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valorizzazione degli effluenti di allevamento e loro gestione ... - ARAL

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S.A.T.A. - SERVIZIO DI ASSISTENZA TECNICA AGLI ALLEVAMENTIPROGETTO PILOTA“VALORIZZAZIONE DEGLI EFFLUENTI DIALLEVAMENTO ELORO GESTIONE COMPRENSORIALE”a cura <strong>di</strong> FLAVIO SOMMARIVATecnico Specialista Settore Agronomia e Utilizzo RefluiSEZIONE BOVINI E SUINI


Con la collaborazione <strong>di</strong>:Fabrizio Adani – Dipartimento Produzione Vegetale (Di.Pro.Ve) – UNIMIGiovanni Cabassi – Dipartimento Produzione Vegetale (Di.Pro.Ve) – UNIMIRoberto Fuccella – Dipartimento Produzione Vegetale (Di.Pro.Ve) – UNIMIPietro Marino Gallina – Dipartimento Produzione Vegetale (Di.Pro.Ve) – UNIMITommaso Maggiore – Dipartimento Produzione Vegetale (Di.Pro.Ve) – UNIMIGiorgio Provolo – Dipartimento Ingegneria Agraria (D.I.A.) – UNIMIAndrea Schievano – Dipartimento Produzione Vegetale (Di.Pro.Ve) – UNIMIGabriele Boccasile – D.G. Agricoltura – Regione Lombar<strong>di</strong>aFranceso Baroni – Tecnico S.A.T.A. – Ass. Prov. Allevatori SondrioMassimo Baronio – Tecnico S.A.T.A. – Ass. Prov. Allevatori BresciaMarco Bellini – Tecnico S.A.T.A. – Ass. Prov. Allevatori MantovaAndrea De Filippo – Tecnico S.A.T.A. – Ass. Prov. Allevatori BergamoStefano Garimberti – Tecnico S.A.T.A. – Ass. Prov. Allevatori MantovaUlisse Gossetti – Tecnico S.A.T.A. – Ass. Prov. Allevatori BresciaMassimo Timini – Tecnico S.A.T.A. – Ass. Prov. Allevatori SondrioFausto Turcato – Tecnico S.A.T.A. – Ass. Prov. Allevatori CremonaAntonio Panvini – Comitato Termotecnica Italiano – Energia e AmbienteLorenzo Bassi – ERSAF – Regione Lombar<strong>di</strong>aEttore Bernardoni – ERSAF – Regione Lombar<strong>di</strong>aStefano Brenna – ERSAF – Regione Lombar<strong>di</strong>asi ringrazia la referente del Progetto Pilota SATAMaria Lina San<strong>di</strong>onigidella Struttura Ricerca, innovazione tecnologica e servizi alle impresedella DG Agricoltura <strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>aContratto SATA 2008-2010Progetto Pilota approvato con decreto n. 9129 del 13/08/2008


figura 1: carico <strong>di</strong> azoto (kg/ha) su base comunaleProvinciaCarico azoto alcampo (kg)ZVNSAU SIARL (ha) Carico Azoto(kg/ha)Superficiemancante/eccedente (170kg/ha)BERGAMO 9.697.764 30.119 322 ‐26927 ‐4516BRESCIA 34.634.250 108.351 320 ‐95380 ‐15343CREMONA 19.027.567 75.512 252 ‐36415 7.556LODI 3.360.369 15.656 215 ‐4111 3.655MANTOVA 24.859.271 126.716 196 ‐19515 37.933Superficiemancante/eccedente (280kg/ha)Tabella 3: carico <strong>di</strong> azoto al campo nelle ZVN ripartito per provincia e relativa superficie mancante/eccedentespan<strong>di</strong>bile nelle ipotesi: 170 kg/ha e 280 kg/ha.La tabella 3 evidenzia il carico provinciale, espresso in kg <strong>di</strong> azoto, rilevato per i comunivulnerabili della provincia stessa, la sua ripartizione sulla superficie coltivata ed il deficit,evidenziato in rosso, espresso come superficie mancante per ricondurre tale carico al limiteconsentito per le zone vulnerabili.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 3


L’analisi è condotta in termini generali, associando una possibile ripartizione dell’azoto provenienteda effluente zootecnico con tutta la SAU <strong>di</strong> riferimento, e non solo su quella annessa all’aziendazootecnica.Secondo lo stesso Rapporto <strong>di</strong> ERSAF: “…Con gli attuali limiti imposti dalla <strong>di</strong>rettiva nitrati, intutte le province si assiste ad un’ampia insufficienza <strong>di</strong> terreni, che nella realtà è ancora più grave<strong>di</strong> quanto non suggeriscano i dati riportati, non essendo evidentemente tutta la SAU utilizzabile perlo span<strong>di</strong>mento dei reflui zootecnici. Peraltro, anche l’innalzamento del limite a 280 kg/ha, chenella migliore delle ipotesi potrebbe essere introdotto in caso <strong>di</strong> concessione della deroga, purdando un contributo, non risolverebbe il problema a livello territoriale: infatti, se si tiene presente,che l’adesione alla deroga da parte delle aziende potrà essere solo parziale, emerge, in particolarenelle province <strong>di</strong> Brescia e Bergamo, ma in realtà anche <strong>di</strong> Cremona e Lo<strong>di</strong> una carenza <strong>di</strong>superfici che continuerebbe a rendere necessari la <strong>di</strong>slocazione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> fuori ZVN e il ricorsoa soluzioni tecnologiche….”Considerando che l’e.a., alla luce dei potenziali apporti <strong>di</strong> sostanza organica e <strong>di</strong> elementi nutritiviutili allo sviluppo colturale, può e deve essere valutato come una risorsa fertilizzante per il terreno,considerando inoltre che i fertilizzanti chimici evidenziano oggi un trend <strong>di</strong> costo in aumento, èpossibile ipotizzare una <strong>valorizzazione</strong> del e.a., soprattutto attraverso una <strong>gestione</strong> territoriale, checonsenta il trasferimento della matrice organica e concimante tra aziende zootecniche, chepossono manifestare eccedenze, ed aziende non zootecniche che presentano esigenze <strong>di</strong>fertilizzazione, associate spesso ad un depauperamento della sostanza organica presente nelsuolo.Tale applicazione sarà ipotizzabile nelle zone dove l’eccesso aziendale è contenuto o in specificherealtà dove la <strong>di</strong>slocazione territoriale dell’e. a. è compatibile economicamente; in altre situazionisarà auspicabile procedere a trattamenti in grado <strong>di</strong> concentrare o sottrarre azoto nel e.a..L’uso del e.a., inserito in un piano <strong>di</strong> concimazione dovrà necessariamente tener conto della suaefficienza, legata al momento del suo impiego rispetto alla coltura prevista, ma anche <strong>di</strong> unacaratterizzazione precisa <strong>degli</strong> elementi fertilizzanti in esso contenuti.Tali nutrienti possono subire variazioni legate alla <strong>di</strong>luizione dovuta alle precipitazione, alletecniche gestionali dell’<strong>allevamento</strong>. La <strong>loro</strong> determinazione analitica è strettamente <strong>di</strong>pendentedalle modalità <strong>di</strong> campionamento, stante la stratificazione che l’effluente liquido <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>subisce durante il periodo <strong>di</strong> stoccaggio.Sarà posta particolare attenzione alle modalità <strong>di</strong> campionamento, all’analisi ed all’interpretazionedei risultati, al fine <strong>di</strong> stimare correttamente gli elementi <strong>di</strong>sponibili per la coltura.I <strong>di</strong>versi trattamenti, potenzialmente applicabili nelle aziende dove la <strong>di</strong>slocazione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong><strong>allevamento</strong> non risulta una soluzione efficace, comportano spesso consumi energetici elevati.La sinergia tra le suddette tecnologie e impianti <strong>di</strong> coogenerazione elettrica e termica ottenibile dafermentazione anaerobica <strong>di</strong> e.a. e biomasse può efficacemente concorrere al contenimento deicosti <strong>di</strong> esercizio.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 4


SITUAZIONE CON RIPARTAZIONE REFLUO SUINO IN AZIENDE CONFERENTIha ha kg pv N N NZVN ZNVN Nmax t bovini suini eccessoAZIENDA 1 34,78 5.913 81 10.746 3.108 -7.941AZIENDA 2 31,88 40,2 19.086 49 19.086 2.849 -2.849AZIENDA 3 87,42 11,63 18.816 127 16.807 7.813 -5.804AZIENDA 4 19,44 3.306 42 5.628 1.737 -4.059AZIENDA 5 15,24 2.591 27 3.534 1.362 -2.305AZIENDA 6 29,25 4.973 75 10.004 2.614 -7.646AZIENDA 7 8,01 1.362 11 1.344 716 -698AZIENDA 8 22,77 3.871 27 3.672 2.035 -1.836AZIENDA 9 33,49 5.693 62 8.323 2.993 -5.623AZIENDA 10 67,81 11.528 50 6.655 6.060 -1.187AZIENDA 11 11,65 1.981 27 3.442 1.041 -2.503AZIENDA 12 18,82 3.199 47 6.332 1.682 -4.815AZIENDA 13 15,87 2.698 21 2.881 1.418 -1.601AZIENDA 14 50,46 8.578 194 25.494 4.509 -21.425ha ha kg pv N N NZVN ZO Nmax t bovini suini eccesso446,89 51,83 93.593 841 123.948 39.937 -70.292Tabella 1.3.1.1Risulta evidente che si pone la necessità <strong>di</strong> reperire ulteriori superfici per l’uso agronomico delledeiezioni. Molto spesso la ricerca <strong>di</strong> convenzioni d’uso dei suoli per la <strong>di</strong>stribuzione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong>risulta onerosa per l’allevatore con cifre variabili da zona a zona.Nell’area circostante la zona <strong>di</strong> intervento tale costo si aggira intorno ai 150 euro/ha, con unesborso complessivo, necessario per la conformità ambientale del caso in esame, pari a 62.000euro.Lo scopo <strong>di</strong> riequilibrare il sistema, almeno per il surplus dell’<strong>allevamento</strong> suinicolo, è statoraggiunto avvalendosi dei servizi <strong>di</strong> un’impresa agrimeccanica, che ha ritirato e trasportatol’effluente ad aziende cerealicole site in un raggio limitato ai 10 km.La prova operativa, da ottobre 2008 a ottobre 2009, ha coinciso con il trasferimento <strong>di</strong> 19.676 m 3 ,l’intera produzione <strong>di</strong> effluente dell’<strong>allevamento</strong> suinicolo cooperativo, verso 374 ha (114 in ZVN e260 in ZNVN), <strong>di</strong>rettamente lavorati dall’impresa agrimeccanica per conto <strong>di</strong> aziende cerealicole, inProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 7


grado sia per la superficie messa a <strong>di</strong>sposizione, sia per il bilancio relativo alle asportazioni azotate<strong>di</strong> ben utilizzare la quantità <strong>di</strong> azoto organico fornito.L’azienda agrimeccanica ha deciso <strong>di</strong> dotarsi <strong>di</strong> attrezzature tecnologicamente molto avanzate perla <strong>di</strong>stribuzione <strong>degli</strong> e.a., in grado <strong>di</strong> interrare imme<strong>di</strong>atamente le deiezioni <strong>di</strong>stribuite sia suterreno arato che su sodo, che su coltura in atto in copertura. (figura 1.3.1.1 e 1.3.1.2)La macchina operatrice è inoltre attrezzata con controllo computerizzato delle volumetrie<strong>di</strong>stribuibili e localizzatore GPS per una corretta tracciabilità.Figura 1.3.1.1 e 1.3.1.2: macchina operatrice utilizzataProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 8


L’utilizzo agronomico <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> presso queste aziende cerealicole haconsentito <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre dei terreni senza costi aggiuntivi per convenzioni d’uso, in forza <strong>di</strong> un realerisparmio dei concimi <strong>di</strong> sintesi, grazie alle tecnologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione applicate.Infatti, l’aspetto più interessante, dal punto <strong>di</strong> vista tecnico agronomico, coincide con l’impiego <strong>di</strong>questa macchina innovativa per la <strong>di</strong>stribuzione del refluo, in grado <strong>di</strong> migliorarne decisamentel’efficienza.Si tratta <strong>di</strong> una macchina operatrice progettata per garantire la minima costipazione del terreno(ruote larghe, a bassa pressione) e dotata <strong>di</strong> apparati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione in grado <strong>di</strong> interrare il refluo;detti accorgimenti costruttivi consentono <strong>di</strong> operare anche in copertura ed evitare emissioniammoniacali in atmosfera.Utilizzare infatti al meglio le capacità fertilizzanti del refluo zootecnico significa <strong>di</strong>stribuire in basealle esigenze delle colture nei perio<strong>di</strong> più vicini alle asportazioni, coincidenti con la semina e incopertura, utilizzando sistemi in grado <strong>di</strong> ridurre drasticamente le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azoto ammoniacaleme<strong>di</strong>ante interramento. (figura 1.3.1.3 – Progetto ALFAM - Ammonia Loss from Field-applied Animal Manure)Per<strong>di</strong>te cumulate <strong>di</strong> Ammoniaca(% sul totale applicato)Carrobotte con piattodeviatore5045403530252015105030-35 kg su100 kg<strong>di</strong>stribuiti0 25 50 75 100 125 150Tempo (ore)Per<strong>di</strong>te cumulate <strong>di</strong> Ammoniaca(% sul totale applicato)50454035302520151050Carrobotte coninterratori2-3 kg su 100kg <strong>di</strong>stribuiti0 25 50 75 100 125 150Tempo (ore)Figura 1.3.1.3: per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azoto durante la <strong>di</strong>stribuzione (Progetto ALFAM)Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 9


€ 1,50€ 1,00€ 0,50€ 0,00-€ 0,50-€ 1,00-€ 1,50-€ 2,00-€ 2,50-€ 3,00-€ 3,50-€ 4,00€ 2,50€ 2,00€ 1,50€ 1,00€ 0,50€ 0,00-€ 0,50-€ 1,00-€ 1,50-€ 2,00-€ 2,50€ 4,00€ 3,50€ 3,00€ 2,50€ 2,00€ 1,50€ 1,00€ 0,50€ 0,00-€ 0,50-€ 1,00-€ 1,501 21 21 2Un altro aspetto <strong>di</strong> non trascurabile importanza riguarda la possibilità, in presemina, ma soprattuttoin copertura, <strong>di</strong> fornire gli elementi nutritivi contenuti nel refluo in un momento <strong>di</strong> massimaasportazione della coltura, aumentando considerevolmente l’efficienza nell’utilizzo della frazioneazotata, con significativi risparmi in termini <strong>di</strong> fertilizzazione e in termini ambientali per la <strong>di</strong>minuitalisciviazione dei nitrati.In figura 1.3.1.4, vengono evidenziate le <strong>di</strong>verse efficienze raggiunte durante le prove, secondoparametri bibliografici, sottolineando nel contempo che una <strong>di</strong>stribuzione virtuosa fa recuperare intermini economici ben 108 euro al valore del chilo <strong>di</strong> azoto attuale.Prearatura autunnalefrumento e mais100 kg N25-30 kg NCopertura frumento100 kg N40- 50 kg NCopertura mais +incorporazione100 kg N70- 75 kg N☺volatilizzazioneLisciviazione-ruscellamento+ 108 EuroFigura 1.3.1.4Nell’esperienza attuata si è potuto <strong>di</strong>stribuire, interrando, in pre-semina, ma soprattutto incopertura su mais, su cereale autunno-vernino, su me<strong>di</strong>ca.Quest’ultima coltura, che raggiunge spesso anche il 50% della superficie aziendale nella provincia<strong>di</strong> Mantova, risulta, più <strong>di</strong> altre, mal sopportare il potenziale costipamento causato dai mezziagricoli. L’esperienza condotta ha <strong>di</strong>mostrato che l’intervento a dosi controllate, con mezzi dotati <strong>di</strong>ruote larghe a bassa pressione non ha influito negativamente sullo sviluppo della coltura.Nelle figure 1.3.1.5, 1.3.1.6 e 1.3.1.7, viene presentata una galleria <strong>di</strong> immagini delle prove.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 10


Figura 1.3.1.5: Distribuzione in copertura su cereale autunno-vernino4 marzo 20093 luglio 2009Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 11


Figura 1.3.1.6: Distribuzione in copertura su mais3 luglio 2009La particolare <strong>di</strong>sposizione delle piantein campo si è resa necessariaconsiderando le caratteristiche delterreno particolarmente argilloso el’esigenza <strong>di</strong> utilizzare le ruote consezione <strong>di</strong> 105 cm, per evitarecostipamenti. La mancanza <strong>di</strong> una fila èstata compensata da una maggiordensità sulla fila, ottenendo letra<strong>di</strong>zionali 7 piante al mq e produzioniconsone alla normalitàProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 12


Figura 1.3.1.7: Distribuzione in copertura su me<strong>di</strong>ca18 marzo 20093 luglio 2009Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 13


Dal punto <strong>di</strong> vista tecnico l’esperienza condotta non ha apportato nessun elemento innovativo,sono infatti ben note le risultanze sperimentali che testimoniano gli effetti <strong>di</strong> una <strong>gestione</strong> virtuosain termini <strong>di</strong> efficienza e minor per<strong>di</strong>te.Importante risulta il giu<strong>di</strong>zio positivo <strong>di</strong> fattibilità relativo ad un intervento in grado <strong>di</strong> riequilibrare glieccessi <strong>di</strong> azoto in un areale definito.Sicuramente altrettanta importanza assume l’analisi dei costi, svolta con la preziosa collaborazionedel prof. Giorgio Provolo del Dipartimento <strong>di</strong> Ingegneria Agraria dell’Università <strong>di</strong> Milano, in grado<strong>di</strong> valutare se una miglior <strong>di</strong>stribuzione ha costi maggiori rispetto alla normale pratica, sicuramentemeno efficiente.Il confronto è stato fatto paragonando l’uso <strong>di</strong> un carro botte aziendale che sicuramente comportaun investimento inferiore, anche se non trascurabile, a un’attrezzatura composita etecnologicamente innovativa che vanta un costo <strong>di</strong> acquisto decisamente superiore.L’analisi del costo unitario <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione non può prescindere però dai reali dati <strong>di</strong> utilizzo, chenel caso aziendale vanta 100-150 ore annue, mentre nella situazione consortile da partedell’azienda agrimeccanica coinvolta nel progetto, ha raggiunto le 700 ore. (Figura 1.3.1.8)Il grafico seguente mostra il confronto tra l’utilizzo aziendale <strong>di</strong> due <strong>di</strong>versi carrobotte,rispettivamente <strong>di</strong> capacità pari a 10 e 15 mc, e l’uso della macchina in forza all’aziendaagrimeccanica servita nell’occasione da due o tre carri per l’approvvigionamento del refluo alcampo, considerando la necessità <strong>di</strong> impiegarla a pieno regime.Figura 1.3.1.8Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 14


I costi unitari della <strong>di</strong>stribuzione risultano effettivamente confrontabili e simili nelle due gestionisperimentate, in forza <strong>di</strong> un economia <strong>di</strong> scala che premia un maggior utilizzo del mezzo. (tabella1.3.1.2)Voce <strong>di</strong> costoCarrobotteaziendaleTrattricecarrobotteCantiereTerragator 1+ 2 carririfornimentoCantiereTerragator 2+ 3 carririfornimentoCapacità (m 3 ) 10-15 19 19Capacità <strong>di</strong>20-30 100 100lavoro (m 3 /h)Ore <strong>di</strong> lavoro 100-150 400-550 550-700Distanza 1-2 km 3-4 km 6-7 kmCosto (€/m 3 ) 2,5-3,5 2,2-2,6 2,7-2,8Tabella 1.3.1.2Ma un efficace confronto non può esimersi dal valutare anche il migliore utilizzo della matriceazotata, consentita dall’interramento, la conseguente <strong>di</strong>minuzione delle per<strong>di</strong>te e la maggiorefficienza legata alla <strong>di</strong>stribuzione nei tempi più prossimi all’utilizzo colturale, oltre alla necessità <strong>di</strong>ottemperare agli obblighi previsti dal programma <strong>di</strong> azione regionale.Si può, per facilitare la comprensione dell’analisi effettuata, confrontare i <strong>di</strong>versi scenari possibili:Gestione tra<strong>di</strong>zionale (tabella 1.3.1.3), ove la <strong>di</strong>stribuzione dell’azoto avviene sui terreni <strong>di</strong>sponibili,in carico ai soci conferenti, con mezzi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione normalmente presenti in azienda.Tutto il refluo viene <strong>di</strong>stribuito sui terreni delle aziende con una situazione <strong>di</strong> non conformità,aggravato dalla scarsa <strong>di</strong>stribuzione sui prati <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ca. Necessitano terreni in convenzione ad uncosto me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 150 €/ha.L’azoto viene utilizzato con efficienza limitata sia per le epoche che per le modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.Le per<strong>di</strong>te sono elevate anche perché la <strong>di</strong>stribuzione è in eccesso rispetto alle esigenze colturali.Nella valutazione dei costi espressi in tabella si evidenziano i valori dell’azoto in gioco in terminipositivi per quello efficiente e negativi per quello perso; è in<strong>di</strong>cato anche il costo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 15


Bilancio azotatobovini suini tot N N €/ kg € totali effic 30% per<strong>di</strong>ta 70%kg N 123.948 49.290 173.238 1,2 207.886 62.366 -145.520kg N/mc 2 2,50Gestione refluomc mc tot mc €/mc € totali61.974 19.716 81.690 2,5 204.225Tabella 1.3.1.3Gestione parzialmente virtuosa (tabella 1.3.1.4), è l’azione sperimentata in concreto durante i lavoridel Progetto: il refluo suinicolo viene <strong>di</strong>stribuito su aziende non zootecniche, mentre le aziendebovine lo utilizzano autonomamente.Esiste ancora un eccesso <strong>di</strong> azoto, anche se maggiormente contenuto; la necessità <strong>di</strong> terreni inconvenzione <strong>di</strong>minuisce.Le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azoto sono inferiori in virtù della delocalizzazione e della maggior efficienza <strong>di</strong><strong>di</strong>stribuzione della parte suinicolaBilancio azotato refluo bovinobovini suini tot N € totali effic 30% per<strong>di</strong>ta 70%kg N 123.948 9.353 133.301 1,2 159.961 47.988 -111.973kg N/mc 2 2,50Gestione refluo bovinomc mc tot mc €/mc € totali61.974 3741,2 65.715 2,5 164.288Bilancio azotato refluo suinosuini tot N N €/ kg efficienza 70% per<strong>di</strong>ta 30%kg N 39.937 39.937 1,2 47.924 33.547 -14.377kg N/mc 2,5 tot mc euro/mc euro totGestione refluo suinomc tot mc €/mc € totali15.975 15.975 2,7 43.132Gestione refluo bovino e refluo suino € totali efficienza me<strong>di</strong>a per<strong>di</strong>ta me<strong>di</strong>a207.420 81.535 -126.350Tabella 1.3.1.4Gestione totalmente virtuosa (tabella 1.3.1.5): per estensione viene ipotizzato l’utilizzo completodell’azienda agrimeccanica per cui tutto il refluo viene gestito con elevati termini <strong>di</strong> efficienzariequilibrando tutti gli eccessi.Non necessitano terreni in convenzione e viene raggiunta la piena conformità.Bilancio azotatobovini suini tot N N €/ kg € totali effic 70% per<strong>di</strong>ta 30%kg N 123.948 49.290 173.238 1,2 207.886 145.520 62.366kg N/mc 2 2,50Gestione refluomc mc tot mc €/mc € totalimc 61.974 19.716 81.690 2,7 220.563Tabella 1.3.1.5Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 16


La tabella 1.3.1.6 pone a confronto le risultanze delle tre esperienze precedenti:tra<strong>di</strong>zionalevirtuosa virtuosaparziale totale<strong>di</strong>stribuzione 204.225 207.420 220.563convenzioni 60.000 25.500 0valore N utile 62.366 81.535 145.520<strong>di</strong>fferenza -201.859 -151.385 -75.043costo N kgefficiente3,27 2,54 1,52Tabella 1.3.1.6In conclusione l’esperienza risulta positiva perché consente <strong>di</strong> ridurre i costi e ridurre l’impattoambientale.L’elemento caratterizzante è la <strong>gestione</strong> consortile dell’effluente con un miglior utilizzo dei mezzitecnici per le operazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, che consente economie <strong>di</strong> scala; la <strong>di</strong>mensione territorialeinvestita che ha consentito efficienze in termini tecnico economici ha riguardato circa 800 ha.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 17


1.3.2 - Ambito 2Delocalizzazione da aziende zootecniche bresciane a provincia <strong>di</strong> Pavia <strong>di</strong> liquame tal qualeLa soluzione per gestire le eccedenze azotate aziendali, sicuramente più attuata in Lombar<strong>di</strong>a, è lacessione <strong>di</strong> parte <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> ad altra azienda, normalmente non zootecnica,attraverso convenzioni tra le parti per l’uso agronomico del refluo.Tali convenzioni spesso hanno titolo oneroso con valori pattuiti che tendono a <strong>di</strong>versificarsiprovincialmente, con “rimborsi” variabili tra i 75 €/ha nelle zone con minor pressione sino ai 300€/ha in quelle con densità <strong>di</strong> allevamenti elevata. Come qualsiasi altro valore commerciale la suaevoluzione è dettata dal gioco tra domanda ed offerta.Esistono tuttavia settori della pianura ove la consistenza zootecnica è decisamente importantenelle quali si incontra una reale impossibilità <strong>di</strong> reperire terreni limitrofi <strong>di</strong>sponibili.Come in<strong>di</strong>cato in premessa le province <strong>di</strong> Bergamo e Brescia manifestano questa con<strong>di</strong>zione.Figura 1.3.2.1 - Distribuzione delle zone vulnerabili in Lombar<strong>di</strong>aProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 18


Come evidenziato in figura 1.3.2.1, esistono in Lombar<strong>di</strong>a zone non considerate vulnerabili ainitrati, come la provincia pavese, che ha subito nei decenni scorsi la vocazione prettamenterisicola con un progressivo abbandono delle attività zootecniche, verso la quale, considerandoanche un processo <strong>di</strong> depauperamento del tenore <strong>di</strong> Sostanza Organica nei suoli, è possibilein<strong>di</strong>rizzare le eccedenze <strong>di</strong> altri comparti territoriali.La pratica <strong>di</strong> trasferire il refluo a <strong>di</strong>stanze significative (otre i 100 km) è pratica consolidata in alcunipaesi europei (Germania, Olanda, Belgio…….) con aziende che hanno istituito il servizio egarantiscono il trasferimento e l’uso agronomico. Il costo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tale intervento è comunqueconsiderevole e varia e si attesta, sempre per logica <strong>di</strong> mercato, tra i 15 e i 20 €/mc.L’attività in questo ambito ha ipotizzato il trasferimento <strong>di</strong> deiezioni tal quali, senza processo <strong>di</strong>trattamento, da due aziende della provincia bresciana (<strong>allevamento</strong> <strong>di</strong> vacche da latte e suini)verso il comparto risicolo in provincia <strong>di</strong> Pavia.Un'azienda leader nella <strong>gestione</strong> agronomica e fertilizzante, che ha implementato nel tempo ilritiro, commercio ed uso agronomico delle borlande (sottoprodotto derivante dagli zuccherifici),creando un concreto mercato, ha offerto la sua preziosa collaborazione, in forza dell’esperienzagestionale e commerciale maturata nel ramo.L’azione prevedeva un primo approccio “sperimentale” nel primo anno, con <strong>gestione</strong> <strong>di</strong> quantitàrappresentative ma limitate, per poter valutarne le implicazione e dar luogo, nel secondo anno aduna maggior delocalizzazione.Le aziende zootecniche che hanno offerto <strong>di</strong>sponibilità alla cessione del refluo sono cosìidentificabili:Azienda Bovine da Latte:Carico zootecnicon° p.v /capo (t) p.v tot (t) N kg/t N kg totBOV. VITELLI FINO A 6 MESI 10 0,1 1 120 120BOV. VITELLI DA 6 A 12 MESI 10 0,22 2,2 120 264BOV. FEMMINE DA 1 A 2 ANNI DA ALLEVAMENTO 30 0,425 12,75 120 1.530VACCHE DA LATTE 45 0,6 27 138 3.726TOTALI 95 42,95 5.640Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 19


Terreni a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>retta (affitto e/o proprietà)SAU(BS) PALAZZOLO SULL'OGLIO 1,82(BS) PONTOGLIO 8,29TOTALE 10,11la superficie agricola a conduzione <strong>di</strong>retta dall’azienda è posta completamente in Zona Vulnerabileai Nitrati.Bilancio dell’azoto ai sensi della d.g.r. 5868/2007ZVN 10,11ZNVN 0,00CARICO MAX ZVN kg 1.719CARICO MAX ZNVN kg 0CARICO MAX TOTALE kg 1.719CARICO MAX REALE kg 5.640CARICO MAX REALE kg/ha 558l’azienda in questione vanta quin<strong>di</strong> un eccesso <strong>di</strong> azoto pari a 3.921 kg totali per i quali risultanecessario reperire superficie agricola per poco più <strong>di</strong> 23 ha.Seppur considerando la <strong>di</strong>fficoltà insita nella provincia, un eventuale costo <strong>di</strong> convenzionecomporterebbe una cifra prossima ai 3.500 € annui, posto come base una quota <strong>di</strong> 150 €/ha,utilizzata come confronto anche nell’analisi <strong>degli</strong> altri ambiti, ma probabilmente sottostimata neiterritori ai quali appartiene l’azienda, nel caso, comunque il costo riportato su base <strong>di</strong> kg <strong>di</strong> azotoda collocare è pari a 0,88 €.Azienda suini da ingrasso:Carico zootecnicoN° pv t pv tot t N kg/t N kg totSUINI DI PESO INFERIORE A 20 KG (LATTONZOLI) 6.575 0,013 85,48 101 8.633SUINI DI PESO TRA I 20 KG ED I 50 KG (MAGRONI) 8.520 0,035 298,20 110 32.802SUINI DI PESO SUPERIORE A 50 KG (DA INGRASSO) 21.807 0,1 2180,70 110 239.877SUINI DI PESO SUPERIORE A 50 KG (SCROFETTE) 416 0,07 29,12 110 3.203VERRI 32 0,25 8,00 110 880SCROFE 3.042 0,18 547,56 101 55.304TOTALE 40.392 3.149 340.699Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 20


Terreni a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>retta (affitto e/o proprietà)SAU(BS) QUINZANO D'OGLIO 109,60(BS) VEROLAVECCHIA 55,77(CR) CAPPELLA CANTONE 100,06(CR) GRUMELLO CREMONESE ED UNITI 41,04(CR) PADERNO PONCHIELLI 111,99(CR) SESTO ED UNITI 9,27(CR) SORESINA 24,06TOTALE 451,79Bilancio dell’azoto ai sensi della d.g.r. 5868/2007ZVN 265,43ZNVN 186,36CARICO MAX ZVN kg 45.123CARICO MAX ZNVN kg 63.362CARICO MAX TOTALE kg 108.486CARICO MAX REALE kg 340.699CARICO MAX REALE kg/ha 754La realtà aziendale è, in questo caso, sicuramente più composita e localizzata presso <strong>di</strong>versi centriaziendali. Normalmente ogni centro cerca <strong>di</strong> risolvere la compatibilità del carico azotato nellevicinanze del centro stesso.In termini generali comunque l’eccesso complessivo aziendale dell’azoto organico è pari a 232.213kg con una imponente necessità <strong>di</strong> suolo pari a 1.366 ha se reperiti in ZVN o a 683 ha se in ZNVN.Sempre posto pari a 150 €/ha il potenziale valore della convenzione, l’impegno economicocomprende una cifra <strong>di</strong> poco superiore ai 100.000 € totali in Zona Non Vulnerabile ai Nitrati esuperiore ai 200.000 € in ZVN, con un costo riportato al kg <strong>di</strong> azoto pari a 0,44 € per i terreni ZNVNed 0,88 € per i terreni in ZVN.Azienda risicola ricevente:Terreni a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>retta (affitto e/o proprietà)(PV) PAVIA 63,23(PV) TORRE D'ISOLA 29,82TOTALE 93,05Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 21


i terreni sono completamente posti in ZNVN(010) MAIS DA GRANELLA 19,8(230) RISO 65,21(160) SOIA DA GRANELLA 7,09(968) SUPERFICI AGRICOLE NON SEMINATE - DISATTIVATE 0,95TOTALE 93,05Bilancio dell’azoto ai sensi della d.g.r. 5868/2007, chiaramente espresso come carico potenzialeper l’azoto <strong>di</strong> origine zootecnica, essendo l’azienda sprovvista <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>.ZVN 0ZNVN 93,05CARICO MAX ZVN kg 0CARICO MAX ZNVN kg 31.637CARICO MAX TOTALE kg 31.637CARICO MAX REALE kg 0CARICO MAX REALE kg/ha 0I campi, evidenziati in figura 1.3.2.2, utilizzati nelle prove comparative tra la <strong>gestione</strong> tra<strong>di</strong>zionaleeffettuata dall’azienda risicola e quella con l’introduzione del refluo bovino e suino sono nelcomune <strong>di</strong> Torre d’Isola (PV) con una <strong>di</strong>stanza percorsa dall’<strong>allevamento</strong> bovino <strong>di</strong> 102 km edall’<strong>allevamento</strong> suinicolo <strong>di</strong> 97 km. In figura 1.3.2.3 è evidenziato il mezzo utilizzato per iltrasporto.Figura 1.3.2.2: Campi prova su CTRProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 22


Figura 1.3.2.3: Autotreno utilizzato per il trasporto dei refluiLe “prove” agronomiche effettuate presso l’azienda risicola non hanno avuto carattere scientifico,al fine <strong>di</strong> analizzare la risposta al cambio <strong>di</strong> concimazione, per cui le campagne non sono state<strong>di</strong>vise in parcelle con repliche e dosaggi <strong>di</strong>fferenti.Avendo come finalità l’analisi tecnica ed economica <strong>di</strong> una <strong>gestione</strong> globale riguardante ladelocalizzazione del refluo a <strong>di</strong>stanze significative, in campo si è semplicemente paragonato trecampi limitrofi sui quali si è applicata la <strong>gestione</strong> tra<strong>di</strong>zionale in capo all’azienda e l’introduzione dei<strong>di</strong>versi reflui trasportati.La <strong>gestione</strong> “tra<strong>di</strong>zionale” pratica nella coltivazione del riso ha previsto la somministrazione <strong>di</strong>borlande nel mese <strong>di</strong> ottobre antecedente la semina in ragione <strong>di</strong> 2,25 t/ha, seguita da una<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> fanghi <strong>di</strong> depurazione con interramento, nel mese <strong>di</strong> febbraio per 20 t/ha.È stata effettuata l’aratura con interramento delle stoppie ad inizio aprile a cui soono seguitel’erpicatura e la semina l’8 maggio.Negli ultimi giorni del mese <strong>di</strong> maggio si sono svolte le operazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>serbo, integratesuccessivamente il 19 giugno.La concimazione chimica con urea ha visto tre dosi frazionate <strong>di</strong>stribuite il 1 e 26 giugno e il 5agosto con una identica dose per volta pari a 75 kg/ha <strong>di</strong> urea.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 23


Nella tabella 1.3.2.1 viene riportata l’analisi della concimazione azotata apportata al campo“testimone”:testimone t kg N/t kg N tot N /haborlande 2,25 25 56,25 efficienza 30% 16,875fanghi 20 1 20 efficienza 50% 10totale 76,25 26,88produzione attesa 8 t/ha urea 1 75 34,5asportazioni 24,3 kg /t urea 2 75 34,5asportazioni totaletabelle PGN194,4 urea 3 75 34,5totale apporto N 130,38equazione <strong>di</strong> bilancioazotoresidui colt apporti nat mineraliz S.O fanghi borlande urea asportazioni deficit deficit urea-20 20 30 26,88 103,5 194,4 34,03 73,97Tabella 1.3.2.1la produzione <strong>di</strong> risone effettivamente raggiunta in tale campo è pari a 10,5 t/ha.Nel campo 1 si è sostanzialmente sostituito la somministrazione <strong>di</strong> fanghi e borlande con il refluobovino.Per cui facendo seguito all’aratura con interramento delle stoppie nel mesi <strong>di</strong> aprile si è fornitorefluo bovino in ragione <strong>di</strong> 21,52 mc/ha, <strong>di</strong>stribuito me<strong>di</strong>ante calate rasoterra ed imme<strong>di</strong>atamenteinterrato con erpice a <strong>di</strong>schi.In data 8 maggio si è provveduto alla semina e, negli stessi giorni della prova precedente, al<strong>di</strong>serbo.La concimazione chimica con urea in tre interventi con 75 kg/ha è stata effettuata il 1 e 28 giugno,ed il 10 agosto.Nella tabella 1.3.2.2 viene riportata l’analisi della concimazione azotata apportata al campo 1“<strong>di</strong>stribuzione refluo bovino”:campo 1 mc kg N/mc kg N totliquame bovino 26,24 2,45 64,28827,58 2,63 72,5354 efficienza 55% N /haN refluo 136,8234 75,25287 29,40produzione attesa 8 t/ha urea 1 75 34,5asportazioni 24,3 kg /t urea 2 75 34,5asportazioni totaletabelle PGN194,4 urea 3 75 34,5totale apporto N 132,90equazione <strong>di</strong> bilancioazotoresidui colt apporti nat mineraliz S.O refluo urea asportazioni deficit deficit urea-20 20 45 29,40 103,5 194,4 16,50 35,88Tabella 1.3.2.2Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 24


la produzione <strong>di</strong> risone ha registrato 9,6 t/ha.Nel campo 2, mantenendo inalterate le pratiche colturali per preparazione del terreno e semina, siè <strong>di</strong>stribuito una quota <strong>di</strong> refluo suino pari a 19,33 mc/ha.Occorre segnalare che l’agricoltore, sottraendosi alle in<strong>di</strong>cazioni concordate in fase <strong>di</strong> allestimentodelle prove, ha ritenuto “in<strong>di</strong>spensabile” somministrare una maggior quantità <strong>di</strong> urea, dopo esamevisivo della coltura, nell’ultima applicazione del 6 agosto.Nella tabella 1.3.2.3 l’analisi della concimazione azotata apportata al campo 2 “<strong>di</strong>stribuzione refluosuino”:campo 2 mc kg N/mc kg N totliquame suino 27,46 2,94 80,732427,55 3,26 89,81327,73 3,24 89,8452 efficienza 55% N /haN refluo 260,3906 169,25389 39,55produzione attesa 8 t/ha urea 1 75 34,5asportazioni 24,3 kg /t urea 2 75 34,5asportazioni totaletabelle PGN194,4 urea 3 105 48,3totale apporto N 156,85equazione <strong>di</strong> bilancioazotoresidui colt apporti nat mineraliz S.O refluo urea asportazioni deficit deficit urea-20 20 30 39,55 117,3 194,4 7,55 16,42Tabella 1.3.2.3Nelle figura 1.3.2.4, 1.3.2.5 e 1.3.2.6 la documentazione delle operazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.Figura 1.3.2.4Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 25


Figura 1.3.2.5Figura 1.3.2.6Gli accor<strong>di</strong> sottoscritti per le operazioni <strong>di</strong> trasporto, prevedevano un compenso a viaggio <strong>di</strong> € 372.con volumetrie che potevano raggiungere i 31 mc, ma nella realtà sono state leggermente inferiori.Nello specifico, nelle tabelle 1.3.2.4 e 1.3.2.5 vengono riportate le valutazioni in merito ai trasportieffettuati, con riguardo ad una stima per valore <strong>di</strong> delocalizzazione a metro cubo o a kg <strong>di</strong> azoto.In aggiunta ai puri costi relativi al trasporto devono essere stimati quelli propri della <strong>di</strong>stribuzione,effettuata sempre dall’azienda commerciale che ha curato la realizzazione, oltre a quelli derivantidall’organizzazione dell’azienda proponente e <strong>di</strong> un inoculo a base <strong>di</strong> batteri ed estratti enzimaticiaggiunto allo scopo <strong>di</strong> ritardare la mineralizzazione e fornire una lenta cessione azotata.Di tale prodotto non ci è nota la composizione e non era negli obbiettivi del progetto testarnel’efficacia.Il risicoltore ha compartecipato alle spese con una quota pari a 3 €/mc.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 26


Di seguito le tabelle elaborate:TRASPORTO 1 2 3 totalirefluo bovino mc 26,24 27,58 0 53,82N tot (kg/mc) 2,5 2,6N tot (kg) 65,6 71,708 0 137,31costo/viaggio 372 372 0 744,00costo trasporto kg N 5,42costo trasporto mc 13,82<strong>di</strong>stribuzione al mc 2,00 2,00 2,00<strong>di</strong>stribuzione totale 52,48 55,16 0,00 107,64costo <strong>di</strong>stribuzione per kg Ncosto <strong>di</strong>stribuzione al mc0,782,00costi logistica €/mc 0,5 0,5costi logistica € totali 13,12 13,79 0 26,91costo inoculo €/mc 0,5 0,5costo inoculo € totali 13,12 13,79 0 26,91costo logistica e inoculo per kg Ncosto logistica e inoculo per mc53,820,391,00costo totale operazionecosto totale per kg Ncosto totale per mcpartecipazione ai costi da parte del risicoltorecosto per l'allevatore905,466,5916,82-3,0013,82Tabella 1.3.2.4Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 27


TRASPORTO 1 2 3 totalirefluo suino mc 27,46 27,55 27,73 82,74N tot (kg/mc) 2,9 3,3 3,2N tot (kg) 79,634 90,915 88,736 259,29costo/viaggio 372 372 372 1.116,00costo trasporto kg N 4,30costo trasporto mc 13,49<strong>di</strong>stribuzione al mc 2,00 2,00 2,00<strong>di</strong>stribuzione totale 54,92 55,10 55,46 165,48costo <strong>di</strong>stribuzione per kg Ncosto <strong>di</strong>stribuzione al mc0,642,00costi logistica €/mc 0,5 0,5 0,5costi logistica € totali 13,73 13,775 13,865 41,37costo inoculo €/mc 0,5 0,5 0,5costo inoculo € totali 13,73 13,775 13,865 41,37costo logistica e inoculo per kg Ncosto logistica e inoculo per mc82,740,321,00Tabella 1.3.2.5costo totale operazionecosto totale per kg Ncosto totale per mcpartecipazione ai costi da parte del risicoltorecosto per l'allevatore1.364,225,2616,49-3,0013,49L’azienda proponente il servizio <strong>di</strong> delocalizzazione ha sostenuto i costi relativi all’operazione, fattaeccezione per un contributo del Progetto Pilota pari a 2 €/mc.Lo stesso risicoltore ha ritenuto il prezzo pagato consono e riproducibile in futuro.Sicuramente la quota che resta a carico dell’allevatore assume caratteri importanti in un bilancioaziendale che lo porta a <strong>di</strong>rigere la sua attenzione verso altre possibili soluzioni.Alla luce <strong>di</strong> queste considerazioni il progetto, che prevedeva nel secondo anno <strong>di</strong> intensificare itrasporti ed il servizio, non ha avuto sufficienti adesioni per proseguire.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 28


1.3.3 - Ambito 3Delocalizzazione <strong>di</strong> separato solido da un’azienda zootecnica bergamasca verso laprovincia <strong>di</strong> PaviaSpesso si ritiene che, nella necessità <strong>di</strong> delocalizzare l’eccesso <strong>di</strong> azoto sia meglio dotarsi <strong>di</strong> unseparatore meccanico ottenendo un prodotto, il separato solido, meglio trasportabile e, spesso, <strong>di</strong>maggior interesse per l’azienda ricevente.Originariamente lo schema <strong>di</strong> progetto prevedeva l’applicazione <strong>di</strong> tale possibilità da effettuarsi inun raggio me<strong>di</strong>o (30 – 50 km) tra le contigue province <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> e Pavia.Tale ipotesi non ha avuto luogo in virtù della mancata <strong>di</strong>sponibilità, nell’ambito territoriale <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>, <strong>di</strong>aziende dotate <strong>di</strong> separatore e contemporaneo eccesso <strong>di</strong> azoto zootecnico, o nel caso, a causa <strong>di</strong>aziende che avevano assunto impegni stabili per convenzioni con aziende cerealicole.Consci che comunque tale esperienza doveva essere svolta, per fornire utili in<strong>di</strong>cazioni gestionali,si trovava <strong>di</strong>sponibilità presso un’azienda <strong>di</strong> Caravaggio (BG), mantenendo inalterati i rapporti con icontoterzisti operanti nella provincia pavese.L’azienda cedente è caratterizzata da un <strong>allevamento</strong> suinicolo, gestito in regime <strong>di</strong> soccida, <strong>di</strong>10.500 capi all’ingrasso del peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> circa 90 kg.È dotata <strong>di</strong> separatore meccanico <strong>di</strong> tipo elicoidale.Al momento dell’inizio delle operazioni era in fase <strong>di</strong> realizzazione un impianto <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong>anaerobica con produzione <strong>di</strong> biogas da 1 Mw, con ad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> biomasse autoprodotte in azienda.I dati elaborati si riferiscono comunque al solo <strong>allevamento</strong> suinicolo.Nelle tabelle 1.3.3.1 e 1.3.3.2, vengono esemplificati il carico allevato, il carico azotato, in raffrontocon il potenziale massimo espresso dai suoli in conduzione:ALLEVAMENTO N° pv t pv tot t N kg/t N kg totSUINI INGRASSO 10.500 0,09 945,00 110 103.950pv t mc/t mc totREFLUO PRODOTTO 10.500 0,09 945 37 34.965Tabella 1.3.3.1SAU(BG) CARAVAGGIO 143,88TOTALE 143,88ZVN 143,88ZNVN 0,00CARICO MAX ZVN kg 24.460CARICO MAX ZNVN kg 0CARICO MAX TOTALE kg 24.460CARICO MAX REALE kg 103.950CARICO MAX REALE kg/ha 722Tabella 1.3.3.2Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 29


L’azienda presenta quin<strong>di</strong> un eccesso <strong>di</strong> azoto zootecnico pari a 79.490 kg, per i qualinecessiterebbero 467,59 ha in ZVN o 233,80 in ZNVN.L’introduzione del separatore comporta la definizione delle seguenti matrici in azienda (Tabella1.3.3.3):pv t mc/t mc totREFLUO PRODOTTO 10.500 0,09 945 37 34.965ACQUE AGGIUNTIVE 4.115SEPARATO LIQUIDO mc 33.835SEPARATO SOLIDO mc 5.245SEPARATO LIQUIDO kg N 86.279SEPARATO SOLIDO kg N 17.672Tabella 1.3.3.3La cessione da parte dell’azienda riguarda tutto il separato solido (5.245 mc) e una parte cospicuadel separato liquido (30.294 mc).I costi sono valutati tenendo conto delle due matrici veicolate (tabelle 1.3.3.4 e 1.3.3.5). Importantecomunque conoscere che nel caso della <strong>di</strong>stribuzione verso la provincia <strong>di</strong> Pavia la <strong>di</strong>stanzapercorsa è <strong>di</strong> 88 km, mentre la <strong>di</strong>stribuzione, sempre del separato, verso le aziende limitrofe vanta<strong>di</strong>stanze comprese tra i 10 ed i 30 km.La <strong>di</strong>stribuzione del separato liquido avviene a <strong>di</strong>stanze dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pochi chilometri.Quest’ultima <strong>di</strong>stribuzione è conteggiata ad ore <strong>di</strong> impegno dell’azienda agrimeccanica e risultacomprensiva anche dei costi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioneTRASPORTOPaviaaziendelimitrofetotaliseparato solido mc 875 4370 5.245N tot (kg/mc) 3,37 3,37N tot (kg) 2.949 14.727 17.676costo/viaggio 7.000 17.480 24.480costo trasporto kg N 1,38costo trasporto mc 4,67<strong>di</strong>stribuzione al mc 3,00 3,00<strong>di</strong>stribuzione totale 2.625 13.110 15.735costo <strong>di</strong>stribuzione per kg Ncosto <strong>di</strong>stribuzione al mc0,893,00costo totale operazionecosto totale per kg Ncosto totale per mc40.2152,287,67Tabella 1.3.3.4Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 30


TRASPORTOaziendelimitrofetotaliseparato liquido mc 30.294 30.294N tot (kg/mc) 2,55N tot (kg) 77.250 77.250costo/viaggio 31.809 31.809costo trasporto kg N 0,41costo trasporto mc 1,05<strong>di</strong>stribuzione al mc 0,00<strong>di</strong>stribuzione totale 0costo <strong>di</strong>stribuzione per kg Ncosto <strong>di</strong>stribuzione al mc00,000,00costo totale operazionecosto totale per kg Ncosto totale per mc31.8090,411,05Tabella 1.3.3.5Come è possibile notare, l’incidenza maggiore è relativa alle <strong>di</strong>stanze percorse ed al conseguenteimpegno in termini <strong>di</strong> ore lavorate. Il costo del trasporto e <strong>di</strong>stribuzione del separato solido, operatoin provincia <strong>di</strong> Pavia, è dello stesso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza <strong>di</strong> quello per le aziende limitrofe (8 eurocontro 7). Questo si è reso possibile perché affidato ad un trasportatore che era in grado <strong>di</strong>utilizzare, per il suo lavoro, anche il viaggio <strong>di</strong> ritorno, operando un adeguato lavaggio del mezzopresso l’azienda risicola che acquisiva l’effluente.Questo aspetto permette <strong>di</strong> cogliere come una organizzazione migliore, con volumetrieconsiderevoli, possa ottenere una <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> costi, sebbene comunque l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezzadella delocalizzazione, come ha <strong>di</strong>mostrato anche quella relativa al liquame tal quale, rimane <strong>di</strong>assoluto rilievo.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 31


1.3.4 - Ambito 4Impianto <strong>di</strong> Strippaggio a caldo nella provincia <strong>di</strong> BresciaCome rilevato negli ambiti precedenti spesso la delocalizzazione <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile a causa delle<strong>di</strong>stanze significative che <strong>di</strong>vidono l’azienda cedente da quella ricevente.Con particolare riguardo a quegli ambiti territoriali dove la consistenza zootecnica è molto elevatapuò essere in<strong>di</strong>spensabile concepire approcci tecnologici atti a ridurre la quantità <strong>di</strong> azoto in gioco.Lo strippaggio è una tecnica consolidata in molti campi industriali per la <strong>di</strong>minuzione del contenutoammoniacale <strong>di</strong> un liquido; la sua applicazione nel comparto zootecnico ha dovuto affrontare unaserie <strong>di</strong> problematiche relative alla composizione delle deiezioni da trattare.L’azienda in esame è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> un <strong>allevamento</strong> <strong>di</strong> suini e tori all’ingrassosecondo il quadro riassuntivo in<strong>di</strong>cato nella tabella 1.3.4.1:N° pv t pv tot t N kg/t N kg totSUINI DI PESO TRA I 20 KG ED I 50 KG (MAGRONCELLI) 2.250 0,004 9,00 110 990SUINI DI PESO SUPERIORE A 50 KG (MARONI) 2.250 0,08 180,00 110 19.800SUINI DI PESO SUPERIORE A 50 KG (GRASSI) 2.250 0,12 270,00 110 29.700BOVINI MASCHI DA MACELLO 125 0,35 43,75 84 3.675TOTALE 6.875 503 54.165SAU(BS) MANERBIO 73,27TOTALE 73,27ZVN 73,27ZNVN 0,00CARICO MAX ZVN kg 12.456CARICO MAX ZNVN kg 0CARICO MAX TOTALE kg 12.456Tabella 1.3.4.1CARICO MAX REALE kg 54.165CARICO MAX REALE kg/ha 739L’azienda presenta quin<strong>di</strong> un eccesso <strong>di</strong> azoto zootecnico pari a 41.709 kg, per i qualinecessiterebbero 245,35 ha in ZVN o 122,67 in ZNVN.In azienda è presente un impianto <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica per la produzione <strong>di</strong> biogas ecogenerazione con potenza nominale <strong>di</strong> 130 KW elettrici. Tale impianto viene alimentatoesclusivamente con gli <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 32


A partire dal 2008 l’azienda ha attivato un impianto <strong>di</strong> strippaggio dell’ammoniaca che, dopo unaprima fase sperimentale, oggi tratta compiutamente tutto il <strong>di</strong>gestato prodotto.Lo strippaggio è una tecnica che favorisce il passaggio, in una prima fase, dell’ammoniacapresente in un refluo dallo stato liquido a quello gassoso, per venire quin<strong>di</strong> catturata, in unaseconda fase, me<strong>di</strong>ante contatto con una soluzione <strong>di</strong> acido solforico, ottenendo una soluzione <strong>di</strong>solfato ammonico.Il passaggio alla fase gassosa viene favorito dalla somministrazione <strong>di</strong> notevoli quantità <strong>di</strong> energiatermica che deve essere <strong>di</strong>sponibile a basso costo. Nell’azienda in esame ciò è favorito da unimpianto <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica e cogenerazione con potenza nominale <strong>di</strong> 130kw elettrici e 130kw termici. (figura 1.3.4.1)DigestatochiarificatoAmmoniaca infase gasCaminoPalabiledefangatoreAria caldaCogeneratorechiarificatoC1C2Idrossido <strong>di</strong>Calcioliquame depuratoSolfatod’ammonioAcidoSolforicoFigura 1.3.4.1: Lay-out del processoIl liquame suino ed il letame bovino prodotto dall’azienda viene inviato ai <strong>di</strong>gestori anaerobici per laproduzione <strong>di</strong> biogas. Da qui il <strong>di</strong>gestato è sottoposto a separazione solido-liquido me<strong>di</strong>anteseparatore elicoidale; al fine <strong>di</strong> sottrarre la maggior parte dei soli<strong>di</strong> sospesi residui il chiarificatoviene ulteriormente trattato in un decantatore con invio al <strong>di</strong>gestore anaerobico della parteseparata residua.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 33


Il liquido chiarificato, previo riscaldamento me<strong>di</strong>ante scambiatore che utilizza l’acqua <strong>di</strong>raffreddamento del motore <strong>di</strong> cogenerazione, viene ad<strong>di</strong>zionato con “latticello <strong>di</strong> calce”raggiungendo un pH <strong>di</strong> 9,5-10 ed una temperatura <strong>di</strong> 42°C e viene inviato alla cisterna alla basedella prima torre. (C1).In questa fase, attraverso un ricircolo verticale, incontra l’aria calda (T 40°C) proveniente dalgruppo <strong>di</strong> cogenerazione, favorendo lo strippaggio dell’ammoniaca presente che convogliatapresso la seconda torre (C2) incontra in controcorrente la soluzione acida con deposito nel tanksottostante della soluzione <strong>di</strong> solfato ammonico, che verrà convogliato ad una cisterna <strong>di</strong>stoccaggio al termine del processo.Nelle foto seguenti sono in<strong>di</strong>viduati i principali componenti tecnologici caratterizzanti l’impianto inesame:Figura 1.3.4.2: separatore solido liquido composto da un primo vaglio rotante per le frazionigrossolane ed un secondo componente a pressione elicoidaleFigura 1.3.4.3: decantatore a lamelle con rallentatori <strong>di</strong> flusso e separazione per precipitazioneFigura 1.3.4.4: sistema <strong>di</strong> preparazione del “latticello <strong>di</strong> calce” ed immissione nel refluochiarificatoFigura 1.3.4.5: girante per l’immissione <strong>di</strong> aria calda in controcorrente nella prima torreFigura 1.3.4.6: torre <strong>di</strong> strippaggioFigura 1.3.4.7: torre <strong>di</strong> assorbimento dell’ammoniaca strippata e formazione <strong>di</strong> solfatod’ammonioFigura 1.3.4.2: separatore solido-liquidoProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 34


Figura 1.3.4.3: decantatoreFigura 1.3.4.4: ad<strong>di</strong>zione calceProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 35


Figura 1.3.4.5: soffiante aria caldaFigura 1.3.4.6: torre <strong>di</strong> strippaggioProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 36


Figura 1.3.4.7: torre cattura NH 3Il Progetto Pilota ha seguito dal punto <strong>di</strong> vista gestionale ed analitico la funzionalità dell’impiantonel corso dell’anno 2010; nella tabella 1.3.4.2 sono riportati i valori relativi alle matrici solide eliquide derivanti dai vari step (me<strong>di</strong>e e deviazioni standard dei campioni prelevati).refluo tal quale pre<strong>di</strong>gestorerefluo tal quale post<strong>di</strong>gestoresost.secca N-NH 4 N_tot P 2 O 5 K 2 O% g/kg g/kg g/kg g/kg3,6 ± 0,57 1,74 ± 0,04 2,60 ± 0,14 1,44 ± 0,54 1,26 ± 1,021,35 ± 0,49 1,68 ± 0,28 2,20 ± 0,42 0,96 ± 0,41 0,85 ± 0,72solido separato 31,47 ± 3,33 2,32 ± 0,49 7,27 ± 1,80 7,82 ± 5,74 1,38 ± 0,37liquido separato 0,95 ± 0,07 1,54 ± 0,13 1,85 ± 0,21 0,54 ± 0,16 n.d. -liquido separato prestrippaggioliquido separatopost-strippaggion.d. - 1,47 ± 0,31 1,74 ± 0,37 n.d. - n.d. -n.d. - 0,38 ± 0,08 0,69 ± 0,08 n.d. - n.d. -NH 3mg/Nm 3emissione camino 3,03 ± 1,53Tabella 1.3.4.2Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 37


I valori relativi alle immissioni in aria dal camino posto al termine nella colonna <strong>di</strong> assorbimentosono stati rilevati e gentilmente forniti dai gestori dell’impianto.Nel corso del 2010 in epoche <strong>di</strong>fferenti, i dati raccolti, i rilievi analitici e la determinazionequantitativa dei volumi trattati hanno permesso <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere un bilancio <strong>di</strong> massa evidenziato nellafigura 1.3.4.8, espresso sia come valori misurati su base giornaliera, sia come valori relativi fatto100 i valori <strong>di</strong> azoto ammoniacale e azoto totale <strong>di</strong> partenza.I risultati evidenziati mostrano una potenzialità <strong>di</strong> sottrazione dell’azoto ammoniacale pari al 74%nel sistema <strong>di</strong> strippaggio e assorbimento dell’ammoniaca (Torre 1 e 2).Tale valore ha subito variazione nel corso della stagione, da un minimo del 61% ad un massimodell’83%, in relazione all’andamento climatico esterno; si è notato infatti che la potenza termica <strong>di</strong>130 kwt, non era sufficiente, nella stagione fredda, ad assicurare un adeguato input, dovendosod<strong>di</strong>sfare sia le esigenze dell’impianto che la termostatazione del <strong>di</strong>gestore. L’azienda ha oggiaumentato la potenzialità del cogeneratore passando a 250 kw, probabilmente ponendo le basi peruna resa vicina ai valori massimi.In merito alla capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuzione dell’azoto al campo, considerando la parte organica nonsottraibile con lo strippaggio, e la parte <strong>di</strong>rettamente inviata all’uso agronomico come solidoseparato, l’efficienza del sistema si attesta con una <strong>di</strong>minuzione del 60% dell’azoto totale iningresso; valgono anche in questo caso le potenziali ripercussioni relative all’aumento <strong>di</strong> energiatermica.Va considerato che risultano non presenti nel bilancio globale una quota pari al 7% dell’azotoammoniacale e al 9% dell’azoto totale che vengono “persi” probabilmente nelle operazioni <strong>di</strong>separazione solido-liquido. Il fatto merita un approfon<strong>di</strong>mento tecnico ed analitico.I costi <strong>di</strong> <strong>gestione</strong>, rilevati <strong>di</strong>rettamente nell’azienda in esame, sono evidenziati nella tabella1.3.4.3:kw/giorno costo unit. €/giorno €/mcconsumi elettrici 654 0,13 85,02 0,97idrossido <strong>di</strong> calce( tonnellate) 0,7 83 58,10 0,66acido solforico (tonnellate) 0,46 40 18,4 0,21rata ammortamento 10 anni al 5% interesse 1,73costo <strong>di</strong> esercizio totale per mc 1,84costo <strong>di</strong> esercizio e rata <strong>di</strong> ammortamento 3,57solfato ammonico (tonnelate) ricavo 1,2 -25 -30 -0,34costo convenzione span<strong>di</strong>mento (150 €/ha) -1,32Tabella 1.3.4.3Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 38


<strong>di</strong>gestato separatore separato liquido decantatoreseparato allostrippaggiocolonnastrippaggioemissione dal camino0,29 kg N-NH 3refluo all'usoagronomico88 mc 85,4 mc 85,4 mc 85,4 mc148 kg N-NH 3 132 kg N-NH 3 126 kg N-NH 3 32 kg N-NH 3194 kg N tot 158 kg N tot 149 kg N tot 59 kg N totseparatosolidoricircolo al<strong>di</strong>gest. anaer.solfatoammonico2,6 mc 1200 kg6 kg N-NH 319 kg N tot<strong>di</strong>gestato separatore separato liquido decantatoreseparato allostrippaggiocolonnastrippaggioemissione dal camino0,002% N-NH 3100% 97% 97% 97%100% N-NH 3 89% N-NH 3 85% N-NH 3 22% N-NH 3100% N tot 81% N tot 77% N tot 30% N totseparatosolidoricircolo al<strong>di</strong>gest. anaer.solfatoammonicoFigura 1.3.4.83% 1200 kg4% N-NH 310% N totrefluo all'usoagronomicoProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 39


Nello schema dei costi vengono evidenziati sia i consumi elettrici imputabili alle pompe <strong>di</strong>sollevamento e ricircolo, al soffiante d’aria calda, al sistema <strong>di</strong> agitazione della calce ed alseparatore; vengono inoltre in<strong>di</strong>cati i consumi delle materie prime impiegate, con computogiornaliero e relativo al metro cubo trattato. Nella realtà monitorata il solfato ammonico èconsegnato a <strong>di</strong>tta specializzata, me<strong>di</strong>ante contratto pluriennale, avendo le caratteristiche richiestecon pH 4-5, densità 1250 g/lt e N ammoniacale minimo del 7%. L’azienda agricola è iscritta al“Registro dei Fabbricanti <strong>di</strong> Fertilizzanti” secondo il D.L. 217/2006 (<strong>di</strong>sciplina in materia <strong>di</strong>fertilizzanti) ed il prodotto è iscritto al “Registro dei Fertilizzanti” e classificato come ConcimeNazionali Azotato Liquido.Viene anche computato un ipotetico costo per la convenzione alla <strong>di</strong>stribuzione dei reflui comeminor costo per la quota parte estratta come solfato ammonico.In conclusione il monitoraggio condotto ha evidenziato una reale e continuativa possibilità <strong>di</strong> ridurreil contenuto <strong>di</strong> azoto che l’<strong>allevamento</strong> fornisce al campo, in valori significativi ed a costi che sipossono definire compatibili con l’azienda stessa.Occorre, nel contempo rilevare che, la <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica, applicata in azienda con un impianto<strong>di</strong> tipo semplificato, alimentato solo a reflui zootecnici, è <strong>di</strong> significativa importanza per l’impianto <strong>di</strong>strippaggio, non solo per il fondamentale apporto <strong>di</strong> energia termica a costo zero, ma anche per lesignificative trasformazioni nelle caratteristiche chimico-fisiche del refluo, consentendo un aumentodell’azoto ammoniacale a <strong>di</strong>scapito della forma organica, una riduzione della sostanza secca e delC.O.D. (Chemical Oxygen Demand) che permettono le migliori prestazioni in un impianto <strong>di</strong>riduzione del contenuto ammoniacale.INGESTATON NH333%N org.67%DIGESTATON org.24%N NH376%Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 40


SEPARATO LIQUIDON org.17%N NH383%SEPARATO SOLIDON NH331%N org.69%Figura 1.3.4.9 – Aumento dell’azoto nella forma ammoniacale a scapito <strong>di</strong> quella organica a valle del processo <strong>di</strong><strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica e <strong>di</strong> separazione solidoProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 41


1.3.5 - Ambito 5Impianto <strong>di</strong> Strippaggio a freddo e riduzione volumetrica del refluo me<strong>di</strong>ante Ultrafiltrazioneed Osmosi Inversa nella provincia brescianaLa tecnica <strong>di</strong> strippaggio presuppone la necessità <strong>di</strong> avere energia termica a costo zero, al fine <strong>di</strong>rendere possibile una compatibilità economica <strong>di</strong> esercizio con l’azienda zootecnica. Talepossibilità è offerta sostanzialmente da un impianto <strong>di</strong> cogenerazione, ma tale eventualità nonfigura, almeno attualmente, nella consuetu<strong>di</strong>ne gestionale <strong>di</strong> un’azienda.L’impianto seguito in questo ambito poggiava inizialmente le sue basi su tale considerazione percui affrontava la separazione dell’azoto ammoniacale utilizzando una serie <strong>di</strong> filtri con zeoliti (argillecaratterizzate da elevato scambio cationico), in grado <strong>di</strong> fissare una parte significativadell’ammonio presente e poterlo quin<strong>di</strong> recuperare con un lavaggio appropriato, e quin<strong>di</strong> stripparlo,senza l’ausilio <strong>di</strong> aria calda. Chiaramente le possibilità <strong>di</strong> rimozione rimanevano inferiori potendosod<strong>di</strong>sfare esigenze meno pressanti in termini <strong>di</strong> eccesso <strong>di</strong> azoto.Nel corso del progetto l’evoluzione del sistema ha mo<strong>di</strong>ficato sostanzialmente gli assunti inizialiportando la tecnologia a trattare il refluo separato liquido con sistemi fisici al fine <strong>di</strong> concentrare glielementi separandoli dall’acqua.Nel dettaglio il sistema denominato N-Free® può essere così descritto.La tecnologia presa in considerazione è costituita da trattamenti fisici sequenziali:ultracentrifugazione con decanter, ultrafiltrazione (UF), osmosi inversa (OI) e strippaggio a freddodell'azoto ammoniacale.Tali processi accumulano la sostanza organica e minerale in una serie <strong>di</strong> concentrati, permettendola depurazione <strong>di</strong> una parte consistente della frazione acquosa del refluo.(nelle figure 1.3.5.1, 1.3.5.2, 1.3.5.3, 1.3.5.4 sono visibili le unità fondamentali dell’impianto).Figura 1.3.5.1: Unità <strong>di</strong> ultrafiltrazionetangenzialeProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 42


Figura 1.3.5.2: Osmosi inversaFigura 1.3.5.3: Torre <strong>di</strong> strippaggio a freddoProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 43


Fig. 1.3.5.4: Serbatoi <strong>di</strong>raffinazione in zeoliti a montedello scarico in corpo idricosuperficialeIl monitoraggio svolto attraverso una campagna <strong>di</strong> campionamento e analisi ha consentito <strong>di</strong>verificare tutte le matrici in ingresso e uscita, per valutarne le caratteristiche, l’efficienza e lasostenibilità economica del processo proposto.I test, durante il primo anno <strong>di</strong> esercizio, sono stati effettuati su un liquame bovino fresco (7-8% <strong>di</strong>sostanza secca e oltre 2000 ppm <strong>di</strong> azoto) ed hanno permesso <strong>di</strong> delineare con precisione ilbilancio <strong>di</strong> massa, <strong>di</strong> azoto totale e <strong>di</strong> azoto ammoniacale.Figura 1.3.5.5: Aspetto del liquame tal quale e <strong>degli</strong> stream liqui<strong>di</strong> dopo UF e OI.I bilanci <strong>di</strong> massa completi relativi al processo descritto sono riportati nelle figure 1.3.5.6, 1.3.5.7,1.3.5.8.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 44


Figura 1.3.5.6: Impianto N-Free: Flusso <strong>di</strong> massaProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 45


Figura 1.3.5.7: Impianto N-Free: Flusso <strong>di</strong> azoto totaleProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 46


Figura 1.3.5.8: Impianto N-Free: Flusso <strong>di</strong> azoto ammoniacaleProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 47


Dopo l’Osmosi Inversa, il liquido permeato è sottoposto a raffinazione su zeoliti e stoccato in unserbatoio <strong>di</strong> accumulo, analizzato in continuo per verificare che tutti i valori analitici siano nei limitistabiliti dalla normativa vigente (tali valori, per ogni singolo batch, vengono registrati su PC e sonoquin<strong>di</strong> tracciati); solo allora il sistema dà il consenso allo scarico finale in corpo idrico superficiale.Come risultato dell’applicazione <strong>di</strong> questa tecnologia, basata su processi chimico-fisici <strong>di</strong>concentrazione della sostanza organica e minerale, si ottengono, a partire da liquame bovinofresco che è stato trattato nel caso in esame:• una riduzione <strong>di</strong> circa il 50% dei volumi del liquame iniziale da smaltire, in seguito alloscarico in acque superficiali <strong>di</strong> tale volume come acqua purificata ai sensi del D.L.152/2006;• una riduzione del 25-30% dell’azoto totale (Ntot) contenuto inizialmente nell’effluentebovino fresco;• una riduzione <strong>di</strong> circa il 50% dell’azoto ammoniacale (N-NH4+) contenuto inizialmentenell’effluente bovino fresco;• una produzione complessiva (per ogni 100 ton <strong>di</strong> liquame fresco) <strong>di</strong> circa 20-25 ton <strong>di</strong>separati soli<strong>di</strong> palabili dal separatore elicoidale e dal decanter;• una produzione complessiva (per ogni 100 ton <strong>di</strong> liquame fresco) <strong>di</strong> circa 27-32 ton <strong>di</strong>concentrati liqui<strong>di</strong> dalle unità <strong>di</strong> UF e OI + strippaggio;• una produzione (per ogni 100 ton <strong>di</strong> liquame fresco) <strong>di</strong> circa 1 ton <strong>di</strong> soluzione <strong>di</strong> solfatoammonico (titolo 30%) dallo strippaggio dell'azoto ammoniacale, che ha già unacollocazione nel mercato dei fertilizzanti, al quale l’azienda agricola produttrice puòaccedere tramite domanda d’iscrizione al “Registro dei Fabbricanti <strong>di</strong> Fertilizzanti”, secondoil D.L. 217/2006 (Disciplina in materia <strong>di</strong> fertilizzanti) e iscrizione del prodotto al “Registrodei Fertilizzanti” per fertilizzanti convenzionali.I vantaggi <strong>di</strong> questa tecnologia risiedono nella riduzione <strong>di</strong> almeno il 45-50% dei volumi <strong>di</strong> effluenteda gestire (span<strong>di</strong>menti etc.), nella riduzione dell’azoto totale del refluo da “smaltire” in pienocampo (circa il 30% dell’Ntot) e nel recuperare l’N allontanato, sotto forma <strong>di</strong> solfato <strong>di</strong> ammonioconcentrato che ha un valore <strong>di</strong> mercato <strong>di</strong> circa 25 €/ton. Per quanto riguarda i concentrati,attualmente essi non hanno ancora trovato una <strong>loro</strong> utile collocazione e quin<strong>di</strong> devono essere“esportati” o utilizzati per fini agronomici in azienda. In un prossimo futuro è ipotizzabile un <strong>loro</strong>recupero per produrre fertilizzanti.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 48


Gli aspetti economici del processo proposto sono illustrati analiticamente nella tabella 1.3.5.1:Costi <strong>di</strong> <strong>gestione</strong>, esercizio, ammortamento <strong>di</strong> un tipico modulo impiantistico contecnologia N-Free®, della <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> 50 m3/giorno.Costo€ /m3 <strong>di</strong> liquame tal qualetrattatoCosti <strong>gestione</strong> (consumi2elettrici, reagenti)Costo <strong>di</strong> service base0.6(tele<strong>gestione</strong> in remoto)Costo <strong>di</strong> service completo1.6chiavi in mano (5 anni <strong>di</strong>garanzia riparazioni)Costo <strong>di</strong> ammortamento (102anni)Costo complessivo (con5.6service completo chiavi inmano)Ven<strong>di</strong>ta solfato ammonico - 0.5Spese evitate <strong>di</strong>- 1span<strong>di</strong>mento della metàCosto convenzione Variabile (*)Totale 4.1(*) il costo convenzione varia in un intervallo ampio, in funzione delle <strong>di</strong>verse situazioni territorialiTabella 1.3.5.1La tecnologia analizzata è stata applicata su refluo bovino tal quale che ha una percentuale <strong>di</strong>azoto ammoniacale bassa rispetto ad altri <strong>effluenti</strong> (ve<strong>di</strong> liquame suino) ed ancora più bassarispetto al <strong>di</strong>gestato.La <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica, permettendo un forte incremento della presenza <strong>di</strong> azoto ammoniacalea scapito della frazione organica, ed una forte riduzione della presenza <strong>di</strong> sostanza secca eC.O.D., stando ai primi dati a <strong>di</strong>sposizione, permetterà migliori performance <strong>di</strong> rimozione dell’azotostesso con tecnologia N-Free®, prefigurando una rimozione dell’azoto totale fino al 50-60% ovalori superiori. In tal senso indagini tecnico-scientifiche sono in corso per verificare tali dati eproseguiranno a cura del Gruppo Ricicla - Di. Pro. Ve. dell’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano.In ultima analisi, l’applicazione della tecnologia N-Free a <strong>di</strong>gestati, non può che aumentare le sueperformances in termini sia <strong>di</strong> bilancio <strong>di</strong> massa (<strong>di</strong>minuzione della massa dei concentrati a favore<strong>di</strong> una maggior percentuale <strong>di</strong> acqua scaricabile), sia <strong>di</strong> bilancio d’azoto (<strong>di</strong>minuzione dell’azoto neiconcentrati e aumento della produzione <strong>di</strong> solfato ammonico).Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 49


1.3.6 - Ambito 6Impianto catalitico con produzione <strong>di</strong> combustibili, dalla trasformazione del <strong>di</strong>gestato, doposeparazione della fase liquidaConsiderato come la <strong>gestione</strong> dei reflui aziendali, specialmente nel caso <strong>di</strong> importanti eccedenze<strong>di</strong> azoto rispetto alle conformità previste dalla normativa, possa richiedere interventi tecnologicispesso onerosi, la possibilità <strong>di</strong> ottenere energia da fonti rinnovabili, impiegabile almeno in parteper operazioni <strong>di</strong> trattamento o per incrementare il red<strong>di</strong>to aziendale, risulta <strong>di</strong> notevole interesse.Accanto alla ormai consolidata <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica con produzione <strong>di</strong> biogas, che somma aireflui zootecnici frazioni <strong>di</strong> produzioni agricole, per incrementarne il potere calorifico, si affaccianotecnologie industriali complesse, in alcuni casi già affermate per il trattamento <strong>di</strong> rifiuti <strong>di</strong> tipoorganico.In questo senso, a suo tempo, considerata l’opportunità <strong>di</strong> seguire gli sviluppi <strong>di</strong> un’esperienzaapplicativa, in fase d’avviamento in provincia <strong>di</strong> Pavia, venne inserito nel piano operativo anche ilpresente ambito, per testare la valenza, tra le molteplici tecnologie, <strong>di</strong> una potenziale applicazionedella Riaggregazione Molecolare, attraverso <strong>di</strong>fferenti reazioni che sfruttano le basi del crackingcatalitico, applicabile alla matrice organica contenuta negli <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> o <strong>di</strong> qualsiasialtro materiale. Il tipo <strong>di</strong> processo sopra in<strong>di</strong>cato, così come definito a livello scientifico etecnologico, non è combustivo (mancanza totale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ossine) e non ha residui <strong>di</strong> processoinutilizzati (emissioni 0).Considerata la richiesta <strong>di</strong> particolari caratteristiche del separato da immettere nell’impiantocatalitico, il processo <strong>di</strong> separazione comporta l’impiego <strong>di</strong> una matrice vegetale, per ora copertada segreto industriale, in vista del brevetto, in grado <strong>di</strong> concentrare e fissare la sostanza secca el’azoto. Questa tecnica particolare, se confermata dalla elaborazione <strong>di</strong> dati analitici e tecnici,appariva come un primo argomento <strong>di</strong> forte interesse, a prescindere dalla successiva destinazione,per la forte concentrazione e fissazione dell’azoto nella fase solida, per limitare la <strong>di</strong>spersione inatmosfera. Il secondo punto d’interesse coincideva, ovviamente, con il processo <strong>di</strong> catalisi, nontanto per la <strong>gestione</strong> dell’azoto in sé, comunque oggetto <strong>di</strong> valutazioni tecnico-ambientali, quantoper la possibilità <strong>di</strong> utilizzo <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> per una produzione energetica ad alta efficienza.Il processo può trattare tutte le sostanze organiche che contengono carbonio ed idrogeno; imateriali da processare devono possedere:• umi<strong>di</strong>tà inferiore al 10%, per avere un’ottima efficienza <strong>di</strong> trasformazione in idrocarburi;• assenza <strong>di</strong> materiale inerte (metalli, sassi, sabbia, vetro);• granulometria fine (inferiore a 3 mm).Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 50


Il processo prevede il trattamento dei materiali immessi in un reattore a 350 °C, in simbiosi con unolio vettore, ove, in presenza <strong>di</strong> specifico catalizzatore, si ottiene la rottura delle catene carboniosee la <strong>loro</strong> ricomposizione in idrocarburi.L’impianto “VUZETA” è costituito da tre unità:• Caricamento e miscelazione:Una piattaforma <strong>di</strong> caricamento costituita da 3 serbatoi completi <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> dosaggio epompa <strong>di</strong> caricamento nei quali sono inseriti l’olio vettore, il catalizzatore ed ilneutralizzante. Le pompe a servizio dei serbatoi inviano i tre prodotti al reattore per ilpreriscaldo e l’eliminazione dell’umi<strong>di</strong>tà e da qui al polmone <strong>di</strong> caricamento del reattorecentrifugo. La piattaforma è completata dal sistema <strong>di</strong> caricamento dei materiali datrasformare soli<strong>di</strong> o liqui<strong>di</strong>.Le biomasse, o sostanze ad esse assimilate, in ingresso devono essere sottoposte ad unadeguato processo preliminare <strong>di</strong> selezione e preparazione, che prevede la riduzionegranulometrica, la parziale asciugatura (se necessaria) e l’eliminazione <strong>degli</strong> inerti (metalli,vetro, sabbia, etc.);• Reazione:Un reattore centrifugo rappresenta il cuore del sistema ed è costruito secondo le tecnichepiù sofisticate, con materiali adatti a resistere alla temperatura <strong>di</strong> 400°C ed alla corrosioneindotta dalle miscele <strong>di</strong> materiali da trasformare.L’attrito tra le particelle della miscela provoca un innalzamento della temperatura dellastessa fino a 350°C; per effetto del livello termico e del catalizzatore, si innesca la reazionechimica <strong>di</strong> produzione <strong>degli</strong> idrocarburi, che a questa temperatura sono allo stato gassoso.Tale miscela gas/liquido viene inviata ad un separatore a ciclone, che provoca laseparazione fra i liqui<strong>di</strong> e i gas/vapori; i liqui<strong>di</strong> ritornano in ciclo nel serbatoio <strong>di</strong> caricamentodel reattore, mentre i gas/vapori vengono inviati alla colonna <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione.Con un imminente, ulteriore sviluppo tecnologico, oggetto <strong>di</strong> finanziamento da parte delMinistero delle Attività Produttive, i liqui<strong>di</strong> potranno essere recuperati, separando il seccodall’olio, per ottenere:• recupero dell’olio vettore, ripulito con efficienza del 98% e riciclabile nell’impianto;• recupero del “secco”, utilizzabile come carboncino con potere calorifico <strong>di</strong> circa4kW/kg.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 51


• Distillazione e recupero sottoprodotti.Dalla colonna <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione si estraggono: un liquido combustibile sintetico, più pesante,ed un liquido combustibile sintetico leggero; il primo è raffreddato con uno scambiatore e<strong>di</strong>nviato al serbatoio <strong>di</strong> raccolta dopo centrifugazione, il secondo è estratto dalla testa dellacolonna e parzialmente ri-flussato, dopo la separazione dall’eventuale acqua presente.I residui del processo sono inviati ad una apparecchiatura che separa la frazione liquida daquella solida, la frazione liquida è ricircolata nel processo, mentre quella solida è inviata alcontrollo <strong>di</strong> qualità per lo smaltimento.Quest’ultima rappresenta circa il 3-8% in peso della miscela introdotta nel processo. I gasprodotti nel sistema sono aspirati da aspiratori che generano una depressione <strong>di</strong> circa 105kpa; i gas non condensabili sono inviati ad un serbatoio e quin<strong>di</strong>, previo passaggio in unsistema <strong>di</strong> filtri, vengono utilizzati per produrre energia.Il liquido combustibile sintetico prodotto viene inviato ad un serbatoio <strong>di</strong> stoccaggio esuccessivamente ai vari sistemi per la produzione <strong>di</strong> energia.L’azienda VUZETA s.r.l., con sede in Brescia, inizia nel 2006 la realizzazione <strong>di</strong> un impianto pilota,per approfon<strong>di</strong>re e stu<strong>di</strong>are le <strong>di</strong>fferenti reazioni del processo <strong>di</strong> riaggregazione molecolare suprodotti organici, cercando <strong>di</strong>:• Ottimizzarla, nel suo complesso;• stabilizzare le <strong>di</strong>fferenti reazioni del processo;• ottenere la continuità <strong>di</strong> funzionamento e portare il processo all’industrializzazione.In collaborazione con l’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pavia, VUZETA mette a punto i processi estabilizza le reazioni, con duplice finalità <strong>di</strong> riutilizzo dei materiali organici e della produzione <strong>di</strong>combustibili ecologici, oggi definiti per normativa come: Bioliqui<strong>di</strong>; Biocombustibili; Biogas.Con l’aggiunta del nuovo componente impiantistico (ve<strong>di</strong> sopra), si otterrà anche un Carboncinocon potere calorifico importante.L’iniziativa ha consentito <strong>di</strong> introdurre innovazioni al processo, ottenendo gli obbiettivi prefissati:• ottimizzare le geometrie dell’impianto;• stabilizzare il processo;• in<strong>di</strong>viduare la miglior temperatura <strong>di</strong> funzionamento;• verificare la produzione <strong>di</strong> bio-idrocarburi, liqui<strong>di</strong>, gassosi, soli<strong>di</strong>, destinabili alla produzione<strong>di</strong> energia elettrica e termica, o ad<strong>di</strong>zionabili agli attuali combustibili in commercio,successivamente ad un trattamento in raffineria per il controllo dei parametri.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 52


Alla fine del 2008, in accordo con il consorzio Powerfeed <strong>di</strong> Zanotti, ebbe inizio la realizzazione <strong>di</strong>un impianto industriale per la <strong>valorizzazione</strong> <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> suinicolo, ovvero del<strong>di</strong>gestato solido prodotto dall’impianto <strong>di</strong> biogas <strong>di</strong> cui già l’azienda Zanotti è dotata. (Figure 1.3.6.1,1.3.6.2, 1.3.6.3)Figura 1.3.6.1 Figura 1.3.6.2Figura 1.3.6.3Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 53


In questa realtà, presso l’<strong>allevamento</strong> CAMPONE della provincia pavese, si intendeva procedereall’utilizzo <strong>di</strong> matrice organica derivante dal separato solido ottenuto dall’effluente suino dopo<strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica, per una quantità secca pari a 1,5 tonnellate/ora.Nel progetto “CAMPONE” non si considerano aspetti/componenti accessori, quali:• il pre trattamento della biomassa;• il funzionamento continuo, per 8000 ore anno;• la produzione <strong>di</strong> energia elettrica dai BIO Idrocarburi;in quanto si valuta che i sistemi per ottenere tali risultati siano già reperibili sul mercato.Quin<strong>di</strong> ci si concentra sulla reazione e sui suoi componenti principali, per riportare su scalaindustriale quanto sperimentato con il progetto pilota <strong>di</strong> Brescia.Vengono affrontate le problematiche connesse all’uso del separato solido, che sono soprattuttolegate alla necessità <strong>di</strong> fornire all’impianto una matrice organica con contenuto <strong>di</strong> sostanza seccapari al 90% eliminando parte dell’acqua contenuta in esso.Considerando l’esigenza <strong>di</strong> effettuare una separazione molto spinta della sostanza secca,l’azienda promuove prove tecniche <strong>di</strong> separazione me<strong>di</strong>ante flottazione del <strong>di</strong>gestato, conl’inserimento <strong>di</strong> una matrice vegetale (non nota, poiché coperta da segreto industriale), perseparare adeguatamente la fase liquida.In attesa <strong>di</strong> verificare la fattibilità <strong>di</strong> tale separazione, l’azienda rivolge la propria attenzione, perrealizzare test operativi, su prove <strong>di</strong> utilizzo della pollina, che vanta per sua natura una maggiorconcentrazione <strong>di</strong> sostanza secca, reperita da allevamenti extra aziendali e ad<strong>di</strong>zionata consegatura.L’impianto ha funzionato, non in continuo ma “a badge”, per quattro mesi e, successivamente, conqualche ulteriore prova e su richiesta, per processare i materiali organici. I risultati, dal punto <strong>di</strong>vista impiantistico, sono stati sod<strong>di</strong>sfacenti, confermando l’opportunità <strong>di</strong> procedere alcompletamento dell’impianto con i componenti accessori.Le risorse necessarie allo sviluppo, tuttavia, dovevano essere <strong>di</strong>sponibili per VUZETA, a seguito <strong>di</strong>aggiu<strong>di</strong>cazione del Bando 2015 sulla Innovazione tecnologica, il quale ha invece sofferto, e soffretutt’ora, anche a seguito dell’attuale situazione economica, <strong>di</strong> controversie nella erogazione deiprevisti finanziamenti; ciò ha causato notevoli <strong>di</strong>fficoltà all’azienda nel proseguire il completamentodell’impianto.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 54


1.3.7 - Ambito 7Impianto <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica con produzione <strong>di</strong> biogas da <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> ebiomasse nella provincia <strong>di</strong> SondrioSuccessivamente all’avvio del piano operativo, i referenti del Progetto, in accordo con i Funzionaridella D.G. Agricoltura, hanno ritenuto opportuno considerare la richiesta <strong>di</strong> collaborazione con unarealtà operativa non preventivata, situata in area non vulnerabile; si tratta <strong>di</strong> un sistema consortiledella Valtellina, nei pressi <strong>di</strong> Tirano, che vede per ora coinvolte 11 aziende, che hanno aderito allaproposta avanzata dalla società che, da tempo, gestisce il locale impianto <strong>di</strong> tele-riscaldamento(termo-valorizzatore biomasse legnose).Il progetto ha previsto la realizzazione <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica con produzione <strong>di</strong>biogas, già in funzione, a partire dagli <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> dei conferenti, con utilizzocomplementare <strong>di</strong> biomasse.Le aziende sono totalmente de<strong>di</strong>te all’<strong>allevamento</strong> <strong>di</strong> bovini da latte e, generalmente, sono <strong>di</strong>piccole <strong>di</strong>mensioni.Secondo i dati elaborati, con riferimento alle in<strong>di</strong>cazioni della dgr 5868/2007 (POA-PUA), sidenotano per la maggioranza dei casi, un carico azotato compatibile e conforme alla <strong>di</strong>sponibilità<strong>di</strong> terreni condotti <strong>di</strong>rettamente (S.A.U. aziendale); fatta eccezione per due casi, uno dei quali coneccesso (evidenziato in rosso) molto contenuto.Nella tabella 1.3.7.1 lo schema riassuntivo <strong>di</strong> tali elaborazioni.SITUAZIONE AZIENDE CONFERENTIha peso vivo kg N N NZNVN t Nmax bovini kg/ha eccessoAZIENDA 1 25,45 45,28 8.653 6.158 242 2.495AZIENDA 2 25,45 30,80 8.653 4.139 163 4.514AZIENDA 3 16,83 34,64 5.722 4.621 275 1.101AZIENDA 4 6,68 17,15 2.271 2.263 339 8AZIENDA 5 8,33 11,79 2.832 1.598 192 1.234AZIENDA 6 3,34 0,66 1.136 79 24 1.057AZIENDA 7 24,69 29,44 8.395 4.051 164 4.344AZIENDA 8 3,3 17,02 1.122 2.272 688 -1.150AZIENDA 9 11,72 14,22 3.985 1.922 164 2.063AZIENDA 10 10,72 23,46 3.645 3.107 290 538AZIENDA 11 16,91 42,97 5.749 5.816 344 -67Tabella 1.3.7.1ha peso vivo kg N N NZO t Nmax bovini kg/ha eccesso153,42 267,43 52.163 36.026 235 16.137Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 56


Una ulteriore elaborazione riguarda la conformità agli stoccaggi per gli <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>palabili e non palabili che ogni azienda deve raggiungere per un’adeguata <strong>gestione</strong> agronomicadei reflui prodotti in azienda. (tabella 1.3.7.2)La tabella seguente illustra i risultati dell’elaborazione considerando il refluo (liquame e letame)prodotto in azienda, gli stoccaggi presenti e quelli eventualmente mancanti (scrittura rossa),entrambi espressi in termini volumetrici ed in giorni. Si tenga conto che la necessità <strong>di</strong> stoccaggioper le aziende <strong>di</strong> bovini in zona montana è richiesto per 90 giorni.aziendaproduzione refluo produzione refluo stocc. Az. stocc. Az. deficit deficit deficit deficitliquameletame Liquame Letame liquame liquame letame letamemc mc mc mc mc gg mc gg1 1215,43 1405,3 538 375 238 72 28 72 811,8 240 270 75 70 31 16 243 1076 401 598 293 333 113 194 1774 600 0 0 0 -148 -90 0 05 98 378 0 0 -24 -90 -93 -906 18 40 5 10 1 11 0 17 1240 0 0 0 -306 -90 0 08 584,06 0 450 0 306 191 0 09 114 441 0 0 -28 -90 -109 -9010 145,8 617,04 85 159,5 49 123 7 411 1.478,72 12,92 216 22,5 -149 -37 19 546Tabella 1.3.7.1Le mancanze per raggiungere la conformità non riguardano volumi importanti, stante le piccole<strong>di</strong>mensioni <strong>degli</strong> allevamenti, ma occorre sottolineare la <strong>di</strong>fficoltà in termini <strong>di</strong> realizzazione perragioni particolari, insite in quella zona del territorio lombardo.La possibilità <strong>di</strong> realizzare strutture per la zootecnia è subor<strong>di</strong>nata a norme contenute nei variRegolamenti <strong>di</strong> Igiene comunali che fissano una <strong>di</strong>stanza minima da altre strutture civili, artigianalio industriali, variabili da comune a comune, ma normalmente superiori a 100 metri o più.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 57


Come è possibile evidenziare dall’immagine satellitare proposta <strong>di</strong> seguito, l’utilizzo del suolo nelfondovalle valtellinese è molto intenso e l’azienda agricola si è vista, nel tempo, sempre piùcircondata da numerose infrastrutture, che si sono sviluppate nei suoi <strong>di</strong>ntorni. (figura 1.3.7.1)Figura 1.3.7.1Questa situazione rende, talvolta, impossibile realizzare le strutture <strong>di</strong> stoccaggio previste neipressi del centro aziendale nel rispetto dei vincoli previsti.D’altronde non è praticabile l’alternativa <strong>di</strong> una <strong>loro</strong> realizzazione in altri terreni <strong>di</strong> pertinenzaaziendale, sia per un aggravio gestionale, sia per le già ridotte superfici a <strong>di</strong>sposizione per lacoltivazione.In alcuni casi, si prevede la realizzazione in forma <strong>di</strong> sotto-grigliato, nella stessa strutturastabulativa, cosa improponibile per le deiezioni palabili, ma anche struttura non considerata tra lemigliori tecniche <strong>di</strong>sponibili, per l’aumentata emissione ammoniacale, o per gli aumentati costi <strong>di</strong>realizzazione.L’opportunità <strong>di</strong> realizzare un impianto <strong>di</strong> tipo consortile, dotato <strong>di</strong> idonee vasche e platee, in grado<strong>di</strong> stoccare il prodotto risultante dalla <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica, sia sotto forma <strong>di</strong> separato liquido chesolido, ha <strong>di</strong> fatto risolto l’annosa <strong>di</strong>cotomia, consentendo agli allevatori aderenti <strong>di</strong> consegnare ilrefluo fresco e ritirare, in occasione <strong>degli</strong> usi agronomici, il prodotto maturo.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 58


Non trascurabile, anche se non quantificabile, risulta la deodorizzazione dell’effluente sottoposto aDi<strong>gestione</strong> Anaerobica, che, alla luce delle interconnessioni tra agricoltura, zootecnia e ambienteurbano, già evidenziate in precedenza, consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire i possibili <strong>di</strong>sagi che si possonocreare durante la <strong>di</strong>stribuzione.L’impianto <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica con produzione <strong>di</strong> biogas e co-generazione è l’unico impiantofin’ora realizzato ed in attività, a tutt’oggi, in provincia <strong>di</strong> Sondrio; ha avviato la sua attività nel mese<strong>di</strong> agosto del 2009. (Figure 1.3.7.2, 1.3.7.3, 1.3.7.4)Figura 1.3.7.2E’ gestito da un Consorzio, del quale fanno parte TCVVV (Teleriscaldamento CogenerazioneValtellina Valchiavenna Valcamonica), Banca Intesa, la parte agricola, con gli allevatori riuniti incooperativa, l’associazione agricola Col<strong>di</strong>retti.L’impianto è alimentato con <strong>di</strong>versi substrati, <strong>di</strong> provenienza esclusivamente agricola, dando pienaattuazione alla filiera agro-energetica prevista.Alla Cooperativa agricola, fanno capo le azienda zootecniche, socie e conferenti, più altre <strong>di</strong>eciaziende che, pur non essendo socie, forniscono altre deiezioni, per un totale <strong>di</strong> circa 900 UBA; lacooperativa fornisce tutto il liquame ed il letame, oltre ad una quota parte dell’insilato (nel 2010Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 59


circa un quarto <strong>di</strong> quello utilizzato, un po’ meno del preventivato, a causa <strong>di</strong> avversitàmeteorologiche in fase <strong>di</strong> maturazione e raccolta), cioè una quota superiore al 51 % del totale dellafornitura.Figura 1.3.7.3Nell’anno 2010 la produzione <strong>di</strong> energia elettrica ha raggiunto i 4.470 MWh (4.273 MWh immessiin rete, sottratta la quota <strong>di</strong> auto-consumo), che corrisponde ad una produzione me<strong>di</strong>a giornaliera<strong>di</strong> 12.245 KWh.L’energia termica prodotta, invece, viene in minima parte usata nell’impianto, mentre la maggiorparte è <strong>di</strong>spersa; il consorzio sta pre<strong>di</strong>sponendo opportune iniziative per cercare una possibile<strong>valorizzazione</strong>.Figura 1.3.7.4Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 60


L’alimentazione del <strong>di</strong>gestore nell’impianto <strong>di</strong> Villa <strong>di</strong> Tirano è basata sull’uso <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong><strong>allevamento</strong> zootecnico e sull’integrazione con biomasse, tra le quali la maggior quota èrappresentata dall’insilato <strong>di</strong> mais.Quoti<strong>di</strong>anamente vengono immesse circa 50 t <strong>di</strong> reflui e 20 t <strong>di</strong> silomais, con un ulteriore contributopari a 2-5 t/giorno <strong>di</strong> altre biomasse, come farina <strong>di</strong> mais, marcomele e borlande, secondo lareperibilità temporale <strong>di</strong> tali sottoprodotti.Nel corso del 2010 le aziende zootecniche hanno fornito 18.357 t <strong>di</strong> refluo non palabile e 1.091 t <strong>di</strong>effluente palabile.Le movimentazioni sono registrate giornalmente, sia per le matrici in ingresso, sia per quelle inuscita (<strong>di</strong>gestato separato, liquido e solido) al fine <strong>di</strong> evidenziarne la tracciabilità e la correttezzadell’impiego agronomico, essendo tali dati <strong>di</strong> fondamentale importanza per la redazione dei POA-PUA delle singole aziende conferenti.La regia <strong>di</strong> tali spostamenti, affidata ad un tecnico agronomo, consente anche <strong>di</strong> riequilibrare glieccessi <strong>di</strong> azoto aziendale, fornendo il refluo <strong>di</strong>gestato in quantità consone alla possibilità <strong>di</strong> caricoaziendale ed ai relativi piani agronomici.L’insilato <strong>di</strong> mais è sicuramente una biomassa importante nella <strong>gestione</strong> dell’impianto, in quantoassicura una buona resa in biogas.Nel 2010 la Cooperativa <strong>di</strong> allevatori ha fornito tramite i propri soci 1.875 t <strong>di</strong> silomais; il consorzioha dovuto pertanto acquistarne da terzi, in gran parte <strong>di</strong> fuori provincia, altri 4.770 t.Presso l’impianto sono state realizzate anche due trincee per lo stoccaggio dell’insilato con unacapienza complessiva <strong>di</strong> oltre 5.000 t, al fine <strong>di</strong> consentire acquisti in momenti nei quali è piùfavorevole il mercato.In termini complessivi, pertanto, l’impianto <strong>di</strong> Villa <strong>di</strong> Tirano, al <strong>di</strong> là <strong>degli</strong> aspetti economici,risponde positivamente alle <strong>di</strong>verse esigenze iniziali dei soci allevatori, in quanto consente:- lo stoccaggio per lunghi perio<strong>di</strong>, in cui non è possibile lo spargimento del letame/liquame suiterreni agricoli;- il controllo ottimale delle emissioni maleodoranti dei reflui zootecnici, con la stabilizzazione dellebiomasse prima del <strong>loro</strong> utilizzo agronomico;- la sod<strong>di</strong>sfacente produzione <strong>di</strong> energia rinnovabile;- in un’ottica multifunzionale, l’attività agro-energetica costituisce oggi una opportunità per gliallevatori, per ampliare la propria attività ed integrare il red<strong>di</strong>to agricolo;- Il recupero <strong>di</strong> energia da sottoprodotti e scarti dell’attività agricola.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 61


Tuttavia, nonostante il bilancio fondamentalmente positivo del primo biennio <strong>di</strong> attività, sonoemerse anche alcune criticità, attualmente oggetto <strong>di</strong> valutazioni e confronto tra i vari soggetticoinvolti, legate al peculiare contesto territoriale in cui l’iniziativa si colloca.L’ulteriore obiettivo, consiste nel perseguimento <strong>di</strong> un corretto equilibrio tra il nuovo filone agroenergeticoe più tra<strong>di</strong>zionali elementi caratteristici dell’agricoltura <strong>di</strong> questa area montana, senzaalterare pratiche e piani colturali, <strong>di</strong>rettamente connessi alla tipicità delle produzioni ed allaconservazione dell’ambiente, anche in senso paesaggistico, in funzione delle attività turistiche.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 62


1.4 - Considerazioni conclusiveVale la pena, a questo punto, <strong>di</strong> richiamare alcune originarie premesse operative, fondamentali peril corretto apprezzamento del lavoro svolto e dei risultati conseguiti.Anzitutto, gli intenti <strong>di</strong> carattere conoscitivo e <strong>di</strong>vulgativo del progetto, mirati ad analizzaresituazioni gestionali già in essere, a livello <strong>di</strong> singola azienda e consortili o, comunque, in grado <strong>di</strong>coinvolgere più aziende <strong>di</strong> una determinata area territoriale, per verificare l’efficacia e l’efficienza <strong>di</strong>alcuni modelli, tecniche e tecnologie <strong>di</strong> <strong>gestione</strong> <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> e <strong>degli</strong> esuberi <strong>di</strong> azoto.Quin<strong>di</strong>, non una sperimentazione scientifica ma, seppure rigorosa, una indagine <strong>di</strong> campo, volta adevidenziare il profilo tecnico ed economico <strong>di</strong> esperienze in atto, o coglierne eventuali criticità,riproponibili in altri contesti analoghi.Anche in considerazione del tempo e delle risorse <strong>di</strong>sponibili, inoltre, si è circoscritto il panorama<strong>degli</strong> ambiti operativi, pur consapevoli della esistenza <strong>di</strong> altre possibili soluzioni tecnologiche.Altrettanto esplicitamente, in fase <strong>di</strong> stesura, fu evidenziato come per nessuno dei casi esaminati ilprogetto intendesse porre le basi per una validazione del processo tecnologico, proposto daqualsivoglia azienda costruttrice o concessionaria.I dati e le informazioni tecnologiche relative all’impianto restano, pertanto, coperte dal necessarioriserbo, mentre ampia <strong>di</strong>vulgazione è stata, già in corso d’opera, e sarà data alle informazionirelative agli input economici ed a tutti gli aspetti connessi alle finalità proprie del Progetto Pilota.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 63


2 - ANALISI AZIENDALEL’Analisi aziendale è stata caratterizzata dalle quattro sottoazioni <strong>di</strong> seguito richiamate:• applicazione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> analisi aziendale, derivante dalle in<strong>di</strong>cazioni normative(Programma Operativo Aziendale - POA),• applicazione <strong>di</strong> una <strong>gestione</strong> agronomicamente efficiente <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> conredazione <strong>di</strong> Piani <strong>di</strong> Utilizzazione Agronomica (PUA) secondo le in<strong>di</strong>cazioni dell’Allegato 3Parte C della d.g.r. 5868/2007 <strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a,• raccolta <strong>di</strong> dati tecnici, agronomici ed economici relativi alle gestioni aziendali e/o consortili,• caratterizzazione analitica delle matrici utilizzate (liquami, letami, soli<strong>di</strong> separati ecc.).L’analisi è stata sviluppata, secondo le peculiarità <strong>di</strong> ogni ambito operativo, per ciascuna delleaziende coinvolte, attraverso: simulazioni <strong>di</strong> POA e PUA, identificazione del carico allevato, dellaproduzione <strong>di</strong> azoto al campo, delle superfici coltivate e dei relativi piani colturali, del carico <strong>di</strong>azoto massimo gestibile per azienda, del rapporto tra azoto asportato dalle colture e quello fornitocon gli <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>, accompagnata dalla rilevazione dei dati tecnici, agronomici edeconomici e supportata con gli opportuni piani <strong>di</strong> campionamento ed utilizzo dei relativi referti <strong>di</strong>laboratorio.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 64


3 - TRACCIABILITÀL’Azione 3 comprendeva due sottoazioni, da realizzare nei <strong>di</strong>versi ambiti operativi, per consentirela tracciabilità dell’impiego <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>:• in azienda, me<strong>di</strong>ante evidenziazione cartografica, geo-referenziazione della <strong>di</strong>stribuzioneaziendale collegata al PUA;• in ambito interaziendale e consortile, me<strong>di</strong>ante evidenziazione cartografica, georeferenziazioneme<strong>di</strong>ante GPS e <strong>di</strong>stribuzione collegata ai PUA delle singole aziende.Sulla scorta delle esperienze realizzate, sono possibili le considerazioni esposte <strong>di</strong> seguito.La delocalizzazione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> è pratica largamente <strong>di</strong>ffusa sul territorioregionale in forza della necessità per l’azienda, che vanta eccessi <strong>di</strong> azoto <strong>di</strong> origine zootecnica, <strong>di</strong>trasferire su altri terreni, non condotti <strong>di</strong>rettamente e opportunamente convenzionati, parte <strong>degli</strong><strong>effluenti</strong> prodotti sia sotto forma <strong>di</strong> refluo palabile che liquido.La tracciabilità <strong>degli</strong> spostamenti e dell’uso agronomico <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong>venta garanzia, ancheformale, <strong>di</strong> una corretta <strong>gestione</strong> e <strong>valorizzazione</strong> della concimazione organica a beneficio <strong>di</strong><strong>di</strong>verse colture.Nella normale pratica gestionale dell’azienda la cessione dell’effluente avviene tra aziende limitrofeo comunque appartenenti alla stessa provincia, mentre in zone caratterizzate da un carico azotatoparticolarmente elevato, la delocalizzazione potrebbe, anche se oggi non è particolarmente <strong>di</strong>ffusa,comprendere trasporti a più vasto raggio che investono province <strong>di</strong>verse.Nell’ambito del Progetto Pilota si sono concretizzati trasferimenti sia a corto raggio, sia conpercorsi decisamente più lunghi, come nei casi già analizzati negli Ambiti 2 e 3.Diversi sono i meto<strong>di</strong> proponibili al fine <strong>di</strong> rendere evidente e trasparente una <strong>valorizzazione</strong>dell’effluente e comprendono altrettanti <strong>di</strong>versi strumenti che vengono <strong>di</strong> seguito descritti.In primo luogo l’accordo tra l’azienda cedente e quella acquirente è stipulato attraverso unaconvenzione, che normalmente assume i connotati <strong>di</strong> un Contratto <strong>di</strong> Valorizzazione dell’Effluente,redatto come Dichiarazione Sostitutiva <strong>di</strong> Atto <strong>di</strong> Notorietà (ai sensi del D.P.R. n. 445 del28.12.2000).Esistono <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> tale atto, che comprendono tutte la necessità <strong>di</strong> rendere evidente alcunebasilari informazioni:• dati dell’Azienda Cedente con intestazione aziendale e CUAA• dati del titolare dell’azienda (Nome, Cognome, data, luogo <strong>di</strong> nascita e residenza, Co<strong>di</strong>ceFiscale)Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 65


• dati dell’Azienda Acquirente con intestazione aziendale e CUAA• dati del titolare dell’azienda (Nome, Cognome, data, luogo <strong>di</strong> nascita e residenza, Co<strong>di</strong>ceFiscale)• quantità <strong>di</strong> effluente trasferito con in<strong>di</strong>cazione della tipologia (Palabile e/o non Palabile)della quantità totale <strong>di</strong> azoto, fosforo e potassio contenuto• annotazione relativa ad altre matrici organiche eventualmente gestite dall’aziendaacquirente• durata del contratto <strong>di</strong> <strong>valorizzazione</strong>• durata del tempo <strong>di</strong> preavviso tra le parti in merito alla cessazione del contratto• nota relativa all’obbligo <strong>di</strong> comunicazione al sindaco dei comuni delle due aziende almomento della cessazione del contratto.L’accordo tra le parti ha una sua oggettiva tracciabilità attraverso la Procedura <strong>di</strong> Gestione Nitrati(PGN) redatta attraverso il Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombar<strong>di</strong>a (SIARL), nelquale l’azienda cedente annota in apposita sezione la cessione dell’effluente all’azienda acquirenteevidenziata da specifico CUAA. (Figura 3.1)In tale sezione vengono precisamente in<strong>di</strong>cate la tipologia <strong>di</strong> cessione, le quantità cedute, lecaratteristiche dell’effluente, la quantità <strong>di</strong> elementi fertilizzanti contenuti nelle deiezioni cedute.Figura 3.1: Sezione cessione dalla PGN dell’azienda cedenteProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 66


Per contro l’azienda acquirente annota, nella propria PGN, le medesime informazioni relativeall’identificazione dell’azienda cedente (CUAA), la quantità trasferita, la concentrazione, (espressain kg/mc) dei macronutrienti contenuti. (Figura 3.2)Figura 3.2: Sessione acquisizione dalla PGN dell’azienda acquirenteIn tal modo le informazioni relative al passaggio <strong>di</strong> fertilizzante organico vengono registrateinformaticamente con giustificazione anche del susseguente impiego agronomico.Nel caso la delocalizzazione si avvalga dell’intervento <strong>di</strong> un azienda agrimeccanica o <strong>di</strong> untrasportatore, oltre all’evidenziazione nella PGN, risulta necessario che il trasporto vengaaccompagnato da un documento, secondo le in<strong>di</strong>cazioni contenute nella dgr 5868/2007, ai sensidell’art. 15:Art. 15Al fine <strong>di</strong> una corretta movimentazione <strong>degli</strong> e.a. e delle acque reflue <strong>di</strong> cui all’art. 101 comma 7lettere a), b), c) del d.lgs 152/2006, il trasporto <strong>degli</strong> stessi tra due punti situati nella stessa aziendaagricola o tra terreni in uso alla stessa azienda deve essere <strong>di</strong>mostrato con POA/POAs ePUA/PUAs, per aziende non soggette a tali adempimenti amministrativi dovranno conservare inazienda auto<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> movimentazione dei propri <strong>effluenti</strong>; qualora il trasporto <strong>degli</strong> stessisia affidato a terzi, il titolare dell’attività <strong>di</strong> trasporto deve tenere un registro <strong>di</strong> carico e scaricocontenente:Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 67


1. gli estremi identificativi dell’azienda da cui origina il materiale trasportato e del legalerappresentante della stessa;2. la natura e quantità del materiale trasportato;3. l’identificazione del mezzo <strong>di</strong> trasporto;4. gli estremi identificativi dell’azienda destinataria e del legale rappresentante della stessa;5. gli estremi della comunicazione redatta dal legale rappresentante dell’azienda ad cui origina ilmateriale trasportato.Nella <strong>gestione</strong> dei trasporti previsti dall’Ambito 2 “Delocalizzazione da aziende zootecnichebresciane e provincia <strong>di</strong> Pavia <strong>di</strong> liquame tal quale” nelle quali si sono trasferiti reflui bovini e refluisuini dalla provincia <strong>di</strong> Brescia a quella <strong>di</strong> Pavia, come relazionato tecnicamente nei capitoliprecedenti, si sono adottate schede <strong>di</strong> trasporto con le in<strong>di</strong>cazioni previste dalla normativa, redattein triplice copia. (Figura 3.3)In tal modo la documentazione rimane agli atti per tutti gli agenti coinvolti ed in<strong>di</strong>ca in modo precisoed univoco sia l’origine e le caratteristiche dell’effluente, sia il trasportatore che il recettore finaleche utilizza il refluo agronomicamente sulle proprie campagne, secondo le in<strong>di</strong>cazioni del proprioPUA.Le campagne utilizzate possono avere anche una visualizzazione cartografica atta ad unain<strong>di</strong>viduazione territoriale che entra a far parte della documentazione aziendale annessa al PUA.Figura 3.4A titolo esemplificativo vengono evidenziate, a fianco, le campagne utilizzate nelle prove <strong>di</strong>fertilizzazione svolte nell’Ambito 2. (Figura 3.4)Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 68


Figura 3.3: Facsimile Documento <strong>di</strong> Trasporto utilizzato nell’Ambito 2Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 69


Un esempio <strong>di</strong> tracciabilità, sicuramente inappuntabile, applicabile su trasferimenti consistenti o ingestioni consortili può avvenire me<strong>di</strong>ante rilevazione satellitare GPS (Global Positioning System).Le macchine operatrici utilizzate nell’Ambito 1 sono dotate <strong>di</strong> tale strumentazione in grado <strong>di</strong>effettuare tracciati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione relativi ad ogni singolo intervento <strong>di</strong> campagna, unitamente allaregistrazione delle quantità <strong>di</strong>stribuite totali e nell’unità <strong>di</strong> tempo, della velocità <strong>di</strong> avanzamento delmezzo ed al controllo della pompa volumetrica che rende possibile il mantenimento della quota <strong>di</strong>refluo <strong>di</strong>stribuito, impostato in fase <strong>di</strong> programmazione in<strong>di</strong>pendentemente dalle <strong>di</strong>verse velocità <strong>di</strong>avanzamento.Figura 3.5: Quadro <strong>di</strong> controllo TerragatorFigura 3.6: Diagramma <strong>di</strong>stribuzioneLa delocalizzazione prevista nell’ambito 3 “Delocalizzazione <strong>di</strong> separato solido da un’aziendazootecnica bergamasca verso la provincia <strong>di</strong> Pavia” ha previsto la tracciabilità del trasporto affidataall’azienda agrimeccanica attraverso un rilevatore satellitare in grado <strong>di</strong> “certificare” il tragittocompiuto tra l’azienda cedente e quella ricevente.Lo strumento <strong>di</strong> elevata semplicità, acquisibile ad un prezzo contenuto (inferiore ai 200 Euro) èdotato <strong>di</strong> datalogger in grado <strong>di</strong> registrare gli spostamenti importabili nei sistemi geograficifacilmente reperibili sul web (es. Google Earth).Nella Figura 3.7, nella pagina seguente, la rilevazione satellitare del trasporto del separato solido.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 70


Figura 3.7: Rilevazione satellitare del trasporto <strong>di</strong> separato soliDOProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 71


4 - ATTIVITA' DEL COMITATO TERMOTECNICO ITALIANO (CTI)Secondo la rimodulazione del Piano operativo, approvata in considerazione dell’esigenza <strong>di</strong> evitaresovrapposizioni e migliorare la sinergia con altri Progetti <strong>di</strong> ricerca, la collaborazione del CTI si èsviluppata, rispetto a quanto inizialmente previsto come Azione 4, in funzione <strong>di</strong> ulteriori obiettivi,articolati nelle seguenti Sottoazioni:4.1 – Censimento biomasseL’obiettivo <strong>di</strong> acquisire il maggior numero <strong>di</strong> informazioni relative alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> materie primeda utilizzare negli impianti <strong>di</strong> fermentazione anaerobica, attraverso un censimento dei quantitativiassoluti, della relativa <strong>di</strong>stribuzione nell’anno e delle <strong>loro</strong> caratteristiche chimiche e fisiche, è statoconseguito grazie all’attività realizzata dal CTI, inizialmente nell’ambito della collaborazione con<strong>ARAL</strong> per il presente Progetto pilota SATA e, successivamente, collaborando con il CESTEC, peril Progetto IEE BIOENERGIS “Censimento delle biomasse potenzialmente avviabili alla <strong>di</strong><strong>gestione</strong>anaerobica in Regione Lombar<strong>di</strong>a, <strong>loro</strong> <strong>di</strong>stribuzione territoriale“.I risultati conseguiti fino al momento della rimodulazione sono illustrati nella relazione “Censimentodelle biomasse potenzialmente avviabili alla <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica in Regione Lombar<strong>di</strong>a, <strong>loro</strong><strong>di</strong>stribuzione territoriale e <strong>loro</strong> <strong>di</strong>sponibilità stagionale” , redatta dal CTI, mentre per il quadrocompleto del Censimento si rimanda ai risultati del progetto Bioenergis.Comitato Termotecnico Italiano - CTI Energia e AmbienteAzione 4.1 – Censimento BiomasseCollaborazione con CESTEC nell'ambito delleattività del progetto BIOENERGISProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 72


ATTIVITA' SVOLTAConsiderando le motivazioni che hanno portato alla rimodulazione dell'azione 4, è stataevidenziata la necessità <strong>di</strong> ottimizzare l'impiego delle risorse <strong>di</strong>sponibili e <strong>di</strong> utilizzare la pregressaattività del CTI, effettuata nella prima fase del Progetto Pilota, come input per le attività svolte dalCESTEC nell'ambito del progetto IEE Bioenergis. L'esperienza maturata dal CTI nel corso <strong>di</strong> variprogetti <strong>di</strong> ricerca svolti in passato per conto <strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a su tematiche simili, ha potutoinoltre fornire un ulteriore valore aggiunto.Con queste premesse l'attività svolta, come in<strong>di</strong>cato negli obiettivi dell'azione 4.1, è stata quella <strong>di</strong>creare un raccordo tra i due enti per mettere a <strong>di</strong>sposizione del CESTEC metodologie, dati edesperienze maturate dal CTI anche in aggiunta al lavoro svolto nella prima fase del progetto SATA:In particolare il CTI ha partecipato ad alcuni incontri tecnici coor<strong>di</strong>nati da CESTEC per lapresentazione e la <strong>di</strong>scussione dei risultati del progetto Bioenergis, mettendo a <strong>di</strong>sposizione lapropria esperienza a supporto dei funzionari <strong>di</strong> CESTEC e Regione Lombar<strong>di</strong>a coinvolti.Oltre a questo è stata messa a <strong>di</strong>sposizione del progetto Bioenergis la relazione dal titolo"Censimento delle biomasse potenzialmente avviabili alla <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica in RegioneLombar<strong>di</strong>a, <strong>loro</strong> <strong>di</strong>stribuzione territoriale e <strong>loro</strong> <strong>di</strong>sponibilità stagionale" che era stata preparata dalCTI nella prima fase del progetto SATA e che è servita per la definizione dell'approcciometodologico al censimento delle biomasse. Tale relazione è riportata per esteso nell'allegato allapresente relazione.L'attività del CTI in questo ambito è servita anche per rispondere all'azione 4.2 laddove vienechiesto <strong>di</strong> definire la potenziale producibilità <strong>di</strong> biometano in Regione Lombar<strong>di</strong>a. Il lavoro <strong>di</strong>CESTEC è infatti relativo alla valutazione del potenziali <strong>di</strong> biomassa a 360° in Lombar<strong>di</strong>a, quin<strong>di</strong>anche in termini <strong>di</strong> materiale da avviare alla fermentazione anaerobica.La documentazione prodotta ad oggi dal progetto Bioenergis è <strong>di</strong>sponibile presso CESTEC epresso i siti web de<strong>di</strong>cati elencati <strong>di</strong> seguito:http://www.cestec.it/pianificazione_energetica/bioenergishttp://www.bioenergis.eu/Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 73


Censimento delle biomasse potenzialmente avviabili alla <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica in RegioneLombar<strong>di</strong>a, <strong>loro</strong> <strong>di</strong>stribuzione territoriale e <strong>loro</strong> <strong>di</strong>sponibilità stagionale.PremessaIl progetto pilota SATA “Valorizzazione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong>comprensoriale” finanziato da Regione Lombar<strong>di</strong>a si proponeva, tra gli altri, l’obiettivo <strong>di</strong> acquisire ilmaggior numero <strong>di</strong> informazioni possibili relativamente alla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> materia prima <strong>di</strong> originenon zootecnica da utilizzare in impianti <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica.In questo quadro il CTI aveva iniziato a valutare:• quali siano le biomasse potenzialmente avviabili alla <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica provenienti dai varisettori economici in regione Lombar<strong>di</strong>a;• quale sia la <strong>loro</strong> collocazione geografica;• quale sia la <strong>loro</strong> quantificazione e la <strong>loro</strong> eventuale stagionalità <strong>di</strong> produzione;• quale sia il <strong>loro</strong> attuale percorso <strong>di</strong> smaltimento/utilizzo e quin<strong>di</strong> il <strong>loro</strong> eventuale costo/valoreeconomico.Il lavoro sui punti sopra in<strong>di</strong>cati ha preso concretamente avvio nella primavera 2009. Il primo passoè stato quello <strong>di</strong> concordare quali fossero nel dettaglio le biomasse da considerare. Definito ilcampo <strong>di</strong> azione è iniziato l’esame delle fonti statistiche ufficiali e la presa <strong>di</strong> contatto con alcunioperatori dei settori indagati.Nel corso <strong>di</strong> un incontro con una delle principali O.P. del comparto ortofrutticolo lombardo èemerso che un altro gruppo <strong>di</strong> lavoro aveva in corso, analoghe indagini sul tema biomasse e <strong>loro</strong>utilizzo energetico.Tale potenziale sovrapposizione ha dato luogo ad un incontro - tenutosi nel mese <strong>di</strong> ottobre 2009presso il CESTEC (Centro per lo Sviluppo Tecnologico, l’Energia e La Competitività delle Piccole eme<strong>di</strong>e Imprese Lombarde), struttura titolare dell’indagine analoga, presente un rappresentantedella DG Agricoltura della regione Lombar<strong>di</strong>a - allo scopo <strong>di</strong> verificare il percorso eseguito daentrambi i progetti. Nel corso dello stesso si è quin<strong>di</strong> valutato <strong>di</strong> adeguare i percorsi progettuali.Essendo il progetto CESTEC più avanzato, è stato deciso <strong>di</strong> proporre a <strong>ARAL</strong> e a RegioneLombar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> rimodulare il progetto in cui era coinvolto il CTI che quin<strong>di</strong> è stato sospeso esuccessivamente rimodulato con le azioni 4.1, 4.2 e 4.3.La presente nota ha lo scopo <strong>di</strong> relazionare circa lo stato <strong>di</strong> avanzamento del progetto originale ein particolare descrive le scelte circa i settori da indagare e le <strong>di</strong>fficoltà incontrate nel reperimentodelle fonti informative. I contenuti della relazione sono serviti come input del progetto Bioenergis <strong>di</strong>CESTEC.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 74


La scelta delle biomasse da indagareUn primo elenco dei macrosettori da indagare e delle biomasse da essi provenienti adatteall’impiego in impianti <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica è stato effettuato sulla scorta <strong>di</strong> lavori analoghirealizzati da altre istituzioni e enti <strong>di</strong> ricerca (APAT – CRPA, Regione Veneto, ENEA ecc.). Talelavoro, sostanzialmente bibliografico, ha permesso <strong>di</strong> definire l’elenco riportato nella tabella chesegue (tab. 4.1.1).Tabella 4.1.1 – Elenco biomasse avviabili a <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobicaSCARTI VEGETALI DI COLTIVAZIONI AGRICOLEPaglie e stocchi (cereali)Steli e foglie (soia, patate, leguminose, girasole)Foglie e colletti (barbabietola)SCARTI DI MACELLAZIONECategoria 2 (contenuto ruminale)Categoria 3 (sangue non e<strong>di</strong>bile)Categoria 3 (carnicci, frattaglie, grasso)Categoria 3 (budella/intestini)Categoria 3 (organi molli)SCARTI DELL’INDUSTRIA LATTIERO-CASEARIASiero <strong>di</strong> latteLatticello (scarto burro)SCARTI DI TRASFORMAZIONE DEI PRODOTTI VEGETALIScarti lavorazione pomodoro da industriaScarti lavorazione ortaggi freschiScarti IV gammaScarti lavorazione ortaggi da conservaOlio <strong>di</strong> scarto delle conserveScarti lavorazione legumiScarti lavorazione cipolleScarti lavorazione patateScarti lavorazione mais dolcevinacce (compresi raspi e fecce)Sansa vergine <strong>di</strong> oliveScarti lavorazione frutta frescaScarti conserve <strong>di</strong> fruttaScarti succhi fruttaSCARTI DI LAVORAZIONE DEI CEREALIScarti <strong>di</strong> molitura dei cerealiScarti dell’industria <strong>di</strong> lavorazione del risoSCARTI DELL’INDUSTRIA CHIMICAGlicerinaRIFIUTI E ALTRI SCARTI ORGANICIForsuVerde parchi e giar<strong>di</strong>niOli e grassi vegetali e animaliSCARTI DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE E DELLE BEVANDEScarti industria della pastaScarti industria del paneScarti industria dolciariaScarti dell’industria <strong>di</strong> produzione dei lievitiScarti dell’industria <strong>di</strong> produzione bevande alcolicheProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 75


L’elenco <strong>di</strong> tabella 4.1.1 è stato analizzato dal CTI ed è stato successivamente sottoposto ad unaulteriore valutazione <strong>di</strong> un esperto esterno (nella persona del prof. Maggiore del Dipartimento <strong>di</strong>Produzione Vegetale dell’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano) per verificarne la reale praticabilità. Sullascorta <strong>di</strong> dette valutazioni l’elenco originario è stato ri<strong>di</strong>mensionato nell’elenco riportato nellatabella 4.1.2 che segue.Tabella 4.1.2 – Elenco biomasse avviabili a <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica rivistoSCARTI VEGETALI DI COLTIVAZIONI AGRICOLEPaglie e stocchi (cereali)SCARTI DI MACELLAZIONECategoria 2 (contenuto ruminale)Categoria 3 (sangue non e<strong>di</strong>bile)Categoria 3 (carnicci, frattaglie, grasso)Categoria 3 (budella/intestini)Categoria 3 (organi molli)SCARTI DELL’INDUSTRIA LATTIERO-CASEARIASiero <strong>di</strong> latteLatticello (scarto burro)SCARTI DI TRASFORMAZIONE DEI PRODOTTI VEGETALIScarti lavorazione pomodoro da industriaScarti lavorazione ortaggi freschiScarti IV gammaScarti lavorazione ortaggi da conservaOlio <strong>di</strong> scarto delle conserveScarti lavorazione legumiScarti lavorazione cipolleScarti lavorazione patateScarti lavorazione mais dolceVinacce (compresi raspi e fecce)Sansa vergine <strong>di</strong> oliveScarti lavorazione frutta frescaScarti conserve <strong>di</strong> fruttaScarti succhi fruttaSCARTI DELL’INDUSTRIA CHIMICAGlicerinaRIFIUTI E ALTRI SCARTI ORGANICIForsuVerde parchi e giar<strong>di</strong>niOli e grassi vegetali e animaliSCARTI DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE E DELLE BEVANDEScarti dell’industria <strong>di</strong> produzione bevande alcolicheIn particolare sono stati eliminati i settori relativi alla lavorazione dei cereali e del riso e alcunelavorazioni relative all’industria alimentare (industria del pane, della pasta e dolciaria). I settorimolitorio e risiero sono stati esclusi in quanto la gran parte dei <strong>loro</strong> scarti hanno un preciso utilizzoalimentare (umano e/o animale). Per lo stesso motivo sono stati esclusi gli scarti dell’industria dellapasta, del pane, dolciaria e <strong>di</strong> produzione dei lieviti.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 76


Il lavoro <strong>di</strong> indagineL’indagine è stata svolta seguendo due canali <strong>di</strong>fferenti. Il primo è consistito nel ricercare dati daopportune fonti statistiche; il secondo è stato quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i soggetti produttori dellebiomasse e/o le <strong>loro</strong> organizzazioni <strong>di</strong> categoria e quin<strong>di</strong> procedere ad una indagine <strong>di</strong>retta sulcampo. L’intento finale era quello <strong>di</strong> confrontare e/o integrare quanto proveniente dai due canaliallo scopo <strong>di</strong> coprire quanto più possibile dell’elenco precedentemente stilato.L’indagine statisticaL’esame delle fonti statistiche ufficiali ha permesso <strong>di</strong> verificare che, per molte delle biomasseriportate in tabella 4.1.2, non esistono dati oppure, se esistenti, non sono <strong>di</strong>sponibili con il livello <strong>di</strong>dettaglio ricercato. In pratica statistiche “complete”, ossia con dati <strong>di</strong>sponibili alla scala comunale,sono presenti solamente per il comparto rifiuti. Anche per tale comparto tuttavia il livello <strong>di</strong> dettaglioricercato è accessibile solamente presso gli enti detentori dei dati (ISPRA ed ARPA) e non<strong>di</strong>rettamente in rete.Per tutte le altre biomasse la carenza <strong>di</strong> dati statistici ha costretto ad operare in modo in<strong>di</strong>rettoossia partendo dai dati relativi alle “produzioni principali” alle quali applicare opportuni “coefficienti<strong>di</strong> stima” dei prodotti secondari e/o <strong>di</strong> scarto. I coefficienti utilizzati sono stati per la gran partedesunti dai lavori analoghi precedentemente citati. Le <strong>di</strong>fficoltà e le carenze documentaliriscontrate nonché le meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> analisi ipotizzate per ognuno dei macro-settori <strong>di</strong> tabella 4.1.2sono <strong>di</strong> seguito brevemente descritte:Scarti delle Produzioni Agricole: per queste biomasse il metodo è stato quello <strong>di</strong> definire lesuperfici e le rese delle coltivazioni coinvolte secondo il livello <strong>di</strong> dettaglio ricercato, ottenere quin<strong>di</strong>il quantitativo <strong>di</strong> prodotto principale (granella <strong>di</strong> frumento, mais ecc.) e a questo ultimo applicare deicoefficienti <strong>di</strong> produzione dello scarto/sottoprodotto. La fonte dei dati <strong>di</strong> superficie coltivata avrebbedovuto essere il SIARL (Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombar<strong>di</strong>a) mentre le reseunitarie sarebbero state ricavate dall’ISTAT. Alle “produzioni principali” così ottenute avrebberodovuto essere applicati dei “coefficienti <strong>di</strong> produzione dei prodotti secondari” (paglie, stocchi, steliecc) a <strong>loro</strong> volta definiti con la collaborazione del prof. Maggiore. Il recupero dei dati SIARL eISTAT e quello <strong>di</strong> applicazione dei coefficienti <strong>di</strong> stima dei prodotti secondari non è stato effettuatoper l’interruzione del lavoro conseguente alle motivazioni citate in premessa. In ogni caso icoefficienti <strong>di</strong> produzione dei prodotti <strong>di</strong> scarto e/o secondari delle principali coltivazioni praticate inregione Lombar<strong>di</strong>a sono, tenuto conto delle “per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> campo”, quelli riportati nella tabella dellapagina che segue (tab. 4.1.3).Scarti <strong>di</strong> Macellazione: al pari <strong>degli</strong> scarti derivanti dalle produzioni agricole questa tipologia <strong>di</strong>biomassa non è <strong>di</strong>rettamente presente in nessuna stima ufficiale. Inoltre solo alcune parti <strong>di</strong> taliscarti vengono classificati rifiuto e come tali rintracciabili attraverso il MUD (Modello Unico <strong>di</strong>Dichiarazione Ambientale). Una parte infatti rientra nella categoria dei SOA (sottoprodotti <strong>di</strong> origineProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 77


animale) i quali vengono smaltiti senza il bisogno <strong>di</strong> documentazione particolare il che rende taliprodotti assenti da qualsiasi documentale. Conseguentemente, per stimare la produzione <strong>di</strong> scarti<strong>di</strong> macellazione, la metodologia più <strong>di</strong>ffusamente applicata è quella <strong>di</strong> partire dai dati relativi alnumero <strong>di</strong> animali macellati ai quali applicare opportuni coefficienti <strong>di</strong> “resa alla macellazione”. Ildato relativo al peso vivo macellato, sud<strong>di</strong>viso per razza ed età, è ricavabile sia dalla banca datirelativa all’Anagrafe Zootecnica sia dall’ISTAT. Anche in questo caso è risultato <strong>di</strong>fficoltoso, perentrambe le fonti citate, reperire dati in rete alla scala <strong>di</strong> dettaglio desiderata. In tabella 4.1.4 sonoriportati i coefficienti utilizzati nello stu<strong>di</strong>o dell’APAT-CRPA. Non si è proceduto ad alcuna indaginerelativamente all’attuale utilizzo e/o destinazione <strong>degli</strong> scarti <strong>di</strong> macellazione.Tabella 4.1.3 – Coefficienti <strong>di</strong> produzione relativi ai prodotti secondari e/o <strong>di</strong> scarto delle principalicoltivazioni praticate in regione Lombar<strong>di</strong>a (valori percentuale rispetto al prodotto principale).SottoprodottoCoefficienteStocchi <strong>di</strong> mais 0,85Paglia <strong>di</strong> frumento 0,85Paglia <strong>di</strong> orzo 0,65Paglia <strong>di</strong> segale 1,35Paglia <strong>di</strong> triticale 0,85Paglia <strong>di</strong> riso 0,75Tabella 4.1.4 - Coefficienti <strong>di</strong> resa alla macellazione. Fonte APAT-CRPASpecie categoria 2(contenutoruminale)categoria 3(sangue none<strong>di</strong>bile)categoria 3 (carnicci,frattaglie, grasso)categoria 3(budella,intestini)categoria 3(organi molli)% su peso vivo % su peso vivo % su peso vivo % su peso vivo% su pesovivobovinivitelli 1,6 2,4 1,44 7vitelloni 4,95 1,58 1,21 3,2adulti 6,44 2,13 1,61 4,82suini 2,9 3,1 6,3avicoli 3,5 7,5ovi capriniCunicoliScarti Lattiero-Caseari: anche per questo settore non tutte le tipologie <strong>di</strong> scarto vengono, dallanormativa in vigore, classificate rifiuto e quin<strong>di</strong> documentate con MUD. Esistono stime ufficialidell’ISTAT per quanto riguarda il siero <strong>di</strong> latte e il latticello che sono le due tipologie <strong>di</strong> scartoprincipale derivanti dalla trasformazione del latte. Dati ISTAT relativi a siero e latticello sonopresenti sia nelle stime “agricole” che in quelle “industriali”. I due dati, tuttavia, risultano molto<strong>di</strong>fferenti tra <strong>loro</strong> come documentato in tabella 4.1.5 che segue. Inoltre, per quanto verificato, i datiISTAT per tali prodotti sono <strong>di</strong>sponibili solo a scala nazionale. Anche siero e latticello sono tuttaviadeterminabili partendo dalla quantità <strong>di</strong> prodotti caseari trasformati (per i quali è <strong>di</strong>sponibile un datoISTAT a scala regionale) alla quale applicare opportuni “coefficienti <strong>di</strong> resa alla caseificazione”(tab. 4.1.6). L’attuale destinazione <strong>di</strong> siero e latticello è il reimpiego in altri settori. Per quantoProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 78


ilevato la gran parte del siero viene utilizzata per produrre ricotta (769.689 t su scala nazionalesecondo l’ISTAT nel 2006), mentre la restante parte è destinata, tra<strong>di</strong>zionalmente,all’alimentazione zootecnica. Restano del tutto sconosciuti i quantitativi <strong>di</strong> acque reflue e fanghi <strong>di</strong>lavaggio prodotti dai caseifici, rientranti nella categoria dei rifiuti e quin<strong>di</strong> accompagnati da MUD.Tabella 4.1.5 – stima della quantità <strong>degli</strong> scarti lattiero-caseari. Fonte ISTAT 2006.Prodotto (t) Scala <strong>di</strong> dettaglio Settore economicosiero <strong>di</strong> latte4.118.718 NazionaleAgricoltura8.683.072 Nazionale Industrialatticello (scarto burro)52.903 Nazionale Agricoltura84.164 Nazionale IndustriaTabella 4.1.6 – Coefficienti <strong>di</strong> resa alla caseificazione. Fonte APAT-CRPA.Prodotto scarto (%)Latte alimentare, panna, yogurt 20Formaggidura (grana) 90semidura (provolone) 83molli (taleggio, crescenza) 75freschi 75Scarti della Trasformazione dei Prodotti Vegetali: i settori delle produzioni vegetali che, per quantoverificato e <strong>di</strong>battuto, generano una quantità <strong>di</strong> scarto “apprezzabile” sono:• il pomodoro da industria;• il settore della IV gamma (prevalentemente insalate da cespo);• l’industria conserviera;• il settore enologico ed oleario;• la lavorazione e la trasformazione <strong>di</strong> patate e cipolle;• la lavorazione del mais dolce;• la lavorazione della frutta per la produzione <strong>di</strong> succhi e conserve.Le lavorazioni del “fresco” (frutta e verdura) generano una modesta quantità <strong>di</strong> scarti masoprattutto la <strong>loro</strong> produzione avviene per la gran parte “in campo”. Ne consegue che lo scartorisulta, in pratica, irrecuperabile. Limitando l’analisi ai soli settori precedentemente elencati occorresottolineare la completa assenza <strong>di</strong> dati statistici relativamente alla produzione <strong>di</strong> scarti e/osottoprodotti. Anche in questo caso è quin<strong>di</strong> giocoforza ricavare ciò che occorre partendo dallaproduzione principale. Nel comparto delle trasformazioni dei prodotti vegetali vi sono tuttavia dasegnalare ulteriori <strong>di</strong>fficoltà. Statisticamente sono <strong>di</strong>sponibili i dati relativi alle coltivazioni praticatein un dato territorio. A tale dato basterebbe “abbinare”, come in precedenza, le rese produttive e irelativi coefficienti <strong>di</strong> resa alla trasformazione per stimare la quantità <strong>di</strong> scarto generata. Questomodo <strong>di</strong> operare non tiene, tuttavia, in debito conto del seguente aspetto: la produzioneProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 79


trasformata in un dato territorio potrebbe non coincidere con la produzione coltivata nello stesso. E’il caso, ad esempio, del pomodoro e della patata da industria dove, sicuramente, non tutta laproduzione coltivata in Lombar<strong>di</strong>a viene lavorata in Lombar<strong>di</strong>a. Allo stesso modo può accadereche industrie <strong>di</strong> trasformazione lombarde lavorino prodotto proveniente da regioni limitrofe. Aquesto punto il problema <strong>di</strong>venta determinare con un buon grado <strong>di</strong> affidabilità la quantità <strong>di</strong>prodotto lavorata/trasformata in un dato territorio in quanto è esclusivamente nel sito <strong>di</strong>lavorazione/trasformazione che si genera lo scarto. Dati affidabili da questo punto <strong>di</strong> vista sono<strong>di</strong>sponibili solo per il pomodoro da industria per il quale AGEA <strong>di</strong>spone dei reali quantitativitrasformati presso ogni stabilimento in quanto gli stessi sono oggetto <strong>di</strong> aiuto comunitario. Nellostu<strong>di</strong>o APAT-CRPA vengono proposti dei coefficienti <strong>di</strong> resa alla trasformazione per alcuni deisettori prima elencati (Tabella 4.1.7).Tabella 4.1.7 – coefficiente <strong>di</strong> resa alla trasformazione. Fonte APAT-CRPA.Prodotto Scarto vegetale (%)Pomodoro da industria 5,3Piselli, fagioli, fagiolini 8,89Frutta da conserva 2,5-15Scarti dell’Industria Chimica: l’unico scarto utile proveniente da questo comparto produttivo è laglicerina per la quale è <strong>di</strong>sponibile un dato ISTAT relativo alla produzione industriale nazionale del2006 che ammonta a 44.437 t.Scarti Organici Urbani: Come accennato in precedenza questo è l’unico comparto tra quelliesaminati in cui è <strong>di</strong>sponibile una sufficiente informazione statistica. I dati relativi alla forsu sonorecuperabili sia consultando il Rapporto Rifiuti 2007 redatto dall’ISPRA sia il catasto rifiutidell’ARPA. Essi sono normalmente <strong>di</strong>sponibili a scala provinciale, ma presso gli enti citati èrecuperabile anche il dato con scala <strong>di</strong> dettaglio comunale. In tabella 4.1.8 che segue sonoriassunti i valori relativi alla realtà lombarda con riferimento all’anno 2007.Tabella 4.1.8 – Produzione <strong>di</strong> scarti organici urbani in Lombar<strong>di</strong>a.SCARTI ORGANICI URBANI Quantità (t) Fonte Dettaglio AnnoForsu 382.654 (**) ISPRA 2008 Provinciale 2007Verde parchi e giar<strong>di</strong>ni 377.524 (**) ISPRA 2008 Provinciale 2007Oli e grassi vegetali e animali 1.683 (**) ARPA Provinciale 2007Ad oggi la destinazione principale della forsu e del verde è il compostaggio. Nel Rapporto Rifiuti2007 sono segnalati anche gli impianti <strong>di</strong> compostaggio con il relativo comune <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento e lequantità annuali trattate. C’è da notare che non è specificata l’origine della forsu: se provengaossia da raccolta <strong>di</strong>fferenziata porta a porta o da trattamento meccanico a valle della raccoltain<strong>di</strong>fferenziata. Gli scarti considerati “verde” comprendono anche la parte legnosa.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 80


Scarti dell’industria alimentare e delle bevande: per questo comparto è risultato impossibilereperire dati puntuali circa la tipologia e la quantità <strong>di</strong> scarti prodotti. L’unico dato utilizzabile èquello della produzione <strong>di</strong> rifiuti speciali non pericolosi (co<strong>di</strong>ce CER 02) dato <strong>di</strong>sponibile sia nellestatistiche ISTAT che in quelle ISPRA. (tab. 4.1.9). Non è stato possibile approfon<strong>di</strong>re questo datoscomponendolo nelle <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> biomasse. I dati risultano molto <strong>di</strong>fferenti tra <strong>di</strong> <strong>loro</strong> puressendo relativi ad anni <strong>di</strong>versi.Tabella 4.1.9 – produzione <strong>di</strong> rifiuti speciali non pericolosi dell’industria alimentare.SCARTI INDUSTRIA ALIMENTARE Quantità (t) Fonte Dettaglio AnnoRifiuti speciali non pericolosi 160.194 (**) ISPRA Provinciale 2006Rifiuti speciali non pericolosi 449.907 ISTAT Provinciale 2005(**) il dato è la sommatoria dei dati delle province lombardeIndagine territorialeCome più volte sottolineato, viste le carenze rilevate nelle fonti documentali si è ritenuto opportunoricercare <strong>di</strong>rettamente “sul campo” quanto occorrente allo sviluppo dell’analisi in<strong>di</strong>viduando isoggetti <strong>di</strong>retti produttori <strong>degli</strong> scarti in<strong>di</strong>cati in tabella 2: le aziende agroalimentari. A questoproposito il primo passo effettuato è stato quello <strong>di</strong> consultare il sito web <strong>di</strong> Confindustria percercare le associazioni <strong>di</strong> settore legate all’agroalimentare, a cui chiedere informazioni relative ai<strong>loro</strong> associati (tab. 4.1.10). L’obiettivo era quello <strong>di</strong> effettuare una prima verifica sulla presenza omeno <strong>di</strong> dati utili agli scopi del presente lavoro e al contempo ricavare in<strong>di</strong>cazioni su quanti e qualiimpianti visitare per ogni comparto. Una <strong>di</strong>fficoltà emersa in questa fase è stata quella dellalocalizzazione delle varie associazioni facenti capo a Confindustria le quali, per la gran parte,possiedono un’unica sede nella capitale senza se<strong>di</strong> secondarie in regione Lombar<strong>di</strong>a.Tabella 4.1.10 – Associazioni aderenti a ConfindustriaTipologia ProdottoScarti <strong>di</strong> MacellazioneScarti lattiero-caseariScarti trasformazione prodotti vegetaliOli e grassi vegetaliScarti industria alimentare e delle bevandeContattiASSICA - Associazione Industriali delle CarniASSOCARNI - Associazione Nazionale Industria e Commercio Carni eBestiameASSOLATTE - Associazione Italiana Lattiero-CaseariaANICAV - Associazione Nazionale Industriali Conserve AlimentariVegetaliFEDERVINI - Federazione Italiana Industriali Produttori Esportatori edImportatori <strong>di</strong> Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti ed AffiniASSITOL - Associazione Italiana dell' Industria OleariaFEDERCHIMICA - Federazione Nazionale dell'Industria ChimicaAIDI - Associazione Industrie Dolciarie ItalianeAIIPA - Associazione Italiana Industrie Prodotti AlimentariUNIPI - Unione Industriali Pastai ItalianiASSOBIBE - Associazione Italiana tra gli Industriali delle BevandeAnalcoolicheASSOBIRRA - Associazione <strong>degli</strong> Industriali della Birra e del MaltoProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 81


Per ovviare alla mancanza <strong>di</strong> referenti sul territorio è stata consultata la banca dati della CCIAA <strong>di</strong>Milano effettuando due visite allo sportello Lombar<strong>di</strong>a Point. In queste due visite è stato possibilereperire l’elenco delle imprese agroalimentari operanti in Lombar<strong>di</strong>a oltre ai dati caratterizzanti leimprese stesse. In particolare per ogni impresa censita presso la CCIAA è <strong>di</strong>sponibile una schedacontenente le seguenti informazioni:• sede della/e unità produttive;• settore merceologico <strong>di</strong> appartenenza;• tipologia delle produzioni effettuate;• numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendentiDalla tipologia delle produzioni si sarebbe potuto ipotizzare la tipologia <strong>di</strong> biomassa <strong>di</strong> scartoprodotta mentre dal numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti si sarebbero ricavate utili in<strong>di</strong>cazioni circa la <strong>di</strong>mensioneeconomica <strong>di</strong> ogni singola azienda e quin<strong>di</strong>, in<strong>di</strong>rettamente, della <strong>loro</strong> rappresentatività nellospecifico settore <strong>di</strong> appartenenza.Oltre alla camera <strong>di</strong> commercio è stato consultato il sito web del ministero delle Politiche AgricoleAlimentari e Forestali dal quale è stato ricavato l’elenco <strong>di</strong> tutte le OP ortofrutticole italiane. Questoha portato alla prima presa <strong>di</strong> contatto <strong>di</strong>retta avvenuta presso UNO Lombar<strong>di</strong>a (UnioneOrganizzazioni Produttori Ortofrutticoli Lombar<strong>di</strong>a) dalla quale è stato possibile apprendere alcuneinformazioni significative quali:• la Lombar<strong>di</strong>a è la regione in cui è concentrato l’80% <strong>di</strong> produzione della IV gamma nazionale(soprattutto nelle province <strong>di</strong> Bergamo e Brescia) la quale attira produzioni vegetali da tuttaItalia;• i dati relativi agli scarti della IV gamma prodotta in Lombar<strong>di</strong>a sono conosciuti e sarebbero statiresi <strong>di</strong>sponibili <strong>di</strong>etro precisa richiesta.L’inoltro della richiesta formale ha portato alla luce la sovrapposizione con il progetto CESTEC conquin<strong>di</strong> l’interruzione del lavoro ricordata in premessa.La seconda presa <strong>di</strong> contatto <strong>di</strong>retta è avvenuta presso UNICA azienda operante in provincia <strong>di</strong>Pavia nel settore della cernita e del confezionamento <strong>di</strong> patate e cipolle da destinare alla grande<strong>di</strong>stribuzione. Durante la visita è stato possibile apprendere quanto segue:• sia patata che cipolla presentano uno scarto “commerciale” costituito dal “fuori pezzatura”, siain <strong>di</strong>fetto che in eccesso. Normalmente la grande <strong>di</strong>stribuzione rifiuta questo “fuori calibro” percui tale prodotto segue canali commerciali <strong>di</strong>fferenti;• per la patata esiste anche lo scarto dovuto ai “tuberi ver<strong>di</strong>” per i quali esiste unacommercializzazione per la produzione <strong>di</strong> amido;• lo scarto vero e proprio della cipolla è costituito dalle foglie, dai bulbi rotti e/o spaccati e daquelli scalfiti meccanicamente oltre al prodotto che presenta infezioni fungine (borite, fusariumProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 82


ecc.). Sul totale lo scarto, me<strong>di</strong>amente, raggiunge valori oscillanti tra il 15 e 20% del totaleprodotto in <strong>di</strong>pendenza dell’andamento climatico che influisce più o meno sullo sviluppo dellepatologie fungine;• per la patata lo scarto è rappresentato dal prodotto scalfito e/o rotto meccanicamente oltre alprodotto con patologie in atto. La percentuale è <strong>di</strong> circa il 10-15% rispetto al totale prodotto.Oltre a quanto sopra vi sono da considerare le acque <strong>di</strong> lavaggio <strong>di</strong> entrambe i prodotti. Le acque<strong>di</strong> lavaggio vengono considerate dall’attuale normativa un rifiuto (fango) e come tali devono esseretrattate. Devono quin<strong>di</strong> essere stoccate e successivamente ritirate da parte <strong>di</strong> una <strong>di</strong>tta autorizzata.Nello stabilimento visitato lo scarto vero e proprio trovava reimpiego proprio nella filiera del biogas.Patate e cipolle <strong>di</strong> scarto venivo ritirate a cura <strong>di</strong> una <strong>di</strong>tta alto atesina e destinate allafermentazione anaerobica. Il prodotto <strong>di</strong> scarto usciva dalla <strong>di</strong>tta madre con un normale D.D.T..Nel corso della visita ad UNICA è stata <strong>di</strong>scussa con i titolari anche la tematica della realequantificazione del prodotto lavorato in un dato territorio. Dalla <strong>di</strong>scussione è emerso che èassolutamente impossibile, per pate e cipolle, legare l’eventuale quantità <strong>di</strong> scarto prodotta allasuperficie coltivata. Per quanto riguarda UNICA, ad esempio, si è certi del ritiro del prodotto acontratto (me<strong>di</strong>ante un consorzio <strong>di</strong> produttori) ma non è detto che vi possano essere ancheacquisti “fuori contratto” se l’annata è sfavorevole alla produzione oppure se le con<strong>di</strong>zionicommerciali lo richiedessero. Oltre a questo per i produttori che vanno sul mercato vi possonoessere ritiri “in campo” <strong>di</strong> prodotto che viene stoccato e lavorato non si sa dove quin<strong>di</strong> anche fuoriregione.ConclusioniLa breve indagine svolta a permesso <strong>di</strong> verificare quanto segue:• se si esclude il settore rifiuti non esistono fonti statistiche complete utili agli scopi del presentelavoro;• le informazioni statistiche <strong>di</strong>sponibili (SIARL; ISTAT ecc), dalle quali ricavare dati <strong>di</strong> partenzautili alle stime, vanno trattati con molta attenzione. Ad esempio conoscere le superfici coltivatea cereali può portare a stimare con una buon grado <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità la quantità <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong>scarto <strong>di</strong> queste colture presenti in un dato territorio. Per quanto verificato gli scarti dellecoltivazioni cerealicole (paglie, stocchi ecc.) hanno una scarsa o nulla mobilità se si escludonogli spostamenti dovuti agli impieghi alternativi (lettiera, alimento zootecnico ecc.). In questocaso quin<strong>di</strong> il dato della superficie coltivata è utile a patto <strong>di</strong> stimare correttamente i quantitatividestinati agli impieghi alternativi;• per le altre coltivazioni praticate lo scarto utilizzabile per la <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica è generato,nella maggioranza dei casi, non in campo ma nello stabilimento <strong>di</strong> trasformazione. Questo fa siProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 83


che la conoscenza delle superfici coltivate perde <strong>di</strong> importanza in quanto è noto che, neglistabilimenti <strong>di</strong> trasformazione lombar<strong>di</strong>, non viene lavorato solo prodotto lombardo e anche cheil prodotto coltivato in Lombar<strong>di</strong>a viene lavorato in regioni limitrofe.Quanto sopra costringe ad un contatto <strong>di</strong>retto con la fonte produttrice dello scarto <strong>di</strong>trasformazione. A tale punto occorrerebbe estendere quanto più possibile l’indagine alle realtàproduttive <strong>di</strong> un dato comparto per non correre il rischio <strong>di</strong> pericolose generalizzazioni.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 84


4.2 – Potenzialità del biometano e analisi del contesto tecnico-normativoConsiderato il recente ed importante sviluppo che gli impianti <strong>di</strong> fermentazione anaerobica conproduzione <strong>di</strong> biogas hanno assunto in Lombar<strong>di</strong>a nel comparto agro-zootecnico ed, altresì, lanecessità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le tematiche connesse con la possibilità <strong>di</strong> immettere bio-metano (Biogaspurificato, con contenuto <strong>di</strong> metano superiore al 95%) in rete, si in<strong>di</strong>viduò l’opportunità <strong>di</strong>supportare la DG Agricoltura regionale per lo stu<strong>di</strong>o delle possibilità <strong>di</strong> sussistenza <strong>di</strong> specifichecon<strong>di</strong>zioni per l'immissione in rete e <strong>di</strong> possibili forme incentivanti per tale soluzione tecnologica,nell’ambito <strong>di</strong> un tavolo tecnico con il Ministero dello Sviluppo Economico e il GSE (GestoreSistema Elettrico).Tale opportunità contribuirebbe ad una maggiore <strong>di</strong>ffusione <strong>degli</strong> impianti <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobicaconnessi all’attività zootecnica, con conseguente incremento della produzione <strong>di</strong> bio-metano e,soprattutto, della efficienza ed economicità <strong>degli</strong> impianti stessi, grazie ad una soluzionetecnologica in linea con i più recenti in<strong>di</strong>rizzi forniti dall’Unione Europea, nonché con applicazionigià in essere presso realtà agricole <strong>di</strong> altri paesi europei (ad es. Germania); il tema rappresentaper la Lombar<strong>di</strong>a, prima regione ad affrontare la questione in Italia, una sfida per l'intero settoreagro-zootecnico ed al contempo un’opportunità <strong>di</strong> adeguamento normativo, oltre che una realefonte <strong>di</strong> incremento del red<strong>di</strong>to aziendale.I risultati conseguiti sono illustrati nella relazione “Quadro tecnico-normativo relativo allaproduzione <strong>di</strong> biometano e alla possibilità <strong>di</strong> una sua immissione in rete”, redatta dal CTI.Comitato Termotecnico Italiano - CTI Energia e AmbienteAzione 4.2POTENZIALITA’ DEL BIOMETANO E ANALISIDEL CONTESTO TECNICO-NORMATIVOProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 85


ATTIVITA' SVOLTAL’analisi del comparto relativo al Biometano ha preso inizio dalla necessità <strong>di</strong> convogliare partedelle risorse <strong>di</strong>sponibili per supportare Regione Lombar<strong>di</strong>a nel <strong>di</strong>fficile compito <strong>di</strong> promuoverel'organizzazione <strong>di</strong> un tavolo tecnico con il Ministero delle Sviluppo Economico e il Gestore delSistema Elettrico, volto ad approfon<strong>di</strong>re la reale possibilità <strong>di</strong> immettere biometano nella rete <strong>di</strong>trasporto e <strong>di</strong>stribuzione nazionale.Con queste premesse l'attività svolta, come in<strong>di</strong>cato negli obiettivi dell'azione 4.2, è stata quella <strong>di</strong>partecipare a vari incontri prevalentemente informali con le istituzioni citate. Tali incontri hanno <strong>di</strong>fatto consentito a Regione Lombar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> proseguire con maggiore facilità il <strong>di</strong>alogo con il Ministeroe con il GSE ferme restando le <strong>di</strong>fficoltà tecniche ed economiche tutt'ora non risolte relative allaimmissione in rete del biometano.Da quest'ultimo punto <strong>di</strong> vista il CTI, per rispondere a quanto richiesto nella rimodulazione delProgetto Pilota SATA, ha sviluppato un rapporto, <strong>di</strong>sponibile nell'allegato alla presente relazione,sull'attuale situazione tecnico-normativa in materia <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> biometano in rete arrivandoalla conclusione che benché la tecnologia sia in grado <strong>di</strong> dare seguito alle esigenze del mercato,gli strumenti legislativi e normativi sono ancora carenti tanto da costituire un freno operativo alprosieguo dei lavori.Al contempo però il CTI, facendo propria l'esigenza <strong>di</strong> colmare il vuoto normativo, si è attivato,nell'ambito delle proprie competenze, per avviare, o partecipare ad esistenti, tavoli tecnicinormativi in ambito nazionale (UNI), europeo (CEN) o internazionale (ISO). Ad oggi il CTI è quin<strong>di</strong>componente del tavolo tecnico CIG "Biometano" affiancato anche da rappresentanti del ConsorzioNazionale Biogas, segue le attività del CEN/TC 408 "Biometano per autotrazione e perl'immissione in rete" e dell'ISO/TC 255 "Biogas".Per quanto riguarda gli aspetti relativi all'analisi tecnico economica della potenziale producibilità <strong>di</strong>biometano in Regione Lombar<strong>di</strong>a si rimanda all'attività svolta con l'azione 4.1 del Progetto PilotaSATA e descritta in un'altra relazione. In quel contesto infatti è stato fornito a CESTEC tutto ilsupporto possibile per definire la <strong>di</strong>sponibilità potenziale e reale <strong>di</strong> biomassa da destinare allaproduzione <strong>di</strong> energia secondo le <strong>di</strong>fferenti soluzioni tecnologiche attualmente <strong>di</strong>sponibili chevanno dalla combustione alla <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica passando per la gassificazione.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 86


Quadro tecnico-normativo relativo alla produzione <strong>di</strong> biometano e alla possibilità <strong>di</strong> una suaimmissione in rete.Aspetti legislativiL'attuale quadro legislativo comunitario che <strong>di</strong>sciplina lo stoccaggio e il trasporto del gas naturalenelle reti europee e nazionali è rappresentato dalla Direttiva n. 2003/55 ("Seconda Direttiva Gas")relativa al mercato del gas, che introduce il concetto che "gli Stati membri, tenendo conto deinecessari requisiti <strong>di</strong> qualità, dovrebbero adoperarsi per garantire un accesso non <strong>di</strong>scriminatoriodel biogas e del gas proveniente dalla biomassa o <strong>di</strong> altri tipi <strong>di</strong> gas al sistema del gas, acon<strong>di</strong>zione che detto accesso sia compatibile in modo permanente con le norme tecniche e leesigenze <strong>di</strong> sicurezza pertinenti. Tali norme ed esigenze dovrebbero garantire che i suddetti gaspossano essere iniettati nel sistema e trasportati attraverso il sistema del gas naturale senza porreproblemi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne tecnico o <strong>di</strong> sicurezza, e dovrebbero inoltre tener conto delle caratteristichechimiche dei gas in questione." (24° considerando). Tale approccio generale è ulteriormenteconsolidato dall'art. 1, comma 2 della stessa Direttiva che stabilisce che "le norme stabilite … per ilgas naturale, compreso il gas naturale liquefatto (GNL), si applicano anche al biogas e al gasderivante dalla biomassa o ad altri tipi <strong>di</strong> gas, nella misura in cui i suddetti gas possano essereiniettati nel sistema del gas naturale e trasportati attraverso tale sistema senza porre problemi <strong>di</strong>or<strong>di</strong>ne tecnico o <strong>di</strong> sicurezza."Sullo stesso tema interviene anche la più recente Direttiva 2008/28/CE sulla "promozione dell’usodell’energia da fonti rinnovabili, recante mo<strong>di</strong>fica e successiva abrogazione delle <strong>di</strong>rettive2001/77/CE e 2003/30/CE" che al 62° considerando riba<strong>di</strong>sce il concetto che "i costi dellaconnessione alla rete elettrica e alla rete del gas <strong>di</strong> nuovi produttori <strong>di</strong> elettricità e <strong>di</strong> gas da fontienergetiche rinnovabili dovrebbero essere oggettivi, trasparenti e non <strong>di</strong>scriminatori e sidovrebbero tenere in debito conto i benefici apportati alle suddette reti dai produttori integrati <strong>di</strong>elettricità da fonti energetiche rinnovabili e dai produttori locali <strong>di</strong> gas da fonti rinnovabili."La medesima Direttiva, all'art. 16 "Accesso e funzionamento delle reti", stabilisce inoltre che:− Comma 7: … Gli Stati membri assicurano che la tariffazione dei costi <strong>di</strong> trasmissione e <strong>di</strong><strong>di</strong>stribuzione non penalizzi il gas prodotto da fonti energetiche rinnovabili.− Comma 9: Se del caso, gli Stati membri valutano la necessità <strong>di</strong> estendere l’infrastruttura <strong>di</strong>rete del gas esistente per agevolare l’integrazione del gas prodotto a partire da fontienergetiche rinnovabili.− Comma 10: Se del caso, gli Stati membri impongono ai gestori del sistema <strong>di</strong> trasmissionee del sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione sul <strong>loro</strong> territorio l’obbligo <strong>di</strong> pubblicare norme tecniche inconformità dell’articolo 6 della <strong>di</strong>rettiva 2003/55/CE del Parlamento europeo e delConsiglio, del 26 giugno 2003, relativa a norme comuni per il mercato interno del gasnaturale (GU L 176 del 15.7.2003), in particolare riguardo alle norme <strong>di</strong> connessione allaProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 87


Lo stesso articolo specifica infatti che “il gas naturale (NC 2711 11 00 e NC 2711 21 00), destinatoalla combustione per usi civili e per usi industriali, nonché all’autotrazione, è sottoposto ad accisa,con l’applicazione delle aliquote <strong>di</strong> cui all’allegato I (n.d.r. riportate sopra), al momento dellafornitura ai consumatori finali ovvero al momento del consumo per il gas naturale estratto per usoproprio.”Oggetto dell’imposizione tributaria è “il gas naturale”, in coerenza con quanto stabilito nellaDirettiva che lo include tra i prodotti energetici che gli Stati membri devono obbligatoriamentesottoporre ad accisa. E’ questa una novità nel settore, in quanto per il gas metano, il precedentequadro normativo identificava il momento della nascita dell’obbligazione tributaria “nellafabbricazione” o “nell’importazione” e, nella successiva immissione in consumo, il momento in cuil’accisa <strong>di</strong>viene esigibile.Il comma 5, sempre dell'art. 26, <strong>di</strong>sciplina le miscele e stabilisce come deve essere applicata latassazione in relazione alla <strong>di</strong>fferente concentrazione del metano (inteso come singoloidrocarburo) e <strong>degli</strong> altri idrocarburi, nel gas naturale. In particolare è stabilito, mutuando ilprecedente criterio, che le miscele gassose in cui il metano inteso come singolo idrocarburo e glialtri idrocarburi sono contenuti nella miscela in misura non inferiore al 70 cento in volume sono daconsiderarsi alla stessa stregua del gas naturale e pertanto, per tali miscele la relativa aliquota <strong>di</strong>accisa deve essere applicata all’intero volume; viceversa, per le miscele gassose in cui lapercentuale <strong>di</strong> metano (inteso come singolo idrocarburo) e gli altri idrocarburi risultano inferiori al70 per cento del volume complessivo, ferma restando l’applicazione dell’articolo 21, commi 3, 4 e 5(tassazione per equivalenza), l’imposta verrà applicata proporzionalmente al solo contenuto <strong>di</strong>idrocarburi presenti nella miscela gassosa. Per le miscele <strong>di</strong> gas naturale con aria o con altri gasottenuti nelle officine del gas <strong>di</strong> città, l’imposta si applica con riguardo ai quantitativi <strong>di</strong> gas naturaleoriginari, secondo le percentuali soprain<strong>di</strong>cate, impiegate nelle miscelazioni. Per le miscele <strong>di</strong> gasottenuto nelle officine del gas <strong>di</strong> città od in altri stabilimenti, con qualsiasi processo <strong>di</strong> lavorazioneche utilizzi metano o altra materia prima, l’imposta si applica sulla percentuale <strong>di</strong> metano puro cherisulta in esso contenuta.Interessante il successivo comma 6 che prevede che le miscele gassose <strong>di</strong> origine biologica,destinate agli usi propri del soggetto che le produce, “non sono sottoposte ad accisa”. Talecomma limita evidentemente l'esenzione al solo autoproduttore lasciando quin<strong>di</strong> intendere che intutti gli altri casi l'imposizione rimanga e sia basata sul combustibile <strong>di</strong> riferimento. Non è inoltrechiaro se il comma 5 si riferisce anche a miscele prodotte con gas <strong>di</strong> origine biologica.Alcune considerazioniL'analisi legislativa <strong>di</strong> cui ai punti precedenti, validata dalla bibliografia <strong>di</strong> settore e sommataall'esperienza che il CTI ha maturato nell'ambito delle attività normative svolte in materia <strong>di</strong>Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 91


Aspetti normativi:• considerato il quadro legislativo europeo e l'assenza <strong>di</strong> norme tecniche in materia, leproblematiche da risolvere per l'immissione in rete <strong>di</strong> biometano, soprattutto in termini <strong>di</strong>sicurezza e <strong>di</strong> qualità, sono ancora aperte anche se i tavoli tecnici che dovrebbero aiutare arisolverle sono al lavoro. Probabilmente l'avvio <strong>di</strong> un progetto pilota potrebbe aiutare averificare le implicazioni pratiche connesse con tale attività e fornirebbe rilevanti input aitavoli interessati;• le principali problematiche da risolvere sono: la qualità del biometano, il mantenimento neltempo della qualità richiesta, le modalità <strong>di</strong> odorizzazione, la pressione e il punto <strong>di</strong>immissione, le modalità <strong>di</strong> controllo.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 93


4.3 – Valorizzazione della pollina a fini energeticiConsiderata l'attività pregressa del CTI in materia <strong>di</strong> utilizzazione a fini energetici della pollina (sisegnala l'esecuzione del Progetto GASPO “Gassificatore <strong>di</strong> piccola taglia per l'utilizzazioneenergetica della pollina” - Programma <strong>di</strong> ricerca triennale <strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a) e valutata lanecessità <strong>di</strong> continuare la sperimentazione in tale area d’intervento per finalità <strong>di</strong>rettamenteconnesse all’attuazione della <strong>di</strong>rettiva Nitrati, il CTI ha collaborato, nell’ambito del Progetto Pilota,per in<strong>di</strong>viduare e monitorare esperienze applicative, sviluppando progettualità specifiche, voltesoprattutto all'in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> soluzioni tecnologiche innovative per il contenimento delleemissioni in atmosfera; nella stessa linea <strong>di</strong> azione si è configurata anche la necessità <strong>di</strong> eseguirealcune misure in campo sulle emissioni ed analisi dei bio-combustibili utilizzati e delle ceneri dacombustione.I risultati conseguiti sono illustrati nella relazione “Stu<strong>di</strong>o delle emissioni <strong>di</strong> combustione <strong>di</strong> unacaldaia mo<strong>di</strong>ficata alimentata a pollina, redatto dal CTI.Comitato Termotecnico Italiano - CTI Energia e AmbienteAzione 4.3Stu<strong>di</strong>o delle emissioni <strong>di</strong> combustione <strong>di</strong> unacaldaia mo<strong>di</strong>ficata alimentata a pollinaProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 94


Relazione Finale – 2010La presente relazione è stata redatta dal Comitato Termotecnico Italiano con lacollaborazione del Dipartimento SAIFET dell'Università Politecnica delle Marchenell'ambito del progetto SATA Valorizzazione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong>comprensoriale - Rimodulazione azione 4 - Azione 4.3 <strong>di</strong> <strong>ARAL</strong> .L'azione specifica 4.3 è stata coor<strong>di</strong>nata dal Comitato Termotecnico Italiano e svolta con lacollaborazione <strong>di</strong>:− Laboratorio Biomasse Dipartimento SAIFET dell'Università Politecnica delle Marche− Termocabi srl - Pieve San Giacomo (CR)− Erin - Camisano (CR)Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 95


INTRODUZIONE............................................................................................................................. 97METODOLOGIA DI LAVORO........................................................................................................ 99TIPOLOGIA DI ANALISI .................................................................................................................... 99STRUMENTAZIONE....................................................................................................................... 100ANALISI PER LA CARATTERIZZAZIONE ENERGETICA ....................................................................... 107ANALISI AMBIENTALI .................................................................................................................... 108PIANO DI LAVORO...................................................................................................................... 111RISULTATI ................................................................................................................................... 115CARATTERISTICHE DEI MATERIALI ................................................................................................ 115CONCENTRAZIONI DEI GAS PRESENTI NELLE EMISSIONI ................................................................. 116FATTORI DI EMISSIONE................................................................................................................. 117COMPOSIZIONE CHIMICA DELLE DIVERSE MATRICI ......................................................................... 119COMPOSIZIONE CHIMICA DELLE POLVERI ...................................................................................... 120LIVELLI DI AMMONIACA NELLE EMISSIONI NEI TEST CON AGGIUNTA DI UREA .................................... 122LIVELLI DI CONCENTRAZIONE DEGLI IPA ....................................................................................... 122CONSIDERAZIONI FINALI .......................................................................................................... 123Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 96


INTRODUZIONELa <strong>gestione</strong> sostenibile della pollina, sotto il profilo ambientale e <strong>di</strong> compatibilità con la red<strong>di</strong>tivitàdelle imprese avicole, rappresenta una criticità importante e <strong>di</strong> grande attualità sia nell'ambitodell'applicazione della <strong>di</strong>rettiva nitrati, nonché in relazione al tema delle emissioni in atmosferagenerate dalle attività agro-zootecniche.A tal fine, per approfon<strong>di</strong>re la conoscenza e valutare le potenzialità offerte da tecnologie innovativein tale area <strong>di</strong> intervento, il progetto Pilota SATA è stato opportunamente integrato da una linead'azione specifica per poter valutare esperienze innovative che consentano la <strong>valorizzazione</strong> dellapollina a fini energetici con particolare riguardo a soluzioni tecnologiche per il contenimento delleemissioni in atmosfera (caldaie ad alta efficienza e bassa emissione), sostenibili sotto il profiloeconomico da parte delle imprese del comparto.E' stato quin<strong>di</strong> definito un programma <strong>di</strong> lavoro che prevedeva:- l'in<strong>di</strong>viduazione d'intesa tra DG Agricoltura, <strong>ARAL</strong> e CTI, <strong>di</strong> esperienze, sperimentali o <strong>di</strong> campo,in atto o in fase <strong>di</strong> progettazione/avvio, d'impiego <strong>di</strong> caldaie ad alta efficienza e basse emissioni;- l'effettuazione <strong>di</strong> misurazioni e analisi <strong>di</strong> laboratorio, per la rilevazione dei principali e piùsignificativi parametri energetici, parametri <strong>di</strong> emissioni, delle caratteristiche dei biocombustibiliutilizzati e delle relative ceneri <strong>di</strong> combustione;- l'analisi delle eventuali criticità.Il prodotto finale <strong>di</strong> tale lavoro è la presente relazione che descrive la metodologia adottata e irisultati più significativi <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> test <strong>di</strong> combustione condotti su pellet <strong>di</strong> pollina <strong>di</strong> ovaiole.L'impostazione dello stu<strong>di</strong>o è stata definita nel corso <strong>di</strong> alcune riunioni iniziali <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento traRegione Lombar<strong>di</strong>a DG Agricoltura e CTI, durante le quali, approfittando delle background tecnicodel Comitato Termotecnico, è stato fatto il punto sulle tecnologie <strong>di</strong>sponibili che potesserosod<strong>di</strong>sfare le esigenze <strong>di</strong> progetto ed a cui hanno fatto seguito altri incontri più operativi per ladefinizione del piano <strong>di</strong> lavoro specifico con gli altri soggetti coinvolti.Come azione preliminare e propedeutica alla fase esecutiva del progetto, infatti, è stata condottaun’indagine per verificare le attuali tecniche <strong>di</strong> combustione esistenti su impianti <strong>di</strong> limitata potenza.L’obiettivo è stata la verifica dell’attuale <strong>di</strong>sponibilità tecnologica orientata alla realizzazione <strong>di</strong>sistemi <strong>di</strong> combustione alimentati da materiali complessi quali gli agro-residui. Durante taleindagine sono emersi gli aspetti principali da prendere in considerazione per la scelta dell'impiantoda sottoporre alle prove <strong>di</strong> combustione; in particolare si evidenziano le caratteristiche innovativedel bruciatore rispetto all'attuale offerta me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> mercato ritenuta non particolarmente interessanteProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 97


e i potenziali vantaggi <strong>di</strong> un pretrattamento (pellettizzazione) della pollina per ottimizzare lasuccessiva combustione. Tra le aziende presenti sul mercato è stata quin<strong>di</strong> identificata laTermocabi srl <strong>di</strong> Pieve San Giacomo (Cr) supportata dall'esperienza in materia <strong>di</strong> pellettizzazionedella Erin <strong>di</strong> Camisano (Cr) il cui responsabile aveva già partecipato alle attività in materia <strong>di</strong> pellet<strong>di</strong> legno e agro residui svolte dal CTI nell'ambito del programma nazionale biocombustibili(PROBIO) del MiPAF e <strong>di</strong> Regione Lombar<strong>di</strong>a.Oltre a Regione Lombar<strong>di</strong>a, promotore dell’iniziativa, hanno quin<strong>di</strong> preso parte alla successivaattività:- il Comitato Termotecnico Italiano, come coor<strong>di</strong>natore generale del lavoro;- Erin, società <strong>di</strong> progettazione e realizzazione <strong>di</strong> impianti per la produzione <strong>di</strong> energiaalimentati a pellet e <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> pellettizzazione, che ha collaborato alle fasi iniziali <strong>di</strong>impostazione del progetto;- Termocabi, azienda <strong>di</strong> progettazione e realizzazione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> combustione alimentati apellet, che ha realizzato un impianto <strong>di</strong> combustione ad hoc ed ha fornito supporto logisticoed operativo alle analisi <strong>di</strong> combustione;- Laboratorio Biomasse (Università Politecnica delle Marche) come soggetto esecutore dellaparte analitica del programma <strong>di</strong> lavoro e responsabile dei test <strong>di</strong> combustione.Le prove sperimentali sono state svolte nel periodo giugno – settembre 2010 presso la <strong>di</strong>ttaTermocabi utilizzando un piccolo impianto termico <strong>di</strong> bassa potenza de<strong>di</strong>cato a test <strong>di</strong> combustionee montato su un banco attrezzato per la misura <strong>di</strong> parametri <strong>di</strong> emissione. Si tratta pertanto <strong>di</strong> unsistema non in commercio e sul quale è stato possibile mo<strong>di</strong>ficare in tempi brevi elementi eparametri incidenti sul processo <strong>di</strong> combustione e sulle caratteristiche delle emissioni prodotte.Obiettivo del lavoro sperimentale è stata la verifica delle possibilità <strong>di</strong> utilizzare la combustionecome sistema <strong>di</strong> recupero energetico e <strong>valorizzazione</strong> della pollina rispettando prestazioni <strong>di</strong>qualità ambientale delle emissioni prodotte. Il lavoro, inoltre, mira anche a definire le caratteristichedelle matrici solide coinvolte nel processo: pellet <strong>di</strong> pollina, ceneri leggere e ceneri pesanti.Nel corso della sperimentazione (costituita da 4 sessioni <strong>di</strong>stinte <strong>di</strong> test sperimentali), in funzionedei risultati ottenuti, il <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> combustione ha quin<strong>di</strong> subito una continua evoluzione dellasua configurazione finalizzata al raggiungimento delle migliori prestazioni in termini <strong>di</strong> qualità delleemissioni prodotte.Il documento si compone <strong>di</strong> una prima parte in cui vengono descritte le metodologie adottate, glistrumenti adoperati ed il piano <strong>di</strong> lavoro. Segue la trattazione dei risultati e le conclusioni finaliProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 98


contenenti le migliori prestazioni ottenute dall’impianto termico nella fase conclusiva dellasperimentazione.METODOLOGIA DI LAVORODi seguito vengono introdotte e descritte le tipologie <strong>di</strong> analisi, la strumentazione utilizzata e lemetodologie svolte per ognuna delle matrici campione trattate nel corso della sperimentazione.Viene anche riportato il piano sperimentale prodotto, risultato <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> scelte operativedettate dalle con<strong>di</strong>zioni emerse in corso <strong>di</strong> lavoro.Tipologia <strong>di</strong> analisiLe analisi eseguite durante i test <strong>di</strong> combustione presso Termocabi, possono essere sud<strong>di</strong>vise inanalisi energetiche, relative alla caratterizzazione energetica del solo materiale combustibile, edanalisi ambientali, mirate invece alla valutazione dell’impatto ambientale derivante dalle emissioniprodotte dal normale funzionamento dell’impianto e dai sottoprodotti ottenuti a seguito delprocesso <strong>di</strong> combustione (ceneri) e <strong>di</strong> abbattimento <strong>degli</strong> inquinanti nei fumi (ammoniaca).La caratterizzazione dei combustibili, nello specifico pellet <strong>di</strong> pollina <strong>di</strong> ovaiole, pellet <strong>di</strong> pollina <strong>di</strong>broiler e pellet <strong>di</strong> <strong>di</strong>gestato suino, è stata ottenuta secondo le attuali norme standard europee. Intabella 4.3.1 vengono riportati i riferimenti normativi e la strumentazione utilizzata per l’esecuzionedelle analisi.Tabella 4.3.1 - Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> analisi utilizzati per la caratterizzazione energetica dei prodotti.OPERAZIONI - ANALISI NORMA STRUMENTOPreparazione del campione CEN 14780Mulino macinatoreContenuto <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà CEN 14774 Stufa per T = 105°CContenuto in ceneri CEN 14775 Muffola per T = 550°CPotere calorifico netto CEN 14918 Calorimetro - Analizzatore elementarePotere calorifico superiore CEN 14918 CalorimetroPotere calorifico inferiore CEN 14918 Calorimetro - Analizzatore elementareC,H,N CEN 15104 Analizzatore elementareOssigeno CEN 15104 Analizzatore elementareC<strong>loro</strong> CEN 15289 Bomba <strong>di</strong> Mahler - Spettrofotometro ICPZolfo CEN 15289 Bomba <strong>di</strong> Mahler - Spettrofotometro ICPCr, Cu, Mn, Ni, Ar, Cd, HgSo<strong>di</strong>oPotassioCEN 15297 Spettrofotometro ICP-OES Mineralizzatore microondeCEN 15290 Spettrofotometro ICP-OES Mineralizzatore microondeCEN 15290 Spettrofotometro ICP-OES Mineralizzatore microondePer le ceneri <strong>di</strong> caldaia, sud<strong>di</strong>vise in ceneri pesanti e ceneri volatili e per il particolato su filtro,proveniente dal campionamento delle emissioni, è stata eseguita un’analisi inorganica piùProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 99


approfon<strong>di</strong>ta. Allo stesso modo è stato caratterizzato il pellet <strong>di</strong> pollina <strong>di</strong> ovaiole, che rappresental’unico combustibile utilizzato per tutti i test <strong>di</strong> combustione.In tabella 4.3.2 sono riportate le analisi eseguite sulle emissioni <strong>di</strong> combustione. Per ciascunaanalisi si riporta la norma tecnica adottata e il relativo metodo.Tabella 4.3.2 - Meto<strong>di</strong> impiegati per l’analisi delle emissioni <strong>di</strong> combustione.ANALISI Riferimento METODOParticolatoUNI EN 13284-1:2003Prelievo fumi in camino – metodo gravimetricoUmi<strong>di</strong>tà dei fumi UNI 10169:2001 Prelievo fumi – metodo gravimetricoAnalisi gas inorganici(CO, CO 2 , O 2 , NO x )Dlgs 152/2006 Prelievo in continuo - analizzatore <strong>di</strong> gasAmmoniacaEPA CTM-027Prelievo fumi da camino – assorbimento su soluzioneacidaIPA Metodo interno Prelievo fumi in camino – estrazione con solventeStrumentazioneStufa a ventilazione forzataIl contenuto <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà del campione tal quale e la stabilizzazione termica prima della macinazionesono state ottenute con una stufa a ventilazione forzata e a convezione naturale PID System (mod.M 120-VN, MPM Instruments) - (Figura 4.3.1). La ventilazione forzata assicura un’omogeneità nelriscaldamento, consentendo il controllo della temperatura in ogni punto della camera interna.Inoltre, il continuo ricambio d’aria facilità l’evaporazione dell’acqua dal materiale velocizzando ilprocesso <strong>di</strong> essiccazione.Figura 4.3.1 - Stufa MPM Instruments M 120.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 100


Bilancia termogravimetricaLa bilancia termogravimetrica (TGA701, LECO) consente <strong>di</strong> determinare umi<strong>di</strong>tà, sostanza volatilee ceneri delle biomasse in maniera completamente automatizzata e per più campionicontemporaneamente (Figura 4.3.2). All’interno dello strumento si trova una muffola contenenteun carosello a 19 posti che, ruotando, posiziona sequenzialmente altrettanti crogiuoli sulla bilanciaper la pesata. Tramite software viene impostato uno specifico programma <strong>di</strong> riscaldamento ed ilpeso dei campioni continuamente monitorato. Le variazioni in peso relative al solo crogiolo, pereffetto delle alte temperature (effetto Buoyancy), sono valutate e compensate da un crogiolo <strong>di</strong>riferimento vuoto posizionato all’interno della muffola insieme ai campioni. Le programmate <strong>di</strong>temperatura e l’atmosfera all’interno della muffola, aria-ossidante o azoto-inerte, sono scelte inbase al tipo <strong>di</strong> analisi da eseguire.Figura 4.3.2 - Bilancia termogravimetrica per la determinazione del contenuto in ceneri.Calorimetro isoperibolicoLa misura del potere calorifico superiore è stata eseguita su un calorimetro isoperibolico (C2000Basic, IKA) (Figura 4.3.3). una quantità nota <strong>di</strong> materiale viene pesata in uno speciale crogiuolo,inserito poi all’interno <strong>di</strong> una bomba <strong>di</strong> Mahler. Il sistema, immerso in una quantità definita <strong>di</strong> acquatermostata a 25°C, viene riempito con ossigeno puro in pressione (25 bar) e successivamenteinnescata la combustione me<strong>di</strong>ante scarica elettrica. Tutto il calore sviluppato dalla completacombustione del materiale viene registrato da un sensibilissimo termometro come innalzamentodella temperatura dell’acqua circostante. Poiché il sistema è chiuso, l’analisi permette <strong>di</strong>determinare la massima energia che potenzialmente un materiale può sprigionare quandosottoposto a combustione.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 101


Figura 4.3.3 - Calorimetro isoperibolico.Analizzatore elementare CHNOL’analisi del contenuto in carbonio, idrogeno ed azoto è stata eseguita con un analizzatoreelementare (Analyzer Series II 2400, Perkin Elmer). Alcuni milligrammi <strong>di</strong> biomassa vengonocompletamente bruciati all’interno <strong>di</strong> una speciale colonna (colonna <strong>di</strong> ossidazione) ad elevatetemperature, in atmosfera ricca <strong>di</strong> ossigeno ed in presenza <strong>di</strong> un opportuno catalizzatore. I gasossidati che si producono, nello specifico CO 2 , H 2 O ed NO x , vengono inviati in una secondacolonna (colonna <strong>di</strong> riduzione) che ha il compito <strong>di</strong> ridurre l’ossigeno in eccesso, proveniente dallafase precedente, e convertire tutto l’NO x a N 2 . La miscela gassosa così composta viene poiseparata e rivelata da un detector a termoconducibilità.Mineralizzatore a microondePer ottenere dei campioni idonei all’analisi inorganica, soprattutto a partire da materiali soli<strong>di</strong>, ènecessario prima degradare la matrice organica e solubilizzare la componente inorganica,processo <strong>di</strong> mineralizzazione. Nella mineralizzazione, una quantità nota <strong>di</strong> campione viene inseritain un apposito contenitore in teflon (vessel) insieme ad una miscela <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>. Una volta caricato, ilvessel viene chiuso ermeticamente, collocato in una camicia <strong>di</strong> sicurezza ed il tutto bloccatoall’interno del rotore. Il mineralizzatore (Multiwave 3000, Anton Paar) (Figura 4.3.4) è in grado <strong>di</strong>erogare microonde secondo un programma costituito da <strong>di</strong>versi step con tempi e potenze impostatidall’operatore. Questo sistema consente <strong>di</strong> raggiungere, all’interno del vessel, pressioni etemperature elevate che, associate alla presenza <strong>di</strong> aci<strong>di</strong> forti, rendono l’ambiente fortementeossidante. In queste con<strong>di</strong>zioni tutta la componente organica viene ossidata e la frazioneinorganica <strong>di</strong>ssolta.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 102


Figura 4.3.4 - Mineralizzatore Anton Paar Multiwave 3000 (sinistra) e set <strong>di</strong> vessel con tappo suapposito supporto copri rotore (dx).Spettrofotometro <strong>di</strong> emissione al plasma ICP-OESL’analisi della frazione inorganica è stata eseguita con uno spettrofotometro a emissione ottica conplasma accoppiato induttivamente ICP-OES (Optima 2100 DV, PerkinElmer) (Figura 4.3.5).Una pompa peristaltica aspira in continuo la soluzione campione e la invia ad un nebulizzatore perottenere un finissimo aerosol, inviato <strong>di</strong>rettamente all’interno <strong>di</strong> un plasma costituito da argonionizzato. L’attrito provocato dall’urto dalle particelle cariche in movimento sotto l’influenza <strong>di</strong> uncampo elettromagnetico, generato dall’applicazione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ofrequenze, genera temperature moltoelevate, nell’or<strong>di</strong>ne delle migliaia <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> kelvin, che vanno ad eccitare termicamente gli analiti.Questi, ritornando allo stato fondamentale, emettono ra<strong>di</strong>azione luminosa con frequenzecaratteristiche dell’elemento ed intensità proporzionale alla concentrazione. La componente otticadello strumento capta ed invia i segnali luminosi al detector per la rivelazione.Figura 4.3.5 - Spettrofotometro ad emissione al plasma Optima 2100 DV della PerkinElmer.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 103


Cromatografo ionicoIl cromatografo ionico (761 compact IC, Metrohm) è stato impiegato per la quantificazionedell’ammoniaca. All’interno della colonna cromatografica, il cuore dello strumento, è presente unpolimero solido (fase stazionaria) funzionalizzato con gruppi aventi carica opposta agli analiti inesame, che interagisce con gli ioni solubilizzati nel liquido che gli fluisce attraverso (fase mobile oeluente). In base alla natura dello ione, ed alle con<strong>di</strong>zioni chimico fisiche, le sostanze si muovono,trascinate dall’eluente, lungo la colonna con velocità <strong>di</strong>verse fino a raggiungere, in tempi <strong>di</strong>versi, ildetector a conducibilità dove sono rivelate e quantificate.Campionatore isocineticoIl campionatore isocinetico automatico è sostanzialmente una pompa volumetrica automatizzata, ingrado <strong>di</strong> regolare la portata <strong>di</strong> aspirazione dei fumi, sulla base dei dati ottenuti da un tubo <strong>di</strong> Pitoted una termocoppia inseriti all’interno del camino, assicurando in questo modo che il prelievoavvenga in con<strong>di</strong>zione isocinetica. Un contatore volumetrico interno misura e registra il volume <strong>di</strong>gas campionato. Il campionatore viene collegato ad una linea <strong>di</strong> prelievo per il campionamento.Linea <strong>di</strong> prelievo polveriPer la determinazione delle polveri totali è stata utilizzata una linea <strong>di</strong> prelievo (Figura 4.3.6) inaccordo col metodo UNI EN 13284-1:2003. La sonda <strong>di</strong> prelievo isocinetica (MiniStack, TECORA)(Figura 4.3.7) si compone <strong>di</strong> un portafiltro interno al camino da 25mm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro ed una sondamonoblocco incorporante un tubo <strong>di</strong> Pitot ed un sensore <strong>di</strong> temperatura. La sonda è collegata adue condensatori immersi in un bagno refrigerato: il primo vuoto ed il secondo contenente gel <strong>di</strong>silice, allo scopo <strong>di</strong> condensare/adsorbire il vapore acqueo presente nel flusso campionato, per ladeterminazione dell’umi<strong>di</strong>tà dei fumi e per preservare l’integrità della pompa volumetrica. Per unamaggiore protezione, tra il campionatore isocinetico ed il sistema <strong>di</strong> condensazione è postaun’ulteriore trappola in gel <strong>di</strong> silice.1. Porta filtro (25 mm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro)2. Bocchello per presa d’analisi3. Dispositivo <strong>di</strong> fissaggio e scorrimento4. Tubo in silicone5. Dispositivo <strong>di</strong> raffreddamento e raccolta condensa6. Trappola in gel <strong>di</strong> silice7. Tubo <strong>di</strong> connessione condensatore‐campionatoreisocinetico8. Campionatore isocinetico9. Cavo ombelicare per la connessione del Pitot e dellatermocoppiaFigura 4.3.6 - Schema della linea <strong>di</strong> prelievo delle emissioni.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 104


Figura 4.3.7 - Sonda <strong>di</strong> prelievo Ministack.Linea campionamento IPA-AmmoniacaLa linea <strong>di</strong> prelievo (Figura 4.3.8) è conforme alla normativa EN 1948 relativa al campionamento <strong>di</strong>microinquinanti, ed è costituita da più unità connesse tra <strong>loro</strong>.1. Ugello <strong>di</strong> prelievo2. Dispositivo <strong>di</strong> fissaggio e scorrimento3. Sonda in titanio riscaldata4. Box riscaldato con porta filtro da 47 mm5. Condensatore in controcorrente,serbatoio <strong>di</strong> raccolta condensa e fialaadsorbente6. Termocoppia per gas in uscita dalcondensatore7. Tubi <strong>di</strong> connessione bagno criostaticocondensatore8. Bagno criostatico con termoregolazionee pompa per il ricircolo del liquidorefrigerante9. Tubo <strong>di</strong> connessione campionatoreisocinetico linea <strong>di</strong> prelievo10. Campionatore isocinetico11. Tubo <strong>di</strong> Pitot e termocoppiaFigura 4.3.8 - Linea campionamento IPA.Per il campionamento <strong>degli</strong> IPA è stata utilizzata la linea come riportata in figura 4.3.9. Una sondaisocinetica con filtro esterno al camino, entrambi riscaldati a 120°C per prevenire la condensazionedel vapore d’acqua e <strong>di</strong> alcuni composti organici volatili lungo la linea a monte del filtro. Tutte lesuperfici a contatto con i fumi campionati sono in titanio o in vetro, in modo da minimizzarel’adsorbimento durante il campionamento.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 105


Figura 4.3.9 - Sonda isocinetica per il prelievo <strong>degli</strong> IPA (dx) e <strong>di</strong>spositivo per la condensazione (sin).I gas cal<strong>di</strong> in uscita dal mezzo filtrante sono successivamente raffreddati nel condensatore incontrocorrente ed il condensato raccolto nell’apposito contenitore. Questa operazione permette <strong>di</strong>separare la frazione condensabile, <strong>di</strong> cui l’acqua è la componente principale, da quellaincondensabile, costituita da gas <strong>di</strong> combustione (CO 2 , CO, NO x , ecc.) anidri e fred<strong>di</strong> più alcunesostanze organiche volatili, quest’ultime efficacemente intrappolate nella fiala adsorbente.Anche per il campionamento dell’ammoniaca è stata utilizzata la linea <strong>degli</strong> IPA, apportandoqualche mo<strong>di</strong>fica nella parte a valle del filtro: al posto del condensatore in controcorrente, dopo ilfiltro, i gas vengono inviati e fatti gorgogliare in due bottiglie <strong>di</strong> Dreschel in serie immerse nel bagnorefrigerato, contenenti una soluzione <strong>di</strong> acido solforico per l’assorbimento dell’ammoniaca. A valle<strong>di</strong> questi, prima della pompa <strong>di</strong> aspirazione, sono posti un condensatore vuoto ed una trappola ingel <strong>di</strong> silice. L’impiego della sonda riscaldata evita che l’acqua dei fumi ricondensi nella linea primadel gorgogliamento nella soluzione acida, solubilizzando parte dell’ammoniaca e sottostimando ildato.Analizzatore <strong>di</strong> gas MRUL’analisi dei fumi è stata ottenuta con un analizzatore per gas <strong>di</strong> combustione (Vario plus, MRU)(Figura 4.3.10) conforme alla DIN EN 50379. Lo strumento è in grado <strong>di</strong> eseguire la misura deigas grazie all’azione combinata delle celle elettrochimiche e della tecnologia ad infrarosso,permettendo la determinazione in continuo dei seguenti parametri:• Temperatura dei fumi• Ossigeno (O 2 )• Anidride carbonica (CO 2 )• Monossido <strong>di</strong> carbonio (CO)• Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto (NO x )• Monossido <strong>di</strong> azoto (NO)• Acido solfidrico (H 2 S)• Anidride solforosa (SO 2 )• Idrocarburi (espressi come propano, C 3 H 8 )Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 106


Una sonda inserita all’interno del camino preleva i fumi con un flusso costante, inviandoli allostrumento attraverso una linea riscaldata per la successiva rivelazione.Figura 4.3.10 - Sonda e analizzatore gas MRU (dx) e sonda inserita nel camino.Analisi per la caratterizzazione energeticaPer la caratterizzazione energetica dei combustibili sono state svolte le seguenti analisi:• Umi<strong>di</strong>tà del materiale come ricevuto• Ceneri• Contenuto in carbonio, idrogeno ed azoto• Potere calorifico superiore (PCS), potere calorifico inferiore (PCI) e potere calorifico netto(PCN)Tutti i materiali prima delle analisi energetiche sono stati stabilizzati termicamente a 45°C esuccessivamente macinati per ottenere dei campioni omogenei, su cui sono state fatte le analisi <strong>di</strong>laboratorio, ad esclusione della determinazione del contenuto <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà del campione comericevuto.Contenuto <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tàPer la determinazione dell’umi<strong>di</strong>tà sul tal quale, un’aliquota <strong>di</strong> campione è stata posta in una stufaa ventilazione forzata alla temperatura <strong>di</strong> 105°C fino a completa essiccazione del materiale (pesocostante). La <strong>di</strong>fferenza in peso del campione prima e dopo il trattamento termico, rapportata alpeso iniziale, rappresenta la percentuale <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà contenuta nel materiale. I risultati ottenuti sonostati espressi in percentuale in peso sul campione tal quale, con precisione dello 0,1%.Anche per il campione stabilizzato a 45°C ed omogeneizzato è stata determinata l’umi<strong>di</strong>tà (umi<strong>di</strong>tà<strong>di</strong> correzione) in modo da poter esprimere i risultati delle analisi su base secca.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 107


Contenuto in ceneriÈ stato pesato nella bilancia termogravimetrica all’incirca 1g <strong>di</strong> materiale e portato poi allatemperatura <strong>di</strong> 550°C in atmosfera ossidante (aria), fino a peso costante. La massa restanterappresenta la frazione inorganica, o cenere, del materiale <strong>di</strong> partenza. Seguendo la relativanormativa per le biomasse, per ciascuna analisi sono state condotte due ripetizioni. L’analisicondotta me<strong>di</strong>ante TGA riduce notevolmente i tempi <strong>di</strong> analisi e permette la completaautomatizzazione del processo. Il contenuto in ceneri viene espresso con precisione dello 0,1%.Contenuto <strong>di</strong> carbonio, idrogeno ed azotoCirca 4 mg <strong>di</strong> biomassa sono stati pesati per la determinazione <strong>di</strong> carbonio, idrogeno ed azoto delcombustibile. Il contenuto <strong>di</strong> ossigeno viene calcolato come complementare a 100 della somma delcontenuto <strong>di</strong> carbonio, idrogeno, azoto e ceneri del materiale su base secca.Potere Calorifico Superiore (PCS), Potere Calorifico Inferiore (PCI) e Potere Calorifico Netto(PCN)Per la determinazione del potere calorifico superiore è stato pesato all’incirca 1g <strong>di</strong> biomassa e<strong>di</strong>nserito nel calorimetro per la combustione. Dall’analisi si ottiene il contenuto <strong>di</strong> energia per unità <strong>di</strong>massa che una biomassa può sprigionare da una reazione <strong>di</strong> combustione completa, espressa inkcal/g o in J/g. Poiché il sistema <strong>di</strong> misura è chiuso, non è possibile tenere conto del caloresottratto dall’evaporazione dell’acqua, fenomeno che avviene quando la combustione si svolge inun sistema aperto, cioè assimilabile ad un caso reale. Sottraendo il calore <strong>di</strong> evaporazionedell’acqua <strong>di</strong> combustione, determinata a partire dal contenuto <strong>di</strong> idrogeno del materiale <strong>di</strong>partenza, al valore <strong>di</strong> PCS si ottiene il potere calorifico inferiore. Se si tiene conto anche dell’acquagià presente nel campione, umi<strong>di</strong>tà del campione come ricevuto, allora si ottiene il potere calorificonetto.Analisi ambientaliLe analisi ambientali sono state eseguite sulle emissioni gassose e sulle ceneri e polveri,determinando i seguenti parametri:• Umi<strong>di</strong>tà dei fumi• Inorganici gassosi• Polveri totali• Idrocarburi Policiclici aromatici (IPA)• Ammoniaca• Analisi inorganica polveri, ceneri e biomassaTutti i fattori <strong>di</strong> emissione determinati sulle emissioni sono stati normalizzati all’ossigeno <strong>di</strong>riferimento con la seguente formula:Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 108


Determinazione umi<strong>di</strong>tà dei fumiL’umi<strong>di</strong>tà nei fumi <strong>di</strong> combustione è stata determinata seguendo la normativa UNI 10169. Uncondensatore vuoto ed un condensatore contenente gel <strong>di</strong> silice sono stati tarati prima <strong>di</strong> essereconnessi alla linea <strong>di</strong> prelievo ed immersi in un bagno refrigerato. Il gas è stato campionato aflusso costante per un tempo complessivo <strong>di</strong> almeno 30 min. A fine prelievo, i condensatori sonostati pesati nuovamente per determinare la quantità <strong>di</strong> acqua condensata dai fumi campionati.L’umi<strong>di</strong>tà dei fumi viene calcolata riportando l’acqua <strong>di</strong> condensa sul volume <strong>di</strong> gas anidro,espresso in kg/Nm 3 .Campionamento e misura delle polveriL’emissione <strong>di</strong> polveri è stata determinata secondo quanto richiesto dalla UNI EN 13284-1:2003. Ifiltri in fibra <strong>di</strong> quarzo (25 mm) sono stati con<strong>di</strong>zionati termicamente a 180°C per almeno 1h esuccessivamente raffreddati in essiccatore per almeno 4 ore. La tara è stata ottenuta me<strong>di</strong>ando itre pesi presi a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un minuto l’uno dall’altro a partire dall’apertura dell’essiccatore. I punti<strong>di</strong> prelievo sono stati selezionati secondo quanto definito dalla norma, in funzione del <strong>di</strong>ametro edella forma del camino in analisi. Sono state misurate portata e velocità dei fumi per la scelta deldell’ugello <strong>di</strong> prelievo con sezione appropriata.Dall’inserimento della sonda nella porta <strong>di</strong> campionamento è sempre stato rispettato un tempo <strong>di</strong>circa 10 min, per permettere al filtro <strong>di</strong> equilibrarsi termicamente con i fumi. Durante questointervallo <strong>di</strong> tempo l’ugello <strong>di</strong> prelievo è stato posizionato con l’orifizio rivolto in <strong>di</strong>rezione del flussodei fumi al fine <strong>di</strong> evitare depositi <strong>di</strong> polvere prima del campionamento. Poco prima del prelievol’ugello è stato riposizionato contro flusso ruotandolo <strong>di</strong> 180°. I tempi <strong>di</strong> prelievo sono statisufficientemente lunghi da raccogliere un quantitativo <strong>di</strong> polveri idoneo ad una corretta pesata. Lepolveri sono state con<strong>di</strong>zionate termicamente a 160°C per almeno un’ora e lasciate in essiccatorea raffreddare per almeno 4 ore prima della pesata. Come per la tara il peso dei filtri più particolatoè stato ottenuto me<strong>di</strong>ando i valori <strong>di</strong> tre pesate presi a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un minuto dall’aperturadell’essiccatore. Il fattore <strong>di</strong> emissione è stato calcolato con la seguente formula:Campionamento IPAPer la determinazione <strong>degli</strong> idrocarburi policiclici aromatici si è utilizzata una metodologia interna allaboratorio. I filtri in fibra <strong>di</strong> quarzo da 47 mm sono stati con<strong>di</strong>zionati termicamente a 500°C per 3hProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 109


ore e lasciati raffreddare in essiccatore. Il prelievo è stato eseguito in con<strong>di</strong>zioni isocinetiche, contempi <strong>di</strong> campionamento sufficienti per la raccolta <strong>di</strong> un quantitativo <strong>di</strong> particolato adatto all’analisi.Gli analiti sono stati determinati sulle seguenti frazioni:1. filtro con particolato2. fiala adsorbente <strong>di</strong> XAD‐2L’estrazione <strong>degli</strong> IPA da entrambe le frazioni, con <strong>di</strong>c<strong>loro</strong>metano come solvente estraente, è stataassistita da ultrasuoni per massimizzarne l’efficienza. Gli estratti ottenuti, opportunamente filtrati,sono stati riportati ad un volume noto <strong>di</strong> esano ed analizzati in GC-MS per l’identificazione e laquantificazione. Tutte le fasi <strong>di</strong> estrazione sono state controllate me<strong>di</strong>ante aggiunta <strong>di</strong> standardsurrogati e l’analisi cromatografica resa più riproducibile grazie all’aggiunta <strong>di</strong> standard internideuterati. La quantificazione è stata possibile previa calibrazione dello strumento con standard caconcentrazione nota.Campionamento ed analisi ammoniacaLa determinazione dell’ammoniaca è stata ottenuta seguendo il metodo EPA CTM-027: i fumivengono fatti gorgogliare in una soluzione acida <strong>di</strong> acido solforico 0.05M e successivamentequantificati in cromatografia ionica. Due bottiglie <strong>di</strong> Dreschel sono caricate con 100 ml <strong>di</strong> soluzioneacida e collegate alla sonda riscaldata. La seconda bottiglia ha solo funzione <strong>di</strong> controllo pervalutare l’efficienza <strong>di</strong> assorbimento. Prima del campionamento è stata sempre verificata la buonatenuta pneumatica <strong>di</strong> tutta la linea. I fumi sono stati prelevati dal camino in con<strong>di</strong>zioni isocineticheper un tempo <strong>di</strong> 40 min circa. Alla fine del campionamento le soluzioni delle due bottiglie sonostate trasferite quantitativamente in flaconi ISO puliti, ed a queste aggiunti i lavaggi con acquaultrapura. I campioni così ottenuti sono stati conservati a bassa temperatura ed al buio finoall’analisi in laboratorio, dove sono stati trasferiti in matracci da 250 ml prima dell’analisi. Laquantificazione è stata ottenuta con un cromatografo ionico, previa calibrazione dello strumentocon standard a concentrazione nota. I valori, corretti per le <strong>di</strong>luzioni del proce<strong>di</strong>mento ed espressicome ammoniaca su volume <strong>di</strong> gas campionato, sono stati riportati al valore <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>riferimento.Analisi gas inorganiciLa misura dei componenti inorganici gassosi maggioritari è stata eseguita con un analizzatore <strong>di</strong>gas. Elaborando i dati ottenuti dall’acquisizione in continuo dello strumento è stato possibileidentificare gli intervalli <strong>di</strong> misura corrispondenti alle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni operative della caldaia.Nella scelta <strong>di</strong> ogni intervallo è sempre stato rispettato un tempo minimo transitorio, trascorso ilquale il sistema è stato considerato stabile. Per variazioni operative si intende sia il cambio delcombustibile (pellet <strong>di</strong> legna, pellet <strong>di</strong> pollina) ma anche malfunzionamenti della caldaia dovuti aProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 110


deterioramento <strong>di</strong> componenti. L’utilizzo <strong>di</strong> questo criterio <strong>di</strong> scelta permette ha permesso <strong>di</strong>valutare il corretto funzionamento della caldaia.Preparazione ed analisi frazione inorganicaPrima dell’analisi all’ICP-OES ogni campione ha subito un processo <strong>di</strong> mineralizzazione: unaquantità nota <strong>di</strong> materiale, da pochi milligrammi per le ceneri e le polveri del filtro a manica e delloscambiatore (dato il <strong>loro</strong> elevato contenuto inorganico) a qualche centinaia <strong>di</strong> milligrammi perpollina e <strong>di</strong>gestato, viene inserita nel vessel insieme ad una ben precisa miscela <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>. Lequantità e la tipologia <strong>degli</strong> aci<strong>di</strong> utilizzati variano in base al tipo <strong>di</strong> matrice trattata:• combustibile tal quale: 6 ml <strong>di</strong> HNO 3 (69%), 2 ml <strong>di</strong> H 2 O 2 (30%) e 1 ml <strong>di</strong> HCl (38%);• ceneri: 3ml <strong>di</strong> HNO 3 (69%), 2ml <strong>di</strong> H 2 O 2 (30%), 0.75ml <strong>di</strong> HF (48.8%).Una volta caricato, il vessel è stato sottoposto all’azione delle microonde secondo programmi <strong>di</strong>mineralizzazione appositamente stu<strong>di</strong>ati per la tipologia dei campioni in esame:• Pellet <strong>di</strong> pollina e <strong>di</strong>gestato: fino a 1000W in 20 min, mantenuto per 40 min;• Ceneri: fino a 1400W in 20 min, mantenuto per 40 min.Alla fine della mineralizzazione, il vessel viene raffreddato a temperatura ambiente ed i gasprodotti evacuati. La soluzione limpida risultante viene trasferita in un recipiente tarato e portata alvolume desiderato con acqua ultrapura.Per le polveri su filtro, dato il ridotto quantitativo <strong>di</strong> materiale da analizzare, si è optato per una<strong>di</strong><strong>gestione</strong> manuale. In questo modo è stato possibile aumentare la sensibilità dell’analisilavorando con un volume della soluzione finale minore. I filtri sono stati <strong>di</strong>geriti in 6ml <strong>di</strong> HNO 3concentrato (69%) a caldo per 20 min e lasciati raffreddare, poi portati al volume desiderato conacqua ultrapura.Le soluzioni così ottenute sono poi state analizzate all’ICP-OES. La quantificazione <strong>degli</strong> elementiin esame è stata possibile previa calibrazione dello strumento con specifici standard aconcentrazione nota e con l’utilizzo <strong>di</strong> bianchi idonei. Il risultato finale è stato espresso comefrazione in peso dell’elemento su unità <strong>di</strong> massa <strong>di</strong> campione, su base secca.PIANO DI LAVOROI test <strong>di</strong> combustione sono stati svolti su una caldaia sperimentale per la combustione <strong>di</strong> pellet <strong>di</strong>pollina presso la <strong>di</strong>tta Termocabi. L’attività <strong>di</strong> misura è stata condotta nell’ambito <strong>di</strong> quattro sessionispecifiche:1. I sessione: 15-17 giugno 20102. II sessione: 19-22 luglio 20103. III sessione: 30 agosto - 2 settembre 20104. IV sessione: 8 - 10 settembre 2010Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 111


Durante la campagna <strong>di</strong> prove il prototipo ha subito un’evoluzione impiantistica, dettata in parte dairisultati delle analisi svolte durante i test.Per la prima sessione <strong>di</strong> prove si è partiti da una configurazione base, costituita dal corpo caldaiaed una linea per l’emissione fumi, su cui è stata praticata la porta <strong>di</strong> campionamento.Per la seconda sessione è stata rivista la camera <strong>di</strong> combustione ed è stato aggiunto un sistema <strong>di</strong>filtrazione dei fumi a doppia camera filtrante in parallelo, dotato <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> pulizia ad aria incontrocorrente. Come elemento filtrante, inizialmente è stato utilizzato un solido inerte tipo ghiaia(definito come massa filtrante), successivamente sostituito con filtri a maniche in tessuto. La porta<strong>di</strong> campionamento è stata spostata a valle del sistema <strong>di</strong> filtrazione. Per l’abbattimento <strong>degli</strong> NO x èstato inserito all’interno della camera <strong>di</strong> combustione un sistema <strong>di</strong> iniezione <strong>di</strong> urea.Per la terza e la quarta sessione sono state apportate ulteriori mo<strong>di</strong>fiche alla camera <strong>di</strong>combustione e reso più efficiente il sistema <strong>di</strong> filtrazione dei fumi, portando la batteria <strong>di</strong> colonnefiltranti contenenti filtri a manicche, da due a quattro unità. La potenza della caldaia è stataraddoppiata passando da circa 10 kWt a 20kWt ed è stato migliorato anche il sistema <strong>di</strong> iniezione<strong>di</strong> urea.Di seguito in tabella 4.3.3 sono riportate le analisi svolte per ogni sessione e le corrispondentimo<strong>di</strong>fiche all’impianto.Tabella 4.3.3 - Tipo <strong>di</strong> analisi e configurazione del sistema durante le <strong>di</strong>verse sessioni.SESSIONE MISURA CONFIGURAZIONE CALDAIAAnalisi gas Camera combustione 1Umi<strong>di</strong>tà fumiPotenza ≈ 11 kWtI sessionePolveriPorta campionamento in uscita alla caldaiaIPAAnalisi ceneri fondocaldaiaAnalisi gas Camera combustione 2Umi<strong>di</strong>tà fumiPotenza ≈ 11 kWtPolveriFiltrazione fumi: 2 unità (massa filtrante - filtro a maniche)II sessione Analisi ceneri fondocaldaiaSistema iniezione urea 1Analisi polveri filtro amaniche ePorta campionamento a valle sistema filtrazionescambiatoreAnalisi gas Camera combustione 3Umi<strong>di</strong>tà fumiPotenza ≈ 20 kWtIII sessionePolveriFiltrazione fumi: 4 unità (filtro manica)Ammoniaca Sistema iniezione urea 2Porta campionamento a valle sistema filtrazioneAnalisi gas Camera combustione 3Umi<strong>di</strong>tà fumiPotenza ≈ 20 kWtIV sessionePolveriFiltrazione fumi: 4 unità (filtro manica)Ammoniaca Sistema iniezione urea 2Porta campionamento a valle sistema filtrazioneProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 112


Di seguito si riportano alcune immagini del sistema <strong>di</strong> combustione sul banco attrezzato durante leprove sperimentali. Nella figura 4.3.11(sx) si riporta una visione <strong>di</strong> insieme del sistema. A destra ècollocata la caldaia sperimentale, mentre a sinistra troviamo il sistema <strong>di</strong> abbattimento delleemissioni costituito dalla batteria filtrante contenente i filtri a maniche per l’abbattimento dellepolveri. Un miglior dettaglio <strong>di</strong> questo sistema è riportato nella figura 4.3.11(dx).Figura 4.3.11 - Visione <strong>di</strong> insieme del sistema sperimentale (sx) e dettaglio dei filtri <strong>di</strong> abbattimento (dx).La caldaia <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> componenti e accessori che consentono <strong>di</strong> regolare latemperatura <strong>di</strong> combustione e le con<strong>di</strong>zioni dell’aria in camera <strong>di</strong> combustione o nelle <strong>di</strong>verse partidell’impianto. Grazie a questi elementi è stato possibile mo<strong>di</strong>ficare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> combustionetrovando il giusto “assetto” per ottenere livelli <strong>di</strong> emissioni con i più bassi contenuti dei parametriinquinanti.Figura 4.3.12 - Vista anteriore della caldaia sperimentale (sx) e sistema <strong>di</strong> carico del pellet (dx).Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 113


I sistemi <strong>di</strong> prelievo delle polveri contenute nelle emissioni e le sonde per la misura delleconcentrazione dei gas inquinanti sono stati collocati a valle della batteria contenente i filtri amaniche. In figura 4.3.13 (sx) è visibile il punto <strong>di</strong> prelievo ed uno dei sistemi <strong>di</strong> prelievo dellepolveri a camino. Nella parte destra della stessa figura si osserva il sistema <strong>di</strong> aggiunta dell’urea incamera <strong>di</strong> combustione per l’abbattimento <strong>degli</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto. Il flusso <strong>di</strong> urea è stato misuratoposizionando il serbatoio contenente tale prodotto su una bilancia e rilevando la portata dellapompa <strong>di</strong> alimentazione.Figura 4.3.13 - Punto <strong>di</strong> prelievo delle polveri (sx) e sistema <strong>di</strong> alimentazione dell’urea in caldaia (dx).Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 114


RISULTATIQuesta sezione del documento è de<strong>di</strong>cata ai risultati più significativi per definire le potenzialità delsistema sperimentale sviluppato presso Termocabi, nell’ottica <strong>di</strong> ottimizzare la combustione <strong>di</strong>pellet <strong>di</strong> pollina. Si ricorda che la configurazione del sistema <strong>di</strong> combustione e <strong>di</strong> abbattimento delleemissioni ha subito mo<strong>di</strong>fiche miglioratrici nel corso delle <strong>di</strong>verse sessioni <strong>di</strong> prove.Caratteristiche dei materialiLa tabella 4.3.4 riporta i risultati delle analisi <strong>di</strong> laboratorio svolte su campioni <strong>di</strong> pollina e<strong>di</strong>gestato. L’analisi è stata estesa anche ad un campione <strong>di</strong> <strong>di</strong>gestato suino, al fine <strong>di</strong> arricchire la<strong>di</strong>sponibilità dei valori <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> questa categoria <strong>di</strong> prodotti. E’ possibile evidenziare glielevati contenuti in ceneri che caratterizzano i materiali oggetto delle analisi. Nell’ambito dellasperimentazione si è ricorsi all’utilizzo della sola pollina <strong>di</strong> ovaiole poiché, tra le due pollineesaminate, presenta un maggior contenuto in ceneri (27,9% s.s.) che la rendono più problematicaper il processo <strong>di</strong> combustione e <strong>di</strong> trattamento delle emissioni, quin<strong>di</strong> più adatta alla valutazionedelle capacità dell’impianto.Tabella 4.3.4 - Caratteristiche chimico-fisiche dei pellet <strong>di</strong> pollina e <strong>di</strong> <strong>di</strong>gestato.PARAMETROUnità Pollina ovaiole Pollina broiler Digestato suino (pellet)Umi<strong>di</strong>tà % 8,1 11,1 9,6Ceneri % 27,9 19,2 32,5Potere calorifico superiore kJ/kg 14756 17107 15739Potere calorifico inferiore kJ/kg 13824 15910 14607Potere calorifico netto kJ/kg 12512 13878 12973Carbonio % 34,65 41,39 37,58Idrogeno % 4,39 5,64 5,34Azoto % 5,55 4,15 4,56Zolfo % 0,16 0,27 0,57Ossigeno % 27,35 29,35 19,45C<strong>loro</strong> % 0,19 0,36 0,16Arsenico mg/kg 1,97 0,72


Per ciò che riguarda la composizione chimica dei macroelementi l’azoto è il più critico, attestando ilsuo valore attorno al 4-5 % su base secca. Mentre, riguardo ai microelementi, in generale siosservano valori me<strong>di</strong>amente più alti rispetto a biomasse tra<strong>di</strong>zionali. Tra questi il rame ed ilmanganese raggiungono concentrazioni importanti su tutte le matrici.Concentrazioni dei gas presenti nelle emissioniIn tabella 4.3.5 vengono riportati i risultati delle elaborazioni condotte sui parametri caratteristicidelle emissioni gassose durante le <strong>di</strong>verse sessioni. I dati si riferiscono alle prove condotte conpellet <strong>di</strong> legna o con pellet <strong>di</strong> pollina <strong>di</strong> ovaiola, con e senza l’aggiunta <strong>di</strong> urea in camera <strong>di</strong>combustione. La variazione del sistema <strong>di</strong> combustione tra le <strong>di</strong>verse sessioni è messa in evidenzaanche dalle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> alcuni parametri, ad esempio la temperatura dei gas <strong>di</strong>fferisce molto tra lesessioni III -IV e la sessione I. Nell’ultima configurazione, il sistema <strong>di</strong> prelievo è posto più a vallelungo la linea dello scarico dei gas e dopo il sistema <strong>di</strong> abbattimento più impattante delle polveri,trovando temperature dei fumi più basse. Variazioni sensibili si notano anche per laconcentrazione <strong>di</strong> ossigeno, che si attesta su livelli più bassi nel caso dell’ultima configurazione <strong>di</strong>caldaia sperimentale.Tabella 4.3.5 - Me<strong>di</strong>e dei parametri caratteristici delle emissioni prodotte nelle <strong>di</strong>verse prove.Sessione Pellet Data O 2 (%) CO 2 (%) T gas (°C) CO (mg/Nm 3 ) NO x (mg/Nm 3 )I Legno 15/06/2010 11,9 9,7 178,9 211 378I Legno 16/06/2010 12,8 8,8 175,6 165 408I Legno 17/06/2010 13,0 8,6 161,3 91 311I Pollina ovaiola 15/06/2010 10,6 10,7 203,2 658 903I Pollina ovaiola 16/06/2010 10,5 11,1 205,1 310 1128I Pollina ovaiola 17/06/2010 10,2 11,5 193,5 339 826III Pollina ovaiola 31/08/2010 6,6 15,0 104,4 261 815III Pollina ovaiola 31/08/2010 8,1 13,8 98,6 147 1328III Pollina ovaiola 01/09/2010 7,4 14,4 94,4 144 1158III Pollina ovaiola 01/09/2010 8,2 13,6 92,3 131 912III Pollina ovaiola + urea 2 02/09/2010 4,8 17,4 98,1 334 431IV Pollina ovaiola 08/09/2010 6,6 15,2 85,4 569 553IV Pollina ovaiola 08/09/2010 6,5 15,3 93,7 375 837IV Pollina ovaiola 09/09/2010 5,8 16,6 98,4 477 697IV Pollina ovaiola + urea 1 08/09/2010 6,5 15,2 97,2 327 539IV Pollina ovaiola + urea 1 08/09/2010 6,1 15,6 100,1 241 547Nota: urea = test in cui è stata aggiunta la soluzione <strong>di</strong> urea (1 e 2 sono relative ai test <strong>di</strong> uso urea).Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 116


La mo<strong>di</strong>fica della configurazione del sistema <strong>di</strong> combustione ha prodotto effetti anche sui dueparametri <strong>di</strong> maggior interesse: il monossido <strong>di</strong> carbonio (CO) e gli ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto (NO x ). Nel casodel monossido <strong>di</strong> carbonio, ad eccezione <strong>di</strong> due misurazioni (sessione I e sessione IV) laconcentrazione si è attestata sempre al <strong>di</strong> sotto dei 500 mg/Nm 3 . Le performance migliori si sonoevidenziati nell’ambito della sessione III, con variazioni della me<strong>di</strong>a comprese tra 131 e 261mg/Nm 3 elevate corrispondenti ad elevate concentrazioni <strong>di</strong> NO x .Nella sessione IV, in cui si è cercato un assetto del sistema tale da garantire valori bassi <strong>di</strong>entrambi i parametri gassosi, la concentrazione <strong>di</strong> monossido <strong>di</strong> carbonio si è attestata tra 241 e477 mg/Nm 3 , considerando anche i test con l’aggiunta <strong>di</strong> urea.La configurazione della caldaia, intesa anche come ottimizzazione dei parametri <strong>di</strong> combustione,ha avuto il suo effetto anche sul livello <strong>degli</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto. Le migliori performance sonoosservate nell’ambito della sessione IV in cui me<strong>di</strong>amente le concentrazioni oscillano tra poco più<strong>di</strong> 500 mg/Nm 3 e gli 800 mg/Nm 3 . L’effetto <strong>di</strong> riduzione <strong>degli</strong> NOx dovuto all’aggiunta <strong>di</strong> urea incaldaia è stato osservato nell’ultima prova della sessione III e nelle ultime due prove della sessioneIV, sebbene in queste la variazioni non sembra essere particolarmente sensibile. Per completezza,va messo in evidenza come tra le sessioni III e IV siano variati alcuni accorgimenti <strong>di</strong> regolazionedei parametri <strong>di</strong> combustione (portata dell’aria <strong>di</strong> combustione, ecc.). Questo aspetto si osservaanche dalla variazione, se pur contenuta, della concentrazione <strong>di</strong> ossigeno nelle emissioni.Fattori <strong>di</strong> emissioneIl dato delle polveri è probabilmente uno dei più attesi dalla sperimentazione. Nella tabella 4.3.6,che segue, si riportano i risultati dei test eseguiti nelle <strong>di</strong>verse sessioni <strong>di</strong> lavoro. Tra i dati, cometermine <strong>di</strong> confronto, sono riportati anche alcuni risultati ottenuti con pellet <strong>di</strong> legno. L’introduzionedel sistema <strong>di</strong> abbattimento polveri, e la successiva miglioria nell’efficienza <strong>di</strong> abbattimento, hannoconsentito riduzioni significative sull’emissione <strong>di</strong> polveri dalla caldaia.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 117


Tabella 4.3.6 - Valori dei fattori <strong>di</strong> emissioni rilevati nell’ambito dei test.Sessione Data Con<strong>di</strong>zioniFattoreemissione11% O 2(mg/Nm 3 )Sistema <strong>di</strong>abbattimentoTempocampionamento(h)I 15/06/2010 Pollina 1949,0 Nessuno 0,25I 16/06/2010 Pollina 1870,2 Nessuno 0,5I 16/06/2010 Pollina 1906,1 Nessuno 0,5I 16/06/2010 Pollina 1953,4 Nessuno 0,5I 17/06/2010 Pollina 2393,9 Nessuno 0,25I 16/06/2010 Legna 49,8 Nessuno 1II 19/07/2010 Pollina 1343,8 Massa filtrante 0,33II 19/07/2010 Pollina 985,5 Massa filtrante 0,12II 20/07/2010 Pollina 1181,3 Massa filtrante 0,55II 20/07/2010 Legna 74,2 Massa filtrante 0,75II 21/07/2010 Pollina n.r. Manica – doppio strato 0,5II 21/07/2010 Pollina n.r. Manica – doppio strato 0,5II 22/07/2010 Pollina 76,3 Manica – mono strato 0,5III 30/08/2010 Pollina 8,6 Sistema 4 Filtrimanica 1III 31/08/2010 Pollina 34,3 Sistema 4 Filtrimanica 1III 31/08/2010 Pollina 43,3 Sistema 4 Filtrimanica 0,5 Rottura filtroIII 01/09/2010 Pollina 32,9 Sistema 4 Filtrimanica 1III 01/09/2010 Pollina 16,4 Sistema 4 Filtrimanica 0,7III 01/09/2010 Pollina 20,3 Sistema 4 Filtrimanica 1III 01/09/2010 Pollina 17,0 Sistema 4 Filtrimanica 0,5 Misura velocità fissaIV 09/09/2010 Pollina 6,7 Sistema 4 Filtrimanica 3 Filtro grandeNota: n.r. = non rilevabile.Dai risultati emerge in maniera evidente come la pollina sia un prodotto in grado <strong>di</strong> liberare unaquantità elevata <strong>di</strong> polveri dalla combustione e, quin<strong>di</strong>, necessita <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> abbattimento.L’elevato contenuto in ceneri <strong>di</strong> questo materiale con<strong>di</strong>ziona molto le caratteristiche delle emissioniprodotte. Parte <strong>di</strong> questa frazione inorganica tende a volatilizzare e, attraverso la turbolenzaprodotta in camera <strong>di</strong> combustione, sale lungo il camino. Trovandosi in corrispondenza <strong>di</strong>temperature più basse il materiale condensano producendo ceneri volatili.L’evoluzione del sistema <strong>di</strong> abbattimento ha portato a performance tali da garantire fattori <strong>di</strong>emissioni, nei casi peggiori, <strong>di</strong> poco superiori ai 30 mg/Nm3 ma me<strong>di</strong>amente al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 20mg/Nm 3 . Si consideri che senza l’impiego <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> abbattimento il fattore <strong>di</strong> emissione me<strong>di</strong>o siattesta attorno ai 2000 mg/Nm 3 (circa 40 volte superiore a quello ottenuto con il pellet <strong>di</strong> legno).Scarse prestazioni sono state ottenute con la massa filtrante, che ha ridotto <strong>di</strong> appena il 50% ilfattore <strong>di</strong> emissione rispetto al sistema senza abbattimento.Il filtro a maniche si è rivelato essere il sistema ottimale. In particolare la doppia manica (sessioneII), sistema impostato solo per brevi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> misura, non ha prodotto fattori <strong>di</strong> emissioni rilevabili.Tuttavia, dalla sessione III, il filtro a maniche è stato realizzato con un solo strato per lavorare suNotaProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 118


lunghi perio<strong>di</strong> e le prestazioni sono quelle citate sopra raggiungendo anche punte <strong>di</strong> abbattimentotali da produrre fattori <strong>di</strong> emissioni inferiori ai 10 mg/Nm 3 .Composizione chimica delle <strong>di</strong>verse matriciNell’ambito <strong>di</strong> questa parte <strong>di</strong> lavoro alcune matrici (Tabella 4.3.7) sono state coinvoltenell’indagine analitica per la sola determinazione <strong>degli</strong> elementi chimici. Le matrici interessatedall’indagine analitica sono rappresentate da: campioni <strong>di</strong> pollina <strong>di</strong> ovaiole, polveri prelevate sulfiltro a maniche, polveri prelevate sullo scambiatore della caldaia e ceneri <strong>di</strong> pollina. Analogheinformazioni sulle caratteristiche chimiche dei materiali sono riportate anche in tabella 4.3.4 delpresente documento.Tabella 4.3.7 - Concentrazione <strong>degli</strong> elementi chimici <strong>di</strong> alcune matrici <strong>di</strong> interesse della sperimentazione.ElementoPollinaovaiolePollinaovaiolePollinaovaiolePolverifiltromanicaPolveriscambiatoreCeneriPollinaCeneriPollinaCeneriPollinaSessione I I I II II II I ICODICE 4314 (a+b) E4272 EM003B EM004B EM005B 4313A 4313BAs mg/kg 1,97 1,75 1,26 n.r. 3,96 n.r. 5,86 2,35Cd mg/kg 0,87 0,93 n.r. 2,46 89,42 1,497 0,25 0,21Cr mg/kg 7,55 7,53 5,20 161,40 674,7 4187 5,75 15,35Cu mg/kg 84,48 83,40 59,80 200,80 296,1 373,4 315,90 334,20Mn mg/kg 615,76 615,70 505,80 60,81 1508 3183 2954,00 3134,00Ni mg/kg 8,53 7,82 7,86 54,31 179,30 1508 45,68 44,23Pb mg/kg 6,01 6,65 6,11 57,98 122,20 15,96 6,06 4,93Ca mg/kg 63610 1882 56730 80650 139500 52560Fe mg/kg 1713 747 3509 18470 60 3232Mg mg/kg 4939 687 5596 17060 13620 13640Mo mg/kg 7,58 46,46 58,08 91,42Ti mg/kg 77,8 29,5 534,3 277,9 282 284Zn mg/kg 529,7 20290 15170 2011V mg/kg 74,4 297,7 304,4 247,8Co mg/kg 1,47 1,23 6,25 48,48Sb mg/kg n.r. n.r. n.r. n.r.Be mg/kg n.r. n.r. n.r. n.r.Se mg/kg n.r. 2,72 0,993 n.r.Sr mg/kg 56,17 2,17 88,53 214,7Tl mg/kg n.r. 1,897 n.r. n.r.K mg/kg 35623 35465 31510 707600 584400 99570 111600 110400Si mg/kg 6241 4847 19810 20340 17930 11630Al mg/kg 3206 2768 144300 1894 197 142B mg/kg 437,9 575,8 1417 1219Ba mg/kg 248,8 64,44 2130 1388Na mg/kg 3497 3238 36310 189400 162800 124200 15160 15280Ag mg/kg n.r. 16,33 n.r. n.r.P mg/kg 17070 415,9 9828 71670 107700 108200Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 119


Per ciò che concerne l’analisi <strong>degli</strong> elementi della pollina <strong>di</strong> ovaiole si porta l’attenzione su quattroelementi in particolare: rame, manganese, nichel, piombo, zinco e vana<strong>di</strong>o. Rispetto a biomassepiù tra<strong>di</strong>zionali (cippato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a qualità) la concentrazione <strong>di</strong> questi elementi è superiore <strong>di</strong>almeno 4-5 volte (or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza in<strong>di</strong>cativo). Nel corso della combustione la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>questi elementi nelle parti residue presenta delle variazioni. In particolare, il rame si presenta inconcentrazioni simili sulle <strong>di</strong>verse parti del sistema <strong>di</strong> combustione: filtro a maniche, scambiatore eceneri <strong>di</strong> fondo caldaia. Su quest’ultima frazione, invece, il manganese tende ad accumularsi inmisura particolare, assumendo concentrazioni <strong>di</strong> circa 3000 mg/kg.Comportamenti particolari sono osservati su alcuni elementi pesanti quali il cadmio, cromo, nichele piombo che assumono valori <strong>di</strong> concentrazioni elevate solo nella frazione <strong>di</strong> polveri prelevatasullo scambiatore interno alla caldaia. L’ipotesi è che questi risultati siano stati con<strong>di</strong>zionati dalrilascio <strong>di</strong> tali elementi da parte del materiale della superficie <strong>di</strong> deposito dello scambiatore.Per lo zinco l’aumento <strong>di</strong> concentrazione è ben evidente sulla parte alta della caldaia (la zona delloscambiatore e del filtro a manica) mentre rimane più basso come concentrazione nelle ceneri <strong>di</strong>fondo caldaia. In generale questo elemento è presente ad alte concentrazioni su tutte le frazioni.Infine, la tabella evidenzia elevate concentrazioni <strong>di</strong> cromo, nichel, ferro ed alluminio in uno deicampioni <strong>di</strong> ceneri <strong>di</strong> pollina (EM005B). Considerate le elevate <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong>questi elementi, se confrontate con quelle ottenute sugli altri due campioni <strong>di</strong> ceneri <strong>di</strong> pollina, siritiene probabile che il dato sia con<strong>di</strong>zionato da “inquinamento” dovuto alla presenza <strong>di</strong> componentiinterne della caldaia che, <strong>di</strong>staccatesi, si siano concentrate nel punto <strong>di</strong> prelievo del campione. Percui tali dati sono da ritenere non caratteristici del prodotto analizzato e si considerano comeriferimento corretto i campioni 4313A e 4313B.Composizione chimica delle polveriDiversi campioni <strong>di</strong> polveri, prelevati durante le varie sessioni <strong>di</strong> lavoro, sono stati analizzati perin<strong>di</strong>viduarne la composizione chimica inorganica. L’indagine è stata volta soprattutto alla verificadel contenuto <strong>di</strong> metalli pesanti, con numerosi campioni nella sessione I, ed estesa ad altrielementi chimici nelle altre sessioni. I risultati sono mostrati in tabella 4.3.8.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 120


Tabella 4.3.8 - Composizione chimica dei campioni <strong>di</strong> polveri prelevati a camino.Sessione I I I I I I I I II II III III III IVFPC1 FPC1 F3 F3 FPC4 FPC4 F6 F6 EM001 EM002 EM006 EM007 EM009 EM008As mg/kg 7,91 5,78 4,19 5,55 4,67 4,61 5,33 4,53 4,056 n.r. 19,43 25,1 21,3 20,72Cd mg/kg 4,24 5,17 5,20 4,11 4,13 4,69 3,59 4,52 2,994 n.r. 2,253 5,169 2,015 3,504Cr mg/kg 9,16 8,89 9,27 7,65 9,42 8,78 6,24 7,75 52,09 82,02 15,1 6,08 16,76 11,74Cu mg/kg 289,00 281,20 316,70 264,00 271,70 271,70 234,10 277,60 198,2 199,7 255,4 263,2 245,6 278,6Mn mg/kg 65,61 53,94 61,65 63,29 63,10 45,98 48,72 47,23 39,95 39,57 67,93 102 102,6 82,02Ni mg/kg 4,43 1,94 2,15 2,07 3,46 2,01 2,54 2,40 6,599 44,37 12,73 11,4 13,87 6,129Pb mg/kg 52,19 47,71 49,01 47,50 40,80 39,93 41,51 41,89 52,38 55,78 53,87 56,15 76,94 91,19Ca mg/kg 1315 2049 1481 1364 147,2 894,7 903,7 2345 3430 1259Fe mg/kg 150 59 81 49 294,4 632,8 351,1 101,8 454,3 48,08Mg mg/kg 106 138 124 71 12,86 39,16 143,2 322,6 482,6 291,8Mo mg/kg 37,59 36,65 33,16 30,24 40,21 33,82Ti mg/kg n.r. n.r.Zn mg/kg 18170 19450 20430 24450 17590 15460V mg/kg n.r. n.r.Co mg/kg n.r. n.r.Sb mg/kg n.r. n.r.Be mg/kg n.r. n.r.Se mg/kg 5,76 n.r. n.r n.r n.r n.rSr mg/kg n.r. n.r.Tl mg/kg 3,14 65,09 13,48 18,48 n.r n.rK mg/kg 655500 563500 600700 546100 566200 555500 520800 572500 491600 494300 617100 761900 560200 570500Si mg/kg 10100 1718 11750 3388 1096 14520Al mg/kg 31 21 22 7 283,6 1953 3595 1742 2072 643,1B mg/kg 515 5255 1524 545,2 1939 1646Ba mg/kg 43,82 1582 3700 2173 14710 n.rNa mg/kg 19180 15440 17580 16080 15890 15180 16880 18580 162000 173700 190300 228500 219700 174300Ag mg/kg 12,48 42,77P mg/kg 1920 1427 1467 1754 302,6 189,9 493,1 708,8 954,5 646,4I valori ottenuti in <strong>di</strong>versi casi presentano una variabilità elevata. Tuttavia, per <strong>di</strong>versi elementi èpossibile notare delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> concentrazione se prelevate con o senza sistema <strong>di</strong>abbattimento. C’è probabilmente anche un effetto legato alla <strong>di</strong>versa configurazione della camera<strong>di</strong> combustione. In particolare, sembrerebbero esserci <strong>degli</strong> aumenti contenuti <strong>di</strong> concentrazioneper: arsenico (dalla sessione III), cromo (solo nella sessione II), nichel e ferro a partire dallasessione II e molto più elevato per alluminio e so<strong>di</strong>o. Il magnesio aumenta soprattutto dallasessione III e IV con il filtro a maniche. Il fosforo invece tende un po’ a <strong>di</strong>minuire applicando ilsistema <strong>di</strong> filtrazione.Analizzando i dati della sessione III e IV, cioè quelle che rispondono alle con<strong>di</strong>zioni migliori delsistema <strong>di</strong> combustione e su cui sviluppare dei confronti per comprendere il livello <strong>di</strong> inquinantipresenti, i valori <strong>degli</strong> elementi chimici sembrano dello stesso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza <strong>di</strong> quelliProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 121


prelevati sulla superficie del filtro a manica (ad eccezione del cromo e del nichel che risultano piùbassi). Tra i <strong>di</strong>versi elementi si segnala la presenza <strong>di</strong> alte concentrazioni zinco, che supera i15000 mg/kg, <strong>di</strong> rame, che si attesta tra i 250 e 280 mg/kg , <strong>di</strong> piombo che si attesta tra i 50 e 90mg/kg e <strong>di</strong> arsenico che raggiunge concentrazioni <strong>di</strong> 20-25 mg/kg.Livelli <strong>di</strong> ammoniaca nelle emissioni nei test con aggiunta <strong>di</strong> ureaLa successiva tabella 4.3.9 riporta i risultati ottenuti dai test <strong>di</strong> abbattimento <strong>degli</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azotome<strong>di</strong>ante aggiunta <strong>di</strong> urea al <strong>di</strong>spositivo sperimentale alimentato a pellet <strong>di</strong> pollina <strong>di</strong> ovaiole. Leprime due colonne della tabella definiscono la portata <strong>di</strong> urea impiegata in ciascun test, espressacome massa <strong>di</strong> urea e <strong>di</strong> ammoniaca equivalente su tempo. Vengono poi in<strong>di</strong>cate laconcentrazione <strong>di</strong> O 2 e le concentrazioni <strong>di</strong> NO x , ed NH 3 , riferite all’11% <strong>di</strong> ossigeno rilevate nelleemissioni.Tabella 4.3.9 - Risultati dei test finalizzati all’abbattimento <strong>degli</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto me<strong>di</strong>ante urea.TESTQuantità <strong>di</strong> urea introdotta NO x 11%rif O 2 med NH 3 11% rifg/min mg NH 3 /min mg/Nm 3 % mg/Nm 31 0 0 761 6,4 9,72 4,7 326,5 539 6,5 46,83 4,7 326,5 547 6,2 46,44 26,7 1854,7 431 4,7 52,5In generale i risultati mostrano la riduzione del valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> NO x con l’aggiunta <strong>di</strong> urea alsistema durante la combustione. E’ stato quin<strong>di</strong> osservato come sia possibile raggiungere valori al<strong>di</strong> sotto dei 500 mg/Nm 3 <strong>di</strong> NO x a fronte, tuttavia, dell’inevitabile produzione <strong>di</strong> ammoniaca.Nell’ambito dei test, i valori <strong>di</strong> concentrazione residuale <strong>di</strong> ammoniaca sono oscillati tra i 46 ed i 53mg/Nm 3 . E’ interessante notare come un minimo <strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong> ammoniaca si sia notatoanche senza aggiunta <strong>di</strong> urea (test 1).Livelli <strong>di</strong> concentrazione <strong>degli</strong> IPALa tabella 4.3.10 riporta i risultati delle analisi <strong>degli</strong> IPA misurati nelle <strong>di</strong>verse frazioni ottenute aseguito del campionamento delle emissioni. Al fine <strong>di</strong> fornire un termine <strong>di</strong> confronto, si è ritenutoutile aggiungere in tabella alcuni risultati ottenuti da test specifici svolti dal Laboratorio Biomassedel <strong>di</strong>partimento SAIFET dell’Università Politecnica delle Marche su stufe alimentate a pellet <strong>di</strong>legno.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 122


Tabella 4.3.10 - Misura della concentrazione <strong>di</strong> IPA nelle <strong>di</strong>verse frazioni e su emissioni <strong>di</strong> pellet <strong>di</strong>legno.PollinaPellet (stufa)IPAParticolato Incondensabile Totale Totaleµg/Nm 3µg/Nm3Naftalene 0,03 8,48 8,50 48,24Acenaftilene 0,00 1,66 1,66 5,93Acenaftene 0,00 0,10 0,10 -Fluorene 0,00 0,00 0,00 -Fenantrene 0,01 1,31 1,32 0,66Antracene 0,00 0,08 0,08 -Fluorantene 0,09 0,04 0,13 2,68Pirene 0,07 0,03 0,10 2,04Benzo(a)antracene 0,02 0,00 0,02 0,39Crisene 0,03 0,00 0,03 1,14Benzo(b)fluorantene 0,04 0,00 0,04 0,80Benzo(k)fluorantene 0,01 0,00 0,01 -Benzo(a)pirene 0,01 0,00 0,01 0,42Indeno(123-cd)pirene 0,02 0,00 0,02 0,24Dibenzo(a,h)antracene 0,01 0,00 0,01 -Benzo(ghi)perilene 0,02 0,00 0,02 0,38Totale 0,35 11,70 12,05 62,92I valori ottenuti dai test mostrano come la produzione <strong>di</strong> IPA sia complessivamente più bassa <strong>di</strong>quella generata da una stufa a pellet. Tali composti tendono a concentrarsi maggiormente nellafrazione incondensabile e non nel particolato solido. In generale, gli IPA analizzati sonofondamentalmente costituiti da composti più leggeri e, in particolare, da naftalene.CONSIDERAZIONI FINALILa tabella 4.3.11 sintetizza le migliori prestazioni ottenute dal sistema <strong>di</strong> combustione sviluppatopresso Termocabi. In particolare, i risultati si riferiscono alle in<strong>di</strong>cazioni emerse nell’ambito dei testprodotti con l’ultima configurazione <strong>di</strong> caldaia adottata definita dal sistema <strong>di</strong> combustione e <strong>di</strong>abbattimento ottimizzato per contenere al minimo il livello dei <strong>di</strong>versi parametri.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 123


Tabella 4.3.11 - Range dei valori me<strong>di</strong> dei principali parametri delle emissioni.Dispositivo Termocabi - 20 kWtFonti esterne (a)PARAMETRO Unità Pollina ovaiole Pellet legno Pellet legno Pellet <strong>di</strong> viteMonossido <strong>di</strong> carbonio mg/Nm 3 150 – 240 90-200 60 - 400 200-640Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto mg/Nm 3 430 – 550 300-400 70 - 200 70 - 210Polveri mg/Nm 3 15 – 35 50 (b) 30 - 160Ammoniaca mg/Nm 3 10 – 50IPA µg/Nm 3 < 12,0 60-70Sommatoria metalli (c) mg/Nm 3 0,018 0,04 0,13(a) Progetto Vitis Vinifera – Informatore Agrario 10/2007; prove interne Laboratorio Biomasse – UniversitàPolitecnica delle Marche; Handbook Biomass Combustion e Co-firing, EARTHSCAN, Sjaak van Loo andJaap Koppejan, 2008; progetto BIOTEC.(b) Senza utilizzo del filtro a maniche.(c) As, Cd, Tl, Sb, Pb, Cr, Co, Cu, Mn, Ni, V, Mo, Ti.Pertanto, i dati riportati in tabella sono da considerare rappresentativi del sistema <strong>di</strong> limitatapotenza (20 kWt) sviluppato dalla Termocabi e alimentato a pollina <strong>di</strong> ovaiole con caratteristichefisiche-energetiche riportate nella tabella 4.3.4. Tuttavia, si ritiene che tali prestazioni sianoeguagliabili anche in sistemi <strong>di</strong> combustione con potenze più elevate. Come termine <strong>di</strong> confrontosono stati aggiunti alcuni risultati ottenuti con pellet <strong>di</strong> legna nello stesso <strong>di</strong>spositivo Termocabi evalori in<strong>di</strong>cativi tratti da fonti esterne per combustioni <strong>di</strong> pellet <strong>di</strong> legno e pellet <strong>di</strong> vite.Infine, si conclude con alcune osservazioni generali. In particolare:− per ciò che concerne il sistema <strong>di</strong> filtrazione delle polveri, elemento critico sin dalle primefasi <strong>di</strong> questo lavoro, si ritiene che la soluzione del filtro a maniche sia la più adeguata allecon<strong>di</strong>zioni delle emissioni prodotte. Occorrerà perfezionare ed automatizzare il sistema <strong>di</strong>pulizia e <strong>di</strong> scarico delle ceneri leggere separate da questo sistema. Ad ogni modo,nell’ambito della sperimentazione il sistema prodotto ha consentito <strong>di</strong> lavorare per interegiornate <strong>di</strong> funzionamento della caldaia in con<strong>di</strong>zioni ottimali;−−la regolazione delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> combustione (temperature, ossigeno, ecc.) rappresentaun aspetto fondamentale per l’ottimizzazione della combustione e, quin<strong>di</strong>, contenere laproduzione <strong>di</strong> monossido <strong>di</strong> carbonio. Il sistema sperimentale è stato in grado <strong>di</strong> lavorarecon combustioni caratterizzati da livelli <strong>di</strong> monossido <strong>di</strong> carbonio molto bassi, comparabilicon quelli prodotti dai più <strong>di</strong>ffusi impianti termici <strong>di</strong> bassa potenza alimentati a prodotti <strong>di</strong>origine forestale. La qualità della combustione è anche evidenziata dal basso livello <strong>di</strong> IPApresente nelle emissioni;alcuni elementi chimici (in particolare rame e zinco) risultano essere presenti inconcentrazioni particolarmente elevate. Tuttavia, i limitati fattori <strong>di</strong> emissione, ottenuti aseguito dell’introduzione del filtro a maniche, rende complessivamente limitata laProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 124


concentrazione nelle emissioni <strong>degli</strong> elementi più critici da un punto <strong>di</strong> vista ambientale. Ilproblema della presenza <strong>di</strong> questi elementi rimane comunque aperto nelle ceneri <strong>di</strong>combustione;−relativamente agli aspetti economici <strong>di</strong> un impianto completo <strong>di</strong> combustione (caldaia,sistema <strong>di</strong> abbattimento e vari elementi ausiliari), considerando gli elementi emersinell’ambito della sperimentazione, il carattere <strong>di</strong> prototipo del sistema e riferendosi ad unapotenza <strong>di</strong> circa 1 MWt, si ipotizza un costo orientativo <strong>di</strong> circa 270 – 300 k€ circa.La sperimentazione evidenzia, quin<strong>di</strong>, la possibilità <strong>di</strong> recuperare energia dalla pollina in formapellettizzata attraverso la combustione in caldaia. Difatti, le continue mo<strong>di</strong>fiche dell’impiantotermico sperimentale, orientate sulla base delle in<strong>di</strong>cazioni ottenute dalle misure analitiche delleemissioni, hanno prodotto sistemi con prestazioni ambientali sempre più comparabili con i<strong>di</strong>spositivi termici alimentati a biomasse legnose (a parità <strong>di</strong> classe <strong>di</strong> potenza).A valle <strong>di</strong> queste sessioni <strong>di</strong> prova, l’opinione è che vi sono margini <strong>di</strong> miglioramento significatividelle prestazioni del <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> combustione. Ciò, anche in considerazione del fatto che lacaldaia target <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o, ottimizzata per l’inserimento nei contesti rurali, dovrà esserecaratterizzata, presumibilmente, da potenze termiche <strong>di</strong> scala superiore (circa 1 MWt) rispetto aquella utilizzata nelle sessioni sperimentali <strong>di</strong> questo lavoro. Ciò permetterà <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> maggioripossibilità operative nella messa a punto <strong>di</strong> particolari dettagli impiantistici (bruciatore, corpocaldaia, ecc.) e funzionali del <strong>di</strong>spositivo. Elementi quali il controllo della portata dei gas <strong>di</strong> ricircolo,la <strong>gestione</strong> delle temperature <strong>di</strong> combustione attraverso la regolazione dell’aria primaria esecondaria, il livello <strong>di</strong> preriscaldamento dei flussi <strong>di</strong> aria in camera <strong>di</strong> combustione (tecnologie <strong>di</strong>controllo) rappresentano alcune delle più importanti modalità <strong>di</strong> ottimizzazione del <strong>di</strong>spositivotermico, sia per ciò che concerne gli aspetti ambientali (controllo delle concentrazioni <strong>degli</strong>inquinanti nelle emissioni gassose) che per gli aspetti <strong>di</strong> prestazione energetica.Si è del parere, quin<strong>di</strong>, che la fase sperimentale su piccola scala sia esaurita e che gli elementiemersi siano sufficienti per sviluppare un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> potenzialità compatibile con le esigenzeproduttive dei contesti in cui si intende introdurlo. In questo passaggio <strong>di</strong> sviluppo e <strong>di</strong> primaapplicazione in un contesto reale, appare utile affiancare un’attività analitica <strong>di</strong> controllo conmodalità e strumenti simili a quelli proposti in questo lavoro. Da questa attività si <strong>di</strong>sporranno <strong>di</strong>elementi utili per verificare l’affidabilità ambientale della caldaia nel lungo periodo <strong>di</strong> esercizio inrelazione anche alle caratteristiche della materia prima combustibile utilizzata.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 125


5 – ALTRI RISULTATI E PRODOTTI5.1 - Corretta modalità <strong>di</strong> campionamento e corretta determinazione del contenuto <strong>di</strong>elementi fertilizzanti presenti negli e.a.Nell’ambito <strong>di</strong> apposita Convenzione tra <strong>ARAL</strong> e UniMI - DiProVe, si sono realizzate le analisi <strong>di</strong>laboratorio richieste dall’attività <strong>degli</strong> Ambiti operativi e, anche grazie all’acquisizione <strong>di</strong>un’apparecchiatura NIR Lab-POD, a conseguire risultati sod<strong>di</strong>sfacenti, in merito a quantoin<strong>di</strong>viduato tra gli “obiettivi specifici” del Progetto iniziale, come “in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un modelloprocedurale per la corretta determinazione del contenuto <strong>di</strong> elementi fertilizzanti presenti negli e.a.in<strong>di</strong>cando una corretta modalità <strong>di</strong> campionamento e elaborando una procedura analitica rapidaed economica, eventualmente applicabile ad ogni singola <strong>di</strong>stribuzione in campo (spettroscopiaNIR (Near Infra-Red)).La <strong>valorizzazione</strong> <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> presuppone un razionale impiego del refluo qualematrice fertilizzante da impiegarsi nella concimazione delle colture aziendali.Uno dei fattori <strong>di</strong> fondamentale importanza, oltre alle modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, risiede in unaprecisa determinazione del contenuto <strong>di</strong> elementi nutritivi presenti nel refluo zootecnico.Esistono numerosi dati tabellari che danno in<strong>di</strong>cazioni relative ad un contenuto me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Azoto,Fosforo e Potassio. Alcuni <strong>di</strong> questi sono alla base <strong>di</strong> procedure informatiche atte alladeterminazioni <strong>di</strong> piani <strong>di</strong> concimazione, compresa la Procedura Gestione Nitrati, utilizzata inLombar<strong>di</strong>a per le comunicazioni aziendali cogenti ai sensi della dgr 5868/2007.Pur fornendo un utile or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza per stabilire il contenuto <strong>di</strong> macroelementi utilizzatidurante la fertilizzazione organica, non si può trascurare che in ogni azienda zootecnica esiste unaestrema variabilità in relazione a tali contenuti, con particolare riguardo ai macroelementi utili allacoltura.Tale variabilità trova ragione, oltre nelle possibili variazioni alimentari, che possono essere ingenere contenute, nelle caratteristiche <strong>di</strong> stabulazione della mandria, nei fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>luizione dovutialle acque impiegate nella sala <strong>di</strong> mungitura ed alle acque piovane incidenti sui paddock e talvoltaa quelle incidenti sui tetti in strutture sprovviste <strong>di</strong> pluviali.Tutto ciò pone la necessità <strong>di</strong> poter determinare con sufficiente precisione le caratteristichedell’effluente me<strong>di</strong>ante un’analisi chimico fisica, svolta presso laboratori qualificati con tempi me<strong>di</strong>olunghi.La determinazione analitica trova però un ostacolo tecnico nel prelievo <strong>di</strong> un campione che siarealmente rappresentativo del refluo utilizzato in campo.I valori riscontrabili possono variare sia se prelevati in epoche <strong>di</strong>fferenti, tenendo conto della<strong>di</strong>versa piovosità, sia in relazione al punto <strong>di</strong> prelievo ed alle modalità impiegate.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 126


La <strong>di</strong>namica dell’effluente in una struttura <strong>di</strong> stoccaggio pone nei mesi, una stratificazione verticalecon se<strong>di</strong>mentazione sul fondo <strong>di</strong> parte dei soli<strong>di</strong> contenuti, nel caso <strong>di</strong> deiezioni suine, ed unadoppia stratificazione sia sul fondo che in superficie per i reflui bovini.Il campionamento dovrà, quin<strong>di</strong> tener conto <strong>di</strong> queste evidenze ponendo la necessità <strong>di</strong> campionifatti a <strong>di</strong>verse altezze e opportunamente miscelati.Nell’ambito del Progetto Pilota, si è voluto verificare la reale <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> valori analitici con prelievilocalizzati a <strong>di</strong>verse altezze nelle vasche <strong>di</strong> stoccaggio presenti nell’azienda seguita nell’Ambito 1.Si tratta <strong>di</strong> azienda suinicola <strong>di</strong> circa 9200 suini all’ingrasso, ed una produzione annua <strong>di</strong> 19.676mc; la caratterizzazione tabellare dedotta dalla Procedura Gestione Nitrati mostra un contenutome<strong>di</strong>o in g/kg pari a 2,57 per l’azoto totale, 2,45 per la P 2 O 5 , 2,81 per K 2 O.Lo stoccaggio avviene due vasche con capienza, per ognuna, <strong>di</strong> 6.583 metri cubi, ed unaprofon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 4,9 m.I prelievi sono stati effettuati me<strong>di</strong>ante un tubo sommerso, collegato a pompa <strong>di</strong> aspirazione; ilpescante condotto da un galleggiante, sotteso con una fune trasversalmente <strong>di</strong>sposta sulle vasca,consentiva <strong>di</strong> volta in volta, <strong>di</strong> operare il prelievo alle profon<strong>di</strong>tà desiderate ed in <strong>di</strong>versi settori dellavasca.Le altezze <strong>di</strong> prelievo sono state, rispetto alla superficie del liquame, in un momento in cui lacapienza era massima, rispettivamente –0,9; –2,5; –4,0 m, rispettivamente in corrispondenza dei4 angoli ed al centro.Nella tabella 5.1 sono evidenziati i singoli valori riscontrati nella totalità dei risultati analitici e nellafigura 5.1 sono in<strong>di</strong>cati i valori me<strong>di</strong>.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 127


ID_lab vascone H prelievo posizione N-NH4 g/kg tq N_tot g/kg tq ss% Ceneri % ss pH CE(mS/cm) C tot%ss MgO g/kg tq CaO g/kg tq15 A 0,9 angolo 1 0,87 0,95 0,4 91 8,4 11,2 13,3 0,07 0,2023 A 2,5 angolo 1 0,88 0,94 0,5 70 8,4 11,4 12,2 0,09 0,2132 A 4 angolo 1 0,96 1,19 1,0 48 8,2 11,5 22,8 0,33 0,5320 B 0,9 angolo 1 0,49 0,55 0,3 67 8,3 6,5 13,3 0,06 0,1942 B 2,5 angolo 1 0,98 1,09 0,6 67 8,4 12,2 12,5 0,10 0,2314 B 4 angolo 1 1,92 3,42 4,5 35 8,1 12,1 30,8 2,30 3,2331 A 0,9 angolo 2 0,80 0,89 0,5 75 8,4 10,4 12,6 0,08 0,2136 A 2,5 angolo 2 0,86 0,95 0,5 72 7,4 11,5 11,9 0,09 0,2135 A 4 angolo 2 1,73 2,94 4,0 38 7,8 11,3 30,5 2,33 2,5418 B 0,9 angolo 2 0,93 1,00 0,6 69 8,3 12,0 12,0 0,09 0,2243 B 2,5 angolo 2 0,96 1,05 0,5 72 8,4 12,1 12,0 0,09 0,2238 B 4 angolo 2 1,58 2,55 3,1 41 8,0 12,3 29,1 1,62 2,1829 A 0,9 angolo 3 0,69 0,75 0,4 69 8,2 9,0 13,1 0,07 0,2039 A 2,5 angolo 3 0,52 0,57 0,3 65 8,2 6,5 14,7 0,06 0,2121 A 4 angolo 3 0,98 1,22 1,0 54 8,2 11,5 22,7 0,37 0,4933 B 0,9 angolo 3 0,94 1,02 0,5 74 8,2 12,1 12,0 0,09 0,2226 B 2,5 angolo 3 0,98 1,07 0,5 72 8,3 12,1 12,4 0,09 0,2224 B 4 angolo 3 1,88 3,44 4,7 38 7,9 11,4 29,5 2,50 3,3728 A 0,9 angolo 4 0,87 0,96 0,5 73 8,4 11,3 12,3 0,09 0,2037 A 2,5 angolo 4 0,79 0,86 0,5 69 7,4 10,3 12,4 0,08 0,2140 A 4 angolo 4 2,27 4,20 6,1 36 7,7 11,1 31,4 3,73 3,8919 B 0,9 angolo 4 0,93 1,00 0,5 72 8,2 12,1 11,9 0,09 0,2125 B 2,5 angolo 4 0,99 1,08 0,5 72 8,4 12,2 12,1 0,10 0,2234 B 4 angolo 4 1,60 2,64 3,3 41 7,8 12,4 28,9 1,84 2,4513 A 0,9 centro 0,92 0,95 0,4 97 8,5 11,2 15,4 0,09 0,2522 A 2,5 centro 0,76 0,83 0,5 60 8,4 10,0 12,2 0,07 0,1930 A 4 centro 0,87 0,94 0,5 73 8,3 11,5 11,9 0,08 0,1916 B 0,9 centro 0,62 0,70 0,4 69 8,2 8,1 12,6 0,07 0,1927 B 2,5 centro 0,60 0,64 0,4 66 8,1 7,7 13,8 0,08 0,2141 B fondo centro 2,40 4,67 7,0 37 7,8 11,3 29,5 3,74 5,11tabella 5.1Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 128


5,004,504,003,50g/kg3,002,502,00S.S.%N totN ammP2O5K2O1,501,000,500,00- 0,9 - 2,5 - 4altezza <strong>di</strong> prelievofigura 5.1Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 129


Appare evidente come la variabilità risulti marcata, come <strong>di</strong> conseguenza l’impossibilità <strong>di</strong> fornireuna fertilizzazione con parametri certi.Per ottenere un prodotto uniforme, all’atto della <strong>di</strong>stribuzione, risulta necessario miscelareadeguatamente il refluo nella vasca <strong>di</strong> stoccaggio per un periodo, chiaramente <strong>di</strong>pendente dalle<strong>di</strong>mensioni della stessa, ma in genere almeno dell’or<strong>di</strong>ne delle 24 ore.Tale pratica non viene quasi mai attuata sia per mancanza, talvolta, <strong>di</strong> adeguati mezzi tecnici, siaper il <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico richiesto.Non va neppure trascurato che le recenti acquisizioni in termini <strong>di</strong> emissioni ammoniacali inatmosfera, consigliano <strong>di</strong> limitare al massimo le movimentazioni delle deiezioni stoccate.Per poter promuovere un ricorso alla determinazione analitica risulta necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong>approcci improntati a criteri <strong>di</strong> economicità, rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> risposta e contemporaneamente applicabili<strong>di</strong>rettamente in campo nel corso del trasporto o della stessa <strong>di</strong>stribuzione.In questo ambito, nel corso del Progetto, si sono realizzate prove al fine <strong>di</strong> verificare la possibilità<strong>di</strong> un applicazione <strong>di</strong> analisi rapida dei liquami zootecnici ricorrendo alla spettroscopia in riflettanza<strong>di</strong>ffusa nel vicino infrarosso (NIR – Near infraRed spectroscopy).I risultati tecnico-scientifici delle prove effettuate nell’ambito della collaborazione con ilDipartimento <strong>di</strong> Produzione Vegetale dell’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, sono illustrati nellarelazione redatta dal DiProVe.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 130


5.1.1 INTRODUZIONEIl complessivo quadro normativo comunitario (Reg. CE n. 1257/1999; Reg. CE 817/2004) enazionale (D. Lgs. n. 152 del 11/09/92, D.M. 07/04/06) delinea una strategia <strong>di</strong> <strong>gestione</strong> dei liquamizootecnici improntata alla <strong>loro</strong> <strong>valorizzazione</strong> agronomica ed alla tutela della qualità dei corpiidrici, sia superficiali, sia profon<strong>di</strong>.Un aspetto centrale <strong>di</strong> tale strategia è costituito dal ricorso ai piani <strong>di</strong> concimazione basati sullacompilazione <strong>di</strong> un bilancio dei nutrienti (Grignani et al., 2003) che tuttavia include <strong>di</strong>verse fontid’incertezza: i) l’accuratezza dei dati compositivi del suolo, delle colture, e dei fertilizzanti impiegati;ii) la bontà <strong>di</strong> stima dei processi biologici e chimici in seno al suolo; iii) la variabilità del tempometeorologico nel corso della stagione <strong>di</strong> coltivazione.Focalizzando l’attenzione sulla prima fonte, si evidenzia che i dati compositivi dei liquamizootecnici risultano particolarmente incerti quando si faccia riferimento a tabelle <strong>di</strong> composizioneme<strong>di</strong>a, così come prescritto nella normativa corrente. Tali materiali presentano, infatti, una fortevariabilità (Marino et al. 2008; MIPAF, 1998) che trae origine da variazioni della composizione <strong>di</strong>stalla e della razione, dall’andamento meteorologico, dalla durata e dal tipo <strong>di</strong> stoccaggio.Stanti il basso costo dei concimi <strong>di</strong> sintesi, l’elevato costo del campionamento e delle analisi, itempi d’attesa per ottenere i risultati analitici e l’assenza <strong>di</strong> un obbligo <strong>di</strong> analizzare i liquami, <strong>di</strong>fatto gli agricoltori preferiscono far fronte all’incertezza del bilancio applicando dosi ridondanti <strong>di</strong>concimi <strong>di</strong> sintesi. In questo contesto, per favorire il ricorso alle analisi, occorre sviluppare approccianalitici e <strong>di</strong> servizio improntati a criteri <strong>di</strong> economicità, rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> risposta e, possibilmente,applicabilità <strong>di</strong>retta in campo, magari nel corso del trasporto e della <strong>di</strong>stribuzione (Scotford et al.,1998a).Un primo approccio sviluppato per la caratterizzazione rapida dei liquami, che tuttavia non hatrovato applicazione, è stato quello dello sfruttamento delle regressioni tra variabili rapidamente edeconomicamente determinabili, con altre <strong>di</strong> maggior interesse agronomico.In particolare, sono state proposte le misure della conduttività elettrica (Stevens et al., 1995), delladensità (Scotford et al., 1998a, 1998b) e della sostanza secca (Higgins et al., 2004). La misuradella conduttività elettrica, che appariva essere la più promettente perché effettivamenteintegrabile nei <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei reflui, ha fornito dati d’interesse per la stima dell’azotoammoniacale ma non per altre variabili quali azoto totale, fosforo e potassio (Marino et al. 2008).E’ da mettere in evidenza inoltre che i parametri e le prestazioni <strong>di</strong> queste regressioni possonovariare in funzione delle caratteristiche della popolazione <strong>di</strong> liquami oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o (specie econ<strong>di</strong>zioni locali). Per esempio, Scotford e coautori (1998b) confrontando le regressioni <strong>di</strong> quattroset campionari afferenti a quattro paesi <strong>di</strong>versi (Inghilterra, Germania, Irlanda e Italia), rilevava chela relazione tra conduttività elettrica e azoto ammoniacale spiegava una quota della varianza totalevariabile dal 39 % (Italia) al 92% (Germania), e i parametri proposti <strong>di</strong>fferivano a seconda dellatipologia <strong>di</strong> liquame e del paese <strong>di</strong> provenienza (Scotford et al., 1998b).Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 133


Van Kessel, 2000; Malley et al.2002; Saeys et al., 2005; Sorensen et al., 2007; De Ferrari et al.,2008)I risultati ottenuti dai <strong>di</strong>versi autori presentano una certa variabilità riconducibile alla naturacomplessa ed eterogenea dei campioni oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, al range <strong>di</strong> variazione dellaconcentrazione <strong>degli</strong> analiti e della sostanza secca, al range <strong>di</strong> lunghezza d’onda utilizzato, allamodalità <strong>di</strong> acquisizione <strong>degli</strong> spettri (trasmissione, riflettanza, transflettanza), e alla modalità <strong>di</strong>presentazione del campione durante le scansioni. Per l’acquisizione <strong>degli</strong> spettri sono state infattiutilizzate sia cuvette porta-campione, per misure sia in riflettanza che in transflettanza (Malley etal., 2002 e 2005; Saeys et al., 2005; Sorensen et al., 2007; Xing et al., 2008; De Ferrari et al.,2008), sia sacchetti porta campioni (Millmier et al., 2000; Reeves e Van Kessel, 2000b), sia sondea fibre ottiche (Reeves e Van Kessel, 2000; Saeys 2005a, 2005b; Dolud et al.,2005).L’impostazione sperimentale ed i risultati dei lavori <strong>di</strong> calibrazione reperiti in letteratura sonoriportati in Tab.1 e Tab. 2.5.1.1.2 Applicazioni NIRS con strumenti da bancoLa strumentazione NIR da laboratorio, a fronte <strong>di</strong> ottime prestazioni nella determinazione <strong>di</strong> granparte <strong>degli</strong> analiti <strong>di</strong> interesse agronomico presenti nei reflui zootecnici, presenta delle limitazioniper quanto riguarda il costo, il peso, l’ingombro, la flessibilità <strong>di</strong> utilizzo e la possibilità <strong>di</strong> un uso inazienda o in campo. Lo sviluppo <strong>di</strong> calibrazioni NIR, per la determinazione rapida dellacomposizione dei liquami, per un uso rutinario da laboratorio è stato condotto in molte ricerche.Reeves e Van Kessel (2000) scansionarono campioni <strong>di</strong> liquame bovino contenuti in sacchetti <strong>di</strong>plastica nella regione NIR da 1100-2500 nm ottenendo buoni risultati per quanto riguarda le formeazotate, la sostanza secca ed il carbonio totale, i coefficienti <strong>di</strong> regressione R 2 ottenuti tra i valoristimati (NIR) ed i valori ottenuti con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> riferimento sono stati rispettivamente 0.94 per N-NH 4 , 0.90 per Ntot, 0.92 per Ctot, 0.89 per Ss, mentre risultarono scadenti per P e K.Saeys e coautori (2004) confrontarono le modalità <strong>di</strong> acquisizione <strong>degli</strong> spettri in riflettanza e intransflettanza per stimare la concentrazione <strong>di</strong> elementi nutritivi nei liquami suini. In modalità <strong>di</strong>riflettanza, adottando un modello <strong>di</strong> regressione in cross validazione, riscontrarono buone capacitàpre<strong>di</strong>ttive per Ntot e K, con valori del coefficiente <strong>di</strong> regressione R 2 rispettivamente <strong>di</strong> 0.89 e 0.84 evalori <strong>di</strong> RPD (in<strong>di</strong>ce descritto nel paragrafo 2.4) <strong>di</strong> 3 e 2.60. Per quanto riguarda l’ N-NH 4 , la stimarisultò più incerta, con valori <strong>di</strong> R 2 pari a 0.77 e valori <strong>di</strong> RPD pari a 2.10. In modalità <strong>di</strong>transflettanza le stime risultarono molto buone per Ntot, con valori <strong>di</strong> R 2 <strong>di</strong> 0.92 e <strong>di</strong> RPD <strong>di</strong> 3.46, ebuone per Ss, Ctot, K, con valori <strong>di</strong> R 2 compresi tra 0.81 e 0.90 e RPD tra 2.5 e 3. Diversamente,le stime <strong>di</strong> N-NH 4 , P e magnesio (Mg) risultarono approssimative, con valori <strong>di</strong> R 2 tra 0.66 e 0.83e valori <strong>di</strong> RPD tra 2 e 2.5. Complessivamente, dal confronto emersero migliori prestazioni inmodalità <strong>di</strong> transflettanza; queste sono spiegabili considerando che in modalità <strong>di</strong> riflettanza <strong>di</strong>ffusail debole scattering dei campioni con basse concentrazioni <strong>di</strong> sostanza secca fa si che ra<strong>di</strong>azioneProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 135


su <strong>di</strong> essi in<strong>di</strong>rizzata si estingua, per assorbimento da parte dell’acqua, prima <strong>di</strong> poter essereriflessa verso il detector da parte dei soli<strong>di</strong> sospesi. In questa situazione, il risultato è l’ottenimento<strong>di</strong> uno spettro <strong>di</strong> scarsa utilità caratterizzato da un basso rapporto segnale/rumore.In un lavoro effettuato da Xing et al. (2008) su un campione <strong>di</strong> 91 liquami, il metodo NIR fornìstime accurate per quanto riguarda la concentrazione <strong>di</strong> Ss, Ctot, Ntot e N-NH 4 , con coefficienti <strong>di</strong>regressione in validazione R 2 e valori <strong>di</strong> RPD (tra parentesi) rispettivamente <strong>di</strong> 0.86 (2.68), 0.89(2.91), 0.88 (2.75) e 0.88 (2.62). Risultarono invece approssimative le stime del fosforo 0.80 (2.01)e <strong>di</strong> scarso valore applicativo quelle <strong>di</strong> K, rame (Cu), ferro (Fe), Mg e so<strong>di</strong>o (Na).Sørensen e coautori (2007) in un lavoro <strong>di</strong> ricerca sull’applicabilità delle misure NIR in riflettanzaper l’analisi <strong>di</strong> liquame bovino e suino ottennero valori <strong>di</strong> R 2 pari a 0.97, 0.94, 0.92 e 0.88 per levariabili Ss, Ntot, N-NH 4 e P rispettivamente. I valori <strong>di</strong> RPD risultarono essere per le <strong>di</strong>fferentivariabili pari a 6.2 (Ss), 4.2 (Ntot), 3.8(N-NH 4 ) e 3.6 (P). Le validazioni relative a Ctot e all’azoto<strong>di</strong>sponibile per le piante fornirono valori <strong>di</strong> R 2 pari a 0.94 e 0.89, sovrapponibili con quelli <strong>di</strong> Ss e N-NH 4 , probabilmente in conseguenza dell’esistenza <strong>di</strong> correlazione tra variabili. Per gli elementi K,Mg, Ca, Na, zolfo (S), Cu e zinco (Zn) le calibrazioni risultarono invece poco accurate.De Ferrari e coautori (2008) in uno stu<strong>di</strong>o su un campione <strong>di</strong> 101 liquami bovini, in validazionein<strong>di</strong>pendente, ottennero coefficienti <strong>di</strong> regressione R 2 e valori <strong>di</strong> RPD rispettivamente <strong>di</strong> 0.95 e 3.3per la sostanza secca; 0.74 e 1.7 per le ceneri; 0.90 e 2.5 per l’azoto totale; 0.83 e 2.4 per l’azotoammoniacale; 0.92 e 3.4 per il carbonio totale; 0.78 e 2.1 per il fosforo totale. Gli autori nonrilevarono invece utili capacità pre<strong>di</strong>ttive per la conducibilità elettrica (Ce), il pH e K.Dalle pubblicazioni sull’argomento si evince chiaramente che tramite gli spettroscopi da banco sipuò pervenire ad una stima della composizione dei liquami sicuramente utile per la <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong>agronomica, almeno per fronteggiare le importanti problematiche del’azoto e del fosforo.5.1.1.3 Applicazioni NIRS con strumenti portatiliNegli ultimi anni la tecnica e l’hardware NIR hanno fatto notevoli progressi mettendo a <strong>di</strong>sposizionestrumenti basati su dectors <strong>di</strong>ode arrays e su tecnologia MEMS (Micro Electro-MechanicalSystem), privi <strong>di</strong> qualsiasi parte in movimento, molto robusti e resistenti alle sollecitazionimeccaniche, termicamente stabili e molto rapi<strong>di</strong> nella lettura del campione. Il <strong>loro</strong> accoppiamentocon sonde a fibre ottiche permette inoltre una grande flessibilità nell’acquisizione <strong>degli</strong> spettri,rendendo tali sistemi idonei ad impieghi <strong>di</strong> campo on-site e on-line, anche tramite il ricorso allaprogettazione <strong>di</strong> celle a flusso (Fig. 5.2) o posizionamento <strong>di</strong>retto della sonda su carro botte tramiteun <strong>di</strong>spositivo a finestra (Reeves e Van Kessel, 2000; Saeys, 2005, 2005b; Dolud et al., 2005).Malley e coautori (2001) utilizzando uno spettrometro NIR portatile da campo con un range <strong>di</strong>lavoro compreso tra 950 e 1680 nm per l’analisi <strong>di</strong> 121 campioni <strong>di</strong> liquame suino, ha ottenutobuone prestazioni nella determinazione del P solubile (R 2 > 0.9 e RPD > 3), modeste per Ntot, N-NH 4 , pH e C in sospensione (R 2 = 0.8-0.9, RPD = 2.5-3) e scarse per la CE.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 136


Sayes e coautori (2005a) hanno scansionarono 169 liquami suini in modalità <strong>di</strong> riflettanza usandouno strumento portatile a <strong>di</strong>ode array con un range 400-1710 nm, arrivando a concludere chestime quantitative approssimative potevano essere fatte per Ntot, N-NH 4 e K mentre per SS, P,Mg era solo possibile <strong>di</strong>scriminare tra alte o basse concentrazioni.In un altro lavoro Sayes e coautori (2005b) stu<strong>di</strong>arono la possibilità <strong>di</strong> utilizzare uno spettrometroportatile con range 400-1710 nm in modalità <strong>di</strong> riflettanza, accoppiato con una sonda a fibre ottichee relativa sorgente per eseguire misurazioni in campo su liquami suini. Le performance cheottennero in validazione in<strong>di</strong>pendente furono: buone, per il contenuto <strong>di</strong> Ss e <strong>di</strong> sostanza organica,con valori <strong>di</strong> R 2 maggiori <strong>di</strong> 0.9 e RPD compresi tra 3 e 4; <strong>di</strong>screte, per il contenuto <strong>di</strong> Ntot (R 2 0.8 -0.9, RPD 2.25-3); sufficienti, per N-NH 4, P e Mg (R 2 = 0.7 – 0.8, RPD = 1.75 – 2.25). Per Ca e K lestime furono invece utili solo per una <strong>di</strong>stinzione tra alti e bassi valori.Moschner e coautori (2010) hanno testarono un sistema on-line per la determinazione dellaconcentrazione <strong>di</strong> nutrienti durante la <strong>di</strong>stribuzione in campo dei liquami. La strumentazione NIR(uno spettroscopio Polytec PSS1720 equipaggiato con sensore InGaS a <strong>di</strong>ode array con rangespettrale da 850 a 1650 nm) è stata adattata e posizionata su <strong>di</strong> un carro botte, la fibra ottica ed ilsensore sono stati collocati sul tubo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, in modo da poter effettuare misure <strong>di</strong>namichedurante il riempimento, la miscelazione e l’applicazione del liquame. Una valvola vicino al sensorepermetteva il prelevamento <strong>di</strong> campione per le analisi <strong>di</strong> riferimento. I risultati ottenuti, su uncampione <strong>di</strong> 163 liquami evidenziarono capacità pre<strong>di</strong>ttive <strong>di</strong> interesse applicativo per Ss, Ntot, N-NH 4 , P e K, con i seguenti valori <strong>di</strong> R 2 e RPD (tra parentesi): Ss, 0.81 (2.32); Ntot, 0.77 (2.09); N-NH 4 , 0.97 (5.4); P, 0.81 (2.23); K, 0.88 (2.69).Fig. 5.2 – Spettroscopio Corona 45 Zeiss con cella a flussoPer quanto attiene l’informazione presente nelle <strong>di</strong>verse regioni spettrali, Reeves e Van Kessel(2000a,b) e Sørensen e coautori (2007) rilevarono che, riducendo il range spettrale da 400-2500nm a 1100-2500 nm, le prestazioni risultavano sostanzialmente immutate nel caso deicampioni con basso contenuto <strong>di</strong> sostanza secca. Gli autori evidenziarono inoltre la grandeimportanza delle lunghezze d’onda comprese tra 1800 e 2500 nm per stimare il contenuto <strong>di</strong>nutrienti nei liquami zootecnici. (tabelle 5.2 e 5.3)Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 137


AutoriRefluin°. <strong>di</strong>campioniRange<strong>di</strong> Ss(%)Tecnica NIRRangespettrale(nm)Spettroscopio Validazione U.M. *Reeves andvan Kessel(2000b)Bovini 99 1.4 -21.7Riflettanza insacchetti1100-2500FOSS NIRsystem 6500CV leavesone- outg/kgMillmier etal. (2000)Suini 174 0.37-45Riflettanza insacchetti400-2500FOSS NIRsystem 6500CV leavesone- out%SsMillmier etal. (2000)Suini 100 0.1-2.25Riflettanza insacchetti400-2500FOSS NIRsystem 6500CV leavesone- out%SsMalley et al.(2001)Suini 121 1-11 Riflettanza 950-1680Corona 45ZEISSCV leavesone- outg/lMalley et al.(2002)Suini 74 0 -11.6 Transflettanza 400-2500FOSS NIRsystem 6500Setin<strong>di</strong>pendenteg/l o g/kgYe et al.(2005)Suini 85 1.1-16.1Riflettanza insacchetti1100-2500FOSS NIRsystem 6500CV leavesone- outg/kgSayes et al.(2005b)Suini 420 0.4 -21.3Riflettanza incuvetta confibra ottica306-1710Corona 45ZEISSSetin<strong>di</strong>pendenteg/lSayes et al.(2005c)Suini 194 0.4 -17.5Riflettanza incuvetta400-2500FOSS NIRsystem 6500CV leavesone- outg/lSayes et al.(2005c)Suini 194 0.4 -17.5 Transflettanza 400-2500FOSS NIRsystem 6500CV leavesone- outg/lM.Dolud(2005)Suini 128 4.4 - 15Transflettanzain Celle aflusso960 - 1690Corona 45ZEISSSetin<strong>di</strong>pendenteg/kgSorensen etal. (2007)Suini+bovini255 0.85-13Riflettanza insacchetti1200-2400FOSS NIRsystem 6500Setin<strong>di</strong>pendenteg/kgDe Ferrariet al. (2008)Bovini 101 1.6 -16.2Riflettanza incuvetta1100-2500FOSS NIRsystem 5000Setin<strong>di</strong>pendenteg/kgXing et al .(2008)Letami 91 24 - 48Riflettanza incuvetta1100-2500Spectrum oneNTS NIRSsystemSetin<strong>di</strong>pendenteg/kgMoschner etal. (2010)Liquami 163 1.4 - 6.8Riflettanza sucarro850 - 1650Polytec PSS1720Setin<strong>di</strong>pendenteg/kg* U.M.: Unità <strong>di</strong> misuraTab. 5.2 – Rassegna dei lavori relativi ad applicazioni <strong>di</strong> spettroscopia NIR per la caratterizzazione dei refluizootecnici: descrizione del set campionario, <strong>degli</strong> spettroscopi e delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> acquisizione <strong>degli</strong> spettri.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 138


Autori In<strong>di</strong>ce Ss Ctot N-NH 4 Ntot P KReeves and vanKessel (2000b)Millmier et al.(2000)Millmier et al.(2000)Malley et al. (2001)Malley et al. (2002)Sayes et al. (2005b)Sayes et al. (2005c)RiflettanzaSayes et al. (2005c)transflettanzaYe et al. (2005)M.Dolud (2005)Sorensen et al. 2007De Ferrari et al.(2008)Xing et al . (2008)Moschner et al.(2010)R 2 0.89 0.92 0.94 0.91 / /SEP 14.1 5.2 0.18 0.44 / /RPD 3.11 3.46 3.9 3.4 / /RER 14.4 16.75 19.4 19.3 / /R 2 0.85 / 0.62 0.81 0.48 0.79SEP 15.8 / 2.76 2.77 0.51 2.03RPD / / / / / /RER 11.1 / 8 9.8 8.4 8.9R 2 0.9 / 0.62 0.69 0.61 0.71SEP 0.08 / 3.81 3.36 0.44 2.23RPD / / / / / /RER 11.1 / 7 8.2 6.8 9R 2 / 0.87 ** 0.83 0.88 * 0.89 *** /SEP / 3.70 ** 0.45 0.44 * 0.23 *** /RPD / 2.71 ** 2.47 2.75 * 3.11 *** /RER / 14.8 ** 11.07 12.7 * 16.5 *** /R 2 0.94 / 0.79 0.78 * 0.91 *** /SEP 0.69 / 0.37 0.39 * 0.15 *** /RPD 4.11 / 2.2 2.1 * 3.40 *** /RER 16.35 / 9.1 8.1 * 11.7 *** /R 2 0.91 0.9 0.76 0.86 0.75 0.69SEP 12 5.33 1.12 1.22 1.12 1.15RPD 3.22 3 2 2.63 1.78 1.68RER 14.8 14.6 10.1 14.4 3.58 6.7R 2 0.75 0.73 0.77 0.89 0.67 0.84SEP 21.1 8.83 1.22 1.22 1.37 0.98RPD 1.99 1.92 2.1 3 1.73 2.6RER 8.1 8.4 8.75 11.45 7.96 10.41R 2 0.86 0.85 0.76 0.92 0.81 0.83SEP 15.5 6.64 1.24 1.05 1.02 1.02RPD 2.71 2.55 2.06 3.46 2.33 2.5RER 11 11.14 8.61 13.3 10.7 10R 2 0.92 / 0.91 0.91 0.9 0.87SEP 6.8 / 0.14 0.21 0.32 0.2RPD 4.8 / 4.52 4.58 4.72 3.05RER 22 / 26.7 23.8 20.6 12.9R 2 0.97 / 0.88 0.94 / /SEP 0.34 / 0.24 0.32 / /RPD 3.46 / 1.88 3.06 / /RER 31 / 11.7 18.1 / /R 2 0.97 0.94 0.92 0.94 0.88 0.55SEP 6.1 3.1 0.37 0.43 0.16 0.64RPD 6.2 5.4 3.8 4.2 3.6 1.6RER 23.7 22.7 17.5 21 14.1 7R 2 0.95 0.92 0.83 0.9 0.79 0.19SEP 9.5 3.74 0.18 0.32 0.13 0.67RPD 3.3 3.4 2.4 2.5 2.1 1.1RER 12.1 12.3 10 9.6 8.4 4.4R 2 0.86 0.89 0.88 0.88 0.8 0.58SEP 19.5 3.58 0.86 1.13 0.56 0.85RPD 2.68 2.91 2.62 2.75 2.01 1.51RER / / / / / /R 2 0.81 / 0.97 0.77 0.81 0.88SEP 5.5 / 0.14 0.23 0.26 0.16RPD 2.32 / 5.4 2.09 2.23 2.69RER 9.8 / 17.1 15.7 7.3 11.3I risultati del SEP sono espressi tutti in g/kg ad eccezione <strong>di</strong> Millmier et al.(2000) erspressi come % Ss* Total <strong>di</strong>ssolved N ** Suspended C *** Total <strong>di</strong>ssolved PTab. 5.3 - Rassegna dei lavori relativi ad applicazioni <strong>di</strong> spettroscopia NIR per la caratterizzazione dei refluizootecnici: in<strong>di</strong>ci statistici delle calibrazioni ottenute.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 139


5.1.1.4 Obiettivi del presente lavoroNel presente lavoro sono state indagate le performance <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi spettroscopi NIR nella stimadella composizione <strong>di</strong> reflui zootecnici bovini e suini ai fini della valutazione delle possibilitàapplicative a livello <strong>di</strong> laboratorio e <strong>di</strong> campo. Il confronto ha interessato strumenti da banco eportatili, basati su <strong>di</strong>verse tecnologie costruttive, con <strong>di</strong>versa estensione spettrale, ed appartenentia <strong>di</strong>verse fasce <strong>di</strong> prezzo.Complessivamente, sono stati utilizzati i seguenti spettroscopi: NIRFlex 500 (Büchi) ,NIRMaster(Büchi), NIRSystem 5000 (FOSS Tecator), Corona 45 (Zeiss), LAB POD TM (Polycromix).L’attenzione è stata particolarmente focalizzata sulla valutazione delle potenzialità dellospettroscopio LAB POD TM con range spettrale 1000-1800 nm basato su tecnologia MEMS, privo<strong>di</strong> parti in movimento e <strong>di</strong> basso costo, can<strong>di</strong>dato per applicazioni a bordo <strong>di</strong> macchine per la<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> reflui.Nel caso dei reflui bovini, caratterizzati da maggior contenuto <strong>di</strong> sostanza secca, rispetto ai refluisuini, è stato condotto un confronto delle prestazioni <strong>di</strong> LAB POD TM con altri tre strumenti,acquisendo gli spettri in modalità <strong>di</strong> riflettanza <strong>di</strong>ffusa.Nel caso dei reflui suini invece, a causa della <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ottenere spettri in riflettanza <strong>di</strong>ffusaeffettuando la scansione dei campioni tal quali, è stato stu<strong>di</strong>ato il miglioramento conseguibile conl’aggiunta <strong>di</strong> un materiale scatterante (sabbia silicea) e l’adozione <strong>di</strong> un transflettore con camminoottico <strong>di</strong> 1 mm.Visto che gli strumenti più economici hanno un range spettrale ridotto, è stata anche stu<strong>di</strong>ata lalocalizzazione delle informazioni nelle <strong>di</strong>verse regioni spettraliInfine, attraverso l’ampliamento del set <strong>di</strong> liquami suini con campioni <strong>di</strong> altro tipo (liquami bovini,liquami misti suino-bovini, reflui da <strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica e frazioni derivanti dalla separazionesolido-liquida <strong>di</strong> reflui) è stata stu<strong>di</strong>ata la possibilità <strong>di</strong> ottenere calibrazioni universali per i refluizootecnici.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 140


5.1.2 MATERIALI E METODI5.1.2.1 Descrizione dei set campionariIl primo set campionario utilizzato, costituito da 100 reflui bovini, derivava dal progetto <strong>di</strong> ricercaDINAMIRE – DINAmica <strong>di</strong> MIneralizzazione dei REflui zootecnici,- condotto dal DiProVe efinanziato dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a. La campagna <strong>di</strong> raccolta fu condotta nel corso della primavera2003 interessando 94 allevamenti eterogenei della Lombar<strong>di</strong>a e da allora la conservazione deicampioni è stata effettuata presso il Di.Pro.Ve., in congelatore a – 18°C, in barattoli <strong>di</strong> polietileneda 500 mlIl secondo set campionario, prevalentemente <strong>di</strong> liquami suini, è stato ottenuto nel 2010 nell’ambitodel progetto pilota “Valorizzazione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong>”, attuato dalS.A.T.A. (Servizio Assistenza Tecnica agli Allevamenti) e finanziato dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a.Il campionamento ha interessato 70 allevamenti della Lombar<strong>di</strong>a e prodotto 142 campioni cosìripartiti: :− 101 liquami suini (91 dei quali derivanti da or<strong>di</strong>nario stoccaggio e 9 da trattamento <strong>di</strong><strong>di</strong><strong>gestione</strong> anaerobica (DA),− 24 liquami bovini− 17 liquami misti suino-bovini <strong>di</strong> cui 12 dopo DA.Per i campioni <strong>di</strong> entrambi i set, la preparazione per le analisi, le metodologie d’analisi e lecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> conservazione sono state comuni.Appena arrivati in laboratorio, i campioni, <strong>di</strong> circa 2 litri, sono stati omogeneizzati (particelle con<strong>di</strong>ametro < <strong>di</strong> 50 μm) con Ultra Turrax T25 e <strong>di</strong>spersore S25N (IKA, Staufen, Germany),sud<strong>di</strong>visi in due sub campioni in contenitori da 500 ml ciascuno e successivamente conservati a –18 °C fino al momento dell’esecuzione delle analisi. Le analisi <strong>di</strong> chimica umida per quantoriguarda la sostanza secca (Ss), le ceneri, l’azoto totale (Ntot), l’azoto ammoniacale (N-NH 4 ), il pHe la conducibilità elettrica (CE) sono state eseguite sui campioni tal quali prima del congelamento,mentre quelle <strong>di</strong> carbonio totale (Ctot), fosforo totale (P), potassio totale (K), magnesio totale (Mg)e calcio totale (Ca), sui campioni essiccati a 105°C e macinati a 0.5mm con mulino ultracentrifugoZM100 (Retsch GmbH). Il contenuto <strong>di</strong> N organico (Norg) è stato calcolato sottraendo N-NH 4 aNtot. Sui campioni conservati a – 18 °C, dopo scongelamento, sono stati acquisiti gli spettri NIR .Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 141


5.1.2.2 Analisi <strong>di</strong> riferimentoLe analisi <strong>di</strong> riferimento sono state condotte con i meto<strong>di</strong> brevemente descritti nella Tabella 5.4.VariabileDescrizione del metodoSsEssicazione in stufa ventilata a 105°C fino a peso costanteCeneri Combustione in muffola a 550°CpHMisurazione con pHmetro (GLP 21, Crison)ECMisurazione con conduttimetro (OHM HD 9213, Delta)Ntot Di<strong>gestione</strong> acida (con H 2 SO 4 e catalizzatori) seguita da <strong>di</strong>stillazione e titolazione con H 2 SO 40.1NN-NH 4 Distillazione in presenza <strong>di</strong> eccesso <strong>di</strong> MgO e titolazione con H 2 SO 4 0.1NCtotAnalisi Elementare tramite analizzatore elementare CN (NA1500, Carlo Erba)P in reflui bovini Incenerimento a 550 °C, trattamento delle ceneri con HNO 3 e ripresa con HCl <strong>di</strong>luito.Determinazione colorimetrica al molibdato blue tramite analizzatore a flusso continuo(FIAstar 5000, Foss Tecator)P, K, Ca e Mg Di<strong>gestione</strong> acida a caldo (per H 2 NO 3 ) in forno a microonde (Multiwawe 3000, Anton Paar) edeterminazione tramite ICP-MS (820-MS, Varian)Tab. 5.4 - Meto<strong>di</strong> analitici <strong>di</strong> riferimentoQuale in<strong>di</strong>ce d’incertezza dei risultati forniti dai meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> riferimento, è stata adottata la deviazionestandard calcolata secondo l’equazione proposta da Skoog(1996):s =i∑∑n=1( x − x )∑iGLm2dove, per ciascun campione: x i è uguale al valore analitico della replica singola, x m è uguale allame<strong>di</strong>a dei valori <strong>di</strong> tutte le repliche e GL sono i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà ossia il numero <strong>di</strong> repliche analiticheper campione meno uno.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 142


5.1.2.3. Acquisizione <strong>degli</strong> spettri NIR ed elaborazioni chemiometricheCalibrazioni sul set <strong>di</strong> quami boviniPer l’acquisizione <strong>degli</strong> spettri NIR sono stati utilizzati gli spettroscopi e le impostazioni riportate inTab. 5.5.Strumentazione ecostruttoreNIRSystem 5000(FOSS Tecator AB)NIRFlex N-500(Büchi - Italia, Milano)Corona 45Tecnologia(Carl Zeiss - Germany)LAB POD TM (Polycromix Interferometro- Wilmington, MA) * MEMSRange spettrale erisoluzioneCampionatorescanperspettron.replicheMonocromatore 1100-2500; 2 nmLift con cuvette da¼ mantenute ferme64 2Interferometro etrasformata <strong>di</strong> 1000-2500; 8 cm -1 Cuvetta rotante 64 2FourierArray <strong>di</strong> <strong>di</strong>o<strong>di</strong> 960-1690; 10 nm Cuvetta rotante 32 21000-1800; 12 nm Cuvetta statica 80 3* accoppiato con Sonda Mobillight e fibraottica QP600-2-VIS-NIRTab. 5.5 - Strumentazioni e impostazioni per l’acquisizione <strong>degli</strong> spettri NIR del set <strong>di</strong> liquami bovini.NIRFlex N-500 (BÜCHI)NIRSystem 5000 (FOSS)Corona 45 (ZEISS)LAB POD TM (Polycromix)Fig. 5.3 - Apparecchiature NIR utilizzate nel presente lavoroProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 143


Gli spettri sono stati acquisiti sui campioni a temperatura ambiente (20°C) dopo scongelamento,termostatazione ed omogeneizzazione per rimescolamento con agitatore magnetico.La scansione è stata effettuata in modalità <strong>di</strong> riflettanza <strong>di</strong>ffusa utilizzando circa 40 ml <strong>di</strong> campionetal quale. Gli spettri sono stati acquisiti in sequenza sui <strong>di</strong>versi strumenti, con l’eccezione <strong>di</strong> quelliFOSS che furono acquisiti nel 2004. Le repliche sono state ottenute svuotando e riempiendo lacuvetta con nuovo campione.Gli spettri cosi ottenuti sono stati importati ed elaborati avvalendosi del software Matlab R2009b(The Mathworks, Inc.). Le repliche spettrali <strong>di</strong> ogni campione sono state me<strong>di</strong>ate, ottenendo unospettro me<strong>di</strong>o per ogni campione.In caso <strong>di</strong> rumorosità nella parte iniziale e/o finale <strong>degli</strong> spettri, l’intero set ottenuto daun’apparecchiatura NIR è stato opportunamente ridotto.Tramite il pacchetto software <strong>di</strong> Matlab (Wise B.M., Gallagher1969), PLS Toolbox© (Wise B.M.,Gallagher 2000) versione 5.8 (Eigenvector Research, Inc.), gli spettri sono stati pre-processatiutilizzando; l’Extended Multiplicative Scattering Correction (EMSC) sviluppato da Martens(Martens, H., Stark, E.,1991; Martens et al.,2002; Pedersen, D.K et al.2002); l’algoritmo <strong>di</strong>derivazione <strong>di</strong> Savitzky e Golay (1964), che comprende, oltre alla derivazione, lo smoothing; e lacentratura della me<strong>di</strong>a (CM).Me<strong>di</strong>ante una Cross-Validazione è stato determinato il numero <strong>di</strong> componenti principali dautilizzare nel modello PLS, il pre-processamento e i parametri <strong>di</strong> derivazione (ampiezza dellefinestre spettrali, or<strong>di</strong>ne della polinomiale interpolante e or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> derivazione) che meglioottimizzavano RMSECV (in<strong>di</strong>ce descritto nel paragrafo 5.1.2.4). La cross-validazione è statacostruita sud<strong>di</strong>videndo il set campionario in 8 gruppi <strong>di</strong> cancellazione sorteggiati casualmente per4 volte. I campioni appartenenti a ciascun gruppo <strong>di</strong> cancellazione sono stati predetti utilizzandotutto il resto del set campionario. In questo modo è stato possibile ottenere una stima robusta incross-validazione, con errore RMSECV sui livelli <strong>di</strong> quello ottenibile in validazione in<strong>di</strong>pendenteRMSEP.Sulla base dei modelli generati per ogni singolo strumento sono stati calcolati il coefficiente Q test(somma dei quadrati dei residui spettrali <strong>di</strong> ciascun campione) che in<strong>di</strong>ca quanto ciascun campionesi adatta al modello fattoriale prodotto, e il coefficiente <strong>di</strong> Hotelling T 2 che rappresenta la misuradella <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> ciascun campione dal centroide del modello, necessari per valutare la presenza <strong>di</strong>outliers nella popolazione. (figura 5.4)Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 144


Fig. 5.4 - Hotelling’s e Q test con limite <strong>di</strong> selezione del 98% per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>degli</strong> outliersSono stati in<strong>di</strong>viduati come outliers spettrali e quin<strong>di</strong> eliminati dal modello quei campioni chesuperavano il limite imposto del 98% per entrambi i coefficienti. Per valutare la vera capacitàpre<strong>di</strong>ttiva del modello per i campioni incogniti, è stata effettuata una validazione con set <strong>di</strong> datiin<strong>di</strong>pendente.Affinché in questa fase il set <strong>di</strong> calibrazione mantenga buone doti <strong>di</strong> previsione è necessario chel’informazione in esso contenuta sia rappresentativa dell’intera popolazione. Il Training set el’Evaluation set devono quin<strong>di</strong> essere generati in modo da ottenere due sub-popolazioni cheabbiano caratteristiche simili. Su base spettrale il set campionario è stato quin<strong>di</strong> sud<strong>di</strong>viso in dueset, uno <strong>di</strong> calibrazione ed uno <strong>di</strong> validazione, me<strong>di</strong>ante il criterio della Neighbourhood Mahlanobis<strong>di</strong>stance, come descritto in De Ferrari et al, 2008. Ne sono risultati un set <strong>di</strong> calibrazione <strong>di</strong> 68campioni e un set <strong>di</strong> validazione <strong>di</strong> 32 campioni.Per ogni strumento, i modelli PLS costruiti sul set <strong>di</strong> calibrazione sono stati testati sul set <strong>di</strong>validazione in<strong>di</strong>pendente.Calibrazioni sul set <strong>di</strong> liquami suiniPer l’acquisizione <strong>degli</strong> spettri NIR sono stati utilizzati 2 <strong>di</strong>versi spettroscopi NIR :- NIRMaster (Büchi - Italia, Assago, Milano)- LAB POD TM + Sonda Mobillight + fibraottica QP600-2-VIS-NIR (Polycromix - Wilmington,MA)Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 145


Ne vengono riportate le principali caratteristiche in Tab. 5.6Strumentazione ecostruttoreNIRMaster(Büchi - Italia, Milano)LAB POD TM (Polycromix- Wilmington, MA)TecnologiaInterferometro etrasformata <strong>di</strong>FourierInterferometroMEMSRange spettrale erisoluzioneCampionatore1000-2500; 8 cm -1 Sfera integratricecon cuvetta rotante1000-1800; 12 nm1 accoppiato con Sonda Mobillight e fibraottica QP600-2-VIS-NIRSonda a fibreottiche con cuvettastaticascanperspettron.repliche64 380 3Tab. 5.6 - Strumentazioni e impostazioni per l’acquisizione <strong>degli</strong> spettri NIR del set <strong>di</strong> liquami mistiGli spettri sono stati acquisiti sui campioni a temperatura ambiente (20°C) adottando due <strong>di</strong>versemetodologie <strong>di</strong> presentazione del campione (tal quale e miscelato con sabbia) e due modalità <strong>di</strong>acquisizione (in riflettanza e in transflettanza).La miscelazione con sabbia è stata effettuata utilizzando 20 ml <strong>di</strong> campione e 55 g <strong>di</strong> sabbia siliceainerte per uso <strong>di</strong> vetreria, precedentemente trattata in muffola a 550°C. Per l’acquisizione <strong>degli</strong>spettri, le miscele sabbia-liquame sono state poste in piastre Petri <strong>di</strong> vetro neutro e scansionate inmodalità <strong>di</strong> riflettanza <strong>di</strong>ffusa.L’acquisizione <strong>degli</strong> spettri in modalità <strong>di</strong> transflettanza è stata possibile solo nel caso dellospettroscopio NIRMaster. Allo scopo, 10 ml <strong>di</strong> liquame sono stati trasferiti in piastre Petri a vetroneutro, coperti con un transflettore con cammino ottico <strong>di</strong> 1 mm e così scansionati.L’acquisizione <strong>degli</strong> spettri ha previsto tre repliche <strong>di</strong> scansione per ogni campione, derivate nelcaso della modalità in transflettanza da tre <strong>di</strong>versi riempimenti della Petri con nuovo materiale,mentre per la modalità in riflettanza <strong>di</strong>ffusa con sabbia, il riempimento è stato effettuato una solavolta. Ai fini delle elaborazioni chemiometriche, sono state create due popolazioni campionarie:una estesa, contenente tutti i 142 campioni; l’altra ridotta, contenente i soli campioni <strong>di</strong> liquamesuino sottoposti a or<strong>di</strong>nario stoccaggio in vascone (91 campioni).Sono state così ottenute le seguenti combinazioni:Strumento Modalità <strong>di</strong> acquisizione Popolazione campionariaBüchi sabbia Solo liquami suini stoccatiBüchi sabbia EstesaBüchi transflettore Solo liquami suini stoccatiBüchi transflettore EstesaPolycromix sabbia Solo liquami suini stoccatiPolycromix sabbia EstesaTab. 5.7 - Differenti combinazioni ottenute in base a strumento, modalità <strong>di</strong> acquisizione e tipologia <strong>di</strong> refluoAgli spettri che presentavano forte rumorosità nella regione iniziale o finale state eliminate alcunelunghezze d’onda.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 146


Gli spettri cosi ottenuti sono stati elaborati avvalendosi dei software Matlab R2009b (TheMathworks, Inc.) e PLS Toolbox© [9] versione 5.8 (Eigenvector Research, Inc.).I tre spettri ottenuti da ogni campione sono stati me<strong>di</strong>ati ottenendo uno spettro me<strong>di</strong>o per ognicampione. Gli spettri sono stati pre-processati applicando l’Extended Multiplicative ScatteringCorrection (EMSC), la Standard Normal Variate (SNV) (Barnes, R.J., et al.1989), l’algoritmo <strong>di</strong>derivazione <strong>di</strong> Savitsky-Golay e la centratura della me<strong>di</strong>a (CM).Si è valutata l’influenza della <strong>di</strong>versa modalità <strong>di</strong> presentazione del campione durante le scansioni(sabbia o transflettore) calcolando, nello spazio delle componenti principali normalizzate, le<strong>di</strong>stanze delle singole repliche spettrali dal <strong>loro</strong> spettro me<strong>di</strong>o che equivale al calcolo della <strong>di</strong>stanza<strong>di</strong> Mahalanobis (Maesschalck R. et al.2000). Sono stati estratti gli score del modello <strong>di</strong> PCA a 4componenti principali, ottenuto sugli spettri in derivata prima e centrati sulla me<strong>di</strong>a, normalizzati ecalcolate le <strong>di</strong>stanze con il seguente algoritmo:for i=1:3:390x1m=mean(scores_norm_poly(i:i+2,1));x2m=mean(scores_norm_poly(i:i+2,2));x3m=mean(scores_norm_poly(i:i+2,3));x4m=mean(scores_norm_poly(i:i+2,4));D1=sqrt((scores_norm_poly(i,1)-x1m)^2+(scores_norm_poly(i,2)-x2m)^2+(scores_norm_poly(i,3)-x3m)^2+(scores_norm_poly(i,4)-x4m)^2);D2=sqrt((scores_norm_poly(i+1,1)-x1m)^2+(scores_norm_poly(i+1,2)-x2m)^2+(scores_norm_poly(i+1,3)-x3m)^2+(scores_norm_poly(i+1,4)-x4m)^2);D3=sqrt((scores_norm_poly(i+2,1)-x1m)^2+(scores_norm_poly(i+2,2)-x2m)^2+(scores_norm_poly(i+2,3)-x3m)^2+(scores_norm_poly(i+2,4)-x4m)^2);D(t)=(D1+D2+D3)/3;t=t+1endAl fine <strong>di</strong> stabilire quale era il numero minimo <strong>di</strong> campioni per un set <strong>di</strong> calibrazione che avesse ilpiù possibile una <strong>di</strong>stribuzione uniforme nello spazio delle componenti principali e che mantenessebuone doti previsionali, bassi valori <strong>di</strong> errori <strong>di</strong> stima, senza ricorrere a un ampio numero <strong>di</strong>campioni in calibrazione, si è applicato l’algoritmo <strong>di</strong> Kennard Stone (R.W. Kennard and L.A.Stone1969), tramite il pacchetto software Parvus 2008. La matrice <strong>degli</strong> spettri pre-processata, èstata convertita in formato ASCII, quin<strong>di</strong> tramite PARVUS CHANGE in formato Parvus.Successivamente i dati sono stati caricati in PARVUS KENNARD, quin<strong>di</strong> dopo aver selezionato ilnumero <strong>di</strong> componenti principali desiderate (5 in questo caso) è stata applicata la PCA.Successivamente, esplicitando la numerosità <strong>di</strong> campioni da tenere in calibrazione, 1/3, 1/2 e 2/3Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 147


della popolazione considerata, sono stati selezionati i set <strong>di</strong> calibrazione e validazione. (tabella5.8)StrumentoModalità <strong>di</strong> acquisizioneTipologia Set <strong>di</strong> calibrazione<strong>di</strong> refluo 1/3 1/2 2/3Büchi sabbia suini 28 42 56Büchi sabbia totali 42 62 83Polycromix sabbia suini 30 45 60Tab. 5.8 - Diversa numerosità del set <strong>di</strong> calibrazione per i <strong>di</strong>versi strumentiSono costruiti i modelli <strong>di</strong> regressione ai minimi quadrati parziali PLS, per tutte le <strong>di</strong>versecombinazioni (strumento-modalità d’acquisizione) e variabili oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, e me<strong>di</strong>ante Cross-Validazione, sono state determinate: il numero <strong>di</strong> componenti principali da utilizzare nel modello,il pre-processamento e i parametri <strong>di</strong> derivazione (ampiezza delle finestre spettrali, or<strong>di</strong>ne dellapolinomiale interpolante e or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> derivazione) che meglio ottimizzavano RMSECV.La cross-validazione è stata costruita sud<strong>di</strong>videndo il set campionario in 8 gruppi <strong>di</strong> cancellazionesorteggiati casualmente per 4 volte. I campioni appartenenti a ciascun gruppo <strong>di</strong> cancellazionesono stati predetti utilizzando tutto il resto del set campionario. In questo modo è stato possibileottenere una stima robusta in cross-validazione, con errore RMSECV sui livelli <strong>di</strong> quelli invalidazione RMSEP.Sulla base dei modelli generati per ogni singolo strumento sono stati calcolati i coefficienti Q e T 2 ,necessari per valutare la presenza <strong>di</strong> outliers nella popolazione. Il RMSECV ottenuto in crossvalidazioneha permesso <strong>di</strong> stabilire la bontà dei <strong>di</strong>versi modelli.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 148


5.1.2.4 Statistiche usate per la valutazione della bontà delle stime NIRSPerché un modello si <strong>di</strong>mostri valido in fase <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>zione è fondamentale selezionare il numeroottimale <strong>di</strong> loa<strong>di</strong>ng vectors, tale che la calibrazione spieghi al meglio l’informazione contenuta neglispettri incogniti. Per valutare le doti pre<strong>di</strong>ttive del modello sono molto utili le tecniche <strong>di</strong>validazione, con le quali si stima l’errore <strong>di</strong> previsione applicando il modello stesso a campioniincogniti. Le tecniche <strong>di</strong> validazione si <strong>di</strong>stinguono in funzione del set <strong>di</strong> campioni al quale vengonoapplicate: si definiscono tecniche <strong>di</strong> cross-validazione quelle impiegate durante la costruzione delmodello, utilizzando campioni appartenenti al Training set, e <strong>di</strong> validazione in<strong>di</strong>pendente, quelleutilizzate nella fase successiva, su campioni incogniti.Le tecniche <strong>di</strong> cross-validazione prevedono che, dato un set <strong>di</strong> calibrazione formato da mcampioni, si producano m/k sub-modelli (k1 si definisceleave-more-out, che può essere effettuato a blocchi contigui o randomizzati, a seconda <strong>di</strong> comevengono scelti i campioni da escludere.Il limite maggiore della cross-validazione è che può fornire valori pre<strong>di</strong>ttivi un po’ troppo ottimisticiche peggiorano notevolmente in fase <strong>di</strong> validazione in<strong>di</strong>pendente.Per questo motivo è comunque sempre consigliabile effettuare anche la validazione in<strong>di</strong>pendenteche consiste nell’applicazione del modello ad un set <strong>di</strong> campioni incogniti (Evaluation set); spesso,è proprio durante questa fase che si scoprono i limiti e la debolezza della calibrazione.I valori predetti dal modello ed i valori misurati con tecniche analitiche accre<strong>di</strong>tate, vengonoutilizzati per stimare l’errore, definito secondo l’equazione:)2Errore =PRESSn −1Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 149


Tale errore, a seconda della serie <strong>di</strong> campioni sui quali viene calcolato viene definito: in autopre<strong>di</strong>zioneRMSEC (Root Mean Squares Error of Calibration), in cross-validazione RMSECV (RootMean Squares Error of Cross Validation), ed in validazione in<strong>di</strong>pendente RMSEP (Root MeanSquares Error of Pre<strong>di</strong>ction).Il valore <strong>di</strong> RMSEP è utilizzato per calcolare due in<strong>di</strong>ci statistici utili per la classificazioneutilitaristica delle calibrazioni.Il primo, definito Ratio Error Range (RER), è il rapporto tra l’intervallo <strong>di</strong> esistenza della variabile e<strong>di</strong>l valore <strong>di</strong> RMSEP:RER =Max( y ) − Min(yRMSEPi i)dove y i sono i valori della variabile misurati con i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> riferimento, Max è il valore massimodella popolazione campionaria e Min è il valore minimo.Il secondo, definito Ratio of Pre<strong>di</strong>ction to standard Deviation (RPD), è il rapporto tra il valore delladeviazione standard della popolazione campionaria ed il valore <strong>di</strong> RMSEP:SD(y i)RPD =RMSEPdove y i sono i valori della variabile misurati con i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> riferimento, e SD è la deviazionestandard dei valori osservati nella popolazione campionaria.I valori <strong>di</strong> RER ed RPD, insieme al coefficiente <strong>di</strong> regressione R 2 tra i valori misurati con le analisi<strong>di</strong> riferimento ed i valori stimati NIR, costituiscono la base del metodo <strong>di</strong> valutazione dellecalibrazioni NIR, relative a suoli, compost e reflui, proposta da Malley e coautori (2002). In Tab. 5.9se ne riporta lo schema interpretativo.Performance R 2 RPD REROttime >0.95 >4 >20Buone 0.9 – 0.95 3 -4 15 - 20Discrete 0.8 – 0.9 2.35 - 3 10 – 15Sufficienti 0.7 – 0.8 1.75 – 2.25 8 - 10Tab. 5.9 - Classificazione delle calibrazioni in funzione <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>ci statistici RER, RPD ed R2.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 150


5.1.3 RISULTATI5.1.3.1 Calibrazioni sul set <strong>di</strong> liquami bovini5.1.3.1.1 Composizione del set campionarioIn Tabella 5.10 si riportano le statistiche descrittive dell’ intera popolazione <strong>di</strong> liquami bovini mentrein Tabella 5.11 quelle dei set <strong>di</strong> calibrazione e <strong>di</strong> validazione.Variabile Unità <strong>di</strong> Misura Min q 1/4 Me<strong>di</strong>a q 3/4 . Max Dev. St. RangeN-NH 4 mg g -1 tq 0.28 1.21 1.46 1.78 2.53 0.45 2.26Ntot mg g -1 tq 0.87 2.98 3.71 4.41 7.32 1.09 6.45Ss % 0.92 5.6 8.7 11.53 16.16 3.51 15.24Ctot mg g -1 tq 0.34 16.46 30.59 46.33 70.3 15.53 69.96ceneri % 0.31 1.31 2.07 2.28 4.53 0.69 4.21pH 6.55 7.32 7.51 7.71 8.21 0.33 1.66CE mS cm -1 0.9 12.18 14.52 18.35 24.8 5.73 23.9P 2 O 5 mg g -1 tq 0.21 0.98 1.58 1.96 7.12 0.96 6.91Tab. 5.10 - Statistiche descrittive dell’intero set campionario <strong>di</strong> liquami boviniLa variabilità per la maggior parte delle variabili è risultata molto elevata: con l’eccezione del pH, ilrapporto min/max è stato almeno pari ad 8 ed il coefficiente <strong>di</strong> variazione almeno superiore al 25%. Sostanzialmente, i dati confermano la variabilità riportata anche da Sequi (1998) ed il data set èconsiderabile rappresentativo dei reflui bovini.Set <strong>di</strong> calibrazioneSet <strong>di</strong> validazioneVariabile Unità <strong>di</strong> misurame<strong>di</strong>a dev. std. min max me<strong>di</strong>a dev. std. min maxSs % 8.7 4.66 0.92 16.16 10.03 1.79 5.93 13.48Ceneri % 2.07 2.2 0.31 4.53 1.93 0.45 1.28 2.98Ntot mg.g-1 3.71 1.3 0.87 7.32 3.85 0.68 2.49 5.39N-NH 4 mg.g-1 1.46 0.49 0.28 2.53 1.58 0.41 0.81 2.54Norg mg.g-1 2.25 1.03 0.32 5.56 2.27 0.44 1.41 3.27Ctot mg.g-1 30.59 17.51 0.34 70.3 39.93 7.78 21.58 56.21P 2 O 5 mg.g-1 1.58 1.13 0.21 7.12 1.51 0.4 0.91 2.36Tab. 5.11 - Statistiche descrittive per il set <strong>di</strong> calibrazione e <strong>di</strong> validazione.Tutti i valori compositivi sono riferiti ai campioni tal qualiProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 151


In Figura 5.5 sono riportate le <strong>di</strong>stribuzioni dei valori misurati sulla popolazione campionaria,<strong>di</strong>stintamente per i set <strong>di</strong> calibrazione ed i set <strong>di</strong> validazione.151515101010n° classi55502 1600.6 4.800.5 7.5Ss (%) Ceneri (%) Ntot (mg/g)151515101010n° classi5550000.4 6.00.4 2.65 75Norg (mg/g) N-NH 4 (mg/g) Ctot (mg/g)Fig. 5.5 - Istogrammi <strong>di</strong> frequenza relativi al set <strong>di</strong> calibrazione (barre grigie)e set <strong>di</strong> validazione (barre ver<strong>di</strong>)Il set <strong>di</strong> validazione è risultato generalmente contenuto in un intervallo ridotto e centrale.Evidentemente nel set campionario esistono ancora zone dello spazio poco popolate che fanno siche i campioni presenti afferiscano solo al set <strong>di</strong> calibrazione e non vi sia ridondanza capace <strong>di</strong>alimentare il set <strong>di</strong> validazione. Per avere una validazione più esauriente lungo tutta la variabilitàriscontrabile nei reflui potrebbe essere opportuno aumentare la <strong>di</strong>mensione del set campionario.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 152


5.1.3.1.2 Qualità <strong>degli</strong> spettri NIRGli spettri acquisiti in modalità <strong>di</strong> riflettanza <strong>di</strong>ffusa per le quattro <strong>di</strong>fferenti tipologie <strong>di</strong>strumentazione vengono riportati in Figura 5.6.Alcuni spettri sono risultati molto vicini al limite <strong>di</strong> estinzione a causa dell’elevato contenuto idricodei campioni. All’identificazione, sono risultati infatti essere quelli dei campioni 121, 135, 140 e 144che avevano basse concentrazioni <strong>di</strong> sostanza secca, comprese nell’intervallo 1-2 %. L’alto livello<strong>di</strong> assorbanza è in realtà dovuto alla bassa presenza <strong>di</strong> particelle in sospensione che nonpermettono a una quantità sufficiente <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> essere riflessa e raggiungere il sensore.Questo non accade per lo strumento Büchi dove la <strong>di</strong>fferente tecnologia <strong>di</strong> funzionamento, basatasull’interferometro, rende <strong>di</strong>sponibile una ra<strong>di</strong>azione più potente e meno suscettibile <strong>di</strong> essereestinta. Infatti, l’interferometro non scomponendo la ra<strong>di</strong>azione nelle singole lunghezze d’onda, hauna maggior intensità ra<strong>di</strong>ativa del raggio che colpisce il campione, e al detector arriva un solofascio policromatico ad alta energia.Log 1/R3.02.52.01.51.00.50.0FossBuchiLog 1/R3.02.52.01.51.00.5ZeissPolycromix0.01000 1500 2000 2500Lunghezza d'onda (nm)1000 1500 2000 2500Lunghezza d'onda (nm)Fig. 5.6 - .Spettri in riflettanza dei campioni scansionati con le quattro <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> spettroscopi NIRProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 153


5.1.3.1.3 Risultati delle calibrazioniSostanza SeccaPer la costruzione del modello <strong>di</strong> regressione gli spettri a <strong>di</strong>sposizione sono stati pre-processati peril Corona 45 (Zeiss) e NIRSystem 5000 (Foss) me<strong>di</strong>ante trasformazione delle tracce spettrali inderivata con l’algoritmo <strong>di</strong> Savitzy-Golay, utilizzando finestre spettrali rispettivamente <strong>di</strong> 35 e 45punti interpolati con una polinomiale <strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne e usando il primo grado <strong>di</strong> derivazione,seguita da una centratura sulla me<strong>di</strong>a. Per lo strumento NIRFlex (Büchi) dopo correzione delloscattering me<strong>di</strong>ante EMSC, si è applicata una derivata <strong>di</strong> primo grado con 75 punti <strong>di</strong> smoothinginterpolati da una polinomiale <strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne e centratura sulla me<strong>di</strong>a. Infine per lo strumentoPolycromix data la bassa risoluzione si è utilizzato solo uno smoothing con finestra spettrale <strong>di</strong> 7punti e centratura sulla me<strong>di</strong>a. Per tutti gli strumenti me<strong>di</strong>ante l’analisi delle componenti principalisono stati in<strong>di</strong>viduati ed eliminati due outliers. Dopo aver sviluppato il modello <strong>di</strong> calibrazione,questo è stato validato su un set in<strong>di</strong>pendente, precedentemente in<strong>di</strong>viduato me<strong>di</strong>ante il criteriodella Neighbourhood Mahlanobis <strong>di</strong>stance. Le regressioni tra valori stimati (NIR) e valori misuratisono riportati graficamente in Figura 5.7, mentre gli in<strong>di</strong>ci statistici sono riportati in Tabella 5.12.S.s. stimata (%)20151050FOSS Buchi Zeiss Polycromix0 5 10 15 20S.s. misurata (%)Fig. 5.7 - Scatterplots contenuto in SsSTRUMENTO R 2 RMSECV* RMSEP* RPD RERFoss 0.93 1.42 0.89 3.96 17.17Büchi 0.89 1.82 1.09 3.23 13.99Zeiss 0.86 1.87 1.05 3.35 14.51Polycromix 0.75 1.86 1.47 2.40 10.40* RMSECV e RMSEP espressi in %Tab. 5.12 - In<strong>di</strong>ci statistici relativi all’incertezza delle stime NIR della sostanza seccaProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 154


L’incertezza delle stime NIR eseguite in validazione è risultata da 5,2 a 8,6 volte più alta rispetto aquella del metodo <strong>di</strong> riferimento, pari a 0,17 %.I risultati <strong>di</strong> RPD e RER mostrano una buona performance per i primi tre strumenti e leggermenteinferiore, ma ancora <strong>di</strong>screta, per lo strumento LAB POD TM Polycromix (Tab.11).Considerando insieme i valori <strong>di</strong> R 2 delle regressioni, i valori <strong>di</strong> RPD e <strong>di</strong> RER, le calibrazioniottenute per la stima della sostanza secca possono essere così classificate: FOSS, buona; Büchi eZeiss, <strong>di</strong>screte; Polycromix, sufficiente.Azoto totalePer la calibrazione dell’azoto totale gli spettri sono stati pretrattati come riportato precedentementeper la calibrazione della Ss. Per tutti gli strumenti sono stati in<strong>di</strong>viduati ed eliminati gli stessi 3outliers.Le regressioni tra i valori misurati <strong>di</strong> azoto totale e quelli stimati (NIR) sono riportati graficamente inFigura 5.8, mentre gli in<strong>di</strong>ci statistici delle prestazioni dei modelli <strong>di</strong> calibrazione sono riportati inTabella 5.13.TKN stimato (g/kg)6420Foss Buchi Zeiss Polycromix0 2 4 6TKN misurato (g/kg)Fig. 5.8 - Scatterplots contenuto in NtotSTRUMENTO R 2 RMSECV* RMSEP* RPD RERFoss 0.88 0.38 0.41 2.69 15.88Büchi 0.83 0.51 0.51 2.15 12.72Zeiss 0.72 0.59 0.68 1.62 9.55Polycromix 0.62 0.72 0.72 1.51 8.93* RMSECV e RMSEP espressi in mg/g tqTab. 5.13 - In<strong>di</strong>ci statistici delle prestazioni dei modelli <strong>di</strong> calibrazione NIR per l’azoto totaleIl rapporto tra il valore <strong>di</strong> RMSEP e la deviazione standard del metodo <strong>di</strong> riferimento, è risultatogeneralmente più basso <strong>di</strong> quanto osservato per la sostanza secca e compreso tra 1,2 e 2,2.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 155


Lo strumento che ha fornito i migliori risultati <strong>di</strong> stima è stato il FOSS. In base ai valori <strong>di</strong> R 2 , RPD eRER, le calibrazioni ottenute con gli spettri dei 4 strumenti possono essere così classificate: FOSSe Büchi, <strong>di</strong>screte; Zeiss, sufficiente; Polycromix, utile solo per screening.Azoto ammoniacalePer questa variabile si riportano solo i risultati ottenuti con i due strumenti da laboratorio in quantoper gli altri due strumenti non è stato possibile sviluppare modelli con sufficiente potere pre<strong>di</strong>ttivo.Il pre-processamento applicato agli spettri è stato, per lo strumento NIRSystem 5000 (Foss), unatrasformazione in derivata con l’algoritmo <strong>di</strong> Savitzy-Golay, utilizzando finestre spettrali <strong>di</strong> 35 puntiinterpolati con una polinomiale <strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne e usando il primo grado <strong>di</strong> derivazione, seguitada una centratura sulla me<strong>di</strong>a. Per lo strumento NIRFlex (Büchi), dopo correzione dello scatteringme<strong>di</strong>ante EMSC, si è applicata una derivata <strong>di</strong> primo grado con 75 punti <strong>di</strong> smoothing interpolati dauna polinomiale <strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne e centratura sulla me<strong>di</strong>a.Le regressioni tra i valori misurati <strong>di</strong> azoto ammoniacale e quelli stimati (NIR) sono riportatigraficamente in Figura 5.9, mentre gli in<strong>di</strong>ci statistici delle prestazioni dei modelli <strong>di</strong> calibrazionesono riportati in Tabella 5.14.Nam stimato (g/kg)3210FossBuchi0 1 2 3Nam misurato (g/kg)Fig. 5.9 - Scatterplots contenuto in NH4-NSTRUMENTO R 2 RMSECV* RMSEP* RPD RERFoss 0.82 0.27 0.21 2.15 10.77Büchi 0.75 0.28 0.23 1.96 9.83* RMSECV e RMSEP espressi in mg/g tqTab. 5.14 - In<strong>di</strong>ci statistici delle prestazioni dei modelli <strong>di</strong> calibrazione NIR per l’azoto ammoniacaleProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 156


I valori <strong>di</strong> RMSEP sono risultati pari a circa 3 volte la deviazione standard del metodo <strong>di</strong> riferimento(0.08 mg/g).In base ai valori <strong>di</strong> R 2 , RPD e RER, le calibrazioni ottenute con gli spettri <strong>degli</strong> strumenti FOSS eBüchi sono risultate rispettivamente <strong>di</strong>screta e sufficiente.Carbonio totalePer la costruzione del modello <strong>di</strong> regressione gli spettri a <strong>di</strong>sposizione sono stati pre-processatitutti, come in precedenza, con trasformazione in derivata prima tramite l’algoritmo <strong>di</strong> Savitzy-Golay, centratura sulla me<strong>di</strong>a e per il NIRFlex 500 (Büchi) con correzione moltiplicativa delloscattering (EMSC). Per tutti gli strumenti, me<strong>di</strong>ante l’analisi delle componenti principali, sono statiin<strong>di</strong>viduati ed eliminati 3 outliers comuni. Dall’applicazione in validazione dei modelli PLS calibratisono state ottenute le stime la cui regressione con i valori <strong>di</strong> riferimento è riportata nei grafici <strong>di</strong>Figura 5.10.Gli in<strong>di</strong>ci statistici delle performance delle calibrazioni sono riportati invece in Tabella 5.15.Ct stimato (g/kg)806040200Foss Buchi Zeiss Polycromix0 20 40 60 80Ct misurato (g/kg)Fig. 5.10 - Scatterplots contenuto in CtotSTRUMENTO R 2 RMSECV* RMSEP* RPD RERFoss 0.94 7.64 3.76 4.13 18.61Büchi 0.89 6.89 4.80 3.24 14.57Zeiss 0.80 8.63 4.08 3.81 17.14Polycromix 0.74 10.19 6.78 2.29 10.31* RMSECV e RMSEP espressi in mg/g tqTab. 5.15 - In<strong>di</strong>ci statistici delle prestazioni dei modelli <strong>di</strong> calibrazione NIR per il carbonio totaleLa calibrazione ottenuta con gli Spettri Foss ha espresso le migliori performance, come attestatodai valori migliori <strong>di</strong> tutti gli in<strong>di</strong>ci statistici, ed è risultata essere <strong>di</strong> buona qualità. Rispetto a questa,Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 157


quelle ottenute con gli spettri <strong>degli</strong> altri strumenti presentano problemi <strong>di</strong> sottostima alle alteconcentrazioni e sovrastima alle basse concentrazioni. Le calibrazioni ottenute con gli spettri Büchie Zeiss sono risultate <strong>di</strong>screte mentre sufficiente è risultata quella ottenuta con gli spettriPolycromix. E’ da segnalare che la calibrazione Zeiss ha fatto rilevare valori <strong>di</strong> RPD e RERmaggiori della calibrazione Büchi nonostante il primo spettroscopio sia generalmente menoaccurato del secondo. La deviazione standard del metodo <strong>di</strong> riferimento, pari a 0.86 mg/g, èrisultata 4-8 volte minore dell’errore me<strong>di</strong>o delle stime in validazione.CeneriIl pre-trattamento <strong>degli</strong> spettri per la calibrazione relativa alla stima NIR delle ceneri è statoeffettuato applicando <strong>loro</strong> la trasformazione in derivata prima (SV), la centratura sulla me<strong>di</strong>a (CM),e la correzione dello scattering (EMSC), con parametri <strong>di</strong>fferenti in base alla tipologia <strong>di</strong> strumento.L’analisi delle componenti principali ha segnalato la presenza <strong>di</strong> tre outliers, comuni per tutti glistrumenti in valutazione, che sono stati quin<strong>di</strong> eliminati. In Figura 5.11 sono riportate le regressionitra i valori determinati con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> riferimento e quelli stimati tramite l’applicazione, su un setcampionario in<strong>di</strong>pendente, dei modelli PLS calibrati. Gli in<strong>di</strong>ci statistici delle prestazioni <strong>di</strong> talimodelli sono riportati in Tabella 5.16.Ash stimate (%)43210Foss Buchi Zeiss Polycromix0 1 2 3 4Ash misurate (%)Fig. 5.11 - Scatterplots contenuto in ceneriSTRUMENTO R 2 RMSECV* RMSEP* RPD RERFoss 0.82 0.41 0.25 2.81 17.01Büchi 0.78 0.31 0.36 1.93 11.72Zeiss 0.68 0.44 0.37 1.90 11.49Polycromix 0.66 0.50 0.36 1.92 11.65* RMSECV e RMSEP espressi in %ssTab. 5.16 - In<strong>di</strong>ci statistici delle prestazioni dei modelli <strong>di</strong> calibrazione NIR per le ceneriProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 158


Il valore <strong>di</strong> RMSEP è risultato decisamente più elevato, da 6 a 9 volte, rispetto alla deviazionestandard del metodo <strong>di</strong> riferimento, pari a 0.04 %.La calibrazione che ha fornito i più bassi valori <strong>di</strong> RMSPE è stata quella ottenuta con gli spettriFoss. Sulla base dei valori <strong>di</strong> R 2 delle regressioni tra i valori <strong>di</strong> riferimento e quelli stimati e deivalori <strong>di</strong> RPD e <strong>di</strong> RER, le calibrazioni ottenute possono essere così giu<strong>di</strong>cate: <strong>di</strong>screta quellaFoss, sufficiente quella Büchi e prossime alla sufficienza quelle Zeiss e Polycromix.5.1.3.1.4 Calibrazioni con spettri ridotti (1100-1690 nm)Per verificare se la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> performance tra gli strumenti da laboratorio (Foss e Büchi) e quellida campo (Zeiss e Polycromix) fosse principalmente da ascrivere al range spettrale oppure allarisoluzione strumentale sono state effettuate calibrazioni su spettri ridotti, compresi nell’intervallo1100-1690 nm, intervallo esplorato anche dagli strumenti Corona 45 (Zeiss) e LAB POD TM(Polycromix).Foss Büchi Zeiss PolycromixSsNtotNamCtotCeneriR 2 0.91 0.89 0.86 0.75RMSEP 0.92 1.15 1.05 1.47R 2 0.78 0.81 0.72 0.62RMSEP 0.52 0.52 0.59 0.72R 2 0.66 0.77 poor poorRMSEP 0.26 0.25 poor poorR 2 0.92 0.86 0.80 0.74RMSEP 4.03 4.41 3.93 6.78R 2 0.82 0.75 0.68 0.66RMSEP 0.27 0.36 0.37 0.36Tab. 5.17 - Accuratezza <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>zione della calibrazione per i vari costituenti dei liquami bovini utilizzando unrange spettrale ridotto con gli strumenti FOSS (1100-1690 nm) e Büchi (1100-1690 nm).Dalla Tabella 5.17, riportante il coefficiente <strong>di</strong> determinazione (R 2 ) e l’errore in validazione(RMSEP) del modello <strong>di</strong> regressione PLS, si può apprezzare come, nonostante la riduzione delrange spettrale, sia stato possibile ottenere per i due strumenti a maggior risoluzione, il NIRSystem5000 (Foss) e il NIRFlex (Büchi), risultati più accurati rispetto agli strumenti a minor risoluzione,soprattutto per le variabili Ss, Ctot, Ceneri. I risultati ottenuti consentono <strong>di</strong> affermare che, granparte dell’informazione necessaria per la determinazione <strong>di</strong> queste variabili è compreso nel range1100-1690 nm e che una maggior risoluzione porta a calibrazioni più accurate. Per le componentiProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 159


azotate, <strong>di</strong>versamente, le calibrazioni su spettri ridotti restituiscono stime peggiori rispetto allecalibrazioni su spettro intero (1000-2500 nm) confermando che molta informazione spettrale perqueste componenti è contenuta del range 1700-2500 nm; ciononostante, le prestazioni dellecalibrazioni su spettro ridotto <strong>degli</strong> spettroscopi da laboratorio sono risultate migliori <strong>di</strong> quelle dellecalibrazioni <strong>degli</strong> strumenti da campo a più bassa risoluzione.5.1.3.1.5 ConclusioniIl confronto strumentale ha evidenziato quali siano le potenzialità e le limitazioni <strong>di</strong> spettrometri NIRad elevato, me<strong>di</strong>o e basso costo <strong>di</strong>sponibili a livello commerciale per la caratterizzazione rapida <strong>di</strong>composti complessi ed eterogenei come i reflui zootecnici.La strumentazione a più basso costo, passibile <strong>di</strong> utilizzazione in campo, grazie alle tecnologie e aicomponenti utilizzati che non presentano parti mobili, ha evidenziato capacità pre<strong>di</strong>ttive accettabilisolo per alcuni parametri mentre per altri, in particolare per la componente azotata, le prestazionirisultano ancora molto inferiori a quelle <strong>degli</strong> strumenti da laboratorio. Le limitazioni osservate sonolegate più alla risoluzione strumentale che al range spettrale ridotto. Inoltre, l’utilizzo <strong>di</strong> fibreottiche e sorgenti luminose portatili, come nel caso del LAB POD TM (Polycromix), se da una partepermettono misurazioni on-line e on-site dall’altra peggiorano le prestazioni anche per la limitatapotenza e trasmissione del segnale che questi accessori comportano.Sulla base dei risultai ottenuti, la classifica per qualità crescente delle prestazioni dei <strong>di</strong>versistrumenti e per l’accuratezza <strong>di</strong> stima delle <strong>di</strong>verse variabili è rispettivamente la seguente;Polycromix < Zeiss < Büchi < Foss; N-NH 4 < Ceneri < Ntot < Ctot ≤ SsA parità <strong>di</strong> range spettrale i due strumenti da laboratorio, rispetto ai due portatili, realizzanoprevisioni più accurate. Per lo strumento Policromix, problemi <strong>di</strong> stima si sono evidenziati per queicampioni con ridotto contenuto in sostanza secca (Ss < 4 %) che presentando un basso effetto <strong>di</strong>scattering abbassano il segnale in ricezione al sensore. Tale abbassamento porta a unpeggioramento del rapporto segnale/rumore per quegli strumenti che per geometria ottica eprincipio costruttivo detengono un ridotto angolo <strong>di</strong> ricezione delle riflessione <strong>di</strong>ffusa.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 160


5.1.3.2 Calibrazioni sul set <strong>di</strong> liquami suini5.1.3.2.1 Composizione del set campionario e qualità <strong>degli</strong> spettriNella Tabella 5.18 sono riportati i principali descrittori statistici relativi alle variabili compositivedella popolazione <strong>di</strong> liquami suini.Variabile u. <strong>di</strong> m. min Me<strong>di</strong>amax dev st rangeN-NH 4 mg g -1 tq 0.49 1.66 4.58 0.90 4.09Ntot mg g -1 tq 0.55 2.48 5.72 1.36 5.17Ss % 0.32 3.24 13.70 3.14 13.38Ctot mg g -1 tq 0.42 11.85 61.72 13.51 61.30ceneri mg g -1 tq 1.87 9.87 46.38 8.06 44.50pH 4.98 7.47 8.52 0.76 3.54CE mS cm -1 5.55 13.33 30.30 5.65 24.75MgO mg g -1 tq 0.05 0.58 2.50 0.61 2.45CaO mg g -1 tq 0.13 1.32 5.53 1.42 5.40P 2 O 5 mg g -1 tq 0.06 1.12 6.22 1.41 6.16K 2 O mg g -1 tq 0.43 1.38 4.36 0.82 3.93Tab. 5.18 - Variabilità per il solo set <strong>di</strong> campioni suini <strong>di</strong> 91 campioniNei grafici <strong>di</strong> Figura 5.12 è riportata la <strong>di</strong>stribuzione campionaria per ogni variabile.In tutte le variabili la popolazione non seguiva una <strong>di</strong>stribuzione normale ma risultava più popolatain corrispondenza dei valori bassi. D’altronde negli allevamenti suini lombar<strong>di</strong> i reflui sono piuttosto<strong>di</strong>luiti.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 161


N-NH 4 mg/g tq Ntot mg/g tq SS %Ctot mg/g tq CE mS/cm CaO mg/g tqMgO mg/g tq P 2 O 5 mg/g K 2 O mg/g tqFig 5.12 - Distribuzioni <strong>di</strong> frequenza dei valori delle variabili indagateIl basso contenuto <strong>di</strong> sostanza secca che si riscontra nei campioni <strong>di</strong> liquame suino determina<strong>di</strong>fficoltà notevoli per l’acquisizione del segnale <strong>di</strong>rettamente in modalità <strong>di</strong> riflettanza <strong>di</strong>ffusa.E’ da evidenziare infatti che quando i fotoni si trovano a percorrere un lungo cammino in acqua,prima <strong>di</strong> essere riflessi dalle particelle in sospensione, vengono estinti per assorbimento da partedell’acqua stessa. Di conseguenza la ra<strong>di</strong>azione riflessa contro il detector <strong>di</strong>venta insufficiente e<strong>di</strong>l rapporto segnale/rumore peggiora drasticamente. Il fenomeno è più marcato per le lunghezzed’onda maggiori: per quelle maggiori <strong>di</strong> 1800 nm, l’acqua causa una completa estinzione delsegnale già con cammini ottici dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 2 mm (Figura 5.13).Il problema è risultato particolarmente accentuato nel caso dello strumento polycromix: comeevidenziato in Figura 5.13, l’acquisizione in riflettanza <strong>di</strong>ffusa portava alla registrazione <strong>di</strong> spettrinon utilizzabili già a partire dai 1400 nm, sia per l’alta estinzione del segnale sia per l’elevatorumore.Questa tecnica, ancora applicabile nel caso dei liquami bovini, non è risultata invece applicabilenel caso dei liquami suini ed è stata <strong>di</strong> conseguenza accantonata.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 162


2.221.81.6log 1/R1.41.210.80.6900 1100 1300 1500 1700 1900Lunghezze d'onda (nm)Fig. 5.13 – Spettro <strong>di</strong> un liquame suino tal quale acquisito con Polycromix in riflettanza <strong>di</strong>ffusaPer ovviare a questo problema sono state adottate le due seguenti strategie:- miscelazione del campione con della sabbia silicea per incrementare lo scattering- utilizzo <strong>di</strong> un transflettore con cammino <strong>di</strong> 1 mm.Gli spettri acquisiti in modalità <strong>di</strong> riflettanza <strong>di</strong>ffusa con gi strumenti Büchi e Polycromix e intransflettanza con lo strumento Büchi vengono riportati in Figura. 5.14.Büchi - transflettoreBüchi - sabbia31.62.521.41.21Log 1/R1.510.5Log 1/R0.80.60.40.2001000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 24001000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400Lunghezza d'onda (nm)Lunghezza d'onda (nm)Polycromix - sabbia1.210.8Log 1/R0.60.40.201000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400Lunghezza d'onda (nm)Fig. 5.14 - Spettri dei campioni <strong>di</strong> liquami suino acquisiti con le <strong>di</strong>verse combina zioni strumentoo –modalità d’acquisizione (riflettanza <strong>di</strong>ffusa nel caso della miscelazione del campione con sabbia).Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 163


Il metodo NIR può stimare le variabili sia in maniera <strong>di</strong>retta, quando i pre<strong>di</strong>ttori determinano<strong>di</strong>rettamente per motivi fisici o chimici delle variazioni spettrali, sia in maniera in<strong>di</strong>retta, percorrelazione della variabile in stu<strong>di</strong>o, che non determina <strong>di</strong>rettamente variazioni spettrali, concostituenti che invece influenzano l’assorbimento NIR. Per valutare il contributo delle duecomponenti si è valutato il grado <strong>di</strong> correlazione esistente tra i <strong>di</strong>versi parametri analizzati. InTabella 5.19 sono riportati i valori dei coefficienti <strong>di</strong> correlazione semplice lineare r calcolati tra le<strong>di</strong>verse variabili della popolazione <strong>di</strong> liquami suini.N-NH 4 Ntot Ss Ctot ceneri pH CE MgO CaO P 2 O 5 K 2 ON-NH 4 g/kg tq 1.000Ntot g/kg tq 0.849 1.000Ss% 0.513 0.801 1.000Ctot mg_g tq 0.461 0.766 0.991 1.000ceneri mg/g tq 0.649 0.843 0.908 0.846 1.000pH -0.211 -0.335 -0.415 -0.451 -0.259 1.000CE(mS/cm) 0.834 0.724 0.532 0.516 0.516 -0.136 1.000MgO g/kg tq 0.441 0.648 0.665 0.597 0.811 -0.069 0.182 1.000CaO g/kg tq 0.553 0.773 0.858 0.796 0.965 -0.304 0.342 0.808 1.000P 2 O 5 g/kg tq 0.410 0.582 0.543 0.468 0.730 -0.024 0.112 0.979 0.734 1.000K 2 O g/kg tq 0.803 0.720 0.535 0.510 0.553 -0.175 0.915 0.190 0.392 0.103 1.000Tab. 5.19 - Correlazioni tra variabili per il solo set <strong>di</strong> campioni suini composto da 91 campioniI valori del coefficiente <strong>di</strong> correlazione r tra numerose variabili sono risultati in<strong>di</strong>cativi dell’esistenzanel set campionario <strong>di</strong> un quadro <strong>di</strong> forte correlazione.Le possibili spiegazioni delle correlazioni emerse sono <strong>di</strong> seguito elencate:−−−−−la correlazione tra Ntot e N-NH 4 (r = 0.85) è dovuta al fatto che l’N-NH 4 è una frazione <strong>di</strong>Ntot;la Ss correla bene con Ctot (0.99) e Ntot (0.80) perché questi elementi risultano essere imaggiori costituenti della sostanza organica;la CE correla con K (espresso come K 2 0) (0.91) e N-NH 4 (0.83) in quanto essendol’elemento presente in forma ionica in soluzione e in alte concentrazioni concorresignificativamente a determinare il valore <strong>di</strong> conducibilità della soluzione.la correlazione tra Ca e Ss (0.86), Ctot (0.79) e Ntot (0.77) potrebbe essere spiegataconsiderando che l’alta concentrazione <strong>di</strong> questo elemento in forma bivalente determina unriarrangiamento per flocculazione della sostanza organica.le correlazioni tra MgO e P 2 O 5 (0.97) e CaO (0.81) sono conseguenza del fatto che questielementi sono costituenti del fitato, un componente significativo del grano usatonell’alimentazione del bestiame, che risultando in<strong>di</strong>geribile a meno <strong>di</strong> un trattamento confitasi, si ritrova nei <strong>loro</strong> escrementi.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 164


−−la correlazione tra Ca e Mg, P e ammonio potrebbe essere spiegata in parte dallaformazione <strong>di</strong> struvite (NH 4 MgPO 4 *6H 2 O) e fosfato <strong>di</strong> calcio in forma <strong>di</strong> apatite, checauserebbe se<strong>di</strong>mentazione <strong>di</strong> Ca P e Mg nei liquami (Brill and Salomons,1990); poichénei liquami c’è <strong>di</strong> gran lunga più N-NH 4 rispetto al Ca ,Mg e P, quasi tutti i minerali <strong>di</strong> Ca,Mg e P precipitano mentre gran parte dell’N-NH 4 rimane in soluzione.la ceneri risultano ben correlate con Ss (0.91), Ctot (0.85), Ca (0.96) e Mg (0.81) poichéesse costituiscono il residuo della mineralizzazione della sostanza organica e sonocomposte da sali tra cui il calcio ed il magnesio.5.1.3.2.2 Ripetibilità <strong>degli</strong> spettriNell’acquisizione <strong>degli</strong> spettri NIR per ogni campione sono state effettuate 3 repliche <strong>di</strong> scansione.Per verificare la ripetibilità e quin<strong>di</strong> la stabilità delle scansioni e valutare quale fosse la miglioretecnica <strong>di</strong> presentazione del campione per l’acquisizione <strong>degli</strong> spettri è stata effettuata un analisidelle componenti principali sull’intero set <strong>di</strong> spettri acquisiti. Nella Fig.14 sono rappresentati, per glistrumenti e le tecniche <strong>di</strong> presentazione del campione utilizzate, gli score ottenuti con la prima eseconda componente principale. Si precisa che sono stati utilizzati gli spettri in derivata prima ecentrati sulla me<strong>di</strong>a, e che le prime due componenti principali raccolgono insieme circa il 95 %dell’informazione.Le repliche spettrali, sia per i campioni miscelati con la sabbia sia per quelli acquisiti utilizzando iltransflettore, presentano, nella maggior parte dei casi, mappature abbastanza ravvicinate chein<strong>di</strong>cano una buona ripetibilità delle acquisizioni. Tuttavia, per alcuni campioni risultano evidentisostanziali <strong>di</strong>fferenze tra repliche; probabilmente a causa della <strong>di</strong>somogeneità del campione. Perovviare a ciò, nello spazio delle componenti principali normalizzate, è stata calcolata la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong>ogni singolo spettro dal suo spettro me<strong>di</strong>o (equivalente al calcolo della <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> Mahalanobis) inmodo da avere una misura omogenea tra set <strong>di</strong> dati ottenuti con strumenti e tecniche <strong>di</strong>presentazione del campione <strong>di</strong>fferenti. Dalle singole <strong>di</strong>stanze si è poi calcolata la <strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>atotale delle tre repliche <strong>di</strong> ciascun campione per le <strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> presentazione delcampione.Nella parte destra della Figura 5.15 sono presentati gli istogrammi della <strong>di</strong>stribuzione delle<strong>di</strong>stanze me<strong>di</strong>e repliche-spettro me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ciascun campione. Si può notare come nel caso <strong>di</strong>miscelazione del campione con sabbia prima della scansione il numero <strong>di</strong> classi è molto ridotto econcentrato nelle prime classi con <strong>di</strong>stanze minime.Nel caso del transflettore la maggior popolosità e <strong>di</strong>stribuzione delle classi in<strong>di</strong>cano una maggiorvariabilità tra le repliche a seconda del campione.La metodologia con sabbia, a fronte <strong>di</strong> una maggiore laboriosità nella preparazione, risulta la piùstabile e accurata in conseguenza del fatto che l’assorbimento del campione su sabbia riduce laProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 165


lunghezza me<strong>di</strong>a del cammino ottico, annullando i problemi <strong>di</strong> saturazione del segnale ancoraevidenti alle lunghezze d’onda più alte con l’uso del transflettore.PC1 e PC2 <strong>degli</strong> spettri con le 3 replicheBüchi - sabbia125Istogramma delle <strong>di</strong>stanze me<strong>di</strong>e100n° classi7550250Büchi - transflettorePC1 e PC2 <strong>degli</strong> spettri con le 3 repliche125Istogramma delle <strong>di</strong>stanze me<strong>di</strong>e100n° classi7550250Polycromix - sabbiaPC1 e PC2 <strong>degli</strong> spettri con le 3 repliche125Istogramma delle <strong>di</strong>stanze me<strong>di</strong>e100n° classi7550250Fig. 5.15 - Distanza delle singole repliche spettrali dal <strong>loro</strong> spettro me<strong>di</strong>oProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 166


5.1.3.2.3 Selezione del set <strong>di</strong> calibrazioneAl fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare il numero minimo <strong>di</strong> campioni da selezionare per il set <strong>di</strong> calibrazione, e quin<strong>di</strong>per stimare il numero <strong>di</strong> campioni da caratterizzare con le analisi chimiche per ciascuna variabileanalitica <strong>di</strong> interesse, sono stati selezionati, tramite l’algoritmo <strong>di</strong> Kennard Stone, set <strong>di</strong>calibrazione a numerosità crescente corrispondente a 1/3, 1/2 e 2/3 della popolazione campionariaindagata. L’algoritmo è stato applicato agli scores provenienti da modelli PCA a 4 componentiprincipali dove gli spettri sono stati sottoposti a pre-processamento <strong>di</strong> derivazione (derivata prima)e centratura sulla me<strong>di</strong>a.Büchi Sabbia SuiniPC1- PC3PC1-PC2-PC3PC2- PC3PC1- PC2Fig. 5.16 - Distribuzione dei set <strong>di</strong> calibrazione(blu, 1/3 della popolazione) e validazione(verde) nello spazio dellecomponenti principaliProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 167


Nella Figura 5.17 sono riportate limitatamente alle prime 3 componenti principali le proiezioni <strong>degli</strong>scores dei due sub-set, calibrazione in blu (corrispondente a 1/3 della popolazione totale) evalidazione in verde selezionati me<strong>di</strong>ante l’algoritmo <strong>di</strong> Kennard-Stone. Si può evidenziare comel’algoritmo riesca a selezionare nello spazio delle componenti principali tutti i campioni che sitrovano sulle posizioni <strong>di</strong> frontiera dello sciame campionario e a coprire con spaziatura uniformel’intero volume della nuvola campionaria .Fig. 5.17 - Distribuzione dei set <strong>di</strong> calibrazione e validazione nello spazio delle componenti principali(PC1 e PC2)Da un confronto dei campioni selezionati in calibrazione per gli strumenti e le tecniche <strong>di</strong>presentazione del campione, utilizzando 1/3 della popolazione campionaria, è stato possibileverificare che 4 campioni su 28 risultano comuni a tutte le combinazioni strumento-tecnica <strong>di</strong>presentazione del campione. Tra le metodologie Büchi-sabbia e Polycromix-sabbia 12 campioni su28 risultano comuni, tra le metodologie Büchi-sabbia e Büchi-Transflettore 7 campioni su 28risultano comuni e tra Büchi-Transflettore e Polycromix-sabbia 7 campioni risultano comuni.Questo risultato evidenzia come la tecnica <strong>di</strong> presentazione del campione risulti più importantedello strumento utilizzato per la scansione nel determinare le caratteristiche dello spettro.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 168


5.1.3.2.4 Risultati delle calibrazioniA partire dagli spettri NIR acquisiti in riflettanza <strong>di</strong>ffusa con gli spettroscopi NIRMaster (Büchi) eLAB POD TM ( Polycromix), e dagli spettri acquisiti in transflettanza con il NIRMaster, sono statisviluppati i modelli <strong>di</strong> calibrazione, tramite la regressione ai minimi quadrati parziali PLS. Talimodelli sono stati poi validati in cross-validazione. Le variabili considerate sono state: N-NH 4 , Ntot,Ss, Ctot, Ca, P, K, CE.Nei paragrafi seguenti si riportano i pre-processamenti applicati utilizzando le seguentiabbreviazioni: EMSC (extended multiplicative scattering correction, con spettro me<strong>di</strong>o comespettro <strong>di</strong> riferimento e approssimazione con polinomiale <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne 2°); SV (Derivata ottenuta conmetodo <strong>di</strong> Savitzky Golay e smoothing; il riferimento SV, 1, 35 in<strong>di</strong>ca per esempio derivata 1 esmoothing eseguito su 35 punti); MC (centratura sulla me<strong>di</strong>a); SNV (trattamento standard normalvariate).Azoto AmmoniacaleStrumento Modalità n°outliers Pre-processamento R 2 RMSECV RPD RERBüchi Sabbia 1 SV,1,35;MC 0.97 0.15 5.91 27.34Büchi Transflettore 4 EMSC;SV,1,39;MC 0.90 0.28 3.06 16.83Polycromix Sabbia 6 SV,1,9;MC 0.75 0.44 1.79 8.12* RMSECV espresso in mg/g tqTab. 5.20 - Risultati in cross-validazione per la variabile azoto ammoniacaleLa deviazione standard del metodo <strong>di</strong> riferimento è stata <strong>di</strong> 0.044 mg/g tqI risultati ottenuti, ve<strong>di</strong> Tab. 5.20 mostrano un buona capacità pre<strong>di</strong>ttiva per lo strumentoNIRMaster.In modalità <strong>di</strong> riflettanza <strong>di</strong>ffusa con l’impiego della sabbia sono stati ottenuti ottimi risultati comein<strong>di</strong>cato dagli alti valori <strong>di</strong> RPD e RER. Il valore <strong>di</strong> RMSECV risultato pari a circa 3 volte quello delmetodo <strong>di</strong> riferimento e del tutto accettabile per gli scopi agronomici dell’analisi. In modalità <strong>di</strong>transflettanza è stata ottenuta una calibrazione classificabile come buona.Lo strumento LAB POD TM (Polycromix) ha <strong>di</strong>mostrato ridotte performance classificabile ai limitidella sufficienza, secondo i criteri proposti nel paragrafo 5.1.2.4, Tabella 5.9, con errori <strong>di</strong> stimaquasi <strong>di</strong>eci volte superiori a quelli ottenuti con i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> riferimento.Vista la grande <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> estensione <strong>degli</strong> intervalli <strong>di</strong> misura <strong>degli</strong> strumenti (1000-2500 nm <strong>di</strong>NIRMaster contro l000-1800 nm <strong>di</strong> LAB POD TM ), al fine <strong>di</strong> fare un confronto corretto tra strumenti e<strong>di</strong> esplorare il contenuto d’informazione nelle <strong>di</strong>verse regioni spettrali, sono state effettuatecalibrazioni con spettri ridotti. Allo scopo, ciascun spettro completo NIRMaster è stato <strong>di</strong>viso in dueProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 169


spettri, uno compreso tra 1000 e 1800 nm e l’altro tra 1800-2500 nm. I risultati delle calibrazioniottenute con detti spettri ridotti, riportati in Tabella 5.21, hanno evidenziato che l’informazione perla variabile N-NH 4 è contenuta prevalentemente nel range 1800-2500nm.Strumento Modalità Range (nm) R 2 RMSECV* RPD RERBüchi Sabbia 1800-2500 0.98 0.13 6.60 30.771000-1800 0.86 0.34 2.48 12.32Büchi Transflettore 1800-2500 0.83 0.37 2.26 9.411000-1800 0.68 0.50 1.53 6.58* RMSECV espresso in mg/g tqTab. 5.21 - Risultati in cross-validazione con range ridotti per l’ N-NH 4Nel caso della sabbia le prestazioni delle calibrazioni con spettri ridotti 1800-2500 nm miglioranoanche rispetto al range completo a <strong>di</strong>mostrare che la parte bassa dello spettro (1000-1800 um)non apporta informazione utile ma <strong>di</strong>sturbi. Per quanto riguarda la modalità in transflettanza si haun peggioramento rispetto al range completo. In Figura 5.18 sono riportati gli scatterplot traconcentrazioni misurate e concentrazioni stimate con i modelli basati sugli spettri ridotti.Büchi sabbia suiniNH 4 _1000-2500 nm NH 4 _L1800-2500 nm NH 4 _1000-1800 nmBüchi transflettore suiniNH 4 _1000-2500 nm NH 4 _1800-2500 nm NH 4 _1000-1800 nmFig. 5.18 – Scatterplots per la variabile azoto ammoniacaleProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 170


In Tabella 5.22 sono riportati i risultati della validazione delle tre calibrazioni ottenute con i setcampionari <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione crescente selezionati me<strong>di</strong>ante l’utilizzo dell’algoritmo <strong>di</strong> Kennard Stone.Strumento Numero <strong>di</strong> campioni del set calibrazione R 2 RMSECV RMSEPPolycromix sabbia 30 (1/3) 0.808 1.05 0.4845 (1/2) 0.828 0.77 0.4660 (2/3) 0.842 0.64 0.46Büchi sabbia 28 (1/3) 0.978 0.19 0.1343 (1/2) 0.980 0.18 0.1156 (2/3) 0.980 0.17 0.11Tab. 5.22 - Risultati in validazione con <strong>di</strong>fferente numerosità del set <strong>di</strong> calibrazione per N-NH 4Dai valori <strong>degli</strong> errori in validazione non risulta nessun miglioramento significativo con l’aumentaredella numerosità del set <strong>di</strong> calibrazione. Un set <strong>di</strong> calibrazione costituito da soli 30 campioni, sescelto correttamente, considerando l’intera variabilità spettrale che si potrebbe riscontrare neicampioni, porta a sviluppare robusti modelli <strong>di</strong> calibrazione anche con un set minimo <strong>di</strong> campioni.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 171


Azoto TotaleStrumento Modalità n°outliers Pre-processamento R 2 RMSECV* RPD RERBüchi Sabbia 6 SV,1,35;MC 0.97 0.23 6.00 24.58Büchi Transflettore 3 EMSC;SV,1,33;MC 0.92 0.378 3.52 14.33Polycromix Sabbia 9 SV,1,9;MC 0.88 0.52 2.74 11.60* RMSECV espressi in mg/g tqTab. 5.23 – Risultati in cross-validazione per la variabile azoto totaleAnche per l’azoto totale la tecnica in riflettanza <strong>di</strong>ffusa con miscelazione del campione alla sabbia,ha mostrato le migliori performance. I valori <strong>di</strong> RPD e RER in<strong>di</strong>cano capacità <strong>di</strong> stima classificabilicome ottime. La deviazione standard del metodo <strong>di</strong> riferimento è stata <strong>di</strong> 0.065 mg/g tq. L’errore incross-validazione risulta essere variabile nel migliore dei casi pari a 4 volte quello del metodo <strong>di</strong>riferimento. La modalità in transflettanza ha mostrato comunque potenzialità classificabili comebuone. Le prestazioni <strong>di</strong> Polycromix sono state accettabili e classificabili come sufficienti.Strumento Modalità Range (nm) R 2 RMSECV* RPD RERBüchi Sabbia 1800-2500 0.96 0.27 5.14 20.361000-1800 0.89 0.47 2.86 10.73Büchi Transflettore 1800-2500 0.81 0.38 2.03 8.371000-1800 0.64 0.59 1.41 6.25*RMSECV espressi in mg/g tqTab. 5.24 - Risultati in cross-validazione con range ridotti per la variabile azoto totaleDalle prestazioni fornite dalle calibrazioni basate sugli spettri ridotti, ve<strong>di</strong> Tabella 5.24, si rendeancora evidente come le vibrazioni <strong>di</strong> legame delle componenti azotate siano spostate verso lelunghezze d’onda più elevate.La modalità in riflettanza con sabbia e range da 1800-2500 nm consente ottime capacità <strong>di</strong> stima,simili a quelle ottenibili con gli spettri completi. La modalità in transflettanza risente <strong>di</strong> più dellariduzione del range. Le lunghezze d’onda da 1000 a 1800nm non sembrano contenere abbastanzainformazione; è evidente il segnale dovuto all’overtone O-H dell’acqua e un lieve picco a 1520 nmdello stretching primo overtone N-H dell’urea ma questi non consentono comunque stime accurate.In Figura 5.19 sono riportati i grafici <strong>di</strong> regressione tra valori stimati e valori misurati <strong>di</strong>stintamenteper i modelli basati sugli spetri interi e ridotti.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 172


Büchi sabbia suiniNtot 1000-2500 nm Ntot 1800-2500 nm Ntot_1000-1800 nmBüchi transflettore suiniNtot_1000-2500 nm Ntot_1800-2500 nm Ntot_1000-1800 nmFig. 5.19 – Scatterplot per la variabile azoto totaleLa validazione in<strong>di</strong>pendente effettuata dopo la selezione dei campioni me<strong>di</strong>ante l’algoritmo <strong>di</strong>Kennard Stone ha evidenziato una lieve riduzione dell’RMSEP solo nel caso dello strumentopolycromix. Anche in questo caso il set minimo <strong>di</strong> calibrazione (1/3) è risultato sufficiente perminimizzare l’RMSEP che non evidenzia significativi miglioramenti al crescere del set <strong>di</strong>calibrazione.Strumento ampiezza set calibrazione R 2 RMSECV* RMSEP*Polycromix suini 30 (1/3) 0.80 1.45 0.7445 (1/2) 0.81 1.29 0.7260 (2/3) 0.83 1.11 0.63Büchi sabbia suini 28 (1/3) 0.93 0.59 0.3143 (1/2) 0.93 0.47 0.3156 (2/3) 0.94 0.41 0.31*RMSECV e RMSEP espressi in mg/g tqTab. 5.25 - Risultati in validazione con <strong>di</strong>fferente numerosità del set <strong>di</strong> calibrazione per la variabile NtotProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 173


Sostanza SeccaDai valori <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>ci statistici ottenuti sono risultate buone le calibrazioni sviluppate con gli spettriottenuti con il NIRMaster, con entrambi le metodologie adottate, e sufficienti quelle ottenute con glispettri del Polycromix.Gli errori ottenuti in cross-validazione risultano accettabili per entrambi gli strumenti.Strumento Modalità n°outliers Pre-processamento R 2 RMSECV* RPD RERBüchi Sabbia 1 SV,1,35;MC 0.95 0.52 4.31 16.98Büchi Transflettore 4 EMSC; SV,1,33;MC 0.95 0.71 4.29 17.44Polycromix Sabbia 8 SV,1,7;MC 0.82 0.98 2.18 8.93* RMSECV espressi in mg/g tqTab 5.26 - Risultati in cross-validazione per la variabile sostanza seccaStrumento Modalità Range (nm) R 2 RMSECV* RPD RERBüchi Sabbia 1800-2500 0.933 0.59 3.79 14.831000-1800 0.944 0.54 4.13 17.34Büchi Transflettore 1800-2500 0.767 1.51 1.81 5.741000-1800 0.879 1.09 2.65 12.15*RMSECV espressi in mg/g tqTab. 5.27 – Risultati in cross-validazione con range ridott i per la variabile sostanza seccaPer entrambe le tecniche utilizzate risulta evidente come, contrariamente a quanto osservato per lecalibrazioni <strong>di</strong> Ntot e N-NH 4 , le prestazioni risultano migliori con i modelli basati sugli spettri ridottinell’intervallo 1000-1800 nm. Nel caso dell’utilizzo della sabbia e della modalità RD ilmiglioramento è modesto mentre <strong>di</strong>viene significativo in modalità <strong>di</strong> transflettanza, probabilmente acausa dei fenomeni <strong>di</strong> saturazione del segnale alle maggiori lunghezze d’onda.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 174


Büchi sabbia suiniSS 1000-2500 nm SS_1800-2500 nm SS_1000-1800 nmBüchi transflettore suiniSs 1000-2500 nm SS 1800-2500 nm SS_1000-1800 nmFig. 5.20 – scattrplots per la variabile sostanza seccaStrumento n. <strong>di</strong> campioni del set <strong>di</strong> calibrazione R 2 RMSECV* RMSEP*Polycromix suini 30 (1/3) 0.91 2.66 1.6845 (1/2) 0.92 1.80 0.9560 (2/3) 0.92 1.62 0.98Büchi sabbia suini 28 (1/3) 0.94 0.63 0.6543 (1/2) 0.94 0.55 0.6356 (2/3) 0.96 0.54 0.51* RMSECV e RMSEP espressi in mg/g tqTab. 5.28 - Risultati in validazione con <strong>di</strong>fferente numerosità del set <strong>di</strong> calibrazioneIn validazione lo strumento Büchi mantiene bassi livelli <strong>di</strong> errore anche con popolazione minima incalibrazione. Lo strumento Polycromix invece necessita maggior numerosità <strong>di</strong> campioni, almeno45, per raggiungere un valore relativamente costante <strong>di</strong> RMSEP.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 175


Carbonio totaleAnche per il carbonio totale risultano ottime le capacità pre<strong>di</strong>ttive dello strumento da banco, conentrambi le modalità <strong>di</strong> acquisizione <strong>degli</strong> spettri. Gli errori <strong>di</strong> stima sono risultati piuttosto elevati seconfrontati con la deviazione standard del metodo <strong>di</strong> riferimento (0.314 mg/g), ma accettabili vistol’ampio range <strong>di</strong> variazione della variabile.Le prestazioni dello strumento Ploycromix sono risultate <strong>di</strong>screte.Strumento Modalità n°outliers Pre-processamento R2 RMSECV* RPD RERBüchi Sabbia 1 SV,1,35;MC 0.96 1.87 4.64 17.03Büchi Transflettore 4 EMSC; SV,1,33;MC 0.96 2.67 4.83 20.70Polycromix Sabbia 5 SV,1,7;MC 0.87 4.70 2.54 12.83* RMSECV espressi in mg/g tqTab. 5.29 – Risultati in cross-validazione per la variabile carbono totaleStrumento Modalità Range (nm) R2 RMSECV* RPD RERBüchi Sabbia 1800-2500 0.95 2.13 3.87 16.171000-1800 0.94 2.24 4.27 16.09Büchi Transflettore 1800-2500 0.69 7.44 1.48 4.881000-1800 0.87 4.83 2.45 10.37* RMSECV espressi in mg/g tqTab. 5.30 - Risultati in cross-validazione con range ridotti per la variabile carbono totaleI risultati delle calibrazioni con gli spettri ridotti non hanno evidenziato <strong>di</strong>fferenze tra i due rangespettrali, quando l’acquisizione è stata effettuata in presenza <strong>di</strong> sabbia (modalità RD), mentre nelcaso dell’acquisizione in transflettanza le calibrazioni sono risultate decisamente peggiori con glispettri ridotti nel range 1800-2500 nm.E’ da rimarcare l’effetto della sabbia nella riduzione del rumore <strong>degli</strong> spettri.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 176


Büchi sabbia suiniCtot 1000-2500 nm Ctot 1800-2500 nm Ctot 1000-1800 nmBüchi transflettore suiniCtot 1000-2500 nm Ctot 1800-2500 nm Ctot 1000-1800 nmFig. 5.21 – scattrplots per la variabile carbono totaleStrumento ampiezza set calibrazione R2 RMSECV* RMSEP*Polycromix suini 30 (1/3) 0.91 7.45 5.2245 (1/2) 0.91 7.44 4.2960 (2/3) 0.91 6.87 4.39Büchi sabbia suini 28 (1/3) 0.94 2.41 2.5743 (1/2) 0.95 2.10 2.5556 (2/3) 0.96 2.07 2.11* RMSECV e RMSEP espressi in mg/g tqTa.b 5.31 - Risultati in validazione con <strong>di</strong>fferente numerosità del set <strong>di</strong> calibrazioneper la variabile carbono totaleLa ricerca del minimo set <strong>di</strong> calibrazione evidenzia ancora come la metodologia con sabbia nonnecessità un gran numero <strong>di</strong> campioni per fornire una buona calibrazione.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 177


CalcioPer il calcio sono state ottenute buone prestazioni per entrambi gli strumenti ed i meto<strong>di</strong>Strumento Modalità n°outliers Pre-processamento R2 RMSECV* RPD RERBüchi Sabbia 4 SV,1,35;MC 0.90 0.41 3.07 13.65Büchi Transflettore 6 EMSC; SV,1,41;MC 0.90 0.43 3.13 16.49Polycromix Sabbia 6 SV,1,11;MC 0.85 0.55 2.31 9.69* RMSECV espressi in mg/g tqTab. 5.32 - Risultati in cross-validazione per la variabile calcioGli errori ottenuti in cross-validazione se confrontati con con la deviazione standard del metodo <strong>di</strong>riferimento (pari a 0.235mg/g tq) risultano generalmente accettabili.La sud<strong>di</strong>visione del range non consente apprezzabili miglioramenti delle calibrazioni. Il range1000-1800 nm è risultato solo lievemente più performante.Ancora, nel range spettrale 1800-2500nm, la sabbia ha restituito spettri <strong>di</strong> qualità notevolmente migliore rispetto alla modalità intrasflettanza.Strumento Modalità Range (nm) R2 RMSECV* RPD RERBüchi Sabbia 1800-2500 0.90 0.45 2.98 11.891000-1800 0.91 0.39 3.27 14.44Büchi Transflettore 1800-2500 0.75 0.70 1.75 5.491000-1800 0.89 0.48 2.87 10.35* RMSECV e RMSEP espressi in mg/g tqTab. 5.33 - Risultati in cross-validazione con range ridotti per la variabile calcioProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 178


Büchi sabbia suiniCa 1000-2500 nm Ca 1800-2500 nm Ca 1000-1800 nmBüchi transflettore suiniCa 1000-2500 nm Ca 1800-2500 nm Ca 1000-1800 nmFig. 5.22 – scattrplots per la variabile calcioStrumento n° set calibrazione R2 RMSECV * RMSEP *Polycromix suini 30 0.84 0.84 0.7445 0.86 0.92 0.5660 0.86 0.83 0.55Büchi sabbia suini 28 0.91 0.61 0.4243 0.92 0.55 0.3956 0.92 0.54 0.34* RMSECV e RMSEP espressi in mg/g tqTab. 5.34 - Risultati in validazione con <strong>di</strong>fferente numerosità del set <strong>di</strong> calibrazione per la variabile calcioPer la variabile Ca è auspicabile il ricorso a un maggior numero <strong>di</strong> campioni per il set <strong>di</strong>calibrazione, dato l’abbassamento dei valori <strong>di</strong> erroreProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 179


Conducibilità elettrica, Magnesio, Fosforo e PotassioBüchi sabbia suiniVariabile Pre-Processamento n°outliers R 2 RMSECV* RPD RER ClassificazioneCE SV,1,35;MC 3 0.91 1.83 3.24 15.50 BuonaMgO SV,1,35;MC 6 0.86 0.21 2.56 9.41 DiscretaK20 SV,1,35;MC 3 0.87 0.32 2.59 11.84 DiscretaP2O5 SV,1,35;MC 5 0.80 0.65 2.03 7.68 SufficienteBüchi transflettore suiniCE EMSC; SV,1,35;MC 5 0.84 2.05 2.31 6.51 SufficienteMgO SNV; SV,1,35;MC 6 0.94 0.15 3.97 10.24 DiscretaK20 SNV; SV,1,45;MC 9 0.82 0.34 2.21 9.78 SufficienteP2O5 SNV; SV,1,45;MC 7 0.89 0.49 2.93 13.56 DiscretaPolycromix sabbiaP2O5 SV,1,11;MC 10 0.77 0.58 1.83 9.08 Sufficiente*RMSECV e RMSEP espressi in mg/g tqTab. 5.35 - Risultati in cross-validazione per le variabili CE, Mg, K, PLe variabili CE, Mg, K e P, per la <strong>loro</strong> natura ionica si ritengono non stimabili in maniera <strong>di</strong>retta conla tecnica NIRS. Si ricorda che il legame molecolare (P=O) pesprime solo un debole segnale nelrange del vicino infrarosso. Tuttavia i modelli <strong>di</strong> calibrazione riportati in Tabella 5.35 hannoevidenziato una <strong>di</strong>screta abilità pre<strong>di</strong>ttiva della tecnica. Tale risultato potrebbe <strong>di</strong>penderedall’esistenza <strong>di</strong> correlazioni forti con altre variabili sicuramente stimabili <strong>di</strong>rettamente tramitespettroscopia NIR, come effettivamente evidenziato nel paragrafo 5.1.3.2 Tabella 5.18.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 180


5.1.3.2.5 Calibrazioni sul set campionario ampliato con reflui <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>versoCaratterizzazione del set campionarioNella Tabella 5.36 sono riportate le statistiche descrittive calcolate sull’intero set campionario <strong>di</strong>142 campioni descritto nel paragrafo 5.1.2.1, relativamente a tutte le variabili indagate.Come preve<strong>di</strong>bile, rispetto al set <strong>di</strong> soli liquami suini, risultano ampliati gli intervalli <strong>di</strong>concentrazione <strong>di</strong> tutti gli analiti considerati.Variabile U.M. min me<strong>di</strong>a max Dev.St. RangeN-NH 4 g/kg tq 0.11 1.62 5.15 0.92 5.04Ntot g/kg tq 0.55 2.88 11.31 1.90 10.76Ss % 0.32 5.43 33.97 6.73 33.65Ctot mg/g tq 0.42 21.02 152.82 29.51 152.4Ceneri mg/g tq 0.02 12.60 59.93 11.56 59.92pH 4.70 7.66 12.73 0.99 8.03CE mS/cm 0.23 15.98 77.60 9.11 77.37MgO mg/g tq 0.05 1.30 32.38 2.99 32.33CaO mg/g tq 0.13 1.79 11.55 2.11 11.42P 2 O 5 mg/g tq 0.06 1.61 12.08 2.31 12.02Tab. 5.36 - Variabilità per l’intero set campionario composto da 142 campioniNH 4 mg/g tqNtot mg/g tq SS %Ctot mg/g tqCa mg/g tqFig. 5.23 – Distribuzione campionaria set completo <strong>di</strong> 143 reflui zootecniciProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 181


Le <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> frequenza dei valori delle variabili risultano comunque con<strong>di</strong>zionate dalla forteprevalenza dei liquami suini ed in particolare <strong>di</strong> quelli a basso contenuto <strong>di</strong> sostanza seccapertanto, per tutte le variabili, vi è maggiore affollamento <strong>di</strong> osservazioni nelle classi <strong>di</strong> bassaconcentrazione.Dall’analisi della matrice <strong>di</strong> correlazione variabili, riportata in Tabella 5.37, si rileva chel’arricchimento del set <strong>di</strong> liquami suini con campioni <strong>di</strong> liquami bovini, liquami misti suini e bovini,<strong>di</strong>gestati e <strong>loro</strong> frazioni, determina un rarefazione delle correlazioni rispetto a quanto osservato nelset <strong>di</strong> soli liquami suini (Tab.5.19).N-NH 4 Ntot Ss Ctot ceneri pH CE MgO CaO P 2 O 5 K 2 ON-NH 4 g/kg tq 1Ntot g/kg tq 0.764 1Ss% 0.254 0.725 1Ctot mg_g tq 0.228 0.700 0.993 1ceneri mg/g tq 0.092 -0.061 -0.206 -0.260 1pH -0.253 -0.262 -0.072 -0.094 0.275 1CE(mS/cm) 0.444 0.385 0.206 0.152 0.226 -0.101 1MgO g/kg tq 0.050 0.155 0.171 0.143 0.134 -0.031 0.227 1CaO g/kg tq 0.456 0.768 0.716 0.678 -0.075 -0.191 0.209 0.328 1P 2 O 5 g/kg tq 0.412 0.647 0.560 0.532 -0.004 -0.029 0.014 0.238 0.783 1K 2 O g/kg tq 0.160 0.210 0.200 0.138 0.190 -0.045 0.772 -0.030 0.170 0.013 1Tab. 5.37 - Correlazione tra variabili per l’intero set campionario composto da 142 campioniTale riscontro è giustificabile poiché per l’ampliamento del set campionario sono stati usati refluimolto <strong>di</strong>versi ed eterogenei, sia per l’origine, sia per i trattamenti <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong> e/o <strong>di</strong> separazionesubiti. Nel set così esteso, le uniche correlazioni riscontrate sono quelle <strong>di</strong> Ntot, con N-NH 4 (r 2 =0.76) e CaO (0.76), <strong>di</strong> CE con K 2 O (0.77) e <strong>di</strong> P 2 O 5 con CaO (0.78) .Lo sviluppo dei modelli NIR su questo set ampliato, ha permesso <strong>di</strong> costruire dei modelli <strong>di</strong>previsione con un grado maggiore <strong>di</strong> decorrelazione tra le variabili analitiche e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> testarequali tra le variabili oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o si prestino a una stima NIR basata su assorbimenti <strong>di</strong>retti.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 182


Risultati delle calibrazioni su set estesoNelle Tabelle 5.38 – 5.39 – 5.40 si riportano i modelli sviluppati in cross validazione con il setcampionario ampliato.Polycromix Sabbia TotaliRange Variabile n° R 2 RMSECV n° Outliers RPD RER1000-1800 NH 4 130 0.66 0.47 9 1.48 7.011000-1800 Ntot 130 0.83 0.54 10 2.26 9.271000-1800 Ss 130 0.85 1.17 7 2.40 10.611000-1800 Ctot 130 0.84 5.74 6 2.26 9.631000-1800 CaO 125 0.80 0.55 10 2.01 8.74Tab. 5.38 – Risultati in cross-validazione delle calibrazioni sviluppate sugli spettri acquisiti sui campionimiscelati con sabbia utilizzando lo strumento PolycromixBüchi transflettore totaliRange Variabile n° R2 RMSECV n° Outliers RPD RER1000-2500 NH 4 145 0.908 0.28 8 3.12 16.661000-2500 Ntot 145 0.932 0.34 14 3.77 15.371000-2500 Ss 145 0.945 1.07 9 4.19 19.781000-2500 Ctot 145 0.958 3.78 7 4.80 18.381000-2500 CaO 140 0.911 0.39 15 3.24 14.32Tab. 5.39 – Risultati in cross-validazione delle calibrazioni sviluppate sugli spettri acquisitiin modalità <strong>di</strong> transflettanzaBüchi sabbia totaliRange Variabile n° R2 RMSECV n° Outliers RPD RER1000-2500 NH 4 124 0.97 0.14 7 5.32 24.021000-2500 Ntot 124 0.97 0.22 5 5.32 24.541000-2500 Ss 124 0.93 0.64 8 3.65 15.101000-2500 Ctot 124 0.95 2.3 4 4.28 17.641000-2500 CE 124 0.85 2.01 12 2.43 11.671000-2500 CaO 119 0.88 0.44 7 2.68 12.331000-2500 P 2 O 5 119 0.83 0.55 12 2.19 9.39Tab. 5.40 – Risultati in cross-validazione delle calibrazioni sviluppate sugli spettri acquisiti sui campionimiscelati con sabbia utilizzando lo strumento BüchiProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 183


I risultati ottenuti dai modelli <strong>di</strong> calibrazione con il set campionario completo hanno permesso <strong>di</strong>verificare che per la stima <strong>di</strong> N-NH 4 , Ntot, Ss, Ctot è possibile effettuare una buona e robustacalibrazione, anche considerando campioni <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa. In particolare, con lo strumentoBüchi NIRMaster, con la miscelazione dei campioni con sabbia (in modalità riflettanza <strong>di</strong>ffusa), sisono ottenute prestazioni classificabili come ottime per i composti azotati con RPD > 4 e RER >20,e buone per Ss e Ctot, con RPD tra 3 – 4 e RER tra 15 e 20.Con la modalità in transflettanza sono risultate leggermente migliori le calibrazioni per Ss e Ctot,con RPD > 4 e RER quasi <strong>di</strong> 20, rispetto a quelle per NH 4 , Ntot, con RPD tra 3 – 4 e RER tra 15 e20. Accettabile è risultata anche la calibrazione del calcio, anche se imputabile alla buonacorrelazione <strong>di</strong> questo elemento con Ntot. Analogo risultato è stato ottenuto per il fosforo cherisulta correlato con il calcio.Le prestazioni delle calibrazioni ottenute con gli spettri acquisiti con il Polycromix sono risultatesufficienti limitatamente alle variabili Ntot, Ss e Ctot, con RPD tra 2 e 3 e RER tra 8 e 10. Per ilridotto range dello strumento, limitato tra 1000 e 1800 nm, i risultati relativi alla stima dell’N-NH 4sono stati scarsi.Per tutti gli altri elementi, <strong>di</strong>versamente da quanto ottenuto operando sul set campionario ristrettoai soli liquami suini, non è stato più possibile, a seguito dell’ampliamento del set, sviluppare modelli<strong>di</strong> calibrazione performanti; tale risultato consente <strong>di</strong> ritenere che la <strong>loro</strong> stima non avvenga grazieall’esistenza <strong>di</strong> una <strong>loro</strong> interazione <strong>di</strong>retta con le ra<strong>di</strong>azioni NIR ma sia solo basata sullacorrelazione con altre variabili ben stimate.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 184


5.1.3.2.6 ConclusioniI risultati ottenuti confermano la metodologia NIRS applicata alla caratterizzazione dei liquamizootecnici come una buona tecnica quantitativa.Sia nel caso dei liquami bovini che in quello dei liquami suini le variabili che risultano determinabilicon buona affidabilità sono la sostanza secca, il carbonio totale, l’azoto totale e l’azotoammoniacale.L’azoto e il carbonio presentano una pre<strong>di</strong>cibilità <strong>di</strong>retta del NIRS permettendo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> costruiremodelli <strong>di</strong> calibrazione molto robusti.Anche l’azoto ammoniacale essendo costituito da una specie chimica singola in soluzione e nonlegata alla sostanza organica, ed essendo la vibrazione del suo legame N-H ben definita, risultaessere un parametro spettralmente attivo è ben determinabile anche alle basse concentrazioni.Per le altre variabili P, K, CE, Mg, e Ca bisogna ricordare che spesso il potere pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong>pendepiù dalla struttura <strong>di</strong> intercorrelazioni tra variabili del set campionario piuttosto che da effettiassorbenti <strong>di</strong> questi analiti. Quin<strong>di</strong> è possibile un utilizzo del metodo NIR per una <strong>loro</strong> stima ma ènecessario che lo strumento sia usato con campioni strettamente correlati per non correre il rischio<strong>di</strong> commettere gravi errori <strong>di</strong> stima.I reflui zootecnici per <strong>loro</strong> natura risultano materiali complessi ed eterogenei che possonopresentare complicanze all’analisi NIRS. Una netta <strong>di</strong>stinzione tra i liquami bovini ed i liquami suiniè dato dal contenuto in sostanza secca. I liquami bovini si presentano come materiale denso conelevata concentrazione <strong>di</strong> soli<strong>di</strong> sospesi che li porta ad essere più adatti all’analisi NIRS,permettendo una acquisizione <strong>degli</strong> spettri in modalità <strong>di</strong> riflettanza <strong>di</strong>ffusa senza nessunapreparazione del campione che viene scansionato tal quale. Contrariamente ai liquami bovini, l’altocontenuto <strong>di</strong> acqua dei liquami suini crea complicanze nell’acquisizione <strong>degli</strong> spettri, richiedendo<strong>degli</strong> accorgimenti nel sistema <strong>di</strong> campionamento e <strong>di</strong> presentazione del campione. Infatti la bassaconcentrazione in particelle e soli<strong>di</strong> sospesi non permettendo al segnale e specialmente ai fotonicon lunghezza d’onda maggiore <strong>di</strong> essere deviati verso il detector, senza dover attraversare uncammino ottico molto lungo nella matrice acquosa, porta i livelli <strong>di</strong> assorbanza alla saturazione.L’acqua infatti a causa dei suoi elevati assorbimenti causa una completa estinzione del segnaleper le lunghezze d’onda maggiori <strong>di</strong> 1800 nm già con cammini ottici dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 2mm. Per ovviarea questi inconvenienti bisogna stu<strong>di</strong>are sistemi <strong>di</strong> presentazione del campione con cammini otticicorti o scatteranti come celle a flusso in transflettanza o celle a flusso autopulenti riempite con unamatrice scatterante. Il metodo della sabbia testato in questo lavoro si è rivelato ottimo, migliorandoProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 185


e stabilizzando le prestazioni e permettendo <strong>di</strong> superare il problema dell’estinzione del segnaledovuto alla saturazione dell’acqua.Per applicazioni da campo rispetto allo strumento qui utilizzato (Polycromix) risulta necessariotestare strumenti con sorgenti luminose più potenti e valutarne il surriscaldamento.La caratterizzazione rapida dei reflui zootecnici tramite spettroscopia NIRS è incentrataprevalentemente sulla stima della componente azotata per i rilevanti problemi ambientali che crea.Come emerso dal lavoro effettuato il range <strong>di</strong> lunghezze d’onda più adatto per la determinazionedei composti azotati è quello tra 1800 e 2500 nm, dove però si hanno i maggiori problemi dovutiall’effetto <strong>di</strong> estinzione del segnale.Gli strumenti commerciali testati hanno mostrato interessanti potenzialità. In particolar modo glistrumenti da banco hanno dato ottime prestazioni confermando le alte potenzialità comemetodologia rapida ed accurata per analisi rutinarie da laboratorio. Gli strumenti da campo pur nonavendo le stesse potenzialità hanno comunque dato risultati sod<strong>di</strong>sfacenti, che affiancati allequalità <strong>di</strong> basso costo, robustezza e applicabilità on-line e on-site ne fanno buoni strumenti per unuso in azienda come screening rapido e accurato.La valutazione delle prestazioni ottenute ampliando il set campionario <strong>di</strong> liquami suini anche conpochi campioni <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa, quali liquami bovini, miscele <strong>di</strong> liquami suini e bovini, <strong>di</strong>gestati eseparati solido-liquido, ha consentito <strong>di</strong> mettere in evidenza che per le variabili che interagiscono<strong>di</strong>rettamente con la ra<strong>di</strong>azione NIR, quali Ss, Ctot, Ntot e N-NH 4 , è possibile sviluppare modelliglobali che prescindono dalla natura del materiale in esame. Diversamente, tale ampliamento nonè possibile per le variabili la cui stima non avviene in maniera <strong>di</strong>retta ma deriva dall’esistenza, nelset campionario, <strong>di</strong> una struttura <strong>di</strong> intercorrelazioni tra variabili..Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 186


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5.2 – Applicazione del “Modello ARMOSA”Come previsto dal Progetto Pilota SATA, si è attuata la collaborazione con ERSAF per sottoporre idati tecnico-agronomici, rilevati in alcuni ambiti operativi, ad elaborazione me<strong>di</strong>ante il “sistemamodellistico modulare”, calibrato nel corso del Progetto ARMOSA (Allestimento <strong>di</strong> una Rete <strong>di</strong>Monitoraggio dei Suoli Agricoli), atto a simulare i flussi <strong>di</strong> acqua ed azoto nel suolo e prevedere lapotenziale lisciviazione <strong>di</strong> nitrati.Secondo il protocollo concordato per la fornitura dei dati tecnici agronomici rilevati in campo, si èconcentrata l’attenzione sugli Ambiti operativi 1 e 2, particolarmente interessanti dal punto <strong>di</strong> vista<strong>di</strong> una possibile analisi ambientale, <strong>di</strong> confronto tra pratiche tra<strong>di</strong>zionali e nuove soluzionigestionali, soprattutto per quanto attiene tempi (alla semina ed in copertura) e modalità(interramento) <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei reflui.Valutazione dei rischi potenziali <strong>di</strong> rilascio <strong>di</strong> azoto verso le acque profonde in aziende dellapianura lombarda attraverso l’applicazione del modello <strong>di</strong> simulazione ARMOSA.Il modello <strong>di</strong> simulazione della <strong>di</strong>namica dell’azoto in sistemi suolo-clima-colture denominatoARMOSA, è stato utilizzato per comparare il potenziale rilascio <strong>di</strong> nitrati verso le acque sotterranee<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti scenari <strong>di</strong> fertilizzazione indagati nell’ambito del “Progetto Pilota SATA”.Un primo ambito (relativo all’Ambito 2, paragrafo 1.3.2, pagina 18) ha riguardato un’azienda <strong>di</strong>bovini da latte (caso stu<strong>di</strong>o 1) ed una azienda suinicola (caso stu<strong>di</strong>o 2), entrambe con ampiaeccedenza <strong>di</strong> nutrienti, localizzate in zona vulnerabile (pianura Bresciana), aventi suoli a tessiturame<strong>di</strong>a-sabbiosa e me<strong>di</strong>o contenuto in carbonio organico, che esportano effluente tal quale fuorizona vulnerabile (caso stu<strong>di</strong>o 3) su suoli più grossolani e tendenzialmente poveri <strong>di</strong> sostanzaorganica.La seconda esperienza (relativa all’Ambito 1, paragrafo 1.3.1, pagina 6) è invece relativa ad unautilizzazione “consortile” in aziende cerealicole (caso stu<strong>di</strong>o 5/6) <strong>di</strong> <strong>effluenti</strong> provenienti da aziendecerealicolo - zootecniche (caso stu<strong>di</strong>o 4), localizzate tutte in zona vulnerabile nel basso mantovano(Oltrepò mantovano), su suoli a tessitura fine e relativamente poveri, nelle aziende cerealicole, insostanza organica.Il modello ARMOSA è stato sviluppato, calibrato e validato sulle con<strong>di</strong>zioni pedoclimatiche dellapianura lombarda con dati misurati e rilevati per 5-6 anni in <strong>di</strong>versi siti sperimentali, nell’ambito<strong>degli</strong> omonimi progetti condotti da ERSAF e UNIMI - Diprove ai cui risultati (Quaderni della RicercaProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 190


in Agricoltura n° 65/2007, 94/2008 e 130/2011) si rimanda per gli approfon<strong>di</strong>menti tecnici escientifici.Gli scenari simulati (tipo e quantità <strong>di</strong> <strong>effluenti</strong>, colture, concimi minerali utilizzati, …) sono statidefiniti sulla base dei dati aziendali e gestionali forniti dal “Progetto Pilota SATA”; i piani <strong>di</strong>fertilizzazione messi a confronto sono stati quin<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposti considerando l’ipotesi <strong>di</strong> utilizzazioneintegrale nelle aziende zootecniche <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> prodotti e altre soluzioni che tenessero conto:I) dei limiti alla <strong>di</strong>stribuzione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> posti dalla <strong>di</strong>rettiva nitrati (170 e340 kg ha -1 anno rispettivamente in zona vulnerabile e non vulnerabile);II) della “deroga” comunitaria a tali limiti in zona vulnerabile (250 kg ha -1 anno nel rispetto<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> utilizzazioni maggiormente efficienti); III) <strong>degli</strong> apporti massimi <strong>di</strong> azotoutile alle colture (cosiddetti MAS), ammessi dal nuovo Programma d’Azione regionale(dgr 2208/11).Le capacità pre<strong>di</strong>ttive del modello ARMOSA sono state ampiamente testate nel quadro dei progettisopra ricordati. Il modello tuttavia non è in grado <strong>di</strong> simulare adeguatamente la coltura del riso, pervia della particolare <strong>gestione</strong> dell’irrigazione che contrad<strong>di</strong>stingue questa coltivazione; pertanto nelcaso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o 3, nello scenario relativo alla delocalizzazione dell’effluente, è stata presa inconsiderazione una coltura <strong>di</strong> mais al posto <strong>di</strong> una risaia, che era stata, nell’ambito del “ProgettoPilota SATA”, l’effettiva destinazione del refluo zootecnico.In ogni caso va comunque tenuto presente che i modelli riproducono il comportamento dei sistemicolturali in forma standar<strong>di</strong>zzata e in certa misura inevitabilmente semplificata rispetto allecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> campo reali. Per questa ragione, nell’analisi dei risultati delle simulazioni più che daisingoli valori assoluti, è dalle <strong>di</strong>fferenze relative tra scenari <strong>di</strong> concimazione <strong>di</strong>fferenti che sitraggono le in<strong>di</strong>cazioni gestionali <strong>di</strong> maggiore rilievo.Nelle schede che seguono sono riportati per ciascuno dei due ambiti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o esaminati:• i parametri aziendali (superfici, rotazioni colturali), gestionali (N organico, tipo <strong>di</strong> <strong>effluenti</strong>zootecnici, N minerale) e ambientali (suoli, piovosità me<strong>di</strong>a annua) utilizzati come inputnelle simulazioni;• i risultati delle simulazioni per i <strong>di</strong>versi scenari <strong>di</strong> fertilizzazione impostati, espressi in termini<strong>di</strong>: input totale <strong>di</strong> N organico e minerale, resa colturale (biomassa totale prodotta o resa ingranella, espresse come sostanza secca), N asportato dalle colture e N lisciviato, entrambiespressi in kg ha -1 ;• un commento interpretativo dei risultati stessi, riferito alle singole situazioni aziendali tipoesaminate, con evidenziato, per quelle zootecniche, l’eccedenza <strong>di</strong> N organico a limitiProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 191


vigenti attuali e in caso <strong>di</strong> deroga e, per quelle non zootecniche riceventi refluo, il potenzialerisparmio in concimi minerali.In termini generali l’applicazione del modello ARMOSA ai casi aziendali presi in considerazionenell’ambito del “progetto Pilota SATA”, conferma ad ogni buon conto che due sono gli aspetticruciali che, negli ambienti pedoclimatici ed agronomici della pianura padana, con<strong>di</strong>zionano lasostenibilità effettiva delle pratiche <strong>di</strong> fertilizzazione:a) il rischio <strong>di</strong> lisciviazione dei nitrati, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> impatto sulla qualità delle acque, è correlatoprincipalmente al surplus <strong>di</strong> azoto <strong>di</strong>stribuito sui terreni, cioè alla <strong>di</strong>fferenza tra input totale easportazioni colturali, ed al periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong>. Ne consegue lanecessità <strong>di</strong> assicurare una efficienza d’uso dei fertilizzanti, sia organici che <strong>di</strong> sintesi, piùalta possibileb) l’azoto organico contenuto negli <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>, se utilizzato in modoagronomicamente corretto e adottando tecniche <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione efficienti, può sostituirel’azoto minerale, senza ripercussioni apprezzabili sulle rese e con per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> azotonell’ambiente complessivamente analoghe se non ad<strong>di</strong>rittura inferiori.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 192


Caso stu<strong>di</strong>o n°1Azienda zootecnica (bovini da latte) con eccedenze <strong>di</strong> <strong>effluenti</strong>Simulazione anni: 1988 - 2007Localizzazione: Distretto ARMOSA n°21, me<strong>di</strong>a pianura bresciana – zona vulnerabile ai nitratiSuolo: UTS 61 (sandy loam)Piovosità me<strong>di</strong>a: 1176 mm annoAzienda zootecnica - bovini: 95 capiEffluenti <strong>di</strong> allevamenti prodotti al campo: 5.640 kg <strong>di</strong> azoto organico <strong>di</strong> cui 80% liquame e 20%letame.Superficie totale per lo span<strong>di</strong>mento: 10,11 ha. Rotazione: mais - loiessa; su tutta la superficie.Refluo <strong>di</strong>stribuito prima della semina del mais (80% liquame - 20% letame), concimazioneinorganica (nitrato ammonico) in copertura su mais.ScenariScenario AMAIS LOIESSA (A)Prassi corrente Mais Loiessakg N ha ‐1 organico 558kg N ha ‐1 inorganico 120Asporti ‐ kg N ha ‐1 342 137Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 113Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 18Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totale19249 9898Granella8786N eccedente da esportare – kg 0Lo scenario A si riferisce alle pratiche normalmente attuate in azienda, dove tutta la superficieviene utilizzata per lo span<strong>di</strong>mento. L’elevato input azotato si traduce in una bassa performanceambientale con valori <strong>di</strong> lisciviazione molto alti.Scenario B – B1MAIS LOIESSA (B)MAIS LOIESSA (B1)Rispetto limite 170 kg N ha ‐1 ZVN Mais Loiessa Mais Loiessakg N ha ‐1 organico 170 170kg N ha ‐1 inorganico 210 318Asporti ‐ kg N ha ‐1 237 96 308 98Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 57 80Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 15 22Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totale18962 9893 19149 9894Granella87728782N eccedente da esportare – kg 3921Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 193


Scenario C – C1MAIS ‐ LOIESSA (C) MAIS ‐ LOIESSA (C1)Rispetto limite 250 kg N ha ‐1 ZVN Mais Loiessa Mais Loiessakg N ha ‐1 organico 250 250kg N ha ‐1 inorganico 130 225Asporti ‐ kg N ha ‐1 249 82 313 83Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 54 74Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 11 17Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella1892887709780 191748783N eccedente da esportare – kg 3112Gli scenari B e C, riferiti rispettivamente ai limiti imposti dall’attuale <strong>di</strong>rettiva ed ai nuovi limitiintrodotti con la deroga, per le zone vulnerabili ai nitrati, sono messi a confronto con i rispettiviscenari B1 e C1, dove sono stati applicati gli apporti massimi standard <strong>di</strong> azoto utile alle colture(MAS).9777Tra gli scenari B/B1 e C/C1 si nota che, anche applicando la dose massima consentita <strong>di</strong> azotonon si incrementano in modo significativo le produzioni (l’incremento non è mai superiore all’1% intutti i casi), mentre si ottiene un peggioramento delle perfomance ambientali con per<strong>di</strong>te perlisciviazione maggiori rispettivamente del 40% e 37% negli scenari B1 e C1.Con un’adeguata riduzione del concime minerale anche lo scenario C risulta ampiamenteparagonabile allo scenario B sia per quanto riguarda le produzioni sia per la quantità <strong>di</strong> azotolisciviato.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 194


Caso stu<strong>di</strong>o n°2Azienda zootecnica (suini) con eccedenze <strong>di</strong> <strong>effluenti</strong>Simulazione anni: 1988 - 2007Localizzazione:Distretto ARMOSA n°17, bassa pianura – zona vulnerabileSuolo: UTS 107 (sandy loam)Piovosità me<strong>di</strong>a: 1040 mm annoAzienda zootecnica - suini: 40.392 capiSuperficie totale per lo span<strong>di</strong>mento: 423 haEffluenti <strong>di</strong> allevamenti prodotti in azienda: 340.699 kg <strong>di</strong> azoto organicoRotazione 1: omosuccessione <strong>di</strong> maisRotazione 2: frumentoRefluo <strong>di</strong>stribuito prima della semina dei cereali e dopo la raccolta, concimazione inorganica(nitrato ammonico) in copertura.ScenariPiano colturale “or<strong>di</strong>nario”ha <strong>di</strong>sponibili per span<strong>di</strong>mentoMais 363Frumento 60Totale superficie 423Scenario AMAIS (A) FRUMENTO (A)Prassi tra<strong>di</strong>zionalekg N ha ‐1 organico 806 806kg N ha ‐1 inorganico 0 0Asporti ‐ kg N ha ‐1 486 409Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 259 334Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 20 23Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella2620614434149727504N eccedente da esportare – kg 0Anche in questo caso lo scenario A si riferisce alle pratiche normalmente attuate in azienda, dovetutta la superficie viene utilizzata per lo span<strong>di</strong>mento.L’elevato input azotato si traduce, anche in questo caso, in una bassa performance ambientale convalori <strong>di</strong> lisciviazione molto alti.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 195


Scenario B – B1MAIS (B) FRUMENTO (B) MAIS (B1) FRUMENTO (B1)Rispetto limite 170 kg N ha ‐1 ZVNkg N ha ‐1 organico 170 170 170 170kg N ha ‐1 inorganico 100 0 170 80Asporti ‐ kg N ha ‐1 282 194 311 262Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 56 53 96 55Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 11 4 16 11Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella2336913550144777292N eccedente da esportare – kg 2687892343813566148627510Confrontando gli scenari B e B1 il modello <strong>di</strong>mostra che l’applicazione dei MAS (B1) non porta adun incremento significativo della produzione, mentre aumenta l’azoto perso per lisciviazione,soprattutto nel caso del mais in quanto coltura irrigua. Infatti aumentando l’apporto <strong>di</strong> N inorganicoin copertura la lisciviazione ha un incremento <strong>di</strong> circa 40 kg, imputabili alla <strong>di</strong>stribuzione inorganica<strong>di</strong> N, confermata anche dal fatto che gli asporti non aumentano, da B a B1, in modo proporzionaleall’incremento <strong>di</strong> N inorganico <strong>di</strong>stribuito.Per il frumento si nota che l’applicazione dell’inorganico in B1, pur non portando ad un aumentodella lisciviazione, incrementa solamente il consumo <strong>di</strong> lusso della coltura (che assorbe N inmaggior quantità) ma non si traduce in un aumento significativo delle produzioni.Scenario C – C1MAIS (C) FRUMENTO ‐ PANICO (C1)Rispetto limite 250 kg N ha ‐1 ZVNFrumento Panicokg N ha ‐1 organico 250 250kg N ha ‐1 inorganico 115 100Asporti ‐ kg N ha ‐1 336 166 120Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 72 30Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 12 8Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totale27520 14418 4101Granella15496 8128N eccedente da esportare – kg 234949Gli scenari C e C1 ipotizzano un’adesione volontaria al regime deroga. All’omosuccessione <strong>di</strong>frumento si sostituisce la successione frumento - panico. L’adeguamento delle concimazionigarantisce per tutte le colture adeguati livelli produttivi, paragonabili sia allo scenario A sia alloscenario B, mantenendo i valori <strong>di</strong> lisciviazione a livelli piuttosto bassi.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 196


Caso stu<strong>di</strong>o n°3Azienda cerealicola ricevente reflui zootecniciSimulazione anni 1988 - 2007Localizzazione: Distretto ARMOSA n°3 – Bassa pianura, est Ticino – zona non vulnerabileSuolo: UTS 161 (sandy loam)Piovosità me<strong>di</strong>a: 1085 mm annoAzienda zootecnica: noSuperficie totale per lo span<strong>di</strong>mento: 85 haEffluenti <strong>di</strong> allevamenti prodotti in azienda: noEffluenti ricevuti e <strong>di</strong>stribuiti: 28.900 kg N (340 kg N ha -1 )Rotazione simulata: omosuccessione <strong>di</strong> maisScenariScenario A – A1MAIS (A)MAIS (A1)Prassi tra<strong>di</strong>zionalekg N ha ‐1 organico 340 340kg N ha ‐1 inorganico (nitrato ammonico) 0 115Asporti ‐ kg N ha ‐1 164 236Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 201 249Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 13 16Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella1866810087Scenario BMAIS (B)Solo azoto inorganicokg N ha ‐1 organico 0kg N ha ‐1 inorganico (nitrato ammonico) 280Asporti ‐ kg N ha ‐1 196Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 141Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 30Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella20907120522105312080In questo terzo caso l’azienda ricevente utilizza il refluo derivante da aziende zootecniche coneccedenze.Tra lo scenario A e lo scenario A1, l’applicazione del minerale in copertura porta ad un incrementodella produzione del 12% ma nel contempo aumenta del 23% la lisciviazione.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 197


I terreni sciolti sono più soggetti a fenomeni <strong>di</strong> lisciviazione dell’N, soprattutto su colture chenecessitano <strong>di</strong> abbondanti irrigazioni e che lasciano il suolo scoperto per gran parte dell’anno.Anche con l’applicazione del solo minerale (B) le performance ambientali rimangono basse e lalisciviazione si attesta su valori comunque alti. Sia nello scenario A1 sia nello scenario B, l’utilizzodel minerale in copertura ha effetti positivi sulle produzioni essendo <strong>di</strong>sponibile per le colture nelperiodo <strong>di</strong> maggior richiesta <strong>di</strong> azoto.E’ da valutare, in questo caso, la scelta <strong>di</strong> utilizzare suoli molto sciolti per lo span<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> reflui, imo<strong>di</strong> ed i tempi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione. In generale si conferma comunque che il mais in omosuccessione,nonostante sia coltura ad alto uptake non sembra in grado <strong>di</strong> ottenere performance ambientali alte,ne con l’utilizzo <strong>di</strong> N minerale ne con l’utilizzo <strong>di</strong> N organico. L’inserimento <strong>di</strong> una intercalare <strong>di</strong>copertura potrebbe <strong>di</strong>minuire in modo significativo i valori <strong>di</strong> lisciviazione.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 198


Caso stu<strong>di</strong>o n°4Aziende zootecnica (bovini da latte e <strong>allevamento</strong> suinicolo) con eccedenze <strong>di</strong><strong>effluenti</strong> - <strong>gestione</strong> comprensoriale dei refluiLocalizzazione: <strong>di</strong>stretto ARMOSA n°33, bassa pianura mantovana – zona vulnerabileSuolo: UTS 138 (loam)Piovosità me<strong>di</strong>a: 690 mm annoAzienda zootecniche – <strong>gestione</strong> comprensoriale dei reflui.Scenario 4-1:prassi tra<strong>di</strong>zionale, con ipotesi <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> tutto il refluo bovino (liquame e letame) entro ilcomprensorio, i quantitativi <strong>di</strong> refluo utilizzati su mais e frumento derivano da quanto <strong>di</strong>chiarato,mentre si ipotizza che la superficie a me<strong>di</strong>ca venga utilizzata per smaltire l’eccesso <strong>di</strong> refluo.Rotazione simulata: me<strong>di</strong>ca (3 anni), mais, frumento.Il piano colturale utilizzato per le simulazioni deriva dalla semplificazione della ripartizione dellesuperfici, secondo lo schema <strong>di</strong> <strong>gestione</strong> aziendale fornito (coltura primaverile, cereale autunnoverninoe me<strong>di</strong>caio):• erba me<strong>di</strong>ca, la superficie rimane quella <strong>di</strong>chiarata ma la superficie <strong>di</strong>sponibile per lospan<strong>di</strong>mento viene ridotta <strong>di</strong> un terzo considerando la me<strong>di</strong>ca triennale anzichéquadriennale (questo permette <strong>di</strong> aumentare la superficie su cui è possibile spandereliquame) e considerando che la me<strong>di</strong>ca riceve <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> solo nell’anno <strong>di</strong>impianto;• primaverile-estiva: assomma le superfici a mais, barbabietola e sorgo. Coltura <strong>di</strong>riferimento per la simulazione: mais;• cereale autunno-vernino: assomma le superfici a frumento, erbaio <strong>di</strong> graminacee eorzo. Coltura <strong>di</strong> riferimento: frumento.Piano colturale “semplificato”ha totaliha <strong>di</strong>sponibili perspan<strong>di</strong>mentoErba me<strong>di</strong>ca 329.48 109.83Primaverile ‐ estiva (mais) 82.13 82.13Cereale autunno‐vernino (frumento) 87.11 87.11Totale superficie 498.72 279.07Distribuzione <strong>effluenti</strong> scenario 4‐1 kg N ha ‐1 da liquame kg N ha ‐1 da letameErba me<strong>di</strong>ca 515 0Primaverile ‐ estiva (mais) 96 385Cereale autunno‐vernino (frumento) 60 262Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 199


Le eccedenze <strong>di</strong> liquame e letame bovino risultano azzerate a livello comprensoriale, si ipotizzal’utilizzo <strong>di</strong> letame soprattutto per il mais in quanto coltura da rinnovo.Gestione agronomica:• me<strong>di</strong>ca (solo nell’anno d’impianto): pre-aratura, 515 kg N ha -1 con liquame bovinointerrato a 40 cm;• mais: metà ottobre, 95 kg N ha -1 con liquame bovino + 385 kg N ha -1 con letame bovinointerramento a 40 cm , 300 kg N ha -1 con urea in copertura (fine maggio), irrigazioni peraspersione (3 interventi da 20 mm ciascuno);• frumento: pre-semina, 60 kg N ha -1 con liquame bovino + 260 kg N ha -1 con letamebovino interrato a 40 cm, in copertura 200 kg N ha -1 con nitrato ammonico.•Scenario 4‐1MEDICA ‐ MAIS ‐ FRUMENTOPrassi tra<strong>di</strong>zionale Me<strong>di</strong>ca Mais Frumentokg N ha ‐1 organico 515 b 480 320kg N ha ‐1 inorganico 0 300 200Asporti ‐ kg N ha ‐1 141 a / 423 c 289 327Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 46 a 39 104Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 10 d 37 23Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella8987 a 2243612323146367906a) valori me<strong>di</strong> annuib) solo anno d’impiantoc) valore me<strong>di</strong>o triennaled) si verifica solo nell’anno della <strong>di</strong>stribuzioneIpotizzando il 75% della <strong>di</strong>stribuzione a letame, l’azoto applicato per mais e frumento non èprontamente <strong>di</strong>sponibile; questo porta ad avere una minore per<strong>di</strong>ta per lisciviazione e ad unaumento dell’azoto contenuto nella sostanza organica del suolo. Inoltre il tipo <strong>di</strong> rotazione ha unalto effetto umigeno che comporta arricchimento del suolo in sostanza organica. Valori elevati <strong>di</strong>lisciviazione si hanno soprattutto dopo la raccolta del frumento, periodo nel quale il terreno rimanescoperto.Scenario 4-2:adesione a deroga nitrati per tutte le aziende del comprensorio, con ipotesi <strong>di</strong> utilizzo del refluobovino (liquame e letame) entro il comprensorioRotazione simulata: me<strong>di</strong>ca (3 anni), mais, frumento-panico.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 200


Il piano colturale utilizzato per le simulazioni deriva dalla ripartizione delle superfici, mantenendo loschema <strong>di</strong> <strong>gestione</strong> aziendale fornito (coltura primaverile, cereale autunno-vernino e me<strong>di</strong>caio) maapplicando i vincoli dettati dalla deroga. Si inserisce quin<strong>di</strong> la coltura del panico dopo frumento e siaumentando la superficie a mais e frumento, a scapito dei me<strong>di</strong>cai, per raggiungerla soglia minimadel 70% della superficie occupata da colture con elevato grado <strong>di</strong> assorbimento.Piano colturale “deroga”ha totaliha <strong>di</strong>sponibili perspan<strong>di</strong>mentoErba me<strong>di</strong>ca 149.616 49.872Primaverile ‐ estiva (mais) 172.062 172.062Cereale autunno‐vernino(frumento‐panico)177.042 177.042Totale superficie 498.72 398.976Distribuzione <strong>effluenti</strong> scenario 4‐2 kg N ha ‐1 da liquame kg N ha ‐1 da letameErba me<strong>di</strong>ca 250 0Primaverile ‐ estiva (mais) 0 250Cereale autunno‐vernino(frumento‐panico)185 65Gestione agronomica:• me<strong>di</strong>ca (solo nell’anno d’impianto): pre-aratura, 250 kg N ha -1 con liquame bovinointerrato a 40 cm;• mais: presemina, 250 kg N ha -1 con liquame bovino interramento a 40 cm, 130 kg N ha -1 con nitrato ammonico in copertura (fine maggio), irrigazioni per aspersione (3interventi da 20 mm ciascuno);• frumento: pre-semina, 85 kg N ha -1 con liquame bovino interrato a 40 cm, in copertura100 kg N ha -1 con nitrato ammonico• panico: pre-semina, 100 kg N ha -1 con liquame bovino + 65 kg N ha -1 con letame bovinointerrato a 40 cm.Le eccedenze <strong>di</strong> letame bovino risultano azzerate a livello comprensoriale, le eccedenze <strong>di</strong>liquame bovino risultano pari a 10156 m 3 ; si ipotizza l’utilizzo <strong>di</strong> letame per il mais in quanto colturada rinnovo.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 201


Scenario 4‐2MEDICA ‐ MAIS ‐ FRUMENTO ‐ PANICOAttuazione deroga Me<strong>di</strong>ca Mais Frumento Panicokg N ha ‐1 organico 250 b 250 85 165kg N ha ‐1 inorganico 0 130 100 0Asporti ‐ kg N ha ‐1 106 a / 374 c 224 299Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 11 a 2 2Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 6 d 15 7Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella8455 a 2193611253a) valori me<strong>di</strong> annuib) solo anno d’impiantoc) valore me<strong>di</strong>o triennaled) si verifica solo nell’anno della <strong>di</strong>stribuzione146167906L’effetto combinato dell’ uso <strong>di</strong> letame abbinato alla rotazione altamente umigena e che lascia ilterreno scoperto per poche settimane accentua notevolmente gli effetti positivi già visti nelloscenario 4-1. Inoltre un piano <strong>di</strong> concimazione ragionato permette <strong>di</strong> ridurre notevolmente lequantità <strong>di</strong> azoto inorganico <strong>di</strong>stribuito ottenendo un notevole risparmio. Le produzioni rimangonocomunque molto elevate.5563Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 202


Casi stu<strong>di</strong>o n°5 / 6Delocalizzazione <strong>di</strong> refluo suino, utilizzo <strong>di</strong> macchinari per la <strong>di</strong>stribuzione del refluo incopertura su mais.Simulazione anni: 1988 - 2007Localizzazione: <strong>di</strong>stretto ARMOSA n°33, bassa pianura mantovana – zona vulnerabileSuolo: UTS 138 (loam)Piovosità me<strong>di</strong>a: 690 mm annoRotazione simulata: omosuccessione <strong>di</strong> maisScenario 5-1:prassi tra<strong>di</strong>zionale. Mais ciclo lungo. La tra<strong>di</strong>zionale <strong>gestione</strong> colturale prevede la <strong>di</strong>stribuzione delrefluo suino nel mese <strong>di</strong> ottobre, in pre-aratura e la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> urea in copertura nel mese <strong>di</strong>maggio.Scenario 5-2:<strong>di</strong>stribuzione del refluo in copertura. Mais ciclo lungo. Distribuzione del refluo suino in tre date: 98kg N ha -1 in data 20 marzo, 98 kg N ha -1 in data 20 maggio, 84 kg N ha -1 in data 10 giugno. Dueirrigazioni per aspersione (15 giugno e 10 luglio) da 20 mm ciascuna.Scenario 5‐1 Mais ciclo lungoPrassi tra<strong>di</strong>zionalekg N ha ‐1 organico (liquame suino) 210kg N ha ‐1 inorganico (urea) 300Asporti ‐ kg N ha ‐1 230Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 291Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 37Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella152708141Scenario 5‐2 Mais ciclo lungoRefluo in coperturakg N ha ‐1 organico (liquame suino) 280kg N ha ‐1 inorganico (urea) 0Asporti ‐ kg N ha ‐1 250Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 37Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 13Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella156568196Scenario 6-1:prassi tra<strong>di</strong>zionale. Mais ciclo breve. La tra<strong>di</strong>zionale <strong>gestione</strong> colturale prevede la <strong>di</strong>stribuzione delrefluo suino alla semina, e la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> urea in copertura nel mese <strong>di</strong> giugno.Scenario 6-2:<strong>di</strong>stribuzione del refluo in copertura. Mais ciclo breve. Semina 10 giugno Distribuzione del refluosuino in tre date: 84 kg N ha -1 in post-semina, 56 kg N ha -1 a fine giugno, 56 kg N ha -1 in data 12luglio. Due irrigazioni per aspersione (inizio e fine luglio) da 20 mm ciascuna.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 203


Scenario 6‐1 Mais ciclo brevePrassi tra<strong>di</strong>zionalekg N ha ‐1 organico (liquame suino) 140kg N ha ‐1 inorganico (urea) 300Asporti ‐ kg N ha ‐1 195Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 285Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 34Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella115356141Scenario 6‐2 Mais ciclo breveRefluo in coperturakg N ha ‐1 organico (liquame suino) 196kg N ha ‐1 inorganico (urea) 0Asporti ‐ kg N ha ‐1 198Lisciviazione ‐ kg N ha ‐1 43Volatilizzazione ‐ kg N ha ‐1 12Resa ‐ kg s.s. ha ‐1Biomassa totaleGranella106335972L’utilizzo del refluo in copertura permette <strong>di</strong> ottenere una forte contrazione dell’N perso perlisciviazione a fronte <strong>di</strong> produzioni che rimangono pressoché invariate.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 204


6 - CONCLUSIONIIl recepimento dei contenuti della Direttiva Nitrati (91/676/CEE del 12 <strong>di</strong>cembre 1991), attraverso ilDecreto Ministeriale del 7 aprile 2006, e la conseguente adozione del Programma <strong>di</strong> Azione dellaRegione Lombar<strong>di</strong>a ha sollevato alcuni importanti problemi per le aziende agro-zootecniche, comeevidenziato in premessa.Il Progetto Pilota SATA, nel corso <strong>di</strong> due anni <strong>di</strong> intenso lavoro (agosto 2008 – <strong>di</strong>cembre 2010), hainteso analizzare quali realtà esistessero nella nostra regione, in grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care possibilisoluzioni, soprattutto nella <strong>gestione</strong> delle eccedenze <strong>di</strong> azoto aziendale, nel segno <strong>di</strong> una<strong>valorizzazione</strong> agronomica dell’effluente <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>, nel rispetto delle conformità richieste dallanormativa.Sicuramente non è stato perseguito l’obbiettivo <strong>di</strong> indagare ogni soluzione possibile o quelle, almomento <strong>di</strong> inizio dei lavori, ipotizzate allo stato <strong>di</strong> prototipo.Tra le azioni evidenziate congiuntamente con la DG Agricoltura, si è deciso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re quelleche avevano trovato già una concreta applicazione a livello aziendale o consortile, avendo giàsuperato la fase sperimentale.Le caratteristiche del Servizio S.A.T.A., condotto a fianco dell’allevatore e teso alla consulenzaaziendale ed alla <strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> raccordo tra l’esperienza scientifica e l’applicazione pratica, hainfluenzato le modalità operative del progetto, che non aveva né la volontà <strong>di</strong> affermarsi comericerca scientifica, con una fase sperimentale condotta con prove ripetute ed elaborazionestatistica dei risultati, né tanto meno <strong>di</strong> assumere un ruolo <strong>di</strong> validazione <strong>di</strong> sistemi e tecnologieapplicate.Gli ambiti indagati sono stati seguiti con costanza e puntualità, verificando, anche attraverso analisie controlli, l‘effettiva possibilità <strong>di</strong> risolvere i problemi <strong>di</strong> ciascuna situazione, la reale fattibilitàoperativa della <strong>gestione</strong> aziendale o consortile, l’incidenza economica che tale iniziativa implicaper la/le azienda/e.Altro obbiettivo, fortemente proposto durante il periodo <strong>di</strong> realizzazione del Progetto, ma checontinuerà nell’attività SATA <strong>di</strong>rettamente condotta dai tecnici e nelle azioni correlate, è stata la<strong>di</strong>vulgazione costante <strong>di</strong> informazioni tecniche e spunti gestionali, attraverso sopralluoghi, visite <strong>di</strong>campo, giornate <strong>di</strong>mostrative, seminari e convegni, che hanno caraatterizzato il periodoprogettuale.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 205


Gli ambiti indagati hanno sostanzialmente analizzato alcuni macrotemi. Le analisi specifiche sonostate riportate nelle pagine precedenti.In sede conclusiva si riassumono i tratti salienti, le potenzialità, ma anche le criticità generali:• la delocalizzazione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> tra le zone <strong>di</strong> intenso carico zootecnico e quelle chepotenzialmente hanno <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> superficie agricola ma che denotano anche unparziale impoverimento della matrice organica nel suolo (Zone risicole). Ambiti 2 e 3.Lo spostamento dei reflui tra aziende con <strong>allevamento</strong> intenso, rispetto alla SAU <strong>di</strong>sponibileed altre aziende, in genere cerealicole, è pratica consolidata nel corto raggio.L’ipotesi <strong>di</strong> trasferimenti anche a <strong>di</strong>stanze maggiori, che possono rivestire carattereinterprovinciale è tecnicamente possibile; risulta largamente praticato nei principali paesieuropei che denunciano uguali problematiche, ma impone costi, soprattutto legati altrasporto, molto elevati.Questo rimane un dato ovvio, già conosciuto, ma attualmente fortemente con<strong>di</strong>zionantel’effettiva possibilità <strong>di</strong> applicazione pratica.Negli ambiti sondati la <strong>di</strong>sponibilità dell’azienda ricevente è massima, <strong>di</strong>sposta a pagare lavalenza concimante dell’apporto con valori che possono variare dal 20 al 30% dell’interocosto, così come è elevato l’interesse manifestato dalle aziende agrimeccaniche operantinelle zone risicole, <strong>di</strong> attivare servizi <strong>di</strong> questo tipo, ma per contro la <strong>di</strong>sponibilitàdell’allevatore a sostenere la massima parte dell’importo è nulla e orientata verso altresoluzioni <strong>di</strong> tipo tecnologico.Il servizio <strong>di</strong> delocalizzazione è stato effettuato in una prima fase per quantitativi significativima modesti, e con un contributo finanziario fornito dal Progetto stesso.L’obbiettivo era quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care una possibilità <strong>di</strong> <strong>gestione</strong> che avrebbe dovuto continuareda sé. Come accennato precedentemente il servizio non ha avuto ulteriore seguitooperativo per la mancanza <strong>di</strong> adesione delle aziende zootecniche che hanno reputato ilcosto troppo elevato.• La possibilità <strong>di</strong> introdurre modelli gestionali consortili che permettano <strong>di</strong> affrancare unuso efficiente del refluo come fertilizzante, o gestire le necessità <strong>di</strong> stoccaggio in zoneparticolari. Ambito 1 e 7.La potenzialità <strong>di</strong> interventi consortili ha mostrato molti aspetti positivi.La necessità <strong>di</strong> valorizzare effettivamente la matrice concimante delle deiezioni, seppurconoscendone i limiti propri <strong>di</strong> un prodotto con basse concentrazioni <strong>di</strong> macronutrienti ed unProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 206


eccesso <strong>di</strong> acqua contenuta, ha dei costi consistenti legati alla necessita <strong>di</strong> dotazionitecniche per la <strong>di</strong>stribuzione, non reperibili in aziende <strong>di</strong> normali <strong>di</strong>mensioni.Tuttavia si è perfettamente consci che una <strong>gestione</strong> “virtuosa” dell’effluente è la baseprincipale per poter affermare che la relazione tra fertilizzanti richiesti dalla coltura eapporto fornito durante la sua crescita debbono coincidere.Senza voler minimizzare le problematiche connesse con l’utilizzo <strong>di</strong> una matrice che ha unacomponente azotata minerale ed organica al suo interno, <strong>di</strong> non facile controllo nella suamineralizzazione, appare riduttivo concepire solo attraverso la limitazione del caricoallevato la soluzioni ai connessi problemi <strong>di</strong> rilascio dei nitrati nell’ambiente.La <strong>gestione</strong> “virtuosa” consiste nel saper fornire alla pianta gli elementi fertilizzanti quandosi sviluppa la massima richiesta, con modalità che possano minimizzare le per<strong>di</strong>te sia perlisciviazione e ruscellamento e, aspetto oggi non più trascurabile, le emissioni in atmosfera<strong>di</strong> ammoniaca.Tali interventi sono risultati possibili e praticabili attraverso l’uso <strong>di</strong> macchinari dotati <strong>di</strong>possibilità <strong>di</strong> intervento con interramento del refluo sia in presemina che in copertura; certoi mezzi dotati <strong>di</strong> tecnologia elevata hanno costi non sopportabili da una singola azienda, epossono essere sostenuti solo da realtà che possono operare su estensioni ragguardevoli,ma già oggi le aziende affidano completamente le operazione <strong>di</strong> raccolta ad aziendaagrimeccanica.L’evidenza delle prove condotte nella <strong>gestione</strong> della concimazione attraverso macchineadeguate ed utilizzando solo refluo tal quale, senza apporto <strong>di</strong> fertilizzanti minerali, ha datosegnali positivi sia in termini <strong>di</strong> fattibilità operativa, <strong>di</strong> rese ottenute, paragonabili a quelletra<strong>di</strong>zionali, sia in termini <strong>di</strong> costi da sostenersi per l’azienda.L’intervento su matrice consortile permette anche <strong>di</strong> avere una adeguata tracciabilità delleoperazioni svolte.La <strong>gestione</strong> “virtuosa” dell’effluente, se proveniente dal trattamento <strong>di</strong> <strong>di</strong><strong>gestione</strong>anaerobica, nella quale, dopo separazione solido-liquido, la componente azotata dellaparte non palabile rivela una elevata percentuale <strong>di</strong> azoto ammoniacale, paragonabileagronomicamente all’azoto fornibile con i concimi minerali, può effettivamente sod<strong>di</strong>sfarecompletamente le esigenze della coltura.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 207


Tali considerazioni hanno permesso <strong>di</strong> elaborare una proposta normativa per la qualepartendo da una matrice con almeno il 70 percento del contenuto <strong>di</strong> azoto totale sottoforma ammoniacale, ed utilizzato nelle operazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione con il 90% <strong>di</strong> efficienza,ed abolendo l’uso <strong>di</strong> fertilizzanti <strong>di</strong> sintesi, è possibile escluderlo dal campo <strong>di</strong> applicazionedefinito per gli <strong>effluenti</strong> zootecnici.Tale proposta è stata approvata dalla Conferenza Stato-Regioni e proposta come mo<strong>di</strong>ficadel DM7 aprile 2006, recante “Criteri e norme tecniche generali per la <strong>di</strong>sciplina regionaledell’utilizzazione agronomica <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>”.Su questo tema occorre rilevare come, dopo la partecipazione dei referenti del ProgettoPilota al Workshop “Managing livestock manure for sustainable agricolture” nel novembredel 2010 a Wageningen (NL), si è venuti a conoscenza del programma speciale dell'Olanda(autorizzato dalla Commissione Europea, attivo da 2 anni e portato avanti in 8 impiantisperimentali presso aziende agricole) teso a <strong>di</strong>mostrare la possibilità <strong>di</strong> considerarel'effluente <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> "trattato" come un fertilizzante minerale (superando così il fati<strong>di</strong>colimite dei 170/kg/Ha/anno).Dal punto <strong>di</strong> vista tecnico è stato interessante e sicuramente positivo constatare che lesoluzioni impiegate dagli olandesi sono sostanzialmente le stesse proposte e portate avantidal progetto pilota "Sata - <strong>gestione</strong> <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong>" con la collaborazione <strong>di</strong>UniMi – Diprove.Si è registrato un forte interesse <strong>degli</strong> olandesi a con<strong>di</strong>videre i risultati con la Lombar<strong>di</strong>a,visto che le esperienze da noi sviluppate sono esempi ine<strong>di</strong>ti, tra pochi esistenti in Europa,<strong>di</strong> applicazioni su scala reale <strong>di</strong> tali tecnologie e possono fornire utili elementi a supportodella <strong>loro</strong> tesi.Una conferma congiunta dei risultati, con dati positivi, sarebbe una incisiva argomentazioneper sollecitare, su basi strettamente oggettive, la Commissione a rivedere le ormai superateinterpretazioni sull’uso <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> nella <strong>di</strong>rettiva (alla luce delle nuovetecnologie <strong>di</strong>sponibili).Anche l’esperienza consortile, raggiunta dalle aziende dell’ambito 7, attraverso larealizzazione <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> fermentazione anaerobica per la produzione <strong>di</strong> biogas haevidenziato come soluzioni partecipate possono dare risposta ad esigenze singole.• L’intervento tecnologico <strong>di</strong> impianti in grado <strong>di</strong> sottrarre parte dell’azoto contenuto nelledeiezioni, valorizzandone il prodotto risultante. Ambiti 4, 5 e 6.Azioni legate alla delocalizzazione del refluo, tal quale o separato, specialmente per lezone a carico allevato molto intenso, non può essere concepita come generalizzabile suvasta scala.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 208


Congiuntamente esistono trattamenti tecnologici, già affermati e consolidati per altricomparti produttivi, che potrebbero essere applicati anche nelle aziende agrozootecniche,anche se la matrice da trattare ha peculiari caratteristiche per le quali i trattamenti possonorisultare <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile applicazione (alto contenuto <strong>di</strong> soli<strong>di</strong> totali, gran<strong>di</strong> volumetrie dasottoporre al trattamento….).La tecnica dello strippaggio dell’ammoniaca contenuta nelle deiezioni ha trovatoapplicazione pratica in due realtà bresciane nelle quali, gestendo l’intera produzione <strong>di</strong>effluente aziendale, si è raggiunto un primo obbiettivo <strong>di</strong> risolvere i problemi tecnici legatiad una matrice “<strong>di</strong>fficile”.Al <strong>di</strong> la dei risultati effettivi, già illustrati nella pagine de<strong>di</strong>cate, che mostrano una sottrazione<strong>di</strong> azoto ammoniacale dal refluo pari a valori intorno all’80%, occorre sottolineare che taleforma <strong>di</strong> azoto non rappresenta la totalità dell’azoto presente.Il rapporto N-NH 3 / N totale varia secondo l’origine del refluo (bovino, suino, avicolo) ed ilfatto <strong>di</strong> essere separato liquido <strong>di</strong> un refluo tal quale o <strong>di</strong>gestato.In entrambi i casi <strong>di</strong> strippaggio la possibilità <strong>di</strong> agire su separato liquido dopo <strong>di</strong><strong>gestione</strong>anaerobica ha aumentato significativamente le performance della sottrazione <strong>di</strong> azotorispetto al totale <strong>di</strong> partenza, date le trasformazioni legate sia ai soli<strong>di</strong> totali sia alle forme <strong>di</strong>azoto.Inoltre nel caso <strong>di</strong> strippaggio a caldo la necessità <strong>di</strong> fornire l’energia termica necessariaper favorire l’evaporazione dell’ammoniaca può solo arrivare dal motore <strong>di</strong> cogenerazione,e quin<strong>di</strong> a costo zero.I risultati ottenuti hanno mostrato sostanzialmente il successo <strong>di</strong> tali tecnologie applicate alcomparto zootecnico sia in termini <strong>di</strong> rese che <strong>di</strong> costi sostenibili per l’azienda.Significativa è stata anche l’introduzione <strong>di</strong> una separazione e concentrazione dell’azotoammoniacale attraverso l’ultrafiltrazione e l’osmosi inversa, in grado <strong>di</strong> separare una parte<strong>di</strong> acqua contenuta nell’effluente, che potrà venire immessa in corpo idrico superficiale,rispettando i parametri cogenti, <strong>di</strong>minuendo i volumi da trattare e gestire in seguito nell’usoagronomico con aumentate economie gestionali.I dati ottenuti ed elaborati meritano <strong>di</strong> essere ulteriormente approfon<strong>di</strong>ti, ed in questo sensosi inserisce la scelta dell’azienda produttrice dell’impianto <strong>di</strong> strippaggio a freddo, previaProgetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 209


concentrazione con ultrafiltrazione ed osmosi inversa, <strong>di</strong> promuovere una borsa <strong>di</strong> ricercacon la supervisione del Dipartimento <strong>di</strong> Produzione Vegetale dell’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>Milano ed il cofinanziamento della Regione Lombar<strong>di</strong>a per approfon<strong>di</strong>re e sviluppareulteriormente le verifiche insite nel Progetto Pilota.La <strong>di</strong>vulgazione dei contenuti <strong>degli</strong> ambiti “tecnologici”, avvenuta nelle numerosemanifestazioni, hanno stimolato l’interesse della Regione Veneto, che ha intrapresocontemporaneamente al Progetto Pilota SATA, una analoga iniziativa, denominata“Progetto RiducaReflui” nella quale è stata avanzata esplicita richiesta, a RegioneLombar<strong>di</strong>a, <strong>di</strong> poter effettuare il monitoraggio <strong>degli</strong> impianti <strong>di</strong> strippaggio lombar<strong>di</strong>.Tale iniziativa sarà condotta d'intesa con i soggetti referenti del Progetto Pilota (SATA eUniversità <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano) in siti <strong>di</strong>versi da quelli analizzati su analoghi impianticonsentendo <strong>di</strong> valorizzare e approfon<strong>di</strong>re i dati ottenuti, evitando poco significativeduplicazioni e valorizzando opportunamente le possibili sinergie interregionali.Relativamente all’applicazione dell’impianto catalitico con produzione <strong>di</strong> combustibili, dallatrasformazione <strong>degli</strong> <strong>effluenti</strong>, dopo separazione della fase liquida, le criticità operativesono già state illustrate nella relazione specifica e non hanno permesso <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>venire aconsiderazioni conclusive, lasciando aperta la necessità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento verso unatecnologia per la quale, risolti alcuni problemi insiti nella <strong>gestione</strong> della matrice effluente <strong>di</strong><strong>allevamento</strong>, si possono ipotizzare interessanti applicazioni.Progetto Pilota SATA “Valorizzazione <strong>effluenti</strong> <strong>di</strong> <strong>allevamento</strong> e <strong>loro</strong> <strong>gestione</strong> comprensoriale“ – pag. 210

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