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02-12 - S.I.O.e.Ch.CF.

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La cefalea di interesse otorinolaringoiatrico: storia dell’arte, attuali linee guida in attesa della revisione<br />

classificativa. Considerazioni pratiche e nostre aspettative applicative<br />

A. FARRI, A. ENRICO 1 , F. FARRI 2<br />

SCDU Otorinolaringiatria 1, Dipartimento di Fisiopatologia Clinica, Università di Torino; 1 SS ORL-Ospedale Materno Infantile<br />

“Regina Margherita S. Anna”, Torino; 2 SCDU Otorinolaringoiatria, AOU “Maggiore della Carità”, Novara, Italy<br />

RIASSUNTO<br />

Nel 1988 i criteri diagnostici delle cefalee sono stati stilati dalla International Headache Society (IHS) e strutturati nella “Classificazione delle<br />

cefalee, nevralgie craniche e dolori facciali”. La seconda edizione dell’IHC risale al 2004 e fornisce a tutt’oggi uno strumento dinamico e utile alla<br />

pratica clinica. Abbiamo esaminato l’attuale IHC, la quale comprende 14 gruppi. I primi 4 riguardano le cefalee primarie e tra le forme<br />

emicraniche, merita l’attenzione dell’otorinolaringoiatra la “vertigine parossistica dell’infanzia”. I gruppi dal 5 al <strong>12</strong> si riferiscono, invece, alle<br />

“cefalee secondarie” fra cui al punto 11 viene contemplata la “cefalea o dolori facciali attribuiti a disturbi di cranio, collo, occhi, orecchie, naso,<br />

seni paranasali, denti, bocca o altre strutture facciali o craniche”. Anche il gruppo 13 costituito dalle “nevralgie craniche e dolori facciali centrali”<br />

è di pertinenza ORL.. Tuttavia né l’attuale né la vecchia classificazione IHC prevede una collocazione dignitosa della vertigine correlata con<br />

l’emicrania: vertigine emicranica. Altro punto critico classificativo riguarda le algie cranio facciali, quali la nevralgia di Sluder, precedentemente<br />

inclusa nella classificazione del 1988 nella cefalea a grappolo, attualmente è inserita nel capitolo delle nevralgie craniche e dolori facciali di<br />

origine centrale e non è sufficientemente validata. Come abbiamo sottolineato nei nostri studi, tra la Sindrome di Sluder e la Cefalea a grappolo<br />

esistono notevoli similitudini: si potrebbe trattare di due varietà differenti della stessa entità clinica; principale fattore distintivo è l’andamento<br />

temporale a grappoli che si riscontra solo nella cefalea a grappolo, e la topografia del dolore, con maggior estrinsecazione a livello nasale nel caso<br />

della Sindrome di Sluder. In ogni caso riteniamo che sia assolutamente più soddisfacente e chiarificatore, soprattutto in base alla nostra esperienza<br />

clinica e ai nostri studi pubblicati, far rientrare questa entità nosologica ben definita dal punto di vista otorinolaringoiatrico, come una variante<br />

della cefalea a grappolo. Concordiamo con illustri autori, come Olesen e Nappi, che hanno contribuito alla stesura delle precedenti classificazioni,<br />

sulla necessità di una revisione classificativa soprattutto riguardo alle cefalee secondarie. Secondo l’attuale Comitato organizzativo delle cefalee, la<br />

nuova versione classificativa, in fase di studio, sarà presto pubblicata; a questo proposito ci auspichiamo che tale versione possa essere rivista e/o<br />

integrata secondo le nostre aspettative.<br />

PAROLE CHIAVE: Cefalea • Emicrania • Dolore facciale • Nevralgie craniche • Classificazione della Società Internazionale delle Cefalee •<br />

Nevralgia di Sluder • Nevralgia di <strong>Ch</strong>arlin • Emicrania vestibolare • Otorinolaringoiatria<br />

Acta Otorhinolaryngol Ital 20<strong>12</strong>;32:77-86<br />

HEAD AND NECK<br />

Utilizzo della marcatura con carbone vegetale nelle recidive linfonodali nel comparto centrale dei<br />

carcinomi tiroidei differenziati<br />

F. SOPRANI, F. BONDI 1 , M. PUCCETTI 2 , V. ARMAROLI<br />

Department of Otolaryngology Head and Neck Surgery, Santa Maria delle Croci Hospital, Ravenna; 1 Department of<br />

Endocrinology, Santa Maria delle Croci Hospital, Ravenna; 2 Department of Pathology, Santa Maria delle Croci Hospital,<br />

Ravenna, Italy<br />

RIASSUNTO<br />

Le recidive linfonodali dei carcinomi tiroidei differenziati spesso richiedono ulteriori opzioni chirurgiche. I reinterventi sono caratterizzati da<br />

un numero più elevato di complicanze; inoltre, essendo i rapporti anatomici alterati esiste la possibilità di lasciare sul campo operatorio dei<br />

residui neoplastici. Al fine di ovviare, almeno parzialmente, a queste problematiche legate ai reinterventi per recidive linfonodali di carcinomi<br />

tiroidei differenziati, abbiamo introdotto nella nostra struttura ospedaliera la tecnica della marcatura pre-operatoria, ECO-guidata, con una<br />

soluzione di carbone vegetale al 4%, della lesione da rimuovere. Sotto guida ecografia, nello spazio adiacente la struttura linfatica, viene<br />

iniettata una quantità di circa 0,5-2 ml di soluzione di carbone; l’estrazione dell’ago è accompagnata da una iniezione a pressione costante di<br />

altra soluzione in modo da lasciare una traccia di colorante lungo il passaggio dell’ago fino alla cute. L’iniezione pre-operatoria è stata ben<br />

tollerata in tutti i casi. Negli ultimi 5 anni abbiamo rioperato 13 pazienti con sospetta recidiva linfonodale nel compartimento centrale (tutte<br />

derivanti da carcinomi papillari) utilizzando la tecnica della marcatura con carbone vegetale. L’esame istologico definitivo e gli esami<br />

ecografici post-operatori hanno confermato la rimozione delle lesioni sospette in tutti i pazienti; in un caso la lesione è risultata essere una cisti<br />

paratiroidea. Abbiamo registrato complicanze chirurgiche in 2 casi (15,4%); in un caso si è trattato di ipoparatiroidismo e nell’altro di paresi<br />

della corda vocale, entrambi transitori. Considerando la nostra esperienza possiamo affermare che la marcatura pre-operatoria con carbone<br />

vegetale è una tecnica sicura, di costo irrisorio ed estremamente utile al chirurgo durante i reinterventi poiché, agevolandone le manovre,<br />

permette una riduzione dei rischi di danni iatrogeni.<br />

PAROLE CHIAVE: Marcatura con carbone • Recidiva di carcinomi tiroidei differenziati • Comparto centrale • Complicanze chirurgiche

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