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Capo XIV - Delle Chiese e de' Beni del Monastero di ... - TSC

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<strong>Capo</strong> <strong>XIV</strong> - <strong>Delle</strong> <strong>Chiese</strong> e de’ <strong>Beni</strong> <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Nonantola nelle Diocesi <strong>di</strong> Assisi <strong>di</strong> Nocera e<br />

<strong>di</strong> Perugia<br />

Tralle più insigni <strong>Chiese</strong>, che dal <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Nonantola <strong>di</strong>pendessero, fu quella <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong><br />

Valfabbrica nella Diocesi <strong>di</strong> Assisi. Nel Transunto degli antichi privilegj <strong>del</strong>la ba<strong>di</strong>a formato nel<br />

secolo scorso, e dato in luce dal Muratori, si <strong>di</strong>ce, che Lodovico Pio con suo <strong>di</strong>ploma de’ X <strong>di</strong><br />

Dicembre <strong>del</strong>l’anno DCCCXX fece dono alla Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Nonantola <strong>di</strong> questo <strong>Monastero</strong>. Il <strong>di</strong>ploma<br />

qui accennato or più non trovasi nell’Archivio. Anzi il non vedere alcun documento intorno a<br />

questo Priorato prima <strong>del</strong> secolo XII mi fa dubitare <strong>di</strong> ciò, che nel suddetto transunto si afferma.<br />

Esso non è nominato nella Bolla <strong>di</strong> Innocenzo II, in cui tutte le <strong>Chiese</strong> a’ Monaci Nonantolani<br />

soggette si annoverano <strong>di</strong>stintamente. In quella <strong>di</strong> Alessandro III si è forse preteso <strong>di</strong> registrarlo, ma<br />

fuor <strong>di</strong> luogo, unendolo alle <strong>Chiese</strong> <strong>di</strong> Vicenza; Vincentie Cellam S. Silvestri, & Cellam S. Marie in<br />

Fabrica. E solo nella Bolla <strong>di</strong> Celestino III se ne fa espressa menzione. Il primo documento, che a<br />

questo Priorato <strong>di</strong>rettamente appartenga, è il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> Federigo I <strong>del</strong>l’anno MCLXXVII<br />

pubblicato dal Muratori 1 . Da esso raccogliesi, che i figlj <strong>di</strong> un cotal Monaldo aveano usurpate<br />

alcune possessioni proprie <strong>di</strong> quella Chiesa, e che l’Imperadore per mezzo <strong>del</strong> suo Legato Corrado<br />

<strong>di</strong> Svevia le avea ad essa rendute. Ei perciò conferma alla Chiesa medesima non solo le accennate<br />

possessioni, che erano nella Contea <strong>di</strong> Assisi, ma quelle ancora, che erano nella Contea <strong>di</strong> Nocera<br />

nell’Umbria, tralle quali nomina singolarmente la Corte <strong>di</strong> S. Donato, la Corte <strong>di</strong> Porcile, e quella <strong>di</strong><br />

Casagaldo con tutte le lor pertinenze, e poiché la Chiesa suddetta <strong>di</strong>pende dal <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong><br />

Nonantola all’autorità Imperiale singolarmente raccomandato, perciò essa ancora riceve sotto la sua<br />

protezione, e comanda, che niuno <strong>di</strong> qualunque grado o <strong>di</strong>gnità egli sia ar<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> recarle molestia <strong>di</strong><br />

sorta alcuna. Al <strong>di</strong>ploma Cesareo si aggiunse pochi anni appresso, cioè nel MCXCI la<br />

sopraccennata Bolla <strong>di</strong> Celestino III con cui confermando al Monatero <strong>di</strong> Nonantola gli antichi suoi<br />

Privilegj e posse<strong>di</strong>menti, nomina ancora: Ecclesiam S. Marie in Valle Fabrica cum Castellis, &<br />

omnibus Ecclesiis & pertinentiis suis.<br />

Di quante ricchezze fosse ella dotata, e a qual infelice stato fosse poco appresso condotta dal<br />

famoso Abate Bonifacio, raccogliesi dal più volte mentovato processo contro <strong>di</strong> lui compilato.<br />

Narrasi ivi, che quando egli tornò da Roma, ove era stato a farsi or<strong>di</strong>nare Abate dal Papa, fermossi<br />

quasi per lo spazio <strong>di</strong> un mese in Valfabbrica, che ivi è detto Monasterium nostrum honorabile, e<br />

che egli con tutta la gran salmeria <strong>di</strong> ben trenta cavalli, che seco avea condotta, fu ivi alloggiato e<br />

mantenuto, e che poscia partendone prese molti altri cavalli, e per essi e per molte altre spese,<br />

ch’egli poi volle fare, <strong>di</strong>ede in pegno le possessioni <strong>di</strong> quella Chiesa, e che avendo innoltre<br />

permesso, che i Priori <strong>del</strong>la medesima abusassero <strong>del</strong>l’autorità loro, ne era perciò avvenuto, che le<br />

ren<strong>di</strong>te <strong>di</strong> quel Priorato erano state impegnate, e in gran parte ancora vendute, & sic Ecclesia<br />

pre<strong>di</strong>cta, così conchiudesi il doloroso racconto, in <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a personarum, quasi sine rectore &<br />

commendatore manens, propter ven<strong>di</strong>tiones, & donationes, & alienationes pre<strong>di</strong>ctarum<br />

possessionum ad desctructionem fere pervenit, & que Ecclesia in omnibus Deo & hominibus<br />

abundabat, nunc in paupertate fere omnibus amissis jacet prostrata. Dovettesi però trovar poscia la<br />

via per rimettere questa Chiesa nell’antico suo stato; perché nelle tasse dagli Abati fissate a <strong>di</strong>versi<br />

lor Priorati le veggiamo assegnata una somma <strong>di</strong> denaro maggiore che agli altri; e in quella <strong>del</strong><br />

MCCCLXIX la veggiamo tassata in cento quin<strong>di</strong>ci fiorini.<br />

Non è perciò a stupire, che questa Chiesa <strong>di</strong>venisse sovente oggetto <strong>di</strong> controversia or col Vescovo<br />

d’Assisi per la giuris<strong>di</strong>zione spirituale, or con altri, che aspiravano ad usurparne le ren<strong>di</strong>te. Fin dal<br />

MCCXXVII era nata contesa fra ‘l Priore <strong>di</strong> Valfabbrica e il detto Vescovo per certi <strong>di</strong>ritti, che il<br />

primo pretendeva <strong>di</strong> avere in quella sua Chiesa, e nell’Archivio Vaticano conservasi un Breve <strong>di</strong><br />

Gregorio IX de’ <strong>XIV</strong> <strong>di</strong> Maggio <strong>del</strong> detto anno, con cui comanda al Vescovo e all’Arci<strong>di</strong>acono <strong>di</strong><br />

Foligno <strong>di</strong> esaminar questa causa. O perché essa non fosse allora decisa, o perché la contesa<br />

nuovamente si rinnovasse, il Pontefice Innocenzo IV deputò a deciderla Giovanni da S. Germano, il<br />

quale l’anno MCCLIV a’ XXIII <strong>di</strong> Novembre decise in favore <strong>del</strong> Vescovo, condannando in<br />

contumacia i Monaci, che non eran comparsi a produrre le lor ragioni, e sentenziando, che essendo


la Chiesa <strong>di</strong> Valfabbrica posta nella Diocesi <strong>di</strong> Assisi, dovea esser pienamente al Vescovo stesso<br />

soggetta; la qual sentenza fu poi da Alessandro IV succeduto frattanto a Innocenzo IV confermata<br />

con sua Bolla de’ XV d’Ottobre <strong>del</strong> MCCLV. Ma non perciò atterriti i Monaci, e fatto nuovo<br />

ricorso al Pontefice, ottennero, che la causa fosse da lui rimessa a’ suoi Au<strong>di</strong>tori, i quali esaminatola<br />

nuovamente, decisero, che la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Valfabbrica dovea essere in ogni maniera<br />

in<strong>di</strong>pendente da qualunque giuris<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> Vescovo. E il Pontefice con altra sua Bolla de’ XXIII<br />

<strong>di</strong> Ottobre <strong>del</strong> MCCLIX rivocò la precedente, che in essa fece inserire colla sentenza <strong>del</strong> primo<br />

Giu<strong>di</strong>ce, confermò la decisione de’suoi Au<strong>di</strong>tori, e or<strong>di</strong>nò nuovamente, che il <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong><br />

Nonantola e i Priorati da lui <strong>di</strong>pendenti dovessero alla sola Sede Apostolica essere imme<strong>di</strong>atamente<br />

soggetti. Questo Bolla è già stata stampata dopo il Sinodo <strong>del</strong> Card. de Angelis 2 , ove solo per errore<br />

è stata fissata all’anno MCCLXX<strong>XIV</strong> e io perciò mi astengo dal pubblicarla <strong>di</strong> nuovo.<br />

Alle contese <strong>di</strong> giuris<strong>di</strong>zione col Vescovo si aggiunser quelle contro alcuni potenti, che aspiravano<br />

ad occupare le ren<strong>di</strong>te <strong>di</strong> sì ricco Priorato. Verso il MCCLX<strong>XIV</strong> Garzia Abate <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> S.<br />

Vittore <strong>di</strong> Chiusi unito col Conte Jacobuzio da Coccorano, e con altri <strong>del</strong>le Città e Diocesi <strong>di</strong><br />

Camerino e <strong>di</strong> Gubbio, aveano, non sappiamo sotto qual pretesto, non solo occupati i beni <strong>del</strong><br />

Priorato <strong>di</strong> Valfabbrica, ma spogliatolo ancora con violenza <strong>del</strong>le carte, e de’ mobili, e convenne<br />

che il Pontefice Gregorio X a’ XXIX <strong>di</strong> Giugno <strong>del</strong> detto anno con suo Breve, che conservasi nel<br />

Segreto Archivio Vaticano, deputasse l’Arciprete <strong>del</strong>la Chiesa <strong>di</strong> Firenze ad esaminare questa<br />

controversia. La decisione dovett’essere favorevole a’ Monaci Nonantolani, poiché li veggiamo<br />

continuar nel possesso <strong>del</strong> Priorato medesimo, come ci mostrano gli Atti <strong>del</strong> tempo <strong>del</strong> celebre<br />

Abate Niccolò de’ Baratti, il quale, secondo il suo usato costume <strong>di</strong> cambiar sovente i Priori, a’ <strong>XIV</strong><br />

<strong>di</strong> Settembre <strong>del</strong> MCCCXVII ne rimosse il Monaco Matteo, e gli sostituì nel Priorato un altro suo<br />

Monaco detto Marco, e poscia a’ XVII <strong>di</strong> Febbrajo <strong>del</strong>l’anno seguente, rimosso lui pure, <strong>di</strong>edegli a<br />

successore il Monaco Stefano, a cui nel mese seguente un altro erano succeduto detto Niccolò. E<br />

abbiamo due lettere a questo scritte dall’Abate medesimo, una a XVIII <strong>di</strong> Marzo <strong>del</strong>lo stesso anno<br />

MCCCXVIII in cui gli or<strong>di</strong>na, che desiderando Servo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Berta <strong>del</strong> Colle <strong>del</strong>la Pergola, e<br />

Cristiana <strong>di</strong> lui moglie vestir l’abito Monastico, il primo nel <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Valfabbrica, la seconda<br />

tralle Monache <strong>di</strong> S. Maria de’ Cotunio, o in Gotano nel detto Colle <strong>del</strong>la Pergola, riceva amendue<br />

in suo nome, dappoiché essi avranno fatta promessa <strong>di</strong> castità e <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>enza; l’altra <strong>del</strong> I <strong>di</strong><br />

Febbrajo <strong>del</strong>l’anno seguente, con cui gli permette <strong>di</strong> ricever Monaci <strong>del</strong> suo <strong>Monastero</strong> Senso e<br />

Monaldo, che finallora erano in esso stati col carattere <strong>di</strong> Conversi. Ma anche il Prior Niccolò non<br />

vi fece lunga <strong>di</strong>mora. Quando il suddetto Abate Niccolò de’ Baratti dopo la sua sospensione fu<br />

rimesso al governo <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong> nel MCCCXXII, e mentre continuava ancora a starsene alla<br />

Corte d’Avignone, a cui nel tempo <strong>del</strong>la sua <strong>di</strong>sgrazia erasi trasferito, scrisse a Jacopo Abate <strong>del</strong><br />

<strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> S. Benedetto <strong>del</strong> Monte Subasio nella Diocesi d’Assisi, pregandolo ad ammettere<br />

alcuno, che a ciò sembrassegli idoneo, tra’ Monaci <strong>di</strong> Nonantola e <strong>di</strong> Valfabbrica, e a nominarlo<br />

poscia Priore <strong>di</strong> questo secondo <strong>Monastero</strong>. Eseguì l’Abate <strong>del</strong> Monte Subasio l’or<strong>di</strong>ne ingiuntogli;<br />

ma perché il Priore da lui trascelto non fu da’ Monaci <strong>di</strong> Nonantola creduto idoneo, i Vicarj<br />

Generali <strong>del</strong>l’Ab. Niccolò a’ XXVII <strong>di</strong> Novembre <strong>del</strong>l’anno stesso MCCCXXII cassarono e<br />

annullarono quella elezione.<br />

La Storia <strong>del</strong> Priorato <strong>di</strong> Valfabbrica comincia poscia a rendersi sì intralciata ed oscura, ch’io non<br />

ho lumi bastevoli a rischiararla. L’Ab. Bernardo a’ II <strong>di</strong> Febbrajo <strong>del</strong> MCCCXX<strong>XIV</strong> radunato il suo<br />

Capitolo <strong>di</strong> Nonantola espose, che il <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Valfabbrica era decaduto dalla regolare<br />

osservanza, e ne erano state <strong>di</strong>lapidate le ren<strong>di</strong>te. Perciò nominati furono alcuni Sindaci, i quali<br />

dovessero proccurar <strong>di</strong> ottenere dal Card. Giovanni Orsini <strong>del</strong> tit. <strong>di</strong> S. Teodoro Legato Apostolico,<br />

che fosse ivi stabilito un Collegio sotto il governo <strong>di</strong> un Priore secondo le forze <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong><br />

medesimo, a patto però che il Priore si eleggesse dal <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Valfabbrica, ma si dovesse<br />

estrarre da quel <strong>di</strong> Nonantola, e dall’Abate <strong>di</strong> questo ricever la sua conferma, e che l’Abate <strong>di</strong><br />

Nonantola rinunciasse a ogni suo <strong>di</strong>ritto su quel <strong>Monastero</strong>, trattone un canone <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci fiorini<br />

d’oro da pagarsi ogni anno a quel <strong>di</strong> Nonantola, e da impiegarsi poscia in quelle can<strong>del</strong>e grosse <strong>di</strong><br />

cera, che ardevano notte e giorno innanzi all’altare <strong>di</strong> S. Silvestro, e aggiuntavi innoltre la


con<strong>di</strong>zione, che il Prior <strong>di</strong> Valfabbrica dovesse contribuire alle spese <strong>del</strong>l’Abate, quando ei fosse<br />

chiamato a qualche General Concilio, e portarsi ogni tre anni a Nonantola a visitare il sepolcro <strong>di</strong> S.<br />

Silvestro. Che cosa era mai questo Collegio, che doveasi ivi eriggere in vece <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong>? E se le<br />

entrate <strong>di</strong> Valfabbrica erano state <strong>di</strong>lapidate per modo, che non vi si potessero mantener Monaci,<br />

come potevasi sostenere il Collegio, e pagare innoltre l’annuo Canone <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci fiorini d’oro? Io<br />

credo, che a far questo decreto fosser costretti i Monaci dal suddetto Card. Giovanni. Di fatto,<br />

quando egli finì <strong>di</strong> vivere nel MCCCXXXIX essendosi radunato il Capitolo Generale de’ Priori<br />

soggetti al <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Nonantola nel Maggio <strong>del</strong>l’anno stesso, essi annullarono il decreto fatto<br />

per la fondazione <strong>di</strong> quel Collegio, qualunque cosa sotto questo nome si intendesse: revocaverunt &<br />

irritaverunt quoddam Collegium ex or<strong>di</strong>natione, que <strong>di</strong>citur facta de Monasterio S. Marie Vallis<br />

Fabbrice assisin. <strong>di</strong>oc. & in preju<strong>di</strong>cium Nonant. Monasterii tempore D. Abbatis Bernar<strong>di</strong>.<br />

Ma altre cose ivi accadder frattanto, <strong>del</strong>le quali non abbiamo che oscuri cenni. Un nobile e<br />

potentissimo Perugino detto Giovanni da Piscina sostenuto, come sembra probabile, da altri<br />

Perugini avea occupato il Priorato <strong>di</strong> Valfabbrica, e non permetteva al Priore <strong>di</strong> farvi la sua<br />

residenza. Il Comune <strong>di</strong> Assisi perciò scrisse all’Ab. Guglielmo una lettera, che originale conservasi<br />

nel Segreto Archivio Vaticano, e che produrremo a suo luogo (Doc. DXVIII) esponendogli<br />

l’infelice stato, in cui quel Priorato trovavasi, e pregandolo, poiché esso Comune non avea forza a<br />

tanto, a fare in modo, che il Priore, il quale era loro Concitta<strong>di</strong>no, potesse tranquillamente entrare al<br />

possesso <strong>del</strong>la sua Chiesa. La lettera non ha altra data che de’ XXII <strong>di</strong> Settembre e <strong>del</strong>l’In<strong>di</strong>zione V.<br />

Il che basta a mostrarci, ch’essa dee riferirsi all’anno MCCCXXXVII poiché la quinta In<strong>di</strong>zione a’<br />

tempi <strong>del</strong>l’Ab. Guglielmo cadde in quell’anno soltanto. Il Priore <strong>di</strong> Valfabbrica nella copia <strong>di</strong> questa<br />

lettera a me trasmessa <strong>di</strong>cesi Jokinus Naccharelli, ma forse dee leggersi Johanninus, perché<br />

Giovanni Priore <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Valfabbrica intervenne a due Capitoli Generali, uno <strong>del</strong>l’anno stesso,<br />

l’altro accennato poc’anzi <strong>di</strong> due anni dopo. Pare, che o in questo fatto, o in altra somigliante<br />

molestia a quel Priorato recata, avesse parte anche il Vescovo <strong>di</strong> Assisi; perciocché nell’Archivio<br />

stesso conservasi una lettera al medesimo Abate Guglielmo scritta a’ VI <strong>di</strong> Ottobre, ma senza data<br />

né <strong>di</strong> anno, né <strong>di</strong> In<strong>di</strong>zione, dal Vicario <strong>di</strong> quel Vescovo, in cui protesta <strong>di</strong> non avere avuta parte <strong>di</strong><br />

sorta alcuna nel fatto <strong>del</strong> detto Vescovo intorno il Castello e il <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Valfabbrica. Di questo<br />

fatto <strong>del</strong> Vescovo <strong>di</strong> Assisi non abbiamo più <strong>di</strong>stinta contezza. Ma <strong>del</strong>le turbolenze contro quel<br />

Priorato eccitate da’ Perugini ci restano altri documenti nell’Archivio <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a. Uno degli VIII <strong>di</strong><br />

Maggio <strong>del</strong> MCCCXXXIX ci mostra che erano allor già do<strong>di</strong>ci anni, dacché quel Giovanni da<br />

Piscina (a cui qui si aggiugne l’altro cognome de Cocorano, ed era probabilmente <strong>del</strong>la famiglia<br />

medesima <strong>di</strong> quel Giacobuzio, che nel secolo precedente avea per somigliante maniera molestato<br />

quel Priorato) travagliava per modo il Priore Giovanni Maccarelli, che non poteva andare al<br />

possesso <strong>del</strong> suo <strong>Monastero</strong>; che questi perciò in quel giorno lo rinunciò nelle mani <strong>del</strong>l’Ab.<br />

Guglielmo, il quale invece nominollo Rettore <strong>del</strong>la Chiesa <strong>di</strong> S. Gregorio de Coltra<strong>di</strong>tiis nella stessa<br />

Diocesi <strong>di</strong> Assisi; e il giorno seguente conferì il Priorato <strong>di</strong> Valfabbrica al suo Monaco Simone da<br />

Firenze.<br />

Alle turbolenze esterne si aggiunser le interne. Perciocché alcuni de’ Monaci <strong>di</strong> Valfabbrica affidati<br />

forse o alla protezione <strong>del</strong> Card. Giovanni suddetto, o a quella <strong>del</strong> Comun <strong>di</strong> Perugia, che, come<br />

vedremo tra poco, avea preso il possesso <strong>di</strong> quel Priorato, eransi ribellati all’Abate <strong>di</strong> Nonantola, e<br />

pretendevano <strong>di</strong> esserne in<strong>di</strong>pendenti, e ne tenevan lontano il Priore. Ciò si raccoglie da un altro<br />

Atto de’ XIII <strong>di</strong> Ottobre <strong>del</strong>lo stesso anno MCCCXXXIX, che conservasi nel Segreto Archivio<br />

Vaticano, con cui l’Ab. Guglielmo elegge alcuni Proccuratori per trattar la lite, che que’ Monaci<br />

se<strong>di</strong>ziosi aveano perciò eccitata, e specialmente per annullare una <strong>di</strong>sposizione fatta riguardo a quel<br />

<strong>Monastero</strong> dal fu Card. Giovanni, che era probabilmente l’erezione <strong>di</strong> quel Collegio, <strong>di</strong> cui poc’anzi<br />

si è ragionato. Non sappiamo, qual fosse l’esito <strong>di</strong> questa lite, ma sembra probabile, che in<br />

qualunque modo ella si decidesse, que’ Monaci sostenuti dal Comun <strong>di</strong> Perugia stesser fermi nella<br />

lor se<strong>di</strong>zione, e che a ciò debba attribuirsi la resistenza, che per più anni vide farsi il nuovo Prior<br />

Simone da Firenze ad entrare al possesso <strong>del</strong> suo Priorato. Presentossi egli alle Porte <strong>di</strong> quella<br />

Chiesa agli VIII <strong>di</strong> Giugno <strong>del</strong> MCCCXLIII accompagnato da molti suoi Parrochiani, e pregò


istantemente Vanguntium Baldoli de Perusio, qui est Custos pro Commune Perusii, & superstans,<br />

ut <strong>di</strong>citur, aliorum Custodum, & qui retinet <strong>di</strong>ctam Ecclesiam pro <strong>di</strong>cto Commune Perusii per vim<br />

& violentiam contra jus & justitiam occupatam; pregollo, <strong>di</strong>ssi, a voler loro permettere <strong>di</strong> entrarvi<br />

per celebrare i Divini Ufficj. Vangunzio rispose, che il Comun <strong>di</strong> Perugia aveagli or<strong>di</strong>nato <strong>di</strong> non<br />

dare l’accesso alla Chiesa né a lui, né ad alcun altro. Rinnovò il Priore le istanze, e fece le consuete<br />

proteste; ma rinnovò anche Vangunzio la sua risposta, a cui fu forza acchetarsi (Doc. DXXII).<br />

L’anno seguente MCCCXLIV il Prior Simone (il quale però non era riconosciuto per tale dalla<br />

Curia Romana, come farà palese il documento (Doc. DXXIII) che ne pubblicheremo) unito ad<br />

alcuni potenti a mano armata cacciò da quel <strong>Monastero</strong> i due Monaci, che vi abitavano, e che<br />

finallora ne l’avevan tenuto lontano. Ebbero essi ricorso al Pontefice Clemente VI, e questi<br />

commise l’esame <strong>di</strong> tal controversia a Bartolo Abbate <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Pietrafitta nella Diocesi <strong>di</strong><br />

Perugia. Ei nominò suo sud<strong>del</strong>egato Benedetto Vescovo Cernicense, il quale con sua lettera de’<br />

XVI <strong>di</strong> Marzo <strong>del</strong> detto anno or<strong>di</strong>nò all’Ab. Guglielmo, il quale allora trovavasi in Perugia, che<br />

nulla ar<strong>di</strong>sse <strong>di</strong> tentare contro que’ due Monaci, ma che a lui lasciasse la decision <strong>del</strong>la causa.<br />

Di questa sì lunga e sì ostinata contesa non abbiamo altra memoria. Ma forse essa fu allor troncata<br />

dal Papa col dare quel Priorato in Commenda. Veggiam <strong>di</strong> fatto, che l’anno MCCCLVIII avealo il<br />

Card. Rainaldo degli Orsini <strong>del</strong> titolo <strong>di</strong> S. Adriano, e convien <strong>di</strong>re, che dopo tante vicende fosse<br />

ancora assai ricco; perciocché a’ XXIII <strong>di</strong> Gennajo <strong>del</strong> detto anno l’Ab. Lodovico nominò suoi<br />

Proccuratori Bernardo dal Boschetto Dottor <strong>di</strong> Legge, e alcuni altri per trattar col medesimo<br />

Car<strong>di</strong>nale, e promettergli un’annua pensione, finché ei vivesse, <strong>di</strong> cento fiorini d’oro, purché<br />

lasciasse quel Priorato alla libera <strong>di</strong>sposizione <strong>del</strong>l’Abate e <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Nonantola. E pare, che<br />

per qualche tempo tornasse la Ba<strong>di</strong>a ad acquistarne il possesso; poiché nella colletta imposta<br />

dall’Ab. Tommaso l’anno MCCCLXIX esso fu tassato <strong>di</strong> CXV fiorini d’oro. Ma questa è l’ultima<br />

menzione, che ne’ Monumenti <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a io ritrovo <strong>di</strong> questo Priorato, il qual perciò dovette essere<br />

poi conferito dai Papi senza saputa e senza <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> sorta alcuna dagli Abati Nonantolani.<br />

Finalmente il Pontefice Paolo III con sua Bolla de’ XIX <strong>di</strong> Decembre <strong>del</strong> MDXLVI unì in perpetuo<br />

quel Priorato alla Mensa Capitolare <strong>di</strong> Assisi; ed è degno d’osservazione, che in detta Bolla non si<br />

fa alcuna menzione <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Nonantola, come se quella Chiesa non le fosse mai stata soggetta,<br />

il che ci mostra, che già da sì gran tempo ne aveano perduto i Monaci ogni <strong>di</strong>ritto, che se n’era<br />

smarrita ancor la memoria.<br />

Alcune altre <strong>Chiese</strong> <strong>del</strong>la stessa Diocesi <strong>di</strong> Assisi erano da quella <strong>di</strong> Valfabbrica <strong>di</strong>pendenti. E<br />

quella tra esse, che poc’anzi abbiam nominata, <strong>di</strong> S. Gregorio (e non <strong>di</strong> S. Cristoforo come leggesi<br />

ne’ Monitorj) de Coltra<strong>di</strong>tiis, o de Contra<strong>di</strong>ciis, o de Colle ra<strong>di</strong>cis, come in qualche carta si <strong>di</strong>ce, la<br />

quale nel secolo <strong>XIV</strong> avea un Monaco <strong>di</strong> Nonantola a suo Priore. E abbiamo la nomina <strong>di</strong> alcuni<br />

Priori <strong>di</strong> essa fatta dagli Abati <strong>di</strong> Nonantola a’ IV <strong>di</strong> Giugno <strong>del</strong> MCCCXVIII a’ XXI d’Agosto <strong>del</strong><br />

MCCCXXII, agli VIII <strong>di</strong> Maggio <strong>del</strong> MCCCXXXIX e a’ XXV <strong>di</strong> Luglio <strong>del</strong> MCCCLXXXVII<br />

dopo la qual Epoca non ne troviam più memoria; e verisimilmente essa ebbe la sorte medesima che<br />

quella <strong>di</strong> Valfabbrica, da cui <strong>di</strong>pendeva. Ne’ Monitorj <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a veggo nominarsi più altre <strong>Chiese</strong>,<br />

come già <strong>di</strong>pendenti da essa, e sono S. Donati de S. Donato, S. Stephani de Campolongo, S. Angeli<br />

de Rocchitiola, S. Juliani de Paganzano, S. Senesii Castri Po<strong>di</strong>i prioris, S. Ruffini de Sisiolano, S.<br />

Paterniani de Roccha, S. Luciæ Po<strong>di</strong>i Moricii, S. Andraæ Casalenis, S. Georgii, S. Paterniani de<br />

Macriano, S. Mariæ. Ma <strong>del</strong>la maggior parte <strong>di</strong> queste <strong>Chiese</strong> appena io so trovare verun in<strong>di</strong>cio.<br />

Quella <strong>di</strong> S. Donato è probabilmente la Corte <strong>del</strong>lo stesso nome, che è nominata nel <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong><br />

Federigo I. Di quella <strong>di</strong> S. Angelo <strong>di</strong> Rochizola conservasi nell’Archivio <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a un picciolo<br />

inventario de’ beni mobili ed immobili <strong>di</strong> essa fatto a’ XXVI <strong>di</strong> Ottobre <strong>del</strong> MCCXC per or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>del</strong>l’eletto Abate Guido da Jacopo e da Contado Cherici e Rettori <strong>di</strong> quella Chiesa dall’Abate<br />

medesimo nominati. Di essa pure e <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> S. Patroniano a Paterniano de Roccha, o, come ivi si<br />

scrive, de Runca, si fa menzione in un Atto de’ VI <strong>di</strong> Luglio <strong>del</strong> MCCCXLIV con cui l’Ab.<br />

Guglielmo informato, che queste due <strong>Chiese</strong>, e quella <strong>di</strong> S. Maria de Scalellis <strong>di</strong> Perugia <strong>di</strong>pendenti<br />

dal <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Valfabbrica, erano ridotte a tal povertà e rovina, che più non potevan sussistere,<br />

comanda, che esse siano unite alla Chiesa più ad esse vicina e più ricca <strong>di</strong> S. Gregorio de


Coltra<strong>di</strong>ciis. Cinque anni prima, cioè l’anno MCCCXXXIX nel Capitolo Generale tenuto in Firenze<br />

era stato or<strong>di</strong>nato, che le due suddette <strong>Chiese</strong> <strong>di</strong> S. Paterniano e <strong>di</strong> S. Maria de Scalelis si unissero<br />

insieme. Ma ciò non dovette forse bastare a migliorarne lo stato. Gli altri son nomi a me<br />

sconosciuti, e non so su qual fondamento si sia creduto, che quelle fosser <strong>Chiese</strong> <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a. E a <strong>di</strong>r<br />

vero, come abbiamo altre volte avvertito, poco esatti sono que’ Monitorj, e ommetton luoghi, che<br />

dalla Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong>pendevano, e più altri ne nominano, che non aveano relazione alcuna con essa, e<br />

spesso ancora confondono le Diocesi. Così veggiamo accadere nella Diocesi <strong>di</strong> Perugia, nella quale<br />

ne’ Monitorj comprendonsi le <strong>Chiese</strong> <strong>di</strong> S. Biagio e <strong>di</strong> S. Abon<strong>di</strong>o dalla Serra, che appartenevano a<br />

quella <strong>di</strong> Gubbio. <strong>Delle</strong> due altre <strong>Chiese</strong>, che ivi si nominano, cioè S. Mariæ de Ormicino, & S.<br />

Mariæ Magdalenæ de Rivo sicco, io non ho alcuna notizia, e niuna se ne avea anche un secolo e<br />

mezzo ad<strong>di</strong>etro; perciocché nell’Archivio <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a conservasi una lettera scritta da Fano a’ VII <strong>di</strong><br />

Marzo <strong>del</strong> MDCXXIII da un Francesco Visconti a Francesco Capelli Agente <strong>del</strong> Card. Ludovisi,<br />

che trasmesso aveagli il Monitorio, perché il facesse affiggere a’ luoghi consueti. Ei gli risponde,<br />

che, benché de’ Beneficj in esso in<strong>di</strong>cati non si abbia notizia né nella Città, né nella Diocesi <strong>di</strong><br />

Perugia, eseguirà non<strong>di</strong>meno l’or<strong>di</strong>ne avuto. E’ certo però, che una Chiesa almeno avea il<br />

<strong>Monastero</strong> in Perugia, la qual fu visitata l’anno MCCCXXXIX a’ XXX <strong>di</strong> Luglio dall’Ab.<br />

Guglielmo, il qual la trovò abbandonata: Presente Fr. Ventura, così negli Atti <strong>di</strong> Simone Panizza da<br />

Bulgaro, Preceptore domus S. Bene<strong>di</strong>cti de Cupa de Perusio &c. D. Guilielmus Abbas... visitavit<br />

Ecclesiam... (il nome vi manca) que est posita apud Ecclesiam S. Francisci de Perusio, & neminem<br />

ibi invenit. Ma forse essa è quella medesima <strong>di</strong> S. Maria de Scalellis nominata poc’anzi.<br />

Più sicure e più copiose notizie abbiamo <strong>di</strong> molte <strong>Chiese</strong>, che la Ba<strong>di</strong>a possedeva nella Diocesi <strong>di</strong><br />

Nocera nell’Umbria. L’insigne Terra <strong>di</strong> Sassoferrato ne era come il centro, e la Chiesa <strong>di</strong> S. Angelo<br />

era la principale, da cui <strong>di</strong>pendevano le altre. Anzi <strong>di</strong> Sassoferrato avea il <strong>Monastero</strong> anche il<br />

temporale dominio, benché ne avesse poscia investiti alcuni Conti <strong>del</strong> luogo stesso e de’ vicini<br />

Castelli. Anche <strong>di</strong> questo ragguardevol <strong>di</strong>ritto <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a è incerta l’origine, e non ne abbiamo<br />

in<strong>di</strong>cio più antico <strong>del</strong>la Bolla <strong>di</strong> Celestino III <strong>del</strong> MCXCI, in cui si nomina Castrum Sassiferrati<br />

cum Ecclesiis & omnibus pertinetiis suis; e nel <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> Ottone IV <strong>del</strong> MCCX. Et Castrum Saxi<br />

Ferrati, adjjicientes, ut nulli hominum liceat homines habitantes, vel in futurum volentes habitare in<br />

suprascripto Castro Saxiferrati exinde removere, vel aliquo modo prohibere, aut inquietare ullo<br />

modo. Ma più pregevole è il monumento, che ne abbiamo sotto i V <strong>di</strong> Marzo <strong>del</strong>l’anno MCC. In<br />

esso si nominano i Signori <strong>di</strong> Sassoferrato, che erano stati dal <strong>Monastero</strong> investiti de’ Castelli <strong>di</strong><br />

quel contorno. Essi sono DD. Bernar<strong>di</strong>nus & Tornamontis, & Ugo, nec non & Albertus, atque<br />

Gualterius Comites, & Rigus, & Paganellus, & Peregrinus, & Gentilis cum tota Comunantia<br />

castrorum Saxiferrati, qui omnes una voce rogaverunt me tabellionem scribere quicquid D. Ugo<br />

<strong>di</strong>cti Saxiferrati Comes, una cum Renaldo de patre & Bertrando gerar<strong>di</strong> communiter statuerunt.<br />

Seguono alcuni Statuti, che nulla a questo luogo appartengono; poi si soggiugne: Hac tamen<br />

adjectione ut omnes possessiones ad (sic) nostris Dominis nostra castra recognoscant & teneant, &<br />

annuatim in festo sancti Silvestri nomine pensionis I solidum Lucensem <strong>di</strong>ctis Dominis communibus<br />

tantum solvant; & tam<strong>di</strong>e jus supra<strong>di</strong>ctorum Castellanorum duret, quan<strong>di</strong>u Dominorum nostrorum<br />

jus duraverit: munitione vero Dominorum expleta, quandocumque placuerit eis, innovationem ab<br />

Ecclesia Nonantule recipere Commune universum <strong>di</strong>ctorum Castrorum teneatur, quicquid dare<br />

<strong>di</strong>cti Domini Ecclesie conveneerit pro possessionibus universis, que in eorum instrumentis legitur,<br />

prestare, positis in Castris Sassiferrati & eorum curiis. Le espressioni qui usate, con cui i Monaci<br />

<strong>di</strong> Nonantola son nominati nostri Signori dagli abitanti <strong>di</strong> Sassoferrato, e il patto aggiunto, che il<br />

<strong>di</strong>ritto de’ Castellani abbia a durare finché durerà l’investitura de’ Monaci, non ci lasciano dubitare<br />

<strong>del</strong> dominio <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong> su que’ Castelli, e sulla maggior parte de’ beni nel lor <strong>di</strong>stretto<br />

compresi. Mantennero costante i Monaci questa loro giuris<strong>di</strong>zione fino a’ tempi <strong>del</strong>l’Abate Niccolò<br />

de’ Baratti, il quale, come <strong>di</strong> lui parlando abbiam già veduto, l’anno MCCCXIII sotto pretesto, che<br />

il <strong>di</strong>retto dominio <strong>di</strong> cotai terre quasi <strong>di</strong> niuna utilità era al suo <strong>Monastero</strong>, e che il denaro, che dal<br />

Comune <strong>di</strong> Sassoferrato si esibiva per acquistarlo, potevasi con maggior vantaggio impiegare nella<br />

compera <strong>di</strong> altri beni, alienò il dominio medesimo, e riscossone probabilmente il denaro, non si curò


<strong>di</strong> farne l’uso, che avea progettato. Rimaser però ivi alcuni beni proprj <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong>, e abbiamo<br />

nello stesso anno MCCCXIII sotto i XXIX <strong>di</strong> Giugno uno stromento rogato dal Notajo Bertolino<br />

Speziari nel <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> S. Croce <strong>di</strong> Sassoferrato alla presenza <strong>di</strong> Giovanni Abate <strong>del</strong> medesimo<br />

<strong>Monastero</strong>, con cui il Vicario Generale <strong>del</strong>l’Ab. Niccolò rinnova a Tommaso <strong>del</strong> fu Merlo d’Assisi<br />

l’investitura <strong>di</strong> un pezzo <strong>di</strong> terra nella Contea <strong>di</strong> Nocera nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Sassoferrato in un luogo<br />

detto Corinaldo.<br />

Ed eran <strong>di</strong> fatto necessarj cotali beni pel mantenimento <strong>del</strong>le <strong>Chiese</strong>, che in quella Terra, e in que’<br />

contorni possedeva il <strong>Monastero</strong>. Tutte le veggiam nominate in uno stromento de’ IV <strong>di</strong> Febbrajo<br />

<strong>del</strong> MCCCXLII, in cui Beltramino Vescovo <strong>di</strong> Bologna riceve un appello <strong>di</strong> Simon Panizza da<br />

Bulgaro in nome <strong>di</strong> Simone Monaco e Sindaco <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Nonantola dalla sentenza <strong>di</strong><br />

scomunica, che Alessandro Vescovo <strong>di</strong> Nocera avea promulgata (non sappiamo per qual motivo,<br />

ma probabilmente per contesa <strong>di</strong> giuris<strong>di</strong>zione) contro Andrea Rettor <strong>del</strong>la Chiesa <strong>di</strong> S. Angelo <strong>di</strong><br />

Sassoferrato, Bernardo Rettor <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> S. Damiano, Francesco <strong>di</strong> Bulcolo Rettor <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> S.<br />

Venanzio de Venatura, Gabriele Rettor <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> S. Maria de Colle Guidutii, o, come altrove si<br />

legge, Gau<strong>di</strong>cii, Girolamo Rettore <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> S. Pietro <strong>di</strong> Giglione colla metà <strong>del</strong>le <strong>Chiese</strong> <strong>di</strong> S.<br />

Maria de’ Corvi, <strong>di</strong> S. Lorenzo, e <strong>di</strong> S. Silvestro.<br />

La primaria, e come matrice <strong>del</strong>le altre era quella <strong>di</strong> S. Angelo <strong>di</strong> Sassoferrato, <strong>del</strong>la quale dopo la<br />

general menzione fattane nella Bolla <strong>di</strong> Celestino III altra più non ne trovo fino al MCCCXV. Era in<br />

quest’anno insorta una lite a cagione de’ Parrochiani <strong>di</strong> detta Chiesa tra ‘l Vescovo <strong>di</strong> Nocera, e<br />

Giovanni Rettor <strong>del</strong>la Chiesa <strong>di</strong> S. Pietro <strong>del</strong> Castello <strong>di</strong> Sassoferrato (la qual Chiesa per metà<br />

<strong>di</strong>pendeva dal Vescovo) per una parte, e il detto Andrea, e il Sin<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Giovanni Abate <strong>del</strong><br />

<strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> S. Croce de tripu<strong>di</strong>o nella stessa terra (a cui l’altra metà <strong>del</strong>la Chiesa medesima<br />

apparteneva), per l’altra; ed essendone stato eletto arbitro e compromissario lo stesso Abate<br />

Giovanni, l’Abate <strong>di</strong> Nonantola Niccolò de’ Baratti a’ X<strong>XIV</strong> <strong>di</strong> Maggio <strong>del</strong> detto anno approvò<br />

questa scelta. Qual fosse l’oggetto <strong>di</strong> questa lite, in cui tanti aveano parte, ci è ignoto, e non sappiam<br />

pure qual esito essa avesse. Forse quel Priore Andrea qui nominato è quel medesimo, contro cui<br />

l’anno MCCCXLII, come abbiam poc’anzi veduto, il Vescovo <strong>di</strong> Nocera fulminò la scomunica.<br />

Le altre <strong>Chiese</strong> nominate poc’anzi aveano per l’ad<strong>di</strong>etro avuto i propj loro Priori, o Rettori, come<br />

dallo stromento sopraccitato <strong>del</strong> MCCCXLII è palese, e prima ancor <strong>di</strong> quest’Epoca nella Bolla <strong>di</strong><br />

Celestino III è espressamente in<strong>di</strong>cata quella <strong>di</strong> S. Venanzio de Venatura, che ivi <strong>di</strong>cesi Castrum<br />

Venatoris, e all’anno MCCCXCVII ne troviam Rettore un Monaco detto Francesco, a cui due anni<br />

appresso l’Ab. Guglielmo sostituì un altro Monaco detto Matteo. Inoltre abbiamo sotto gli VIII <strong>di</strong><br />

Febbrajo <strong>del</strong> MCCCXVIII un decreto <strong>del</strong>l’Ab. Niccolò de’ Baratti, con cui avendo riguardo al<br />

miglioramento fatto de’ beni <strong>del</strong>la Chiesa <strong>di</strong> S. Damiano <strong>di</strong> Sassoferrato dal Rettor <strong>di</strong> essa Bernardo<br />

da Sassoferrato, detto prima Angelo, lo nomina Rettore e Amministratore perpetuo <strong>di</strong> quella Chiesa;<br />

e sotto i XVIII <strong>di</strong> Luglio <strong>del</strong> MCCCXXII la collazione fatta dal Vicario <strong>del</strong> medesimo Abate<br />

Niccolò <strong>del</strong>la Chiesa <strong>di</strong> S. Pietro <strong>di</strong> Giglione, e <strong>del</strong>la metà <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> S. Maria de filiis corvorum al<br />

suddetto Francesco <strong>di</strong> Bulcolo Converso <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Valfabbrica; e sotto i X<strong>XIV</strong> <strong>di</strong> Maggio<br />

<strong>del</strong>l’anno MCCCXXXIII la licenza data dall’Ab. Bernardo al suddetto Girolamo Rettore <strong>del</strong>la<br />

Chiesa medesima <strong>di</strong> S. Pietro e <strong>del</strong>la metà <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> affittare per cinque anni i beni<br />

<strong>del</strong>le dette <strong>Chiese</strong>. Ma poscia, come la metà <strong>del</strong>la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria de’ Corvi, o de filiis<br />

Corvorum, era stata già unita a quella <strong>di</strong> S. Pietro <strong>di</strong> Agilione, o Giglione, così queste ed altre furon<br />

poscia unite a quella <strong>di</strong> S. Angelo <strong>di</strong> Sassoferrato 3 . Ciò accadde la prima volta nel MCCCLXVIII<br />

nel qual anno agli XI <strong>di</strong> Luglio Giovanni Abate <strong>di</strong> S. Lucia <strong>di</strong> Roffeno, e Vicario Generale <strong>del</strong>la<br />

Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Nonantola, rimovendo dal Priorato <strong>di</strong> S. Angelo Giovanni da Sassoferrato suo Monaco, gli<br />

sostituì un altro suo Monaco detto Francesco da Verona, e gli commise insieme l’amministrazione<br />

<strong>del</strong>le <strong>Chiese</strong> <strong>di</strong> S. Lorenzo <strong>di</strong> Sassoferrato, e <strong>di</strong> S. Pietro <strong>di</strong> Giglione, le quali per la mancanza de’<br />

Monaci, e per la tenuità <strong>del</strong>le ren<strong>di</strong>te non aveano Priori; ma poco appresso, cioè a’ XXVI <strong>del</strong>lo<br />

stesso mese, nominò Priore <strong>di</strong> S. Pietro, e insieme <strong>di</strong> S. Venanzio de Venatura, quel medesimo<br />

Giovanni da Sassoferrato, cui tolto avea il Priorato <strong>di</strong> S. Angelo; ed essendo poi stato richiamato al<br />

<strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Nonantola il suddetto Andrea da Verona, allo stesso Giovanni a’ XXIX <strong>di</strong> Settembre


<strong>del</strong>l’anno stesso conferì i Priorati <strong>di</strong> S. Venanzio de Venatura, <strong>di</strong> S. Damiano presso Sassoferrato, e<br />

<strong>di</strong> S. Lorenzo. Quella <strong>di</strong> S. Pietro <strong>di</strong> Agilione ebbe poscia <strong>di</strong> nuovo il suo proprio Priore; e a’ XXII<br />

<strong>di</strong> Luglio <strong>del</strong> MCCCLXXVII a Paolo dalla Pergola, che rinunciò quel Priorato in mano <strong>del</strong>l’Abate<br />

Tommaso de’ Marzapesci, fu sostituito il Monaco Girolamo. Quin<strong>di</strong> nel MCCCLXXXVI a’ IX <strong>di</strong><br />

Luglio l’Ab. Niccolò d’Assisi volle <strong>di</strong> nuovo unire al Priorato <strong>di</strong> S. Angelo (che in questo stromento<br />

si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> S. Angelo e <strong>di</strong> S. Silvestro) le <strong>Chiese</strong> <strong>di</strong> S. Pietro in Giglione, <strong>di</strong> S. Damiano, e <strong>di</strong> S. Maria<br />

de’ Corvi; ma non avendo il Prior Silvestro da Sassoferrato voluto accettarne l’amministrazione,<br />

agli XI <strong>del</strong> mese stesso la conferì al Monaco Rainal<strong>di</strong>no dalla Pergola.<br />

Io ben conosco, che poco interessante pe’ leggitori debb’esser riuscita questa steril leggenda <strong>di</strong><br />

unioni e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sunioni <strong>di</strong> <strong>Chiese</strong>. Ma non è colpa <strong>del</strong>lo Storico, se non sempre gli si offrono a<br />

raccontare cose importanti, e memorabili avvenimenti. Assai scarse son le memorie, che <strong>del</strong>le<br />

suddette <strong>Chiese</strong> ci son rimaste; benché esse pur siano tralle poche, che tuttora <strong>di</strong>pendono dalla<br />

Ba<strong>di</strong>a. Esse furono poi stabilmente unite alla Chiesa <strong>di</strong> S. Angelo <strong>di</strong> Sassoferrato, come ci mostrano<br />

alcune Bolle <strong>di</strong> Collazione, e una lettera <strong>di</strong> colà scritta nel MDCXXIII che conservasi nell’Archivio<br />

<strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a, e nella quale si <strong>di</strong>ce, che alla Chiesa or mentovata sono annesse quelle <strong>di</strong> S. Lorenzo<br />

dentro la detta Terra, <strong>di</strong> S. Venanzo <strong>di</strong> Venatura con cura d’anime <strong>di</strong>stante da essa quattro miglia, <strong>di</strong><br />

S. Maria de’ Corvi parimenti con cura d’anima <strong>di</strong>stante due miglia, e quelle <strong>di</strong> S. Damiano, e <strong>di</strong> S.<br />

Pietro <strong>di</strong> Giglione vicine alla terra, e che la Chiesa <strong>di</strong> S. Silvestro era rovinata molti anni ad<strong>di</strong>etro,<br />

ma che si pensava da’ Parrochiani a rifabbricarla in luogo più opportuno; il che però non sembra,<br />

che sia stato eseguito. Perciocché al presente, oltre il Priorato <strong>di</strong> S. Angelo <strong>di</strong> Sassoferrato, non ha<br />

altro ivi la Ba<strong>di</strong>a che il beneficio <strong>di</strong> S. Giovanni Evangelista e quello <strong>di</strong> S. Lorenzo.<br />

Fralle <strong>Chiese</strong> <strong>del</strong>la Diocesi <strong>di</strong> Nocera in<strong>di</strong>cate nel documento <strong>del</strong> MCCCXLII quella sola detta S.<br />

Mariæ de Colle Guidutii o Gau<strong>di</strong>tii non vedesi più nominata negli stromenti <strong>di</strong> unione accennati<br />

poc’anzi. E <strong>di</strong> questa abbiam pure qualche altra memoria, e quella fralle altre, che a poche <strong>del</strong>le<br />

<strong>Chiese</strong> Nonantolane è comune, cioè la prima origine <strong>di</strong> essa. Nell’Archivio <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a conservasi<br />

lo stromento, con cui nel mese d’Ottobre <strong>del</strong> MCLVII Malabranca e Arrigo <strong>di</strong> lui nipote, che<br />

professavano la Legge Salica, fecer dono all’Ab. Alberto, e per lui al <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Nonantola <strong>del</strong>la<br />

Chiesa S. Mariæ in Colle Gau<strong>di</strong>cio con tutte le pertinenze <strong>del</strong>la medesima (Doc. CCXCIII). Essa è<br />

perciò espressamente nominata nella Bolla <strong>di</strong> Celestino III. Ma poscia per tutto il secolo XIII non<br />

ne troviam più menzione fino all’anno MCCXCIX nel quale la veggiamo in<strong>di</strong>cata sotto altro nome,<br />

e descritta come ridotta a tal povertà, che appena aveva <strong>di</strong> che mantenere un Sacerdote e un<br />

Cherico, ed era perciò essa non meno che quella <strong>di</strong> S. Marco dalla Pergola aggravata da’ debiti.<br />

Perciò l’eletto Ab. Guido a’ XXI <strong>di</strong> Maggio <strong>del</strong> detto anno <strong>di</strong>ede ad affitto sotto certe con<strong>di</strong>zioni i<br />

beni <strong>di</strong> amendue quelle <strong>Chiese</strong> a Servo<strong>di</strong>o dalla Pergola, con cui i debiti per le medesime erano stati<br />

contratti. In questo stromento essa è detta Ecclesia S. Mariæ de Seralta Nucerini <strong>di</strong>strictus. E che<br />

essa sia la medesima, che quella <strong>del</strong> Colle Gau<strong>di</strong>cio, e che dopo quest’Epoca quella <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong><br />

Serralta formasse un sol Priorato con quella <strong>di</strong> S. Marco <strong>del</strong>la Pergola, benché questa fosse<br />

compresa ne’ confini <strong>del</strong>la Diocesi <strong>di</strong> Gubbio, e quella <strong>di</strong> Serralta, lontana dalla Pergola un miglio<br />

sulla cima <strong>di</strong> un colle, in quelli <strong>del</strong>la Diocesi <strong>di</strong> Nocera, cel mostran gli atti singolarmente<br />

<strong>del</strong>l’Abate Niccolò de’ Baratti, il quale in meno <strong>di</strong> un anno tre volte cambiò il loro Priore;<br />

perciocché a’ XXVI <strong>di</strong> luglio <strong>del</strong> MCCC<strong>XIV</strong> ei rimosse Benvenuto Rectorem Ecclesiarum S. Marie<br />

de Seralta Nucer. Dioc. & S. Marchi de Colle Pergule Eugubin. Dioc. che aveale abbandonate, e gli<br />

sostituì il suo Monaco Simone; poi a’ VI <strong>di</strong> Decembre <strong>del</strong>l’anno stesso ne privò Simone, e gli<br />

sostituì un Monaco Converso detto Domenico, nel quale stromento la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria è detta de<br />

Colgadecio sive de Seralta Nucerin <strong>di</strong>oc., e finalmente a’ XIX <strong>di</strong> Luglio <strong>del</strong>l’anno seguente<br />

rimossone Domenico ne nominò Rettore Stefano. Un altro nome le veggiam dato nella collazione <strong>di</strong><br />

amendue le <strong>Chiese</strong> fatta dall’Ab. Guglielmo a’ XIX <strong>di</strong> Decembre <strong>del</strong> MCCCXXXVII al suo<br />

Monaco Gabriele in cui essa è detta S. Marie de Colle Gaudenti Nucerin. <strong>di</strong>oc. Finalmente in altra<br />

carta de’ <strong>XIV</strong> <strong>di</strong> Maggio <strong>del</strong> MCCCXCVIII con cui l’Ab. Niccolò d’Assisi conferisce al Monaco<br />

Benedetto figlio <strong>di</strong> Niccolò dalla Pergola que’ due Priorati vacanti per la lontananza <strong>del</strong> Rettore<br />

Antonio Biancucci dalle Fratte, essa è detta nuovamente Ecclesia S. Marie de Cogaldecio de


Seralta. A’ tempi <strong>del</strong>l’Ab. Tommaso de’ Marzapesci, e <strong>di</strong> Urbano V, e mentre era Priore <strong>di</strong><br />

amendue le <strong>Chiese</strong> Andrea da Bologna, a cui furono conferite l’anno MCCCLXXII, fu la Chiesa <strong>di</strong><br />

S. Maria <strong>di</strong> Serralta, che minacciava rovina, ristorata: e ne è pruova l’Iscrizione, che tuttor vi si<br />

legge:<br />

1376 HEC ECCLESIA INCEPTA FUIT RESTAURARI PER GAMBIDITIUM ANTONII ET<br />

FUIT PER IPSUM PERFECTA TEMPORE VENERABILIS DOM. THONE ABBATIS<br />

NONANTULE ET DOM. ANDREE DE BONONIA PRIORIS DICTE ECCLESIE S. MARIE ET<br />

S. MARCI DE PERGULA MONASTERII NONANTULANI MEMBRORUM TEMPORE<br />

URBANI PAPE V.<br />

E sotto essa vedesi da una parte lo stemma gentilizio <strong>del</strong>l’Ab. Tommaso, cioè tre gigli, con una<br />

sbarra, e al <strong>di</strong> sotto due pesci, e fra mezzo ad essi una croce, dall’altra quello <strong>del</strong>la Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

Nonantola. Dopo il secolo XVI non si fa più espressa menzione <strong>di</strong> questa Chiesa 4 , considerata come<br />

una sola cosa con quella <strong>del</strong>la Pergola, <strong>di</strong> cui ora dobbiam farci a parlare.<br />

1 Antiqu. Ital. Vol. V p. 1045.<br />

2 App. V p. 16.<br />

3 Aggiunte e correzioni:<br />

Nel <strong>di</strong>stretto <strong>del</strong>la Parrochia <strong>di</strong> S. Angiolo <strong>di</strong> Sassoferrato, detto anche <strong>di</strong> S. Michele Arcangelo, e che comprende quasi<br />

la metà <strong>del</strong> Castello, e stendesi ancor fuor <strong>di</strong> esso, sussiston le <strong>Chiese</strong> <strong>di</strong> S. Lorenzo, <strong>di</strong> S. Pietro in Giglione, de’ SS.<br />

Cosmo e Damiano, e <strong>di</strong> S. Venanzio <strong>di</strong> Venatura, oltre alcune altre, che tutte ora <strong>di</strong>pendono da quella <strong>di</strong> S. Angiolo, e<br />

un <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Silvestrini, e un Convento <strong>di</strong> Cappuccini.<br />

4 Aggiunte e correzioni:<br />

La Chiesa <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Serralta ora è posta entro il <strong>di</strong>stretto <strong>del</strong>la Diocesi <strong>di</strong> Gubbio.

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