Fitoplasmi delle drupacee - InfoKeeper
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Università di Torino<br />
<strong>Fitoplasmi</strong> <strong>delle</strong> <strong>drupacee</strong><br />
La malattia, la situazione piemontese, cosa fare<br />
Nota a cura di D. Demaria, G. Vittone (CReSO), R. Tedeschi e A. Alma (Università di Torino)<br />
La malattia<br />
I giallumi europei <strong>delle</strong> <strong>drupacee</strong> (European Stone Fruit Yellows, ESFY) comprendono una serie di<br />
sindromi che colpiscono diverse specie di <strong>drupacee</strong> e che una volta venivano considerate<br />
separatamente e denominate in modi diversi (accartocciamento fogliare clorotico dell’albicocco,<br />
leptonecrosi del susino cino-giapponese, deperimento del susino europeo, accartocciamento fogliare<br />
clorotico del pesco, giallume, giallume europeo e deperimento del pesco, giallume e deperimento<br />
del mandorlo). Dal 1994 però è noto che queste affezioni sono associate allo stesso agente<br />
patogeno, ovvero un fitoplasma che oggi viene chiamato “Candidatus Phytoplasma prunorum”.<br />
I fitoplasmi sono dei microrganismi privi di parete cellulare che vivono nel floema <strong>delle</strong> piante<br />
creando degli scompensi al normale flusso della linfa elaborata e degli squilibri ormonali.<br />
Considerando che nelle <strong>drupacee</strong>, a differenza di quanto avviene nelle pomacee, i tubi cribrosi sono<br />
funzionanti duranti tutto l’anno, il fitoplasma è sempre presente nella parte aerea seppure con una<br />
fluttuazione stagionale: la concentrazione è massima nei mesi estivi ed autunnali e molto bassa in<br />
primavera (Aprile-Maggio). Il patogeno attacca in natura varie specie del genere Prunus ed in<br />
primo luogo le piante di albicocco, di susino cino-giapponese e di pesco mentre le cultivar di susino<br />
europeo sono di solito tolleranti. Inoltre il fitoplasma è stato anche riscontrato in specie di Prunus<br />
spontanee, tra cui il prugnolo (Prunus spinosa) spesso presente ai bordi dei campi, dove però la<br />
malattia risulta latente. Relativamente alle specie coltivate di maggior importanza economica,<br />
l’infezione si evidenzia con manifestazioni differenti nei diversi periodi del ciclo vegetativo nelle<br />
varie specie.<br />
Sintomatologia caratteristica su albicocco e susino cino-giapponese:<br />
Durante il riposo vegetativo:<br />
schiusura anticipata <strong>delle</strong> gemme<br />
di qualche ramo o dell’intera pianta<br />
che producono piccole rosette di<br />
foglie ed eventualmente qualche<br />
mazzetto fiorale. Le piante malate<br />
sono così facilmente riconoscibili<br />
perché presentano le foglie prima o<br />
contemporaneamente ai fiori.<br />
A primavera inoltrata: foglie<br />
clorotiche e di dimensioni ridotte,<br />
con nervature sempre clorotiche o necrosate.<br />
In estate: ripiegamento dei margini fogliari verso l’alto.<br />
Schiusura anticipata gemme<br />
Susino: Foglie clorotiche e nervature<br />
arrossate<br />
Albicocco: Ripiegamento margini fogliari
Sintomatologia caratteristica su pesco, percoche e nettarine:<br />
In estate: vegetazione stentata, ispessimento della lamina fogliare e ripiegamento dei margini<br />
fogliari verso l’alto. Arrossamento fogliare, accompagnato da torsione all’indietro della foglia,<br />
portamento pendulo e forte ingrossamento del rachide e <strong>delle</strong> nervature principali, le nervature<br />
appaiono così in rilievo sulla superficie della lamina.<br />
In tarda estate: possibile formazione di scopazzi portanti foglie piccole clorotiche e saltuaria<br />
emissione di fiori.<br />
In albicocco e susino la malattia può causare la morte della pianta in 2-5 anni. Il decorso della<br />
malattia dipende molto dal portinnesto utilizzato: in generale i soggetti più sensibili appartengono<br />
alla specie P. persica (Franco, Rubirà, Rutgers, Red Leaf, Montclear), così come anche il franco di<br />
albicocco, e gli ibridi G.F. 677, Marianna G.F. 8-1 e il clone Mr.S. 2/5. E’ anche importante<br />
considerare che i polloni del mirabolano e del susino europeo sono molto appetiti per<br />
l’alimentazione e l’ovideposizione dell’insetto vettore. Sarebbe quindi consigliabile scegliere<br />
portinnesti poco polloniferi o praticare un’accurata rimozione dei polloni almeno fino a fine luglio,<br />
quando la psilla abbandona le <strong>drupacee</strong> per recarsi su altri ospiti per l’estivazione e lo svernamento.<br />
La trasmissione e l’insetto vettore<br />
Il fitoplasma agente causale dei giallumi europei <strong>delle</strong> <strong>drupacee</strong> è<br />
trasmesso in natura dalla psilla Cacopsylla pruni. Questo insetto<br />
compie una generazione all’anno e arriva sulle <strong>drupacee</strong>, dapprima<br />
quelle spontanee, come il prugnolo, tra la metà di febbraio e la<br />
metà di marzo, e in aprile-maggio vi depone le uova. All’inizio di<br />
luglio le psille abbandonano le <strong>drupacee</strong> spostandosi su conifere,<br />
preferenzialmente abeti e pino d’Aleppo dove estivano e svernano<br />
come adulti. La trasmissione è di tipo persistente propagativa,<br />
ovvero il fitoplasma si moltiplica all’interno del corpo dell’insetto<br />
e la psilla, una volta che ha acquisito il fitoplasma, rimane infettiva<br />
per tutta la sua vita.<br />
Le popolazioni di C. pruni sono di solito di bassa entità, ma è<br />
possibile riscontrare un numero molto elevato di individui infetti,<br />
C. pruni<br />
fino al 49%. La maggior parte di questi è stata riscontrata su<br />
prugnolo, ospite chiave nel ciclo epidemiologico della malattia, in<br />
quanto buon ospite del fitoplasma e del suo vettore e in grado di assicurare la sopravvivenza del<br />
patogeno anche in assenza di <strong>drupacee</strong> coltivate. La diffusione dell’infezione in campo sarebbe<br />
dovuta in massima parte ai reimmigranti infetti, mentre i reimmigranti sani che si infettano<br />
successivamente e gli adulti di nuova generazione non riescono a diffondere localmente l’infezione,<br />
probabilmente a causa di una carica di fitoplasmi bassa all’interno del corpo, ma saranno<br />
importanti nel propagare l’infezione la stagione successiva.<br />
Il fitoplasma dei giallumi europei <strong>delle</strong> <strong>drupacee</strong> si trasmette anche mediante materiale di<br />
propagazione infetto sia in vegetazione, sia in stato di riposo invernale. Infatti nella parte epigea<br />
<strong>delle</strong> <strong>drupacee</strong>, a differenza di quello che succede nelle pomacee, si trovano tubi cribrosi funzionali<br />
tutto l’anno. Tale fitoplasma non si trasmette per seme, né mediante gli arnesi di potatura.<br />
Nella tabella seguente sono riassunte le modalità di trasmissione dell’ESFY e sono messe a<br />
confronto con le modalità di trasmissione degli scopazzi del melo (AP, Apple Proliferation) e del<br />
pero (PD, Pear Decline)
Modalità di<br />
trasmissione<br />
ESFY<br />
(Giallumi <strong>delle</strong> <strong>drupacee</strong>)<br />
AP<br />
(Scopazzi del melo)<br />
Seme No No No<br />
Forbici di potatura No No No<br />
Innesto radicale<br />
(contatto tra radici nel<br />
suolo)<br />
Materiale di<br />
propagazione infetto<br />
Insetti Vettori<br />
PD<br />
(Moria del pero)<br />
Non dimostrato Sì Non dimostrato<br />
in vegetazione: sì<br />
in riposo vegetativo: sì<br />
Cacopsylla pruni<br />
in vegetazione: sì<br />
in riposo vegetativo: no<br />
C. melanoneura<br />
Cacopsylla picta<br />
Fieberiella florii<br />
in vegetazione: sì<br />
in riposo vegetativo: no<br />
Cacopsylla pyri<br />
Cacopsylla pyricola<br />
Le ricerche del CReSO<br />
Presenza del vettore<br />
In entrambe gli anni di indagine è risultata poco significativa la presenza del vettore C. pruni,<br />
vettore di ESFY, in tutti gli impianti monitorati (albicocco, pesco, susino). Nel 2006 le catture del<br />
vettore C. pruni sono risultate molto basse. Infatti solo l’8 aprile sono state registrate due catture su<br />
pesco ed albicocco ed una cattura su susino. Nel 2007 si conferma la scarsa presenza dell’insetto<br />
con catture altrettanto sporadiche. Non pare quindi imputabile unicamente alla C. pruni la<br />
diffusione dell’avversità. Resta da accertare con ulteriori osservazioni se questa scarsa diffusione<br />
dell’insetto sia da ascrivere ad una temporanea flessione <strong>delle</strong> popolazioni o rifletta una condizione<br />
stabile. In ogni caso benché questo dato faccia ben sperare nell’immediato, è da dire che la<br />
progressiva diffusione della coltivazione del susino, pianta ospite dell’insetto, non potrà che portare<br />
ad un aumento dello stesso.<br />
Presenza del fitoplasma<br />
Viceversa, a fronte di uno scenario tutto sommato tranquillizzante per quanto riguarda il vettore, la<br />
situazione appare critica con l’indagine sulle piante già infettate dal fitoplasma.<br />
L’indagine sulla diffusione del fitoplasma nel 2006 ha evidenziato una elevata diffusione<br />
dell’agente causale dell’ESFY soprattutto negli impianti di susino e con particolare riferimento a<br />
giovani soggetti con età compresa tra 1 e 3 anni. In particolare solo il 10% <strong>delle</strong> aziende visitate è<br />
risultato non avere nessuna pianta infetta a fronte di un 90% con almeno una pianta infetta per<br />
impianto. In generale il 73% dei campioni analizzati è risultato positivo.<br />
Nel 2007 le aziende con almeno un campione positivo sono state poco meno della metà, il 45%. In<br />
generale quindi sia nel 2006 che nel 2007 le piante infette risultano essere la maggior parte e<br />
comunque mai meno della metà <strong>delle</strong> piante monitorate. Inoltre nel 2007, grazie al gran numero di<br />
aziende visitate, è stato possibile dividere i risultati riguardanti il susino, per anno d’impianto e per<br />
sintomatologia al momento del prelievo dei campioni. Si vede come già con piante di recente<br />
impianto (1 anno) si abbiano individui infetti la cui percentuale rimane più o meno costante anche<br />
con frutteti di più vecchio impianto. Escludendo la possibilità di un infezione repentina, molto<br />
improbabile soprattutto viste le percentuali di piante infette e la bassa presenza del vettore C. pruni,<br />
rimane l’ipotesi che il fitoplasma provenga dalla preparazione dei portainnesti e/o <strong>delle</strong> marze in<br />
vivaio. Risulta infatti che le verifiche sulla sanità <strong>delle</strong> piante madri ad opera dei servizi fitosanitari<br />
si limitino a controlli visivi in quanto l’analisi molecolare è particolarmente dispendiosa. È tuttavia<br />
noto che la sintomatologia non corrisponda in modo bi-univoco con la presenza del fitoplasma e<br />
questo potrebbe spiegare l’inefficacia di tali controlli. Questo è evidente anche dall’analisi dei dati<br />
dell’indagine qui presentata dove una percentuale cospicua <strong>delle</strong> piante con pochi sintomi risulta<br />
infetta. Inoltre è noto che tanto più la pianta è giovane tanto meno è probabile che mostri il suo stato<br />
di infezione. Questo spiega probabilmente il fatto che nell’indagine illustrata l’infezione appaia<br />
maggiore in impianti più vecchi di 8 anni.<br />
Per quanto attiene all’albicocco, sebbene i dati a disposizione non consentano un’analisi attenta<br />
come per il susino, la situazione non pare meno preoccupante anche se la coltura soffre ancor
maggiormente dalla presenza della batteriosi (Pseudomonas syringae pv. syringae). L’indagine<br />
condotta ha evidenziato un 50% di piante infette tra quelle presentanti sintomi, <strong>delle</strong> quali l’8% da<br />
piante con gravi sintomi ed il 42% da piante con sintomi non molto evidenti.<br />
Il problema è quindi inequivocabilmente grave soprattutto per la coltura del susino. È da dire che<br />
questa situazione non è una prerogativa del comprensorio frutticolo piemontese ma è del tutto<br />
analoga a quanto accade in altre realtà produttive europee e nazionali. La coltura del susino infatti<br />
resta con ampi margini di redditività proprio grazie alle difficoltà che la sua coltivazione comporta,<br />
in larga parte proprio a causa dell’infezione da fitoplasmi.<br />
In conclusione pare che il problema origini dal materiale vivaistico in quanto sono infette piante al<br />
primo anno di impianto. Inoltre, siccome il vettore non è presente con popolazioni importanti e le<br />
percentuali di infezione presenti negli impianti al primo anno si mantengono pressoché costanti<br />
anche in quelli di più anni, pare che questa sia la principale causa di diffusione del fitoplasma che al<br />
momento non sembra avere mezzi di diffusione ulteriore.<br />
Indicazioni pratiche<br />
Premesso che non sono possibili interventi di difesa diretti ai fitoplasmi (analogamente a quanto<br />
accade con i virus) la miglior difesa è la prevenzione dell’infezione. Di seguito si forniscono<br />
schematicamente alcune indicazioni che seppur non risolutive possono contribuire alla limitazione<br />
dei danni.<br />
FINALITA’ AZIONE CONSIDERAZIONI<br />
Utilizzo materiale vivaistico • Fattibile a fronte di analisi molecolari<br />
sano<br />
• costi elevati<br />
Ridurre le fonti<br />
Eradicazione completa <strong>delle</strong><br />
d’inoculo<br />
• Danni economici considerare la<br />
piante infette<br />
possibilità di un indennizzo<br />
Eradicazione spontanee infette • Difficilmente praticabile<br />
Ostacolare la<br />
• Considerare le combinazioni più<br />
moltiplicazione del Utilizzo di varietà e portinnesti<br />
appropriate dal punto di vista<br />
patogeno e/o la resistenti o tolleranti (ved. tabelle<br />
agronomico ed economico<br />
manifestazione dei<br />
di seguito)<br />
• Necessita di lunghe sperimentazioni<br />
sintomi<br />
Ridurre la<br />
trasmissione di<br />
ESFYP<br />
Distruzione dei polloni<br />
(C. pruni vive preferibilmente su<br />
polloni radicali di susino e<br />
mirabolano)<br />
Scelta di portinnesti poco<br />
polloniferi<br />
Lotta diretta al vettore<br />
• Relativamente facile da attuare<br />
• Relativamente facile da attuare<br />
• Bisogna prima conoscere bene la<br />
biologia e l’abbondanza dell’insetto sul<br />
territorio
Sensibilità varietale a ESFYP<br />
ALBICOCCO<br />
PESCO<br />
SUSINO CINO-<br />
GIAPPONESE<br />
SUSINO<br />
EUROPEO<br />
SENSIBILI o MOLTO SENSIBILI<br />
Beliana, Flamin Gold, Priana, Orangered,<br />
Saybel, S. Castrese, Sweet Cot<br />
Tutte, soprattutto: Royal Gem, Royal Glory,<br />
Stark Red Gold, Super Crimson, Venus<br />
Tutte, tranne quelle indicate a lato.<br />
Prugna di Dro’, Prugna d’Ente<br />
POCO o MEDIAMENTE<br />
SENSIBILI<br />
Bebeco, Goldrich, Harcot,<br />
Rossa di Roussilion,<br />
Non individuate<br />
Angeleno, Catalina, Obilnaja,<br />
Shiro (risentono poco dal<br />
punto di vista produttivo)<br />
Di solito l’infezione è latente<br />
Comportamento dei Portinnesti<br />
P. persicae (Franco, Montclear, Rubirà, Rutgers Red Leaf)<br />
MOLTO<br />
Franco di albicocco<br />
SENSIBILI<br />
G.F. 677, Marianna G.F. 81, MR.S 2/5<br />
Mirabolano da seme e mirabolano 29C (?)<br />
SENSIBILI<br />
Istharà<br />
P.insititia (S.Giuliano)<br />
POCO<br />
P. domestica (Ackerman, Brompton, P2175)<br />
SENSIBILI<br />
NESSUNA<br />
INDICAZIONE<br />
P.cerasifera (Myrabi)<br />
Adesoto, Barrier 1, Cadaman, Citation, Fire, Julior, Pluminà Ferlenein,<br />
Pumiselect, Penta, Tetra, Torinel, Wavit<br />
La lotta contro il vettore<br />
Se venisse accertata una presenza elevata del vettore C. pruni una lotta diretta potrebbe limitare la<br />
diffusione dell’avversità. Analogamente a quanto avviene per la Cacopsylla melanoneura vettore<br />
degli sopazzi del melo (Apple Proliferation, AP), si potrebbe ipotizzare di intervenire prima dei<br />
picchi di presenza dei reimmigranti e della nuova generazione. Resterebbero tuttavia da verificare<br />
l’efficacia dei principi attivi disponibili e l’esatto posizionamento dal momento che non è ancora<br />
ben definito il ciclo dell’insetto. Si ribadisce tuttavia che le popolazioni estremamente ridotte<br />
riscontrate su albicocco e pesco lasciano, almeno al momento, dei dubbi circa la reale efficacia dei<br />
trattamenti.