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Disegni, dipinti e acquerelli - Arsbit

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persino con evidenza, a un dipinto. A dire la verità, in quasi tutta la tradizione pittorica<br />

occidentale sappiamo che l’insieme di schizzi, tracce preparatorie, cartoni, sinopie<br />

– insomma il disegno – precede il dipinto, ma soprattutto in senso logico oltre che<br />

temporale. Il disegno concerne l’invenzione delle forme, la costruzione dello spazio,<br />

la definizione dei volumi illusori, la sintassi di superficie dell’opera, e quella della<br />

profondità della rappresentazione. Lo diceva benissimo Leonardo da Vinci, quando<br />

parlava della necessità di creare una «graticola», che suddivide geometricamente la<br />

superficie del supporto e poi rende possibile la costruzione di una «scacchiera» per<br />

l’illusione tridimensionale. Il suo pensiero è chiaro: i contorni determinano le figure,<br />

la prospettiva articola lo spazio rappresentato, l’ombreggiatura allestisce i volumi, la<br />

griglia di superficie stabilisce le proporzioni.<br />

Fin dalle prime formulazioni, soprattutto a partire dalla metà del Cinquecento, è<br />

stata proprio questa la preoccupazione principale dei trattatisti d’arte, a partire da<br />

Benvenuto Cellini e Giorgio Vasari per finire con Anton Raphael Mengs nel<br />

Settecento. Per quasi tutti gli autori, il disegno non è affatto una fase preparatoria<br />

tecnica per la pittura. Piuttosto, si tratta di una operazione mentale che unifica tutte<br />

le arti, una specie di «universale». Dice, ad esempio, Federico Zuccari: «…e porge<br />

grandissimo aiuto, augumento e perfezione a tutte le nostre operazioni et a quelle<br />

ancora di tutte l’altre arti, scienze e prattiche, formando nuove invenzioni e cappricci<br />

in qualche soggetto…» 8 . In Vasari 9 , e poi ancora in Lomazzo e Zuccari, troviamo<br />

peraltro la conferma della natura eminentemente logica del disegno. Ne vengono<br />

indicate quattro fasi, apparentemente in successione: nella prima si inventano le<br />

figure, cioè si crea il paradigma di ciò che entrerà in una rappresentazione; nella<br />

seconda si costruisce il discorso che la contiene (mediante la «graticola» e la composizione<br />

delle figure); nella terza ci si occupa del supporto, cioè della manifestazione<br />

testuale; nella quarta, infine, si aggiunge il colore come procedimento conclusivo<br />

della figurazione. Vasari le considera in un ordine temporale, è vero, ma poi aggiunge<br />

che le regole rimangono le medesime anche se certi pittori non le usano affatto.<br />

Insomma, la filogenesi di un quadro coincide in realtà con la sua ontogenesi.<br />

Proprio nel Cinquecento, però, accade anche un fatto denso di conseguenze. Il<br />

disegno, per la prima volta nella storia, non è più solo preparazione dell’opera finale<br />

o pratica didattica, ma diventa esso stesso «opera». Benvenuto Cellini e Alessandro<br />

Allori, fra gli altri, dichiarano che anche i disegni sono «venerabili», cioè testi compiuti,<br />

pratiche autonome 10 . Cominciamo, così, a vedere appieno la natura teorica del<br />

disegno (Lorenzo Ghiberti lo diceva in maniera esplicita: «Il disegno è fondamento<br />

et teorica» 11 ). In primo luogo è un processo mentale, equivalente all’idea di<br />

«progetto»; in secondo luogo è una tecnica operativa in vista di un’opera finale; ma,<br />

infine, è un prodotto esso stesso, dotato di alcuni caratteri costitutivi suoi propri. Il<br />

dizionario italiano registra questi tre significati, quando lo definisce a. «rappresentazione<br />

grafica a carattere artistico o tecnico»; b. «arte o modo del disegnare»; c.<br />

«schema, proposito». Il francese, a dire la verità, rende conto ancor meglio delle<br />

differenze, dal momento che usa due termini omofoni ma diversi, e cioè dessin e<br />

dessein per distinguere appunto il prodotto e il progetto. Ancora una volta i trattatisti<br />

del Cinquecento avevano pensato a qualcosa di simile. Il già citato Zuccari, ad<br />

esempio, distingueva fra «disegno interno» e «disegno esterno». Il primo corrisponde<br />

al disegno mentale, già intravisto da Michelangelo; il secondo è invece il suo<br />

«effetto e parto», cioè la sua realizzazione materiale. Ecco le sue parole: «e se bene<br />

alcuni stimano che causa delle operazioni artificiali sia l’arte sola, come l’arte del<br />

dipingere causa del dipingere e questa azione poi causa della figura dipinta, non è<br />

però così; ma all’operazione artificiale e alla produzione delle cose artificiali concorrono<br />

et il disegno interno e l’arte, anzi questo nel principio è causa dell’arte e l’arte<br />

poi nel progresso è aiutante nell’operare» 12 .<br />

Veniamo adesso a Valerio Adami, e riprendiamo un accenno iniziale, cioè il fatto<br />

che ogni quadro dell’artista sembra partire da un cartone implicito che gli soggiace,<br />

come in un affresco. Ebbene, a mio avviso, anche senza che uno conosca la tecnica<br />

effettivamente usata da Adami, dal prodotto finito si evince benissimo il fatto che lo<br />

spirito sia quello dell’affresco. Ogni opera, infatti, si presenta con due fondamentali<br />

caratteri: la compattezza nella stesura del colore, e la composizione estremamente<br />

studiata dell’insieme, rivelata fra l’altro non solo dal bilanciamento delle masse<br />

cromatiche e dei pesi dei corpi, ma anche dall’impaginazione delle scritte che sempre<br />

compaiono nei <strong>dipinti</strong>. Ora, come diceva Henry Peacham nel 1606, nella sua<br />

purtroppo poco nota The Art of Drawing with the Pen, and of Limning with Water<br />

Colours, la compattezza della pittura si realizza proprio perché, a sua detta, la pittura<br />

stessa è «limning», voce arcaica che significa «delineare dipingendo». Ovvero:<br />

perché la stesura del colore avviene su un precedente progetto che ne ha fissato i<br />

confini, magari «drawing with the pen», disegnando con la penna. Quanto alla composizione,<br />

anch’essa dipende da un disegno (proprio nel senso del progetto) che la<br />

precede. Il disegno come progetto è l’architettura strutturale di qualunque testo che<br />

dia valore alla composizione, sia che il disegno come linea gli soggiaccia, sia che<br />

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