Note sul pirandellismo di Normanno Soscia e il tentativo di una ...
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Pic-nik è a pagina 119 del catalogo. Solo ora ho la forza particolare <strong>di</strong> guardarlo. Quale<br />
stupore iniziale e quale sfida dolorosa. Ma prima della descrizione, resto ancorato all’assenza,<br />
all’impressione che mi fece nel remoto primo incontro, e che palpita come annega e affiora <strong>una</strong><br />
cosa <strong>sul</strong>la superficie <strong>di</strong> un liquido. È qui aperto <strong>sul</strong>la scrivania come era là, <strong>di</strong>etro la selva <strong>di</strong><br />
cavalletti. Esito, mi <strong>di</strong>lungo, permango <strong>sul</strong>la soglia, sperando che l’invisib<strong>il</strong>e sia fert<strong>il</strong>e, che <strong>il</strong> vago<br />
detti l’esattezza…<br />
Ora che l’incontro sta per accadere si precisa, aff<strong>il</strong>ando le sue vive asperità, l’immagine<br />
plastica e furtiva del plagio. Mi appresto all’esperienza cancellata della violenza. Tra un attimo<br />
violenterò, <strong>di</strong>vorerò, sovvertirò, e seminerò <strong>il</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne nell’or<strong>di</strong>ne. Operazione <strong>di</strong>sperata, segnata<br />
da un limite che vive come <strong>il</strong> taglio <strong>di</strong> materia organica; che vive, rosseggia, si tinge (questione<br />
d’allarme, d’emergenza). È <strong>il</strong> limite che separa inesorab<strong>il</strong>mente due uomini, <strong>il</strong> taglio che è margine<br />
e abisso insieme, interruzione e apertura.<br />
Pic-nik: <strong>di</strong>stesa l<strong>una</strong>re, o mare raffermo, allagamento <strong>di</strong> sostanza densa, striata, lievemente<br />
ondulante, <strong>di</strong> colore verde tendente al cupo. Occupa circa due terzi della superficie del quadro,<br />
l’altro terzo è occupato dal cielo. Sulla <strong>di</strong>stesa sono <strong>di</strong>sseminate rocce <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni che<br />
suggeriscono invisib<strong>il</strong>i piani prospettici. Le rocce affiorano letteralmente dalla terra, paiono cioè<br />
lievi come fiori posate come sono <strong>sul</strong> manto erboso. Tra esse, due spiccano per le <strong>di</strong>mensioni. Una,<br />
in primissimo piano, emerge a sinistra del margine inferiore, l’altra si erge esattamente nel fuoco<br />
centrale, su <strong>di</strong> essa è posata <strong>una</strong> ra<strong>di</strong>olina la cui antenna si innalza percorrendo l’asse me<strong>di</strong>ano della<br />
composizione. Queste rocce sono del tipo che si incontrano sui Monti Aurunci, d’origine calcarea e<br />
perciò bianche, profondamente erose, scanalate e rugose, sim<strong>il</strong>i a stalagmiti, a monconi <strong>di</strong><br />
antichissime colonne, a moccoli <strong>di</strong> ceri maestosi.<br />
Nel mezzo della <strong>di</strong>stesa c’è <strong>una</strong> tovaglia bianca <strong>di</strong>spiegata, un lenzuolo <strong>di</strong>sposto in modo da<br />
formare un rombo sud<strong>di</strong>viso in se<strong>di</strong>ci quadri dalle linee della piegatura, <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> scacchiera<br />
<strong>di</strong>minuita. Sulla tovaglia ci sono sparuti oggetti <strong>di</strong> circostanza, messi alla rifusa: <strong>una</strong> fetta <strong>di</strong><br />
cocomero lievemente intaccata da piccoli morsi svogliati come <strong>di</strong> uomo ormai sazio, nell’angolo in<br />
alto un mezzo pane, un barattolo azzurro, della frutta sparsa: un melograno, forse un pompelmo, un<br />
fico e altri tre frutti più piccoli. Sulla tovaglia appaiono macchie <strong>di</strong> vino versato, ma in alcuni punti<br />
anche alcune erosioni.<br />
In corrispondenza dei tre angoli del rombo si trovano i tre misteriosi convitati. L’angolo in<br />
basso, centrale, è occupato da un nudo <strong>di</strong> donna seduta <strong>sul</strong>l’erba col busto eretto: <strong>una</strong> gamba è<br />
abbandonata lungamente, <strong>sul</strong>l’altra piegata posa <strong>il</strong> braccio. È un artefatto, un elemento<br />
evidentemente artificiale: la sua sostanza mimetica è sia <strong>di</strong> statua, come lascia intendere l’arto<br />
mozzato, sia <strong>di</strong> affresco, <strong>di</strong> quelli che vengono asportati dalla parete originaria e ricollocati altrove,<br />
lo mostra l’ellisse del braccio: <strong>il</strong> gomito. Della donna rappresentata si vede <strong>il</strong> volto, non la testa che<br />
l’asportazione dell’affresco ha <strong>di</strong>strutto: l’espressione che vi si <strong>di</strong>pinge è <strong>di</strong> timore, sgomento, cupo<br />
presagio in un certo modo contenuto, muto, in<strong>di</strong>cib<strong>il</strong>e.<br />
Sull’angolo <strong>di</strong> sinistra c’è <strong>una</strong> strana figura, un collage <strong>di</strong> elementi composti in modo da<br />
costruire <strong>una</strong> vaga figura <strong>di</strong> donna, del tipo frequentatrice <strong>di</strong> club nella belle epoque: un’asta<br />
aral<strong>di</strong>ca, come <strong>una</strong> lancia del cavaliere della giostra, listata <strong>di</strong> bianco e <strong>di</strong> blu è conficcata nel<br />
terreno o nella roccia in basso, l’asta attraversa un’antica statua acefala, <strong>di</strong> materia fitt<strong>il</strong>e, terra cotta,<br />
o forse granito rosa, dalle <strong>di</strong>mensioni umane, <strong>di</strong> <strong>una</strong> vestale rivolta verso chi guarda. Sulla parte<br />
terminale dell’asta che emerge dal busto è posato un bucranio (a ben guardare i due oggetti non<br />
toccano, <strong>il</strong> bucranio è sospeso nell’aria), dalla calotta del bucranio si <strong>di</strong>parte un corno <strong>di</strong> caprone,<br />
che nell’insieme sembra <strong>una</strong> piuma; sospeso, poco più in alto, a guisa <strong>di</strong> copricapo, un vassoio con<br />
della frutta.<br />
Sull’angolo <strong>di</strong> destra c’è <strong>una</strong> figura d’uomo nudo <strong>di</strong>steso, gli arti inferiori restano fuori dal<br />
quadro <strong>il</strong> cui margine passa all’altezza del sesso. È riverso su un lato, <strong>il</strong> busto erculeo,<br />
michelangiolesco è rivolto verso chi guarda, la testa poggia <strong>sul</strong> braccio piegato, l’altro braccio<br />
s’abbandona <strong>sul</strong> petto, al polso ha un orologio, con le <strong>di</strong>ta sfiora l’erba stringendo <strong>una</strong> sigaretta. Per<br />
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