dal nostro cuore <strong>di</strong> cristiani e, ancor più, <strong>di</strong><br />

Sacerdoti.<br />

Permettetemi, cari fedeli Laici, che oggi mi rivolga in modo più accorato ai nostri<br />

Sacerdoti, perché con questa celebrazione ricor<strong>di</strong>amo particolarmente l’istituzione del<br />

Sacerdozio ministeriale. E vogliate vivere questa celebrazione pregando intensamente per i<br />

Sacerdoti, perché siano fedeli al ministero, sinceri nell’annuncio e leali <strong>nella</strong> comunione.<br />

Miei cari fratelli nel Sacerdozio e figli,<br />

la nostra esistenza sacerdotale deve essere un canto d’amore per il Signore, deve essere<br />

rivelazione, trasparenza dell’amore <strong>di</strong> Dio per ogni uomo che si affaccia sulla scena del<br />

mondo.<br />

E’ giusto chiedersi: come possiamo fare questo, come possiamo accostarci al Dio<br />

totalmente “Altro”<br />

Qual è la via per giungere a questa totale e imprescin<strong>di</strong>bile configurazione al Dio<br />

che ci ha chiamati<br />

“Perciò, fratelli santi, voi che siete partecipi <strong>di</strong> una vocazione celeste, prestate<br />

attenzione a Gesù, l’apostolo e sommo sacerdote della fede che professiamo” (Eb 3, 1):<br />

così si esprime, esortandoci, la lettera agli Ebrei.<br />

Ecco, siamo partecipi <strong>di</strong> una vocazione celeste e dobbiamo prestare attenzione a<br />

Gesù.<br />

“Gli occhi <strong>di</strong> tutti erano fissi su <strong>di</strong> Lui” (Lc 4, 20b), abbiamo ascoltato poco fa <strong>nella</strong><br />

proclamazione del Vangelo <strong>di</strong> questa liturgia della <strong>Messa</strong> <strong>Crismale</strong>.<br />

Ecco la via: fissare il nostro sguardo su Gesù, sull’Unto del Signore, per<br />

comprenderne il mistero, per assimilarne le virtù, per imitarne la passione missionaria.<br />

1


Innanzitutto per comprenderne il mistero.<br />

“Chi sei, o Signore” (Atti 9, 5), si chiedeva Saulo sulla via <strong>di</strong> Damasco. E lo stesso<br />

Gesù, interrogando gli Apostoli, chiedeva: “La gente chi <strong>di</strong>ce che sia il Figlio<br />

dell’Uomo” (Mt 16, 13), “Ma voi, chi <strong>di</strong>te che io sia” (Mt 16, 15).<br />

Conosciamo veramente il Cristo Dove si ferma l’approfon<strong>di</strong>mento su <strong>di</strong> Lui<br />

Miei cari fratelli Sacerdoti, pongo questa domanda soprattutto a noi, in questo<br />

giorno così speciale, nel nostro giorno, nel quale ricor<strong>di</strong>amo, celebrandola, l’istituzione del<br />

Sacerdozio ministeriale.<br />

Cosa possiamo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Gesù Cristo Nozioni stu<strong>di</strong>ate sui libri, approfon<strong>di</strong>menti<br />

teologici, speculazioni sapienziali<br />

Miei cari Sacerdoti, oggi il mondo necessita <strong>di</strong> un annuncio che affon<strong>di</strong> le sue ra<strong>di</strong>ci<br />

nell’esperienza personale ed ecclesiale del Signore. Oggi, più <strong>di</strong> sempre, Cristo vuole<br />

raggiungere il cuore <strong>di</strong> ogni uomo attraverso l’esperienza che noi, personalmente, abbiamo<br />

fatto <strong>di</strong> Lui. Oggi il mondo e, vorrei <strong>di</strong>re, Cristo stesso, ci chiede <strong>di</strong> parlare e <strong>di</strong> agire “in<br />

persona Christi” proprio perché, dal contatto con Lui, siamo veramente trasformati in<br />

“alter Christus”, e non solo durante la liturgia, che è fonte e culmine <strong>di</strong> questa nostra<br />

trasformazione, ma <strong>di</strong>rei sempre, in ogni istante della nostra esistenza sacerdotale.<br />

Il tempo passato con Lui, per ascoltarLo <strong>nella</strong> Sua Parola, per adorarLo <strong>nella</strong> Sua<br />

reale e misteriosa Presenza eucaristica, è il tempo e la via per inserirci nel Suo mistero.<br />

Solo questa intimità con il Redentore farà <strong>di</strong> noi Sacerdoti dei maestri cre<strong>di</strong>bili, dei<br />

testimoni veraci e renderà le nostre liturgie piene <strong>di</strong> umanità redenta e non sterili<br />

rappresentazioni del sacro.<br />

Ci interpellano nell’intimo le parole <strong>di</strong> Giovanni Paolo II: “Ecco il Cristo: Colui nel<br />

quale Dio viene all’umanità come Signore della storia. “Io sono l’Alfa e l’Omega... Colui<br />

che è, che era e che viene” (Ap 1,8). Ecco il Cristo “che mi ha amato e ha dato se stesso<br />

per me” (Gal 2,20), Cristo, che è venuto per ottenerci “col proprio sangue... una<br />

redenzione eterna” (Eb 9,12)”.<br />

Cristo è l’Unto, è il Messia, è il Redentore, è il volto amorevole del Padre: ecco,<br />

questo è il Suo mistero!<br />

In questo mistero dobbiamo entrare attraverso il nostro sguardo fisso su Gesù!<br />

2


Non smettiamo mai <strong>di</strong> fissare il Cristo: è Lui la nostra ere<strong>di</strong>tà e la nostra gioia.<br />

Nient’altro che Lui, solo Lui, Cristo!<br />

E per vivere il nostro sacerdozio in modo vero e autentico, dobbiamo assimilare le<br />

virtù <strong>di</strong> Cristo.<br />

Ma quali virtù L’amore al Padre, <strong>di</strong> cui Cristo è svelamento: “Chi ha visto me, ha<br />

visto il Padre” (Gv 14, 9), e l’amore all’uomo, per il quale si è fatto carne: “Nessuno ha<br />

un amore più grande <strong>di</strong> questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15, 13).<br />

Cari fratelli nel Sacerdozio, siamo liberamente chiamati da Dio ad esercitare<br />

l’ufficio sacerdotale e liberamente dobbiamo dare la nostra risposta d’amore al Padre. Ciò<br />

che ci muove verso il prossimo è, prima <strong>di</strong> tutto e sopra ogni cosa, una risposta d’amore<br />

all’appello <strong>di</strong> Dio a vivere in intimità con Lui sempre e, in modo speciale, <strong>nella</strong><br />

celebrazione della <strong>di</strong>vina liturgia. Qualsiasi interesse prettamente umano è tra<strong>di</strong>mento<br />

dell’amore con il quale il Padre ci ha chiamati. Perciò non autorealizzazione, non propria<br />

affermazione, non interesse economico, non perseguimento <strong>di</strong> un proprio progetto, non<br />

privilegio <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione, ma risposta d’amore, dono d’amore: questo deve muoverci<br />

nel ministero.<br />

“Abbiate in voi gli stessi sentimenti <strong>di</strong> Cristo Gesù:<br />

egli, pur essendo <strong>nella</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Dio,<br />

non ritenne un privilegio<br />

l’essere come Dio,<br />

ma svuotò se stesso<br />

assumendo una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> servo” (Fil 2, 5-7).<br />

L’amore all’uomo comporta, per il nostro ministero, il mettere il prossimo, con i<br />

suoi bisogni e le sue necessità, al centro delle nostre scelte. E perciò, non servizio a tempo,<br />

ma senza tempo, non solo accoglienza <strong>di</strong> chi ci corrisponde, ma <strong>di</strong> tutti, in<strong>di</strong>stintamente.<br />

“Chi <strong>di</strong> voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel<br />

deserto e va in cerca <strong>di</strong> quella perduta, finché non la trova Quando l’ha trovata, pieno <strong>di</strong><br />

gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e <strong>di</strong>ce loro:<br />

“Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta” (Lc<br />

15, 4-6).<br />

3


Avendo gli occhi fissi su Gesù, quasi incrociando il Suo sguardo d’amore,<br />

consapevoli che in questo giorno così speciale per la Chiesa e per noi Sacerdoti Egli è più<br />

attento ai nostri desideri <strong>di</strong> bene, chie<strong>di</strong>amoGli queste virtù, questa passione missionaria,<br />

perché ogni uomo che incrocia la nostra strada, possa poi percorrere la via che porta al<br />

Padre, la via che è Gesù stesso: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre<br />

se non per mezzo <strong>di</strong> me” (Gv 14, 6).<br />

Con questi sentimenti, miei carissimi Sacerdoti, rinnoveremo tra poco le promesse<br />

sacerdotali, con le quali ci siamo impegnati <strong>di</strong> fronte a Dio e <strong>di</strong> fronte alla Chiesa nel<br />

giorno della nostra or<strong>di</strong>nazione sacerdotale.<br />

E oggi celebriamo la liturgia del Crisma, con la quale la Chiesa rinnova il segno<br />

della forza dello Spirito, ricevuto dal Cristo Redentore.<br />

Questa forza dello Spirito, che è grazia e santità, viene partecipata agli uomini<br />

me<strong>di</strong>ante i sacramenti della fede; e così si costruisce continuamente il Popolo <strong>di</strong> Dio, come<br />

insegna il Concilio Vaticano II (LG, 10).<br />

Vogliamo così, oggi, con la bene<strong>di</strong>zione degli Olii, preparare la nostra Chiesa <strong>di</strong><br />

<strong>Oria</strong> al nuovo anno <strong>di</strong> grazia, alla sua continua costruzione come Popolo <strong>di</strong> Dio, attraverso<br />

l’amministrazione dei sacramenti della fede, che hanno il loro centro nell’Eucarestia. Lo<br />

sappiamo bene, ma il ricordarlo ci rende più consapevoli: tutti i sacramenti, con o senza<br />

l’unzione, significano e realizzano una partecipazione efficace alla forza <strong>di</strong> Colui che il<br />

Padre ha unto e inviato nel mondo (cfr. Lc 4, 18).<br />

Con la nostra guida dobbiamo portare ogni uomo ad essere partecipe <strong>di</strong> questa forza<br />

<strong>di</strong> Cristo, la sola che può cambiare il mondo, trasformare in bene il male (cfr. Rom. 12,<br />

21).<br />

Concludo, miei cari, riportando ciò che scriveva San Gregorio Magno <strong>nella</strong> Regula<br />

Pastoralis: “Arte delle arti è la guida delle anime” (I, 1).<br />

Con impegno lasciamoci guidare dallo Spirito dell’Amore per essere “artisti della<br />

pastorale” (Giovanni Paolo II): guar<strong>di</strong>amo a coloro che lo sono stati prima <strong>di</strong> noi,<br />

seguiamone l’esempio, invochiamone l’intercessione.<br />

Amen.<br />

+ Vincenzo Pisanello, vescovo<br />

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