Prospettive di rinnovamento per la coltivazione dell ... - InfoKeeper

Tecnica
SPECIALE ALBICOCCO
Prospettive di rinnovamento
per la coltivazione dell’albicocco in Italia
SILVIO PELLEGRINO ( 1 ) - UGO PALARA ( 2 )
( 1 ) CReSO – Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese, Cuneo
( 2 ) CISA Mario Neri soc. coop. Imola (Bo)
Segnali di rinnovamento
e di successo commerciale
non mancano
nell’albicocchicoltura
italiana, nonostante la crescita di
vecchi e nuovi competitori
interessati ai mercati europei.
Servono nuove varietà, qualità
certificate e distintive,
ma, soprattutto, azioni
di integrazione commerciale
più incisive in Italia
e nei confronti dei possibili
partner del bacino
del Mediterraneo.
17400
17200
17000
16800
ha
16600
16400
16200
16000
15800
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Fig. 1 – Evoluzione delle superfici (ha) investite ad albicocco in Italia nell’ultimo decennio
(ISTAT 2006
Il contesto internazionale
Adattamento della relazione presentata alla giornata
di studio su “Actualización de las Tecnologías
de Producción del Albaricoque”. Scuola Agraria
di Cogullada, Saragozza (Spagna), 25-27 gennaio 2006.
L’albicocco è tra i pochi fruttiferi in costante
crescita a livello nazionale. Le superfici
nell’ultimo decennio sono passate
da 16.366 ha agli attuali 17.318 (Fig. 1;
Istat, 2006). L’Italia, con una produzione
media nel triennio 2003-2005, di
188.598 t (Faostat, 2006) è il quarto produttore
mondiale, ma il primo per la produzione
di albicocche da consumo fresco.
Le prime posizioni sono infatti occupate
da Paesi asiatici (Turchia, Iran, Pakistan)
dove l’albicocco è coltivato in climi
continentali ancora prevalentemente per
produrre frutti da essiccare, ma, in prospettiva,
per un’utilizzazione industriale
più ampia (puree, nettari, confetture,
ecc.). I ritmi di investimento in impianti di
trasformazione in questi Paesi devono far
riflettere sulle prospettive della filiera
agroindustriale italiana. L’albicocchicoltura
continentale rappresenta un giacimento
che non attende altro che di essere
sfruttato dall’industria di trasformazione.
Per contro, la presenza in Italia di una filiera
agroindustriale è di interesse rilevante
anche per l’albicocchicoltura da consumo
fresco, per sottrarre al mercato la percentuale
di “non qualità” (grandinato,
fuori calibro, sovrammaturo, ultimi stacchi,
ecc.) inevitabilmente connessa alla
produzione. Per proseguire in tale funzione
l’industria dovrà probabilmente adeguare
le proprie strutture e modificare i
propri obiettivi, guardando al segmento
del trasformato di alta gamma, con garanzie
di sicurezza alimentare (disciplinari di
frutticoltura integrata, biologica, residuo
zero) non disponibili presso i nuovi competitori.
Il mercato europeo dell’albicocca per
il consumo fresco resta quindi circoscritto
ai Paesi del bacino del Mediterraneo: Italia,
Spagna, Francia e Grecia per la sponda
Nord; Marocco, Tunisia, Egitto e Turchia
sulla sponda africana e asiatica. I
competitori Nord-africani rappresentano
ormai una realtà con cui fare i conti. Il
segmento precoce del mercato – maggio
in particolare – è appannaggio delle produzioni
Nord-africane, normalmente introdotte
sul mercato europeo tramite accordi
di partnership con società commerciali
europee. L’inserimento concordato
dei competitori d’oltremare, per anticipare
il calendario di presenza sul mercato
della specie, può tuttavia rappresentare
un’opportunità per i produttori della
sponda Nord del Mediterraneo.
Il calendario di immissione
sul mercato
La distribuzione chiede, anche per
l’albicocca, uno dei frutti fino a ieri considerato
più stagionale, di prolungare il calendario
di immissione sul mercato. Si
tratta di passare dai 30 – 40 giorni degli
scorsi decenni ai due mesi attuali, fino a
coprire in prospettiva il quadrimestre
maggio – agosto.
L’attuale offerta nazionale è calendarizzata
secondo l’istogramma riportato
nella figura 2. L’andamento della disponibilità
assume la forma di una curva gaussiana,
con picco nella seconda quindicina
di giugno. Il risultato della concentrazione
16
FRUTTICOLTURA - n. 6 - 2006

80
70
60
50
40
30
20
10
0
Produzione italiana Consumi Importazione Esportazione
15 maggio 31 1 giugno 30 1 luglio 31 1 agosto 15
Fig. 2 -Distribuzione dei flussi di importazione ed esportazione sul calendario di
commercializzazione CReSO su dati Istat, Irvam e Ice.
Spring Blush Æ -22
Lilly Cot p -20
Pinkcot Æ Copty p -16
Perle Cot p -10
Robada p -8
di varietà di piena stagione nelle due principali
aree di coltivazione: Campania, Puglia,
Basilicata al Sud; Emilia-Romagna al
Nord. Le varietà di riferimento degli impianti
realizzati nell’ultimo decennio sono
di ceppo Vesuviano (San Castrese, Vitillo,
Portici), sia al Nord che al Sud. Intorno
a questo nucleo, le aree meridionali
hanno privilegiato varietà di epoca medio-tardiva
(Fracasso, Pellecchiella, Boccuccia
liscia e Boccuccia Spinosa) non
sulla base di una programmazione dell’offerta,
ma per l’affidabilità produttiva (Pennone
et al., 2005). Di contro, L’Emilia-Romagna
ha privilegiato varietà medio-precoci,
quali Antonio Errani e Bella d’Imola,
con il risultato di accentuare il picco di
concentrazione della raccolta. Solo negli
anni recenti si è perseguito il dispiegamento
temporale dell’offerta, anche se
prevalentemente in direzione della precocità
(in particolare Ninfa*, Carmen*, Antonio
Errani e Aurora*, quest’ultima limitatamente
al Nord).
La produzione di luglio si esaurisce in
realtà con la prima quindicina del mese,
almeno in Emilia-Romagna (mentre si allunga
fino all’ultima decade in Piemonte),
la disponibilità della seconda quindicina
di luglio è largamente imputabile alla
conservazione frigorifera.
I flussi di importazione/esportazione
Flavor Cot Æ Bayoto p -4
La calendarizzazione dell’offerta italiana,
ancora a metà strada tra la stagionalità
tradizionale e le opportunità offerte da
una distribuzione ed un consumo parzialmente
destagionalizzati, dà origine a bizzarre
situazioni di importazioni e esportazioni,
rappresentate in figura 2. La produzione
italiana supera ampiamente i consumi
nazionali, eppure nel corso della
stagione produzione e consumo non si
sovrappongono. Nel periodo precoce importiamo
lungo tutto il mese di maggio albicocche
da aree precoci, in particolare
dalla Spagna, ma in quantità crescente dal
Nord-Africa. L’esportazione inizia in corrispondenza
del picco della seconda
metà di giugno e prosegue fino a metà luglio.
Nel periodo tardivo, mentre il Piemonte
esporta modesti quantitativi di frutti
di qualità pregiata in Svizzera e Austria,
dalla metà di luglio alla metà di agosto si
continua ad importare albicocche dalla
Francia. Si tratta della cv Bergeron prodotta
nel Dipartimento della Drôme, sul versante
sinistro della Valle del Rodano.
Evoluzione dei requisiti qualitativi
La percezione della qualità dell’albicocca
e le attese del consumatore non sono
state valutate a sufficienza, soprattutto
in relazione alla disponibilità di nuove tipologie
varietali. Sul mercato nazionale si
trova una destinazione per tutto, dalla eccellenza
qualitativa prevista dai regolamenti
di club o da capitolati di fornitura,
fino ad una qualità corrente che confina
con quella del prodotto destinato alla trasformazione
industriale. Le quotazioni sono
però così differenziate da svuotare di
significato il prezzo medio dell’albicocca:
i prezzi misurati al confezionamento di
cultivar di pregiata qualità, valorizzate da
packaging e informazione promozionale
adeguata, sono fino a tre volte superiori rispetto
a varietà standard esitate su canali
convenzionali. La differenza è tale che, in
particolare nel 2004 e nel 2005, il prezzo
delle varietà di qualità corrente si sia posizionato
sotto la linea dei costi di produzione,
mentre le nuove tipologie varietali
si sono collocate abbondantemente sopra,
lasciando intravvedere la necessità di
dar vita ad un vero rinnovo della coltura.
Si può esprimere una definizione della
qualità che paga? Esaminiamola dal
punto di vista delle componenti della
qualità.
Qualità organolettica.
I punti-chiave per definire la qualità
gustativa dell’albicocca sono il rapporto
dolce/acido, la succosità della polpa e l’aroma.
Finora il consumatore italiano ha
San Castrese 6 Luglio
Kioto p 0
Hargrand + 4
Bergeron + 10
Marietta Æ Milady p + 13
Zebra Æ Priboto p + 15
Fig. 3 – Fenogramma di maturazione in Piemonte di cultivar di albicocco delle caratteristiche
innovate
Lilly Cot*
FRUTTICOLTURA - n. 6 - 2006 17

Pinkot ®
Copty*
Perlecot*
consumato frutti dolci, poco aciduli. Molte
delle cultivar di più recente introduzione
presentano acidità medio-elevata. In
effetti, l’acidità è apprezzata (tollerata?)
dai consumatori Nord-europei, ma l’impressione
è che per offrire un frutto di successo
occorra porre attenzione a quanto
sta accadendo per le nettarine, dove la
diffusione della cv Big Top ® ha reso chiaro
che a tutte le latitudini sono apprezzati i
frutti molto dolci, con moderata acidità.
Le considerazioni che si possono trarre
per quantificare i parametri di eccellenza
qualitativa dell’albicocca sono le seguenti:
mentre la polpa subacida è un carattere
che rende insipido il frutto, la combinazione
ottimale è un tenore zuccherino
elevato (>14 °B in piena stagione, > 12
°B per l’epoca precoce), combinato con
una acidità moderata (compresa tra 10 e
20 meq%).
Succosità, aroma e profumo sono determinabili
non più solo per via strumentale
(Cavicchi, et al., 2005); i panel test sono
ormai entrati di diritto nella valutazione
delle nuove accessioni varietali (Mellano
et al., 2005). Alla descrizione di aroma
e profumo concorrono sia l’intensità che
la complessità della percezione.
Senza spingersi alle prolisse, quanto
improbabili descrizioni delle sensazioni
orali e olfattive che distinguono i “cru” viticoli,
è evidente che una maggior attenzione
alle percezioni sensoriali gioverà alla
promozione dell’immagine dell’albicocca.
Robada*
Qualità estetica
Se la gamma di colori disponibile nell’assortimento
varietale tradizionale era ristretta
intorno all’aranciato chiaro, ora
l’attrattività si può giocare su colorazioni
marcatamente differenziate, nonché su
tonalità luminose. Alla presentazione attraente
contribuisce un colore di fondo
aranciato con sfaccettatura rossa luminosa;
in second’ordine appaiono il calibro e
la forma.
Qualità tecnologica
E’ divenuta sempre più rilevante in ragione
della complessità dei processi postraccolta
volti a far pervenire frutti in condizioni
di maturazione ottimali sulla tavola
di un consumatore spesso lontano dalla
zona di produzione. Per superare indenni
le fasi di stoccaggio, calibratura-selezione,
confezionamento, trasporto, distribuzione,
occorre avere a disposizione cultivar
geneticamente predisposte ad una
lenta evoluzione della maturazione, in
modo da poter posizionare la raccolta ad
uno stadio avanzato senza il timore di un
decadimento delle caratteristiche organolettiche.
Gli stessi processi richiedono una
scarsa sensibilità ai danni dell’epicarpo;
tale esigenza non è scontata con cultivar
che, per accentuare il pregio estetico, presentano
epicarpo sottile e vellutato. Le varietà
tradizionali tomentose erano certo
più adatte a tollerare gli stress da manipolazione
e trasporto.
Nuove varietà e griglia qualitativa:
il caso del Centro-Nord
Il miglioramento genetico persegue gli
obiettivi dell’evoluzione dei requisiti qualitativi.
Le fonti di innovazione per l’albicocco
sono davvero tante, in Europa come altrove
(Bassi et al., 2002). Tra le nuove varietà
introdotte nelle liste varietali (Pennone
et al., 2005) o in corso di sperimentazione
quelle che, per ora, almeno nelle zone
centro-settentrionali, meglio si inseriscono
nella griglia di qualità sono proposte
in figura 3 e tabella 1.
Nel periodo precoce Spring Blush® e
Lilly Cot* coniugano buona qualità gustativa,
aspetto estetico a consistenza della polpa
e tenuta di maturazione: un passo avanti
decisivo rispetto ad Aurora®, abbandonata
per l’eccessiva rapidità dell’evoluzione
della maturazione. Pinkcot® Copty* è
diventata la varietà di riferimento per il periodo
dei 15 gg precedenti San Castrese.
Per quest’epoca medio-precoce occorre
esaminare nuove varietà sotto il profilo del
RSR (compreso tra 13 e 14 °B in Pinkcot®)
e dell’AT (superiore a 20 meq% in Pinkcot®):
particolarmente interessante al riguardo
la recente Perle Cot*, che passa attraverso
tutte le strette maglie della griglia
qualitativa. Introdotta recentemente in sperimentazione,
se ne stanno verificando l’adattabilità
ambientale e le prestazioni agronomiche.
Robada* presenta l’handicap di
un frutto con buccia delicata, sensibile agli
sfregamenti da vento e a scottature da sole,
mentre Orangered® Barth*, con un fabbisogno
in freddo elevato, produce a sufficienza
solo al Nord. Flavor Cot® Bayoto*
presenta un profilo qualitativo di tutto rispetto,
con punti di forza in profumo ed
aroma. Kioto* risponde appieno al canone
estetico, il contenuto zuccherino è buono,
ma al limite inferiore della griglia (13,5 –
14,0 °B), mentre l’acidità supera la soglia.
Strategie di sviluppo della coltura
Nella definizione di una strategia di sviluppo
della coltura, pare possibile intervenire
su due fronti: riposizionare la qualità
dell’offerta sulle attese del consumo e cogliere
l’opportunità di ricalendarizzare l’offerta
e integrarla nei flussi di immissione
sul mercato europei.
In merito al primo punto si è argomentato
a lungo per quanto attiene le prospettive
di innovazione varietale. Si accentua
questo aspetto perché forse mai come ora
si assiste ad un fiorire di innovazioni sostanziali
su aspetti determinanti della qualità
(Berra et al., 2005). Si rimandano ad altri
contributi gli aspetti della tecnica colturale
che concorrono all’itinerario qualità
dalle scelte all’impianto (i portinnesti in
particolare) fino alla raccolta. Per quanto
riguarda l’innovazione varietale occorre ribadire
la necessità di una accurata e tem-
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FRUTTICOLTURA - n. 6 - 2006

TAB.1 – INNOVAZIONE VARIETALE (NUOVE CULTIVAR E TESTIMONI DI CONFRONTO)
ALLA LUCE DELLA GRIGLIA QUALITÀ.
Qualità
Cultivar
RSR
> 12° B precoci
> 14° B tardive
Organolettica Estetica Tecnologica
Acidità
10-20 meq % Succosità Aromi
e
profumi
Colore
aranciato
con
sfaccettatura
luminosa
Lenta
evoluzione
maturazione
Tolleranza
danni
epicarpo
Spring Blush ®
Lilly Cot*
Pinkcot ® Copty*
Perlecot*
Robada*
Flavor Cot ® Bayoto*
Kyoto*
Marietta ® Milady*
Zebra ® Priboto*
Jenny Cot ® Larclyd*
San Castrese
Portici
Bergeron
pestiva sperimentazione territoriale per valutare
sia le caratteristiche qualitative, sia
quelle agronomiche delle nuove cultivar,
attività finora svolta con successo dal Progetto
“Liste di orientamento varietale dei
fruttiferi” del MiPAF, di cui si auspica la
prosecuzione.
L’esame dei flussi di importazione e
esportazione non sorprende più di tanto. Il
mercato allo stato attuale non presenta, né
caratteristiche né prospettive di vera e propria
globalizzazione, ma è comunque ampliato
ai Paesi di entrambe le sponde del
Mediterraneo più alcune aree europee
continentali come l’Ungheria. All’interno
di quest’area i flussi commerciali sono destinati
ad intensificarsi.
Kioto*
soddisfa il requisito
Viene però da chiedersi quali strategie
può convenientemente adottare l’Italia per
continuare a svolgere un ruolo da protagonista
nella produzione e nella commercializzazione
dell’albicocca. Un’opportunità
per il sistema-paese è data dall’ampia latitudine,
che dalla Sicilia al Piemonte consente
una naturale scalarità di raccolta di
20 – 22 gg. Considerato che il mercato europeo
è recettivo da maggio ad agosto (nei
primi due mesi l’albicocca rappresenta –
insieme a ciliegio e fragola – la prima specie
estiva, occorre valutare seriamente
l’opportunità di ridistribuire l’offerta nazionale
sull’intero calendario di immissione
sul mercato. A questo punto, senza ambizioni
autarchiche, si può pensare ad una
integrazione con le altre
aree di produzione,
con accordi di partnership,
che risultano
molto più vantaggiosi
rispetto all'attuale situazione
che subisce
importazioni e concorrenza
sui mercati
europei.
Un semplice dettaglio
elaborato per
grandi aree di produzione
potrebbe sintetizzarsi
affermando
che la strategia per il
Centro-Nord passa attraverso
le seguenti
azioni:
✓selezionare progressivamente
mercati di
Zebra ® Priboto*
alta gamma per prodotti di eccellenza;
✓dilatare il calendario di commercializzazione
sul segmento
precoce (maggio – inizio giugno)
attraverso accordi di partnership
con le aree di produzione mediterranee;
sul segmento tardivo,
incrementando la produzione di cultivar di
qualità a maturazione tardiva (luglio e agosto).
Per gli areali di produzione più meridionali,
gli obiettivi si possono riassumere
in:
✓ riduzione della quota di prodotto destinata
alla trasformazione industriale;
✓ produzione di “frutti di qualità” in maggio
e nelle prime due decadi di giugno;
✓ implementazione di una logistica meglio
articolata (confezionamento/trasporto/servizi
alla distribuzione) per consentire
di immettere albicocche di alta
gamma nei circuiti di commercializzazione
europei.
®
Marchio registrato
* Protezione brevettuale
BIBLIOGRAFIA
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