Le nuove varietà di melo e il mercato europeo - InfoKeeper
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FR -11 P34-40 SP Pellegrino 15-10-2004 11:51 Pagina 34<br />
SPECIALE MELO<br />
<strong>Le</strong> <strong>nuove</strong> varietà <strong>di</strong> <strong>melo</strong><br />
e <strong>il</strong> <strong>mercato</strong> <strong>europeo</strong><br />
SILVIO PELLEGRINO - LORENZO BERRA - CRISTIANO CARLI<br />
CReSO (Consorzio <strong>di</strong> Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese) - Cuneo.<br />
Segmentazione dell’offerta,<br />
ricerca della qualità e<br />
dei valori <strong>di</strong> benessere<br />
e corretta alimentazione,<br />
promozione della tipicità<br />
del territorio d’origine attraverso<br />
una più efficace comunicazione:<br />
è questa in sintesi la ricetta<br />
per <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ancio della melicoltura<br />
italiana in Europa.<br />
Ci sono tutti i presupposti<br />
per sostenere <strong>il</strong> prodotto italiano<br />
nel <strong>mercato</strong> globale. Il ruolo<br />
della ricerca scientifica nella<br />
ridefinizione <strong>di</strong> programmi<br />
<strong>di</strong> miglioramento geneticovarietale<br />
più mirati<br />
al raggiungimento <strong>di</strong> tali obiettivi<br />
Traduzione e adattamento della relazione “<strong>Le</strong>s nouvelles<br />
variétés et le marché européen” presentata alle<br />
“Quatrièmes journées suisses de l’arboriculture fruitière”,<br />
Martigny (Svizzera), 26 et 27 gennaio 2004.<br />
Il <strong>melo</strong> è la specie frutticola più coltivata<br />
a livello mon<strong>di</strong>ale (57.967.289 t<br />
nel 2003, Faostat, 2004). La produzione<br />
è in crescita in tutto <strong>il</strong> mondo.<br />
Non fa eccezione l’Europa, dove la<br />
produzione è aumentata del 23,8% nel<br />
periodo 1990-2003 (Faostat, l.c.). La<br />
crescita più r<strong>il</strong>evante si sta verificando<br />
in Asia, in particolare in Cina, dove la<br />
produzione è triplicata in appena<br />
vent’anni e continua a crescere a ritmi<br />
vertiginosi (Sansavini et al., 2003).<br />
Il consumo nei maggiori Paesi<br />
occidentali è stab<strong>il</strong>e. Ci si interroga<br />
dunque sulla destinazione dell’incremento<br />
<strong>di</strong> produzione e sulla reazione<br />
dei mercati. Si prospetta una<br />
soluzione “a doppio binario”.<br />
L’eccellenza qualitativa (“top quality”),<br />
ottenib<strong>il</strong>e con tecniche colturali<br />
avanzate nei Paesi occidentali, è rivolta<br />
ai mercati più remunerativi, non<br />
necessariamente in Occidente, ma all’interno<br />
degli stessi Paesi “emergenti”.<br />
In questi ultimi, una minoranza <strong>di</strong><br />
consumatori facoltosi è interessata all’acquisto<br />
<strong>di</strong> “status symbol” (dalla<br />
moda, all’artigianato, agli alimenti,<br />
ecc.), che confermino <strong>di</strong> fronte alla<br />
società l’agiatezza del consumatore<br />
(Stainer et al., 2001).<br />
L’espansione della melicoltura avviene<br />
soprattutto nella fascia <strong>di</strong> “qualità<br />
corrente” (“commo<strong>di</strong>ty”), già nell’Europa<br />
dei 25: Polonia, Repubblica<br />
Ceca, Ungheria, ecc. Lo stesso fenomeno<br />
si verifica in Cina, dove si mira a ottenere<br />
produzioni elevate a scapito<br />
della qualità, da destinare all’amplissimo<br />
<strong>mercato</strong> interno e già in parte ai<br />
Paesi del Sud-Est asiatico.<br />
Se è relativamente fac<strong>il</strong>e, sulla base<br />
della <strong>di</strong>namica degli impianti, ottenere<br />
proiezioni affidab<strong>il</strong>i delle produzioni ripartite<br />
per gran<strong>di</strong> aree a livello mon<strong>di</strong>ale,<br />
ci si deve limitare a congetture per<br />
quanto riguarda l’evoluzione del rapporto<br />
melicoltura <strong>di</strong> alta gamma/melicoltura<br />
<strong>di</strong> qualità corrente (Iglesias,<br />
2002). Non è affatto scontato che la<br />
Rubens ® Civni*, varietà <strong>di</strong> recente<br />
introduzione proposta nella forma del club<br />
<strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong>ffusione in esclusiva.<br />
tendenza attuale resti invariata. È interessante<br />
osservare l’evoluzione in atto<br />
in aree a vocazione melicola recente,<br />
quali ad esempio l’America Latina. A<br />
parte <strong>il</strong> C<strong>il</strong>e, la cui qualità delle produzioni<br />
è assolutamente competitiva rispetto<br />
alle esigenze del <strong>mercato</strong> Nord-<br />
Americano ed Europeo, anche <strong>il</strong> Bras<strong>il</strong>e<br />
ed altri Paesi, ritenuti inizialmente competitori<br />
<strong>di</strong> basso prof<strong>il</strong>o, stanno rapidamente<br />
raggiungendo standard qualitativi<br />
<strong>di</strong> tutto r<strong>il</strong>ievo.<br />
In altre parole, la globalizzazione<br />
in corso non si sv<strong>il</strong>uppa secondo schemi<br />
preve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i: i Paesi con bassi costi<br />
si orientano verso la produzione <strong>di</strong><br />
“commo<strong>di</strong>ty”; i Paesi con alti costi <strong>di</strong><br />
produzione si specializzano verso una<br />
melicoltura <strong>di</strong> elevata qualità. La globalizzazione<br />
si <strong>di</strong>mostra fenomeno <strong>di</strong>namico,<br />
che nella melicoltura come<br />
in altri settori economici, tende ad<br />
esportare in aree vergini modelli produttivi<br />
efficienti, finalizzati all’ottenimento<br />
<strong>di</strong> prodotti per l’esportazione.<br />
La collocazione della melicoltura<br />
europea nel <strong>mercato</strong> globale<br />
Di fronte alla probab<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> evoluzione<br />
del <strong>mercato</strong> sopra delineata, la<br />
melicoltura europea ha stretti margini<br />
<strong>di</strong> manovra. È da escludere ovviamente<br />
la produzione <strong>di</strong> “commo<strong>di</strong>ty”,<br />
per l’insostenib<strong>il</strong>ità economica<br />
dell’operazione. Occorre, anzi, pensare<br />
a ut<strong>il</strong>izzazioni alternative per la<br />
quota <strong>di</strong> non-qualità intrinsecamente<br />
connessa anche ad impianti concepiti<br />
per produzioni <strong>di</strong> alta gamma (frutti<br />
danneggiati da eventi meteorici,<br />
sv<strong>il</strong>uppatisi su rami inidonei o nella<br />
parte ombreggiata della chioma, con<br />
contenuto qualitativo me<strong>di</strong>ocre,<br />
ecc.), già oggi separab<strong>il</strong>i attraverso<br />
<strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> analisi non <strong>di</strong>struttiva<br />
applicati in linea.<br />
<br />
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Brookfield ® Baigent * ,<br />
clone fra i più interessanti del gruppo Gala.<br />
Super Chief ® San<strong>di</strong>dge*,<br />
nuovo clone <strong>di</strong> Red Delicious ad elevata<br />
ed attraente colorazione.<br />
Occorre poi ripensare la definizione<br />
della qualità, in funzione <strong>di</strong> precise<br />
strategie <strong>di</strong> marketing. Esaminiamo alcuni<br />
punti <strong>di</strong> forza su cui possa puntare<br />
la melicoltura in Europa.<br />
<strong>Le</strong>game frutto-territorio<br />
È stata una delle strategie vincenti<br />
della viti-vinicoltura. È curioso in proposito<br />
osservare come i nomi dei vini<br />
francesi noti a livello internazionale<br />
non siano in prima istanza nomi <strong>di</strong> vitigni<br />
o <strong>di</strong> case produttrici, ma <strong>di</strong> regioni:<br />
Bordeaux, Bourgogne, Champagne. Il<br />
proce<strong>di</strong>mento consiste nel promuovere<br />
<strong>il</strong> binomio “territorio-prodotto”.<br />
L’efficacia della comunicazione è<br />
connessa al rigoroso rispetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinari,<br />
al fine <strong>di</strong> ottenere prodotti omogenei<br />
e riconoscib<strong>il</strong>i. Il territorio deve <strong>di</strong>sporre<br />
<strong>di</strong> pregi naturalistici, <strong>di</strong> esperienza<br />
e tra<strong>di</strong>zione, nei quali la coltura possa<br />
inserirsi armoniosamente. Ci si riferisce<br />
a veri e propri “<strong>di</strong>stretti del <strong>melo</strong>”,<br />
in cui ogni caratteristica del territorio riman<strong>di</strong><br />
alla coltura-simbolo e tutte le<br />
scelte riguardanti la coltura – dalla adozione<br />
delle cultivar, alla <strong>di</strong>stribuzione<br />
sul territorio, all’agrotecnica, alle stesse<br />
modalità <strong>di</strong> commercializzazione – siano<br />
assunte in funzione della valorizzazione<br />
del territorio.<br />
La strategia della comunicazione<br />
del prodotto-territorio non può prescindere<br />
dalla vocazionalità ambientale.<br />
La coltivazione del <strong>melo</strong> ad altitu<strong>di</strong>ni<br />
elevate consente <strong>di</strong> migliorare le caratteristiche<br />
fisico-meccaniche del prodotto:<br />
consistenza, croccantezza e succosità<br />
della polpa; l’estetica del frutto:<br />
colorazione, sfaccettatura, forma allungata,<br />
ecc. e le proprietà <strong>di</strong>etetico-nutrizionali<br />
(Pellegrino et al., 2003). Il rapporto<br />
melicoltura-ambiente montano<br />
presenta aspetti simbiotici, in cui entrambi<br />
i soggetti traggono vantaggi reciproci.<br />
Abbiamo evidenziato la favorevole<br />
interazione altitu<strong>di</strong>ne-melicoltura;<br />
esaminiamo anche <strong>il</strong> contributo della<br />
melicoltura alla valorizzazione del<br />
territorio.<br />
L’architettura dei frutteti che, in particolare<br />
sui declivi, assume configurazioni<br />
geometriche <strong>di</strong> frattali; i giochi <strong>di</strong><br />
luce ed ombra delle chiome; l’annuncio<br />
delle stagioni con la modulazione<br />
delle fasi fenologiche (la sorprendente<br />
fioritura bianco-rosata) sono elementi<br />
paesaggistici <strong>di</strong> forte richiamo turistico.<br />
Va tenuto anche presente l’arricchimento<br />
in bio<strong>di</strong>versità, rappresentata<br />
non solo e non tanto dalla <strong>di</strong>versificazione<br />
varietale, ma dalla complessità<br />
dell’ecosistema arboreto, nel quale, in<br />
seguito alla applicazione dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
gestione eco-sostenib<strong>il</strong>i, ha trovato rifugio<br />
una complessa catena <strong>di</strong> specie<br />
vegetali e animali. La stessa <strong>di</strong>fesa contro<br />
avversità, quali le arvicole che hanno<br />
trovato rifugio nel suolo non lavorato,<br />
può approdare a soluzioni non solo<br />
eco-sostenib<strong>il</strong>i, ma eco-arricchenti,<br />
nella fattispecie attraverso l’introduzione<br />
o l’incremento della popolazione <strong>di</strong><br />
rapaci notturni.<br />
Cameo ® Caudle* viene proposta solo per<br />
determinati ambienti ove ne risultino esaltati i<br />
requisiti pomologici e qualitativi.<br />
Qualità gustativa<br />
Il consumo <strong>di</strong> mele fresche è in regresso<br />
in tutti i Paesi occidentali. Nella<br />
ristorazione la mela è stata sostituita –<br />
per ragioni <strong>di</strong> como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> consumo –<br />
da dessert a base <strong>di</strong> latte e/o derivati<br />
della frutta. Il consumo <strong>di</strong>retto è confinato<br />
alla ristorazione tipica o <strong>di</strong> alta<br />
gamma e all’uso domestico, ridotto al<br />
pasto serale. È invece in aumento <strong>il</strong><br />
consumo quale snack, in concorrenza<br />
o a complemento con i prodotti da forno,<br />
in ragione della leggerezza (l’ossessione<br />
per <strong>il</strong> peso-forma!).<br />
È interessante, in proposito, <strong>il</strong> fenomeno<br />
<strong>di</strong> catene <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione che offrono<br />
mele in apposite confezioni singole<br />
in <strong>di</strong>stributori <strong>di</strong> fac<strong>il</strong>e accesso, dalle<br />
scuole ai luoghi <strong>di</strong> lavoro, dalle palestre<br />
alle case <strong>di</strong> cura. Considerate queste<br />
<strong>nuove</strong> tendenze dei consumi, è evidente<br />
che l’aspetto del frutto-piacere è destinato<br />
ad ulteriore crescita. Dal punto <strong>di</strong> vista<br />
varietale, occorre dunque orientarsi<br />
verso cultivar che incontrino <strong>il</strong> gusto dei<br />
consumatori, assecondando – dove possib<strong>il</strong>e<br />
dettando – mode e tendenze <strong>di</strong><br />
fruizione. Si tratta <strong>di</strong> segmentare l’offerta<br />
in funzione dei descrittori della qualità<br />
gustativa: le polarità dolce/acidulo, croccantezza/fondenza<br />
della polpa; mentre<br />
sono irrinunciab<strong>il</strong>i i requisiti della succosità,<br />
dell’aroma e del profumo. La programmazione<br />
dei nuovi assetti varietali<br />
non può più prescindere dai test <strong>di</strong> degustazione<br />
e <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento, per valutare<br />
la risposta alle innovazioni <strong>di</strong> prodotto.<br />
Segmentazione<br />
Per quanto riguarda la segmentazione<br />
dell’offerta, occorre tener conto delle preferenze<br />
dei mercati <strong>di</strong> destinazione. A<br />
questo proposito, sono interessanti i comportamenti,<br />
talora contrastanti, dei mercati<br />
del Nord-Europa, rispetto al Sud-Europa,<br />
al Sud America, ai Paesi Arabi e all’Estremo<br />
Oriente. Nel primo caso che, sotto<br />
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<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o storico-sociologico, è con<strong>di</strong>zionato<br />
da un approccio culturale <strong>di</strong> tipo luterano,<br />
calvinista o giansenista (substrato<br />
culturale comune alla maggior parte delle<br />
regioni del Nord-Italia), i consumatori<br />
pre<strong>di</strong>ligono frutti aciduli e aromatici, con<br />
polpa soda e croccante, mentre l’estetica<br />
passa in secondo piano; anzi, spesso è<br />
considerato fattore <strong>di</strong> pregio l’aspetto rustico,<br />
presunto in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> genuinità. I Paesi<br />
latini, <strong>di</strong> matrice culturale cattolica, e arabi<br />
priv<strong>il</strong>egiano <strong>il</strong> piacere estetico (si preferiscono<br />
mele rosse, con forme simmetriche<br />
ed allungate), <strong>il</strong> sapore dolce o equ<strong>il</strong>ibrato<br />
e polpa fondente, al massimo croccante-succosa<br />
(Pellegrino et al., 2001).<br />
Per l’Estremo Oriente <strong>il</strong> requisito fondamentale<br />
è l’armonia del gusto, che mette<br />
al bando i sapori “forti”, a vantaggio dei<br />
toni delicati: sì quin<strong>di</strong> alla dolcezza, no<br />
all’aci<strong>di</strong>tà e all’aroma pronunciato. Proprio<br />
i giapponesi hanno imposto all’attenzione<br />
dei costitutori <strong>il</strong> carattere “croccantezza”,<br />
prima con la cv Mutsu e in seguito<br />
con Fuji, che ha acquisito r<strong>il</strong>evanza<br />
mon<strong>di</strong>ale.<br />
Crimson Crisp * , una delle <strong>nuove</strong> varietà resistenti a ticchiolatura <strong>di</strong><br />
maggiore interesse.<br />
Eve ® Mariri Red * , nuova proposta varietale per <strong>il</strong> gruppo Braeburn.<br />
Frutto benessere<br />
Il concetto del frutto-piacere ha a<br />
che fare anche con le proprietà salutistiche<br />
della mela. Non tanto nel consumo<br />
tra<strong>di</strong>zionale, quanto nella crescita del<br />
consumo quale snack. La concorrenzialità<br />
con i prodotti dolciari si gioca sulla<br />
leggerezza della mela e sulle sue qualità<br />
<strong>di</strong>etetico-nutrizionali. La mela vanta,<br />
sotto questo prof<strong>il</strong>o, una composizione<br />
invi<strong>di</strong>ab<strong>il</strong>e, non ancora indagata in modo<br />
esaustivo, ma soprattutto non sufficientemente<br />
comunicata tramite i me<strong>di</strong>a<br />
che influenzano <strong>il</strong> consumo (le rubriche<br />
dei “magazine” femmin<strong>il</strong>i).<br />
I punti forti della mela sono rappresentati<br />
dall’elevata ed equ<strong>il</strong>ibrata composizione<br />
vitaminica e <strong>di</strong> sali minerali, in pratica<br />
le sostanze impiegate nella formulazione<br />
<strong>di</strong> integratori alimentari artificiali <strong>di</strong><br />
largo consumo. Il messaggio che dovrebbe<br />
pervenire al consumatore è che “la<br />
mela è l’integratore alimentare naturale<br />
per eccellenza”. La composizione in polifenoli<br />
dovrebbe inoltre costituire l’oggetto<br />
<strong>di</strong> campagne <strong>di</strong> informazione rivolte agli<br />
operatori della salute, in modo che la comunicazione<br />
sugli effetti nutriceutici (benefici<br />
al sistema car<strong>di</strong>o-vascolare ed effetti<br />
<strong>di</strong> contrasto alla formazione <strong>di</strong> neoplasie)<br />
giunga al consumatore rafforzata dall’autorevolezza<br />
dell’interme<strong>di</strong>ario.<br />
I club <strong>di</strong> esclusiva varietale<br />
Un aspetto innovativo, e per taluni<br />
versi in alternativa, della valorizzazione<br />
dei punti <strong>di</strong> forza della qualità è rappresentato<br />
dalla commercializzazione in<br />
esclusiva <strong>di</strong> <strong>nuove</strong> cultivar, sotto forma<br />
<strong>di</strong> club (Seguin,<br />
2000). Il controllo<br />
<strong>di</strong> tutta la f<strong>il</strong>iera,<br />
dalla costituzione<br />
<strong>di</strong> una innovazione<br />
varietale alla <strong>di</strong>stribuzione<br />
al dettaglio,<br />
consente, infatti,<br />
<strong>di</strong> esercitare<br />
un controllo sul delicato<br />
meccanismo<br />
domanda/offerta. Si<br />
ravvisa un’opportunità<br />
per le Organizzazioni<br />
<strong>di</strong> prodotto,<br />
che possono assumere<br />
un ruolo propositivo.<br />
Essendo in<br />
grado <strong>di</strong> concentrare<br />
masse critiche <strong>di</strong> offerta, possono <strong>di</strong>ventare<br />
soggetti attivi dell’innovazione,<br />
commissionando a costitutori cultivar<br />
con particolari caratteristiche, coltivandole<br />
e commercializzandole in esclusiva<br />
o con accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> parternariato, in modo<br />
da giocare un ruolo attivo nei nuovi<br />
scenari <strong>di</strong> <strong>mercato</strong>.<br />
La formula prevede opzioni organizzative<br />
<strong>di</strong>verse, adattab<strong>il</strong>i sia al<br />
prodotto che si intende promuovere<br />
quanto alla compagine associativa.<br />
Si va dalla impren<strong>di</strong>torialità <strong>di</strong> un’organizzazione<br />
produttiva-commerciale<br />
come Pomm’Anjou, che commercializza<br />
in esclusiva la cultivar Honey<br />
Crunch ® -Honey Crisp * , per la<br />
quale ha stipulato un accordo <strong>di</strong>retto<br />
con <strong>il</strong> costitutore. All’estremo opposto<br />
<strong>il</strong> caso <strong>di</strong> Pink Lady ® -Cripps Pink * ,<br />
dove <strong>il</strong> promotore dell’iniziativa è<br />
stato l’e<strong>di</strong>tore-vivaista. Soluzioni interme<strong>di</strong>e<br />
sono adottate da nuovi club<br />
in formazione: Cameo ® -Caudle * e<br />
Rubens ® -Civni * (Testoni et al., 2003).<br />
La strategia dei club si pone in alternativa<br />
alla valorizzazione del binomio<br />
territorio-prodotto, puntando<br />
tutto sulle caratteristiche intrinseche<br />
<strong>di</strong> una singola cultivar, sulla tracciab<strong>il</strong>ità<br />
e sulla logistica assicurata dal<br />
gruppo <strong>di</strong> produzione-commercializzazione.<br />
In tal caso è conveniente<br />
adottare una strategia <strong>di</strong> internazionalizzazione<br />
nella <strong>di</strong>stribuzione geografica<br />
della produzione, nell’intento<br />
<strong>di</strong> avvicinare la produzione ai<br />
mercati e <strong>di</strong> attenuare l’incostanza <strong>di</strong><br />
produzione dovuta alle con<strong>di</strong>zioni<br />
climatiche delle singole regioni. <br />
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La Flambloyante ® - Mairac<br />
Ambrosia*<br />
Ariwa*<br />
Un’intera nuova generazione <strong>di</strong> cultivar <strong>di</strong><br />
<strong>melo</strong> è in corso <strong>di</strong> valutazione in Europa; la<br />
qualità del frutto è <strong>il</strong> denominatore comune <strong>di</strong><br />
tutti questi cloni.<br />
Miglioramento genetico<br />
e vecchie varietà<br />
I programmi <strong>di</strong> miglioramento genetico<br />
hanno assunto quale obiettivo<br />
prioritario la costituzione <strong>di</strong> cultivar<br />
resistenti o tolleranti alle fitopatie del<br />
<strong>melo</strong> (Crosby et al., 1992; Sansavini et<br />
al., 2004). Al <strong>di</strong> là del <strong>di</strong>battito sulla<br />
durevolezza delle resistenze, che ha<br />
<strong>di</strong> fatto limitato la <strong>di</strong>ffusione su larga<br />
scala delle cultivar TR, tali sforzi presentano<br />
una duplice valenza sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o qualitativo (Kellerhals et al.,<br />
1997). Il primo si collega alla ecocompatib<strong>il</strong>ità<br />
della coltura del <strong>melo</strong> e<br />
quin<strong>di</strong> alla reciproca valorizzazione<br />
territorio-prodotto. Il secondo riguarda<br />
gli effetti sulle garanzie della sicurezza<br />
alimentare ed in definitiva del<br />
rafforzamento del messaggio fruttobenessere.<br />
Non si ritiene <strong>di</strong> porre l’accento<br />
sugli aspetti <strong>di</strong> sicurezza alimentare<br />
come fattori <strong>di</strong> qualità, in<br />
quanto questi dovrebbero essere recepiti<br />
come pre-requisiti per una qualsiasi<br />
forma <strong>di</strong> produzione-commercializzazione<br />
<strong>di</strong> qualità. Altrimenti detto,<br />
la sicurezza alimentare deve restare<br />
un fatto interno alla produzione, in<strong>di</strong>pendente<br />
dall’adozione <strong>di</strong> tecniche<br />
colturali “integrate”, biologiche o al<br />
ricorso a cultivar dotate <strong>di</strong> resistenze a<br />
Sonya ® Nevson*<br />
September Wonder ® Fiero*<br />
patogeni. In definitiva, non un valore<br />
aggiunto, bensì un pre-requisito (Al<strong>di</strong>ni<br />
et al., 2001).<br />
Una considerazione a parte merita<br />
l’ipotesi, in alcuni casi già adottata, <strong>di</strong><br />
recupero del germoplasma, nel segno<br />
<strong>di</strong> un fenomeno <strong>di</strong> tendenza: la riscoperta<br />
dei sapori antichi, tra<strong>di</strong>zionali e<br />
– perché no? – anche culturali. Si tralascia<br />
<strong>il</strong> merito scientifico <strong>di</strong> salvaguardare<br />
dall’erosione genetica, mettendo<br />
al riparo in appositi “repository”,<br />
materiali che potrebbero tornare<br />
ut<strong>il</strong>i in futuro. L’impressione che si<br />
ricava dalla conoscenza <strong>di</strong>retta del<br />
germoplasma italiano è che in larga<br />
misura non corrisponda agli attuali<br />
criteri <strong>di</strong> frutto-piacere, ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e tal<br />
quale per gran<strong>di</strong> canali <strong>di</strong> commercializzazione.<br />
Tuttavia, non è da trascurare l’apporto<br />
<strong>di</strong> tipicità che la coltura per<br />
consumi “<strong>di</strong> nicchia” <strong>di</strong> varietà locali<br />
può offrire alla caratterizzazione <strong>di</strong> un<br />
territorio vocato alla melicoltura. Lungi<br />
dall’interferire con la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />
cultivar per i gran<strong>di</strong> canali <strong>di</strong>stributivi,<br />
possono rappresentare la nota <strong>di</strong> colore<br />
che <strong>il</strong> territorio offre nelle situazioni<br />
<strong>di</strong> “vente à la ferme”, per la preparazione<br />
<strong>di</strong> piatti tipici della ristorazione<br />
o per dare contenuto all’e-commerce<br />
sui siti informatici del territorio.<br />
Un particolare impiego consiste<br />
nel far rivivere interessanti caratteri <strong>di</strong><br />
sapore e rusticità, reperib<strong>il</strong>i nel germoplasma,<br />
tentando <strong>di</strong> integrarli in<br />
<strong>nuove</strong> cultivar, che presentino caratteristiche<br />
d’insieme rispondenti alle esigenze<br />
<strong>di</strong> ampi mercati, mentre <strong>il</strong> carattere<br />
“recuperato” ne costituisca l’aspetto<br />
innovativo. Molte delle cultivar<br />
<strong>di</strong> <strong>melo</strong> che hanno recentemente conquistato<br />
la ribalta internazionale sono<br />
frutto <strong>di</strong> tale intuizione: Pink Lady ® -<br />
Cripps Pink * deriva dal semplice incrocio<br />
<strong>di</strong> Golden Delicious con Lady<br />
W<strong>il</strong>liams, senz’altro pregio se non<br />
quello della serbevolezza in tempi in<br />
cui non esisteva la refrigerazione. Proce<strong>di</strong>menti<br />
analoghi sono stati ut<strong>il</strong>izzati<br />
per Fuji (Rall’s Janet x Red Delicious)<br />
e la più recente Pinova * derivata<br />
da un incrocio in seconda generazione<br />
tra Golden Delicious e l’antica<br />
Oldenburg.<br />
<br />
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Conclusioni<br />
L’analisi dell’evoluzione dei mercati<br />
internazionali suggerisce tracce <strong>di</strong><br />
percorsi da seguire per mantenere una<br />
presenza della melicoltura in Europa,<br />
nonostante i tempi <strong>di</strong> progressiva globalizzazione.<br />
Si tratta <strong>di</strong> assicurarle <strong>di</strong>mensioni<br />
e funzioni economiche sostenib<strong>il</strong>i,<br />
consentendole <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un<br />
elemento <strong>di</strong> valorizzazione paesaggistica,<br />
culturale e turistica <strong>di</strong> ampi territori.<br />
Se sapremo coglierne le opportunità,<br />
la globalizzazione non condurrà<br />
ineluttab<strong>il</strong>mente a fenomeni <strong>di</strong> omogeneizzazione,<br />
ma potrà trasformarsi in<br />
uno stimolo a valorizzare le peculiarità<br />
del “locale” per affrontare le sfide internazionali<br />
(Sansavini et al., 2003).<br />
In tale contesto, l’innovazione varietale<br />
assume un ruolo propulsivo nell’ideare<br />
e mettere a punto tipologie <strong>di</strong><br />
frutti “<strong>di</strong> tendenza”. Occorre da un lato<br />
ridefinire gli obiettivi del miglioramento<br />
genetico, dall’altro accelerare i tempi<br />
della sperimentazione per rendere<br />
tempestivamente accessib<strong>il</strong>i le <strong>nuove</strong><br />
varietà (Iglesias et al., 2002).<br />
Non mancano i segnali del cambiamento.<br />
È stata riformulata la presentazione<br />
dei risultati del Progetto italiano<br />
“Liste <strong>di</strong> orientamento varietale dei<br />
fruttiferi”, basato sulle osservazioni<br />
svolte presso centri sperimentali <strong>di</strong>slocati<br />
nelle principali aree melicole nazionali<br />
(Fideghelli et al., 2004; Donati<br />
et al., 2004). A livello <strong>europeo</strong>, <strong>il</strong> gruppo<br />
“Apple and pear variety testing” del<br />
Progetto Eufrin agevola lo scambio <strong>di</strong><br />
informazioni tra le stazioni sperimentali,<br />
mettendo a <strong>di</strong>sposizione protocolli<br />
<strong>di</strong> ricerca e favorendo i rapporti con i<br />
costitutori <strong>di</strong> <strong>nuove</strong> varietà. I presupposti,<br />
quin<strong>di</strong>, ci sono tutti.<br />
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FRUTTICOLTURA - n. 11 - 2004