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conosci te stesso - Vito Mancuso

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cultura157ILLUSTRAZIONI DI UMBERTO GRATICONOSCITE STESSOL’ar<strong>te</strong> più difficileINTERVISTAArrivare alla conoscenza di sé richiede <strong>te</strong>mpoe fatica. Ma è un’impresa doverosa e possibile, che può cambiarela nostra esis<strong>te</strong>nza. Come spiega il <strong>te</strong>ologo <strong>Vito</strong> <strong>Mancuso</strong>.Dall’antica saggezza di Socra<strong>te</strong> ai counseling filosoficio ai training motivazionali di oggi per atletie manager in cerca di rispos<strong>te</strong>, il «Conosci <strong>te</strong> s<strong>te</strong>sso»è rimasto un punto di riferimento obbligato nellungo cammino del pensiero occidentale. Ripropostonella tarda antichità da Seneca, Marco Aurelioe Sant’Agostino, ripreso nella seconda metà del Cinquecentodai Saggi di Michel de Montaigne, ricomparsocome oggetto dell’indagine filosofica ottocen<strong>te</strong>scacon Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche(«Divieni ciò che sei» è l’esortazione che si ritrovaspesso nei suoi scritti), l’insegnamento socraticoè riemerso, nel Novecento, fra gli abissi del->di MAURO ANSELMOÈsaggio colui che osserva il proprio io efa di se s<strong>te</strong>sso un oggetto di conoscenza.«Conosci <strong>te</strong> s<strong>te</strong>sso» stava scritto all’ingressodel <strong>te</strong>mpio di Apollo a Delfi,nell’antica Grecia. «Impara a conoscerti»si legge oggi sui <strong>te</strong>sti scolastici di storia dellafilosofia, che ricordano come Socra<strong>te</strong> avesse posto questoinsegnamento alla base del sapere utile all’uomo.Un insegnamento che l’umorista americano JohnnyHart ha preso di mira nelle sue strisce. L’amico Pe<strong>te</strong>rchiede a Wiley: «Qual è la cosa più importan<strong>te</strong>per l’uomo?». E Wiley: «Conoscere se s<strong>te</strong>sso. Ma tulascia perdere, potresti avere una brutta sorpresa».PANORAMA 25/3/2010


cide con l’inizio della formazione umana e spicultura159> l’inconscio portati alla lucedalle <strong>te</strong>orie psicoanalitiche.E oggi? A prenderlo sul seriocome <strong>te</strong>rmine di confronto in unsaggio sull’uomo con<strong>te</strong>mporaneo(La vita au<strong>te</strong>ntica, Cortina, 100mila copie in pochi mesi) è <strong>Vito</strong><strong>Mancuso</strong>, docen<strong>te</strong> di <strong>te</strong>ologiamoderna e con<strong>te</strong>mporanea all’UniversitàSan Raffaele di Milano,autore del best-seller L’animae il suo destino.Professor <strong>Mancuso</strong>, è possibileconoscere se s<strong>te</strong>ssi?È molto difficile ma è possibile,direi anche doveroso. La conoscenzadi se s<strong>te</strong>ssi è difficile peralmeno due motivi di fondo, ilprimo dei quali è la sovrapposizionedi soggetto e oggetto. In<strong>te</strong>ndodire che, quando conoscoqualcosa di es<strong>te</strong>rno a me, io sonoil soggetto, la cosa <strong>conosci</strong>uta è l’oggetto, e questadistanza garantisce una chiara possibilità di visione.Man mano però che l’oggetto mi diviene più vicino(ovviamen<strong>te</strong> in senso psichico e affettivo) la vicinanzami offusca la chiarezza della visione, provane sia la difficoltà che spesso provano i genitori nelconoscere, o nel riconoscere, i figli. Quando poi sitratta di me s<strong>te</strong>sso, allora la vicinanza è tale da essereidentificazione e per questo occorre un grandelavoro della men<strong>te</strong> perché il soggetto conoscen<strong>te</strong> risultiin grado di conoscere obiettivamen<strong>te</strong> se s<strong>te</strong>ssocome oggetto <strong>conosci</strong>uto.E la seconda difficoltà di fondo?È legata al fatto che noi in quanto fenomeno viven<strong>te</strong>non siamo un’esat<strong>te</strong>zza statica come lo sono il risultatodi un’equazione ma<strong>te</strong>matica o una data storica,ma siamo piuttosto un processo dinamico, che divienee che divenendo cambia, progredendo o regredendo,a vol<strong>te</strong> in modo tale da risultare davvero mol-Il <strong>te</strong>ologo <strong>Vito</strong> <strong>Mancuso</strong>:è appena uscito il suo libro«La vita au<strong>te</strong>ntica».to diverso. Quindi la conoscenza di sé imponeun lavoro continuo, una sorveglianzasempre desta, un processo che dura tutta la vita.Come si realizza questo lavoro?Riferendomi a due concetti della tradizione cristianae di altre grandi spiritualità, direi che per superarele difficoltà segnala<strong>te</strong> occorre distacco da sée vigilanza. Con questi strumenti la conoscenza disé diviene possibile. Io aggiungo che è doverosa perché,come diceva Gesù di Nazaret, «quale vantaggioavrà l’uomo se guadagnerà il mondo in<strong>te</strong>ro epoi perderà la propria anima?». Conoscere se s<strong>te</strong>ssiequivale a custodire la propria anima.Bisogna cercare da soli o appoggiarsi a chi ritienedi avere le ricet<strong>te</strong> adat<strong>te</strong> a spiegare il mis<strong>te</strong>ro dell’uomo:la filosofia, la religione, la scienza?Entrambe le cose. Proprio perché è un processoche dura tutta la vita, ci sarà un momento nel qualeci dovremo appoggiare ai grandi che ci hanno precedutoandando a scuola da loro, e di solito ciò coin->ALBERTO ROVERIUn grande filosofo per capire chi siamo. In edicola con «Panorama»IL LIBRO SEGRETODI SCHOPENHAUER Il grandefilosofo <strong>te</strong>desco ArthurSchopenhauer custodìgelosamen<strong>te</strong> per tutta la suavita un vademecum privato,una sorta di distillato dellapropria personale saggezzadi vita. Avviato nel 1821,questo libro non destinatoalle stampe si arricchì nel<strong>te</strong>mpo di riflessioni, normedi comportamento, massimee citazioni che Schopenhaueraveva registrato come ciòche gli stava più a cuore: leregole di una condotta di vitaper arrivare all’essenza dellapropria personalità. Il volumerimase segreto fin dopola mor<strong>te</strong> del celebrepensatore, avvenutanel 1860. Poi, grazie al lavorodi specialisti, il <strong>te</strong>stofu riscostruitoper congettura sulla basedi alcuni frammenti. Il libro,dal titolo L’ar<strong>te</strong> di conoscerese s<strong>te</strong>ssi, arriva in edicolacon il prossimo numero diPanorama, che continua nellapubblicazione dei saggi brevidi Schopenhauer. Prossimeusci<strong>te</strong>: L’ar<strong>te</strong> di ot<strong>te</strong>nereragione (2 aprile) e L’ar<strong>te</strong>di invecchiare (9 aprile).PANORAMA 25/3/2010


cultura> rituale. Poi arriverà un altro momento,quando si dovrà sottoporre a verificacritica gli insegnamenti ricevuti, unastagione spesso segnata dalla solitudine.Ques<strong>te</strong> due fasi si intrecciano a formarela personalità matura, la quale sa che nonpuò prescindere dalle grandi lezioni delpassato ma nello s<strong>te</strong>sso <strong>te</strong>mpo sa che èchiamata a essere se s<strong>te</strong>ssa, ad avere unapropria personalità spirituale, a non esserela replica di nessuno.Nel suo saggio lei scrive che l’uomo au<strong>te</strong>nticoè «l’uomo libero anzitutto da ses<strong>te</strong>sso». Come possiamo essere liberida noi s<strong>te</strong>ssi?La libertà si dice in molti modi, ilprimo dei quali è l’autonomia da costrizionies<strong>te</strong>rne. Ma è sufficien<strong>te</strong> conoscersisolo un po’ per sapere che lavera costrizione è quella che sorge dallanostra in<strong>te</strong>riorità, e quindi la lottaper la libertà è soprattutto lotta controla nostra pigrizia, la nostra ambizione,contro tutta la sfilata dei nostri vizi. Leimi chiede come si diviene liberi da questosottosuolo oscuro che ci portiamodentro. Io credo nel po<strong>te</strong>re di attrazionedell’amore, della bellezza, della verità,della giustizia. Non credo cioè chesi diviene veramen<strong>te</strong> liberi da se s<strong>te</strong>ssifustigandosi e negandosi secondo unascetismo di altri <strong>te</strong>mpi che ha creatotanto danno al corpo e alla psiche, mapiuttosto lasciandoci affascinare dagliideali e dai valori più puri.Se uno studen<strong>te</strong> le chiedesse il titolodi un paio di libri da usare come compagnidi viaggio, che cosa risponderebbe?Anzitutto il Diario di Etty Hillesum,giovane ebrea olandese che perse la vitaad Auschwitz a 29 anni e che nellesue pagine ci ha lasciato un amore e unentusiasmo per la vita che sono un veroe proprio balsamo per la sfiducia chepesa sul nostro <strong>te</strong>mpo. Poi consigliereile let<strong>te</strong>re di Pavel Florenskij alla mogliee ai figli dal gulag staliniano, pubblica<strong>te</strong>col titolo Non dimentica<strong>te</strong>mi,un’altissima <strong>te</strong>stimonianza di quale nobiltàsi può attingere conoscendo veramen<strong>te</strong>se s<strong>te</strong>ssi.Perché?Perché si tratta di due <strong>te</strong>stimoni chehanno pagato con la vita la difesa degliideali spirituali. Entrambi avrebberopotuto imboscarsi. Non l’hanno fatto.Se l’avessero fatto, non si sarebberopiù ri<strong>conosci</strong>uti. ●PANORAMA 25/3/2010

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