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Insieme perché, insieme per chi - Chiesa Evangelica Valdese

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Ora la parola alle <strong>chi</strong>eseMessaggio degli esecutivi delle nostre <strong>chi</strong>eseCare sorelle e cari fratelli nel Signore,gli esecutivi delle nostre <strong>chi</strong>ese, un anno fa circa, avevano dato incarico a una commissioneformata dalla pastora Letizia Tomassone e dai pastori Luca Anziani e Massimo Aprile di preparareun documento sul tema scelto «<strong>Insieme</strong> <strong>per</strong>ché – <strong>Insieme</strong> <strong>per</strong> <strong>chi</strong>» che potesse stimolare la discussionedelle comunità in vista della quarta Assise congiunta dell’Assemblea Ucebi e del Sinodo delle<strong>chi</strong>ese valdesi e metodiste dei prossimi 2-4 novembre 2007.Ora il documento è pronto <strong>per</strong> potervelo trasmettere. Abbiamo <strong>chi</strong>esto a Riforma di pubblicarlocome inserto e ne daremo ampia diffusione anche attraverso i nostri siti. Si tratta ovviamente di undocumento di lavoro sul tema della nostra comunione che tocca molti aspetti della nostra vocazionee comune testimonianza.La stessa commissione si è anche resa disponibile <strong>per</strong> assistere gli esecutivi a organizzare ladiscussione assembleare sui contenuti del documento.Nel trasmettervi <strong>per</strong>tanto il documento allegato vorremmo a nome della Tavola valdese,dell’Opcemi e del Comitato esecutivo Ucebi ringraziare di cuore i componenti della Commissione<strong>per</strong> il lavoro svolto che certamente non si presentava come un compito facile e che, come vedrete,è stato svolto con umiltà, competenza e senso di responsabilità.Ora la parola alle <strong>chi</strong>ese. Vi preghiamo di far <strong>per</strong>venire ai nostri uffici contributi e commenti aldocumento che possano poi essere messi a disposizione <strong>per</strong> arric<strong>chi</strong>re il dibattito assembleare chesi prepara.Vorremmo infine ricordarvi che circa un anno fa è stato inviato alle <strong>chi</strong>ese anche un altrodocumento di studio redatto da un gruppo di lavoro ri<strong>chi</strong>esto dalla scorsa Assemblea-Sinodo sullaomosessualità sul quale finora non ci sono giunti che po<strong>chi</strong>ssimi contributi e commenti. Ve lorimandiamo in una versione aggiornata.Un saluto affettuoso a tutti e buon lavoro!Past. Maria Bonafede, moderatora Tavola valdesePast. Massimo Aquilante, presidente Cp OpcemiPast. Anna Maffei, presidente Ucebi


<strong>Insieme</strong> <strong>per</strong>ché <strong>insieme</strong> <strong>per</strong> <strong>chi</strong>Massimo Aprile, Luca Anziani, Letizia Tomassone«È troppo poco che tu sia mio servo<strong>per</strong> rialzare le tribù di Giacobbee <strong>per</strong> ricondurre gli scampati d’Israele;voglio fare di te la luce delle nazioni,lo strumento della mia salvezzafino alle estremità della terra»(Isaia 49, 6)La quarta assise congiunta del Sinodo delle <strong>chi</strong>esevaldesi e metodiste con l’Assemblea generaledell’Ucebi ha luogo con due anni di ritardo rispettoa quella che appariva come la naturale scadenzadel 2005, avendo avuto gli altri incontri un cadenzaquinquennale.Ci siamo subito interrogati sulla ragione di questoritardo.Siamo di fronte a un differimento motivato essenzialmenteda questioni organizzative interne alle<strong>chi</strong>ese? O si è trattato di un prolungamento in attesache le <strong>chi</strong>ese riuscissero a dire le une alle altrequalcosa di teologicamente nuovo, inedito? O sitratta di un po’ di «stanchezza» <strong>per</strong> mancati traguardiraggiunti? In questi sette anni, le rispettive<strong>chi</strong>ese hanno seguito <strong>per</strong>corsi convergenti, parallelio divergenti?In verità le risposte non sono affatto indifferentie, in assenza di una analisi puntuale e al contempogenerale di quel che comunemente <strong>chi</strong>amiamo «processobmv», non possiamo che azzardare qualcheipotesi. Ci è sembrato infatti doveroso, da parte dellanostra commissione, tentare una diagnosi teologicae pastorale di questo cammino comune, nellas<strong>per</strong>anza che altri, sulla base delle loro informazionied es<strong>per</strong>ienze, possano integrare e laddove necessariocorreggere le nostre.Le <strong>chi</strong>ese evangeliche battiste, metodiste evaldesi in Italia si riconoscono unite in una comunevocazione ricevuta da Cristo; nello stesso ministerodi predicazione e servizio; nella medesimamissione, che nel corso degli anni le ha viste partecipinella testimonianza dell’Evangelo e nell’interventodi soccorso rivolto agli ultimi e alle ultime.Tutte e tre le <strong>chi</strong>ese, inserite nella comunionedella <strong>chi</strong>esa universale quale corpo di Cristo, sonopartecipi di una profonda comunione in quanto, aldi là delle reciproche prassi ecclesiastiche, delle diversetradizioni e specifiche spiritualità, sanno diessere sottoposte all’o<strong>per</strong>a di Dio, della sua Parola,in particolar modo realizzata nell’Evangelo dellagrazia in Cristo Gesù. Questa azione di Dio è continuamenteattualizzata nel dono alle <strong>chi</strong>ese delloSpirito Santo.Nel tempo, queste <strong>chi</strong>ese hanno risposto alla<strong>chi</strong>amata di Dio e hanno sviluppato la propriaecclesiologia cercando di rimanere fedeli a questaspecifica vocazione in cui si trovano unite. Infattila <strong>chi</strong>esa, dalla morte e resurrezione di Cristo, comedalla sua predicazione, riceve un messaggio di giustizia,salvezza, s<strong>per</strong>anza e amore che riguarda ilmondo e <strong>chi</strong>ama la <strong>chi</strong>esa a essere attiva nellapredicazione del Regno di Dio e nel serviziodell’agape. Da questa vocazione e dallo sviluppostorico della propria vita di <strong>chi</strong>esa sono sorte identitàdel tutto particolari che caratterizzano ciascunadelle tre realtà di <strong>chi</strong>esa. Non riteniamo <strong>per</strong>ò che lesingole identità possano essere un ostacoloinsormontabile alla comunione; né che si debbaevidenziare la propria identità quale bandiera irrinunciabile.Ci possiamo <strong>per</strong>ciò impegnare a rinsaldare lacomunione che lega le nostre reciproche identità di<strong>chi</strong>ese fino alla realizzazione di un’unità visibile?Crediamo che la <strong>chi</strong>esa sia in missione nel mondo.Anche questo è un legame che unisce le nostrecomunità. Tutte abbiamo interpretato il nostro ministerocome una vocazione a essere <strong>chi</strong>esa <strong>per</strong> ilmondo e non a essere <strong>chi</strong>use in noi stesse. Fortisono, in questo senso, le radici comuninell’evangelizzazione del nostro paese a partiredalla metà del XIX secolo. Comuni sono state lelotte che negli anni ci hanno visti uniti <strong>per</strong> la salvaguardiadella libertà, dei diritti e dell’ambiente.2


Poiché oggi ancora sono evidenti e forti i <strong>per</strong>icoliche minacciano gli uomini e le donne, noi ciimpegniamo a confermare questo cammino di testimonianzacome un cammino che non vogliamoe non possiamo fare gli uni senza gli altri.Crediamo che la missione in questo mondo signifi<strong>chi</strong>prendersi cura degli sconfitti e offrire occasionidi salvezza a tutte e tutti. Rifiutiamo <strong>per</strong>tantouna testimonianza evangelica che non pongain crisi i cosiddetti valori della società odierna <strong>per</strong>lo più tesi all’autoaffermazione, al consumismo, all’appiattimentodelle coscienze e delle menti. Talecritica è rivolta anche a quei valori cosiddetti cristianiche nulla o poco hanno a che fare con l’annuncioevangelico e sono invece un arroccamentodi una parte del nostro mondo in difesa o <strong>per</strong> pauradella diversità.Al centro della nostra fede sta il Dio trinitarioche si è rivelato in Gesù Cristo, che ci parla attraversole Sacre Scritture <strong>per</strong> l’o<strong>per</strong>a dello SpiritoSanto, e che ci salva <strong>per</strong> grazia in Cristo Gesù. Lanostra comunione e il riconoscimento reciproco trale nostre <strong>chi</strong>ese sono dono di Dio e trovano pienaespressione nella vocazione all’unità, nel ministerodell’annuncio e nella capacità comune di o<strong>per</strong>arenella dimensione dell’agape.IL BATTESIMONon vogliamo che la questione sul riconoscimentodel battesimo sia centrale nel reciproco riconoscimentofra le nostre <strong>chi</strong>ese. Riteniamo infattiche questo sia solo uno dei nodi attorno a cuiruota la possibilità di collaborazione nei territorisui quali la volontà di Dio ci ha collocati <strong>per</strong>ché visiamo testimoni dell’Evangelo. D’altra parte ci collo<strong>chi</strong>amoin un cammino che è anche un processodi conoscenza e rispetto reciproco e non dobbiamoavere la tentazione di correre alle conclusionianzitempo.Inoltre riconosciamo che la connotazione delbattesimo cambia di segno, non solo <strong>per</strong> una comprensioneteologica che la lega da un lato alla graziadi Dio che ci <strong>chi</strong>ama e dall’altro alla confessione<strong>per</strong>sonale della fede di Gesù Cristo. Cambia anchese riferita a una situazione di <strong>chi</strong>ese che vivonodis<strong>per</strong>se in una società secolarizzata piuttosto chea <strong>chi</strong>ese territoriali. Per questo una riflessione rispettoalla scelta del battesimo dei piccoli o degliadulti si impone anche sul piano pastorale.Rilevante nel battesimo è la presenza e la funzionedella <strong>chi</strong>esa, cioè della comunità di coloroche hanno preceduto il/la battezzato/a nella fede.L’uomo e la donna nuovi nascono nell’ascolto dellafede, nella riflessione comune intorno alle Scritture,nell’esercizio del ministero della Parola. Il credentenon può essere tale se non nella comunità deicredenti. Così il/la battezzato/a, a qualsiasi età, entraa far parte di questo corpo, seppur con modalitàe secondo <strong>per</strong>corsi diversi. Il battesimo indica l’entratanella comunione con Cristo e una partecipazionenuova nella fede tra fratelli e sorelle. In Cristole differenze umane che costituiscono barrierevengono a cadere. (Galati 3, 27-28).Da anni oramai c’è una ri<strong>chi</strong>esta rivolta dalle<strong>chi</strong>ese valdesi e metodiste, anche <strong>per</strong> lo stimolo dellaConcordia di Leuenberg (oggi nominata Comunionedelle <strong>chi</strong>ese protestanti europee), di riaprire ladiscussione sul battesimo. Sostanzialmente queste<strong>chi</strong>ese non <strong>chi</strong>edono una rinuncia, o un cambiamentodi prassi delle <strong>chi</strong>ese battiste, ma che il riconoscimentoreciproco si estenda anche al battesimodegli infanti.In effetti si è giunti a un nodo che già il documentosul reciproco riconoscimento del 1990 <strong>chi</strong>edevadi affrontare nel futuro in quanto sostenevache sulla questione battesimale «il dialogo ed ilconfronto fra valdesi, battisti e metodisti dovrannocontinuare <strong>per</strong>ché la questione non è né risolta néaccantonata». Aggiungeva tuttavia che «malgradola sua serietà e il suo peso, non è una differenzache impedisca la piena comunione fra le nostre<strong>chi</strong>ese» (dal documento sul reciproco riconoscimentodella Assemblea Sinodo 1990 par. 3.8).Forse le <strong>chi</strong>ese aventi parte nell’Ucebi, visto ilcammino comune e i progetti realizzati nello spiritodi una comunione concreta, sia del giornale unicosia di diverse collaborazioni territoriali e commissionio<strong>per</strong>ative comuni, in questi anni hanno credutoche quanto affermato nel 1990 bastasse e nonsi rendessero necessari ulteriori confronti su questamateria tradizionalmente spinosa.Ma evidentemente le cose non stanno così. Per ivaldesi e <strong>per</strong> i metodisti la questione del battesimo,diversamente da quanto affermato nel documentodel 1990, è oggi un passaggio irrinunciabile <strong>per</strong> unacomunione piena tra le <strong>chi</strong>ese e le <strong>per</strong>sone. Talemessaggio è stato lanciato mediante articoli su Riformae, come si è detto, attraverso il camminoecumenico delle <strong>chi</strong>ese della Concordia di cuivaldesi e metodisti sono partecipi.D’altra parte, alcuni teologi e pastori battistihanno colto l’importanza del segnale cercando diapprofondire la proposta teologica formulata daPaul Fiddes, teologo battista inglese, il quale, sostanzialmente,individuava tutti gli elementi teologiciessenziali non più limitandosi al momento puntualedel battesimo, ma guardando all’intero processodi iniziazione alla fede cristiana. Tale propo-3


mater_studio/dire_salvezza.pdf oppure in http://www.riforma.it/documenti/Salvezza.PDF), chequesta commissione giudica ancora valido, e che cipare troppo frettolosamente sia stato messo da parte,nel comune rifiuto di un approcciofondamentalista alla fede, si indicava un camminodi rilancio della missione e dell’evangelizzazionedelle nostre <strong>chi</strong>ese. Non ci pare <strong>per</strong>ò che da questeaspirazioni intenti siano scaturiti reali progetti dimissione comune a livello territoriale. Come mai?Le collaborazioni territoriali hanno funzionato unpo’ a singhiozzo e quasi mai sono andate oltre unuso un po’ più razionale delle risorse pastorali sulterritorio.In linea generale non ci sembra che nelle nostre<strong>chi</strong>ese ci sia stato quel cambiamento di mentalitàculturale e spirituale che le portasse a essere piùestroverse e più gioiosamente presenti nelle città,<strong>per</strong> annunciare <strong>insieme</strong>, in tutte le forme possibili,la buona notizia di Cristo.In questi anni c’è stato anche un forte elementodi novità nel panorama della nostra presenza conl’arrivo in Italia di molti evangelici provenienti dapaesi di emigrazione. In genere, al di là del comuneprogramma federativo «Essere <strong>chi</strong>esa <strong>insieme</strong>»,i battisti da una parte e i valdesi e metodisti dall’altrahanno affrontato separatamente e diversamentela questione. In linea di massima ci sembra che l’impattodelle <strong>chi</strong>ese di migranti o di migranti nelle<strong>chi</strong>ese battiste, non fosse altro che <strong>per</strong> ragioni statistiche,è stato decisamente più forte e ha impostouna strategia di accoglienza ancora in via di definizione,ma anche di dialogo con <strong>chi</strong>ese che hannoimpostazioni culturali e teologiche diverse, tendenzialmentepiù conservatrici delle nostre.Un altro aspetto di diversità sviluppatosi in questianni fra le <strong>chi</strong>ese battiste e quelle metodiste evaldesi, collegato in parte con il punto precedente,ha forse anche a che vedere con la sfida del rinnovamentoliturgico e musicale che sta interessandoun numero crescente di <strong>chi</strong>ese, particolarmente inambito battista, e che sembra avere un impatto decisamenteminore nelle <strong>chi</strong>ese metodiste e valdesi.Infine, forse, ci sono ancora, tra le <strong>chi</strong>ese localidifficoltà di tipo psicologico e forse anche qualchepregiudizio. Alcune <strong>chi</strong>ese, a esempio, possonoconsiderare la corrispondente comunità cittadinadell’altra denominazione, o non abbastanza sofisticatateologicamente – assumendo un atteggiamentoun po’ paternalistico – o magari «fredda nellaspiritualità» – assumendo una ris<strong>chi</strong>osa attitudineal giudizio. Esistono anche difficoltà di tipoorganizzativo che potrebbero essere su<strong>per</strong>ate daregolari incontri tra <strong>chi</strong>ese o tra i consigli di <strong>chi</strong>esa.Siamo maturi <strong>per</strong> invitare le <strong>chi</strong>ese che stanno inuna stessa città a organizzare un’iniziativa comunealmeno una volta all’anno?Ecco dunque alcune delle questioni che indi<strong>chi</strong>amoalle <strong>chi</strong>ese locali come oggetto di dibattito o<strong>chi</strong>arimento reciproco. Siamo infatti certi che unamaggior misura di coraggio teologico, franchezzafraterna nel confronto e pazienza gli uni verso glialtri potrà ridare slancio e ridefinire la comune piattaformadi missione e testimonianza.Alla fine di questa panoramica che intenzionalmentenon ha voluto nascondere alcuni ostacoli sullavia della comunione <strong>per</strong>corsa nei primi diciassetteanni del cammino comune, vorremmo anche direche le difficoltà e le differenze non hanno impeditole tantissime occasioni di incontro, comunione,collaborazione e lavoro comune che ci sono state edi cui con questa Assemblea Sinodo 2007 vogliamodare lode e ringraziamento a Dio.Questo incontro è <strong>chi</strong>amato a ribadire le ragionidi questo cammino di testimonianza comune inquesto nostro paese, ri<strong>chi</strong>amando alla memoria collettivail <strong>per</strong>ché e il <strong>per</strong> <strong>chi</strong> tale <strong>per</strong>corso è cominciatoe mettendo a fuoco il come e il verso dovequesto cammino potrà proseguire.Nei successivi capitoli di questo documento sonoriportate alcune proposte in merito. Non pretendonodi essere trattazioni esaustive, ma tracce utili alconfronto e all’individuazione di piste di testimonianzacondivise.LE QUESTIONI DELL’ETICAPiù o meno tutte le <strong>chi</strong>ese si trovano ad affrontarei temi dell’etica in modo complesso, e le risposteche si danno a questi temi hanno una forterilevanza sul dialogo: lo possono fermare o riaprire.Su questo piano abbiamo anche noi, <strong>chi</strong>ese bmv,vivaci discussioni interne. A volte non prendiamoposizione, o non affrontiamo a<strong>per</strong>tamente un tema,<strong>per</strong> paura di andare verso la frattura, il conflitto,l’incomprensione. Ci sono poi temi controversi,come l’omosessualità, le nuove forme di unioniaffettive o i problemi etici posti dalla scienza, sucui il dibattito è ancora in corso.Ma la nostra riflessione comune su alcuni argomenti,soprattutto sulle relazioni affettive efamigliari, è abbastanza scarsa, e le <strong>chi</strong>ese e i/lepastori/e non sono formati <strong>per</strong> affrontare le crisi ele rotture delle relazioni. Si apre quindi un campoimportante in cui lavorare <strong>per</strong> una visione condivisasul tema delle relazioni. A quali criteri fanno riferimentola pratica delle benedizioni di matrimonioo l’accettazione delle convivenze? Quali sono ipatti fra <strong>per</strong>sone che informano la nostra vita co-5


munitaria? In fondo, pur nel mutare delle situazionie dei contesti, non sono tanto diversi dal passato.Possiamo convenire che l’amore e la convivenzacomportano responsabilità reciproca e fedeltà, rispettodell’altro/a, equità nelle relazioni. Quandoin una relazione di coppia un/a credente si sottraead alcuni o a tutti questi criteri, come possono intervenirepastore/a o anziani di <strong>chi</strong>esa? Quando ungenitore separato si sottrae alle sue responsabilitànei confronti di figli o figlie, o viceversa, li sottraeall’altro genitore, in che modo si può esercitare lariprensione fraterna, in che modo si può aiutare lasituazione a cambiare? Proponiamo di allargare lariflessione sui temi della relazione nelle comunità,e di utilizzare meglio i luoghi già esistenti <strong>per</strong> averemaggiori strumenti di intervento.Naturalmente tra i temi etici affrontiamo anchequelli delle guerre, delle servitù militari nei nostriterritori e dell’ingiustizia economica. La confessionedi fede di Accra http://www.riforma.it/documenti/Accra.pdf,a esempio, ha invitato le <strong>chi</strong>ese riformatea considerare questi temi centrali nel viverela fede. Possiamo proseguire su questa linea, riconoscendoche oggi questi temi non riguardano unparagrafo aggiuntivo alla teologia, ma il modo stessoin cui la nostra fede viene verificata nella realtàe di fronte a Dio?Il vero problema sul piano etico non sono <strong>per</strong>ò idocumenti, che in realtà abbondano anche in Italia,ma la pratica delle <strong>chi</strong>ese locali. L’AssembleaSinodo è certamente <strong>chi</strong>amata a rimettere in campopensieri e proposte o<strong>per</strong>ative sull’ingiustizia economica;sulle urgenze umane e sociali legate allas<strong>chi</strong>avitù nel lavoro agricolo; sui Centri di <strong>per</strong>manenzatemporanea e le politiche di immigrazione;sull’accoglienza di profughi/e e rifugiate/i; sull’equitàeconomica e l’evasione fiscale; sul consumismoche ci attanaglia; sugli acquisti equi; e infine,sulla virtù molto protestante, ma ormai dimenticata,della sobrietà.La precarietà del lavoro condiziona l’esistenzadi molti e molte, soprattutto dei giovani, costringendolia relazioni affettive precarie. Perciò le <strong>chi</strong>esenon devono cessare di ragionare sulle dinamichedel mercato del lavoro e di denunciare ledisuguaglianze sociali che ne derivano e le feriteprofonde inferte alla vita dei singoli e delle famiglie.GENEREOggi le questioni di genere pongono la nostracomprensione dell’identità <strong>per</strong>sonale in una situazionedi grande fluidità. Abbiamo compreso che ilsesso biologico può non corrispondere al genere eche c’è un problema di «incarnazione» della propriaidentità. D’altra parte stiamo uscendo da unaciviltà patriarcale nella quale i generi definivanodei ruoli e imponevano anche la subordinazionedelle donne agli uomini, fissando spazi di poteriseparati attraverso i quali filtrare il rispetto dellereciproche dignità. Oggi invece le violenze controle donne sono un grave segno della difficoltà mas<strong>chi</strong>lea condividere le ricchezze della libertà femminilee ad accettare che gli spazi non sono piùdelimitati da confini e da ruoli predefiniti.Sicuramente questo ci pone una domanda: mentrele donne hanno usato anche gli spazi femminilitradizionali delle <strong>chi</strong>ese <strong>per</strong> riflettere su di sé e hannoriflettuto all’interno di una forte corrente di pensierofemminile e di teologia femminista, gli uomini,in larga misura, non hanno ritenuto di doversiconfrontare con la questione della loro identità. Difatto nella nostra società trasformata, e anche, <strong>per</strong>gli stranieri, nel passaggio migratorio, gli uominihanno <strong>per</strong>so il ruolo tradizionale, e oggi sono <strong>chi</strong>amatia ricostruire la loro identità. Come credentinoi affermiamo che Dio ci <strong>chi</strong>ama <strong>per</strong> nome, definendocosì il cammino di ognuno e ognuna di noi.La vocazione di Dio ci raggiunge attraverso la Scritturae la preghiera, ma anche attraverso la relazionecomunitaria che ci è donata. Emerge oggi unbisogno del tutto nuovo che gli uomini si incontrinoe parlino fra loro, <strong>per</strong> ritrovare il senso dellaloro vocazione e della loro identità mas<strong>chi</strong>le. Questosi può fare, come in qualsiasi altra comunitàumana, attraverso l’educazione al dialogo e al confrontosulla trasformazione del ruolo mas<strong>chi</strong>le epaterno. Ma, poiché siamo «corpo di Cristo», <strong>per</strong>noi si tratta anche della necessaria crescita spiritualedegli uomini nella <strong>chi</strong>esa.Nonostante le importanti riflessioni e tutto illavoro fatto dalle teologhe a vari livelli, nelle nostre<strong>chi</strong>ese le teologie femministe hanno ancorascarsamente trasformato i linguaggi e il modo divivere la fede o di leggere la Bibbia. È forte la differenzafra un discorso portato avanti solo da gruppidi donne o da teologhe dentro la <strong>chi</strong>esa rispettoall’assunzione di quel discorso da parte della <strong>chi</strong>esatutta. Anche su questo ci aspettiamo un passo inavanti da parte dell’Assemblea/Sinodo, che mostrila maturazione del tema legato alle relazioni fradonne e uomini, dentro e fuori la <strong>chi</strong>esa.E tuttavia non possiamo non segnalare alcunipunti che ancora bloccano nella pratica le nostre<strong>chi</strong>ese. Con difficoltà si affronta il tema della prostituzionee della tratta di esseri umani. Con difficoltàsi accettano <strong>per</strong>sone transessuali nelle <strong>chi</strong>ese.Non ci sono proposte liturgiche o di educazione alla6


fede sul tema della violenza contro le donne e i/lebambini/e. Al riguardo si potrebbe decidere di avereuna domenica comune dedicata a questo tema(che potrebbe cadere in marzo, subito dopo la Giornatamondiale di preghiera delle donne), elaborandoe traducendo proposte liturgiche che aiutino le<strong>chi</strong>ese ad affrontare il problema.STRANIERIGrande benedizione <strong>per</strong> tutte le nostre <strong>chi</strong>ese,la presenza di credenti stranieri suscita un sentimentodi comunione e il desiderio di accoglienza,eppure anche difficoltà a creare cammini comuni.Quando le forme della spiritualità diventanol’ostacolo maggiore (pensiamo agli strumenti musicaliafricani o alle danze durante il culto), questoindica certo una pigrizia spirituale da parte nostra.Spesso una difficoltà forte è rappresentata dallalingua. Bene ha fatto il Servizio rifugiati e migrantidella Fcei a lanciare un programma sulla lingua italiana,ma ci <strong>chi</strong>ediamo se nelle <strong>chi</strong>ese vi sia il desideriodi imparare le lingue degli immigrati o qualcosadella loro cultura.Altro ostacolo è la differente lettura della storiadella <strong>chi</strong>esa e della missione nei loro paesi d’origine,su cui finora non ci siamo confrontati. La nostralettura critica del colonialismo che ha accompagnatole missioni europee e americane dei secolipassati nasce dalla storia stessa dell’evangelismoitaliano. In Italia la stessa <strong>chi</strong>esa battista ha vissutoun difficile ma fermo processo di autonomia daivincoli teologici delle <strong>chi</strong>ese americane.D’altra parte fra le comunità evangeliche provenientidall’est europeo constatiamo un certomoralismo che noi colleghiamo alla <strong>chi</strong>usura dellesocietà dell’Est fino all”89 e alla loro rapida a<strong>per</strong>tura,successivamente, a un liberismo selvaggio cheha distrutto i vincoli sociali.Così come sul colonialismo e sulladecolonizzazione, sul socialismo reale e sulneoliberismo, anche sul fenomeno migratorio possiamoavere letture differenti. È necessario sempredi più affrontare <strong>insieme</strong> temi come lo sfruttamentodel lavoro in nero, il razzismo subito nella ricercadi una casa, le difficoltà d’integrazione nellascuola. Tutto questo rientra <strong>per</strong> noi nel capitolo delladiaconia politica, ma sempre di più dovrebbe diventareun elemento della comunione fraterna esororale. Ci sono molti modi <strong>per</strong> far questo: ascoltandole loro storie di immigrazione e i raccontisulle loro <strong>chi</strong>ese d’origine arriveremo anche a confrontarcisulle diverse scelte teologiche ed etiche esulle differenti letture della Bibbia.Spesso le comunità straniere con cui condividiamola fede non hanno una visione critica dellaloro storia o delle forme di autorità o anche diclericalismo che i ministeri hanno assunto nelle<strong>chi</strong>ese. Tuttavia esse hanno sovente un’es<strong>per</strong>ienzapiù larga della nostra nella convivenza religiosa edecumenica e potremmo confrontarci anche su questoa partire dai diversi contesti sociali.Insomma si tratta di lasciare che la nostra fede ele nostre scelte teologiche vengano trasformate ancheall’interno del dialogo con le <strong>chi</strong>ese sorelle, inmodo che in nessun caso il nostro essere credentisia costruito sull’esclusione di altri. Questo processopuò avvenire soprattutto a livello di <strong>chi</strong>esa locale,intesa come elemento ecclesiologico fondamentale.Per farlo abbiamo bisogno di darci delle mediazioniculturali e teologiche, <strong>per</strong> esempio incoraggiandoanni di formazione pastorale nelle facoltàteologiche del terzo mondo. Solo scambiandoci lees<strong>per</strong>ienze, ora che posiamo i piedi negli stessi luoghie preghiamo <strong>insieme</strong> fianco a fianco, possiamodar forma a una teologia di liberazione in Europa.TEOLOGIE DELLA LIBERAZIONE IN EUROPASe abbiamo una vocazione a un <strong>per</strong>corso comunein questo paese e in questa società, è forse <strong>per</strong>chépossiamo collaborare alla crescita di un pensierointerculturale e interreligioso in <strong>chi</strong>ave di liberazione.Viviamo in un tempo difficile, segnatoda guerre, ingiustizia globale, crisi della politica.Viviamo in un tempo confuso, nel quale il mondonon è più – se mai lo è stato – comprensibile a partireda s<strong>chi</strong>eramenti ben definiti tra oppressi e oppressori.Nello stesso tempo, molti movimenti che mettonoin campo anche spiritualità trasformative dipace e riconciliazione provano a immaginare relazionidiverse tra le <strong>per</strong>sone e i popoli. La ricercateologica di liberazione si basa su un’analisi condivisadel mondo, delle forze malvagie che lo <strong>per</strong>corronoe delle minacce ambientali che velocementelo degradano.Saremo capaci di dar forma a una teologia diliberazione in Europa? Come protestanti in Italiaabbiamo molte ricchezze di pratica e di pensieroche sono forze di trasformazione e di affermazionedella vita che viene da Dio. Possiamo partire dallapratica di molte nostre <strong>chi</strong>ese, accoglienti emultietniche, ma anche con un passato di azionesociale notevole in alcune zone. Possiamo partiredalle es<strong>per</strong>ienze significative di ascolto ecumenicoe di dialogo interreligioso. Possiamo partire dallalunga pratica di condivisione delle responsabilità e7


della visibilità tra uomini e donne. Dobbiamo farriferimento alla Parola di Dio e al suo invito allaconversione, che fa esplodere ogni s<strong>chi</strong>eramento eci impedisce di considerarci giusti e già arrivati allacomprensione migliore della realtà e di noi stessi.Alcuni punti possono caratterizzare la nostra ricerca:– la gratuità come uno dei punti centrali dellafede protestante che è oggi uno dei contributiirrinunciabili da portare in un mondo retto da logichedi consumo, interesse, calcolo, anche sulla vita;– lo smascheramento e il su<strong>per</strong>amento delle categoriepatriarcali del nostro linguaggio che ancoraimprigionano Dio in un’immagine esclusivamentemas<strong>chi</strong>le e gerar<strong>chi</strong>ca, e donne e uomini in stereotipidi genere;– le tradizioni di emancipazione e liberazioneche appartengono alle storie delle nostre <strong>chi</strong>ese localie che possono diventare <strong>chi</strong>avi di lettura <strong>per</strong> ilnostro agire nel presente, <strong>per</strong> mettere in atto un’eticadi liberazione e di giustizia;– l’integrazione e la reciproca influenza tra emozionie pensiero, tra corpo e spirito, integrazioneche può aprire una nuova prospettiva alla teologiadella creazione con il riconoscimento della benedizioneche accompagna tutta la nostra esistenza.GLOBALIZZAZIONELe grandi Corporations sono sempre di più levere artefici del governo anche politico del mondo.La filiera di produzione che va dalle materie primealla realizzazione dei beni, è internazionale e in tempirapidissimi può cambiare <strong>per</strong>corso, tagliandofuori paesi e governi giudicati non sufficientementecompiacenti alla politica economica delle multinazionali,condannandoli così alla fame più nera.Scopriamo che grandi mar<strong>chi</strong>, che vendono neinostri paesi beni di consumo a prezzi anche sostenuti,ottengono enormi profitti a un alto costo disfruttamento e violazione dei diritti dei lavoratori edelle lavoratrici.In questo volto della globalizzazione, legato aun liberismo spinto, che valuta la libertà dei capitalial di sopra di quella degli uomini, delle donne edei bambini, scorgiamo i tratti dell’idolo Mammonadel quale parlava Gesù (Matteo 6, 24). In nome suovengono sacrificate vite umane e si lascia aumentareil divario già drammatico tra mondo ricco emondo povero.La capacità diffusiva del Mar<strong>chi</strong>o (Brand) passaattraverso uno studiato messaggio pubblicitarioche mostra soltanto le luci e il fascino del mondoche falsamente evoca, ma nasconde la sofferenza elo sfruttamento <strong>per</strong>fino di bambini/e <strong>per</strong> la produzionedi tali beni.Ci sono mar<strong>chi</strong> che rimandano al mondo dellosport e del fitness o anche altri che rimandano aquello del gioco e della fantasia. Essi esercitanoindubbiamente, <strong>per</strong> questi mondi che evocano, unfascino positivo, in particolare sui giovani consumatori,salvo scoprire che la loro politica spregiudicatanon mostra alcuna considerazione <strong>per</strong> i bisognidella <strong>per</strong>sona. Col sistema della produzionesu licenza, le grandi multinazionali riescono <strong>per</strong>finoa sfuggire alle responsabilità etiche e al dannodi immagine che da queste potrebbero venire: infattispesso esse non sono neppure più proprietariedelle fabbriche in cui la produzione avviene.La politica dei mar<strong>chi</strong>, è stato notato, non si fissapiù tanto sul prodotto (<strong>per</strong>ché questo deve cambiarea seconda delle opportunità del mercato),quanto su quella del mondo, dell’idea che ri<strong>chi</strong>amano.Questa medesima «spiritualizzazione» la possiamoosservare anche a proposito del denaro. Lacarta di credito, come quella di debito, consente unadisponibilità continua di denaro, giorno e notte. Ildenaro fisico si vede sempre meno e sempre menosi ha la capacità di controllare il proprio livello divita se si assume acriticamente il sistema del «portia casa subito e paghi tra un anno». Salvo poi fartiritrovare in un mare di debiti dal quale ris<strong>chi</strong> di nonuscire più. La speculazione finanziaria contribuiscea separare completamente il danaro dal lavoro.Far soldi diventa sempre di più impresa <strong>per</strong> scaltrifatta di investimenti spregiudicati e o<strong>per</strong>azionibanditesche di finanza e sempre meno il frutto dell’impegnoprofessionale del proprio lavoro.Rispetto all’inganno del mar<strong>chi</strong>o, come cristiani,noi affermiamo che l’essere umano è immaginedi Dio e che questa immagine, deformata dal peccato,è stata ristabilita in noi <strong>per</strong> l’o<strong>per</strong>a di redenzionedi Cristo. L’unico mar<strong>chi</strong>o di fabbrica che ègiusto portare su noi stessi <strong>per</strong>ciò è l’unicità dellanostra vita, voluta da Dio e riscattata dal peccatomediante l’o<strong>per</strong>a di Cristo. Dovremmo <strong>per</strong>ciò resisterealla forza di seduzione esercitata da altri mar<strong>chi</strong>che mentono e che comunque non mantengonoquello che promettono, <strong>per</strong>ché nascondono le tenebredei propri comportamenti iniqui.Riconosciamo che come <strong>chi</strong>ese, a causa forsedel nostro tradizionalismo e di una certa pigriziaspirituale, non sempre riusciamo a far apprezzarecome il «brand di Cristo», porti con sé l’annunciodi un mondo (il Regno di Dio) fatto di amicizia,solidarietà, sostegno reciproco e giustizia. Eppurein questo caso il mondo evocato è autentico <strong>per</strong>chéfondato sull’amore e sul sacrificio del Signore Gesù.8


L’economia della <strong>chi</strong>esa, dovremmo ricordarcelo,è quella della Grazia e quindi del Dono. Dobbiamo<strong>per</strong>ciò essere sospettosi di qualsiasi teologiadel successo, del guadagno e dello scambio. Ogniforma di finanziamento pubblico a cui decidiamodi accedere deve continuare a essere alimentata dauna teologia che dissacra il denaro mediante la solidarietàe l’aiuto ai poveri, evitando in ogni mododi rimanere invis<strong>chi</strong>ati nelle logiche dello scambio.Il nostro sguardo sulle finanze delle <strong>chi</strong>ese deveessere sempre critico e vigile, <strong>per</strong> evitare di cederealla ideologia di Mammona.Come <strong>chi</strong>ese valdesi, battiste e metodiste, desideriamomettere al centro della nostra catechesi,nei prossimi anni, un uso più responsabile delle risorsea partire dalle nostre. Desideriamo educarci aconsumi più responsabili verso <strong>chi</strong> produce i benie verso l’ambiente.LAICITÀIntendiamo ribadire il nostro impegno comunea costruire sempre maggiori spazi di laicità in Italia.La funzione profetica della <strong>chi</strong>esa non deve spingerlaa occupare luoghi politici e legislativi che nonle competono. Così, mentre riconosciamo la necessitàche le <strong>chi</strong>ese, anche la cattolica, si esprimanosu tutti i nodi del dibattito italiano, denunciamo itentativi di quest’ultima di pesare sulle scelte politichee legislative, modellando le leggi dello Statolaico su presunti valori cristiani o su una «leggenaturale» che è tale solo <strong>per</strong> tradizione.Ci devono guidare il nostro comune retaggioevangelico della separazione tra Stato e <strong>Chiesa</strong>, ela comprensione biblica della critica profetica capacedi mescolarsi al dibattito sociale.Nel settore della scuola e nel dibattito sullo spazioda dedicare alla storia delle religioni, il nostroruolo di minoranze critiche può risultare essenziale.Così nel campo delle o<strong>per</strong>e sociali, assistenzialie ospedaliere, la nostra attenzione può cogliere letrasformazioni di un’economia che lascia dietro disé troppi impoveriti e abbandonati.Vogliamo attirare l’attenzione delle <strong>chi</strong>ese e dellasocietà, ancora una volta, sul nesso potere-denaroe sul modo in cui in Italia le <strong>chi</strong>ese (la <strong>chi</strong>esa cattolica)ricevono denaro dallo Stato. Ripensare questoscambio fra potere e denaro, significa invitare lasocietà a vigilare con rigore sulla valenza socialedei progetti delle <strong>chi</strong>ese e, forse, a ripensare i terminidel Concordato e i meccanismi di destinazionedell’8 <strong>per</strong> mille.COMINCIAMODALLA DOMENICADi che cosa vivono le nostre <strong>chi</strong>ese a livello locale?Forse soprattutto dei momenti di culto. È lìinfatti che abbiamo la presenza della maggior partedelle <strong>per</strong>sone, anche di quelle che non partecipanoad altri momenti comuni. Inoltre i culti sono i momentinei quali ci proponiamo alla città in cui siamo.In molti luoghi quello è anche uno dei po<strong>chi</strong>momenti abituali nel quale è a<strong>per</strong>to il portone della<strong>chi</strong>esa.È evidente allora che sono in primo luogo i cultiche devono diventare i momenti forti della nostraproposta evangelica, momenti di nutrimento e dirinforzo, di proposta e di comunione, attorno allaParola.Per far questo, <strong>per</strong>ò, i culti devono <strong>per</strong>dere laloro caratteristica centratura sul/la pastore/a, <strong>per</strong>diventare espressione della comunità in crescita.Crediamo infatti che l’impegno della predicazioneriguardi la <strong>chi</strong>esa tutta e non possa essere delegatounicamente al ministero pastorale.Lasciamo che lo Spirito soffi nelle nostre liturgiee usiamo musiche e danze <strong>per</strong> suscitare la lodee anche la domanda a Dio e a noi stessi/e. Nella<strong>chi</strong>esa l’o<strong>per</strong>a dello Spirito Santo suscita varietà didoni e di ministeri. Così la predicazione si realizzain parole e atti e porta risposte alle situazioni diingiustizia. Tale predicazione deve tenere contodelle rotture, delle catene di ingiustizia e violenzadi questo mondo, guardando a esso attraverso laforza del Regno di Dio, annunciando possibilitànuove di vita. L’o<strong>per</strong>a di riconciliazione, <strong>chi</strong>aramente,comincia all’interno stesso delle nostre <strong>chi</strong>ese,che non sono isole felici immuni dalle contraddizionidella società, ma luoghi nei quali lo Spiritodi Dio dà il coraggio e la lucidità di affrontare liberamenteil male.Qualche suggerimento lo potremmo riprenderedalla pratica di altre <strong>chi</strong>ese evangeliche. Molte infatti,comprese alcune comunità straniere che si riunisconocon noi, utilizzano appieno il tempo delladomenica, suddividendolo in un tempo di riflessione,studio biblico o incontro a tema, e un tempo diculto, liturgia e canto, oltre che mangiando <strong>insieme</strong>.Noi abbiamo invece spesso ristretti i nostri tempidi adorazione e ascolto della Parola; spesso lafretta di tornare a casa caratterizza le nostre assemblee,e le sorelle e i fratelli non riescono ad abbandonarela fretta della vita quotidiana neppure durantela preghiera.Si tratta di riprendere una disciplina di spiritualità,con la gioia nel ritrovarsi e nel celebrare insie-9


me il nostro culto a Dio. Noi riteniamo che sia tempodi ripensare l’organizzazione dei culti e dei tempiche li circondano, attribuendo un valore diverso,meno frettoloso e più disteso nel tempo alla domenica.UN PATTO NUOVOIn Italia le nostre denominazioni godono di unavisibilità e di una riconoscibilità diverse. Ma all’internodella nostra reciproca comunione, noi inquesta solenne occasione di Sinodo e Assembleacongiunti vogliamo ribadire che le nostre <strong>chi</strong>ese siriconoscono reciprocamente senza che le differenzedenominazionali rappresentino in alcun modoun ostacolo. Liberi dai pesi «istituzionali» degli unie degli altri, coltiviamo spazi di comunione da viverein modo compiuto in primo luogo nelle <strong>chi</strong>eselocali.Proponiamo di inserire questi spazi di comunionelibera dentro un Patto. Con la proposta di pattoche offriamo alle <strong>chi</strong>ese, noi affermiamo che vogliamovivere la nostra fede nella realtà italianaproprio <strong>insieme</strong> a quell’altra <strong>chi</strong>esa, condividendocon essa il modo in cui articoliamo la nostra presenzae predicazione. Allo stesso tempo con il pattoaffidiamo a Dio il nostro agire comune, <strong>per</strong>chélo accompagni con la sua benedizione.Vorremmo che tale patto avesse rilevanza <strong>per</strong> lenostre <strong>chi</strong>ese, proprio a partire dalle sfide poste allanostra testimonianza dal contesto culturale e socialelocale, nazionale e mondiale.Riteniamo infine che sia necessario che tutte lenostre <strong>chi</strong>ese siano disponibili a riformarsi nei linguaggie nello stile di vita <strong>per</strong> meglio comunicarel’Evangelo alla società che cambia.Ci impegniamo affinché la <strong>chi</strong>esa sia predicatricedi una verità di salvezza non estranea agli sforziquotidiani dei nostri contemporanei tesi a condurrela propria vita al bene. Ogni <strong>chi</strong>esa deve <strong>per</strong>tantoguardare al luogo in cui è stata posta dalla vocazionedi Dio <strong>per</strong> comprenderne le dinamiche di ingiustiziae sofferenza e <strong>per</strong> portare, in tali contesti, isegni della giustizia di Dio. Pertanto ci sembra importanteche le <strong>chi</strong>ese si stringano intorno a questopatto di predicazione, che le spinge a incarnare laParola nelle vicende di un’umanità sempre più disillusa,disgregata ma capace ancora di investire neisogni di un mondo migliore.A questo fine proponiamo alla discussione delle<strong>chi</strong>ese il testo che segue. Una volta emendato eapprovato, esso potrebbe essere inserito nelle nostreliturgie e utilizzato negli incontri comuni a livellolocale, in modo che ispiri il servizio comune.Le diverse <strong>chi</strong>ese locali troveranno il modo di integrarlonei propri momenti di culto e di porgerlo alle<strong>per</strong>sone nuove che si avvicinano, <strong>per</strong>ché possa conil tempo sempre più rafforzarsi la nostra comunevocazione e identità di cristiani evangelici in Italia.10


PRESI DA UNA STESSA «RETE»Come uomini e donne di <strong>chi</strong>ese diverse,ma segnati da un lungo cammino di fraternità e collaborazione,tutti presi nella rete del breve arco di tempo della nostra vita,in cui conosciamo che i nostri giorni sono contati<strong>per</strong> amare, <strong>per</strong> stare l’uno affianco all’altra,alla ricerca del senso stesso della nostra vita, che talvolta ci sfugge,volgiamo il grato ricordo alle generazioni di credentiche ci hanno preceduti,e lo sguardo s<strong>per</strong>anzoso al futuro, verso il mondo dei nostri figlie figlie e dei nostri nipoti.Tutti, battisti, metodisti e valdesici riconosciamo destinatari di una medesimavocazione del Signore,in cui la Parola di Dio tesse la trama, e l’intrecciodella nostra storia comune, l’ordito<strong>per</strong> fare di noi uno splendido arazzo della sua Gloria.<strong>Insieme</strong> ci riconosciamo spesso catturati nella retetesaci da questo mondo che vorrebbe renderci nuovamente s<strong>chi</strong>avi.S<strong>chi</strong>avi dell’egoismo, della voracità dei consumie della insaziabilità di possesso,vera ideologia del dio Mammonaancora im<strong>per</strong>ante nel nostro tempo.S<strong>chi</strong>avi di nuovi insorgenti razzismi e xenofobie,che alimentano la paura delle diversità culturali e religiose.S<strong>chi</strong>avi di anti<strong>chi</strong> pregiudizi di genere,che ancora vogliono tenerci prigionieri di ruolicondizionati da una cultura millenaria troppo indulgente verso<strong>chi</strong> sfrutta e abusa di donne e bambini, e che <strong>per</strong> converso,non di rado, colpevolizza coloro che questi abusi subiscono.S<strong>chi</strong>avi del rinnovato insorgere di una nuova corsa agliarmamenti di sterminio di massa che uccidono ancor prima diesplodere, sottraendo risorse vitali all’aiuto e allo sviluppo deipaesi poveri.Tutto questo, <strong>per</strong>ò, non ci conduce a dis<strong>per</strong>are, <strong>per</strong>ché <strong>insieme</strong>,ci sappiamo altresì catturati nella rete della misericordia di Dio.<strong>per</strong> usare le nostre risorse, ed il lavoro delle nostre mani,<strong>per</strong> essere costruttori di pace e testimoni del tuo Regno.Costantemente, con la preghiera e l’ascolto reciproco,stringeremo i nodi della fraternità e della sororità,vivendo anche i nostri dissensi nella lealtà reciprocae nella comune ricerca della Tua volontà.<strong>Insieme</strong> invo<strong>chi</strong>amo lo Spirito <strong>per</strong>ché ci aiutia rassettare le nostre reti.Con pazienza ripareremo le smagliaturedovute alla nostra poca fede,e ci impegniamo a sciogliere i nodi teologici e culturaliche ancora appesantiscono i nostri rapporti.Tra gli altri, anche quello del battesimoche desideriamo torni ad essere <strong>per</strong> noi tutti e tuttecifra della nuova vita in Cristo e del rinnovamentodella nostra coscienza,<strong>per</strong>ché apparteniamo a Te e nulla e nessunopotranno da Te mai separarci.Ma ci impegniamo anche a dedicarci a sciogliere tutti i nodidel pregiudizio, dei luoghi comuni,dei complessi di inferiorità e su<strong>per</strong>ioritàeventualmente ancora esistenti.Perché ci hai donato con <strong>chi</strong>arezza la visionedi essere tutti egualmente <strong>Chiesa</strong> Tua.A livello di comunità locali, come a livello di comunione di<strong>chi</strong>ese, intendiamo rendere più visibile la nostra unità,favorendo questo processo che sentiamo divinamente ispirato.Gioiosamente ubbidienti alla Tua Parola,ci impegniamo a mettere da parte le nostre frustrazioni<strong>per</strong> le frequenti magree infruttuose nostre pesche.I nostri fallimenti non ci impediranno di renderci nuovamentedisponibili a «gettare le reti» <strong>per</strong> la comune evangelizzazione.Desideriamo annunciare Gesù Cristo ai nostri contemporanei,<strong>per</strong>ché altri possano trovare in Luiliberazione, s<strong>per</strong>anza, riconciliazione, comunione.Per l’o<strong>per</strong>a Tua, mirabilmente compiutain Gesù di Nazareth, il Messia della nostra fede,possiamo riconoscerci, malgrado le nostre irriducibilidiversità tuttora sussistenti,frutto della medesima Tua pesca miracolosa.Sicché non desideriamo più fare da soli, quanto, <strong>per</strong> la tua Grazia,possiamo fare meglio e con più gioia assieme.Assieme vogliamo lodarti nei nostri culti;assieme vogliamo invocare il Tuo Nome;assieme vogliamo studiare la Tua Parola;assieme vogliamo legarci nella solidarietà;assieme vogliamo lottare <strong>per</strong> annunciare al mondola Tua giustizia, la Tua pace, la Tua salvezza.Sul fondamento di questa comune federiconosciamo il nostro obbligo morale e spiritualead aspettarci gli uni gli altri<strong>per</strong> compiere <strong>insieme</strong> il cammino.Davanti a Te, ci rendiamo ora disponibili a metterci in rete,Riconosciamo come parte pregnante di questa missioneil servizio agli ultimi, alle ultime,<strong>per</strong> sciogliere i lacci della morte <strong>per</strong> fame e <strong>per</strong> le pandemieche avviliscono milioni di esseri umani.Il nostro impegno comune non può sottrarsia farsi anche critica serrata deisistemi politici ed economici che queste miserie creanoe diffondono.Rinnoviamo il nostro comune patto a rispettare la natura,<strong>per</strong> noi Tua buona creazione,<strong>per</strong>ché anche altri e altre dopo di noi possano goderedell’aria, del mare, dei colori della natura,della bellezza dei tramonti,e sa<strong>per</strong>si, anche <strong>per</strong> questofigli/e Tuoi e <strong>per</strong>ciò fratelli e sorelle gli uni degli altri.Per la misericordia del Padre,<strong>per</strong> l’obbedienza del Figlio,<strong>per</strong> la libertà dello Spirito,invo<strong>chi</strong>amo, o Signore, da Te,la forza <strong>per</strong> essere fedeli a questo patto.11


12ALLEGATO 1L’INIZIO DELLA VITA CRISTIANA E LANATURA DELLA CHIESARISULTATI DEL DIALOGO TRA LA CPCE E LA EBFINTRODUZIONEPresentiamo di seguito i risultati del dialogocondotto tra i rappresentanti della Federazione battistaeuropea (Ebf) e la Comunione delle Chieseprotestanti in Europa (Cpce) negli anni tra il 2002e il 2004. Da tale dialogo non è scaturito un documentodotato di autorità <strong>per</strong> le <strong>chi</strong>ese, in quanto lenostre delegazioni non hanno ricevuto alcun mandatoa produrre un accordo vincolante <strong>per</strong> le nostrerispettive comunità; e nemmeno <strong>per</strong> le <strong>chi</strong>esemembro o unioni nazionali. Questi risultati, comunque,sono più che un semplice studio non vincolanteprodotto da es<strong>per</strong>ti, <strong>per</strong> il fatto che il dialogo èstato condotto <strong>per</strong>seguendo la volontà di entrambele organizzazioni di raggiungere una più profondacomunione e coo<strong>per</strong>azione. Noi sottoscriventi <strong>per</strong>competenza, in quanto rispettivamente presidentidelle delegazioni di Ebf e Cpce, ci auguriamo che irisultati del dialogo possano servire come base <strong>per</strong>l’intensificazione della nostra comunione a ognilivello. Per sottolineare ciò, all’inizio del documentoriportiamo un breve resoconto dei presupposti edel procedere del dialogo, alcune questioni importantidella di<strong>chi</strong>arazione finale che sono state messein evidenza e alcuni suggerimenti circa la ricezionedei risultati.PRESUPPOSTI E AVANZAMENTODEL DIALOGOIn seguito all’ingresso dei metodisti europei –una classica <strong>chi</strong>esa libera – nella Comunione diLeuenberg approvato nel 1994 e <strong>per</strong>fezionato nel1997, già nel 1999 e 2000 ci fu un primo giro didialoghi tra Leuenberg e i battisti. L’occasione vennein seguito alla ri<strong>chi</strong>esta dell’Unione delle <strong>chi</strong>eseevangeliche Libere in Germania (Befg) fatta nelnovembre 1996 al Comitato esecutivo della Comunionedi Leuenberg di avviare un dialogo in vistadi una possibile coo<strong>per</strong>azione. La ri<strong>chi</strong>esta dellaBefg fu fatta con l’approvazione dell’Ebf e <strong>per</strong>ciò,sin dall’inizio, ha avuto un effetto pan-europeo.Tuttavia, entrambe le delegazioni, istituite in seguitoall’accoglimento della ri<strong>chi</strong>esta da parte delComitato esecutivo della Lcf nel 1998 mostraronouna dominanza numerica di teologi tedes<strong>chi</strong>.Il documento finale di questo primo giro di colloqui,che fu adottato nel febbraio 2000 1 , sottolineache l’interesse dei battisti nel dialogo è fondatosul desiderio di non rimanere separati in un’Europache si integra e di offrire un segno di riconciliazioneattraverso una più profonda comunione conle <strong>chi</strong>ese protestanti che si sono unite nella comunionedi Leuenberg. Era importante all’inizio impegnarsiin una maggiore coo<strong>per</strong>azione, ma a lungotermine anche considerare l’entrata nella Concordiadi Leuenberg come membri.Il primo giro dei dialoghi Ebf-Lcf si inserì nellalinea del modello della Concordia di Leuenbergattraverso l’enfasi sulla comune comprensione delvangelo (Sezione I.2) da un lato, e un accurato riferimentoalle condanne del <strong>per</strong>iodo della Riforma(II.2) dall’altro. In entrambi i punti fu possibile trovaredelle convergenze, senza comunque raggiungerenessun risultato conclusivo.Fu concordato che gli accordi esistenti rappresentavano,già a quel punto, una base <strong>per</strong> una strettacoo<strong>per</strong>azione a più livelli, ma che ulteriore lavoroteologico doveva essere fatto sulle rimanentiquestioni di disaccordo. Il documento finale del2000 fece tre raccomandazioni concrete: l’a<strong>per</strong>turadi una conversazione dottrinale sul battesimo tra le<strong>chi</strong>ese di Leuenberg e i battisti, l’a<strong>per</strong>tura ai battistialla partecipazione alle conversazioni dottrinalidi Leuenberg e l’accompagnamento del dialogo condiscussioni a livello nazionale (IV).Queste raccomandazioni furono ricevute positivamenteda entrambe le parti. Il Consigliodell’Ebf, durante il suo incontro a Riga, Lettonia,nel 2000, concordò che l’Ebf poteva entrare in dialogocon la Lcf. L’Assemblea generale della Lcfdel 2001 a Belfast concordò che i rappresentantidelle Unioni battiste in Europa dovevano esserecoinvolti nel dialogo teologico sul battesimo e suglialtri argomenti «che, da entrambe le parti, sono<strong>per</strong>cepiti come rimasti sul cammino della mutuacomunione delle <strong>chi</strong>ese» 2 . L’Assemblea di Belfastha concordato inoltre che l’Ebf doveva essere invitataa inviare i propri rappresentanti come osservatorinei futuri programmi di conversazioni dottrinalitenuti dalla Lcf. Siamo lieti che dall’autunno del2002 ogni gruppo di studio dell’Lcf è stato arric<strong>chi</strong>todalla presenza di un partecipante battista comeospite <strong>per</strong>manente e che lo scambio teologico tra lenostre comunità in questo modo ne viene incoraggiato.


Nel dicembre 2001 il Ce della Lcf ha istituitouna delegazione <strong>per</strong> i dialoghi con i battisti. Al vescovoMartin Hein (Kassel, Germania), membrodeputato del Ce, alla fine del Comitato fu <strong>chi</strong>estodi presiedere la delegazione. I rappresentanti Ebfai colloqui furono guidati dal segretario Generaledell’Ebf, dr. Theo Anghelov (Sofia, Bulgaria).Entrambe le delegazioni poterono incontrarsinell’ottobre 2002 <strong>per</strong> una prima consultazione adAmburgo, ospitati dalla Albertinen-Diakoniewerkbattista. Il programma era focalizzato sulla rispettivacomprensione del battesimo e delle sue fondamentanel Nuovo Testamento. L’introduzione delmodello di comunione delle <strong>chi</strong>ese di Leuenbergfu importante in quanto provvedeva una corniceessenziale <strong>per</strong> i dialoghi.La seconda consultazione fu tenuta a Hofgeismarnel giugno del 2003 su invito della <strong>chi</strong>esa evangelicadella Kurhessen-Waldeck. Accanto alla comprensionedel battesimo furono esaminate anche lacomprensione della fede e della <strong>chi</strong>esa dal punto divista di entrambe le tradizioni. Alla fine della consultazionele due delegazioni erano ottimiste sulfatto che all’incontro successivo si sarebbe giuntiall’elaborazione di un testo comune. Il compito diredigere una bozza fu affidato a un comitato di seimembri, che la preparò durante un incontro a Berlinonel dicembre 2003.Nella sezione conclusiva che fu tenutaall’International Baptist Theological Seminary diPraga dal 23 al 25 gennaio 2004 la bozza fu esaminatain una approfondita discussione e rivista – inparte considerevole – in piccoli gruppi misti e sezioniplenarie. Alla fine dell’incontro fu presentatoun testo che fu recepito unanimemente da tutti i 18delegati presenti. Il <strong>chi</strong>aro risultato ottenuto dopoun così relativamente breve <strong>per</strong>iodo riflette la fiduciacrescente e, non ultimo, l’atmosfera amichevoletra le due delegazioni. Un contributo al buon risultatofurono anche le nostre preghiere comuni el’ascolto delle Sacre Scritture che hanno occupatoun posto importante in ogni incontro.I CONTENUTI DEL NOSTRO TESTO FINALEIl dialogo Ebf-Cpce non ha la pretesa di presentareun esame completo delle questioni teologichecontroverse né di menzionare tutti gli elementi diun accordo complesso di dottrina e pratica. Per questofa riferimento ai vari altri dialoghi, specialmenteai testi finali dei dialoghi mondiali tra battisti eriformati e tra battisti e luterani (1977 e 1990 rispettivamente)3 . È volontà di questo testo fare unpasso avanti nella questione fondamentale, cioè lapossibilità della comunione tra le <strong>chi</strong>ese.Questa intenzione fu decisiva <strong>per</strong> la struttura ele accentuazioni del nostro testo. In un primo punto– analogo alla Concordia di Leuemberg e alladi<strong>chi</strong>arazione della comunione delle <strong>chi</strong>ese con iMetodisti – la convergenza nella comprensionedell’Evangelo doveva essere descritta in manieraconcisa. Siamo grati del fatto che questo fu possibilefondamentalmente attraverso la ratifica deiparagrafi della Concordia di Leuenberg. Le duesezioni seguenti illustrano – non come alternative,ma come supplemento – la base biblica delle nostreaffermazioni e il carattere vincolante del Vangelo.Le specificazioni sul battesimo nella secondaparte del documento rappresentano, in qualche misura,il centro della di<strong>chi</strong>arazione. Siamo consapevolidel fatto che questa parte innescherà le discussionipiù accese, in quanto affronta più <strong>chi</strong>aramentei documenti fino a quel punto. Crediamo comunqueche gli ostacoli nel modo di pensare tra le <strong>chi</strong>esebattiste e protestanti devono essere abbattuti attraversoun allargamento delle prospettive.La terza parte del documento affrontava un ulteriorecomplesso di temi nel quale, secondo moltiteologi, c’è una profonda differenza tra le <strong>chi</strong>esebattiste e quelle della Riforma classica:l’ecclesiologia. Ci siamo resi conto comunque cheun’opposizione frontale tra il puro congregazionalismodei battisti e un concetto istituzionale della<strong>chi</strong>esa proprio delle <strong>chi</strong>ese Cpce non era tanto unarealtà quanto un preconcetto. <strong>Insieme</strong> siamo statiin grado di fare affermazioni sulla natura e la missionedella <strong>chi</strong>esa alla luce delle quali le divergenzenella struttura organizzativa del ministero della<strong>chi</strong>esa non erano causa di divisione e anche nellaconcezione dell’unità della <strong>chi</strong>esa come diversitàriconciliata in Cristo abbiamo potuto scoprire unaprofonda comunione. Per le formulazioni particolariin questa sessione, abbiamo fatto ricorso ai risultatidei dialoghi tra la <strong>chi</strong>esa luterana norvegesee l’Unione battista norvegese 4 . In molti passaggi,comunque, abbiamo potuto raggiungere una convergenza<strong>per</strong>sino più profonda.L’ultima parte del documento è stata dedicataalla valutazione dei risultati delle tre parti precedentie ai suggerimenti conseguenti. È stata un’amarasco<strong>per</strong>ta la constatazione che non c’erano ancorai presupposti <strong>per</strong> una piena comunione ecclesiasticasecondo la comprensione della Concordia diLeuenberg. Ciò nonostante, passi ulteriori eranodiventati possibili e sono stati espressamente raccomandati.13


Siccome la lingua dei dialoghi era l’inglese, laversione inglese del documento finale è quella ufficiale.Le traduzioni tedesche e francese sono stateapprontate <strong>per</strong> ragioni di diffusione tra le <strong>chi</strong>eseCpce.RICEZIONEEntrambe le delegazioni hanno portato a termineil loro compito diffondendo il documento finaleai rispettivi organi di governo. La successiva proceduraè quindi ora di nuovo nelle mani di coloroche hanno avviato il dialogo.I comitati esecutivi delle <strong>chi</strong>ese protestanti inEuropa e il Ce e il Consiglio della Ebf hanno continuamentericevuto i documenti preparatori provvisorie confermato le loro aspettative dalle delegazioni.Il Ce-Ebf nel suo incontro di Yerevan dal 1 al 4aprile 2004 ha preso le seguenti decisioni:– <strong>chi</strong>edere alle Unioni membro, durante il ConsiglioEbf del settembre 2004, di accogliere il documentocon il ringraziamento a entrambe le delegazionie la raccomandazione <strong>per</strong> la discussionenelle Unioni membro, specialmente quelle che hannoun numero sostanziale di <strong>chi</strong>ese Cpce nei loropaesi.– incoraggiare le Unioni membro che desideranofarlo di entrare in colloquio bilaterale con le<strong>chi</strong>ese membro della Cpce nei loro propri paesiusando questo documento come base di valutazionedi una possibile comunione più stretta.– riconoscere che, anche se una completa comunionedi <strong>chi</strong>ese non è possibile in questo momento,l’Ebf desidera comunque continuare le buonerelazioni con la Cpce e coo<strong>per</strong>are in quelle areeche possono aiutare la nostra comune preoccupazione<strong>per</strong> la missione di Dio nell’Europa contemporanea.Il Ce-Cpce nel suo incontro di Speier del 23/25aprile 2004 ha preso decisioni similari: «Il Ce ringraziala delegazione Cpce, specialmente il presidentevescovo dr. Hein, <strong>per</strong> il fruttuoso dialogo conl’Ebf. Valuta il documento finale L’inizio della vitacristiana e la natura della <strong>chi</strong>esa come un passoimportante verso una più profonda comunione trale <strong>chi</strong>ese Cpce e quelle Ebf. Incoraggia le proprie<strong>chi</strong>ese membro ai colloqui bilaterali con le Unionibattiste presenti sul proprio territorio e <strong>chi</strong>ede allestesse di esprimere il loro punto di vista. L’Assembleagenerale del 2006 delibererà i passi successivi».In questo senso presentiamo questo documentofinale alle Unioni membro dell’Ebf, alle <strong>chi</strong>esemembro della Cpce e a tutti i cristiani interessati.Noi s<strong>per</strong>iamo che le sue affermazioni teologichesiano studiate attentamente e le sue raccomandazionimesse in pratica ovunque possibile.Per entrambe le delegazioni:Dr. Theo Angelov (Sofia)Segretario generale EbfDr. Martin Hein (Kassel)Vescovo della <strong>Chiesa</strong> evangelica delKurhessen-Waldeck; membro deputato del Ce del CpceELENCO DEI PARTECIPANTIDelegati Ebf:General Secretary: Dr. Theodor Angelov (Sofia);Chair<strong>per</strong>son, Prof. Paul Fiddes (Oxford), RectorKeith Jones (Praga); Prof. Johnny Jonsson(Stoccolma); Prof. Tony Peck (Bristol); Prof. WiardPopkes (Lunenburg); Dr. Sergei Sannikov (Odessa);Dr. Kim Strübind (Monaco); Dr. Emanuel Wieser(Vienna)Delegati Cpce:Bishop Dr. Martin Hein (Kassel); Chair<strong>per</strong>son,Bishop Dr. Ernst Baasland (Stavanger); Prof. AndréBirmelé (Strasburgo); Prof. Fulvio Ferrario (Roma);Prof. Martin Friedrich (Berlino); Coordinator, Dr.Wilhelm Hüffmeier (Berlino); Prof. EberhardJüngel (Tübingen); Prof. Tamás Juhász (Cluj);Lecturer Dr Miloš Klátik (Bratislava); Dr. ManfredMarquardt (Reutlingen); Prof. John CecilMcCullough (Belfast).14


L’EVANGELOPARTE INoi affermiamo la di<strong>chi</strong>arazione sull’Evangelonella Concordia di Leuenberg come una comunecomprensione del Vangelo:L’Evangelo è il messaggio di Gesù Cristo, salvezzadel mondo, in adempimento della promessafatta al popolo dell’Antico Patto.I Riformatori hanno espresso la sua retta comprensionenella dottrina della giustificazione.In questo messaggio si rende testimonianza aGesù Cristo come l’incarnato, nel quale Dio si èlegato all’uomo; come crocifisso e il risorto che hapreso su di sé il giudizio di Dio e ha così dimostratol’amore di Dio <strong>per</strong> il peccatore; e come venienteche, come giudice e salvatore, porta il mondo acompimento.Dio <strong>chi</strong>ama <strong>per</strong> mezzo della sua parola nelloSpirito Santo tutti gli uomini a ravvedimento e allafede e promette la sua giustizia in Gesù Cristo alpeccatore che crede. Chi pone la sua fiducia nell’Evangeloè, a motivo di Cristo, giustificato davantia Dio e liberato dall’accusa della legge. Eglivive in conversione e rinnovamento quotidiani <strong>insieme</strong>con la comunità nella lode a Dio e nel serviziodegli altri, nella certezza che Dio porterà a compimentola sua signoria. Così Dio suscita nuovavita e pone in mezzo al mondo l’inizio di una nuovaumanità.Questo messaggio rende i cristiani liberi <strong>per</strong> unservizio responsabile verso il mondo e pronti inquesto servizio anche a soffrire. Essi riconosconoche la volontà di Dio, che <strong>chi</strong>ede e che dona, abbracciatutto il mondo. Essi sostengono la causadella giustizia umana e della pace tra i singoli e ipopoli. Questo rende necessario <strong>per</strong> loro di cercare<strong>insieme</strong> ad altri uomini criteri razionali e appropriati,e di partecipare alla loro applicazione.Essi fanno questo nella fiduciosa certezza che Dioconserva il mondo nella responsabilità di fronte alsuo giudizio.Con questa comprensione dell’Evangelo ci poniamosul terreno dei Simboli della <strong>chi</strong>esa antica efacciamo nostra la comune convinzione delle confessionidi fede della Riforma che l’esclusiva mediazionesalvifica di Gesù Cristo è il centro delleScritture e il messaggio della giustificazione comeil messaggio della libera grazia di Dio è la normadi tutta la predicazione della <strong>chi</strong>esa.L’Evangelo, così come è proclamato nelle Scritturedell’At e Nt e attestato dalla <strong>Chiesa</strong>, è l’invitounico a partecipare al suo amore rivelato da GesùCristo attraverso lo Spirito Santo. L’Evangelo diGesù Cristo porta l’amore di Dio a effetto, conducendocidal peccato alla fede, in pentimento e obbedienzagioiosi, verso il volere di Dio. Il contenutodell’Evangelo può essere descritto come l’attivitàdi Dio di salvezza degli uomini e delle donne<strong>per</strong> la grazia attraverso la fede (Ef. 2, 5; Rom. 10,9), giustificandoli incondizionatamente (Rom. 3,21-24), accogliendoli nella comunione con lui conse stesso (Lc. 14, 21-23; 15, 22-24), santificandoliattraverso il <strong>per</strong>dono dei loro peccati (Eb. 9, 13,14;10, 14) e rinnovandoli secondo l’immagine di Cristo(Col. 3, 10; 2 Cor. 3, 18) <strong>per</strong> camminare in novitàdi vita (Rom. 6, 4).In obbedienza alla volontà di Dio e <strong>per</strong> adempiereil mandato di Gesù Cristo, la <strong>Chiesa</strong> è impegnataa proclamare l’Evangelo attraverso:- L’annuncio della Parola di Dio, specialmente ilmessaggio della giustificazione e della santificazionedel peccatore (Rom. 4, 5; 5, 6; 1Cor. 1, 30)- Il battesimo nel nome del Padre, del Figlio delloSpirito Santo (Mat. 28, 19)- La celebrazione della Cena del Signore (1 Cor.11, 23-26)- La pratica del discepolato e la vita in unità (Gv.17, 20-23)PARTE IILA FEDE CRISTIANA E IL BATTESIMONell’evento del battesimo di una <strong>per</strong>sona, la<strong>chi</strong>esa cristiana celebra l’eterna promessa di Diodi incontrarci come esseri umani senza Dio, di vincereil nostro essere senza Dio e di avere comunionecon noi nel tempo e nell’eternità. Nel battesimoc’è così un convergere dell’amore di Dio e dell’umanarisposta della fede. Il battesimo unisce la<strong>per</strong>sona battezzata con la comunità che battezza econ tutti i cristiani, così che essi esistono come l’unica<strong>chi</strong>esa di Gesù Cristo. In quanto legame d’unitàtra i cristiani, il battesimo indica Gesù Cristo comeil fondamento di questa unità che è più forte e dimaggior sostegno di tutte le divisioni all’internodel corpo di Cristo. Per questa ragione, le <strong>chi</strong>esericonoscono ogni battesimo che è stato impartitosecondo l’evangelo e gioiscono di ogni <strong>per</strong>sona cheè stata battezzata.15


La fede nasce dalla proclamazione dell’Evangeloed è resa possibile dallo Spirito Santo (Rom.10, 14-17; Gal. 3, 1-5). Per questo motivo la fedenon è il prodotto di una precedente decisione umana,ma è la fiducia nel Dio che ci incontra comeesseri umani senza Dio; in questo modo la fedemostra se stessa nella vita di un volontariodiscepolato, o ubbidienza (Rom. 1, 5). Qui noi accogliamola comprensione che era stata già raggiuntanei recenti colloqui tra i battisti e altre <strong>chi</strong>eseprotestanti. Facendo riferimento ai risultati delleconversazioni tra la Bwa e la Lwf dal 1990 (capitoliII, art. 1: «Lo stato della questione»), noiriaffermiamo quanto segue:«[le nostre <strong>chi</strong>ese] hanno fondamentalmente lastessa comprensione della fede e del discepolato.Le discussioni hanno mostrato che le riserve e lepaure ereditate da entrambe le parti non riguardanola sostanza dei problemi in questione, ma piuttostosegnalano i <strong>per</strong>icoli del sorgere di enfatizzazioniunilaterali verificatesi nello sviluppo delle tradizioni.Entrambi guardiamo alla fede come l’appropriatarisposta all’invito di Dio nella grazia. È <strong>insieme</strong> unevento che rinnova la vita e un processo che coinvolgela vita intera. È totale e certo impegno versoDio praticato nel discepolato».I battisti potrebbero aver bisogno di fare più attenzionealla fede come dono di Dio. Gli altri protestantipotrebbero aver bisogno di ricordare che il dono divinodella fede necessariamente <strong>chi</strong>ama alla rispostaumana che rende possibile una vita trasformata. La fedeapparirà sempre simultaneamente come un dono dellagrazia di Dio e come un atto del singolo credente.Il dono del Dio trino, ricevuto dalla fede, è lapartecipazione di Dio nella vita delle <strong>per</strong>sone cheha creato e approvato e la garanzia di Dio dellacondivisione della sua stessa vita. Attraverso questapartecipazione, l’amore di Dio diventa una realtàche si può s<strong>per</strong>imentare. Questa realtà è il «Sì»di Dio che è divenuto evento in Gesù Cristo (2 Cor.1, 19-20). Per la fede in Gesù Cristo, i peccatoris<strong>per</strong>imentano l’amore creativo e riconciliante delDio trino, e dicono il loro «sì» a tutto ciò, in modoche essi stessi siamo consapevoli di essere partedella storia di questo amore: coloro che hanno fedesanno che niente li può separare dall’amore di Dioin Gesù Cristo nostro Signore (Rom. 8, 38-39). Nelbattesimo nel nome del Dio trino, la <strong>chi</strong>esa cristianacelebra la vittoria dell’amore di Dio sull’esseresenza Dio dell’umanità e su tutti i poteri del male acui è stato dato accesso nella vita a causa della nostraincredulità, della nostra mancanza d’amore edella nostra <strong>per</strong>dita di s<strong>per</strong>anza <strong>per</strong> questo mondo.La morte è stata sommersa dalla vittoria… ma graziesiano rese a Dio che ci dà la vittoria attraversoGesù Cristo nostro Signore (1 Cor. 15, 54ss). Ilbattesimo è quindi anche un luogo in cui gli esseriumani possono dire un sì di fede al Dio che ha giàdetto loro sì nella vittoria dell’amore.Nel battesimo il Dio trino attesta a coloro chevengono battezzati che, attraverso il vangelo, essihanno avuto parte nella storia di Gesù Cristo, nellasua vita terrena, nella sua morte e nella sua resurrezione.La <strong>per</strong>sona che viene battezzata è sigillatada Dio nella verità del vangelo, nel quale i cristianicredono (2 Cor. 1, 21-22; Ef. 1, 13-14). Il battesimoè così il segno e l’evento centraledell’iniziazione, o inizio della vita cristiana, ma nonrappresenta l’intero inizio. L’iniziazione non è completafino a che il battesimo non è accompagnatodal pentimento e dal nutrimento cristiano iniziale,fino a quando è raggiunto il punto in cui una <strong>per</strong>sonapuò dare il proprio riconoscente sì a Dio, è <strong>chi</strong>amataal servizio nel mondo e partecipa alla cenadel Signore <strong>per</strong> la prima volta. Attraverso questointero processo di iniziazione, il cui centro è il battesimo,il discepolo cristiano arriva ad appartenereirrevocabilmente a Gesù Cristo e alla libertà dei figlidi Dio ottenuta attraverso la morte e la resurrezionedi Cristo. Battezzato nella morte di Gesù Cristo(Rom. 6, 3), il «vec<strong>chi</strong>o uomo» che è cadutovittima del peccato è «crocifisso e sepolto con Cristo»e così «è diventato libero dal peccato» (Rom.6, 6-7). In questa libertà, liberati dal passato peccaminosoe dalle sue conseguenze, <strong>per</strong> coloro che sonobattezzati si apre un futuro di vita con Dio (Rom. 6,1-2) e di vita nella comunità dei credenti comemembra del corpo di Cristo. Questo processo diiniziazione può durare un breve o un lungo <strong>per</strong>iodo.Attraverso ciò la <strong>per</strong>sona è accolta nella <strong>chi</strong>esache gioisce <strong>per</strong>ché a quella <strong>per</strong>sona è garantita nuovavita con Dio e che lui o lei vivranno <strong>insieme</strong> conDio nella comunità dei credenti qui e ora e rimarranno<strong>insieme</strong> eternamente.Poiché Dio, che ama gli esseri creati, si è impegnatouna volta <strong>per</strong> tutte nel battesimo dei peccatori<strong>per</strong> mezzo della grazia giustificante e siccomecoloro che sono battezzati impegnano loro stessiirrevocabilmente nella grazia di Dio, il battesimonon può essere ripetuto. L’evento unico del battesimoè così profondamente significativo <strong>per</strong> la vitadel battezzato che noi possiamo descrivere la vitacristiana come un continuo «ritorno al battesimo»che può essere espresso liturgicamente in speciali«celebrazioni di ricordo del battesimo».Nel battesimo la <strong>chi</strong>esa celebra la grazia di Dioattraverso cui il peccatore è giustificato e nato dinuovo, a una vita nuova nella libertà della fede enell’amore sollecito. Per la <strong>per</strong>sona che viene battezzata,il battesimo così marca un cambiamento di16


vita fondamentale: la mancanza di relazione, chedistrugge la vita e che è causata dagli stessi esseriumani, è sostituita da una abbondanza di relazioniin una vita con Dio e con tutta la creazione. Con ilbattesimo il battezzato si assume <strong>per</strong>sonalmente laresponsabilità di una vita ricca di relazioni nellacomunione di credenti che corrisponde alla ricchezzache è propria delle relazioni di Dio: una vita difiducia in Dio, di amore <strong>per</strong> Dio e <strong>per</strong> gli altri essereumani, vissuta nella s<strong>per</strong>anza del compimento ditutte le o<strong>per</strong>e di Dio. L’intera <strong>chi</strong>esa ha anche laresponsabilità di rendere questi battezzati capaci divivere come discepoli cristiani.La <strong>chi</strong>esa proclama e battezza <strong>per</strong> il mandato diGesù Cristo risorto dai morti (Mat. 28, 18-20) e nelfare ciò essa partecipa all’autorità del Crocifissoche è risorto a Dio il Padre. Cristo si è sottomessoegli stesso a essere battezzato all’inizio della suamissione di proclamazione del regno di Dio e conciò ha mostrato la sua solidarietà verso i peccatori.Mentre Giovanni battista battezzava «in acqua <strong>per</strong>il pentimento», il battesimo impartito nell’autoritàdi Gesù Cristo avviene non solo con l’acqua ma«con lo Spirito Santo e con il fuoco» (Mat. 3, 11).Quando la parola del vangelo che giustifica il peccatoreè unita con l’atto simbolico del battesimocon l’acqua, questo atto simbolico diventa un «sacramento»che descrive la morte alla vec<strong>chi</strong>a vitadi quelli che si battezzano seguita dalla risurrezionea una nuova vita lavata dal peccato, e attraversoquest’atto Dio fa accadere queste realtà. In questosenso le confessioni cristiane echeggiano l’asserzionedi Agostino: «quando la parola è aggiuntaagli elementi, allora c’è il sacramento».Il battesimo testimonia e media l’amorevoleauto-comunicazione di Dio che è accaduta nellastoria di Gesù Cristo, è proclamato nella parola predicatae è promesso a ogni <strong>per</strong>sona. L’intenzione èche coloro che si battezzano dovrebbero avere laconsapevolezza di essere uniti irrevocabilmente<strong>insieme</strong> come comunione dei credenti. In questomodo il battesimo è un legame di unità che segnala vita cristiana e che unisce tutti coloro che sonobattezzati nell’unica <strong>chi</strong>esa di Gesù Cristo. <strong>Insieme</strong>con gli altri segni di unità menzionati in Ef. 4,3-8 il battesimo è di fondamentale significatoecumenico. Esso impegna la <strong>chi</strong>esa divisa a un accordoche rifletta l’unità del corpo di Cristo.L’unità è basata sulla sofferenza e morteredentiva di Cristo, che tutti i cristiani condividono.Questa sofferenza e morte è illustrata nel vangelodi Marco con l’immagine di un battesimo conil quale Cristo stesso è stato battezzato (Mc. 10,38-39), essendo stato immerso nella vita e morteumane. Questo «battesimo» è stato unico in quantosolamente Cristo, attraverso di esso, ha ottenuto lanostra salvezza. Il battesimo dei cristiani, comunque,nel Nuovo Testamento, va compreso come lacondivisione di quest’atto; noi moriamo e siamoseppelliti con Cristo (Rm. 6, 3-4): «Siamo dunquestati sepolti con lui mediante il battesimo nella suamorte, affinché, come Cristo è stato risuscitato daimorti mediante la gloria del padre, così anche noicamminassimo in novità di vita». Questa unità giàesistente sfida le <strong>chi</strong>ese a muoversi al di là delleloro divisioni e a esplorare le vie nelle quali le lorodifferenti forme di battesimo in acqua possano essereintese in relazione all’unico «battesimo» diCristo nella sua vita, morte e resurrezione.L’unione della <strong>per</strong>sona che viene battezzata nell’unica<strong>chi</strong>esa di Gesù Cristo, effettuata attraverso ilbattesimo, significa concretamente l’appartenenza allacongregazione battezzante, o alla <strong>chi</strong>esa confessantea cui questa congregazione appartiene. Tuttavia, nessunnuovo battesimo è ri<strong>chi</strong>esto quando qualcuno entrain una diversa congregazione o denominazionecristiana, in quanto il battesimo è irripetibile (vedereparagrafo 3). Il punto in questione può solo essere lavalidità del battesimo che qualcuno ha già ricevuto.Nel battesimo, coloro che vengono battezzatidanno il loro assenso alla confessione della <strong>chi</strong>esa(Rom. 10, 9-10) e <strong>chi</strong>edono con la congregazionebattezzante lo Spirito di Dio e una <strong>chi</strong>ara coscienza(1 Pie. 3, 21). Coloro che battezzano gli infanti credonodi fare riferimento alla confessione della fedenon meno di coloro che battezzano discepoli confessati.Coloro che battezzano gli infanti sottolineanola responsabilità della congregazione, dei genitori,dei padrini <strong>per</strong> la crescita nella vita cristianache è a<strong>per</strong>ta a colui che viene battezzato. Sel’iniziazione cristiana è compresa come un processonel quale il battesimo è solamente un momento,allora alcuni battisti potrebbero essere in grado diriconoscere il battesimo degli infanti come una partevalida di questo processo solo in quanto esso è seguitopiù tardi da una fede che è posseduta <strong>per</strong>sonalmentedalla <strong>per</strong>sona battezzata. Molti battisti,comunque, vorranno riconoscere l’iniziazione dialtri cristiani in Cristo e nella <strong>chi</strong>esa al di là dellaforma di battesimo. Senza riconoscere il battesimodegli infanti essi affermerebbero che i cristiani battezzatida bambini sono stati incorporati nel corpodi Cristo quando discerneranno nella loro vita l’unicoSpirito, l’unico Corpo, l’unica s<strong>per</strong>anza e l’unicafede che Dio garantisce.Lo Spirito di Dio che comunica se stesso nellapredicazione del vangelo e quindi anche attraversoil battesimo, unisce il battezzando con Gesù Cristoe approfondisce questa unione. Nel battesimo lacongregazione comprende <strong>insieme</strong> con il battezzan-17


do che non abbiamo cittadinanza in questo mondo,ma che cer<strong>chi</strong>amo quella che deve venire (Eb. 13,14); in questo modo il battesimo è il «sacramentodella partenza» del popolo pellegrino di Dio, <strong>per</strong>chémette a fuoco il primo passo del cammino dellavita cristiana che è l’iniziazione. Accanto a ciò apparel’eucaristia come «il sacramento della provvidenzalungo il cammino». In quanto sacramentodella partenza, il battesimo fonda la missione deicristiani nel mondo e quindi è anche il fondamentodel sacerdozio universale di tutti i credenti, secondocui ogni credente è autorizzato e obbligato adannunciare il <strong>per</strong>dono dei peccati nel nome di Dioalle <strong>per</strong>sone che si confessano. Il sacerdozio significaanche che lo Spirito concede i doni spirituali(charismata) a ogni <strong>per</strong>sona che è stata battezzata,equipaggiandola <strong>per</strong> il servizio nella <strong>chi</strong>esa e nelmondo. Quando la <strong>per</strong>sona battezzata è un discepoloconfessante, il preciso evento del battesimopuò essere il momento nel quale si ricevono i donie l’incarico di servire.Le nostre <strong>chi</strong>ese riconoscono tutti i battesimi che,seguendo il comandamento di Gesù Cristo (Mt. 28,19), sono amministrati secondo il vangelo. Un battesimoamministrato secondo il vangelo includeràalmeno il battesimo nel nome del Padre, del Figlioe dello Spirito Santo con l’atto simbolico dell’infusionecon acqua o immersione nell’acqua. Noidi<strong>chi</strong>ariamo che le <strong>chi</strong>ese in entrambe le nostre tradizioniricevono la sfida di esaminare ulteriormenteche cosa signifi<strong>chi</strong> battezzare secondo l’evangelo,e specialmente che cosa impli<strong>chi</strong> <strong>per</strong> il postodella fede umana all’interno dell’evento del battesimo.Al di là dei nostri attuali disaccordi sul battesimodi acqua, il riconoscimento che tutti i cristianisono immersi nella vita, morte e resurrezione diCristo è, in ogni caso, una potente espressione dell’unitàdella <strong>chi</strong>esa già ottenuta in Cristo.LA CHIESA18PARTE III1. La <strong>chi</strong>esa è o<strong>per</strong>a di DioLa <strong>chi</strong>esa cristiana è o<strong>per</strong>a del Dio Trino. Dioha creato la <strong>chi</strong>esa nel mondo in modo che la gentepossa venire alla fede in Gesù Cristo e possa essereconservata in questa fede <strong>per</strong> lo Spirito Santo.Nella testimonianza biblica della primapentecoste cristiana diviene <strong>chi</strong>aro come il circolodei discepoli diventi una congregazione cristianacaratterizzata dalla proclamazione della parola, daazioni sante e dalla vita comunitaria. Questo accade<strong>per</strong> o<strong>per</strong>a dello Spirito Santo. Nuovi membri sonoaccolti nella <strong>chi</strong>esa attraverso il battesimo.Gesù Cristo è il fondamento della pienezza della<strong>chi</strong>esa (1 Cor. 3, 11; Ef. 1, 22-23; 4, 11,15,16).Per questa ragione il Nuovo Testamento <strong>chi</strong>amala <strong>chi</strong>esa «il corpo di Cristo» (1 Cor. 12, 12-27).Così Gesù Cristo è la misura dell’intero essere edella missione della <strong>chi</strong>esa. Affermando ciò noiesprimiamo che la <strong>chi</strong>esa non è nulla <strong>per</strong> se stessa,ma è creazione della parola di Dio.Nella <strong>chi</strong>esa la fede ottiene la sua forma sociale.Sia gli Atti sia le Epistole mostrano come la <strong>chi</strong>esadel Nuovo Testamento, nel tempo, ha sviluppatole sue strutture e le sue forme organizzative nellaricchezza della loro diversità. La <strong>chi</strong>esa è universalee diviene visibile nella comunità locale. Ognivolta che i cristiani si incontrano «nel suo nome»,il corpo di Cristo è manifestato nella sua pienezzanel mondo (Mt. 18, 20).2. La <strong>chi</strong>esa è la comunità dei santiLa vita della <strong>chi</strong>esa esprime una ricchezza direlazioni nella comunione dei credenti che partecipadella stessa ricchezza di relazioni propria di Dio.Nel Nuovo Testamento i cristiani sono <strong>chi</strong>amatisanti (At. 9, 13,32; Rm. 1, 7; 1 Cor. 1, 2).Perciò la confessione di fede apostolica <strong>chi</strong>amala <strong>chi</strong>esa la «comunità dei santi». Questo non significache la <strong>chi</strong>esa e i cristiani sono in se stessi santi,ma solo che essi pongono la loro fiducia in Gesù Cristoe sono <strong>per</strong> questo giustificati. La <strong>chi</strong>esa cristiana,la congregazione, è una comunità di <strong>per</strong>sone che credonoin Gesù Cristo (<strong>per</strong> esempio At. 5, 14; 1 Cor. 1,21; Ef. 1, 1). Quindi la <strong>chi</strong>esa è sia locale sia universale.La <strong>chi</strong>esa una, santa, universale e apostolica èrealizzata dove la gente celebra l’amore di Dio nelculto, riceve il vangelo di Gesù Cristo nella fede, siincontra intorno alla sua parola, pratica il battesimo,condivide la cena del Signore e così facendo confessala sua fede davanti a Dio e al mondo.Sia la comunità delle <strong>chi</strong>ese protestanti in Europache la Ebf sottolinea il sacerdozio di tutti i credenti.Comunque, dal momento che la <strong>chi</strong>esa è ilcorpo di Cristo, dove i singoli membri sono ugualima hanno compiti differenti, è dono di alcuni membridella <strong>chi</strong>esa l’esercitare la pubblica proclamazione,l’amministrazione dei sacramenti, l’attivitàdiaconale, l’insegnamento e gli altri ministeri comeloro particolari responsabilità (1 Cor. 12, 27-30).Questi ministeri particolari non contraddiconoil concetto di sacerdozio di tutti i credenti. È Cristoinfatti che <strong>chi</strong>ama alcuni individui a questi ministeri.La <strong>chi</strong>esa nel suo <strong>insieme</strong> riconosce questiindividui che sono così <strong>chi</strong>amati e adatti <strong>per</strong> questi


ministeri. Così la <strong>chi</strong>esa ha anche il compito di guidaree sovrintendere gli individui <strong>chi</strong>amati. Questaresponsabilità di soprintendenza e guida può essereaffidata a speciali ufficiali della <strong>chi</strong>esa.3. L’Unità della <strong>chi</strong>esaPoiché la <strong>chi</strong>esa è il corpo di Cristo, la sua unitàè da lui provveduta. L’unità della <strong>chi</strong>esa non è fondamentalmentela conseguenza o il prodotto delleattività, degli sforzi o delle lotte umane, ma dipendedalla <strong>chi</strong>amata di Cristo a incontrasi nel suonome. L’unità data dell’unica <strong>chi</strong>esa di Cristo potrebbeessere offuscata dal peccato, dal male e dallalotta <strong>per</strong> la verità, ma non può essere cancellata.L’unità quindi non deve essere ottenuta, ma deveessere sco<strong>per</strong>ta. L’unità della <strong>chi</strong>esa non significauniformità, ma la sco<strong>per</strong>ta che un’altra comunitàcristiana proclama, celebra e serve lo stesso vangelodi Gesù Cristo nella sua propria lingua, pietà,cultura e tradizione (At. 2). Perciò l’unità della <strong>chi</strong>esaè realizzata nella diversità riconciliata.Per le <strong>chi</strong>ese della Cpce, l’unità è data come«comunione di <strong>chi</strong>ese» quando la proclamazionedella parola e l’amministrazione dei sacramenti secondoil vangelo sono reciprocamente riconosciuti.In questo caso la comunione di <strong>chi</strong>ese deve esseredi<strong>chi</strong>arata e le comunità si comprendono una conl’altra come vera espressione dell’unica <strong>chi</strong>esa diGesù Cristo.Per i battisti la base dell’unità è l’essere nel corpodi Cristo e non il battesimo. Ciò riconosce l’evidenzadell’o<strong>per</strong>a dello Spirito negli altri credenti,nei termini dei doni e dei frutti dello Spirito.Nonostante le differenze di interpretazione, noiriconosciamo la presenza della vera <strong>chi</strong>esa di GesùCristo gli uni negli altri. Come cristiani di differentitradizioni noi possiamo condividere la santa comunionee riconoscere il ministero di coloro chesono ordinati presbiteri (pastori) nelle <strong>chi</strong>ese degliuni e degli altri.4. La <strong>chi</strong>esa è il popolo escatologico di DioLa <strong>chi</strong>esa è una entità sia visibile sia invisibile.Perciò deve essere compresa come il popoloescatologico di Dio la cui vera estensione e compiutaunità sarà rivelata nel tempo del ritorno diCristo (parousia). Ciò implica che le <strong>chi</strong>ese nondovrebbero condannarsi le une le altre, ma dovrebberosforzarsi di realizzare la <strong>chi</strong>esa a immagine diCristo. Questo implica anche che la strutturaorganizzativa della <strong>chi</strong>esa, sia essa episcopale,congregazionalista o sinodale, non dovrebbe giocareun ruolo decisivo, se le <strong>chi</strong>ese vogliono compiere<strong>insieme</strong> la loro <strong>chi</strong>amata a essere la <strong>chi</strong>esa diGesù Cristo.PARTE IVSOMMARIO E DOMANDE1. Abbiamo trovato accordo sui temi più importantidella dottrina cristiana, specialmente circa lacomprensione dell’atto di Dio di salvezza in Cristo,del vangelo, della fede, e della <strong>chi</strong>esa.2. Questo accordo sulla comprensione del vangeloci dovrebbe fortemente incoraggiare a sforzarci<strong>per</strong> una più stretta comunione nella testimonianzae nel servizio. Quindi invitiamo tutti cristianidelle comunità locali e delle <strong>chi</strong>ese membro dellenostre rispettive comunità a lavorare <strong>insieme</strong> inogni modo responsabile <strong>per</strong> compiere la nostra vocazionemissionaria.3. Nonostante questo largo margine di accordoe mutuo riconoscimento, rimane una importantebarriera alla piena realizzazione della comunioneecclesiale. Per quanto riguarda la questione dellacorretta amministrazione del battesimo, rimangonodifferenze che non possono essere completamentesu<strong>per</strong>ate dagli approcci proposti nella parte seconda.4. Le <strong>chi</strong>ese della Cpce possono riconoscere chela pratica battista di battezzare solamente i credentiche <strong>chi</strong>edono il battesimo e che hanno fatto unaconfessione di fede prima del battesimo è una praticaappropriata secondo il vangelo. Ma le <strong>chi</strong>esedella Cpce reclamano che anche il battesimo degliinfanti di genitori cristiani è una possibilità in accordocon il vangelo. Quando il battesimo dei credentiè amministrato in comunità battiste a coloroche sono stati già battezzati da bambini, le <strong>chi</strong>esedella Cpce <strong>per</strong>cepiscono ciò come la negazionedella validità di questo sacramento <strong>per</strong> questa ragioneesse debbono rigettare tale pratica che dalloro punto di vista costituisce un inammissibile ribattesimo,cioè, l’amministrazione di un sacramentoche non è secondo l’evangelo.5. Le <strong>chi</strong>ese battiste si sentono obbligate dallaloro comprensione della testimonianza biblica apraticare solamente il battesimo dei discepoli credentiessendo ciò secondo l’evangelo. Molte <strong>chi</strong>esebattiste non possono accettare il battesimo degliinfanti che è stato amministrato in altre <strong>chi</strong>ese comebattesimo valido. Questo è specialmente nel casoin cui un battesimo di un bambino non è stato seguitoda una educazione cristiana. Perciò esse noncomprendono i battesimi come ri-battesimi quandobattezzano coloro che sono stati battezzati da bambini.6. Fino a quando queste differenze <strong>per</strong>sisterannodovremo fare i conti con il fatto che abbiamouna differente amministrazione del sacramento del19


attesimo che ostacola la comunioni delle <strong>chi</strong>ese(come definita dalla Concordia di Leuenberg). Comunquenoi crediamo che ci sono strade <strong>per</strong> raggiungereuna più stretta vita comune. Un modo èquella di continuare a sviluppare la parte esistentedella mutua ospitalità eucaristica. Altre strade sonoillustrate nei seguenti paragrafi.7. Dobbiamo riconoscere che negli ultimi decennici sono stati sviluppi da entrambe le parti chehanno condotto a convergenze nella pratica del battesimo.In alcune <strong>chi</strong>ese luterane, riformate, unite emetodiste europee il battesimo degli infanti non èpiù visto come una regola, ma il battesimo degliinfanti e quello degli adulti possono entrambi essere<strong>per</strong>cepiti come appropriati. In molte congregazionibattiste è praticata la comunione a<strong>per</strong>ta, nellaquale le <strong>chi</strong>ese accettano coloro che sono stati battezzaticome bambini e hanno ricevuto laconfermazione in altre <strong>chi</strong>ese cristiane.8. Noi riconosciamo che le <strong>chi</strong>ese della Cpce edella Ebf stanno sforzandosi, nella loro pratica battesimale,di raggiungere l’obbedienza davanti allaparola di Dio e di esercitare il vero discepolato cristiano.Il riconoscimento dell’integrità reciprocaevidente di <strong>per</strong> sé, include anche la questione deiministri ordinati. Perciò anche se non abbiamo unpieno riconoscimento del ministero in sensodottrinale, non di meno noi incoraggiamo l’accettazionereciproca del ministero in modo pratico epastorale a livello locale, nazionale trans-nazionale.9. Chiediamo alle <strong>chi</strong>ese luterane e unite dellaCpce di <strong>chi</strong>arificare il significato delle condanneagli anabattisti contenute nelle confessioni luterane.A questo riguardo noi accettiamo grati i risultatidel dialogo tra battisti e luterani a livello mondialeche riconosce che le condanne non si applicano aibattisti di oggi con l’eccezione di quella espressain Ca 9 5 . A questo proposito noi dovremmo prenderenota del fatto che la riprovazione maggioredei riformatori contro gli anabattisti, che la lorocomprensione del battesimo la rendeva o<strong>per</strong>a umana(confronta la condanna in Ca 5 6 ), non può innessun modo essere applicabile ai battisti.10. Alla luce di ciò che abbiamo discusso <strong>insieme</strong>come proposto nella parte II, <strong>chi</strong>ediamo se siapossibile <strong>per</strong> noi porre forme differenti di battesimoin differenti luoghi all’interno di un processodi iniziazione cristiana riconosciuto comune. Cirendiamo conto che su questo argomento dev’esseresvolto un ulteriore lavoro teologico.11. Siccome il maggior ostacolo alle comunionedelle <strong>chi</strong>ese sta nel problema del così detto ribattesimo,rivolgiamo una domanda alle congregazionibattiste in Europa: sarebbe loro possibile evitarequalsiasi sorta di ri-battesimo quando i credentiprovengono da una <strong>chi</strong>esa parte della Cpce che praticail battesimo degli infanti? Un’altra ulteriorestrada potrebbe essere la seguente: la gran parte deibattisti considera il battesimo degli infantiinappropriato, ma essi potrebbero esplicitamentenon mettere in questione la sua validità e in questicasi ri<strong>chi</strong>edere solamente una confessione di fedecome requisito <strong>per</strong> l’accoglienza in una congregazionebattista completando così l’iniziazione cristiana.12. Poniamo anche questa domanda alle <strong>chi</strong>esedella Cpce: possono aderire più strettamente ai desideriespressi nei documenti di Leuenberg «sulledottrine e pratiche del battesimo» e cioè che le <strong>chi</strong>eseche praticano il battesimo degli infanti continuerannoad «accompagnare i battezzati nel loro camminodi fede attraverso la preghiera, la cura pastoralee l’istruzione»? In questo modo essi eviterannoogni evenienza di battesimo degli infanti quandosi rivelerà difficile poter far seguire a esso dauna educazione cristiana.13. Come risultato dei colloqui molto positivitra noi, incoraggiamo le <strong>chi</strong>ese membro della Cpcee dell’Ebf a <strong>per</strong>seguire attivamente ulteriori possibilitàdi una più stretta relazione tra di loro, inclusele aree di coo<strong>per</strong>azione che consentiranno di risponderealle molte sfide contemporanee che le <strong>chi</strong>esein Europa affrontano.1. In: Wilhelm Hüffmeier/Christine-Ruth Müller (a c.di): Versöhnte Vers<strong>chi</strong>edenheit – der Auftrag der evangelischenKirchen in Europa. Texte der 5. Vollversammlungder Leuenberger Kirchengemeinschaft in Belfast,19-25 giugno 2001, Frankfurt/Main 2003, pp. 281-292.2. Hüffmeier/Müller, Versöhnte Vers<strong>chi</strong>edenheit, p. 395.3. Dokumente wachsender Übereinstimmung, H. Meyeret al. (a c. di), Paderborn 1992: Volume. 1, p. 102-122;V. 2, p. 189-216.4. One Lord – One Faith – One Church. A Longing forOne Baptism. The report from the bilateral dialoguebetween The Church of Norway and The Baptist Unionof Norway 1984-1989. Oslo 2000, pp. 33-38.5. «Condannano gli Anabattisti, che respingono il battesimodei bambini e dicono che I bambini sono salvatisenza il battesimo».6. «Condannano gli Anabattisti e gli altri che pensanoche lo Spirito Santo viene agli uomini senza la Parolaesterna, attraverso le loro o<strong>per</strong>e e pratiche».20


Spunti di riflessione sull’omosessualitàin una prospettiva biblicaClaudia Angeletti, Giorgio Rainelli, Silvia Rapisarda, Letizia TomassonePREAMBOLOIl Glom è il gruppo di lavoro sull’omosessualitànominato, in seguito all’atto N/00 dell’Assemblea-Sinodo2000, dalla Tavola valdese e dal Comitatoesecutivo dell’Ucebi il 18 novembre 2000,composto da 3 membri battisti, Claudia Angeletti(coordinatrice del gruppo di lavoro), GiorgioRainelli e Silvia Rapisarda, da un membrometodista, Bruno Giaccone (sostituito nel 2006 daSalvatore Cortini), e da due membri valdesi, DanieleBouchard e Letizia Tomassone (che ha sostituitonel 2004 Monica Michelin-Salomon).Il gruppo ha ritenuto inizialmente di svolgere ilcompito affidatogli di rilanciare il dibattito nelle<strong>chi</strong>ese a proposito dell’omosessualità non redigendoun documento sistematico (come ri<strong>chi</strong>esto dall’attoN/00), bensì producendo quattro agili schedesu temi propedeutici: 1) <strong>chi</strong> sono gli/le omosessuali?;2) la Bibbia e l’omosessualità; 3) come accoglieree valorizzare le diversità; 4) le relazionid’amore al di là degli schematismi. Tali schede sonostate pubblicate in un inserto sul settimanale dellenostre <strong>chi</strong>ese Riforma (n. 44 del 15/11/2002) conl’invito alle <strong>chi</strong>ese, alle associazioni regionali, etc.a invitarci <strong>per</strong> poterne <strong>insieme</strong> discutere. È stataquesta una scelta tesa ad attivare un autentico dialogodal basso, che ha effettivamente provocato unaripresa del dibattito sull’argomento.In questi termini: le nostre schede proponevanol’idea che le <strong>per</strong>sone omosessuali altro non sonoche <strong>per</strong>sone come tutte le altre, che i po<strong>chi</strong> passibiblici inerenti l’omosessualità devono essere interpretatinon letteralisticamente, ma nel loro contestostorico-culturale e alla luce dell’Evangelo, che<strong>per</strong>tanto è necessario che le <strong>chi</strong>ese si disponganoad accettare le diversità di ciascuna/o senzadiscriminazioni né pregiudizi, infine che qualsiasirelazione d’amore dev’essere valorizzata comeespressione dell’amore di Dio.Le prime reazioni che si sono avute, sotto formadi articoli su Riforma, nonché di alcune lettereindirizzate alla coordinatrice, hanno mostrato comequesto tipo di argomentazione non è facilmenteaccettabile, dal momento che nell’immaginario collettivodi una parte (quanto ampia?) della popolazionedelle nostre <strong>chi</strong>ese è invece stampata l’ideache l’omosessualità sia o «un peccato» o «un difettodi costruzione dell’individuo», alquanto «<strong>per</strong>icoloso<strong>per</strong> la società», che solo «un’acrobaziaermeneutica» (che screditerebbe la Scrittura) puòindurre a considerare altrimenti.Al contrario, altre corrispondenze, soprattuttodall’esterno delle <strong>chi</strong>ese, hanno dimostrato un interesse<strong>per</strong> il nostro modo di proporre questatematica e <strong>per</strong> la tematica in sé del rapporto tra fedee omosessualità, rapporto che specialmente le <strong>per</strong>soneomosessuali vorrebbero meno conflittuale;<strong>per</strong>ciò l’attenzione e l’a<strong>per</strong>tura all’accoglienza delle<strong>per</strong>sone omosessuali in gran parte delle nostre <strong>chi</strong>ese(o almeno l’assenza di un giudizio esplicito dicondanna del loro vissuto) sono recepite con favore(si vedano <strong>per</strong> esempio gli appelli che il movimentoomosessuale ha lanciato affinché l’otto <strong>per</strong>mille fosse destinato alle <strong>chi</strong>ese valdo-metodiste).Questa situazione ha creato l’attesa di una presa diposizione ufficiale che, più <strong>chi</strong>aramente di quantonon sia finora avvenuto, esprima un orientamentocondiviso dalle <strong>chi</strong>ese. In particolare, questa ri<strong>chi</strong>estaci è <strong>per</strong>venuta in occasione di alcuni attac<strong>chi</strong>delle gerar<strong>chi</strong>e vaticane alle minoranze sessuali ealle loro ri<strong>chi</strong>este di riconoscimento e tutela legali.La situazione delle nostre <strong>chi</strong>ese è <strong>per</strong> ora «ametà del guado» e <strong>per</strong>ciò piuttosto problematica eris<strong>chi</strong>osa a motivo della sua indefinitezza, determinatanon solo dalla nostra struttura ecclesiale, maanche dal <strong>per</strong>manere al nostro interno sia di diffidenzemoralistiche verso l’omosessualità, sia di timoricirca i ris<strong>chi</strong> di divisioni e di scissioni che sicorrono, come dimostra il disaccordo delle <strong>chi</strong>eseanglicane dell’Africa sull’ordinazione di <strong>per</strong>sone21


di<strong>chi</strong>aratamente omosessuali (caso Gene Robinson),o la fuoriuscita della Southern Baptist Conventiondall’Alleanza battista mondiale (Bwa), accusata di«liberalismo teologico inaccettabile» anche <strong>per</strong> lea<strong>per</strong>ture sull’omosessualità.I questi anni molte <strong>chi</strong>ese locali , associazionibattiste regionali circuiti e anche le associazionidenominazionali delle donne hanno affrontato iltema a partire da questo documento. La discussioneha mostrato accanto da alcuni momenti di difficoltà,un discreto interesse anche in rapporto a unapproccio laico ai temi della sessualità.D’altronde, proprio in questi momenti di incontroe confronto non poche sorelle e alcuni fratelli sisono dimostrate/i capaci di mettersi davvero in dialogospinte/i dal desiderio di capire le ragioni dell’altro/a,le sue esigenze, i suoi problemi <strong>per</strong> impararead amarlo/a come fratello o sorella in Cristo.Esistenza lesbica e omosessuale mas<strong>chi</strong>le:creazione, giudizio e riconciliazione nelleScritture ebraico-cristianeIl nostro rapporto con la Scrittura non è di tipoletteralistico. Non andiamo a cercare nella Scritturaindicazioni etiche precise e risposte a domandeche si pongono oggi in termini diversi rispetto altempo in cui la Scrittura è stata composta. Cercarequel tipo di risposte sarebbe un po’ come usare laBibbia <strong>per</strong> trarre oracoli, cosa che probabilmenterimanda a una valenza magica interessante <strong>per</strong> certacultura del nostro tempo. Non è tuttavia la praticadi <strong>chi</strong>ese come le nostre, che si pongono di frontealla Parola con due atteggiamenti principali epreziosi:– l’ascolto che scuote le convinzioni già formate,<strong>per</strong>ché è ascolto di una Parola che converte etrasforma l’umanità;– lo studio serio dei contesti in cui si sono formatele testimonianze portate in quei testi, studioche attraversa anche la comprensione che i testihanno avuto nel corso della storia, e l’impatto sullevite concrete di uomini e donne.Per questo quando pensiamo alle nostre domandesullo statuto delle <strong>per</strong>sone lesbiche e omosessuali,possiamo accostarci alle Scritture solo congrande attenzione e cautela. I po<strong>chi</strong> testi classiciutilizzano l’immagine dell’omosessualità, cosìcome quelle della prostituzione e dell’adulterio,come metafore della lontananza da Dio. Non tuttele metafore di idolatria e peccato nascono da questolinguaggio sessuato, e le donne, che <strong>insieme</strong> agliomosessuali hanno patito di più sulla propria pellequesto linguaggio del disprezzo, stanno ridandovalore ai linguaggi altri. Il peccato può essere dettocon categorie diverse dall’infedeltà della «sposa»umana al suo Dio padrone, usando <strong>per</strong> esempio l’incapacitàdi fare il bene (Rom. 7, 19), la paura cheprevale sulla fiducia (I Giov. 4, 2), l’albero che nonporta frutti (Mat. 21, 18s.), etc. Liberare il nostrolinguaggio dalle metafore sessuate ci aiuta a uscireda un ordine del mondo patriarcale, che crea gerar<strong>chi</strong>ee produce oppressioni.Al contrario, le nostre parole, anche nei momentiliturgici, e la Parola di Dio ci sono date <strong>per</strong>ché producanovita e gioia, <strong>per</strong> la forza dello Spirito Santo.Così i classici testi che vengono proposti <strong>per</strong>condannare l’omosessualità vanno ricollocati nelloro contesto, ma allo stesso tempo vanno letti conattenzione alla nostra domanda: <strong>per</strong>ché <strong>chi</strong>ediamoalla Scrittura di legittimare le nostre posizioni etiche?Perché la forza dello Spirito non è tale da <strong>per</strong>mettercidi accogliere la parzialità delle nostre posizioni,e quindi di riconoscere la presenza di Dionel cammino dell’altro, dell’altra?Il Glom fornisce in appendice delle schedeesegetiche sui diversi testi di condanna della praticaomosessuale nella Scrittura (Gen. 19, 1-11; Lev.18, 22; 20:13; Ro. 1, 27). Quello che ci preme quidare alcune indicazioni generali e lasciar lavorare itesti biblici come fonte di s<strong>per</strong>anza in mezzo a noi.Rispetto ai testi di condanna rileviamo che in nessunodei casi citati si parla di una relazione d’amore:in Genesi è in atto una situazione di violenzasessuale, simile a quella raccontata in Giudici 19,22s; in Levitico e Romani si parla di «atti omosessuali».Per noi invece è importante sottolineare ladimensione relazionale dell’amore e dellasessualità, e questo è un cammino che riguarda tantola sessualità eterosessuale quanto quella omosessuale.Inoltre c’è da tener conto di una cultura comequella ebraica che dava grande priorità al concepimentodi figli/e e non poteva quindi accettare unioninon fertili (cosa che portava a situazioni di violenzae ripudio anche nei confronti di donne sterili).Per noi oggi è invece prioritaria in un’unione lacapacità di produrre società, e, nonostante gliallarmismi «etnici» sul basso tasso di natalità in Italia,non abbiamo bisogno di spingere <strong>per</strong> maggiorinascite di esseri umani al mondo. Quella scala divalori si inseriva poi in un codice che classificavail mondo secondo i criteri del puro e dell’impuro,della separazione e della non mescolanza. Per noiil mondo si esprime invece proprio nella complessitàe nella condivisione di differenze che creanoricchezze umane e naturali.Ma vorremmo anche sottolineare come la Scritturasia una fonte potente di s<strong>per</strong>anza e aiuti a co-22


struire la vita delle <strong>per</strong>sone, in qualunque situazioneesse si trovino. Va avanti ormai da decenni unarilettura della Bibbia da parte dei gruppi omosessualicristiani, ed è una lettura fatta <strong>insieme</strong> <strong>per</strong> scoprirein che modo scaturisce la grazia di Dio neiconfronti di ogni sua figlia e figlio. Così vengonoletti testi che riguardano relazioni fra <strong>per</strong>sone dellostesso sesso, ma anche testi che parlano della buonacreazione di Dio, della guarigione delle feriteinflitte dalla violenza e dalle logiche del disprezzoumano, dell’amore che scaturisce dal sentirsi accoltida Dio e reintegrati nella propria pelle.Testi che parlano di amore fra uomini sonorintracciabili nelle due parti della Scrittura: la vicendanota di David e Gionatan (I Sam.18, 1s.;20,17-41; II Sam. 1, 26) ma anche il rapporto fra ilcenturione romano e il suo «ragazzo» (Matteo 8, 5-13). Più difficile è trovare relazioni d’amore fra duedonne, se non, in senso ampio, quella fra Rut eNoemi; è tuttavia notevole il fatto che ancora oggi<strong>per</strong>cepiamo la promessa fatta dalla giovane alladonna anziana come una promessa matrimoniale(Rut 1, 16s.).Appunto in questo senso più ampio è bello chela Scrittura affermi che nel viso dell’altro, dell’altra,possiamo rintracciare la presenza stessa di Dio:«Io ho visto il tuo volto come uno vede il volto diDio» (Gen. 33, 10). Tutto lo sviluppo di una teologiacontemporanea del volto dell’altro, come adesempio ce lo propone Lévinas 1 , ci ri<strong>chi</strong>ama a questeradici ebraiche nelle quali Dio si manifesta attraversola presenza gioiosa, riconciliata, amorosadell’altro/a.Che l’evangelo sia una ri<strong>chi</strong>esta esigente di trasformazionedella vita, consapevolezza di peccatoe annuncio di una grazia che passa attraverso la rinascita,è un messaggio che può essere accolto senzariserve da lesbiche e omosessuali solo in quanto,proprio come gli/le eterosessuali, acquisiscono lafiducia di essere figli/e amati/e di Dio e di esserepienamente accolti da Dio in Gesù Cristo. Anchequi, trasformare la ri<strong>chi</strong>esta di conversione in unari<strong>chi</strong>esta che riguarda la sessualità significherebbesubordinare ancora l’evangelo che libera a un codiceculturale di eterosessualità obbligatoria.Infine sappiamo, come <strong>chi</strong>ese, di dover riprenderel’esame di quella narrazione (Gen. 1, 27) cheindica la differenza sessuale come categoria originariae positiva della creazione o<strong>per</strong>ata da Dio. Manon possiamo confondere i dati creazionali o quellibiologici con l’etica. Conosciamo la fatica, nellastoria della cristianità, di riconoscere piena soggettivitàdi creatura completa alla donna di fronte aDio. Se siamo usciti da quell’impasse è <strong>per</strong>ché abbiamoascoltato la voce delle ultime e delle oppresse.Oggi, <strong>per</strong> uscire da un’oppressione altrettantopesante quale quella esercitata nei confronti delle<strong>per</strong>sone omosessuali, che cancella la fiducia nellabontà della propria esistenza e non <strong>per</strong>mette dimaturare nel proprio cammino spirituale, possiamosottolineare la dimensione diretta e <strong>per</strong>sonaledel rapporto di Dio con ogni essere umano, uomo odonna, in ogni età della vita e in ogni condizione.Consideriamo come messaggio di questo evangeloinclusivo della grazia di Dio la parola suglieunu<strong>chi</strong> che si credono esclusi dall’appartenenzaal popolo che Dio abbraccia come suo, l’umanitàriconciliata in Gesù Cristo: «Io darò loro , nella miacasa e dentro le mie mura, un posto e un nome, cheavranno più valore di figli e figlie; darò loro unnome eterno, che non <strong>per</strong>irà più (…) e li rallegrerònella mia casa di preghiera». (Isa 56, 5,7). «Perchéil regno di Dio è giustizia, pace e gioia, nello SpiritoSanto» (Ro. 14, 18).ALCUNI DATI SCIENTIFICIOmosessualità è termine di recente formazione,coniato nel 1869 dal medico ungherese KarolyM. Benkert; dall’aggettivo greco omoios = stesso,uguale indica l’attrazione sessuale <strong>per</strong> una <strong>per</strong>sonadel proprio stesso sesso, a differenza della parolaeterosessualità che indica l’attrazione sessuale <strong>per</strong><strong>per</strong>sona di sesso opposto al proprio, dal greco eteros= altro, diverso.Il concetto di omosessualità o eterosessualità èin relazione con il concetto di identità sessuale,cioè la descrizione della dimensione soggettiva delproprio essere sessuati. Tale descrizione, pur cercandodi rispondere a un’esigenza di stabilità, contienespesso elementi di incertezza eimprevedibilità, essendo l’esito di processi di formazionein cui interagiscono in modo complessoaspetti biologici, culturali ed educativi.Le attuali teorie della sessuologia consideranol’identità sessuale una costruzione con 4 distintecomponenti:1. Il sesso biologico, cioè l’appartenenza alsesso femminile o mas<strong>chi</strong>le determinato dai cromosomisessuali.2. L’identità di genere, cioè la convinzione individualedi base, l’identificazione primaria della<strong>per</strong>sona come femmina o come mas<strong>chi</strong>o che si stabiliscenella prima infanzia; l’identità di generecoincide spesso (a esclusione dei transessuali e deitransgender) con il proprio sesso biologico a motivosia dell’influenza delle predisposizioni biologichema anche dell’apprendimento sociale.23


3. Il ruolo di genere, ovverosia l’<strong>insieme</strong> delleaspettative su come uomini e donne debbano comportarsiin una data cultura ed in un dato <strong>per</strong>iodostorico; il ruolo di genere consiste spesso instereotipi, modelli prefissati spesso pregiudiziali chedefiniscono ciò che è appropriato <strong>per</strong> una femminao <strong>per</strong> un mas<strong>chi</strong>o come apparenza fisica, <strong>per</strong>sonalità,gesti.4. L’orientamento sessuale, cioè l’indirizzoprevalente dell’attrazione affettiva/sentimentale efisico/erotica <strong>insieme</strong> <strong>per</strong> <strong>per</strong>sone o di entrambi isessi (bisessuale), o dello stesso sesso (omosessuale)o del sesso opposto (eterosessuale). L’orientamentosessuale emerge in ogni <strong>per</strong>sona come un<strong>insieme</strong> di sensazioni e preferenze spontanee e naturalidel tutto <strong>per</strong>sonalizzato e unico; esso esistecome condizione, alla stessa stregua dell’improntadigitale, in qualche modo data prima dell’inevitabile<strong>per</strong>corso di riflessione sul proprio sé, sulla basedella propria es<strong>per</strong>ienza affettiva (di <strong>chi</strong> mi innamoro?)e della scelta conseguente di un determinatocomportamento sessuale (con <strong>chi</strong> faccio l’amore?)in cui si esplicita il proprio desiderio.In conclusione, omosessualità è da intendersicome una dimensione possibile dell’identità <strong>per</strong>sonaleorientata affettivamente ed eroticamente verso<strong>per</strong>sone del proprio stesso sesso biologico.L’omosessualità si esplicita nelle umane dinamicherelazionali come l’innamoramento, le fantasie,il desiderio, la costruzione di <strong>per</strong>corsi di vita incomune con l’amato/a, i litigi, il rapporto sessuale,la cura reciproca, la convivenza, talvolta la separazionee il tradimento, talvolta la gelosia, la procreazionedi prole o l’adozione, l’allevamento e l’educazionedei figli e delle figlie.La consacrazione ai ministeri di <strong>per</strong>soneomosessuali e la benedizione delleconvivenze delle coppie omosessuali.Qualche anno fa la Tavola valdese ha <strong>chi</strong>esto alCorpo pastorale valdese e metodista se ritenevapotessero esservi degli ostacoli alla consacrazioneal ministero pastorale di una <strong>per</strong>sona che si di<strong>chi</strong>aravapubblicamente omosessuale. Il dibattito fuunanime nel non vedere il problema, mentre segnalòche sarebbe stato opportuno occuparsi della questionedella benedizione di unioni omosessuali. Ilnostro gruppo di lavoro condivide quella posizione.Riteniamo che l’orientamento sessuale, in quantoè una delle caratteristiche che costituiscono laparticolarità di ogni <strong>per</strong>sona (<strong>insieme</strong> al genere, alcarattere, ai doni e difficoltà particolari etc.), concorraa definire le potenzialità e i limiti della particolare<strong>per</strong>sona nell’esercizio concreto del ministeroche la <strong>chi</strong>esa le affida, ma non abbia alcunarilevanza quanto alle condizioni di ammissione aqualunque ministero nella <strong>chi</strong>esa. Ci auguriamoquindi che non vi sia da proseguire la discussionesull’argomento.Viceversa, la questione della benedizione delleunioni di fatto, omosessuali ed eterosessuali, ci paremeriti un approfondimento. Il gruppo è convintoche, laddove due <strong>per</strong>sone si ritengano unite in matrimonioo in un progetto di vita comune e <strong>chi</strong>edanola benedizione di questa unione, le <strong>chi</strong>ese dovrebberoaccogliere la ri<strong>chi</strong>esta, indipendentementedalle forme che la coppia ha scelto o ha avuto lapossibilità di adottare <strong>per</strong> certificare pubblicamenteil proprio matrimonio o la propria unione.Se l’origine della benedizione è in Dio, le <strong>chi</strong>esenon possono accampare alcun potere su di essa 2 ,ma sono semplicemente <strong>chi</strong>amate al servizio di trasmetteretramite la loro parola umana il sì di Dio atutta la sua creazione, senza distinzione alcuna. Labenedizione (berakhah) in tutta la Bibbia, in particolarenell’Antico Testamento, si configura comela promessa di una vicinanza amorevole e solidaledi Dio pronunciata in una situazione specifica dellavita delle <strong>per</strong>sone. È una parola di grazia, allaquale si congiunge da una parte l’impegno dellacomunità benedicente a pregare <strong>per</strong> sostenere la/le<strong>per</strong>sone benedette nel loro specifico progetto di vita,dall’altra la confessione di fede delle <strong>per</strong>sone che,<strong>chi</strong>edendo la benedizione, manifestano il bisognodell’aiuto di Dio nella loro esistenza e la fiducianel Signore.Nelle <strong>chi</strong>ese protestanti storiche le benedizionisono pronunciate non solo in occasione dei matrimoni,ma anche di battesimi e presentazioni deibambini, confermazioni, anniversari, consacrazionipastorali, diaconali e dei ministeri locali, nella fiduciadella disposizione benevolente di Dio di frontea tutte queste situazioni. Le coppie omosessualicome le coppie eterosessuali desiderano condividerela loro vita con la <strong>per</strong>sona amata, a tutti i livelli,da quello spirituale, a quello materiale, da quelloaffettivo, a quello erotico-sessuale. Il desideriodi essere riconosciuti come coppia a livello ecclesialee sociale, oltre a manifestare una volontà dicontinuità nel progetto di vita, produce l’espansionedell’amore nel mondo, al pari delle coppieeterosessuali. Come afferma Desmond Tutu 3 , «cheun uomo ami una donna o un altro uomo, o che unadonna ami un uomo o un’altra donna, a Dio sempreamore appare, e si rallegra ogni volta che riconosciamodi avere bisogno degli altri». L’unica differenzaè nel fatto che le coppie omosessuali non ri<strong>chi</strong>edonola benedizione <strong>per</strong> la procreazione. D’al-24

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