Carlo Goldoni e la regia contemporanea - Euterpe Venezia
Carlo Goldoni e la regia contemporanea - Euterpe Venezia
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<strong>Carlo</strong> <strong>Goldoni</strong> e <strong>la</strong> <strong>regia</strong> <strong>contemporanea</strong><br />
ge… È un elemento che ritrovo anche in Puccini: in questo<br />
patto tra l’opera, l’esecuzione dell’opera e il pubblico che assiste<br />
vi è questo <strong>la</strong>ccio che dai detrattori viene ritenuto furbizia,<br />
astuzia, puro mestiere.<br />
<strong>Goldoni</strong> soffre, come tanti autori che vengono da una matriceprofondamenteregionalistica,<br />
dialettale e popo<strong>la</strong>re,<br />
dei cascami<br />
e delleincrostazioni<br />
di una tradizione<br />
che li<br />
ha resi innocui,<br />
che li ha<br />
fatti diventare<br />
“di occasione”.<br />
Questo<br />
è quello che è<br />
capitato anche<br />
a Eduardo, per<br />
tornare una<br />
volta ancora a<br />
lui. Entrambi<br />
hanno subito<br />
una sclerotizzazionefor-<br />
Le false confidenze, 1<br />
male che li ha banalizzati. Esiste però una serie di allestimenti<br />
goldoniani che hanno invece portato a un riscatto: il<br />
primo è stato Visconti, in una linea che passa per Strehler e<br />
arriva fino a Ronconi e a Castri, per citare i più famosi. Però<br />
rispetto al<strong>la</strong> portata e all’importanza di questo autore direi<br />
che di strada da percorrere<br />
ce n’è ancora molta. Da<br />
parte mia c’è poi l’ambizione<br />
di rimettere <strong>la</strong> mia generazione<br />
(e anche quelle più<br />
giovani) in rapporto con<br />
questa nostra tradizione.<br />
Per il mio primo <strong>Goldoni</strong><br />
ho scelto un testo in italiano,<br />
per scavalcare il problema<br />
del dialetto. La Trilogia<br />
non è nemmeno ambientata<br />
a <strong>Venezia</strong>, ma a Livorno<br />
e a Montenero. E,<br />
assumendomene tutte le<br />
responsabilità, nell’adattamento<br />
non cito neanche<br />
questi luoghi, parlo solo di<br />
campagna e città, in modo<br />
da <strong>la</strong>sciare uno spazio simbolico,<br />
che possa essere il<br />
meno locale possibile e abbia<br />
invece una forza simbolica<br />
chiara per tutti, come<br />
una poesia di Ovidio o di<br />
Orazio. Essendo io napoletano<br />
cercherò di trattare<br />
quel<strong>la</strong> lingua con <strong>la</strong> stessa disinvoltura che fa sì che quando<br />
recito una battuta in italiano <strong>la</strong> penso in napoletano. Questo<br />
perché essendo il napoletano una lingua madre si trova<br />
31<br />
Focus On<br />
in rapporto con l’interiorità del<strong>la</strong> mia esperienza, al<strong>la</strong> quale<br />
ho <strong>la</strong> fortuna di poter accedere per fare in modo che <strong>la</strong> lingua<br />
non abbia stereotipie di tipo radiofonico e televisivo, che allontanano<br />
il teatro dal<strong>la</strong> complessità del<strong>la</strong> vita. Ho seguito<br />
un tracciato, che è quello di Giorgio Strehler, e ho accorciato<br />
molto il testo.<br />
Ma per quanto<br />
ampi siano,<br />
i miei tagli<br />
sono inferiori<br />
a quelli<br />
realizzati da<br />
Strehler. Però<br />
questi tagli si<br />
impongono,<br />
perché non ho<br />
né esperienza<br />
né dimestichezza<br />
con<br />
uno spettacolo<br />
che duri sei<br />
o sette ore, e<br />
perciò tendo<br />
a costruirne<br />
uno più breve,<br />
pur volendo<br />
comunque<br />
rappresentare<br />
tutti e tre i testi in un’unica serata. E dal punto di vista del<br />
linguaggio, sempre seguendo Strehler, ho scelto una strada<br />
ben precisa e ho deciso di sciogliere in un italiano più vicino<br />
a noi certe locuzioni, certi giri di frasi o certe singole<br />
parole che credo possano essere facilmente trasportate in<br />
un linguaggio più moderno.<br />
Per cui non dirò “maritaggio”<br />
ma “matrimonio”,<br />
non dirò “differire <strong>la</strong> partenza”<br />
ma “rimandare <strong>la</strong><br />
partenza”. L’adattamento<br />
deve venire incontro anche<br />
a un’altra necessità, quel<strong>la</strong><br />
che una storia che offre <strong>la</strong><br />
possibilità di avere un passo<br />
romanzesco non inchiodi<br />
a un tipo di allestimento<br />
pedissequamente naturalistico:<br />
l’adattamento è invece<br />
pensato per uno spettacolo<br />
che risponda a un’esigenza<br />
di verosimiglianza, lì<br />
dove verosimiglianza vuol<br />
dire osservare <strong>la</strong> realtà con<br />
gli occhi del<strong>la</strong> mente, nel<strong>la</strong><br />
speranza di trascinare il<br />
pubblico dentro un viaggio<br />
che è scandito da tramonti<br />
e albe, dalle cesure che<br />
ci sono tra l’ansia di partire,<br />
arrivare e tornare. Questo<br />
albeggiare e questo tramontare<br />
sentimentale è qualche cosa che stava al<strong>la</strong> base anche<br />
di Sabato, domenica e lunedì, vi si ritrova lo stesso declinare<br />
poetico, <strong>la</strong> stessa scansione musicale.»