CronacheIsolaSpezzata - Le Case del Silenzio

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Un tempo c' era un consiglio composto da 12 senatori scelti tra i capifamiglia e gli appartenenti alle corporazioni più importanti che eleggeva un Podestà quale primo tra pari. Accanto al consiglio stava il Vescovo Conte. Casato Nemesis Fazione: Guardiani di Tir-Na-Nog Simbolo: Sagoma di cinghiale bianca su sfondo blù Storia: Durante la Guerra coi Pirati giunsero vari cavalieri senza terra desiderosi di farsi valere e ottenere terreni, tra questi c'era Vedario dal Marchesato del Cinghio. Vedario giunse con un seguito di trenta cavalieri e duecento fanti, sin da subito Vedario mise in chiaro che le sue truppe erano inadatte allo scontro marittimo (si dice che Vedario avesse pesantemente sofferto di mal di mare già durante la traversata). Le truppe di Vedario si distinsero eroicamente durante i vari scontri e quando il Castellano Urso e la sua famiglia vennero trucidati dai pirati Malyani il Conte Vescovo Helmut da Roja e il Potesta Filberto Draghi decisero di comune accordo di rendere Vedario castellano di Castel Cinghiale. Caratteristiche: Vedario è figlio terzogenito di Filberto Nemesis un conte del Marchesato del Cinghio. Il casato è relativamente giovane, essendo in realtà un ramo secondario, e attualmente Vedario ha al suo servizio numerosi cavalieri non dei Marchesai ma di altre stirpi che rispettano e lo vedono come un esempio da imitare, idolatrandolo. Sir Eddad Nemesis figlio di Vedario, castellano di Castel Cinghiale ed eroe della guerra ai Pirati lo Dominio: Il territorio di Castel Cinghiale confina coi territori del Borgo di Passora e con la palude dell' Oblio, oltre che coi territori celti. Oltre alla coltivazione dell' orzo i contadini arrotondano recuperando pece dalla palude che rivendono ai cantieri di LeGard, esistono alcuni cercatori d'oro e metalli che errano per le zone montane, ma non ci sono miniere ben organizzate. C'è una piccola foresta in cui è vietata la caccia senza permessi e che viene controllata attentamente dai guardiaboschi del Casato Nemesis GUARDIANI DI TIR-NA-NOG Chi siamo: Celti dell’Isola di Tir-Na-Nog o abitanti dei regni di terraferma appartenenti alle più svariati tribù o clan, giunti sull’isola sacra per difenderla da chiunque voglia occuparla e per purificarla dalla presenza di Infernopolis. Razze nella fazione: Umani terre barbariche, orchi celti o elfi verdi; la cultura celtica abbraccia diverse razze ed è tollerante delle varie abitudini e tradizioni delle differenti tribù e clan che ne compongono il dominio, così come di tutti coloro che lo popolano, ma questo non significa che non ci siano tensioni e diatribe. Con un background accettabile, possono essere ammessi anche ogre, minotauri e troll ombrosi silvani, per le altre razze è più complicato. Non sono in alcun modo ammessi fomori, non-morti, mutati, demoni o schifezze simili. Gerarchia La gerarchia celtica è semplice: alla base stanno gli schiavi. Sopra questi vi sono gli uomini liberi che possono avere un prestigio più o meno alto a seconda della personalità, delle capacità e del lavoro svolto, ma che sono gerarchicamente uguali tra loro per quanto spesso i
migliori artigiani e guerrieri primeggino tra la folla. In cima sono posti i nobili, a loro volta divisi in base alle rispettive abilità, ricchezze, terre e potere; sopra questi sono posti solo i sovrani. La casta druidica affianca spesso i nobili (a seconda del censo di nascita del druido e delle sue abilità e conoscenze) occupandosi del culto e delle leggi. Sezione Comportamento: Quanto riportato qua sotto indica quello che normalmente un celta fa e Alcuni celti assieme a un alleato nano non fa, descrivendo il comportamento della stragrande maggioranza della popolazione celtica, ma non è un obbligo assoluto; è più una linea-guida. - Guerrieri, cacciatori, boscaioli, contadini, artigiani, pastori, fabbri, falegnami, druidi; le possibilità sono molte, ma ben pochi celti sono degli esperti mercanti, non avendo una grande familiarità con le monete. Pochi, anche, sono coloro che sanno leggere e scrivere, perlopiù nobili e druidi. - Un celta rispetta i boschi e gli animali che li popolano. Abbatterà gli alberi se serve e ne ucciderà gli animali per mangiarli ed usarne o scambiarne le pelli; ma non si metterà mai a disboscare un bosco od a sterminare le bestie per mero piacere o solo per commerciare. - Un celta sa che il denaro ha valore, ma non ai suoi occhi. E’ sempre più importante avere una pecora che una moneta di rame. Questo non significa farsi buggerare dai mercanti (ci si rivolge a chi si sa che conosce il valore delle monete) ma che normalmente i celti non sono attaccati al denaro, al massimo alle cose (armi, animali, possedimenti…). - Un celta è come minimo diffidente nei confronti degli umani Fargan, visti i lunghi trascorsi. - Un celta accetta come normale e naturale la tripartizione gerarchica (schiavi-liberi-nobili), collocandosi al suo interno e cercando di ottenere il posto migliore possibile nella propria casta. - Un celta conosce e rispetta sommamente le divinità di Wulfen, Lugh e Gaia, riflettendo questo rispetto sulla casta druidica, anche se non le adora. - Un celta riconosce la parità dei sessi, le donne sono le padrone della casa e gestiscono le figlie ed i figli da piccoli, accordandosi col marito sulle unioni matrimoniali. Gli uomini sono i padroni della famiglia e gestiscono i figli una volta usciti dall’infanzia. La parità, almeno teorica, c’è. L’applicazione, in un ambiente tanto duro quanto possono essere le terre barbariche, fa pendere la bilancia dalla parte dell’uomo; ma comunque maschi e femmine hanno nominalmente diritti e doveri che si equivalgono. - Tra i celti l’omosessualità o la bisessualità non sono considerate un tabù, anche se l’omosessualità viene additata se questa impedisce al celta di procreare figli. - I celti sono divisi in clan e tribù, l’appartenenza a questa entità con tutto ciò che ne comporta (inimicizie, conoscenze, legami di sangue, faide) è molto importante in quanto normalmente il celta ci si identifica in pieno con orgoglio. -Un celta UNITO alla fazione ne riconosce i nobili come capi ed i liberi come propri uguali. Essere uniti alla fazione però non significa automaticamente essere affiliati a chi la comanda, far parte del suo seguito, in quanto è possibile la presenza di altri nobili ed altri casati. - Un celta UNITO alla fazione avrà sempre un occhio di riguardo per i membri della fazione. -Un celta UNITO alla fazione combatte per la causa comune perché la sua missione è la
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