Abramo e Sara: una coppia in crisi. - Centro Giovanile Antonianum
Abramo e Sara: una coppia in crisi. - Centro Giovanile Antonianum
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Lectio div<strong>in</strong>a mensile al <strong>Centro</strong> <strong>Giovanile</strong> <strong>Antonianum</strong><br />
1° <strong>in</strong>contro (14.10.2007)<br />
<strong>Abramo</strong> e <strong>Sara</strong>: <strong>una</strong> <strong>coppia</strong> <strong>in</strong> <strong>crisi</strong>.<br />
Sussidio n° 1 – Struttura dell’<strong>in</strong>contro<br />
1. Il contesto storico di questi racconti: il tempo dell’esilio<br />
2. Il contesto narrativo: le storie di peccato di Gen 3–11<br />
3. Tre piste di riflessione:<br />
a. Stranieri e pellegr<strong>in</strong>i: il rapporto con la terra.<br />
b. La sterilità e le d<strong>in</strong>amiche affettive tra <strong>Abramo</strong> e <strong>Sara</strong><br />
c. Fede e autosalvezza; fede e morale.<br />
Sussidio n° 2 – Testi biblici (oltre ai brani della Gen da 11,27 a 23,30)<br />
Is 51,1–2<br />
1 Ascoltatemi, voi che siete <strong>in</strong> cerca di giustizia,<br />
voi che cercate il Signore;<br />
guardate alla roccia da cui siete stati tagliati,<br />
alla cava da cui siete stati estratti.<br />
Sap 10,5<br />
5 Essa, quando le genti furono confuse,<br />
concordi soltanto nella malvagità,<br />
riconobbe il giusto<br />
Sir 44,19–21<br />
19 <strong>Abramo</strong> fu grande antenato di molti popoli,<br />
nessuno ci fu simile a lui nella gloria.<br />
20 Egli custodì la legge dell’Altissimo,<br />
con lui entrò <strong>in</strong> alleanza.<br />
Stabilì questa alleanza nella propria carne<br />
e nella prova fu trovato fedele.<br />
2 Guardate ad <strong>Abramo</strong> vostro padre,<br />
a <strong>Sara</strong> che vi ha partorito;<br />
poiché io chiamai lui solo,<br />
lo benedissi e lo moltiplicai.<br />
e lo conservò davanti a Dio senza macchia<br />
e lo mantenne forte<br />
nonostante la sua tenerezza per il figlio.<br />
21 Per questo Dio gli promise con giuramento<br />
di benedire i popoli nella sua discendenza,<br />
di moltiplicarlo come la polvere della terra,<br />
di <strong>in</strong>nalzare la sua discendenza come gli astri<br />
e di dar loro un’eredità da uno all’altro mare,<br />
dal fiume f<strong>in</strong>o all’estremità della terra.<br />
1Cr 29,13–16<br />
13 Ora, nostro Dio, ti r<strong>in</strong>graziamo e lodiamo il tuo nome glorioso. 14 E chi sono io e chi è il mio popolo, per<br />
essere <strong>in</strong> grado di offrirti tutto questo spontaneamente? Ora tutto proviene da te; noi, dopo averlo ricevuto<br />
dalla tua mano, te l’abbiamo ridato. 15 Noi siamo stranieri davanti a te e pellegr<strong>in</strong>i come tutti i nostri padri.<br />
Come un’ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c’è speranza. 16 Signore nostro Dio, quanto noi<br />
abbiamo preparato per costruire <strong>una</strong> casa al tuo santo nome proviene da te, è tutto tuo.<br />
Eb 11,8–19<br />
8 Per fede <strong>Abramo</strong>, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere <strong>in</strong> eredità, e partì<br />
senza sapere dove andava. 9 Per fede soggiornò nella terra promessa come <strong>in</strong> <strong>una</strong> regione straniera, abitando<br />
sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. 10 Egli aspettava <strong>in</strong>fatti la<br />
città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. 11 Per fede anche <strong>Sara</strong>, sebbene fuori<br />
dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. 12<br />
Per questo da un uomo solo, e <strong>in</strong>oltre già segnato dalla morte, nacque <strong>una</strong> discendenza numerosa come le<br />
stelle del cielo e come la sabbia <strong>in</strong>numerevole che si trova lungo la spiaggia del mare. 13 Nella fede<br />
morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di<br />
lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegr<strong>in</strong>i sopra la terra. 14 Chi dice così, <strong>in</strong>fatti, dimostra di essere<br />
alla ricerca di <strong>una</strong> patria. 15 Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di<br />
ritornarvi; 16 ora <strong>in</strong>vece essi aspirano a <strong>una</strong> migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di<br />
chiamarsi loro Dio: ha preparato <strong>in</strong>fatti per loro <strong>una</strong> città. 17 Per fede <strong>Abramo</strong>, messo alla prova, offrì Isacco<br />
e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, 18 del quale era stato detto: In Isacco<br />
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1° <strong>in</strong>contro (14.10.2007)<br />
avrai <strong>una</strong> discendenza che porterà il tuo nome. 19 Egli pensava <strong>in</strong>fatti che Dio è capace di far risorgere anche<br />
dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo.<br />
Rom 4,1–25<br />
1 Che diremo dunque di <strong>Abramo</strong>, nostro antenato secondo la carne? 2 Se <strong>in</strong>fatti <strong>Abramo</strong> è stato giustificato<br />
per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 3 Ora, che cosa dice la Scrittura? <strong>Abramo</strong> ebbe<br />
fede <strong>in</strong> Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. 4 A chi lavora, il salario non viene calcolato come un<br />
dono, ma come debito; 5 a chi <strong>in</strong>vece non lavora, ma crede <strong>in</strong> colui che giustifica l’empio, la sua fede gli<br />
viene accreditata come giustizia. 6 Così anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio accredita la giustizia<br />
<strong>in</strong>dipendentemente dalle opere:<br />
7 Beati quelli le cui <strong>in</strong>iquità sono state perdonate<br />
e i peccati sono stati ricoperti;<br />
8 beato l’uomo al quale il Signore non mette <strong>in</strong> conto<br />
il peccato!<br />
9 Orbene, questa beatitud<strong>in</strong>e riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo <strong>in</strong>fatti che<br />
la fede fu accreditata ad <strong>Abramo</strong> come giustizia. 10 Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso<br />
o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima. 11 Infatti egli ricevette il segno della<br />
circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora<br />
circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse<br />
accreditata la giustizia 12 e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione,<br />
ma camm<strong>in</strong>ano anche sulle orme della fede del nostro padre <strong>Abramo</strong> prima della sua circoncisione.<br />
13 Non <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong> virtù della legge fu data ad <strong>Abramo</strong> o alla sua discendenza la promessa di diventare erede<br />
del mondo, ma <strong>in</strong> virtù della giustizia che viene dalla fede; 14 poiché se diventassero eredi coloro che<br />
provengono dalla legge, sarebbe resa vana la fede e nulla la promessa. 15 La legge <strong>in</strong>fatti provoca l’ira; al<br />
contrario, dove non c’è legge, non c’è nemmeno trasgressione. 16 Eredi qu<strong>in</strong>di si diventa per la fede, perché<br />
ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva<br />
dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di <strong>Abramo</strong>, il quale è padre di tutti noi. 17 Infatti sta<br />
scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli; (è nostro padre) davanti al Dio nel quale credette, che dá vita ai<br />
morti e chiama all’esistenza le cose che ancora non esistono.<br />
18 Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato<br />
detto: Così sarà la tua discendenza. 19 Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio<br />
corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di <strong>Sara</strong>. 20 Per la promessa di Dio non esitò con <strong>in</strong>credulità,<br />
ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, 21 pienamente conv<strong>in</strong>to che quanto egli aveva promesso era<br />
anche capace di portarlo a compimento. 22 Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.<br />
23 E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia, 24 ma anche per noi, ai quali<br />
sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo <strong>in</strong> colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, 25<br />
il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.<br />
Sussidio n° 3<br />
(F.ROSSI de GASPERIS Prendi il libro e mangia, EDB, Bologna 1998, pp. 36-38)<br />
«Alla TRILOGIA SUL PECCATO UMANO, visto <strong>in</strong> tutta la sua estensione e universalità attraverso la simbologia<br />
dei tre peccati-tipo: contro Dio (Gen 3), contro l’altro essere umano (Gen 4,1-24) e contro la terra (Gen 11,1-<br />
9) — ciascuno dei quali <strong>in</strong>izia dalla violazione della giustizia di <strong>una</strong> delle tre relazioni di creazione, per<br />
confluire poi tutti e tre nella catastrofe diluviale dell’umanità (Gen 5 – 9) —, il libro della Genesi fa seguire<br />
<strong>una</strong> TRILOGIA DELLA REDENZIONE E LIBERAZIONE DIVINA, con LA STORIA DEI PATRIARCHI D’ISRAELE (Gen<br />
9,10 - 50,26). Sarà questa la risposta def<strong>in</strong>itiva di Dio all’<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento della creazione, e perciò LA SUA<br />
SALVEZZA.<br />
La creazione, che esiste oggi e <strong>in</strong> cui noi ci muoviamo, non è più semplicemente la creazione bella e buona<br />
di Dio, <strong>in</strong>tatta come essa era al matt<strong>in</strong>o del mondo. Ogni matt<strong>in</strong>a, certo, noi ci risvegliamo alla luce e<br />
poggiamo i piedi su di <strong>una</strong> terra mantenuta ferma e asciutta dalla fedeltà <strong>in</strong>crollabile del creatore, ma nello<br />
stesso tempo siamo variamente raggiunti dalle acque del diluvio e lordati dal fango delle sue conseguenze.<br />
Senza essere condannati a ricom<strong>in</strong>ciare ogni giorno f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e a ricadere sotto la monotonia del ciclo:<br />
creazione-vita / peccato-morte, ogni giorno il Signore della storia ci dischiude davanti i sentieri, f<strong>in</strong>almente<br />
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1° <strong>in</strong>contro (14.10.2007)<br />
progressivi, anche se contorti, della SALVEZZA MEDIANTE LA FEDE, LA SPERANZA E LA CARITÀ. Su tali<br />
sentieri noi impariamo di nuovo a re-<strong>in</strong>terpretare la creazione secondo Dio nella giustizia e nella santità vera<br />
(Ef 4,24), e a fare di nuovo la verità nella carità (Ef 4,15). Sono questi i sentieri tracciati e percorsi per noi da<br />
Israele – il popolo-tipo della fede – lungo tutta la sua storia “canonica”, dal padre <strong>Abramo</strong> al Messia Gesù<br />
(cf. Mt 1,1-17; Eb 1,1-4; 11,1 – 12,2; ecc.). Una storia “canonica” anche per noi, perché ci viene raccontata<br />
dalle Scritture “canoniche” di Israele e delle chiese cristiane, e con esse ci è data da Dio come <strong>una</strong> norma (=<br />
canone) di discernimento spirituale, morale, <strong>in</strong>tellettuale, verbale... per camm<strong>in</strong>are tra la vita e la morte, tra<br />
ciò che promuove la salvezza della vita e ciò che la <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>a f<strong>in</strong>o a ucciderla, tra ciò che è veramente buono e<br />
ciò che tale falsamente si presenta, tra la Parola e la chiacchiera, ecc. È questa la storia che com<strong>in</strong>cia con<br />
<strong>Abramo</strong>.<br />
A questo punto la narrazione biblica, f<strong>in</strong>ora presentata come <strong>una</strong> “storia sapienziale–favola delle orig<strong>in</strong>i”, di<br />
genere mitico, prende la forma di un “racconto storico particolare, esemplare e celebrativo” di un uomo e<br />
della sua famiglia, la famiglia patriarcale orig<strong>in</strong>aria del popolo ebraico, popolo di Dio, depositario di<br />
promesse e di alleanze (cf. Rm 9,4), e dest<strong>in</strong>ato a diventare benedizione per tutte le famiglie della terra (Gen<br />
12,1-3). Una storicità che prelude alla storicità di Gesù, e che è documentata specialmente dalla sua<br />
genealogia nel Vangelo secondo Matteo (Mt 1,1-17).<br />
Appare qui, f<strong>in</strong> dagli <strong>in</strong>izi, un criterio tipico della redenzione escogitata dalla misteriosa sapienza div<strong>in</strong>a, e<br />
cioè la radicale sproporzione tra f<strong>in</strong>e e mezzi nella politica di Dio. La risposta che Dio offre a <strong>una</strong> situazione<br />
collettiva, che <strong>in</strong>veste tutta l’umanità, non utilizza mass-media globali e comprensivi, ma è affidata a UN<br />
UOMO SOLO, straniero e pellegr<strong>in</strong>o. Attraverso di lui la div<strong>in</strong>a benedizione salvifica raggiungerà tutti gli<br />
uom<strong>in</strong>i e tutta la terra, ai tempi e nei modi di Dio, e secondo il suo stile. Per entrare <strong>in</strong> qualche modo <strong>in</strong><br />
questa sapienza, dovremmo tener presente che la SOLIDARIETÀ tra gli esseri umani – sia nella creazione, sia<br />
nel peccato e nella redenzione – è certo molto più reale e profonda di quanto <strong>una</strong> cultura <strong>in</strong>dividualistica e<br />
illum<strong>in</strong>istica ci permetta di immag<strong>in</strong>are. Nessuno di noi può pretendere di essere L’UOMO, ma solamente<br />
tutti <strong>in</strong>sieme, di tutti i tempi, lo siamo. Mistero della dimensione corporativa e <strong>in</strong>clusiva delle ELEZIONI DI<br />
DIO: di <strong>Abramo</strong>, di Israele, di Maria,... di Gesù.<br />
Questo antico “racconto di famiglia e di clan” com<strong>in</strong>cia propriamente <strong>in</strong> Gen 11,10, con la menzione dei<br />
progenitori di <strong>Abramo</strong>, figlio di Terach, fratello di Nacor e di Aran, della discendenza di Sem, figlio di Noè.<br />
La storia biblica di <strong>Abramo</strong> e della sua discendenza ha <strong>in</strong>izio qui e term<strong>in</strong>a con l’ultima pag<strong>in</strong>a<br />
dell’Apocalisse, ed è quella che viene chiamata storia della salvezza, perché costituisce la risposta di Dio alla<br />
situazione, ormai permanente, di <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento della creazione; <strong>una</strong> situazione prodotta dalla ripetizione,<br />
monotona e quasi fatale, dei peccati umani, e dal conseguente loro cumulo ed esito diluviale; un<br />
<strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento consistente nella progressiva e totale confusione dell’ord<strong>in</strong>e morale, che f<strong>in</strong>almente ridonda<br />
anche nell’ord<strong>in</strong>e fisico del creato.<br />
La storia genesiaca dei patriarchi, letta nel contesto dell’<strong>in</strong>tera storia della Bibbia ebraica e cristiana, appare<br />
come qualche cosa di più del “primo capitolo” di essa. Essa fa, piuttosto, l’impressione di <strong>una</strong> prima carta<br />
topografica dell’<strong>in</strong>sieme, dove solo pochi nomi appaiono già segnati, mentre le altre designazioni sono<br />
ancora mancanti. L’impianto generale della grande catechesi biblica – su tutta la CORSA DELLA FEDE (Eb<br />
12,1) – è, però, già tutto lì, del<strong>in</strong>eato a grandi tratti. La risposta del Signore, che permette di discernere nel<br />
mondo presente, <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>ato e ambiguo, la bontà della prima creazione dalla malizia <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>ante del peccato,<br />
per promuovere la prima e far regredire la seconda con la strategia di <strong>una</strong> liberazione escogitata dalla<br />
sapienza div<strong>in</strong>a, è già completamente abbozzata nella storia di quattro generazioni nella famiglia di <strong>Abramo</strong>.<br />
Essa concerne l’uomo nella sua struttura di creazione, verso l’alto (Dio), al suo fianco (l’altro essere umano),<br />
<strong>in</strong> basso (la terra).<br />
Parliamo di RISPOSTA DI DIO, e non, per esempio, di “soluzione del problema del male”. Dio, <strong>in</strong>fatti, non è<br />
un risolutore di problemi avvertiti da noi, né tutte le risposte rappresentano delle soluzioni, tali cioè che, <strong>una</strong><br />
volta data la risposta, il problema, ormai dissolto, non esista più. Un modo div<strong>in</strong>o di “rispondere, senza<br />
risolvere” ci <strong>in</strong>segna che ci sono forse cose più importanti delle nostre problematiche, e che probabilmente<br />
dobbiamo cambiare il modo di proporcele.»<br />
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1° <strong>in</strong>contro (14.10.2007)<br />
Sussidio n° 4<br />
(L’esperienza di <strong>Abramo</strong> e <strong>Sara</strong> <strong>in</strong> Genesi 11,27-18,15)<br />
Mai come quell’anno i pascoli erano stati ricchi di un’erba che le nostre pecore e capre<br />
divoravano beate! Io me ne andavo pigramente dietro a loro e mi godevo lo spettacolo: era <strong>una</strong><br />
gioia per i miei occhi il contrasto tra il verde dei prati e i colori di quelle bestie, mansuete e<br />
affaccendate a fare il loro dovere quotidiano con <strong>una</strong> metodicità che mi sbalordiva.<br />
Carràn era davvero un luogo ottimo, rispetto ai magri pascoli di Ur dei Caldei da cui<br />
proveniva la mia gente. E si potevano vendere facilmente gli agnell<strong>in</strong>i e i capretti perché quella<br />
importante città era un crocevia di strade che non faceva certo languire il mercato. Alle prime<br />
luci dell’alba, nei giorni fissati, gli allevatori di bestiame grande e m<strong>in</strong>uto avevano la sola<br />
preoccupazione di non farsi rubare le lucenti monete d’oro che avevano <strong>in</strong>tascato: l’accanito<br />
contrattare che aveva mescolato belati e voci umane <strong>in</strong> <strong>una</strong> sorta di vivace melodia, serviva più<br />
a fare amicizia che a tirare sul prezzo. Tutti sapevano che quell’anno c’era abbondanza per<br />
tutti.<br />
Ormai si era a primavera avanzata, il sole caldo del mezzogiorno decl<strong>in</strong>ava nella frescura<br />
serale e io non avevo ness<strong>una</strong> fretta di chiudere la giornata: ma mentre quelli del mio clan<br />
com<strong>in</strong>ciavano a rad<strong>una</strong>re le greggi per rientrare sotto le tende, <strong>una</strong> fitta acuta si fece sentire,<br />
risvegliandomi bruscamente. Non era la prima volta che succedeva e a poco erano serviti gli<br />
<strong>in</strong>trugli che mia moglie mi aveva preparato. La verità era molto semplice: stavo diventando<br />
vecchio e mi ero affaticato troppo, correndo qua e là come un ragazz<strong>in</strong>o.<br />
Così rimasi <strong>in</strong>dietro e dopo aver rassicurato il fidato Eliezer di Damasco, preso al mio<br />
servizio da qualche anno, passo dopo passo mi <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>ai anch’io. La sera avanzava ma non<br />
sapevo dist<strong>in</strong>guere se era quella della mia vita o solo quella di quel giorno: <strong>in</strong> breve fu notte,<br />
fuori e dentro di me, con tante domande che mi facevano barcollare. Possibile che avessi<br />
sbagliato tutto? Perché gli dei erano così avari di vita verso me e <strong>Sara</strong>? Cosa avrei dovuto<br />
fare per non f<strong>in</strong>ire così miseramente <strong>una</strong> vita che peraltro era stata piena di tante belle cose?<br />
Morire senza un figlio non rendeva forse vana tutta la mia fatica? A chi avrei lasciato il<br />
patrimonio ormai considerevole che avevo messo <strong>in</strong>sieme, ma soprattutto il bagaglio di<br />
esperienza che mi aveva arricchito e levigato? Dunque era la morte ad avere l’ultima parola<br />
nella mia vita? C’era ancora <strong>una</strong> speranza?<br />
«<strong>Abramo</strong> non essere sciocco, quale speranza vuoi che ci sia per uno di settantac<strong>in</strong>que anni,<br />
con tanto di moglie anziana e sterile? Tante volte hai sperato e altrettante sei stato smentito<br />
dai fatti: arrenditi <strong>una</strong> buona volta! La maledizione ti ha colpito e di certo c’è un motivo. O<br />
forse nemmeno quello, perché siamo tutti <strong>in</strong> balia del caso.»<br />
Ma io ossessivamente tornavo a ridirmi le stesse cose e a rifarmi le stesse domande.<br />
Al pensiero di <strong>in</strong>contrare <strong>Sara</strong> dopo poco, avevo <strong>una</strong> sorda rabbia dentro: ero senza futuro<br />
per colpa sua! Eravamo <strong>una</strong> famiglia <strong>in</strong> <strong>crisi</strong>, <strong>in</strong>utile negarlo. E sotto sotto ci rodeva l’<strong>in</strong>vidia,<br />
quando <strong>in</strong>contravamo altra gente del clan, ricca di figli piccoli, che belavano allegramente<br />
<strong>in</strong>sieme agli agnell<strong>in</strong>i, o di figli ormai grandi che si facevano vic<strong>in</strong>i e attenti per imparare dal<br />
padre e dalla madre i segreti della vita. Ci ripetevamo tante belle parole e idee, tratte dalla<br />
nostra saggezza o dalla religione dei padri, come anche altri ce le ripetevano: ma le <strong>crisi</strong> non si<br />
risolvono con i concetti, per quanto giusti siano. Nelle ideologie — e perf<strong>in</strong>o nelle teologie —<br />
tutto viene messo a posto <strong>in</strong> fretta, ma il cuore resta assetato di vita! A volte si discuteva<br />
<strong>in</strong>torno al fuoco f<strong>in</strong>o a tarda notte, con quelli del clan, e ognuno aveva la sua da dire.<br />
Ma il risultato era sempre quello: non sapevamo dove sbattere la testa, io e <strong>Sara</strong>, scartati<br />
dal gioco della vita, maledetti e impotenti. Il peggio però, <strong>in</strong> certi momenti, era la sensazione<br />
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Lectio div<strong>in</strong>a mensile al <strong>Centro</strong> <strong>Giovanile</strong> <strong>Antonianum</strong><br />
1° <strong>in</strong>contro (14.10.2007)<br />
che tutte le famiglie della terra fossero nella nostra condizione, anche quelle sazie di figli e<br />
nipoti f<strong>in</strong>o alla terza e quarta generazione. Proiettavo la nostra impotenza su tutti o tutti<br />
potevano specchiarsi <strong>in</strong> noi?<br />
Eppure non ero certo rimasto a guardare: “Aiutati che dio ti aiuta” era anche il mio credo.<br />
Ripensavo a quando <strong>Sara</strong> mi aveva proposto, secondo quella che era <strong>una</strong> consuetud<strong>in</strong>e della<br />
nostra gente, di unirmi ad Agar, la schiava: era nato un bel maschietto, ma <strong>in</strong>sieme con lui<br />
tanti di quei problemi che sotto la tenda non si viveva più per il cont<strong>in</strong>uo beccarsi delle donne.<br />
Fui costretto dalle circostanze ad allontanare Agar ed Ismaele, con la morte nel cuore e la<br />
certezza che quel nostro modo — che era sembrato così astuto — per salvare capra e cavoli,<br />
<strong>in</strong> realtà aveva solo creato un g<strong>in</strong>epraio affettivo che lasciò tutti amareggiati.<br />
Confesso che diverse volte avevo guardato ad Eliezer di Damasco come colui che poteva<br />
ricevere la mia eredità: si era dimostrato affezionato come un figlio, sveglio e capace di<br />
entrare <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con me come nessun altro. Eppure c’era qualcosa che non andava: non <strong>in</strong> lui,<br />
ma <strong>in</strong> me. Avvertivo, a volte <strong>in</strong> modo oscuro, a volte con chiarezza, che c’era un’altra<br />
prospettiva; come <strong>una</strong> voce che mi dicesse: “No, non è questa la strada”.<br />
Insomma per quanto io cercassi qualcosa che fosse nella l<strong>in</strong>ea del buon senso, ogni volta mi<br />
trovavo allo stretto.<br />
La notte <strong>in</strong>torno a me, <strong>in</strong>tanto, era come se si fosse diradata: ancora <strong>una</strong> volta sentii quella<br />
fitta e decisi di sdraiarmi un attimo sul prato. La volta celeste, trapuntata di stelle, mi piombò<br />
addosso lasciandomi senza fiato: troppo bella per essere vera! Anche la bellezza ha <strong>una</strong> sua<br />
violenza, un suo modo di forzarti, un irrompere che ti costr<strong>in</strong>ge ad uscire da te stesso: feci<br />
<strong>una</strong> debole resistenza e poi mi lasciai andare.<br />
Non era la prima volta e ritrovai sensazioni profonde, sopite ma non smarrite: bevvi a piene<br />
mane da quel torrente fantasmagorico e semplice, accettando di essere un semplice bamb<strong>in</strong>o.<br />
I tanti pensieri e le domande lanc<strong>in</strong>anti persero di <strong>in</strong>tensità, così come le tante ipotesi di<br />
risposta. Com<strong>in</strong>ciai f<strong>in</strong>almente a smettere di fare domande e darmi risposte. In quell’attesa,<br />
<strong>una</strong> voce sgorgò nuovamente, da non so dove: “Guarda <strong>in</strong> cielo e conta le stelle, se ci riesci!”<br />
Còlsi ancora <strong>una</strong> volta la mia presunzione, che mi aveva sp<strong>in</strong>to a credere di sapere tutto e,<br />
toccato nel vivo, protestai che davvero ogni uomo è come il fiore del campo. Ma — senza<br />
umiliarmi — un’altro pensiero si aggiunse imperioso: “Tale sarà la tua discendenza. Da <strong>Sara</strong><br />
nascerà <strong>una</strong> discendenza e f<strong>in</strong>almente sperimenterai la benedizione: per te e per tutte le<br />
famiglie della terra. Smettila di dire male di te, perché io ho detto bene di te e di tutti”.<br />
Pian piano la notte riprese il suo vestito consueto e io mi ritrovai, come altre volte, a non<br />
sapere se davvero mi ero <strong>in</strong>ventato tutto o se c’era <strong>una</strong> voce sconosciuta, più dolce e potente<br />
di tutte le altre, anche di tutti gli dèi dei nostri padri. Forse, come qualcuno <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uò più tardi,<br />
era solo la proiezione dei miei desideri, ma io non potevo certo negare quanta vita era<br />
sbocciata <strong>in</strong> me <strong>in</strong> quel momento.<br />
Mi alzai e, r<strong>in</strong>vigorito, giunsi <strong>in</strong> fretta al nostro accampamento: <strong>Sara</strong> era là e alla luce del<br />
fuoco ormai tenue, le ombre danzavano sul suo viso, a me così caro. La rabbia verso di lei era<br />
scomparsa e provai <strong>una</strong> grande dolcezza: aveva patito tanto, <strong>in</strong>sieme a me! Teneramente la<br />
portai nella tenda e ancora <strong>una</strong> volta l’amore tra noi, condito di speranza avv<strong>in</strong>sero i nostri<br />
corpi e i nostri cuori, v<strong>in</strong>cendo su tutto.<br />
Paolo Bizzeti sj<br />
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