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Come introdurre la fisica quantistica nella scuola secondaria superiore

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e far capire subito che <strong>la</strong> <strong>fisica</strong> moderna è una scienza comprensibile, razionale,<br />

con le sue regole, il suo linguaggio, e prima di tutto i suoi fatti.<br />

Il punto è centrale per ciò che segue, poiché <strong>la</strong> linea didattica che qui si<br />

presenta si basa prima di tutto su questo principio: <strong>la</strong> <strong>fisica</strong> <strong>quantistica</strong> poggia<br />

su di un insieme di fatti, i quali da un <strong>la</strong>to sono inconciliabili con <strong>la</strong> struttura<br />

teorica del<strong>la</strong> <strong>fisica</strong> quale era conosciuta al<strong>la</strong> fine del secolo scorso, ma dall’altro<br />

— se presi per buoni, com’è inevitabile — già consentono di comprendere molte<br />

cose, di collegare tra loro campi di fenomeni; e questo anche prima di una teoria<br />

che ne dia una spiegazione unitaria e coerente.<br />

Per soddisfare le esigenze sopra espresse si è adottata una presentazione che<br />

si sviluppa in 4 capitoli:<br />

1. La quantizzazione come fatto<br />

2. Statistica dei sistemi quantizzati<br />

3. Leggi di propagazione<br />

4. Conseguenze e applicazioni.<br />

Esamineremo ora in successione i detti capitoli.<br />

1. La quantizzazione come fatto<br />

Sembra opportuno iniziare il discorso dal riconoscimento di fatto che esistono<br />

due distinte quantizzazioni:<br />

a) quel<strong>la</strong> dei livelli atomici<br />

b) quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> radiazione e. m.<br />

S’intende con ciò che andranno mostrati fin dall’inizio i fatti fondamentali che<br />

provano questa realtà, senza avanzare alcuna interpretazione al di là del<strong>la</strong> pura<br />

evidenza.<br />

Naturalmentesarebbeingenuo credere che esistanofattisperimentalineutri,<br />

cioè che non presuppongono uno schema teorico. Pertanto <strong>la</strong> proposta va intesa<br />

non tanto nel senso in cui <strong>la</strong> leggerebbe un filosofo del<strong>la</strong> scienza, ma in quello più<br />

modesto del “fisico qualunque”: al<strong>la</strong> luce degli stessi schemi interpretativi del<strong>la</strong><br />

<strong>fisica</strong> c<strong>la</strong>ssica alcuni esperimenti impongono un’evidenza, cui è difficile sfuggire,<br />

circa l’esistenza di situazioni quantistiche. Non è bene tentare immediatamente<br />

di proporre un nuovo schema interpretativo, per due ragioni:<br />

a) uno schema soddisfacente sarebbe prematuro, mentre uno schema possibile<br />

a quel punto è <strong>la</strong>rgamente insoddisfacente;<br />

b) anche senza tentare un nuovo schema, i fatti quantistici consentono di trarre<br />

deduzioni e di spiegare altri fatti.<br />

Osserviamo che quest’ultimo è un insegnamento di metodo, utilissimo di per se<br />

stesso: <strong>la</strong> ricerca avanza sempre per conquiste parziali, non si attende <strong>la</strong> “teoria<br />

generale” per cercare di capire ciò che è possibile. Lo stesso Einstein è stato<br />

maestro in questo modo di procedere.<br />

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