Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della ...
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Editoriale<br />
4<br />
L’abitudine di bandire concorsi di architettura è molto antica ma è nel ventesimo secolo<br />
che l’istituto del concorso assume un aspetto più istituzionale, con regole collettivamente<br />
riconosciute e procedure sempre più formalizzate rimanendo comunque un utile terreno<br />
di confronto delle idee e un tramite importantissimo per l’accesso dei giovani alla concreta<br />
esperienza progettuale.<br />
Nello specifico il concorso di architettura non costituisce un fine in sè ma un mezzo,<br />
con l’obiettivo di innalzare il livello di esigenza <strong>della</strong> committenza pubblica, e talvolta<br />
privata, per promuovere qualità. Può essere anche un edificio fragile, un processo fatto<br />
di tappe, ciascuna da realizzare con cura e devono essere i committenti a garantire che<br />
ogni fase si traduca correttamente in quella successiva: elaborazione del programma,<br />
organizzazione del concorso, profilo <strong>della</strong> giuria, proclamazione dei risultati e, quando<br />
necessario, apertura del dibattito pubblico.<br />
Le considerazioni espresse da Lodovico Belgiojoso, più di trent’anni fa, in un’intervista<br />
condotta da Cesare De Seta (Intervista sul mestiere di architetto - Saggi tascabili Laterza<br />
1979) sono ancora oggi di grande attualità:<br />
“… Ritengo l’istituto dei concorsi molto vulnerabile sotto tanti aspetti; considero però<br />
che abbia un’insostituibile funzione di stimolo e che rappresenti una fondamentale<br />
occasione di confronto. Costituisce infatti l’unico momento in cui gruppi professionali e<br />
personalità diverse si impegnano ad affrontare un tema comune, rendendo così possibile<br />
il paragone fra gli apporti delle diverse tendenze. Oltre a permettere, almeno in teoria,<br />
la selezione del miglior prodotto all’interno di una gamma di proposte alternative e ad<br />
offrire la possibilità anche ai meno noti di farsi conoscere…, bisogna riconoscere che<br />
comunque i concorsi consentono ai critici e agli storici di fare ogni tanto il punto sulla<br />
situazione dell’avanzamento del pensiero e <strong>della</strong> cultura architettonica rispetto ai suoi<br />
temi più impegnativi.<br />
Ricordiamo pure i grandi concorsi accademici dell’‘800 e del primo ‘900 che, tutto<br />
sommato, costituiscono importanti documenti e testimonianze.<br />
Ovviamente il concorso non rappresenta certo il toccasana per risolvere in modo ottimale<br />
ogni tema. Temi quali quelli di ristrutturazione o di restauro di edifici antichi che esigono<br />
una continua messa a punto progettuale nel corso stesso dei lavori, oppure progetti<br />
che richiedono, a monte, un’ampia serie di analisi approfondite (che superano spesso<br />
l’organizzazione e gli strumenti a disposizione dei singoli), possono dar luogo a soluzioni<br />
apparentemente brillanti, ma spesso superficiali e velleitarie.”<br />
Vittoria Wolf Gerola