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num62:Pag prova.qxd 23/03/2010 10.46 Pagina 40Giovanni Bellini,L’agonia nel Giardino (c. 1459)Tempera su tavola, cm 81 x 127,National Gallery, LondraDon Marco NemesiQuest’opera di Giovanni Bellini, ripropone la scenalucana dell’orazione di Gesù nell’orto con straordinariaintensità e fedeltà. Cristo è ritratto di spalle,nulla c’è dato di vedere della sua misteriosaquanto drammatica preghiera, tuttavia i sentimentidel Figlio di Dio sono puntualmente descrittimediante il paesaggio, vero protagonista dellascena.Spunta l’alba e una luminosità intensa e tersa,che rimandano alla lezione di Piero dellaFrancesca, accarezzaogni cosa. Nelcielo rosseggiante siprofilano, per contro,nubi grigie e cupe chefanno presagire latragedia che dì lì a pocosi consumerà.L’atmosfera diventacosì parabola dell’animadi Cristo sulla qualegrava il peso dell’orache sta per venire, senzache, peraltro, vengameno il luminosorapporto col Padrereso evidente dalla preghieradello stessoGesù: «Padre, sevuoi, allontana da mequesto calice! Tuttavianon sia fatta la mia, mala tua volontà». Nonc’è dato, dunque, di vedere il fenomeno dell’ematoidrosima, obbedendo all’intuizione dell’evangelistaLuca, Bellini traccia nel cielo plumbeoun angelo trasparente di luce che regge unacoppa nel duplice atto di voler porgere l’amarocalice della passione a Cristo e di voler raccoglieregià fin da questo istante il prezioso sangueversato per la salvezza di molti. L’angelo èsegno inequivocabile dell’innocenza di Cristo sullaquale si scatenano le forze del male. In questatempesta l’uomo Cristo è solo benché vicinissimia lui ci siano tre dei suoi discepoli: Giovanni,Pietro e Giacomo e la sua solitudine è narrata,ancora una volta, dal paesaggio roccioso e spoglio.Cristo prega rivolto verso Gerusalemme ilcui pinnacolo s’intravede proprio sotto l’angelo,all’orizzonte. É un fine rimando a un’altra preghieradi Gesù, quella nel deserto dopo il battesimo,in cui Cristo fu tentato dal diavolo. Lucain quell’occasione, a differenza degli altri evangelisti,pone la tentazione del pinnacolo del tempiodi Gerusalemme per ultima, sottolineandocosì la méta finale della missione di Gesù.Gerusalemme è la città di Dio, è la città entrola quale deve rivelarsi il mistero. Proprio da quelpinnacolo il demonio aveva invitato Gesù a buttarsinel vuoto confidando nel soccorso degli angeli.Cristo aveva superato quella tentazione e ildemonio lo aveva lasciato con la promessa ditornare al tempo fissato. Qui e ora siamo nel tempofissato, qui e ora gli angeli soccorrono Cristo,nell’ora in cui gli uomini lo abbandonano.Luca che, unico fra gli evangelisti, aveva indicatoPietro e Giovanni quali discepoli incaricatidi preparare la sala del Cenacolo qui, nel momentodell’agonia di Gesù nell’orto, non li menziona.Sono altri a informarci che Gesù prese i treapostoli e si allontanò dal gruppo dei discepoliinvitando i prescelti a vegliare con lui pregando.Luca invece omettendo la scelta di Pietro, Giacomoe Giovanni vuole dirci che nessuno degli apostolifu preparato a sopportare l’incombere di quell’ora.Bellini segue la tradizione e ritrae Pietro,Giacomo e Giovanni a un tiro di sasso dal Maestro.Le diverse posizioni assunte dai tre apostoli, nonsono casuali, ma denunciano l’adesione di ciascunoalla chiamata di Dio. Tutti siamo chiamatia riconoscerci in essi e a confrontarci.Giovanni, guarda verso Gerusalemme, come Gesù,il limite umano ha vinto su di lui e dorme comegli altri, ma egli non ha voluto distogliere un attimogli occhi dal suo Maestro. Egli è il contemplativo,colui che sarà capace di vedere oltre l’opacitàdella carne. Pietro è disteso, completamentevinto dal sonno, la sua posizione è contrariaa quella di Gesù. Emerge qui la fragilitàestrema del primo degli Apostoli. Tra poco eglitradirà il suo Signore rinnegandolo. Per questoegli non si sentirà degno di seguire la stessa sortedel Maestro e nel momento del suo sacrificio,secondo la tradizione, chiederà di esserecrocifisso a testa in giù. Giacomo sembra il piùvigile tra i tre, la sua posizione è la più improbabileper abbandonarsi al sonno ed è l’unicoa piedi scalzi, segno dell’imminente martirio.Giacomo, infatti, sarà il primo a dare la vita perGesù. Sotto, in basso, nei pressi del fiume eccoil traditore accompagnato dalla folla che sta perraggiungere Cristo, tutti sono armati tranne Giudache farà di un bacio la sua arma contro il Signore.Giungono, ma non sorprendono Cristo come illadro nella notte, essi sono attesi. Il loro gestonon fermerà il disegno d’amore del Padre sull’umanità,un ponte ormai è stato gettato: un uomovigila nella tentazionee si trascinerà dietromolti. Simbolo diquesti molti sono itre apostoli, uominiora inconsapevoli eannebbiati per ladebolezza della loronatura, ma comunquepresenti, essisono con Cristo e inCristo. Presto, sottopostialla medesimaprova ne uscirannovittoriosi. S. Agostinointerpreterà il sudoredi sangue Gesùcome la passione diCristo che perduranel suo corpo cheè la Chiesa.Bellini colloca Giudae la sua ciurma dilà dal ponte, verrà anche per Giuda la tentazione,ma egli soccomberà perché non è rimasto conCristo, perché si è volontariamente separato dalsuo corpo, la Chiesa.Il ponte però è stato gettato anche per lui, ancheper tutti coloro che tra poco grideranno «crocifiggilo»,essi non sono con Cristo, ma Cristo ècon loro. Da che parte del ponte stare? È la domandache risuona per noi. E se sorge spontaneala risposta di là dal ponte, con Cristo, occorreallora domandarsi: in quale dei discepoli riconoscersi?In quello che fissa lo sguardo su Gesù,autore e perfezionatore della fede, comeGiovanni, oppure nell’umiltà del primo degli apostoli,santo e peccatore insieme, o ancora nell’inconsapevoledisponibilità al martirio dell’apostoloGiacomo? È certo che stare con Cristo è stare,presto o tardi, nella prova, una prova che faràla verità del nostro amore verso di lui e verso inostri fratelli.

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