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Gli Anni verdi Luchino Visconti a Ischia - La Rassegna d'Ischia

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<strong>Gli</strong> anni <strong>verdi</strong>. <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> ad <strong>Ischia</strong>


A tutti gli amicidi <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>


Catalogo a cura diTonino Della VecchiaAllestimentoMassimo IelasiCoordinamentoLucianna De Falco, Antonio Gargano,Aldo ToniniSegreteriaRosario de <strong>La</strong>urentiis, Giuseppe Di Meglio,Anna R. Marcellino, Grazia RattazziRevisoriGiorgio Brandi, Enrico LongobardoRiferimenti iconograficiAzienda Turismo <strong>Ischia</strong> e Procida,Tonino Baiocco, Salvatore Basile,Giovanni Bortoluzzi, Comune di Forio,Iolanda d’Ambra, Odette e Corrado D’AmbraDario e Tonino Della Vecchia,Gaetano Di Scala, Franco Iacono,Massimo Ielasi, Istituto Luce,<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’<strong>Ischia</strong>, Raffaele Mattera,Francesco RispoliSi ringrazianoAssociazione Albergatori Isola d’<strong>Ischia</strong>Federalberghi ConfturismoPegaso SpaFranco Cavallaro, Capo Ufficio Stampadel Centro Europeoper il Turismo Cultura e Spettacolo


ISTITUTO ITALIANOPER GLI STUDI FILOSOFICINAPOLICOMUNE DI FORIOASSESSORATO ALLA CULTURACIRCOLO GEORGES SADOULISOLA D’ISCHIAFra le vaghe stelle dell’OrsaOmaggio a <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>nel venticinquesimoanniversario della morteForio, <strong>La</strong> Colombaia3-30 settembre 2001Chiostro di S. FrancescoCinque notti bianche.Il cinema di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>Seminario di Augusto Sainati3-7 settembreParco della ColombaiaApertura della Villa al pubblico<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>.<strong>Gli</strong> anni della formazineMostra fotograficaa cura di Caterina d’Amico De Carvalhoin collaborazione con la FondazioneIstituto Gramsci, RomaFra le vaghe stelle dell’Orsa.Serata evento.a cura di Luigi Paini22 settembre


Panorama e porto di Forio, 1950 ca.


Francesco Paolo MontiSindaco di ForioIl venticinquesimo anniversario della scomparsa del grande Maestro <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>coincide con un risultato straordinariamente importante per la comunità di Forio:l'apertura alla fruizione pubblica della Villa <strong>La</strong> Colombaia, dimora del regista, nelbosco di Zaro, che ospiterà una Scuola Internazionale di Cinema e di Teatro.Grazie alla Colombaia, Forio diventa un punto di riferimento culturale di rilievoeuropeo, recuperando quel ruolo di crocevia di esperienze, sensibilità e valori che neglianni '50 fece di Forio un cenacolo di intellettuali e artisti di primo piano.<strong>La</strong> Colombaia dovrà rappresentare per Forio una finestra sul mondo, uno strumento diapertura alle novità, al dialogo e all'osmosi fra i popoli e le culture nel nome di <strong>Luchino</strong><strong>Visconti</strong> e del messaggio universale del suo genio creativo.<strong>La</strong> Colombia sarà la sede di un festival internazionale del cinema, di premi, rassegne,incontri, di un museo permanente dedicato a <strong>Visconti</strong> ed il centro propulsivo di attivitàdi formazione e comunicazione in grado di suscitare l'attenzione dei media e soprattuttola partecipazione del territorio in un percorso che apre le frontiere al turismo di qualità.Un sogno degli anni '90 si è trasformato in un progetto concreto, iniziato con l'acquisizionedella Villa, la sua ristrutturazione, la sua rinascita.Per Forio, per l'isola d'<strong>Ischia</strong>, per la Cultura.Daniele MorgeraAssessore alla CulturaComune di ForioC'è finalmente un punto fermo nel viaggio affascinante che da quasi 15 anni impegnale amministrazioni del Comune di Forio per il recupero e la valorizzazione di uno deisuoi più importanti beni culturali. <strong>La</strong> Villa di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> apre i battenti.Lo fa con un impegno culturale che intende onorare la memoria del grande regista,creare un polo teatrale e cinematografico con il coinvolgimento dei grandi protagonistidi questi settori, dare a Forio un’occasione di crescita culturale, per lo sviluppo del territorio,l'aggregazione sociale, la nascita di opportunità qualificate per i giovani nelcontesto internazionale.Per raggiungere questi obiettivi, il Comune di Forio ha sviluppato sinergie istituzionalicon la Regione Campania e la Provincia di Napoli, ha dato vita ad una suaFondazione di partecipazione che potrà catalizzare risorse ed energie di partner pubblicie privati, ha promosso rapporti di collaborazione con enti come il Circolo GeorgesSadoul e l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici che hanno messo a disposizione unpatrimonio di autorevolezza, capacità ed intelligenze determinanti per il successo delprogetto.Ora Forio e l'isola d'<strong>Ischia</strong> hanno uno strumento in più per conquistare un posto d'eccezionenel panorama culturale italiano. Un passo fondamentale è stato finalmentemosso. Ora inizia il cammino più lungo e appassionante. Quello che segnerà la vita diuna nuova istituzione culturale che da Forio e dall'isola d'<strong>Ischia</strong> lavorerà per alimentarela diffusione del sapere, la veicolazione delle idee e delle emozioni, il gusto dellascoperta e dell'innovazione, il valore del ricordo come fonte inesauribile del progressocivile, culturale sociale.


Il porto di <strong>Ischia</strong> nei primi anni ‘50


pagina setteGerardo MarottaPresidente Istituto Italianoper gli Studi FilosoficiQuando nel 1994 l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici dava l’avvio alle Scuole estivedi Alta Formazione, di fronte a quello che a taluni appariva allora come un rischio, legatoall’esito del tentativo di “esportare” l’attività culturale dell’Istituto nei centri minori delMezzogiorno d’Italia, una duplice consapevolezza ci confortava: da una parte, quella dicontribuire a rinvigorire una vocazione intellettuale che, pur se avvilita e soffocata troppospesso da condizioni di arretratezza economica, si era mantenuta sempre viva nel tempo eaveva alimentato la vita civile del Mezzogiorno, dall’altra quella di soddisfare un’esigenzadiffusa e fortemente sentita, ma alla quale né la scuola né l’università erano in grado didare risposte adeguate.In particolare, nella circostanza delle celebrazioni in onore di <strong>Visconti</strong>, mi piace ricordareil fatto che la prima Scuola estiva di Alta Formazione è stata la Scuola di Storia e Criticacinematografica, intitolata appunto a <strong>Visconti</strong>, con sede prima a <strong>Ischia</strong> e poi a Forio.L’impresa di far rinascere in tutto il Mezzogiorno e in altre località d’Italia attraverso taliscuole l’amore per il sapere e la passione civile è stata coronata da un consenso sempremaggiore, e il fatto che essa sia partita proprio sotto il nome di <strong>Visconti</strong> rappresenta qualcosadi più di una coincidenza. L’opera di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>, infatti, si è svolta nel segnodell’impegno civile e dell’innovazione artistica, di quella ricerca della verità nella rappresentazioneche va oltre gli schemi di scuole o tendenze e che richiede il coraggio di unacontinua sperimentazione. E’ un percorso che idealmente si ricongiunge a quello chel’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ha intrapreso nei suoi ventisei anni di vita e chein attività e iniziative come questa, promossa in collaborazione col Comune di Foriod’<strong>Ischia</strong> e il Circolo “Georges Sadoul” di <strong>Ischia</strong>, trova un suo adeguato compimento.Nel nome di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> non solo onoriamo il grande regista e intellettuale europeo,ma salutiamo la ripresa della vita civile nelle forme del sapere e dell’arte.Angiola MaggiPresidente Circolo G. SadoulUn giorno, non so quando e non so dove, <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> disse: «I corvi volano a schiera,le aquile volano solitarie». L’orgoglio di un fuoriclasse. E a ragione, perchè la suagenialità creativa, il suo magistero artistico, lo inscrivono in un orizzonte interminato,dove la luce delle sue “vaghe stelle” ci invade di intensità inquietante e le sue immagini,ad ogni rilettura, inducono emozioni e riflessioni inedite. Corvi ed aquile: l’affermazioneè assoluta, essenziale e, filtrandola criticamente, possiamo cogliere il senso assiologicodel mondo interiore dell’uomo e dell’artista, la testimonianza del suo credo estetico edetico, un binomio indissolubile perchè l’arte, la grande arte, ha sempre in sè il fondamentodell’eticità.L’anticonformismo di <strong>Visconti</strong>, la sua capacità di essere se stesso, di dominare i granditemi dell’umana tragedia sono l’ininterrotto filo di sinopia su cui corre la sua opera dipoeta. Perchè non si spenga la fiamma del ricordo, il Circolo Sadoul in collaborazionecon l’Istituto per gli Studi Filosofici, ha istituito fin dal '94 un corso di storia e criticacinematografica a lui dedicato, che ha sede attualmente nel Comune di Forio.


pagina noveSommario111317192933354549556163677177Une partie à ZaroArturo Martorelli<strong>Luchino</strong>Masolino D’AmicoL’ombra del Gattopardo. L’arrivoAnna Pilato<strong>La</strong> terra trema! Dal cambiamento al caosIlia DeliziaIn bellissima compagnia. <strong>La</strong> CasarellaRaul M. De AngelisGiorni di svago. A passeggio con <strong>Visconti</strong>Giuseppe G. Colucci<strong>Luchino</strong> e i suoi amiciGianluca Castagna<strong>La</strong> venuta degli Dei.Appunti su fatti di cronacaRaffaele MatteraDi un senso profondo.Colloquio con Suso Cecchi d’AmicoLora Del MonteOssessione, una storia. <strong>La</strong> ColombaiaMaria D’AsciaFoto da un gruppo di famigliaLo «straniero». Forio per <strong>Visconti</strong>Francesco RispoliCinque notti bianche.<strong>La</strong> Scuola “<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>”Il lavoroDopo la morte a Roma. Una biografia


Une partie à ZaroArturo MartorelliSe i rapporti, in specie quelli vissuti intensamente, si potessero raccontare, questocatalogo avrebbe dovuto intitolarsi “<strong>Visconti</strong> e <strong>Ischia</strong>. Storia di un rapporto.”Ma i rapporti, quelli autentici, sfuggono alle leggi della narrazione e, nel loro farsi edisfarsi, tracciano percorsi segreti, indicibili, il cui tessuto si sgretola se vengonosottoposti alla luce dell’indagine che tende a esplicitare, a rendere razionale e visibilequanto di lieve e impalpabile si avverte nella loro trama.Quello tra <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> e <strong>Ischia</strong> è stato un rapporto di questo genere, nel quale l’isolacol fascino della sua natura e dell’umanità che la abitava non ha solo richiamato ilgrande regista, nei primi anni del dopoguerra, ad una dimensione di vita ritenutaormai perduta, ma gli ha offerto le condizioni ideali per la sua attività creativa.E’ in ciò che va individuata l’importanza che il rapporto fra <strong>Visconti</strong> e l’isola d’<strong>Ischia</strong>continua ad avere per la cultura mondiale: ciò che l’isola ha dato a <strong>Visconti</strong>, questi lo harestituito nei termini di una eredità artistica e materiale della quale tutti noi risultiamobeneficiari.L’obiettivo di questo catalogo, di ricordare e celebrare l’opera del regista nell’occasionedei venticinque anni dalla morte, viene tuttavia perseguito in modo da legare il ricordodella sua figura alla realtà del suo soggiorno ad <strong>Ischia</strong>, in quanto non si propone diaccrescere di contributi critici né di interpretazioni originali la già ricca bibliografiaviscontiana, ma di fornire, attraverso il filo dei ricordi, delle ricostruzioni e della analisi,un insieme ricco e vario di testimonianze sulla realtà, umana, geografica, storica ischitanae, allo stesso tempo, sulla vita che <strong>Visconti</strong> vi conduceva, negli anni che videro nasceree fiorire il rapporto tra il Maestro e l’isola.Sono, così, raccolti e messi a confronto contributi di diversa natura, da quelli che,scavando nella memoria dei testimoni, portano alla luce gli aspetti privati, anche tra imeno noti, della biografia di <strong>Visconti</strong>, a quelli che illustrano le sue apparizionipubbliche, i suoi rapporti con gli amici ischitani e i collaboratori, il procedere del suostesso lavoro, fino a quelli che, ripercorrendo e analizzando la storia, le vicendeurbanistiche ed economiche dell’isola, tracciano un quadro d’insieme della sua realtà aitempi in cui il regista vi soggiornò e, allo stesso tempo, propongono un discorso nel qualesuccessi, errori, potenzialità mancate sembrano infine trovare coerenza interpretativa.Ad integrazione di questi contributi si pone la bella mostra fotografica dell’IstitutoGramsci di Roma sulla vita e l’attività di <strong>Visconti</strong>, un’ampia rassegna che documenta ivari aspetti di un lavoro creativo senza soste e che spesso proprio nella casa-rifugio della“Colombaia” trovava ispirazione e si realizzava.Ed è a partire dalla “Colombaia” che può ricomporsi quel rapporto con l’isola interrottosolo dalla morte. E’ dalla futura destinazione della villa a luogo di formazione deigiovani e incrocio di esperienze culturali e dall’impegno di riprendere il lascito moralee artistico di <strong>Visconti</strong> che sarà reso il miglior omaggio alla sua memoria, quello di farrinascere nell’isola, tra i “suoi” luoghi, lo spirito della bellezza e della verità.Se questo compito, del quale il presente catalogo vuol essere piccola parte, sarà assolto,allora il Maestro sarà ritornato per sempre ad <strong>Ischia</strong>.11


<strong>Luchino</strong>*Masolino d’Amico* Pubblicato su “<strong>La</strong> Stampa” del 20 marzo 2001con il titolo Personaggi del ’900. Un leader nato,un professionista impossibile da imbrogliare eun mago che si considerava immortale.<strong>Visconti</strong>, l’uomo che ipnotizzava i cavalli.<strong>La</strong> caratteristica di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> chepiù impressionava nella vita e sul lavoro,ripensandoci, era l’autorità. Per autorità -oggi si dice «leadership» - intendo il donodi farsi obbedire, ossia di ottenere chedelle persone eseguano senza perdertempo a convincerle. E’ una dote naturalee misteriosa e si manifesta in tanti modi.I direttori d’orchestra non eccelleno se nesono sprovvisti, ma non ce ne sono due chela esprimano con gli stessi gesti.Bernstein, che saltava entusiasta comeun derviscio e finiva fradicio di sudore,aveva sulle orchestre lo stesso ascendentedel gelido Pierre Monteux che, a vederlodi spalle, sembrava non muovere nemmenoun dito. <strong>Visconti</strong>, che di rado alzava lavoce, con la sua autorità era venuto almondo, ma è difficile sostenere che l’avesseereditata dai suoi lontanissimi antenati,i trecenteschi signori di Milano, i cuititoli, estinto il ramo principale, eranopassati a un collaterale per concessione diNapoleone Bonaparte.Donde gli venisse non si sa, fatto sta chela emanava. Inizialmente la sperimentòsui cavalli, quando ricorrendo anche all’ipnotismocostrinse uno scarto di Tesioquasi zoppo a vincere il Premio Città diMilano. Poi passò agli attori, che infattiparagonava spesso ai quadrupedi, affermandoche bisogna saperli prendere nelmodo giusto, capire quale ha bisogno dellafrusta, quale delle carezze, quale dellozuccherino. Lo scopo ultimo di questa suamanipolazione del prossimo non era, perfortuna, la politica, bensì il teatro, il cinema,l’opera lirica, ossia il «ludus», il gioco:del resto il gioco va fatto col massimoimpegno e la perfetta serietà. Sul gioco delteatro <strong>Visconti</strong> non scherzava affatto, esigevala perfezione in tutto e da tutti. Se ilgenio consiste in una cura infinita dei particolari,<strong>Visconti</strong> lo possedeva. In ognicaso, sapeva sempre esattamente quelloche voleva, persino la tonalità di unfischio di treno lontano, e non era possibileaccontentarlo con un surrogato approssimativo.Lo si è definito un grande dilettante,in realtà era un profondo conoscitoredi tutto quello di cui occupava. Per lescenografie sceglieva sempre e infallibilmentei tessuti più cari: i suoi finanziatoriprovarono qualche volta a scambiare icartellini dei prezzi sui campionari, ma luinon abboccò mai. Anche i suoi collaboratorierano sempre tutti di altissimo livello,dall’aiuto al costumista al datore di luci;con lui però funzionavano ancora meglioche con chiunque altro. <strong>La</strong> sua autoritàallargava il potenziale delle persone: se<strong>Visconti</strong> ti diceva di fare qualcosa che nonti eri mai sognato, obbedivi senza discutere,lui ovviamente ne sapeva più di te.Non dico che ci cogliesse proprio sempre.Una volta mi trovai con lui in visita allavilla che Marcello Mastroianni si eraappena comprato in Lucchesia. <strong>Visconti</strong>(io veramente lo chiamavo <strong>Luchino</strong>, anchese gli davo del lei) approvava, suggerivainterventi e modifiche. A un certo punto sifermò davanti a due grandi cespugli ornamentali.«Ma questi vanno potati!» disse «Datemile forbici». Arrivarono dei forbicioni dagiardiniere. Lui si mise a sforbiciare, masi stancò quasi subito. Allora passò le forbicia me. «Continua tu» mi ordinò. Io eroun ragazzo di città e non sapevo distinguereuna peonia da un carciofo. Aprii labocca per obiettare, ma subito la richiusi emi misi a sforbiciare, ligio. Quel cespuglio,che negli anni ho rivisto, non si è ripresomai più.13


L’autorevolezza, talvolta l’imperiosità di<strong>Visconti</strong> mascheravano il fatto che infondo era timido. Se qualcuno gli tenevatesta poteva diventare violento, ma chinon avendo paura di lui riusciva a scherzarcie sdrammatizzare - succedeva dirado, ma succedeva - lo smontava. Ricordoun episodio poco prima della proiezionealla stampa di Le Notti bianche. Era ilritorno di <strong>Visconti</strong> a Venezia dopo lo scandalodi Senso, che anni prima era statoclamorosamente escluso dai premi perinterventi politici, e il nuovo film era alcentro delle attese. <strong>Visconti</strong> aveva appenacontrollato una copia campione ed erarimasto scontento di un particolare. Ilmomento clou del film è l’arrivo dello sconosciutoche la protagonista, di cui il solitarioMastroianni si innamora, aspettatutte le notti. Lo sconosciuto era JeanMarais, che vedendo Maria Schell da lontanole diceva (con la voce di GiorgioAlbertazzi) «Sei tu, Natalia?».Ora, <strong>Visconti</strong> trovava che quella battutaera anticlimax. Era venuta male; suonavafredda, sembrava che i due si fosserolasciati un minuto prima: era assurda.Rovinava tutto il film. I giornalisti non ladovevano sentire, bisognava cambiare,ridoppiare, fare qualcosa. Si creò, comesuccede in queste situazioni, una tragedia.Il produttore Franco Cristaldi tentòdebolmente di dire che in tre ore, lì alLido, non si poteva fare niente. <strong>Visconti</strong>chiese che almeno la battuta fosse toltadalla colonna sonora: impossibile. E interrompereil sonoro per un momento? Chi èil proiezionista? Chiamatelo!Volavano i suggerimenti mentre <strong>Visconti</strong>sempre più convinto della necessità dineutralizzare la goffa battuta minacciavatorvo addirittura di ritirare il film per nonesporlo al ludibrio. Risolse tutto RuggeroMastroianni, fratello di Marcello, grandemontatore e romano pigro e sornione.Durante un momento in cui tutti sfinititacevano intervenne dicendo: «Conte, sevuole mi affaccio e dico: sono stato io».<strong>Luchino</strong> rise e si rassegnò.L’aneddoto spiega anche un po’ la suaincrollabile predilizione, del resto ricambiata,per mia madre: mia madre sapevacome prenderlo, sapeva scherzare con lui,magari disorientandolo momentaneamenteun tantino. Non sono sicuro per esempioche <strong>Luchino</strong> apprezzasse il fatto chemia madre battezzasse Modrone il gattinoche lui ci regalò quando eravamo bambini(del tutto indifferente al fatto che miopadre detestasse gli animali: aveva decisoche il posto giusto per quel gatto era casanostra, quale infatti risultò).Esigentissimo con tutti, <strong>Visconti</strong> lo fu conse stesso quando fu colpito da un ictus chelo lasciò con un braccio e una gamba semiparalizzati.In qualche modo, si rifiutò diammettere quello che era successo - non loaveva ordinato lui, quindi non esisteva. Insegreto si curò caparbiamente, obbedì aimedici e si sottomise a spossanti esercizidi rieducazione, ma davanti agli altri continuòa lavorare come se niente fossestato.Essendo la sua una attività comportantela messa in moto di grosse macchine organizzative,faticò a convincere chi dovevaaffidargliele; ma al solito ci riuscì. Pur didimostrare di esserci, accettò che il produttoredel film Gruppo di famiglia in uninterno fosse un uomo di destra in cerca dirispettabilità culturale come EdilioRusconi (a chi glielo rimproverava disse,sacrosantemente, che i capitali non sonodi sinistra); e insomma, si rimise all’ope-ra, e alla maniera sua. Nemmeno per unsecondo accettò di fare l’invalido. Congrandi traffici gli fu fatta venire dallaSvizzera l’ultima invenzione, una carrozzinaelettrica che camminava da sé, malui ci si sedette una volta sola: dovevausare le sue gambe.A me e a mia moglie disse: «non mi avetemai invitato a casa vostra», e quandoseppe che abitavamo un quarto pianosenza ascensore il complimento diventòun ordine. Lo invitammo, e arrivò moltoaffaticato ma, al solito, del tutto padronedi sè, appoggiandosi a un bellissimo infermierebiondo, mangiò, bevve e fu cordialecon gli altri ospiti, un po’ intimiditi.All’epoca viveva in un piccolo appartamentosulla collina Fleming, semprepieno di fiori, continuando nel frattempo aarredare una grandiosa villa sui collilaziali dove sapeva benissimo che non sisarebbe mai trasferito.Da quell’appartamento il 17 marzo 1976,venticinque anni fa, se ne andò, avendodeciso di farlo, o questa fu la sensazioneche diede. Aveva realizzato la Manon diPuccini a Spoleto, un capolavoro di regiad’opera degno della sua leggiadraTraviata alla Scala del ’55 (io l’ho vista, mici portò mio padre una sera, il pomeriggioeravamo stati a San Siro per un Italia-Brasile 3-0, due gol di Virgili.In camerino la Callas ci disse civettando,con incantevole accento veronese e mirabilepadronanza delle espressioni idiomatiche:«siete venuti fino a Milano solo perme? Non ci credo. Chissà quale altrouccello avete preso con questa fava!»).Aveva appena finito di girare un altrofilm, L’Innocente. Poteva anche voltarepagina. Quando seppi che non c’era piùpiansi - gli volevo molto bene, e poi ero


<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> con Edda <strong>La</strong>ncettialla <strong>La</strong>mpara. Inizi anni ’60.Porto di <strong>Ischia</strong>, Riva destra. Metà anni ’60.ancora giovane e ignoravo che ci sono personeche non muoiono.<strong>Luchino</strong> naturalmente la sapeva piùlunga. Una volta un maldestro inservientedell’Opera di Roma non lo riconobbe, etentò di impedirgli di entrare dall’ingressodegli artisti. Il Conte lo trattò malissimo,l’altro si irrigidì.Quando l’equivoco fu chiarito, l’inserviente,che voleva avere l’ultima parola, glidisse: «si calmi, si calmi. E si ricordi chetutti dobbiamo morire». «Lei, forse» rispose<strong>Visconti</strong> «io no».15


Villa Pilato, ora Albergo Regina Palace. Fine anni ’40.Porto d’<strong>Ischia</strong>, riva sinistra. Inizi anni ’50.Corso V. Colonna, il Bar Vittoria in prossimità di Villa Pilato. <strong>Anni</strong> ’50.Porto d’<strong>Ischia</strong>, riva destra. Inizi anni ’50.


L’ombra del Gattopardo. L’arrivoAnna PilatoQuando il Regina Palace aveva la graziaelegante di una villa, con le balaustredalle colonnine panciute e tinte di untenue giallo, <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> fu suo ospite.E la sua camera ad angolo, che aveva ilbalcone sul bel giardino all'italiana cheseparava l'Albergo dalla via Cortese,acquistò, dopo il soggiorno di <strong>Visconti</strong>,come una specie di diritto all'ospite illustre.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> vi rimase a lungo e permolti anni di seguito: dalla primaveraall'autunno. Rapidissimi inverni romaninella splendida dimora sulla Salaria. Erala fine degli anni '40 e fu un colpo di fulmineper l'isola d'<strong>Ischia</strong>. Dopo il ReginaPalace, una casa che, a mio avviso, è ancorala più bella di tutte: di fronte a Vivara,con le sue volute capricciose, gli angoli digiardino silenziosi, con ombre fatte piùazzurre dai grappoli di glicine come scrivevaanni addietro Mario Stefanile. Uncancello di ferro, con le spade incrociate,quasi un saluto, tra profumi e colori siapre sulle terrazze che abbracciano ilmare. Una sosta per avere il tempo di cercareuna casa definitiva, la propria, <strong>La</strong>Colombaia, nella baia di San Montano.Ma prima, del Regina, aveva fatto la suacasa.Amici, familiari, sempre insieme. Un fantasticoclan. Fuori, nella silenziosa viaCortese, sotto l'ombra dei pini, le carrozzein attesa della chiamata. Le criniereinfiocchettate dei cavalli, il sacchetto conle carrube mature agganciato al sellinodel cocchiere, per ingannare l'attesa, pertacitare uno scalpitare improvviso. Poi,arrivava la chiamata dei Signori: ehi!Saturino, andiamo! E si partiva costeggiandoil mare, tra oleandri e tamerici, incorteo, quasi un'eco lontana di quelli piùfastosi dei "signori" di Milano, di quel<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> del '300.Elsa Morante, anche lei ospite del Reginainsieme al marito Alberto Moravia, scriveràqualche anni più tardi: "... vi nasconomigliaia di fiori spontanei, di cui non rividimai più i simili sul continente. In primavera,le colline si coprono di ginestre:riconosci il loro odore selvatico e carezzevole,appena ti avvicini ai nostri porti..."(E. Morante, L'isola di Arturo, Torino,Einaudi, 1957, p. 12).Restiamo in primavera. Una mattina d'aprile,c'è una chiamata telefonica urgentissimaper uno degli ospiti, l'architettoCesare Pavani; una corsa precipitosalungo la grande scala, ma, giunto al pianoterra dove è la cabina, la linea cade.Bisogna aspettare (il numero telefonico diallora era 9!). Così l'architetto passeggialungo il corridoio, con un asciugamano difiandra annodato sul fianco, bellissimo damozzare il fiato. Dalla cabina, non c'èsegno di richiamo. Accanto, una portasemichiusa: ne esce un vociare allegro edun buon profumo. Nell'interno i proprietaridella Casa stanno affettando il "casatiello",essendo, come si diceva allora,"sparata la Gloria". L'invito ad entraregiunge insieme alla discreta bussata dell’architetto.E’ stata la prima fetta di“casatiello” di questo dolce buono e mistico,che si impasta il venerdì, si fa “screscitare”la notte del venerdì santo, si cuoce ilsabato e si mangia la domenica di Pasqua,ad essere servita al tavolo dei <strong>Visconti</strong>. Eda quella Pasqua in poi, il casatiello nonmancò mai di completare il pranzo degliospiti. <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>, in particolare,seguiva una dieta rigorosa e precisa: pastiparchi a base di pesce, ma questo non gliimpediva certo di arricchire il più possibi-17


<strong>Ischia</strong>, le Antiche Terme Comunaliin una cartolina d’epoca.<strong>Ischia</strong> Ponte, arrivo della motonave. Inizi anni ’60.Don Mario d’Ambra. Festa dell’uva, <strong>Ischia</strong> 1963.le la tavola del suo clan.Proprio a tale proposito, una piccola storiadi appetito, “diretta” da <strong>Visconti</strong>. Allalunga vacanza ischitana partecipavaanche la sorella di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>, allorasposa D’Avanzo, con il piccolo figlio dicirca sette anni, Carlo, affettuosamentechiamato Putin. L’estate era ormai avanti,ma l’inappetenza del bambino cominciavaa destare qualche apprensione: sembravaquasi si dovesse ricorrere al solitoricostituente, quando invece lo zio organizzadiversamente.Fa preparare una grande tavola, allegra epiena di cose buone, invita a pranzo quattropiccoli figli di pescatori. Lunghe nottidi pesca, con reti e con lampare, avevanocreato legami di amicizia con gli uomini dimare. E così, tra guance del colore dellepesche mature, appetiti gioiosi e richiamirumorosi e coinvolgenti, nasce quella confidenzalimpida e magica che solo i bambinisanno creare.“Tu come di chiami?” “Io Peppino, iss’Antonio, iss’ Aitano, iss’ Pasquale.”“Ma tu, che fai? Non mangi?”“Sì. Mangio. Io mi chiamo Putin”.Discreti interventi del Maître a “rinforzare”la tavolata, sorrisi di tutta la sala perquel tavolo dove a regnare erano la gioiadi vivere, la salute e l’amicizia.Una bella regia.Sempre tutti eleganti, i <strong>Visconti</strong> (c’eraanche un cugino), gli amici: impeccabili incompleti di lino bianco o avorio, in tenutasportiva con quei bellissimi pullover annodaticon negligenza sulle spalle e chelasciano intravedere piccoli stemmi <strong>verdi</strong>che, a guardarli meglio e più da vicinoerano i primi coccodrillini <strong>La</strong>coste sbarcatisull’isola! Bellissimi tutti, gentili, felici egrati ad una terra piena di suggestione.Alla partenza, il saluto e l’arrivederci alprimo sorriso della primavera, un grazieconsapevole alla padrona di casa, miamadre, che con il tempo non ha perso lagrazia gentile della sua bellezza e chefaceva in modo che dai primi boccioli digiugno agli ultimi di luglio, ogni giorno,recisa di fresco, nella camera di <strong>Luchino</strong><strong>Visconti</strong> ci fosse sempre una gardeniabianca.


<strong>La</strong> terra trema! Dal cambiamento al caosIlia DeliziaQuando, nell’agosto 1945, venivano ricostituite,dopo una parentesi di unificazione,le sei municipalità dell’isola, la condizionesociale e ambientale in ciascuna diesse registrava aspetti e fenomeni propri,anche se accomunati da un’unica aspirazione:dare nuovo impulso all’economia,uscire dalla condizione di precarietà e diristrettezza imposte da una agricoltura incrisi, che costringeva ad una difficilesopravvivenza o ad abbandonare la propriaterra e a cercare, in molti casi, fortunaaltrove.<strong>La</strong> vita associata si trovava fortementeimpoverita dai postumi del catastroficoterremoto del 1883, dagli esiti di dueeventi bellici e dalla crisi ormai inarrestabile,anche per scelte politiche nazionali,della viticoltura che, da risorsa prevalente,si era ridotta ad attività di puro sostentamento.A fronte delle straordinarie risorse naturalie termo-minerali, le sei municipalitàaccusavano povertà di mezzi e di attrezzature,difficoltà o impossibilità a realizzare,ciascuna per proprio conto, unaqualche miglioria che desse nuovo impulsoal sistema economico e produttivo.Il termalismo e la pratica della villeggiatura,su cui pure si sarebbe voluto farleva, erano poca cosa, e comunque rimanevanolimitati a periodi brevi dell’anno ead ambiti circoscritti del territorio isolano,quelli rivieraschi o ad essi adiacenti,per la facilità di accesso e per la possibilitàdi soddisfare, contemporaneamente, leesigenze di tutti i membri di una famigliain vacanza: cure termali presso gli stabilimentiper chi era afflitto da qualche infermità,tuffi nelle limpide acque ed esposizioneal sole sulle bellissime spiagge perchi, invece, si risanava a contatto con lanatura.Le domande più pressanti, che aspettavanorisposte non più prorogabili, eranoquindi rivolte al lavoro e alle possibilialternative che questo poteva avere suun’isola dove i collegamenti, interni e conla terraferma, erano precari, dove le strutturebalneo-terapiche o non erano adeguateai tempi o si trovavano abbandonate,se non addirittura assenti; dove l’approvvigionamentoidrico costituiva unaffannoso problema e dove l’elettrificazioneavveniva in maniera discontinua eintermittente.Per contro, è proprio quell’arcaismosognante da cui è assente ogni forma diindustrializzazione, è quella condizione diluogo incontaminato, che si fa generosoper esperienze a volte anche trasgressive,che porta in <strong>Ischia</strong> personaggi in cerca di“oasi-rifugio”, i quali indubbiamente contribuisconoa dare notorietà ai luoghi, manon è motivo per innescare processi di sviluppo.Piuttosto, questo obiettivo impegna laparte più attiva della società civile ischitana,la quale si adopera, nell’immediatodopoguerra, a determinare con ognimezzo le possibilità di una svolta, nellaconsapevolezza delle peculiarità dell’isolae delle sue non utilizzate o male utilizzaterisorse. L’individuazione di un possibilesviluppo e le modalità di programmarlo edi attuarlo impegnano attivamente unmanipolo di uomini, di cui alcuni moltogiovani, i quali, provenienti dal cattolicesimomilitante, danno impulso a nuoveforme di aggregazione sociale, come icomitati civici ed altro, fermentando nell’opinionepubblica la fiducia nel cambiamentoe facendosi spesso portavoce pressole nuove istituzioni di iniziative che19


Donna con la “conocchia”.interessano la collettività.Questo movimento di opinione che nascedalla base trova valido riferimento nel giàcostituito Centro Studi sull’Isola d’<strong>Ischia</strong>che, sorto nel 1944, in pieno clima bellico,per iniziativa di una élite di studiosi e cultoridi varie discipline, guidati dall’autoritàculturale e dalla sapienza scientificadi Paolo Buchner, sotto la presidenza dell’instancabileagitatore di coscienze,mons. Onofrio Buonocore, si proponevanon solo di promuovere e sviluppare studisul passato dell’isola per far crescere laconoscenza delle proprie radici ma anchestudi per una migliore riorganizzazionedel presente, onde rendere consapevolidelle possibilità che <strong>Ischia</strong> aveva ad usciredall’immobilismo e tentare con ognisforzo il cambiamento.Certo è che la parola che circola sullabocca di molti è: valorizzazione; nonsaprei dire se al momento fosse qualcosadi più di una pura espressione letterale,tanto essa si è trovata, per i modi e leforme in cui si è attuata, in fretta travoltadagli eventi diventando, per contro,responsabile dell’alterazione degli equilibrinaturali e antropici, della perdita dellaqualità della vita e di quant’altro.Già nel l939 lo Stato, consapevole dellepeculiarità tettonico-naturalistiche dell’isolae della estrema dislocazione sul territoriodei suoi piccoli insediamenti, avevapresa l’iniziativa di istituire un ente specialeper la valorizzazione dell’isola (EVI)- allora amministrazione unica - il quale,oltre alle funzioni di azienda autonoma dicura e soggiorno di <strong>Ischia</strong> e Casamicciola,le due uniche località di fatto organizzateper accogliere un turismo curativo e stanziale,avrà assegnati compiti più vasti,indirizzati appunto ad una equilibratavalorizzazione dell’intero territoriomediante iniziative di promozione anchenel campo dei servizi generali, come strade,adduzione di acqua potabile, elettrificazione,piani territoriali.Nel bene come nel male l’EVI si troverà,fino al 1972, coinvolto in tutte le iniziative,quelle mancate e quelle condotte abuon fine, che riguardano l’isola ma, datoil clima di conflittualità o di reciproco travalicamento,esso finirà per esplicaresenza contrasti solo un’azione di propagandaturistica che troverà in “Lettera da<strong>Ischia</strong>”, la rivista fondata nel 1957 da unpiccolo gruppo di giornalisti e intellettualicostituitisi come divulgatori delle bellezzee delle prerogative dell’isola nel mondo,diretta da Giacomo Deuringer, e nel 1963assunta dall’Ente, la più valida testimonianza.Spetta dunque ad una sinergia di congiunturela storica “svolta” dell’isola, laquale, come in tutte le narrazioni che sirispettino, ha i suoi eroi e i suoi pionieri.Come si sa, il cambiamento si offrì all’isolacon i primi interventi di Angelo Rizzolia <strong>La</strong>cco Ameno (1951-’54), i quali maiavrebbero potuto concretarsi senza quellavolontà di cambiamento di cui abbiamofatto cenno e senza che avesse trovatasoluzione la realizzazione di alcuni servizisociali, di cui si parlava e si programmavagià da alcuni anni. Mi riferisco alla posadel cavo elettrico per fornire di energiasufficiente tutti i luoghi dell’isola, allamessa in opera della condotta idrica sottomarina,che addusse acqua potabile agliabitanti dei diversi versanti, mettendofine a privazioni, disagi, difficoltà atavicheed oggettive.Sebbene il primo progetto per addurreenergia elettrica attraverso cavo sottoma-


<strong>Ischia</strong>, Piazza degli Eori negli anni ’50.Uccisione del porco.rino dalla terraferma alle isole di <strong>Ischia</strong> eProcida fosse stato sviluppato già nel1926, i tempi per la sua attuazione nonerano, però, allora maturi, sia per lo statodella ricerca tecnica che per lo scarso sviluppoedilizio degli abitati cui l’impiantoera destinato e, non meno, per le speranzeche altre forme di energia, come quellaendogena, di cui l’isola era ricchissima,aveva pure aperto.A questo punto non è senza significato,anche ai fini di quella sinergia cui abbiamofatto cenno innanzi, soffermare lanostra attenzione sul sopraggiungere diun vasto programma di interventimesso a punto dalla Cassa per ilMezzogiorno nell’ambito di una politicadel credito e della incentivazione turisticapromossa dal nuovo Stato repubblicanocon investimenti pubblici e privati nellezone di maggiore interesse turistico eambientale del meridione d’Italia. Saràinfatti grazie ai fondi a tasso agevolatoelargiti da questo organismo e per interessamentodei politici di turno che ilcavo, imbarcato sulla nave posacavi“Aniene”, fu alloggiato in mare aTorregaveta e, nel giugno 1951, ne portò aterra, sulla spiaggia di Punta Molino, latestata alla tensione di 10.000 Volt.Preventivato per soddisfare le esigenzedell’isola per i prossimi 15-20 anni, doposoli quattro anni il cavo si avviava allasaturazione a motivo del rapido sviluppoturistico dell’isola, per cui nel 1957 funecessario progettarne un secondo che,con lo stesso sistema arrivò alla marina diSan Pietro con una tensione di 30.000Volt, anch’esso saturatosi in fretta per lestesse ragioni da richiedere più di unaintegrazione fino ai nostri giorni.Nel quadro della realizzazione dei servizi21


U’ ngign. Meccanismo per l’irrigazione.come momento decisivo per l’innesco disituazioni favorevoli allo sviluppo turisticovissuto dall’isola, va pure ricordato l’acquedottosottomarino, opera parimentisignificativa e di eccezionale portata storica,realizzata negli anni 1952-1958 dallaCassa per il Mezzogiorno e affidataall’EVI per la gestione delle reti, la qualeha assicurato all’isola il necessario rifornimentoidrico, prima di questa data affidatoall’erogazione di fonti locali, molto esiguee dislocate, ed alle navi-cisterna provenientidalla terraferma, da cui con autobottipassava ai depositi privati. Il suoarrivo sul piazzale aragonese di <strong>Ischia</strong>Ponte il 9 novembre 1958 fu una datamemorabile: il getto, fatto elevare perquaranta metri fu “come un inno di vitalità”edi liberazione.Per questa concomitanza di cause, l’agognatavalorizzazione non si lasciò attendere,facendo subito di <strong>Ischia</strong> un prodottocapace di generare la domanda turistica,con tutto quanto ne è conseguito in terminidi sviluppo ma anche in perdita di valorie di identità, soprattutto se si pensa chelo sviluppo non ha seguito né programmazioniné indirizzi di civiltà e di convivenzaumana.Affascinato dalla bellezza dei luoghi, d’intesacon l’amministrazione, incoraggiatodai fondi d’investimento, Rizzoli ampliò,con acquisizioni anche forzate, il programmadegli interventi, che si esteseroall’intero territorio comunale ed oltre.Infatti, nel giro di un pugno di anni (1951-’54) provvide non solo alla riqualificazionee all’ampliamento delle terme, ma anchealla realizzazione dell’albergo ReginaIsabella, al recupero della villa Arbusto,che funzionò da residenza privata, allasistemazione della piazza SantaRestituta.Più ambizioso il progetto che Rizzoli coltivavaper il resto dell’isola: trovandosi inpresenza di un territorio ancora tuttodisponibile, ne previde uno sviluppo turistico-alberghieroprogrammato, da affidaread una società mista, che potremmodefinire no profit, visto che ogni rendimentosuperiore al quattro per cento sisarebbe dovuto reinvestire nel programmadi sviluppo stesso. L’ipotesi non ebbeseguito per il rifiuto dei proprietari deinumerosi piccoli stabilimenti termali iquali temettero di scomparire ingoiati daun gigante: fu così che a Rizzoli rimaserosolo alcuni terreni a ridosso della baia deiMaronti, acquistati in previsione dellosfruttamento delle sorgenti di Olmitello eNitrodi, e l’hotel terme Manzi, nellaPiazza dei Bagni di Casamicciola, sito storicodel termalismo ischitano, che provvidea far ristrutturare in un attrezzatocomplesso per una clientela più esigentein quanto a servizi poiché, data la disgregatarealtà dei luoghi, non è mai riuscito aconiugarsi con una felice contestualizzazione.Intanto, mentre si continua a vagheggiareuna valorizzazione integrale mai coerentementeavviata, per assenza di adeguatepremesse, quanto realizzato a <strong>La</strong>ccoAmeno ha i suoi esiti immediati in pubblicizzazione,sviluppo economico, emulazione,per cui la vecchia agricoltura subisce


Lettera da <strong>Ischia</strong>, anno I (Nuova Serie)n. 2, Autunno 1963.un’ulteriore flessione, anche per il calo dimanodopera che intanto passa nell’industriatermale e turistica.Per intendere il ruolo che la pubblicità haavuto con la stagione Rizzoli, bisogna sottolinearela predilezione che l’industrialelombardo ebbe per la “sua creatura”. Essafu tale che non solo vi si recava appenalibero da impegni, approdandovi col suovecchio dragamine “Sereno”, adattato ayacth da crociere, ma si adoperò con ognimezzo per far crescere, con <strong>La</strong>cco, anchela notorietà delle sue aziende nel mondo,insieme al prestigio personale, già notevole.Grazie alla posizione di rilievo conquistatacon la Cineriz, la società cinematograficache sosteneva la produzione deimigliori film italiani di quegli anni,Rizzoli portò ad <strong>Ischia</strong> attori, giornalisti,scrittori, personalità dello spettacolo edella politica in un’avvicendarsi di iniziativee di manifestazioni che valsero a catturarel’attenzione internazionale, conricadute su <strong>La</strong>cco e l’isola tutta.V’è da dire, però, che <strong>La</strong>cco non fu, neglianni Cinquanta, solo un palcoscenico dimondanità, ma anche il luogo della ricercae del rinvenimento di importanti restiarcheologici che hanno consentito di testimoniareil primato dell’insediamento diPithekusa rispetto alle altre colonie dellaMagna Grecia. Infatti, con paziente etenace lavoro Giorgio Buchner portavaalla luce, nella baia di San Montano, unaintera necropoli, di circa 2.000 tombe,comprese tra l’VIII sec. a.C. e il III d.C.complete dei loro corredi funerari, chesono andati a costituire il museo archeologicodi Villa Arbusto. Come pure, contemporaneamente,don Pietro Monti, profittandodei lavori di consolidamento al complessodi Santa Restituta, da adibirsi inparte a sede municipale, portava avantiscavi rivelatisi fondamentali per la stratificazionestorica del sito, dall’età greca aquella paleocristiana, innestandosi nellaagiografia della santa patrona, e di cui ètestimonianza il museo allestito nel luogodi scavo.Intanto, spinto dai facilitati investimenti,scende sull’isola un altro industriale, ilconte Gaetano Marzotto, il quale attraversoun’azione concordata con l’amministrazionedi <strong>Ischia</strong> Porto realizzava, tra il1956 e il 1957, il Jolly hotel, il primoalbergo-terme di vaste proporzioni chevalse ad inserire <strong>Ischia</strong> nei circuiti di unaclientela internazionale.L’operazione venne a modificare un percorsodi sviluppo in atto, teso a caratterizzare<strong>Ischia</strong> Porto come il luogo prepostoad un turismo residenziale e qualificatoche trovava nel porto, nel famoso Lido,nella intatta e rustica pineta dell’Arso enel corso Vittoria Colonna, i suoi punti diriferimento e di identificazione, in obbedienzaad una vocazione turistica maturatanel corso dell’Ottocento in corrispondenzasia dello sviluppo abitativo-residenzialedell’area che della predilezione chela classe borghese, soprattutto napoletana,riserverà a questa parte dell’isola daivalori ambientali di più immediata e sicuraassunzione.In questa stessa prospettiva si avviò, conla fine degli anni Cinquanta, il recuperoqualitativo e funzionale di alcuni localiadibiti a deposito del vino o altro, che disegnanola cortina edilizia della riva destradel porto, dove cominciarono a nascere iprimi locali à la page: dal raffinatissimo“Bounty”, alla sofisticata boutique“Antonia”.Fu così che si determinarono i due poli del23


turismo ischitano: da una parte <strong>La</strong>cco, checon quel “piccolo treno di case” di pescatoriallineate sulla marina si trovò ad essereuna stazione turistico-termale e mondanad’avanguardia internazionale, e dall’altraparte Porto d’<strong>Ischia</strong> che, disponendodi un più ampio territorio da urbanizzare,in analogia col Jolly, nel giro di pochianni guadagnò sempre più numerosiadepti alla causa del termalismo, maanche del turismo da diporto.L’allargamento del turismo sul territoriotrovò, senza dubbio, il suo punto di forzanella realizzazione della condotta sottomarina,che liberò dalla schiavitù dellamancanza di acqua potabile, ma sirafforzò per effetto del miglioramentodelle comunicazioni da e per il continente:nell’ottobre 1957 entra in funzione ilprimo ferry boat, con la capacità di trasportarecento passeggeri e trenta macchine,con tutto quanto la liberalizzazioneindiscriminata di questo mezzo di locomozionecomporterà per l’isola, in quanto arumori , inquinamento, traffico, ed altro.Come pure nel 1959 si realizzò il primocollegamento con elicottero.Di grande incidenza, per quanto si determineràin ordine a nuove possibilità difruizione dell’isola, ma anche a nuovedirezioni di sviluppo, sono le infrastruttureviarie degli anni 1956-60, realizzatecon fondi statali e per interessamentodell’E.V.I., come la via per Monte Vico,quella da Cavallaro a Punta Caruso, daForio a Citara, da Testaccio alla Spiaggiadei Maronti, da S. Antuono aCampagnano, da <strong>La</strong>cco al Fango, da<strong>Ischia</strong> Ponte a Cartaromana.Dalla parte opposta, l’apertura della stradaper Citara consentirà, nei tardi anniSessanta, il primo esperimento di parcoDue momenti della posa del cavo elettrico sottomarino. Primi anni ’50.


<strong>La</strong> ‘Ndrezzata.Rammendo delle reti sul Pontile del Castello. <strong>Anni</strong> ’60.termale per una terapia curativa all’aperto,ricorrendo ad una formula di gestionemista: industriali tedeschi per l’investimentodi capitali e comune di Forio per leconcessioni minerarie. L’iniziativa deiGiardini Poseidon, continuata da altrioperatori, come i Giardini Aphrodite diSant’Angelo, costituisce in qualche modola ratifica della avvenuta “conversione” diForio al termalismo e al turismo di massa;difatti, da quella data, in questa parte dell’isola,diventano particolarmente numerosele iniziative dei privati nel settoredelle attrezzature turistico-termali.In questa immediata rinascita vi è ancheuna riscoperta di luoghi, di tradizioni, dicultura popolare e contadina, mai deltutto cancellati e di cui si fa cassa di risonanza“Lettera da <strong>Ischia</strong>”, la rivista chel’E.V.I. ha rilevato, sempre con la direzionedi Giacomo Deuringer.In questo quadro anche la cultura vitivinicolatenta la sua ripresa: per iniziativadi Mario D’Ambra, consiglieredell’E.V.I., l’isola ottenne dal competenteministero l’accoglimento della richiestadei sei comuni perché venisse riconosciutaai vini d’<strong>Ischia</strong> la denominazione di origine“controllata”, con l’uso dell’aggettivazione“classico” per vini di origine piùantica prodotti in determinate zone deiterritori di Forio, <strong>La</strong>cco Ameno, SerraraFontana e Barano. L’occasione fu salutatada una memorabile festa della vendemmia,con carri allegorici e grappoli, che il13 ottobre 1963 sfilò dal CastelloAragonese al porto, concludendosi nellocale “Bikini”, a cui parteciparono produttori,imbottigliatori e curiosi.Una frenetica attività edilizia si diramasul territorio, facilitata dall’assenza diogni normativa urbanistica, sia di svilup-25


Tappa a cronometro del Giro d’Italia.<strong>Ischia</strong>, Piazza Antica Reggia, 1959Fanfani inaugura l’Ospedale Anna Rizzoli.<strong>La</strong>cco Ameno, 1962Tappa del Giro d’Italia.Bartali dopo l’arrivo, 1959Si gira Il Corsaro dell’Isola Verde.


Primi sondaggi della SAFENper la ricerca di acque termali a Citara.Forio, metà anni ’60.Ex convento di S. Fracenscooggi Municipio di Forio.Metà anni ’60.po che di protezione delle risorse naturalie ambientali; il termalismo allarga i suoiconfini ben oltre le fonti note e sperimentate,mentre il fenomeno della casa divacanza si dilata, prendendo di assalto inuovi luoghi panoramici “scoperti” dallearterie appena realizzate. L’incalzare delfenomeno desta subito serie preoccupazioni;cominciano gli allarmi, diffusi da organidi stampa, associazioni, enti, singoli cittadini,frequentatori di <strong>Ischia</strong>.E così, mentre si prendeva tempo sullaredazione dei piani urbanistici, preoccupandosipiuttosto di far crescere il poteredi gruppi o di singoli, <strong>Ischia</strong> veniva lasciataall’assalto di un abusivismo sfrenato edisordinato, che non aveva più bisogno deltracciato delle strade per inserirsi con isuoi progetti di sfruttamento e di speculazione,tanto era ormai capace di superareanche difficoltà logistiche, sabotando ogninorma di comportamento, quasi fosseropossibili uno sviluppo o una valorizzazioneindipendenti da una saggia politica diamministrazione e di uso delle risorse. <strong>La</strong>conseguenza è stato il caos edilizio, ildegrado dell’ambiente, la perdita dellaqualità della vita, la diffusione di quel“brutto” che ha sostituito metro per metrola ricchezza del paesaggio naturale eantropizzato. Perché non è solo il territoriolibero ad essere esposto ai più dannosiguasti, ma anche il tessuto edilizio deinostri centri storici, basti pensare a Foriocol suo devastato tessuto edilizio storico,dove negli anni Settanta, in una notte siridusse ad un cumulo di macerie un gioiellodel rococò; ma questo è solo un esempiodella mancata considerazione per quantoereditato dal passato. Chi, prima del saccheggio,aveva potuto amare questi luoghinon avrà certo dimenticato il fascino e icaratteri ambientali e umani di un patrimonionaturale e costruito chiamando incausa, insieme ai poteri politici, anche gliabitanti, le maestranze, i progettisti iquali, nella corsa vorticosa alla produzioneedilizia, nella fiducia illimitata di unaeconomia di profitto, hanno smarrito ipropri essenziali obiettivi.27


A sin., la «casarella» con, in basso, la dependance.<strong>Ischia</strong>, Punta Molino, alla fine degli anni ’40<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> con Nora Riccied amici, fuori la <strong>La</strong>mpara. <strong>Ischia</strong>, metà anni ’60.


In bellissima compagnia. <strong>La</strong> Casarella*Raul Maria De Angelis* Pubblicato su <strong>La</strong> Tribunacon il titolo “I corsari della casarella”.<strong>Gli</strong> ultimi corsari e gli ultimi dannunzianisi sono rifugiati a <strong>Ischia</strong>, in un esilio più omeno volontario; ma Edoardo Colucci a<strong>Ischia</strong> ci è nato e ci vive: alla «casarella» diPunta Molino, dalla cui terrazza un telescopioe un cannone di bronzo dei tempiborbonici denunziano il gusto del pittoreindigeno-fiumano, rivoluzionario e vagabondo.Alla «casarella» ci si arriva costacosta, tra sabbie e scogli, punte di agavi eombrelle di pini, ma è bene arrivarci dalmare direttamente in barca e approdarenel porticciolo, meglio nella rada che,attorniata di scogli, sembra proprio unadipendenza della casarella, una spiaggiapadronale.A questo punto bisogna intendersi subito:Edoardo abita nella «casarella» e fittaquella grande che ha una finestra spalancatasul mare, sul muro di cinta dell’ortogiardino,in cui le viti e gli ippogrifi inceramica, i girasoli e i fichi dividono insapienti spazi le architetture avventurosedell’interno. Quest’estate, in attesa diEduardo De Filippo o del maestroMenotti, la casa grande è ancora sfitta;poiché la casa è importante e vasta, anchese tutti bussano al cancello della casarella.Edoardo lo trovi sul terrazzo, un asciugamanointorno alle reni, con due ragazzinianch’essi seminudi che trafficano all’intornocon caffettiere e fiaschi di vino, scope erastrelli, o nell’orto, sotto un graticcio dacui penzola un fuscella da ricotta che fa daparalume a una lampadina spesso fulminata.Edoardo assomiglia a Toscanini giovane,anche i baffi e la calvizie, il mento eil sorriso: occhi a parte, che sono occhi dasaraceno accampato, dopo un arrembaggio,sulle rive dell’isola felice.Oggi, verso il tramonto, Edoardo è solo e ciaccoglie col solito sorriso sgangherato dimaschera teatrale e una scintilla negliocchi sciupati dalle veglie. Dietro il castellod’<strong>Ischia</strong>, che sembra una maceria diforme grige e sfilacciate dal vento, nasceuna luna enorme, sfiatata, quasi un’ombradi luna, mentre dall’altro lato, versol’albergo San Pietro, il villaggio saraceno ela pagoda, il sole fa sangue per misteriosaemorragia interna.Forse per questa nascita, la solitudinediventa arcana; tanto che la caffettieraportata da uno dei due ragazzini apparesproporzionata, un oggetto di altro mondo.Ci mettiamo in terrazza, sulle stuoie, conun fiasco di vino bianco a portata di mano.L’isola manca d’acqua e il vino nelle casene fa le veci; per poco gli indigeni non ci silavano: costa, infatti, al minuto, cinquanta-sessantalire al litro.L’artrite di Toscanini«Sì» ci confessa Edoardo, «doveva venireMenotti; ma De Filippo mi diede persinola caparra e ora mi ha scritto che nemmenolui potrà venire. Quest’estate sarò davverosolo. Sarà la prima volta, una esperienzanuova».Toscanini venne ad <strong>Ischia</strong> nel ’51 a curarsil’artrite al ginocchio, e naturalmentecapitò da Edoardo, senza sapere che il pittoregli rassomigliasse in tale maniera; nerestò incantato, e volle salire sul terrazzinodella «casarella», a speculare col telescopio,sempre all’impiedi, per il male alginocchio, e parlò dei prossimi concerti, diMenotti, agitando le braccia nervose, dirigendol’invisibile orchestra degli alberi edelle onde.Ritornò alla «casarella» la notte del santoPatrono, a vedere i fuochi d’artificio, a sorprenderele stelle cadere dall’alto delcastello e scintillare come fuochi fatui diun cimitero favoloso.29


Altro non c’è, alla «casarella», da vedere:se togli qualche qualche ottimo disegno dimaestri napoletani dell’Ottocento -Casciaro, Dalbono, Mancini - qualche candelabro,qualche ceramica, qualche idoloche ammicca dagli armadi e dalle pareti alposto dei santi di una volta. Un cannone dibronzo spara davvero nelle grandi occasioni:e quella notte del santo Patrono, ancheper far onore a Toscanini, sparò le suesalve, fece sobbalzare la cagna Michelina ela tribù di gatti piccolissimi che Edoardoraccattava e alleva come creature.Chi non è passato alla «casarella» alzi lamano: vino e stelle, ce n’è per tutti! Unavolta Edoardo cantava, accompagnandosicon la chitarra. A dire la verità era discretamentestonato ma tutti stavano volentieriad ascoltarlo, zazzeruto, spiritoso,rauco per il fumo, il vino e la salsedine,seminudo. Si sa, le canzoni napoletane, l’odoreamaro dei fichi, quello più acuto dellaresina e dei gelsomini... l’incanto del mareche si ammansisce per la notte in unacalma appena rotta da intermittenti sospiri.Tutte le notti alla «casarella» o alla casagrande i forestieri importanti si radunanosui terrazzini o sui muretti delle aiuole: c’èsempre qualcun altro che canta, Murolo,ad esempio, o Pariante che hanno reinventatole canzoni napoletane: anzi, se mipermettete, la canzone napoletana.Una volta capitò di passaggio un americanogigantesco, che rassomigliava a unoscozzese emigrato da un quadro diBrueghel il vecchio, con la faccia rossadalle bistecche e dal sole, dal whisky edalla arteriosclerosi: sentì sulla strada ilcanto sospirato di Murolo e penetrò nella«casarella». Edoardo, vedendolo così florido,pasciuto e cocciuto, col gonnellino e uncappello di paglia buono per un’interafamiglia, si mise a cantare, anche lui, unostornello a dispetto.Dietro il presunto scozzese si profilò l’ombradi un domestico: era infatti il domesticoche cavò dal fodero la chitarra delpadrone. Il quale si chiamava - e si chiama- Burl Jves, cantante tipico americano.Tutta l’isola ascoltò, accorse a quella voce:canzoni del west, dei minatori, dei cowboys,dei negri del Sud, palme bananimanghi, caimani, serpenti, ippopotami,cotone, caffé e sparatorie ritmate sino aldelirio e alla frenesia.Murolo tenne testa da par suo, ma l’altroaveva la voce e la resistenza di Dozambo eavrebbe potuto cantare la canzone delfiume con voce da baritono o da boscaiolofiammingo. (Dimenticavamo di dire che lavolta che ci fu Toscanini, si finì col parlaredi Fiume, e di un concerto che nel 1920 ilmaestro tenne al quartiere del comandante:Edoardo, in un’azione, era stato feritoalla testa ed era in corsia dove ricevette lavisita di Toscanini. Ricordo dietro ricordo,Edoardo vide alla cintura del maestro unmoretto veneziano portafortuna: era ancoraquello ricevuto da D’Annunzio, in quellaoccasione, e vi dirà che di fortuna almaestro, non gliene abbia portata!). Sì la«casarella» è piena di idoli: indiani, cinesi,tibetani; persino le ceramiche, animalipiatti e candelabri, sono impastate conceneri vulcaniche e acqua ribollente, succhidi erbe dell’Epomeo e tracce di corallidel fondo marino: hanno fosforescenzeminerali, lasciano segni di zolfo in mano, enon soltanto al buio. Certo, la leggenda diEdoardo nasconde agevolmente qualchesospetto di magia.Donne bellissimeVelieri di tutte le epoche sono incastrati,nelle pareti delle due case, in bacheche divetro, a fingere piaghe sottomarine; maquesti velieri hanno una storia, che spessoè favola: non soltanto di ritrovamenti escomparse, di viaggi ed approdi; di unlegno capriato, col sartiame incartapecoritodalle intemperie e dal salmastro - sembranoscampati a un tifone non sempreimmaginario.Le più belle donne del mondo sono penetratenell’orto giardino a stordire i girasolio a farsi avvelenare dalle punte amorosedegli agavi: il faunetto con otre (opera diAchille D’Orsi, ripresa da un altro scultoresu una copia di scavo) sul muricciolo dicinta, inarcato nello sforzo del mescere,offre la patera sempre vuota e sempre frizzantedi una acqua e di un vino che nessunoha mai assaggiato: forse nell’otre ènascosto l’elisir dell’eterna giovinezza.Maria Montez, ad esempio, vi si è fattaritrarre nell’atto di adorare una rosa dimaggio: il madrigale nasce spontaneo,anche perché, nell’altra mano, l’attriceregge un bicchiere scintillante; proprio difronte al faunetto e sembra che rifiuti dibere quel vino e che, anche prima di assaggiarlo,attenda la risposta fatale alla suabreve e intensa esistenza. Vivi Gioj e AlidaValli, Gina Lollobrigida e altre hannointerrogato il faunetto; che lascia rispondereil mare, o i fiori dell’orto, o la luna chetinge il castello di sette colori - un colorealla volta.Cantate, mangiate e bevute omeriche sialternano come strofe: di un poema dedicatoall’estate, di un baccanale che diventaromantico o orgiastico, a seconda deicapricci della luna, o dei sortilegi degliidoli orientali o del faunetto greco: paganaè la luna, pagani gli idoli, pagano il faunettoe paganissimi l’anfitrione e gli ospitidi passaggio.


I dialoghi di De Filippo<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>, ad esempio, o JeanMarais, il fotografo di Harper’s Bazar oquello di Magazine Geographic si sonoispirati alla «casarella»: e così due registidel Metropolitan, Ebert Graf e RudolphGerard: la «casarella» è una cabina dicave, con un vero oblò, e sulle pareti quadrie stampe tra cui primeggia una stampaantica giapponese in gloria di Buddha,una battaglia propiziatoria per un ritomarziale e religioso o discretamente erotico.Il mare vi penetra lo stesso, ora consospiri e lamenti, d’inverno con risateinterminabili di risacca, schiuma, e amaralascivia (il faunetto riempì l’otre di quellaschiuma?).Un giorno bisognerà stenografare i dialoghiche Eduardo De Filippo improvvisaalla «casarella», insegnando alle signorecome si prepara la parmigiana di melanzaneal pomodoro e le risposte, i suggerimentidi Edoardo Colucci che è cuoco nato,altre che pittore in ozio, ormai perduto allelusinghe dell’arte.Eduardo De Filippo costringe il pittore adapparire in un film; ma il regista torturatofu De Robertis, nel Mulatto, doveEdoardo Colucci fa l’attore con tutta ladisinvoltura dell’indigeno: e naturalmentela scena si è girata nella «casarella», colfauno, le stuoie, i girasoli, l’oblò e i ragazziniseminudi come animali selvatici.I ragazzi dagli scogli balzano nell’orto e sisparpagliano tra le aiuole e i terrazzi ainseguire i gatti o gli altri ragazzi che lihanno preceduti: Edoardo li saluta con ungrido, poi se ne dimentica, il cancello èsempre aperto; entra chi vuole, beve al bicchieredi vino incominciato da un altropassante, coglie un fico, annusa un fiore,ritornerà di sera, o di notte, o quando chesia, ma ritornerà. Non ne potrà fare ameno.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> preparò alla «casarella»gli abbozzi per la «messa in scena» diTroilo e Cressida nei giardini di Boboli,anni fa; ma in compagnia dell’amicoPagano - uomo del cuore di Leonor Fini -inventò scene e balletti che avrebbero ispiratosicuramente la Medium di Menotti,se il compositore fosse sbarcato nell’isola aquei tempi.Vittorio Gassman stesso o il registaZampa non poterono evitare gli scoglidella «casarella»; né Marianna Liedo,spesso fotografata avvolta in candidi lenzuoli,mentre insegna pedagogia ai servitorellidi Edoardo: a volte persino Edoardosi traveste - ora da paipassiano con collaredi aglio e cipolle, o da beduino, o da fauno.Pare che travestirsi sia un bisogno, a<strong>Ischia</strong>, per camuffarsi da indigeni dell’isola:per confondersi agli isolani, ai pescatori,ai bagnini, agli abitanti dell’Epomeoche scendono al mare carichi di fiaschi divino e di panieri di frutta per le loro ancestralirappresentazioni.Durante la preparazione dello sbarco adAnzio pare che persino Churchill si sia fermatoper una sosta alla «casarella»; maEdoardo, allora proscritto, non ne può farfede. <strong>La</strong> vita di Edoardo è davvero unromanzo: fiumano, fu condannato perdiserzione da un tribunale militare e civolle una letteraccia al comandante perottenere il suo intervento in extremis.Antifascista, ora ospita volentieri l’ultimafiglia del duce: Anna Maria Mussolini.Pittore dotato, anche se primitivo, ora fal’antiquario e bazzica per i negozietti diNapoli dove un tempo abitò al <strong>La</strong>rgoFerrandina a Chiaia: due cameroni, exmaneggio della caserma di cavalleria borbonica,ospitarono lui, Guglielmo Peirce,Paolo Ricci, Giordano ed altri disperatidell’epoca.<strong>La</strong> mattina che Edoardo non riusciva a farbollire il marmittone del caffé gli «ospiti»facevano lo sciopero della fame dormendosino all’imbrunire, prima di sparpagliarsinei vicoli di Napoli alla ricerca di unapagnotta e di un pomodoro.Ma protestavano, oh se protestavano, perla mancanza del caffé, che consideravanoun vero tradimento, o un’ingiusta punizione,di cui solo Edoardo fosse responsabile.Perenne ospitalitàCosì oggi: chi non trova vino alla «casarella»,se ne lamenta come di una mancanzadi riguardo. Per tener fede a questa leggendadi perenne ospitalità (altrimentiche ci starebbe a fare il faunetto con l’otre?),Edoardo spesso mangia pomodoricrudi dell’orto. Senz’olio e senza sale. Mala leggenda è salva, l’otre del faunetto èinestinguibile: un vero pozzo di vino senzafondo. In cui, di tanto in tanto, galleggiapersino qualche stella. O qualche orchideaportata da chissà chi.Se Churchill si fermò alla «casarella» avràdato senza dubbio uno sguardo ai quadriche Edoardo tiene ammucchiati dietromensole e vecchie cornici: quadri di tantotempo fa, di un tempo che sembra esseretramontato - come la luna - dietro le maceriedel fosco castello che incombe sul mared’<strong>Ischia</strong> non più abitato dalle innocentisirene del mito greco.Di quel mito, solo il fauno è superstite: maè di bronzo; e, sul muretto di cinta, è unsimbolo dal significato confuso, ossidatodagli agenti atmosferici, come il telescopioe il cannone che spara soltanto in onoredel santo Patrono.31


<strong>Ischia</strong>, Cinema Excelsior, 1960.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> con Renato Salvatorie Giuseppe Gibilmanno Coluccialla proiezione di Rocco e i suoi fratelli.Il negozio A Vaccara in via Roma ad <strong>Ischia</strong>.Metà anni ’60.


Giorni di svago. A passeggio con <strong>Visconti</strong>Giuseppe Gibilmanno Colucci<strong>La</strong> prima volta che incontrai il conte<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> fu verso la metà deglianni Cinquanta. Ero ancora un ragazzinoe lo conobbi in casa di mio zio, il pittoreEdoardo Maria Colucci nella sua villa diPunta Molino. Oggi quella villa non c’èpiù ed al suo posto c’è un grande albergo.In quel tempo quello era uno degli angolipiù belli d’<strong>Ischia</strong>. Le pietre dell’arso arrivavanofino al mare e sul mare arrivavaanche l’ombra della chioma dei pini. Ilconte di quel posto era entusiasta. Egliamava fare delle lunghe passeggiate sullaspiaggia o per la stradina antistante lapineta fino al carcere di Punta Molino.Molte volte lo accompagnai in silenzio,altre volte si intratteneva a conversaresulla pesca o sulle attività marinare delposto. Rimasi sempre incantato dalla gentilezzae dalla semplicità di quell’uomoalto e distinto. Qualche volta lo accompagnaial porto nelle semplici botteghe dell’epocadove comprava cuscini ricamati,cappelli e stuoie di paglia. In quegli anniad <strong>Ischia</strong> c’era diffuso artigianato ed ilconte nelle cose semplici forse trovava ilsignificato più bello. Sul terrazzino dellavilla di mio zio c’era un cannoncino semprecaricato con coriandoli e petali di fiori,che venivano festosamente sparati in ariaad ogni partenza del conte. Verso la metàdegli anni Sessanta incontrai di nuovo ilconte che oramai tutti chiamavano“Maestro”. Venne ad <strong>Ischia</strong> Ponte in unnegozietto di antiquariato che mio padreAngelo gestiva con un altro mio zio, il pittoreVincenzo Colucci. Il conte comprò perse alcuni pezzi di antiquariato, altri liaffittò per la produzione del film IlGattopardo.In quel periodo lo incontrai diverse volte;frequentava molti amici ischitani come iSignori d’Ambra, i Baiocco ecc. Nelle varieoccasioni di conversazione si parlava spessodei suoi film, di cui ero diventato ungrande ammiratore: li avevo visti tutti equando mi complimentavo, egli con grandegentilezza mi rispondeva “Grazie”.Sembra incredibile, ma quel gentiluomoera fatto così! Con <strong>Visconti</strong> conobbi gliattori A. Delon, e R. Salvatori. Una seratutti insieme andammo in un locale dellaRive droite ed egli ci intrattenne a lungoparlandoci del nuovo film che avrebbedovuto girare e cioè Il Gattopardo. In quelfilm sono certo che il Maestro <strong>Visconti</strong>volle esprimere oltre che la sua arte, tuttala sua innata nobiltà di cultura e comportamento.Del resto quel grande romanzo,del Principe Tomasi di <strong>La</strong>mpedusa, sembròscritto proprio per <strong>Visconti</strong>. Il Maestrochiese a molti di noi di partire perPalermo e partecipare come comparsenella lavorazione del film. Ma da <strong>Ischia</strong>non partì nessuno: eravamo ancora tuttigiovani studenti.Negli anni successivi il Maestro lasciò<strong>Ischia</strong> per Forio. Oramai aveva compratola Villa chiamata <strong>La</strong> Colombaia dalBarone Fassini ed i suoi soggiorni in quellavilla erano molto riservati e gli invitatiesclusivi.Rividi un’ultima volta il conte quando loandai a trovare alla Colombaia. Era sedutoin poltrona in terrazza guardano ilmare. Aveva fra le mani un libro diGabriele D’Annunzio. Scambiammo qualcheparola e qualche complimento.<strong>Gli</strong> stinsi la mano in silenzio. Abbozzò unsorriso. Me ne andai e non lo rividi maipiù.Ogni volta che ricordo quel momento miviene un gran nodo alla gola, chissà perché!33


<strong>Luchino</strong> e i suoi amiciGianluca CastagnaPi tuttu ‘u munnu l’acqua è salata …Comu niscemu fora ‘i faragghiuni,‘a rema ‘nni sferra!Cola, tènilu sempre n’i sintimenti:iè ccà, c’amu a luttari”(“In tutto il mondo l’acqua è salata…Come usciamo oltre i faraglioni,la corrente ci travolge!Tienilo sempre a mente Cola:è qui che dobbiamo lottare”)da “<strong>La</strong> terra trema”L’isola come rifugio. L’isola come evasione.L’isola come angolo superstite di autenticità,dove il ritmo della vita e il respirodelle cose hanno ancora modo di sottrarsialla riproducibilità dei suoni e delleimmagini. L’isola dove il passo del tempoè ancora dettato dalla saggezza dei pescatorie dalla “religione” dei contadini.L’amore di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> per l’isolad’<strong>Ischia</strong> fu un amore lungo, lunghissimo.Un amore solido e incorruttibile, che nemmenola malattia degli ultimi anni riuscìad incrinare.Arriva, <strong>Visconti</strong>, alla ricerca di un luogoincantato e primordiale, misterioso e bellissimo.Lo trova. In più troverà la fascinazionedel viaggio, la sfida a penetrare ilmistero delle cose senza doverne guastarel’incanto. Tanto più presente a se stessoquanto più disposto ad allontanarsi da sé,<strong>Visconti</strong> percepisce nell’isola una sorta di“quintessenza dell’esistenza”: le domandeprime, le emozioni estreme, i sentimentiultimi. Come succede solo ai grandi viaggiatoridi terra e di mare, di spirito e dicarne, di passione e di riserbo, di calma edi furore.Non è finita. A <strong>Ischia</strong> <strong>Visconti</strong> incontraamici fidati; pochi ma amatissimi. Unarcipelago di vite che sarà il suo “gruppodi famiglia in un esterno”. Testimonidiscreti e perfetti per la tentazione e lasolitudine, l’eccesso e l’esilio. Che dellacondizione umana non sono poi, cometroppo spesso si crede, cadute patologiche.L’unica ombra, in tanta luce, è data dalletracce di questo amore. Che restano, inproporzione, troppo poche.1948: <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> è reduce dalla terribileesperienza della Guerra, che incideinevitabilmente nell’atteggiamento ideologicodel suo cinema. E’ alle prese con lalavorazione difficile e travagliatissima di<strong>La</strong> terra trema, con cui rilegge il capolavoroverghiano I Malavoglia alla luce delleragioni storiche, economiche e socialidella “questione meridionale”. Il regista ègià stregato dall’espansività del Sud, dall’evidenteteatralità del suo popolo e giàguarda al Meridione con quella punta diesotismo utile per essere distaccati, perrimanere stupiti, per provare gli indispensabili(som)movimenti emotivi.<strong>La</strong> chiave “mitica” non è più sufficiente;<strong>Visconti</strong> sente il bisogno di osservare davicino quali siano le basi economiche esociali sulle quali è cresciuto il “drammameridionale”.1948: L’isola d’<strong>Ischia</strong> è, come ha scritto lostorico foriano Nino D’Ambra, “ancora l’isoladella civiltà contadina e dei contrattistipulati con una stretta di mano. Un’isolapovera e piena di bisogni, dove la focaticapoteva pagarla solo chi poteva accendereil fuoco. E’ uno dei luoghi più depressid’Italia, dove la mortalità infantile è ancoraalta”. <strong>La</strong> sua gente è stata mortificatadalla guerra, eppure non appare “vinta”da fatalistica rassegnazione.Di ritorno dalla Sicilia <strong>Visconti</strong> si fermaad <strong>Ischia</strong> durante un’estate di quegli anni.Deve aver trovato immediatamente familiarela contraddittoria e sconcertanterealtà di cui si era occupato nel suo ultimofilm fino a poco tempo prima. Il contrastotra l’immobilità ieratica di un paesaggiostraordinario per bellezza ed armonia e ladrammaticità delle condizioni di vitadomestica e lavorativa degli ischitanidiventa quasi un prolungamento ideale,sebbene di proporzioni meno titaniche,rispetto al conflitto messo a fuoco nel suoultimo, sfortunato e bellissimo lavoro35


cinematografico.“Ho conosciuto <strong>Visconti</strong> verso la fine deglianni Quaranta” racconta Salvatored’Ambra, enologo, figlio di quella famigliad’Ambra, nota per essere antica produttricedi pregiati vini locali. “Eravamo inspiaggia. Lui mandò avanti CesarePavani con cui soggiornava in un albergodi <strong>Ischia</strong> Porto. Allora il litorale di <strong>Ischia</strong>Porto era una spiaggia larga e lunghissima,senza soluzione di continuità. Di solito<strong>Visconti</strong> restava lontano dalla riva;prendeva una sedia e restava lì, conun’immancabile paglietta bianca in testaad osservarci”.“Pur essendo poco più che ragazzi, sapevamogià chi era” continua d’Ambra, “personalmenteme ne aveva parlato MimìManzon, descrivendolo come un registaformidabile e coraggioso. <strong>La</strong> sua visita ad<strong>Ischia</strong> non fu perciò una sorpresa”.Attraverso Salvatore, <strong>Visconti</strong> viene incontatto con tutta la famiglia d’Ambra, dicui rimarrà amico intimo fino alla fine. Inparticolare stringerà un’intesa profondissimacon Iolanda d’Ambra, una dellesorelle di SalvatoreIolanda d’Ambra proviene da una famigliaagiata. Ama la musica, il teatro, l’arte.<strong>La</strong> divertono le feste, i balli, ma nonconduce una vita frivola e vuota, cometante “figlie di famiglia”. E’ una conversatriceamabile, una donna simpatica edestroversa, un anfitrione superbo per<strong>Visconti</strong> e i suoi amici più o meno illustri .Non è bella, ma è dotata di gusto e grandepersonalità. Soprattutto, come ricorda suofratello, “era una giovane donna senzamarito che sapeva farsi i fatti suoi”.Rispettosa, dunque, dei segreti e delleombre del suo amico famoso.Con Iolanda, <strong>Visconti</strong> scopre l’isolad’<strong>Ischia</strong>, le zone di luce e gli anfratti piùombrosi. Girano in lungo ed in largo il territorioe <strong>Visconti</strong>, anno dopo anno, non riescea fare a meno, ogni qualvolta verrà ad<strong>Ischia</strong>, di chiamare l’amica. L’affinità tra idue sembra strepitosa. Se per <strong>Luchino</strong>Iolanda provò di certo una potente infatuazione(il regista era allora un uomobellissimo e pieno di charme), <strong>Visconti</strong>ritrovò in Iolanda quasi una figura familiare,una “sorella ischitana”. <strong>La</strong> stessafamiglia d’Ambra (cinque sorelle e tre fratelli)evocano l’attaccamento tutto “viscontiano”al fantasma della famiglia. Come sidirà molti anni dopo in occasione dell’uscitadi Gruppo di famiglia in un interno,nella psicologia del regista proliferano ifantasmi della “famiglia” come conservata,perduta e reintegrata. <strong>La</strong> famiglia checresce, muore e in fondo resta immortale.<strong>Visconti</strong> farà da testimone di nozze aClara d’Ambra e un’altra sorella, Lena,riuscirà perfino a trascinarlo ad una cenadi beneficenza organizzata dalle “dame dicarità” locali. Serata dalla quale, si dice,uscì piuttosto “provato”.Per circa trent’anni <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> eIolanda d’Ambra portano avanti quelloche sembra un perfetto idillio basato sul“con te e senza di te”. Un idillio che concedevaa ciascuno generose porzioni di compagnia,fiducia totale in caso di bisogno,una ragionevole affidabilità e moltissimitrasporti trascendenti. Il tutto con ampiee lunghissime pause (dovute alla forsennataattività professionale del regista).Entrambi restano assolutamente rispettosidelle costosissime lezioni e degli errorivividamente catalogati nella loro vita diadulti liberi e anticonformisti.In questi lunghi anni lui può sempre contaresulla complicità di Iolanda. Per chiac-chierare cordialmente nelle serate passatea “Villa Rosica”, per osservare i primitimidi turisti passeggiare per le stradinedell’isola nei lunghi e silenziosi pomeriggiestivi, per accogliere la moltitudine diospiti che, in assenza del Maestro, raggiungevano<strong>Ischia</strong> e di cui Iolanda dovevaassecondare i desideri come attutirne leintemperanze. Scaccia vicini ficcanaso,ex-amichetti ed ex-amichette, spesso solovecchie nemesi arrivate per riconciliarsicol ‘Genio’. Lo accompagna a far spese,dall’antico soprammobile che sta tantobene nella sua nuova casa alla cravatta daregalare all’amore “in carica”. Quelli chepossono sembrare atti rituali o sentimentivuoti non erano, in realtà, né vuoti, nérituali. Erano veri atti e veri sentimenti.Alla resa dei conti, quando <strong>Visconti</strong> è giàmalato, Iolanda va a trovarlo nella suadimora foriana, o addirittura a Roma, nell’abitazionedi via Fleming. Entrambi avevanovissuto avventure e dolori, entusiasmie disperazioni, tutta una scatola diingranaggi e disingranaggi della vita.Fondamentalmente, però, si trattavadelle stesse persone che si erano conosciutealla fine degli anni Quaranta. Solo cheadesso erano collocati in un diverso equilibrio:stessi pianeti, orbite differenti,stesso sistema solare.Non fu amore, è vero. Non proprio. Ma piùvicino all’amore della merce malaticciache la maggior parte delle persone coniugatedistribuisce con parsimonia.L’affetto speciale per Iolanda d’Ambradiventa l’anello di congiunzione tra il registae colui che sarà l’altro grande amicoischitano: Tonino Baiocco.L’incontro avviene quasi per caso verso lafine degli anni Cinquanta. E’ lo stessoBaiocco a raccontarlo.


“Mi ricordo che non ancora ventenne erogià appassionato di vita by night. Per noidi quell’epoca, come d’altro canto per i giovanidi oggi, andare a ballare significavasoprattutto conoscere le ragazze. Megliose straniere. Io ero un ragazzo vivacissimo,forse un po’ scapestrato. Mia madre,severissima, non finanziava certo volentierile mie uscite notturne e io dovettiricorrere agli espedienti più curiosi perguadagnare qualche soldo ed entrare cosìnei locali. Un’amica di famiglia, ElenaFerrari, aveva dei barboncini che avevanoappena fatto una cucciolata. In realtà nonerano così piccoli, e forse non erano nemmenobarboncini. Io mi appropriai dellacucciolata e decisi di venderli. <strong>Luchino</strong><strong>Visconti</strong> fu il mio primo cliente. Sapevache Iolanda, che già conoscevo, desideravaun cucciolo e decise di regalarglielo. Fucosì che lo conobbi”L’astuzia, la tenacia, la fantasia con cui ilgiovane Tonino sembrava inseguire i suoisogni giovanili colpiscono il regista. <strong>La</strong>spinta dinamica di questo giovanottodestinato negli anni a diventare unimprenditore di successo, la voglia diemergere, frequentare la bella gente ecogliere al balzo le opportunità offerte dauna realtà socio-economica che sta percambiare radicalmente non possonolasciare indifferente <strong>Visconti</strong>.“Qualche anno più tardi” continuaBaiocco, “alla mezzanotte del 18 luglio del1960 aprii sulla riva destra del portod’<strong>Ischia</strong> <strong>La</strong> <strong>La</strong>mpara, un locale destinatoin brevissimo tempo a diventare il fulcrodella vita notturna sull’isola. Il successofu inaudito e travolgente. Era nato il mitodella rive droite. Io abbandonai gli studi emi gettai a capofitto nel mondo del bynight”.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> è ospite fisso a <strong>La</strong><strong>La</strong>mpara. Con lui ci sono Iolandad’Ambra, i fratelli Salvatore e Mario, e icompagni di lavoro del regista, i suoi sceneggiatoridi sempre e gli attori amatissimi.Suso Cecchi D’Amico, Enrico Medioli,Paolo Stoppa, Rina Morelli, Nora Ricci,Peppino Patroni Griffi, Giorgio De Lullo,Franco Zeffirelli. E più tardi Alain Delon,<strong>Anni</strong>e Girardot, Romy Schneider, RenatoSalvatori, Jean Sorel, Annamaria Ferrero,Michael Craig.L’entusiasmo di Baiocco, il suo essere ungiovane elegante e di bell’aspetto, dallaparola facile e così carico di “volontà” conquistanoin breve tempo l’amicizia di<strong>Visconti</strong>. Nel giovane ischitano il registarivede forse se stesso da giovane. <strong>La</strong> stessairrequietezza, la stessa caparbietà, lastessa ambizione.“Terminata la scena, <strong>Visconti</strong> ci radunavolenterosi per una incursione nella diroccataBadia che ci sovrasta. E qui, come ungruppo di garibaldini, tentiamo l’assaltoda varie parti. Niente. Tutto è sbarrato.Brazzi si agita. Il custode dovrebbe puresserci. Tonino Baiocco di <strong>Ischia</strong> si inerpicasu per un muro, s’infila per una finestrellae raggiunge la porta d’ingresso aldi là delle mura. Sentiamo i suoi pittoreschi“moccoli” e seguiamo con trepidazionei suoi inutili tentativi per disserrare il lucchettodall’altra parte”Nel libro dedicato alla lavorazione diVaghe stelle dell’Orsa, <strong>Visconti</strong> vuole inserireun passaggio che riguarda il suoamico ischitano. E’ una scheggia, un frammento,ma Baiocco lo considera una delleprove più autentiche dell’affetto, quasipaterno, che il regista provava per lui.“Non mi disse niente. Un giorno la miaamica Maria De Angelis, incontrandomi,osservò: “hai visto, sei finito in un libro di<strong>Visconti</strong>”. Non ci credetti. Presi il libro edeffettivamente c’era questo piccolo passaggioche mi riguardava. Il suo silenzioin proposito mi fece capire l’autenticitàdel suo affetto per me. Era un prova diamicizia senza esibizionismi, e non unasciocca esibizione d’amicizia”.<strong>Visconti</strong> sembra appoggiare la follia spavaldadel giovane imprenditore. QuandoBaiocco decide di chiamare il suo nuovolocale ischitano Il gattopardo (sull’ondadel successo travolgente dell’ultimo filmgirato dal suo amico famoso), <strong>Visconti</strong> nonha nulla da obiettare; anzi, si dimostradivertito quando Baiocco setaccia tuttaLondra (dove passava regolarmente l’inverno)alla ricerca di un ghepardo finto daimprigionare in una gabbia che avrebbefatto bella mostra di sé nel nuovo locale.<strong>La</strong> ricerca è tuttavia infruttuosa, eBaiocco cambierà idea, aprendo poi il celebre“Scotch club”.Aiuta l’amico nel trovare un locale perfinonella Capitale, ma si arrende quando l’immobilescelto dal giovane risulta apparteneread Anna Magnani, la cui amicizia colregista attraversava un periodo di grossaconflittualità.<strong>Visconti</strong> fu il testimone di nozze del primomatrimonio di Baiocco e volle che il suoprimo nascituro, se maschio, portasse ilsuo nome. Tonino lo accontentò volentieri.Il regista, intanto, sente avvicinarsi lavecchiaia. Diventa sempre più abitudinario,metodico. Esce sempre di meno.Quando lo fa, però, sa essere brillante eseducente come sempre. E’ l’epoca delRancho Fellone, di Zi Nannina a mare e,d’inverno, del ristorante Di Massa, ad<strong>Ischia</strong> Ponte, una delle sue zone predilettesin dal suo arrivo anni prima.37


A <strong>La</strong>mpara, inizi anni ’60.Da sin. Ciro Messina, Uberta e <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>,la Signora Steinberger con il figlio Helmut,Roberta Maino e Tonino Baiocco<strong>La</strong> dedica a Iolanda d’Ambra (sul retro della foto)“In quelle occasioni” ricorda Salvatored’Ambra, “ si comportava come un principearistocratico e generoso. Era cortese edaffabile con tutti. Ci teneva a pagare semprelui e guai a contraddirlo. <strong>La</strong> sua solapresenza in un locale mandava in deliriotutto il personale, già presago di mancefavolose”.L’avanzare della maturità non scalfisce lasua voglia di vedere, fare, vivere. Il suofiuto è sempre attento. “Una sera” raccontaBaiocco, “volle a tutti i costi portarci asentire una giovane cantante che si esibivaalla Taverna del Moresco. C’eranoanche Franca Valeri e Vittorio Caprioli.L’energia di questa ragazza sul palco eraimpressionante, noi ne rimanemmo sconvolti.Quella ragazza si faceva chiamareBaby Gate e più tardi sarebbe diventataMina, la più grande cantante italiana.Ecco, noi avemmo l’opportunità di sentirla,prima che diventasse famosa, propriograzie all’istinto infallibile di <strong>Luchino</strong>”.Cosa mancava per rinsaldare definitivamenteil legame con l’isola? Mancava unacasa. <strong>La</strong> casa di <strong>Visconti</strong>.<strong>La</strong> ricerca fu lunga e complicata. Neiprimi anni il regista soggiorna a “VillaRosica”, a Punta Molino. Prende la casa insubaffitto da Edoardo Colucci, fratello delpiù noto Vincenzo, con cui stringe unbreve rapporto di affettuosa frequentazione.Villa Rosica è d’altronde la meta presceltada molte celebrità in vacanze a<strong>Ischia</strong>, da Eduardo De Filippo ad AnnaMagnani. <strong>La</strong> posizione è comoda e suggestiva,affacciata direttamente sulla spiaggiae non lontana da quei pochissimi localiniche animano le sonnacchiose estatiischitane degli anni Cinquanta.“Allora era di gran moda avere una casaad <strong>Ischia</strong> Porto”, ricorda Salvatore


Il pastore afghano César donato da <strong>Visconti</strong>a Tonino Baiocco. Metà anni ’60.Un altro venne regalato ad Helmut Berger.d’Ambra. Ma per una ragione o per l’altra,<strong>Visconti</strong> non riesce a comprarla. Nelle suescorribande per l’isola, in compagnia diCiro, il suo autista ischitano, o anche incarrozzella (abitudine che amava moltissimo),<strong>Visconti</strong> sembra prediligere i luoghiimpervi e difficili, posti che uniscono lapotenza della prospettiva con l’armoniadella natura circostante.Cresce in lui il desiderio di una dimoralontana dal centro, una casa che possagarantirgli tranquillità e riserbo.Desiderio che avrebbe poi estremizzatocon l’acquisto della Colombaia.“So che gli piaceva molto quella casacostruita su una grossa pietra a SerraraFontana, mi pare sia conosciuta come <strong>La</strong>nave; la osservava quasi incantato quandopassava da quelle parti” dice Baiocco. “Inrealtà non pensò mai veramente di acquistarla.Sapeva che ogni modifica, seppurminima, ne avrebbe guastato la bellezza.Per un po’ di tempo accarezzò l’idea di unacasa proprio all’imbocco del porto, a SanPietro, ma anche lì il tentativo fallì.”In seguito <strong>Visconti</strong> concentra la sua attenzionesu una villa un po’ in rovina aCartaromana. <strong>La</strong> vicinanza con il centrod’<strong>Ischia</strong> Porto e il panorama mozzafiato(da sempre <strong>Visconti</strong> considera il CastelloAragonese una delle bellezze più spettacolaridell’isola) lo spingono, per interpostapersona, ad avviare le trattative con lafamiglia Buono, proprietaria dell’immobile.<strong>Gli</strong> viene risposto, sempre per interpostapersona, che “la famiglia è abituata acomprare, non a vendere”. Una rispostache, secondo Baiocco, anziché indispettirlo,amò ripetere più volte con una punta didivertito sarcasmo.Siamo alla fine degli anni Cinquanta. E’ aquesto punto che entra in scena <strong>La</strong>Colombaia. Situata nel bosco di Zaro, tra<strong>La</strong>cco Ameno e Forio, protetta dalla fittavegetazione e dalla costa rocciosa quasisempre battuta dal vento e dal mare grosso,la casa è un “colpo di fulmine” per ilregista. In posizione ardita e difficilmenteraggiungibile, “<strong>La</strong> Colombaia” appartenevaun tempo alla famiglia Patalano diForio.Luigi Patalano, letterato, politico e grandegiornalista foriano (fondò la rivistapolitica e scientifica Pro patria) la elesse arifugio prediletto della sua vita e dei suoipensieri. In seguito fu costretto a venderlaa causa delle conseguenze nefaste chelo scoppio dell’ultima guerra mondialeaveva causato al suo patrimonio.Lo storico immobile fu acquistato dalbarone Fassini, aristocratico colto, elegantee amante della bella vita. Quando<strong>Visconti</strong> conosce il barone, si avventa sulprogetto con una ferocia inaudita. Affiorain lui l’orgoglio di casta, la sete di dominio,il desiderio di confrontarsi da pari a paricon il rivale. Il “corteggiamento” diventatalmente insistente che il barone finisceper cedere. Quasi per sfinimento vende <strong>La</strong>Colombaia a <strong>Visconti</strong>. Finalmente il registaprende casa sull’isola.<strong>La</strong> Colombaia rappresenta la testimonianzaestrema di quella aristocratica difficoltàad aderire alla realtà e ad usciredal cerchio del proprio mondo che poi èstata insieme di ostacolo e di stimolo atutta l’attività professionale di <strong>Visconti</strong>.Penso, ad esempio, alla figura del professoredi Gruppo di famiglia in un interno,al sognatore de Le notti bianche, a Gustavvon Aschenbach di Morte a Venezia, all’isolamentodel Gattopardo, alla regalemisantropia di Ludwig.<strong>La</strong> casa, tuttavia, non diventò mai un39


mausoleo, per quanto <strong>Visconti</strong> debba averpresagito, nel suo acquisto, qualche scagliadi decadenza, il presentimento dellacascata, forse della fine.Presto inizia il viavai di ospiti, collaboratori,camerieri e bagnini, cuochi e giardinieri,draghi e dragonesse, vittime e carnefici,attori già famosi e attori da fardiventare famosi. Su tutto, un’atmosferada naufraghi privilegiati, di precarietàvissuta senza inutili angosce borghesi, discenate in fondo rassicuranti, di silenzielegantissimi e minacciosi, di studi capillarisui lavori da farsi, di passioni amoroseguidate talvolta solo dall’istinto.Sotto la supervisione dell’architettoGiorgio Pes, <strong>Visconti</strong> rimette manosoprattutto all’interno della villa. Decidedi conferirle una pesante impronta liberty,in conformità alla convinzione che lasocietà europea fino agli anni Trenta èstata quella dei più grandi contrasti e deimaggiori risultati estetici. Spende capitaliastronomici per acquistare i pavimenti(che sottrarrà ad antiche ville campane indemolizione), mobilita tutti i suoi amiciantiquari tra Londra e Parigi per recuperarepregiatissimi feticci liberty, si occupapersonalmente della sistemazione delgiardino.I lavori, però, vanno per le lunghe. Ma èquasi un desiderio, nemmeno tanto nascosto,del regista. “Una casa non bisognaterminarla mai”, diceva spesso all’amicoTonino. Come se il suo completamentosignificasse la fine di qualcosa, forse dellavita stessa.Pur non avendo mansioni specifiche,Tonino Baiocco faceva spesso da trait d’uniontra il regista e i lavori allaColombaia. A quel tempo il regista eraimpegnato a Volterra nelle riprese diVaghe stelle dell’Orsa e l’amico ischitanolo raggiungeva per mostrargli bozzetti eplanimetrie varie. Fu in una di questevisite che <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> conobbeHelmut Berger, un giovane destinato adassumere un ruolo di primo piano nellasua vita e nel suo cinema.Helmut Steinberger era un ragazzo diSalisburgo che frequentava una scuolaalberghiera a Losanna. Arrivato in vacanzaad <strong>Ischia</strong>, inizia a frequentare <strong>La</strong><strong>La</strong>mpara, dove conosce Baiocco e nediventa amico .“Helmut si trasferì presto nell’hotel che lamia famiglia aveva ad <strong>Ischia</strong> Porto, ilGarden” ricorda Baiocco, “era un ragazzosemplicissimo, senza alcuna ambizionecinematografica. Anzi, il cinema era al dilà dei suoi interessi. Quando seppe dellamia partenza per Volterra, si offrì diaccompagnarmi. Ma senza malizia, senzaalcun secondo fine. Di questo ne sonocerto”.Ospiti del regista, i due giovani lo accompagnavanospesso dentro e fuori dal set.Bastarono un paio di giorni ed HelmutSteinberger non esisteva più. Era natoHelmut Berger.<strong>La</strong> “distanza”, più fisica che emotiva, tra<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> e gli ischitani è semprestato il nervo scoperto di ogni polemicaattorno al riconoscimento del legame cheil regista ebbe con l’isola d’<strong>Ischia</strong>. <strong>La</strong> sceltadi vivere alla Colombaia, come l’innatariservatezza, non fecero che accentuare,specie fra gli intellettuali isolani, l’opinioneche lo voleva come un principe arroccatonel suo castello e solo di passaggio nellevite degli isolani.C’è una parte di verità, è evidente; solo inpochi riuscirono davvero a penetrare ilriserbo del regista e a conquistarsi la suafiducia. Questo riserbo, però, forse nascevada un dolore molto più profondo, dauna ferita molto più segreta che non quelladel narcisismo aristocratico, e cioè daun nodo nevrotico più drammatico e cheforse non ci sarà mai completamente rivelato.In più, negli ultimi anni <strong>Visconti</strong>usciva molto di rado, e quando mettevapiede fuori dalla Colombaia, seguiva itinerarie destinazioni già collaudate datempo.Non fu sempre così. Nei primi anniCinquanta, gli anni della scoperta,<strong>Visconti</strong> usciva spesso e volentieri.Salvatore d’Ambra ne ricorda le passeggiatefrequentissime per <strong>Ischia</strong> Porto. ConMassimo Girotti, Cesare Pavani e ClaraCalamai amava intrattenersi con la gentedel posto, ascoltava i loro problemi, necondivideva le preoccupazioni.“Ad un pescatore in difficoltà regalò ungozzo tutto nuovo” afferma d’Ambra, “etutti noi ricevevamo periodicamentemedicinali della Erba, la casa farmaceuticadi proprietà del ramo materno dellafamiglia. Tutti quelli che l’hanno conosciutohanno sperimentato di persona lasua colossale generosità”.Amava gli ischitani perché non eranoinvadenti, possedevano ancora quel riserbo,quel pudore che i capresi, ad esempio,avevano già perso da tempo.“Incuteva timore, certo” ammette ToninoBaiocco, “aveva una personalità fortissima,ma non era mai superbo. Nonostantefosse già famosissimo, con la gente comunefu sempre cordiale, sereno, disponibile.Sapeva adattarsi alle situazioni: si trovavaa suo agio tanto nei locali alla modaquanto nelle taverne di ultimo ordine.Non si spazientiva quasi mai. Quandoqualche fotografo lo raggiungeva ad un


A <strong>La</strong>mpara, anni ‘60. <strong>Visconti</strong> con Renato Salvatori,un’amica, e Iolanda d’AmbraRenato Salvatori con <strong>Anni</strong>e Girardot. A <strong>La</strong>mpara, anni ‘60.tavolo della <strong>La</strong>mpara e chiedeva di fotografarlo,lui non diceva mai di no”Provava rispetto per gli ischitani. Sentivala differenza, ma ciò non costituì mai unlimite. Tutt’altro, maturava una conoscenzadiretta dei suoi sentimenti e del suocomportamento proprio attraverso l’osservazionee il contatto con gli ischitani,molti dei quali mortificati dalla miseria edall’abbandono.“Qualche volta calcava un po’ la mano”ricorda d’Ambra, “amava scherzare, prenderciin giro. Si scatenava, soprattutto conme e Iolanda. Ma sapeva di poterlo fare.Ricordo quella volta che spaventò a morteGiorgio De Lullo costringendolo ad unaspericolatissima corsa in carrozzella daCasamicciola ad <strong>Ischia</strong> Porto. Per nonparlare di Zeffirelli, che spesso maltrattavacon la durezza di uno zar”.“Una volta aveva saputo di una mia exfidanzata con la quale avevo rotto bruscamente”continua d’Ambra, “quella seras’impuntò perchè andassimo a casa dellaragazza per invitarla ad uscire con noi.Sapeva del mio imbarazzo, ma non vollesentire ragioni. Lei non si scompose più ditanto. Pur di conoscere <strong>Visconti</strong> accettòl’invito e uscì con noi”.“Un’altra volta ancora, proprio per strada,davanti a tutti, improvvisò con Girotti edaltri amici una resa dei conti da sceneggiatanei confronti del sottoscritto. Reo, asuo dire, di averlo incrociato e di non averlosalutato”.Diventava ombroso, pare, solo sul lavoro.Dove dava e pretendeva il massimo. O perquestioni squisitamente private.“Una sera eravamo a cena da Zi Nanninaa mare” racconta Massimo Ielasi, nipotedi Iolanda e Salvatore d’Ambra, “<strong>Visconti</strong>era di pessimo umore, stranamente cupo.Aspettava Delon, il grande amore mancato.Delon era in clamoroso ritardo e<strong>Visconti</strong> sembrava impazzire. Poi apparvel’attore francese. Fu come se, in pienanotte, fosse apparso il sole. <strong>La</strong> sua gioiadiventò incontenibile”. <strong>La</strong> passione che sitrasforma in teatralità.Perché l’amore di <strong>Visconti</strong> per l’isolad’<strong>Ischia</strong> non assunse mai forma esplicitanel suo lavoro?<strong>La</strong> risposta è semplice, e allo stesso tempocomplessa. I primi anni furono anni disvago, di divertimento. E il regista nonsopportava che il set fosse un luogo didivertimento. Era invece il luogo doveregnavano la massima professionalità, ilpiù alto rigore.In seguito, quando altri registi scelsero l’isolad’<strong>Ischia</strong> come set, <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>inseguiva ormai una personalissima ideadi cinema; si considerava totalmente liberodi seguire le inclinazioni del suo gustoe della sua sensibilità. Sentiva di esserselaconquistata, questa libertà. “Sono statogiovane anch’io” raccontò in un’intervistaa “la Stampa”, “e ho fatto <strong>La</strong> terra trema,Ossessione, Rocco e i suoi fratelli. Adessosono troppo vecchio per affrontare unarealtà che conosco appena. Penso che aigiovani spetti raccontare il proprio tempo.41


S. Angelo, 25 maggio 1947.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> al matrimonio di Clara d’Ambra con l’Amm. Martinelli.Si riconoscono il pittore Viki Verga con la moglie e Miliana Buchner.A noi sia concessa la libertà di fare unaltro cinema, un cinema che sentiamo piùconsono a noi.”Se qualche idea ci fu, arrivò fatalmentefuori tempo massimo.Eppure, anni prima, verso la fine deglianni Cinquanta, <strong>Visconti</strong> tentò di allestireuno spettacolo teatrale sul CastelloAragonese. Ne parlò coi suoi amici e con isuoi collaboratori più stretti. Poi chiese idovuti permessi all’amministrazionecomunale, guidata allora da VincenzoTelese. <strong>La</strong> risposta fu negativa; un vetoodioso impedì che il legame di <strong>Visconti</strong> conl’isola d’<strong>Ischia</strong> venisse ufficializzato permezzo di una consacrazione artistica.“Fu un dolore enorme per lui, si arrabbiòmoltissimo” racconta Salvatore d’Ambra,“aveva capito che dietro quel veto c’era lavolontà di punire le sue mai nascoste preferenzesessuali. Non sopportava che ilprestigio e la stima di cui godeva dappertuttopotessero essere disintegrate per lepruderie ipocrite di qualche politicanteinvasato da sacro furore censorio”.Il matrimonio artistico non ci fu. Eppure èin quella casa-teatro che fu “<strong>La</strong>Colombaia” (e grazie alla calma e alla concentrazionegarantite da quel luogo quasifuori dal mondo) che <strong>Visconti</strong> riuscì a metterea punto molti dei suoi lavori, teatralie cinematografici. Lì avrebbe avuto iltempo e il modo di inseguire il suo struggentedesiderio di autenticità, di verità.Molto del lavoro di preparazione delLudwig, ad esempio, avvenne in quellacasa. Ed è lì che il regista, con sforzo forsesovrumano, avrebbe fatto fiorire il talentodi Helmut Berger, trasformandolo in unprincipe bavarese capace di un’intensitàche l’attore non avrebbe mai più ritrovato.Sono da poco finite le riprese di Ludwigquando, nel luglio del 1972, <strong>Luchino</strong><strong>Visconti</strong> rimane colpito da trombosi. <strong>La</strong>malattia incide pesantemente sul fisicodel regista, paralizzandogli il braccio, lagamba sinistra e costringendolo ad un’umiliantecondizione di dipendenza.Dopo l’attacco del male, la frequentazioneischitana subisce una brusca frenata.S’allenta ma non s’interrompe del tutto.Sono anni tristi, penosi. <strong>La</strong> Colombaiaviene quasi stravolta attraverso l’inserimentodi un ascensore che permette alregista di muoversi in casa senza sforzieccessivi, <strong>La</strong> “distanza”, coltivata e desideratanegli anni, diventa implacabile isolamento.Qualche anno dopo, a <strong>La</strong>cco Ameno, lagiuria del Premio “Angelo Rizzoli” attribuisceproprio a Ludwig il massimo riconoscimentocome miglior film dell’anno.Finalmente si presenta un’occasione perufficializzare un amore così lungo. Le condizionifisiche del regista sono però peggiorate.<strong>Visconti</strong> rifiuta di pagare il prezzodell’esposizione alla luce dei riflettori.Sceglie il buio e il silenzio.Il terrore per il tempo che se ne va e l’avanzatabrutale delle regole che sovrintendonoal declino biologico accelerano,però, anziché placare, il suo furore creativo.Gira Gruppo di famiglia in un interno,una sfida coraggiosa per un leone feritoma pronto ancora a scendere nell’arenadel set. “Fu quasi un suicidio fisico” diceBaiocco, “alla fine delle riprese era stremato,la sua resistenza esaurita”Una caduta banale lo immobilizza su unasedia a rotelle. Il combattente subisce la


più grande delle disfatte. <strong>La</strong> malattia hala meglio sul principe guerriero. In modoassolutamente inverosimile, ciò che nonsarebbe dovuto accadere è accaduto e ciòche sarebbe dovuto accadere (la biografiadi Zelda Fitzgerald, <strong>La</strong> montagna incantata,forse addirittura qualcosa dallaRecherche proustiana) non era accaduto.Fine della pastorale. <strong>Ischia</strong> goodbye.Molto, e in certo senso troppo poco, è quelloche rimane.C’è un signore ormai anziano che vive alVatoliere, una frazione di Barano d’<strong>Ischia</strong>,e che ricorda con entusiasmo quei dueanni trascorsi al servizio di un granderegista italiano. Nicola Tarso faceva ilbarista al bar “Vittoria” di <strong>Ischia</strong> Porto,dove <strong>Visconti</strong> spesso andava a prendere ilcaffè. Lo prese a lavorare e gli fece conoscereil bel mondo di una volta. NicolaTarso riuscì ad assistere perfino ad unospettacolo del maestro alla Scala diMilano.In una tranquilla villetta di San Ciroabita da solo un enologo ormai in pensione.Salvatore d’Ambra sorride spesso alpensiero di <strong>Visconti</strong>. Il regista voleva atutti i costi fargli fare del cinema. Anchela famiglia era d’accordo, ma lui sembravaavere già le idee assai chiare. Si sarebbesposato e avrebbe continuato la prestigiosaattività di famiglia.A <strong>Ischia</strong> Porto, in un punto ardito e panoramicissimo,c’è una villa dove sembri nonarrivare più. In compagnia della sua bellae gentilissima consorte, un giovanotto disessant’anni ancora ricorda quel falso barboncinorifilato al regista famoso. ToninoBaiocco, vulcanico ed infaticabile oggiesattamente come allora, è costretto asubire l’invadenza “buona” del sottoscritto,per farsi raccontare, in una miscellaneadi ricordi che sembra un po’ un’insalatarussa, la storia di un’amicizia importante.Che gli ha insegnato, tra le tantecose, che “una casa non va mai terminata”.A Forio, circondata da una vegetazionefitta e quasi impenetrabile, c’è la dimoraischitana del regista, il posto dove espressepiù volte il desiderio di riposare persempre (desiderio mai esaudito). Oggettoper anni di uno stupro inaudito e selvaggio,<strong>La</strong> Colombaia appartiene oggi alcomune di Forio. Appartiene, in altreparole, agli isolani. Sottrarla al suo destinodi “cattedrale nel deserto” è la vera,difficile sfida con cui l’amministrazionecomunale deve adesso confrontarsi.Da qualche parte, infine, c’è Iolandad’Ambra, l’amica più intima e fedele, latestimone più attendibile dell’amore che<strong>Visconti</strong> provò per l’isola d’<strong>Ischia</strong>. Ormaianziana e malata, Iolanda non può raccontarela sua lunga infatuazione per<strong>Luchino</strong>, quel legame che già dall’inizioapparve a tutti indissolubile. Non puòspiegarcene meglio la generosità e l’intransigenza,l’allegria e l’isolamento. Oforse, più semplicemente, oggi non ne hapiù voglia.Nell’epoca che adora soprattutto ciò che èriflesso nella propria – spesso anchilosata– esperienza, <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> non èdiventato obiettivo privilegiato dei giovaniesploratori del cinema; né i cronisti localisembrano aver voluto chiarire a fondo leragioni che spinsero il regista ad amare<strong>Ischia</strong> così a lungo. Pur nel timore di finirecome quei turisti che nel finale diLudwig guardano dappertutto senza capirenulla, ho cercato di reperire quanto piùpossibile fosse legato alla presenza di<strong>Visconti</strong> a <strong>Ischia</strong>. Anche per insinuareun’altra verità, oltre a quella solitamenteraccontata in questi anni con una puntadi eccessiva morbosità.Fino all’ultimo ho cercato di arrivare alfavoloso epistolario tra <strong>Visconti</strong> e Iolandad’Ambra. Non ci sono riuscito. E un po’ mispiace. Per <strong>Visconti</strong>, che quest’isola amòsul serio.Mica per altro.43


<strong>Ischia</strong>, Ristorante Da Emiddio, anni ’60.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> con l’arch. Roberto,Ciro Messina e Iolanda d’Ambra.Il Mattino, 2.4.1975<strong>La</strong> notizia del Premio <strong>Ischia</strong>a <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong><strong>Ischia</strong>, Taverna Giardino degli Aranci,Giovanni “l’uomo in frak”. <strong>Anni</strong> ’60.<strong>Ischia</strong>, Rancho Fellone, anni ’60.Salvatore d’Ambra, <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>,Franca Valeri e Vittororio Caprioli.Il Monkey Bar. <strong>Ischia</strong>, inizi anni ’60.


alla <strong>La</strong>mpara e allo Schotch Club diTonino Baiocco.Alle melodie e alla mitica chitarra dellagloria ischitana Ugo Calise (na voce, nachitarra e 'o poco 'e luna) succedono iritmi e il piano di Mario Perrone, diRenato Carosone, di Peppino di Capri, lavoce di Mina (che si inventa cantantenella tavernetta del Moresco, dopo unaincursione pomeridiana nel "Carosello" diDon Ciccio, accompagnata da un esuberanteClaudio Esposito.<strong>Visconti</strong> si affeziona a quest'isola cui Totòdedica "<strong>Ischia</strong> paradiso 'e gioventù", mentre"Malafemmena" dedica a SilvanaPampanini che attrae e fa sospirare: èbona non solo con i pavesini SilvanaPampanini intanto che svetta passeggiandomaestosa per via Roma."<strong>Ischia</strong> sì tu" si strimpella nelle tavernesulla sponda destra del porto: da Antoniocon le figliole al bar e l'angolino riservatoai giovani Agnelli; alla Cambusa dove laaltissime d'Ambra spopolano con gli spaghettialla puttanesca; fino ai raffinatitavolini e ai ricci di mare della <strong>La</strong>mparadi Tonino Baiocco; al mitico GinoCacciapuoti (il suo matrimonio con laSchiapparelli Berenson sarà l'evento chesuggellerà sui rotocalchi mondani la finedi un'epoca) che riceve i suoi ospiti alBounty.Negli anni successivi, sopra la salita diSan Pietro, che è tutta un concerto di zoccoli,intorno all'hotel Floridiana, nascerannoDominique del maestro di eleganzaLuciano Marino, la Rustica Domus diNino Basile, la Briciola che ruberà i clientie la scena al bar Diaz per poi far postoalla Dolce sosta, il Giardino degli arancidove a mezzanotte Giovanni lascia la chitarraper trasformarsi nell'uomo in frac.<strong>Gli</strong> ischitani si inventano operatori turisticie commerciali con grande fantasia.Antesignana è Peppenella 'a mascula, lasensale. Giannino Messina dispensa servizi,ultimi trasporti, buonumore e battuteall'Ufficio del Forestiero. Il professoreSena promuove i suoi alberghi (il Corallo,il Mediterraneo e poi il Bristol) e l'isola frale belle donne.Bagnini sono i poeti Liberato e Mimì 'engrillo, Aniello dai tu (immortalato nellecronache locali come controfigura di Burt<strong>La</strong>ncaster nei panni del Corsaro dell'isolaverde, film di grande successo girato ad<strong>Ischia</strong>), Michele a mare, Franchino macchiulella.Filippo (e poi Piero, Vincenzo) confezionaimpeccabili pantaloni multicolori. Nel suoatelier Rocco Barocco scopre la perfezionedel taglio e il fascino della moda.Gabriele inventa ogni anno sandali semprepiù allegri.'A vaccara tappezza con le paglie e le raffiedell'artigianato locale l'intera facciatadella sua bottega.Arricchiscono la scena ed il colore localeZio Tito a spasso con la sua capretta,Ciccio Monti “rondinella”, Luigi Morante'o surdo e le sue barzellette.Presenze di gran classe sono Antonia eSciosciò Morante sul cui personaggioVittorio Caprioli e Franca Valeri impernianoun film delizioso, Leoni al sole, e lovogliono protagonista.Su tutti vigila Vincenzo Telese, con unprogramma ambizioso: "Fratellanza elavoro".All'Ente Valorizzazione Giacomo Deuringersi prepara al grande salto verso laDirezione del Centro di Produzione RAIdi Roma, chiamato dal Presidente Rodinò,quello del Calitto. Angelo Rizzoli da VillaArbusto sorveglia bonario il miracolo turisticoche, il ginecologo Pietro Malcovati,ha creato a <strong>La</strong>cco Ameno e che promuovecon i suoi film (Vacanze ad <strong>Ischia</strong> è ancoragodibilissimo) e le sue riviste. <strong>La</strong> “ReginaIsabella”, lo “Sporting” e la “Reginella”ospitano uomini politici (Luigi Einaudi,Giovanni Gronchi, Pietro Nenni,Amintore Fanfani, Giovanni Leone,Cesare Merzagora….), sultani con haremal seguito, giornalisti (Indro Montanelliper tutti) artisti (Ava Gardner, CharlieChaplin, Sophia Loren, Gina Lollobrigida,Vittorio Gassmann, Steeve Reeves,Melina Mercouri, Walter Chiari) e ancoraHelene Rubinstein, Boris Karloff, GiorgioDe Chirico, Albert Sabin, Maria Cristinadi Svezia, Costantino di Grecia (in lunga,non volontaria vacanza). Su <strong>Ischia</strong> fannorotta Aristotele Onassis, poi conJacqueline Kennedy, Renato Guttuso conla moglie Mimise e Marta Marzotto a latere,Christian e Barbara Barnard, VittorioDe Sica e famiglia, Liz Taylor e RichardBurton (sul set di Cleopatra, a <strong>Ischia</strong>,sboccia la loro leggendaria love story),Alessandro e Elisabetta di Jugoslavia,Soraya, Ernest e Gunther Sachs, VonOpel, Arnot Krupp …<strong>Visconti</strong> arriva ad <strong>Ischia</strong> e vi si lega.Dopo i primi soggiorni all'Albergo Reginae alla "casarella", decide di volere unacasa sua. Acquista dai Fassini <strong>La</strong>Colombaia e la plasma col suo gusto raffinato.William e Susanna Walton sul latoopposto della collina di Zaro hannocostruito il loro rifugio (casa Cirillo chediventerà “la Mortella”) e si circondanodei loro amici: assai spesso Sir <strong>La</strong>urenceOlivier, ma anche Maria Callas… Enricod'Assia sceglie Forio per le sue vacanze ela sua pittura e qui lo raggiungono fra i


Iolanda d’Ambra ritira dal Sindaco d’<strong>Ischia</strong>,avv. Vincenzo Romolo, il Premio <strong>Ischia</strong> 1972assegnato a <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>.Pergamena del Premio <strong>Ischia</strong> 1972.tanti la sorella Cristina e le cugineSavoia, in particolare Maria Gabriella eMaria Pia.Così <strong>Visconti</strong> ad <strong>Ischia</strong> ama avere intornoa sè i suoi amici di sempre: Romolo Valli,Suso Cecchi d'Amico, Rina Morelli, PaoloStoppa, Peppino Patroni Griffi, FrancoZeffirelli, Enrico Medioli, Alain Delon(che a <strong>Ischia</strong> gira In pieno sole con Marie<strong>La</strong>foret, un film che non teme remakes),Romy Schneider (gira Sissi ad <strong>Ischia</strong>),Renato Salvatori, <strong>Anni</strong>e Girardot, JeanSorel,Adriana Asti (accompagnò un giorno<strong>Visconti</strong> ad <strong>Ischia</strong> per spese con un vestitoevanescente che è rimasto memorabilee ancora oggi farebbe scalpore) e HelmutBerger. Le ville rifugio sono in fondo unacaratteristica del turismo ischitano.Probabilmente non a caso <strong>Ischia</strong> non hauna piazzetta ove ci si incontra per vedersi,ma soprattutto per farsi vedere.<strong>Visconti</strong> non partecipa ad una vita mondanache in fondo non c'è (ad <strong>Ischia</strong> i VIPci sono stati e ci sono numerosi, i paparazzino), ma questo non significa che nonabbia un rapporto forte e sincero con l'isola.Ma nonostante Forio viva il suomomento magico e intorno ai tavolini delBar Maria si succedano W.H. Auden, E.Bargheer, Alberto Moravia, Elsa Morante,P.P. Pasolini, Libero De Libero,Cremonini, Bigiaretti e chi più ne ricordapiù ne metta. <strong>Ischia</strong> rimane il suo paese.A <strong>Ischia</strong> sono i suoi amici: per tutti la miticaIolanda D'Ambra (cocacola) e ToninoBaiocco. Ad <strong>Ischia</strong> le sue abitudini ed isuoi riti. Ad <strong>Ischia</strong> ama recarsi a cena,alla trattoria di Emiddio, alla <strong>La</strong>mpara. A<strong>Ischia</strong> acquista i suoi dolci, soprattutto laprofumata pastiera. Da MichelangeloMessina, nel negozio-giardino-casa nelvicoletto affianco alla CIT (sulla cui sogliariceve gli ospiti di <strong>Ischia</strong>, i suoi ospiti, unaffascinante Marchese Paolo del Pezzo)<strong>Visconti</strong> compra i fiori di cui ama circondarsi(in particolare tuberose). Né disdegnadi trattenersi a pranzo con la famigliolaquando mamma Lucia chiama atavola. A Nello Messina affida l'impianto ela cura del suo giardino: gardenie e ortensieall'ombra dei lecci, il roseto in pienosole… Ad <strong>Ischia</strong> <strong>Visconti</strong> è di casa e acasa. <strong>Gli</strong> ischitani lo sanno, a cominciaredal fedele Ciro. A lui si rivolgono per coinvolgerlonella loro festa più bella, la festaa mare agli scogli di Sant'Anna e il Contenon si sottrae: è in giuria nel ’52, nel comitatod'onore nel ’53; il suo contributo di25.000 lire è pari a quello del Comuned'<strong>Ischia</strong>. Solo con l'arrivo dei nuovi barbarie con gli anni che fanno prediligere eimpongono ritmi diversi si rintana definitivamentenella sua Colombaia. Qui trascorrele sue vacanze, accoglie gli amici,riceve gli ospiti, attende al suo lavoro. Maquesta è un'altra storia che altri conosconoe racconteranno meglio di me.A me è stato affidato il compito di tentaredi dire il senso, la gente (con la consapevolezzache citare alcuni è dimenticaremolti) ed il gusto dell'<strong>Ischia</strong> degli anni di<strong>Visconti</strong>, dell'isola che lui elesse a vacanzae rifugio.E come lui tanti. Fra questi Nisa, musicistae autore (O Sarracino, Torero, Non hol'età, <strong>La</strong> musica è finita…) di cui RenatoCarosone racconta nel suo libro: "Se dopoun concerto a Miami Beach, gli mandavouna cartolina con su scritto: “Nicò, chestasì che è vita, lui rispondeva con una immaginedi <strong>Ischia</strong>: e perchè, chesta nun è vita?"47


Suso Cecchi d’Amico intervista da Luigi Necco.Forio, Per <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>, 1987.


Di un senso profondo°. Colloquio con Suso Cecchi d’AmicoLora Del MonteRoma, 3 luglio 2001. Ho appuntamentoalle quindici e trenta con Suso Cecchid’Amico. Quando salgo al terzo piano delpalazzo in via Paisiello è davvero difficiletenere a freno l’emozione, mi rendo contoche fra poco avrò davanti una delle personea cui il cinema deve davvero molto.Sceneggiatrice di oltre cento film dei piùimportanti registi italiani, inizia la suaattività nel 1946 con Mio figlio professoredi Renato Castellani, partecipa alla grandestagione del neorealismo, prima conVivere in pace e L’onorevole Angelina diLuigi Zampa, poi con Roma città libera diMarcello Pagliero e <strong>La</strong>dri di biciclette diVittorio De Sica. <strong>La</strong>vora in diverse occasionicon Blasetti, Antonioni, Rosi,Monicelli, Comencini, Zeffirelli. Ma è con<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> che il suo lavoro trovamaggiore fertilità, diventando una pietramiliare nella cinematografia moderna.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>, infatti, scriverà insiemea Suso Cecchi d’Amico la sceneggiatura didodici dei suoi diciassette film. Ci sarà trai due una solida intesa, un’amicizia imperitura,una corrispondenza di gusti e diinteressi che permetterà loro di creare storiee personaggi indimenticabili e indimenticati.Dinanzi a tale personaggio, la mia linguapoteva essere sciolta solo da un po’ d’ironia,e, intuendolo prontamente è propriolei ad esordire: “a domanda rispondo.”Quando ha conosciuto <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> ecome ha iniziato a lavorare con lui?Ho conosciuto <strong>Visconti</strong> durante la guerra.Ho lavorato per la prima volta con lui nonper il cinema ma per il teatro: facemmoinsieme la traduzione e l’adattamento diun testo teatrale, Quinta colonna diHemingway. Smisi di lavorare con lui peril teatro quando cominciammo a lavorareper il cinema: scrivemmo insieme la sceneggiaturadi un film tratto da <strong>La</strong> carrozzadel Santissimo Sacramento diMérimée, che non fu realizzato, anzi chefu realizzato, ma non con la nostra sceneggiatura,da Renoir. Da allora peròtutti i film che abbiamo preparato sonostati realizzati, eccetto uno perché, finitala guerra, cominciò la guerra con la censura.Il regime democristiano adottò unacensura addirittura ridicola che venivaapplicata anche preventivamente; cosìnon potemmo realizzare Marcia nuziale(di cui non avevamo scritto la sceneggiaturama il trattamento) perché ai censorisembrava che fosse un film a favore deldivorzio.I rapporti tra <strong>Visconti</strong> e il potere democristiano,come lei ha accennato, erano difficili,ma, credo che non fossero facili neanchequelli con il partito comunista, che, senon ricordo male gli negò addirittura latessera.Forse ebbero anche ragione, da un puntodi vista molto severo. Perché <strong>Visconti</strong> sioccupava poco di politica, non era assolutamenteun uomo politico; era però unuomo intelligente e profondamente morale.Appoggiava le richieste del comunismoed, essendo un perfezionista, voleva che ilsuo rapporto con il partito si perfezionasseanche con la tessera. Ma francamentecredo che si sarebbe trovato molto a disagioin qualsiasi ruolo politico. Nel dopoguerrae nei primi anni ’50 era convintoche fosse necessario andare nella direzioneindicata dal partito comunista, dalquale in seguito si distaccò. All’epoca deifatti di Ungheria egli fu tra quegli intellettualivicini al PCI che condannarono49


apertamente l’invasione sovietica.<strong>La</strong> politica condizionava molto il fare cinemanegli anni ’50-’60?Meno di quanto si dica. A partire da uncerto periodo è diventata così costosa larealizzazione di un film (questo per colpadegli americani i quali scientementehanno distrutto la produzione in Europa,a difesa del loro prodotto) che si sono persiper strada i privati disposti a finanziare iprogetti dei registi. Quindi c’è stato bisognodell’intervento dello Stato e lo Stato èdiventato padrone. Nei primi anni dopo laguerra era ancora abbastanza facile fareun film, infatti se ne facevano duecentocinquantal’anno contro i quaranta diadesso! Poi i costi di produzione cominciaronoa salire, tutto diventò più difficile, esi avvertì più presente il ricatto del potere.Già dal suo secondo film <strong>Visconti</strong> rivolgela sua attenzione alla realtà del meridioned’Italia. Come è riuscito a penetrare così inprofondità la cultura del Sud tantodistante dal mondo dal quale egli proveniva?Quando una persona intelligente siappassiona ad una cosa e la vuole capire,la guarda con un’attenzione e uno studioparticolare, rifacendosi anche ai testi dichi ne ha scritto in modo illuminante. Epoi lui si trovava molto bene al Sud.Anche Rocco e i suoi fratelli, pur essendoambientato a Milano, rivela una notevolecapacità di cogliere certi aspetti della culturameridionale.Quello è un film a cui tengo moltissimo, edè stato per entrambi uno dei film piùamati. Non nasce da un libro, la storia èproprio mia e di <strong>Luchino</strong>, al quale eravenuta la voglia di illustrare l’emigrazionedal Sud al Nord, un fenomeno assolutamentenuovo, una cosa inimmaginata,inimmaginabile e mai vissuta in quelleproporzioni. <strong>Visconti</strong> aveva pensato difare, in un certo senso, il seguito ideale di<strong>La</strong> terra trema, e andammo dapprima aTorino perché nel capoluogo piemontese,dove non c’era mai stata nessun tipo diimmigrazione, il fenomeno era stato, percosì dire, più scioccante. Decidemmo poi discegliere come ambientazione Milano.<strong>Visconti</strong> doveva impossessarsi della mentalitàdegli emigranti, per rappresentareTorino avrebbe dovuto impossessarsianche della mentalità torinese; mentreMilano, era la sua città, già la conoscevabene e poteva illustrare come questenuove presenze la cambiassero.Rocco e i suoi fratelli ci porta al discorsosui riferimenti letterari nel cinema di<strong>Visconti</strong>. Questo film, infatti, ne è pienopur non essendo un adattamento vero eproprio di un testo letterario come altrifilm, ad esempio Il Gattopardo, Lo straniero,Senso…Nel caso di Rocco per la prima volta decidemmodi scrivere un romanzo per il cinema;scegliemmo il tema che era caro a<strong>Visconti</strong>, dopodiché vivemmo a lungo acontatto con gli immigrati. I riferimentiletterari li abbiamo sempre segnalati noiper primi, e ci siamo sempre fatti forzadella teoria di Benedetto Croce secondo laquale il plagio non esiste. <strong>Luchino</strong> era unuomo, come me, di molte letture, di grandiletture e, insieme, cercammo nella letteraturai personaggi principali del film; liprendemmo quindi di peso da L’idiota diDostoevskij: il principe Myskin per Rocco,Natas’ja Filìppovna per Nadia e Rogozinper Simone.Le fonti d’ispirazione letteraria sono semprestate molto vivaci nel lavoro di<strong>Visconti</strong>. Non dimentichiamo che <strong>Luchino</strong>era un grande regista, cinematografico eteatrale, ed amava moltissimo dare la suainterpretazione di un testo, che eseguivasenza rivisitarlo come fanno oggi. Luifaceva l’esecuzione di un testo.Come lavoraste, invece, su Il Gattopardodi Giuseppe Tomasi di <strong>La</strong>mpedusa?Il cinema e la letteratura sono due cosediversissime. Per tradurre in immaginiun testo devi allontanartene molto, deviavere il coraggio di tradirlo per suggerirecon la trama anche il tono, il sapore.Proprio questo facemmo con Il Gattopardoe credo sia stato un ottimo lavoro. Pensoche la scelta di togliere tutta la parte finaledel romanzo e di dare nel ballo il sensodel film, cioè il cambiamento della societàe la morte del principe, è stato un modo diessere fedeli al romanzo essendogli infedelissimi.Bisognava fare delle scelte sullabase di quello che ci eravamo proposti direalizzare. In quel momento il libro era unenorme successo, anche all’estero, e noivolevamo farlo ritrovare sullo schermo.Questo credo sia stato raggiunto: infattitutti pensano che il film sia fedelissimo alromanzo mentre non lo è per niente.<strong>La</strong> dimostrazione che abbiamo ragione ladà Lo straniero, perché, in quel caso, seavessimo potuto agire come volevamo,come avevamo pianificato, ci saremmoallontanati molto dal testo proprio perdarne lo stesso sapore, per rappresentarlo.Dopo la morte di Albert Camus, cheaveva emozionato la Francia creandoattorno allo scrittore quasi un clima di


Suso Cecchi d’Amico in due momentidella premiazione al Premio Persona.Forio, 1987beatificazione (come accadrà poi in Italiaper Pasolini, anche se le due morti non sisomigliano per niente), la povera vedovaFrancine, che sentiva la responsabilità dimantenere integra l’opera del marito,venne da noi e disse che non si potevacambiare nulla del libro. Mise anche unoscrittore francese a tutela del testo, non cifu verso di dissuaderli. <strong>La</strong> conseguenza fuche nel film si sente che c’è qualcosa chenon funziona. Inoltre noi sapevamo già diavere Mastroianni come interprete ed eravamoconvinti che, per dargli una patinache non fosse di pigrizia e indifferenza,dovevamo trovare una chiave diversa daquella del romanzo di Camus. Bisognavaessere un po’ più liberi.E per Senso tratto dal racconto di CamilloBoito?Quello, invece, è stato molto cambiato manon per rappresentare Senso, una novellache nessuno conosce né conoscerà mai.Era uscito in quei giorni il volume dei raccontidi Boito, che non hanno un grandevalore letterario. A noi piacque Senso, eraun bel soggetto, e noi lo afferrammo perchéil produttore Renato Gualino ci avevaappena detto che non avrebbe potuto fareMarcia nuziale (poiché il ministero nongradiva). <strong>Visconti</strong>, che aveva le sue fisime,non credeva alla storia dell’interventoministeriale, era convinto che Gualino,avendo ripensato al progetto, non volesseavventurarsi in un film con lui temendonei costi troppo alti. Gualino negò dicendoche, se gli avessimo portato subito unaltro soggetto, si sarebbe messo immediatamenteal lavoro. Io avevo letto il giornoprima i tre racconti di Boito e portai Sensoa <strong>Visconti</strong>, che si entusiasmò. Scoprimmocosì che Gualino diceva la verità. Questa è51


la storia. Dopodiché ci trovammo un po’impigliati in questa cosa, perché era unastoria intrigante ma antipatica con i protagonistientrambi piuttosto sgradevoli.Allora ci mettemmo a studiarlo e a<strong>Luchino</strong> piaceva molto di questo soggettola guerra attraversata da una passioneprivata, cioè il viaggio della contessaSerpieri in carrozza attraverso la guerra.Io del film non avevo calcolato bene certelunghezze, e non avevo previsto, ad esempio,tutti gli indugi nelle scene della villaattrezzata e rimessa a nuovo da <strong>Luchino</strong>,tutti gli attraversamenti di stanze perandare a prendere una cosa; e questomangiò una grossa fetta del film, sicuramentebellissima, ma quando poi si dovevagirare la scena della traversata dellaguerra Gualino mi disse che la borsa siera chiusa. Il metraggio necessario erastato raggiunto, il budget ampiamentesuperato e il film finì così. <strong>Visconti</strong> dovetterinunciare proprio alla scena che avevaincantato la sua immaginazione: la Vallisarebbe dovuta passare tra truppe insanguinatesui campi di battaglia. Per fortuna<strong>Luchino</strong> si era talmente innamorato diquello che aveva girato fino ad allora chenon ne fece una gran tragedia, inoltre eramolto elettrizzato dal fatto che per laprima volta stava girando un film a colorie così curò moltissimo l’aspetto cromaticodell’opera. <strong>La</strong> scelta dei colori dei vestiti faaddirittura parte della sceneggiatura,bisognava passare dai colori chiari dell’inizioal nero dell’ultima scena.Le sceneggiature, quindi, non venivanonecessariamente rispettate, potevano subirecambiamenti notevoli in fase di ripresa?A volte si cambia moltissimo, per diversimotivi. Bellissima, ad esempio, fu modifi-cato per esigenze di produzione, dovemmoinfatti sviluppare il personaggio di WalterChiari che in quel momento aveva ungran successo. Ludwig subì molti cambiamentiperché era troppo lungo. In questicasi si deve anche adattare la sceneggiaturaai tagli necessari, non si può toglieresolo qualche pezzo. Altre volte, come neiprimi film neorealisti, si doveva cambiareper adeguarsi alle sorprese che davano gliattori non attori presi dalla strada.Dopo Lo straniero inizia la trilogia tedescadi <strong>Visconti</strong>: <strong>La</strong> caduta degli dei, Mortea Venezia, Ludwig. Perché lei partecipasolo a quest’ultimo e non ai primi duefilm?Non ho partecipato a <strong>La</strong> caduta degli deiperché non me la sentivo di fare un film dimaniera per <strong>Visconti</strong>. Inoltre non conoscoil tedesco e non ho una profonda conoscenzadella cultura tedesca. Eravamopartiti da un soggetto che si svolgeva inInghilterra, ma poi fui io stessa ad indicargliun servizio sulla famiglia Kruppche era uscito su L’Europeo. Trovai bellissimal’idea, <strong>Luchino</strong> sapeva il tedesco,aveva avuto persino una fidanzata dell’aristocraziatedesca, era roba che trattavadi prima mano.Morte a Venezia era un film che <strong>Luchino</strong>volle a tutti i costi, la cui realizzazioneconsiderava un fatto personale un po’come è stato per il film di Manoel deOliveira Ritorno a casa. Con NicolaBadalucco aveva lavorato nel precedentefilm tedesco così decise di avvalersi dellasua collaborazione anche per Morte aVenezia. Io, inoltre, avevo iniziato già alavorare al Proust.Ludwig è un caso diverso, un caso culturale.Non implica un giudizio politicamen-te moderno, ci si trova davanti un artistacome Wagner ed un matto come Ludwigsui quali la pensiamo tutti allo stessomodo.A quale opera di <strong>Visconti</strong> è legata di più?A tutte. Un po’ meno a Lo straniero, chemi ha lasciato l’amarezza di una cosa chenon funziona perfettamente. Ma recentementel’ho rivisto e la parte finale, daldelitto in poi, mi è piaciuta.E quale opera avrebbe voluto realizzarecon lui?Mi è dispiaciuto moltissimo non aver fattoil Proust, perché solo <strong>Luchino</strong> potevafarlo. Avevamo preso la decisione moltosaggia e modesta di raccontare semplicementela trama de <strong>La</strong> ricerca del tempoperduto. Anche se non abbiamo potutorealizzare il film, le nostre intuizionihanno trovato conferma nella sceneggiatura,neanche quella realizzata per fortuna,di Harold Pinter (che stimo moltissimocome sceneggiatore oltre che comedrammaturgo, trovo infatti geniale <strong>La</strong>donna del tenente francese). Pinter, diversamenteda noi, ha tentato di dare lo stileletterario di Proust, ma, così facendo, nonha fatto altro che illustrare un delirio oniricoche non suggerisce la chiarezza seppura scatole cinesi dell’opera.Parliamo adesso di <strong>Ischia</strong>. Come lei saquest’anno si aprirà al pubblico <strong>La</strong>Colombaia. Cosa è stata <strong>Ischia</strong> per<strong>Visconti</strong>? Perché decise all’epoca di rifugiarvisi?<strong>La</strong> Colombaia amata…Tutte le cose sonomolto più casuali, meno programmate dicome si pensi. <strong>Luchino</strong> viaggiava parecchioma non era un tipo fedele in niente.


Ad esempio: amava moltissimo i cani, se liportava dietro, li curava in un modo incredibilee poi, improvvisamente, li cambiavae i poverini scartati rimanevano esterrefatti.Si occupava di sistemarli bene, e inquesto lo aiutava la sorella Uberta che eraun’animalista straordinaria e disponevadi molti luoghi per accoglierli. E così per iposti. Lui capitò ad <strong>Ischia</strong> in visita adamici che passavano lì l’estate, ed affittò<strong>La</strong> Colombaia, che era la seconda casa deimarchesi Fassini, allora proprietari anchedell’edificio che adesso è un albergo, lìvicino. Non c’era neanche la luce elettricaquando l’affittò la prima volta, la sera suun tavolo all’ingresso erano preparati ilumi a petrolio e si andava in camera conquelli. A <strong>Luchino</strong> piacque moltissimotanto che decise di comprarla. Sedusse iproprietari, che non avevano tanta vogliadi vendergliela, ma poi furono persuasidalla passione che aveva <strong>Luchino</strong> per questacasa. <strong>La</strong> rifece completamente congrande partecipazione di tutti gli amici,perché era un ospite straordinario: lì sistava benissimo e la casa come la rifeceera veramente bellissima.<strong>La</strong> Colombaia era un luogo di riposo o dilavoro?Noi andavamo lì a lavorare, scrivevamo lìle sceneggiature in estate. Tutto Senso ènato lì. Iniziavamo ad andare in primavera,mai in inverno. Solo una volta andammofuori stagione, l’anno che si inauguròlo stabilimento termale di Rizzoli. Ricordoche passavamo i pomeriggi a fare le curetermali e la sera a cena avevamo tuttidelle facce stravolte. Ci chiedevamo, stanchissimi,se realmente ci facessero benequelle applicazioni (di cui non avevamodavvero bisogno). <strong>Luchino</strong> non era unmarinaro, il più delle volte non scendevaneanche a mare, si stava su e si scriveva.Non usciva spesso. Si andava qualchevolta la sera al ristorante, se c’era qualcunoche aveva energie, altrimenti rimanevamoa lavorare. Si occupava molto dellacasa, del giardino. Aveva coltivato un giardinofantastico, con una piantagione dirose violacee e “belle di notte” bianche cheprofumavano da far girare la testa. Stavalì molto volentieri, <strong>La</strong> Colombaia era proprioun’isola felice.Poi quando è stato male affrontò anche l’enormespesa dell’ascensore pur di ritornarvici,ma poté farlo solo una volta. Dopola paralisi che lo colpì nel 1972 riuscì arialzarsi in piedi, anche se instabilmente,e girò Gruppo di famiglia in un internosulle sue gambe, appoggiandosi ad unbastone, con tutta la troupe che faceva piùattenzione a non farlo cascare che a girareil film. Purtroppo dopo il film cadde e siruppe la gamba buona. Fu costretto cosìalla sedia a rotelle e pur essendoci oranella villa l’ascensore non volle tornare ad<strong>Ischia</strong> in quelle condizioni.In seguito io tornai anche alla Colombaiae la trovai esattamente come la avevalasciata, ancora con gli abiti nell’armadio,i quadri di Klimt e di Matisse alle pareti,la collezione di vasi liberty. Infatti, fui ioad avvertire la sorella di andarli a riprendere,facendo risvegliare l’interesse deinipoti che andarono a prendere gli oggettipiù preziosi.Io sapevo, come gli altri amici e i familiari,che aveva destinato <strong>La</strong> Colombaia allasorella Nane. Dopo la morte, come tuttisanno, ci furono dei contrasti molto fortitra i familiari a causa della misteriosascomparsa del testamento. Le sorelleUberta e Nane fecero tutto il possibile pertenere <strong>La</strong> Colombaia per creare una fondazionee portarvi le ceneri del fratello.Purtroppo hanno finito per dover rinunciarea questo sogno.<strong>Luchino</strong>, infatti, amava <strong>La</strong> Colombaia alpunto da voler esservi seppellito: avevadeciso persino il luogo esatto, aveva compratoun loculo provvisorio per consentiredi preparare la sepoltura, ma le autoritàdi <strong>Ischia</strong> non accordarono il permesso.Ora le ceneri sono a casa della sorellaUberta.Vorrei concludere con le parole diMargherita d’Amico che qualche anno favisitò <strong>La</strong> Colombaia insieme a sua nonna,come racconta nel libro Storie di Cinema ed’altro.“…accompagnai la nonna ad <strong>Ischia</strong>, perun convegno su <strong>Visconti</strong>; alloggiavamo inun albergo che si trova proprio sotto la suacasa, la Colombaia. Così un giorno lanonna andò dai guardiani e se la fece aprire,portandomi a visitarla. Non credo fosseperché gli armadi erano ancora pieni diabiti disposti in ordine perfetto, né per ivasi liberty sparsi per le stanze, che provaila sensazione di trovarmi in un luogoche non era appartenuto a qualcuno, mache gli apparteneva ancora. Non c’eraniente di sinistro o di spettrale, soloun’impronta molto precisa, che non lasciavadubbi sul fatto che quel luogo avesseun suo signore.”53


Forio, Punta Caruso (Zaro) da mare.Forio, spiaggia e lido alla fine degli anni ’40Forio, località Zaro e Monte Epomeo.L’abitato di Forio con il Monte Epomeo,fine anni ’40.


Ossessione, una storia. <strong>La</strong> ColombaiaMaria D’AsciaIl promontorio di Zaro, estremità nordoccidentaledell’Isola d’<strong>Ischia</strong>, è formatoda una colata lavica ricoperta da fittavegetazione a macchia mediterranea.Zona di particolare interesse naturalistico-ambientale,benché in un contestointensamente urbanizzato, ha conservatointatte le proprie caratteristiche originarie.Qui è incastonata – tra il mare, il cielo e ilfitto bosco – <strong>La</strong> Colombaia, mitizzata residenzaestiva di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>.Assecondando il rapporto di implicitazione,le proprietà necessarie di una colombaiasono l’isolamento, la capacità ricettivae la dimensione estetizzante, che sonopoi quello che fa dell’omonima Villa e delsuo parco uno dei luoghi più bellidell’Isola.Fu Luigi Patalano (1869-1954) “poeta,scrittore, insigne giureconsulto foriano” avolere, come ricorda con nostalgico turbamentoil nipote Ignazio Fiorentino, questo“bianco maniero sovrastante l’azzurromare profondo, abbarbicato alle rocce vulcaniche,immerso nel verde cupo di unavegetazione rigogliosa, in una solitudinelungi dal rumor degli uomini”.Di famiglia benestante, che vantava tra lealtre proprietà anche quella de “laMezzatorre”, Luigi Patalano – verso lafine dell’800 – commissionò la costruzionedella Colombaia, le cui volte e merli intendevanoriprodurre quelli di un castellomedievale ammirato durante un viaggioin Francia. <strong>La</strong> consulenza dell’architettoRoberto Pane garantì il buon esito del progetto.Personalità eclettica ed intrigante, LuigiPatalano era solito ospitare alla Villa personaggiillustri, tra i quali, rapito dallabellezza del luogo, ci fu anche GiosuèCarducci.Nel 1938, per circostanze legate all’imminentescoppio della guerra, Luigi Patalano– di dichiarata fede socialista – fu costrettoa vendere la Colombaia e la Mezzatorreal barone Fassini.<strong>La</strong> guerra non fu lo scenario ideale per laribalta della Colombaia, che visse unperiodo di anonimato.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> frequentava <strong>Ischia</strong> giàda molto tempo quando, verso la fine deglianni ’50, cominciò a setacciare l’Isola allaricerca di una casa: la Colombaia era laproiezione delle sue aspirazioni e dopomille insistenze persuase il barone Fassinia vendergliela.Le condizioni della Colombaia al momentodell’acquisto non erano delle migliori e<strong>Visconti</strong> intraprese lavori di ristrutturazionee di personalizzazione ancora, deliberatamente,in corso al momento dellasua morte. Del giardino, ornato di pregiatevarietà di rose che faceva arrivare dall’estero,parlava agli amici come del ricettodelle sue ceneri.Con la morte di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> cominciòper <strong>La</strong> Colombaia un periodo di decadenzache, negli anni Novanta, culminerà inuna lunga e controversa procedura diacquisizione al patrimonio pubblico.Su felice intuizione dell’on.le FrancoIacono – che si occupò anche di reperire ifinanziamenti necessari – ebbe inizio l’interventopubblico del Comune di Forioche, con la delibera di Consiglio n. 100 del12 maggio 1989, approvava un progetto direcupero e adattamento ad uso pubblicodella Colombaia e del parco annesso qualesede di una Scuola Internazionale diCinema e Teatro.L’Ente intraprese le trattative per l’acquistodella Villa dagli eredi <strong>Visconti</strong>, ma l’in-55


Catalogo per il recupero della Colombaia,Forio 1989.Ai lati, piante di rilievo della villa,Arch. Maurizio Di Stefano.Pianta al primo livello1 Sala proiezioni2 Archivio fotograficoe Sala montaggio3 Ufficio coordinatore4 Fojer5 Salone a disposizione6 Manifestazioni all’apertoEsercitazioni sul linguaggioteatrale e cinematografico7 Aula per la didattica8 Sala lettura9 Galleria coperta per mostrePianta al secondo livello1 Studio2 <strong>La</strong>boratorio Mediterraneo3 Sala gruppiSeminari e Convegni4 Spazio attrezzato per proveprosa napoletana5 Aula per la didatticaCorsi di drammaturgianapoletana6 WC


Decreto di tutela per <strong>La</strong> Colombaia,Ministero per i Beni Culturalie Ambientali. Roma, 26 ottobre 1991.


Firme dei Parlamentari Europei che hannosottoscritto la petizione agli On.li Andreotti,Tognoli, Covatta, Astori:Giscard d’Estaing, Simone Veil, Pannella,Ferrara,Baget Bozzo, <strong>La</strong> Malfa, Melandri,Gaibisso, Formigoni, Amendola, Carniti,Valent, <strong>La</strong>gorio, Magnini-Noja, Ford,Taradash, <strong>La</strong>roni, Linkhor, <strong>La</strong> Pergola,Rawlings, Mottola, Fantini, Cassanmagnago,De Vitto, Planas, Herman, Barzanti, DeGiovanni, Tranutmann, Duverger, Regge,Melis, Imbeni, Schinzel, Amaral, <strong>La</strong>nger,Puerta, Coimbra, Iacono.stabilità politica che caratterizzò queglianni diede origine a procedure amministrativecontraddittorie che, pur non mettendoin discussione il valore culturaledell’iniziativa, ne ritardarono la realizzazione.Inoltre, gli sforzi profusi in questoprogetto rischiarono di essere del tuttovanificati dalla decisione degli eredi<strong>Visconti</strong> di vendere la Villa – con atto dicompravendita del 25 settembre 1991 -alla Società “Torre di San Montano” S.r.l.,un gruppo privato che mirava a fare dellaColombaia un albergo di lusso. FrancoIacono, allora deputato al ParlamentoEuropeo, sollecitò il Ministero per i BeniCulturali e Ambientali ad apporre alladimora ischitana di <strong>Visconti</strong> i vincolinecessari a preservarne la destinazioned’uso e il diritto di prelazione: promosseuna petizione che fu sottoscritta da 40esponenti del Parlamento Europeo – fracui Giscard d’Estaing, Simone Veil, Biagiode Giovanni - e rivolta all’on.le Andreotti,Ministro ad interim per i Beni Culturali,al sen. Covatta e all’on.le Astori,Sottosegretari dello stesso Ministero;all’on.le Tognoli, Ministro per il Turismo elo Spettacolo.Il Ministero provvide ad emanare il decreton. 18082 del 26 ottobre 1991, con ilquale “l’immobile denominato ‘Villa <strong>La</strong>Colombaia’, con annesso parco, accessori edipendenze […] è dichiarato di interesseparticolarmente importante ai sensi dell’articolo2 della legge 1 giugno 1939 n.1089 e viene, quindi, sottoposto a tutte ledisposizioni di tutela contenute nella leggestessa”. Il Comune di Forio, con decretodel Sindaco n. 19027 del 24 dicembre 1992procedette all’occupazione temporaneadella Colombaia e del parco annesso,quale atto prodromico a quello di esproprio.Seguì una lunga lite tra i proprietaridella Villa e l’Ente pubblico che, soccombentesia presso il T.A.R. Campaniache presso il Consiglio di Stato, fu obbligatoalla reintegra nel possesso del bene afavore dei proprietari, eseguita daCommissario ad acta il 1° luglio 1997.Parallelamente, l’Amministrazione comunaleguidata dal Sindaco Franco Montireiterava la volontà di realizzare il progettooriginario e creare una ScuolaInternazionale di Cinema e Teatro: acquisitiulteriori finanziamenti dallaPresidenza del Consiglio, concluse l’acquisizionedel bene con atto di compravenditae transazione definito con la Società “Torredi San Montano” l’11 febbraio 1998.Finalmente la Colombaia – a lungo incustoditanel periodo di ‘interregno’, e pertantomèta di vandali e saccheggiatori – èproprietà del Comune di Forio, che iniziai lavori di recupero e adeguamento dell’immobilee del parco sotto la direzionedell’arch. Maurizio Di Stefano.Con l’apertura al pubblico si inaugura unanuova stagione per la Colombaia che, ospitedella Scuola Internazionale di Cinema eTeatro, si consacra sede di studio e diricerca, con l’ambizioso tentativo di riprodurrel’atmosfera di feconda creatività cheanimava il buen retiro del grande regista.E’ merito dell’Amministrazione Montiaver concorso alla definizione di un’iniziativache ha il pregio di perpetuare il ricordodella presenza di <strong>Visconti</strong> a Forio,attraverso la rivitalizzazione della suaresidenza-laboratorio.In una prospettiva di potenziamento eriqualificazione dell’offerta culturale, laColombaia diventa volano di un nuovoturismo sostenibile, promessa di valorizzazionedell’intera Isola.59


Foto da un gruppo di famiglia<strong>La</strong> mostra fotografica su <strong>Visconti</strong> cheviene proposta ad <strong>Ischia</strong> è ricca di centottantaseifotografie, che fanno partedel cospicuo Fondo <strong>Visconti</strong> (15 milapezzi) di proprietà della FondazioneIstituto Gramsci, dichiarato di interessenazionale dalla Sovrintendenza archivisticaper il <strong>La</strong>zio.<strong>La</strong> Fondazione Gramsci ha messo adisposizione il materiale della mostraper le manifestazioni celebrative viscontianeche il Circolo Sadoul di <strong>Ischia</strong>, diconcerto con il Comune di Forio e conl’Istituto Italiano per gli Studi Filosoficidi Napoli, ha predisposto in occasione del25° anniversario della scomparsa delregista. Il materiale qui presentato, chesarà utilizzato, almeno in parte, anchenel quadro delle iniziative che per lo stessofine la Fondazione intende realizzare,è stato già esposto, quasi nella sua interezza,nella mostra di Spoleto del 1997,dedicata agli anni della formazione di<strong>Visconti</strong>. In quell'occasione la mostra furealizzata dalla Fondazione Gramsci e,per conto della stessa Fondazione, curatada Caterina d'Amico. Esposta ora qui a<strong>Ischia</strong>, in un contesto diverso, la mostraconserva la struttura fondamentale concepitanel pregevole lavoro della d'Amico,comprese le didascalie da lei predisposte,e, per una più agevole fruizione, è articolatain sezioni in relazione a criteri diperiodizzazione significativi della vita edell'opera di <strong>Visconti</strong> ed è corredata dallenote che seguono, finalizzate a fornireindicazioni integrative rispetto alle foto.<strong>La</strong> mostra è ripartita in otto sezioni percentottantasei fotografie. Essa non soloracconta per immagini le origini e glianni della formazione della complessa edaffascinante personalità di <strong>Luchino</strong><strong>Visconti</strong>, seguendolo dalla nascita, nel1906, fino alle prime fasi della realizzazionedella sua prima regia cinematograficanel 1942, ma fornisce un'ampia edocumentata testimonianza dell'ambientefamiliare e del contesto storico, socialee culturale in cui si inserisce la vita delgrande regista, che può aiutare a comprenderee a "leggere" più profondamentelo sviluppo della sua personalità ed aindividuarne le radici familiari chevanno ricercate ben al di là dell'inizio del'900.Sezione I - fotografie 1 - 11Sono le immagini delle famiglie <strong>Visconti</strong>ed Erba. <strong>La</strong> mostra, dunque, inizia amuoversi alla ricerca delle "radici":innanzitutto i <strong>Visconti</strong> di Modrone,discendenti dall'antichissimo e nobilecasato che aveva tenuto la signoria diMilano per un paio di secoli.Sezione II - fotografie 12 - 19Alcune immagini si riferiscono ai principaliteatri di Milano di fine secolo, conparticolare riguardo alla Scala.Sezione III - fotografie 20 - 26Queste foto documentano l'attività teatraledi Giuseppe <strong>Visconti</strong>. Lo stesso<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> metterà in scena alTeatro Manzoni il 6 marzo 1953 il monologoIl tabacco fa male insieme a Medea.Altre foto riguardano i cinema, il Palaceed il Centrale che venivano frequentatiabitualmente dalla famiglia <strong>Visconti</strong>.Sezione IV - fotografie 27 - 69Sull'infanzia e l'adolescenza di <strong>Visconti</strong>.<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> nasce a Milano il 2novembre 1906 e la sua sensibilità non61


A <strong>La</strong>mpara, anni ‘60.Da sin. Ciro Messina, Enrico Lucherini,Roberta Maino, <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>,Edda <strong>La</strong>ncetti e Tonino Baiocco.A <strong>La</strong>mpara, anni ‘60.Da sin. Tonino Baiocco, Marita Kussner,<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> e Roberta Maino.poteva non cogliere il particolare significatodi quella data, definendola: "unacoincidenza che rimarrà sempre scandalosa,in ritardo di 24 ore forse sulla festivitàdei Santi”.Sezione V - fotografie 70 - 88Sono immagini di grandi attori teatralidi fine '800 o della prima metà del '900(la Duse, Benassi, Ruggeri, Gandusio, laPavlova), ammirati da <strong>Luchino</strong> con gliocchi dell'adolescente che frequentava ilgrande teatro.Sezione VI - fotografie 89 - 106Ritorniamo all'adolescenza di <strong>Luchino</strong>, aquegli anni difficili caratterizzati da unairrequietezza e da una ribellione alleimposizioni e alle regole codificate, forseda una crisi esistenziale, che non gli permiserodi concludere il ciclo degli studi,senza peraltro fornirgli nessun aiuto intermini di progettualità e di chiarezza dipropositi.Sezione VII - fotografie 107 - 139Le foto documentano le esperienze vissutea Parigi negli anni '30, l'apprendistatocon Renoir, il successivo viaggio inGrecia, la partecipazione a spettacoliteatrali e la ulteriore collaborazione conRenoir e Koch per il film Tosca.Sezione VIII - fotografie 140 - 186.<strong>La</strong> frequentazione assidua di intellettualidi sinistra come De Santis, i fratelliPuccini, Ingrao, Alicata, collaboratoridella rivista “Cinema”, le discussioniideologiche e politiche che si intrecciavanoe si confondevano con quelle in materiaartistica o letteraria nel lavoro diredazione, la semiclandestinità di Ingraoe di Alicata, la posizione della rivista chepropugnava un cinema "realistico",incentrato sui problemi della vita quotidianain contrapposizione alla finzioneed alla retorica del cinema nazionaledominante, influenzano in modo determinante<strong>Visconti</strong> sollecitandolo verso undiscorso non più solo estetico, ma politico.Sarà un processo lungo, complesso econtraddittorio che passerà attraversouna serie di progetti, di sceneggiaturetratte soprattutto da testi verghiani, perchéa Verga intendeva ispirarsi il cinema"corale", e troverà un primo risultato,peraltro anch'esso ambiguo e non compiuto,nella realizzazione di Ossessione.


Lo “straniero”. Forio per <strong>Visconti</strong>Francesco RispoliA fine settembre, nel 1987, si apre quelloche sarà destinato a rimanere soltanto unciclo quadriennale – interrottosi dopo il1990 – e che, invece, nelle intenzioni deipromotori voleva fissare un appuntamentopermanente nel panorama delle iniziativeculturali delle estati foriane.Le manifestazioni “per <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>”,curate dal Comune di Forio in collaborazionecon l’Azienda di Cura e Soggiornodelle isole di <strong>Ischia</strong> e Procida ed il Centroper la ricerca sui nuovi linguaggi dellospettacolo, vengono articolate, sulla lignéepropria del Centro per la ricerca sui nuovilinguaggi dello spettacolo, entro un orizzontedi riflessione critica sulla molteplicitàed interconnessione dei linguaggidello spettacolo. L’obiettivo esplicito è,nelle parole con le quali Renzo Tian presentala manifestazione dell’anno successivo,quello di legare “l’approfondimentoteorico a un lavoro sul campo destinato alasciare una traccia, sotto forma di unostrumento utilizzabile in chiave didatticaoltre che sperimentale”.<strong>La</strong> figura di <strong>Visconti</strong>, in cui l’interrogazioneradicale sui fondamenti del mestiereconvive con uno straordinario rigore professionale,offre con ogni evidenza un territoriodi esplorazione privilegiato su cuiallestire un laboratorio culturale di questotipo.Così le giornate foriane, tenendo fede alleambizioni ed alle speranze che vi sonostate riposte, sviluppano un viaggio intornoal lavoro del maestro di straordinariointeresse e spessore, per quantità e qualitàdelle rassegne, mostre ed eventi presentati.Il fil rouge che si dipana nei quattro anniattraversa alcuni grandi tematiche dellaricerca viscontea, dal rapporto con alcunegrandi aree culturali – il Sud, la Francia,la Germania – a quello con la musica ed alsuo ruolo centrale nel lavoro della regia.Accanto a questo primo filone, per cosìdire di analisi storico-critica, si svolge unsecondo, parallelo, di testimonianza, di un“dietro le quinte – per citare ancora Tian –della memoria”.E’ inutile qui dilungarsi sulle iniziative esulle personalità di rilievo ospiti di questemanifestazioni. Le schede allegate sonosenz’altro esaurienti da questo punto divista. Vale la pena invece ricordare che leiniziative suscitano un vastissimo interessenella stampa italiana con articoli, saggicritici e recensioni su tutti i più importantiquotidiani.Il premio “Persona”, attribuito ogni annonel corso della manifestazione - rispettivamentead una personalità di grandespicco, una personalità emergente edall’autore di una pubblicazione critica - èassegnato a Suso Cecchi d’Amico, AlainDelon, Maurizio Scaparro (1987), IngmarBergman, Marcello Mastroianni, GretaScacchi (1988), Dirk Bogarde, IrenePapas, Roberto Citran (1989), Gian CarloMenotti, Franco Zeffirelli e TizianaFabbricini (1990).I principali protagonisti di questo straordinariociclo alla fine degli anni Ottantafurono senz’altro, in diversi ruoli,Maurizio Scaparro e Franco Iacono. Alprimo va ascritta la qualità ed il rigoredell’articolazione delle manifestazioni. Alsecondo la tenacia mostrata prima neidiversi ruoli istituzionali che gli accaddedi ricoprire via via in quegli stessi anni epoi da semplice cittadino con una serie diiniziative ed interventi sulla stampa epresso le istituzioni perché quel progettodivenisse realtà e perché le Amministra-63


zioni foriane, che si sono da allora succedute,raccogliessero il testimone dell’altrainiziativa, di cui si riferisce altrove, di faredella villa di <strong>Visconti</strong>. <strong>La</strong> Colombaia, unfatto permanente per lo sviluppo della culturain un orizzonte europeo.E’ così che oggi <strong>La</strong> Colombaia è una realtàdi Forio, dell’Isola d’<strong>Ischia</strong>, della culturanon solo italiana.


Per <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>.Forio, 23-27 settembre 1987<strong>Visconti</strong> e la Francia. <strong>Visconti</strong>e il Sud. Premio Persona 1988Chiostro di S. FrancescoLibreria MatteraCinema delle Vittoriemercoledì 23Per <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>di C. d’Amico de Carvalho, V. Razzini,Officina Film ClubProgramma della terza rete RAI TV(23-26/9)Ossessione di L. <strong>Visconti</strong>presentazione della retrospettiva cinematografica,a cura di V. Razzinigiovedì 24Monografie su <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>di C. d’Amico de Carvalhoincontro con A. Sanzio (24-26/9)<strong>La</strong> France à la recherche de <strong>Visconti</strong><strong>La</strong> terra trema di L. <strong>Visconti</strong>venerdì 25Convegno su <strong>Visconti</strong> e il Sudcon N. Badalucco, V. Caprara, E. Fiore,T. Kezich, F. Rosi, M. Scaparro,P. Stoppa, R. TianRocco e i suoi fratelli di L. <strong>Visconti</strong>Incontro con P. Bondanella<strong>Visconti</strong> e la critica americanasabato 26Concerto di musiche dai filmdi <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>Orchestra S. Carlo di Napoli,violoncellista A. Bonuccidirettore F. Manninodomenica 27Presentazione del premio PersonaChiostro di S. FrancescoCircolo NauticoTorrione19 settembrePresentazione del programma<strong>Visconti</strong> e la FranciaIl palcoscenico e lo schermoStage per giovani attori e registi diplomatiall’Accademia di Arte Drammatica e alCentro Sperimentale di Cinematografiacoordinato da F. Tonelli (19-24/9)Il Testo - L’Attore - Il Pubblico - Lo SpazioUne partie de Campagne di J. Renoir20 settembrePer un grande progetto culturale dell’isolaincontro con le amministrazioni isolaneP. Nonno, M. Scaparro presentano<strong>Visconti</strong> e il Sud (20-23/9)immagini tratte da <strong>La</strong> terra trema, Rocco e isuoi fratelli, Il Gattopardoa cura di C. d’Amico de Carvalho, R. FranciaBoccaccio ’70 (Il <strong>La</strong>voro) di L. <strong>Visconti</strong>21 settembrePremio Persona 1998riunione conclusiva della GiuriaConversazione con F. Chalais, G. DavicoBonino suLo straniero dal romanzo di Albert Camusal film di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>Lo straniero di L. <strong>Visconti</strong>Chiostro di S. FrancescoCircolo NauticoTorrione22 settembreConversazione con C. d’Amico deCarvalho e E. Siciliano su“À la recherche du temps perdu”<strong>La</strong> sceneggiatura di Suso Cecchi d’Amicoe <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> da Marcel ProustConvegno coordinato da U. Ronfani<strong>Visconti</strong> e la Franciacon F. Caruso, F. Chalais, C. d’Amico deCarvalho, O. Gavioli, F. Quadri, R. Tian,M. Scaparro23 settembrePremio Persona 1988 per la saggisticaUna sera con Pupella Maggio24 settembreIl palcoscenico e lo schermoincontri conclusivi con G. Cincotti,L.M. Musatti, M. Scaparro, R. Tian,L. WertmüllerAssegnazione Premio Persona 1988Una sera con Massimo Ranierirecital per <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>65


<strong>Visconti</strong> e il mondo tedesco.Premio Persona 1989<strong>Visconti</strong> e la musica.Premio Persona 1990Chiostro di S. FrancescoPiazza Maltese; Torrione;Libreria Matteramartedì 26Ludwig di L. <strong>Visconti</strong>mercoledì 27Mostra dei Costumi di LudwigMorte a Venezia - <strong>La</strong> caduta degli Deia cura di C. d’Amico de Carvalho,U. Tirelli (27-30/9)Thomas Mann e <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>Il cinema: “Morte a Venezia”a cura di C. d’Amico de Carvalho,incontro con N. Balducco, A. SavioliMorte a Venezia di L. <strong>Visconti</strong>giovedì 28Convegno<strong>La</strong> Trilogia tedesca di <strong>Visconti</strong>con N. Balducco, M. d’Amico, P. Iden,F. Mannino, E. Medioli, E. Schumacher,P. Stein, R. Tian, P. Von BeckerPremio Persona 1989riunione conclusiva della GiuriaThomas Mann e <strong>Visconti</strong>Il balletto Mario e il Magoa cura di C. d’Amico de Carvalho,incontro con F. Mannino, J. BebilèeLe cronache e i ricordi<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> raccontato da L. Bersaniintrodotto da E. Baldovideo a cura di M. BiancardiP. Nonno, M. Scaparro presentano<strong>Visconti</strong> e il Sud (20-23/9)immagini tratte da <strong>La</strong> terra trema, Rocco e isuoi fratelli, Il Gattopardoa cura di C. d’Amico de Charvalo, R. FranciaBoccaccio ‘70 (Il <strong>La</strong>voro) di L. <strong>Visconti</strong>Chiostro di S. FrancescoPiazza Maltese; Torrione;Libreria Matteravenerdì 29Convegno internazionale (29-30/9)Incontro con il Teatro tedescoCentro Italia I.T.I., Ist. Int. del TeatroThomas Mann e <strong>Visconti</strong><strong>Gli</strong> incontri mancatia cura di C. d’Amico de Carvalho,incontro con E. Medioli, D. Puccini<strong>La</strong> caduta degli Dei di L. <strong>Visconti</strong>presentato da C. d’Amico de Carvalho,sabato 30Incontro del Comune di Foriocon la StampaPresentazione del progettoVilla Colombaiadi Maurizio Di StefanoAssegnazione Premio Persona 1989Lina Sastri in concertoChiostro di S. FrancescoPiazza Municipio; Torrione;Libreria Mattera; Cinema Moderno;Villa <strong>La</strong> Mortellagiovedì 27Mostra <strong>Visconti</strong> e la liricaa cura di C. d’Amico de Carvalho,(27-29/9)Concerto per <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>Omaggio dell’Orchestra Stabile del TeatroBellini di Napoliconsulente artistico A. SinagraSenso di L. <strong>Visconti</strong>introduzione di L. Miccichévenerdì 28<strong>La</strong> regia di <strong>Visconti</strong> tra prosa e liricaincontro con G.C. Menotti, M. Scaparro,G. <strong>La</strong>nza Tomasi, P.E. Poesio<strong>Visconti</strong> dietro le quinteincontro con G. Simionato, V. Razzinisabato 29Convegno <strong>Visconti</strong> e la musicacon F. Canessa, C. d’Amico de Carvalho,G. de Chiara, F. Mannino, G.C. Menotti,L. Miccichè, R. Tian<strong>La</strong> regia di <strong>Visconti</strong> tra prosa e liricaincontro con C. d’Amico de CarvalhoAssegnazione Premio Persona 1990ConcertoDue voci per <strong>Visconti</strong>soprano M. Nakamarutenore V. <strong>La</strong> Scolapianista P. Molinari


Cinque notti bianche. <strong>La</strong> Scuola “<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>”L’Âge d’or. L’età d’oro dellasperimentazione al cinemaMario Franco (Acc. Belle Arti, Napoli)Il cinema come arte moderna dal cubismoal futurismo - Il cinema astratto:Richter, Eggeling, Ruttmann, Léger dal’Inhumaine al Ballet Mécanique - L’artedello scandalo (Artaud, Dulac, Seeber) -Il cineme d’avanguardia e il suo pubblico- Il surrealismo e il cinema. Le chienandalou e L’âge d’or.<strong>Ischia</strong>, 5-8 settembre 1994<strong>La</strong> macchina del mito.Dai trucchi agli effetti specialiGino Frezza (Università di Salerno)Da King kong a Tarzan - I grandi serialdegli anni ’30 - Il Telefim a colori: daBatman a Star Trek - <strong>La</strong> fantascienzaelettronica - Alle soglie del “nuovocinema”<strong>Ischia</strong>, 12-16 settembre 1994Lezioni sulla storia della teoria ecritica cinematografica italianaAuro Bernardi (Cinema Nuovo)I letterati e le origini della critica cinematograficain Italia.Guido Oldrini (Università di Bologna)<strong>La</strong> disputa sulla critica a partire daglianni Trenta.Ermanno Comuzio (Cineforum)Esiste una critica alla musica per film?Bernardi-Comuzio-Oldrini<strong>La</strong> critica cinematografica del dopoguerraattraverso le riviste.<strong>Ischia</strong>, 10-13 luglio 1995Il Cinema legge la società italianadagli anni Trenta ad oggiGian Piero Brunetta(Università di Padova)<strong>La</strong> scoperta dell’Italia e i sogni in rosadell’italiano in camicia nera - <strong>La</strong> guerra,la moralità della Resistenza, la ricercadi una nuova identità, la scoperta dellemille e una Italie - <strong>La</strong> ricostruzione, ildecollo economico, i nuovi simboli delbenessere, i giovani, la famiglia, la trasformazionedel paesaggio - Il distaccotra Nord e Sud, l’alienazione, il boom,gli anni della contestazione - <strong>La</strong> scopertadell’Italia: dagli anni di piombo a tangentopoli.Mirco Melanco (Università di Padova)Lezioni con videosaggiIl cinema del periodo fascista - Cinemaneorealista e commedia di costume -L’Italia della ricostruzione, del boom,del disagio - Nord e Sud a confronto -Cinema e memoria.<strong>Ischia</strong>, 17-19 luglio 1995Il documentario tra arte e scienzaVirgilio Tosi (Centro Sperimentaledi Cinematografia, Roma)Introduzione teorica e storica ai problemidel cinema documentario - I “quattrograndi” del documentario: Flaherty - I“quattro grandi” del documentario:Vertov e Ivens - I “quattro grandi” deldocumentario: Grierson - Cinema documentario:linguaggio, scienza e arte.<strong>Ischia</strong>, 8-12 luglio 199667


Il Novecento: la musica, il cinemaWilliam Walton. Musica per FilmErmanno Comuzio (Cineforum)W. Walton nel panorama della musicainglese del nostro tempo - W. Walton compositorecinematografico e i rapporti dellamusica contemporanea col cinema - W.Walton e i suoi registi. Il rapporto musicista-cineasta- I risultati scespiriani.Analisi in video dei tre maggiori risultatiper i film scespiriani di L. Olivier: EnricoV (1945), Amleto (1948), Riccardo III(1955) - W. Walton e il cinema inglese ingenerale.<strong>Ischia</strong>, 15-19 luglio 1996Il concetto di modernità nel cinemaGiorgio De Vincenti(Università di Pescara)Il metalinguaggio nel cinema classico enel cinema moderno - <strong>La</strong> lezione neorealista:Zavattini e Bazin - Sdrammatizzazione,interpolazioni alla narrazione,antiespressionismo, antipsicologismo nelcinema moderno - Le avanguardie, ilmoderno e il postmoderno - Un esempiodi modernità: Passion di J.L. Godard<strong>Ischia</strong>, 21-25 luglio 1997<strong>La</strong> sceneggiatura cinematograficacome parola provvisoriaGuido Fink (Università di Firenze)Sceneggiature per il cinema muto - <strong>La</strong>parola nella commedia classica - <strong>La</strong>parola e il gesto nella commedia all’italiana- <strong>La</strong> parola nel cinema d’autore - Ilcaso Pinter: la modificazione del messaggioverbale negli adattamenti letterari.<strong>Ischia</strong>, 28 luglio/1 agosto 1997Problemi e prospettive nella storiadel cinemaGuido Oldrini (Università di Bologna)Principi generali di metodo - <strong>La</strong> storiadel cinema: i suoi temi, le sue articolazionifondamentali.Auro Bernardi (SNCCI)<strong>La</strong> storia del cinema e la critica cinematograficaoggi - Ipotesi future in assenzadi modelli<strong>Ischia</strong>, 15-18 luglio 1998Luis Buñuel: il periodo messicanoAuro Bernardi (SNCCI)<strong>La</strong> terra di una diaspora - Sovversionedei generi e delle ideologie - Il cinema,strumento di poesia - <strong>La</strong>mpi surrealistisu uno schermo marginale - Un maestrosenza discepoli.<strong>Ischia</strong>, 20-24 luglio 1998Robert Bresson: dal “cinema” al“cinematografo”Luigi Paini (Il Sole 24 Ore)<strong>La</strong> ricerca della perfezione: “essere”(modelli) invece di “parere” (attori) - Tuttoil dolore del mondo: l’incontro conBernanos - Tutto il dolore del mondo:Dostojevskji e Tolstoj - Il diavolo, probabilmente<strong>Ischia</strong>, 5-8 luglio 1999<strong>La</strong> drammaturgia del dubbioin Bernardo BertolucciFranco Prono (Università di Torino)Evoluzione del mestiere di “metteur enscène” - L’obiettivo sull’inconscio - Sognometafora e storia - Poetica e stile - <strong>La</strong>drammaturgia del linguaggio<strong>Ischia</strong>, 12-16 luglio 1999Il senso della forma.I maestri del cinema giapponeseDario Tomasi (Università di Torino)Il tempo sospeso: Ozu - <strong>La</strong> tradizione delfantastico: Mizoguchi - <strong>La</strong> nobiltà delsamurai: Kurosawa - Le passioni estreme:Oshima - <strong>La</strong> dialettica degli opposti:KitanoForio, 4-8 settembre 2000Cinque notti bianche.Il cinema di <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>Augusto Sainati (Ist. Universitario“Suor Orsola Benincasa” Napoli)Il neorealismo di <strong>Visconti</strong> - Cinema nelcinema - Il melodramma e la storia -Forme e problemi dell’inquadratura -Morte a Venezia: lo zoom e la bellezza.Forio, 3-7 settembre 200169


Il lavoro Collaborazioni DocumentariUne partie de campagne (1936)Re. Jean Renoir;Aiuto registi J. Becker, C. Heymann,J. B. Brunius, Y. Allégret,H. Cartier-Bresson e L. <strong>Visconti</strong>Sc. J. Renoir, dal racconto omonimo diGuy de Maupassant; Mus. J. Kosma,diretta da R. Désormières, e una canzonedi Germaine Montero; Scenogr. R. Gys;Cost. L. <strong>Visconti</strong>; Fot. C. Renoir;Mont. M. Houle-Renoir e M. Cadix;Int.: S. Bataille, G. Darnoux, J. Borel,J. Marken, Gabriello, P. Temps,J. Renoir;Pd. P. Braunberger per “Les Films duPanthéon”; Distr. Panthéon;Girato nell'estate 1936 e proiettato in pubblicoper la prima volta a Raimu l’8 maggio1946<strong>La</strong> Tosca (1940)Re. J. Renoir e C. Koch;Aiuto regista L. <strong>Visconti</strong>;Sc. L. <strong>Visconti</strong>, J. Renoir e C. Koch, daldramma di Victorien Sardou;Mus. G. Puccini, dir. F. Previtali;Arr. mus. U. Mancini; Fot. U. Arata;Cant. M. Favero e F. Tagliavini;Mont. G. Bretone;Int. I. Argentina, M. Simon, R. Brazzi, M.Girotti.Pd./Distr. Scalera Film;Girato nell'inverno 1939-1940 e proiettatoin pubblico per la prima volta a Parigi il30 settembre 1942Giorni di gloria (1945)Film di montaggio coordinatoda M. Serandrei e G. De SantisRe. M. Pagliero (le Fosse Ardeatine)e L. <strong>Visconti</strong> (il processo Caruso)Comm. U. Calosso, U. Barbaro, detto daU. Calosso; Mus. di C. Ferri; Fot. DellaValle, De West, Di Venanzo, Jannarelli,<strong>La</strong>stricati, Novano, Pucci, Reed, Terzano,Ventimiglia, Werdin, Vittoriano, Manlio,Caloz e tecnici del CLL di Milano;Mont. M. Serandrei, C.A.Chiesa;Pd. F. Ricci (Titanus); Distr. Titanus;Dur. 70’; Proiettato in pubblico per laprima volta nell’ottobre 1945.Appunti su un fatto di cronaca(1951). Documentario a episodiRe. L. <strong>Visconti</strong>;Comm. V. Pratolini, detto da G. De Lullo;Mus. F. ManninoProd. M. Ferreri, R. Ghione; Dur. 8’Girato nel 1951, proiettato in pubblico perla prima volta a Parigi nel gennaio 1953.Alla ricerca di Tadzio (1970)Regia L.<strong>Visconti</strong>Prodotto dalla Rai-Radiotelevisione ltalianaper la rubrica "Cinema 70" curata daAlberto Luna, e trasmesso il 7 giugno1970 sul secondo canale TV.71


FilmografiaOssessione (1943)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto registi: G. De Santis e A.PietrangeliSc. L. <strong>Visconti</strong>, M. Alicata, G. De Santis eG. Puccini, liberamente ispirata al romanzoThe Postman Always Rings Twice diJames Cain;Mus. G. Rosati, dir. F. Previtali;Scf. G. Franzi;Cost. M. De Matteis;Fot. A. Tonti, D. Scala;Mont. M. Serandrei;Int. C. Calamai, M. Girotti; J. de <strong>La</strong>nda,D. Cristiani, E. Marcuzzo, V. Duse,M. RiccardiniPd./Distr. ICI; Dur. 135’Girato nel 1942 e proiettato in pubblicoper la prima volta a Roma nel giugno1943<strong>La</strong> terra trema (Episodio del mare)(1948)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto registi F. Rosi e F. Zeffirelli;Scg. L. <strong>Visconti</strong>, liberamente ispirata alromanzo I Malavoglia di Giovanni VergaComm. A. Pietrangeli, detto da M. PisuMus. scelta e coordinata da L. <strong>Visconti</strong> eW. Ferrero, dir. W. Ferrero;Scf. le case, le strade, le barche, il maredi Aci Trezza;Fot. G.R. Aldo; Mont. M. SerandreiInt. pescatori e abitanti di Aci Trezza.Pd. S. D'Angelo per la Universalia;Dur. 160’Girato nel 1947-1948 e proiettato in pubblicoper la prima volta al Festival diVenezia 1948Bellissima (1951)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto registi F. Rosi e F. ZeffirelliScg S. Cecchi d’Amico, F. Rosie L. <strong>Visconti</strong>, da un’idea di C. ZavattiniMus. F. Mannino, su temi tratti da L’elisird’amore di G. DonizettiScenogr. G. Polidori;Cost. P. Tosi;Fot. P. Portalupi e P. RonaldInt. A. Magnani, W. Chiari, T. Apicella,G. Renzelli, T. ScaranoPd. S. D'Angelo per la Bellissima FilmsDistr. Cei-Incom; Dur. 113’Proiettato in pubblico per la prima voltail 28 dicembre 1951Siamo donne (1953)Quinto episodio: Anna MagnaniRe. L. <strong>Visconti</strong>;Aiuto regista: F. MaselliSg. C. Zavattini;Scg. S. Cecchi d’Amico e C. Zavattini;Mus. A. Cicognini; Fot. G. Pogany;Mont. M. Serandrei;Int. A. Magnani;Pd. A. Guarini per la Titanus, FilmCostellazione, Guarini; Dist. TitanusDur. 18’Proiettato in pubblico per la prima voltanell'ottobre 1953Senso (1954)Re. L.<strong>Visconti</strong>Aiuto registi F. Rosi e F. ZeffirelliAss. regia A. Trionfo e G. ZagniScg. S. Cecchi d’Amico e L.<strong>Visconti</strong>,dal racconto omonimo di Camillo Boito;Collab. alla scg. C. Alianello, G. Bassani eG. ProsperiCollab. dialoghi T. Williams e P. Bowles;Mus. Sinfonia n.7 di A. Bruckner,diretta da F. FerrataScf. O. ScottiArred. G. BrosioCost. M. Escoffiere P. Tosi; Fot. G.R. Aldo e R.Krasker;Mont. M. Serandrei;Int. A. Valli, F. Granger, M. Girotti,H. Moog , R. Morelli, M. Mariani,C. Marquand, T. Selwart, S. FantoniPd./Distr. Lux Film; Dur. 115’Proiettato in pubblico per la prima voltaal Festival di Venezia 1954Le notti bianche (1957)Re. L. <strong>Visconti</strong>; Aiuto regista R. Ricci;Ass. regia F. Cicero, A.CoccoScg. S. Cecchi d’Amico, L. <strong>Visconti</strong>,dal racconto di Fjodor DostoevskijMus. N. Rota, diretta da F. FerraraScf. M. Chiari e M. GarbugliaCost. P. Tosi; Fot. G. RotunnoMont. M. SerandreiInt. M. Schell, M. Mastroianni, J. Marais,C. Calamai, M. Rovena, D. Sanders,M. Zanoli, F. Guerra, L. Montesi,A. Filippini, R. Barbieri; Dur. 107’Pd. F. Cristaldi per la CIAS/Vides, Roma,e Intermondia, Paris;Distr. Dear InternationalProiettato in pubblico per la prima voltaal Festival di Venezia 1957Rocco e i suoi fratelli (1960)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto regista R. RicciAss. regia J. Macc e L. OrlandiniSg. L. <strong>Visconti</strong>, V. Pratolini e S. Cecchid’Amico, ispirato al libro Il ponte dellaGhisolfa di G. TestoriScg. L. <strong>Visconti</strong>, S. Cecchi d’Amico,P. Festa Campanile, M. Franciosa,E. Medioli


Mus. N.RotaScf. M. GarbugliaCost. P. Tosi;Fot. G. Rotunno;Mont. M. SerandreiInt. A. Delon, R. Salvatori, A. Girardot,K. Paxinou, R. Hanin, P. Stoppa,S. Delair, C. Cardinale, S. Focas,M. Cartier, R. Vidolazzi, C. Pani,A. Panaro, C. Mori e A. Asti.Pd. G. Lombardo per la Titanus, Roma, eLes Films Marceau, Paris; Dur. 180’Proiettato in pubblico per la prima voltaal Festival di Venezia nel 1960Boccaccio '70 (1962)Terzo episodio: Il lavoroRe. L. <strong>Visconti</strong>Scg. S. Cecchi d'Amico, L. <strong>Visconti</strong>Mus. N.Rota; Scf. M. GarbugliaFot. G. Rotunno; Mont. M. SerandreiInt. R. Schneider, T. Milian, R. Valli,P. StoppaPd. C. Ponti, A. Cervi per la ConcordiaCinematografica, Cineriz, Roma, eFrancinex, Gray Films, Paris;Distr. dalla Cineriz; Dur. 46’Proiettato in pubblico per la prima voltanel febbraio 1962Il Gattopardo (1963)Re. <strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong>Aiuto registi R. Ricci, A. CoccoAss-re F. Massaro, B. FullerScg. S. Cecchi d’Amico, E. Medioli,P. Festa Campanile, M. Franciosae L. <strong>Visconti</strong>, dal romanzo omonimo diG. Tomasi di <strong>La</strong>mpedusaMus. N.Rota, e un valzer inedito diG. Verdi, diretta da F. FerraraScf. M. GarbugliaCost. P. TosiArred. G. Pes e L. HercolaniFot. G. RotunnoMont. M. SerandreiInt. B. <strong>La</strong>ncaster, A. Delon, C. Cardinale,P. Stoppa, R. Morelli, S. Reggiani,R. Valli, L. French, I. Garrani, M. Girotti,L. Morlacchi, P. Clementi, G. Gemma,I. Galli, O. Piccolo, C. Valenzano,L. Braccini, H. N. Rubien, A.M. Bottini,M. MasèPd. G/Lombardo per la Titanus, Roma, ela SNPC, SGC, Paris; Distr. Titanus; Dur.205’Proiettato in pubblico per la prima volta aRoma il 27 marzo 1963Vaghe stelle dell'Orsa (1965)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto regista R. Ricci;Ass-re A. CoccoSg./Scg S. Cecchi d’Amico, E. Mediolie L.<strong>Visconti</strong>Mus. Preludio, Corale e Fuga di CésarFranck, eseguito da A. D’OttaviScf. M. GarbugliaArred. L. HercolaniCost. B. BrichettoFot. A. NannuzziMont. M. SerandreiInt. C. Cardinale, J. Sorel, M. Craig,M. Bell, R. Ricci, F .Williams, A. TroianiPd. F. Cristaldi per la VidesDistr. Ceiad-Columbia; Dur. 100’Proiettato in pubblico per la prima voltaal Festival di Venezia nel 1965Le streghe (1967)Primo episodio: <strong>La</strong> strega bruciata vivaRe. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto regista R. Ricci;Sg./Scg. G. Patroni Griffi,in collaborazione con C. ZavattiniMus. Piero PiccioniScf. M. Garbuglia, P. PolettoFot. G. RotunnoMont. M. SerandreiInt. S. Mangano, A. Girardot, F. Rabal, M.Girotti, E. Albani, C. Calamai, V. Vendell,L. French, N. Ricci, B. Filippini, D. Mele,M. Tolo; Pd. D. de <strong>La</strong>urentiis per la Dinode <strong>La</strong>urentiis Cinematografica, Roma, eLes Productions Artistes Associés, ParisDistr. United Artists-Europa; Dur. 37’Proiettato in pubblico per la prima voltanel febbraio 1967Lo straniero (1967)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto registi R. Ricci e A. CoccoScg. L. <strong>Visconti</strong>, S. Cecchi d'Amico e G.Conchon, in collaborazione con E. Roblès,dal romanzo omonimo di A. Camus;Mus. P. Piccioni, diretta da B. Nicolai;Scf. M. GarbugliaCost. P. TosiFot. G. RotunnoMont. R. MastroianniInt. M. Mastroianni, A. Karina, G.Wilson, B. Blier, J. Herlin, G. Geret, J.P.Zola, B. Cremer, A. Adam, A. Luce, M.Palmara, V. DusePd. De <strong>La</strong>urentiis per la Dino de<strong>La</strong>urentiis Cinematografica e la RasterFilm, Roma, e la Marianne Production,Paris, in collaborazione con la CasbahFilm, Algeri; Distr. Euro InternationalFilm; Dur. 110’Proiettato in pubblico per la prima voltaal Festival di Venezia nel 196773


76<strong>La</strong> caduta degli dei (1969)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto regista: A. Cocco e F. WesslingSg./Scg. N. Badalucco, E. Mediolie L. <strong>Visconti</strong>Mus. M. JarreScf. P. RomanoArreda. E. Del PratoCost. P. Tosi e V. MarzotFot. A. Nannuzzi e P. De SantisMont. R. MastroianniInt. D. Bogarde, I. Thulin, H. Griem,H. Berger , R. Verley, U. Orsini,R. Koldehoff, A. Schonhals, F. Bolkan,N. Ricci, C. Rampling, H.N. Rubien .Pd. A. Levy e E. Haggiag per laPraesidens Films, Zurich, Pegaso eItalnoleggio, Roma, e Eichberg Film,Munchen;Dist. Italnoleggio; Dur. 150’Proiettato in pubblico per la prima voltanell'ottobre 1969Morte a Venezia (1971)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto regista: A. CoccoAss-re. P. PietrangeliScg L. <strong>Visconti</strong>, N. Badalucco, dal raccontoomonimo di T. MannMus. brani dalla Terza e dalla QuintaSinfonia di G. Mahler, diretta da F.ManninoScf. F. ScarfiottiCost. P. TosiFot. P. De SantisMont. R. MastroianniInt. D. Bogarde, S. Mangano,B. Andresen, R. Valli, N. Ricci, M. Burns,M. Berenson, C. André, L. French,S. Garfagnoli, C. Cristofoletti, A. Apicella,B. Boschetti, F. Fabrizi, D. Darel,M. Predit;Pd. M. Gallo per la Alfa Cinematografica,Roma, e la Production EditionsCinématografiques Francaises, ParisDistr. Dear International; Dur. 135’Proiettato in pubblico per la prima volta aLondra il 1° marzo 1971Ludwig (1973)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto regista: A. Cocco;Ass-re G. Ferrara, F. Wessling, L. Gastel,L. VincentSo./Scg. L. <strong>Visconti</strong>, E. Medioli,in collaborazione con S. Cecchi d’AmicoMus. R. Schumann, R. Wagner,J. Offenbach, diretta da F. ManninoScf. M. Chiari, M. ScisciArred. E. Eusepi, C. Ricercato,G. De DominicisCost. P. Tosi;Fot. A. NannuzziMont. R. Mastroianni;Int. H. Berger, T. Howard, R. Schneider,S. Mangano, G. Frobe, H. Griem,I. Telezynska, U. Orsini, J. M. Brown,S. Petrova, F. Bohnet, H. Moog, A. Asti,M. Porel, N. Ricci, M. Burns, M. BonugliaPd. Mega Film, Roma, Cinétel, Paris,Dieter Geissler Filmproduktion e DivinaFilm, MünchenDistr. Panta Cinematografica; Dur. 264’Proiettato in pubblico per la prima volta aBonn il 18 gennaio 1973Gruppo di famiglia in un interno(1974)Re. L. <strong>Visconti</strong>;Aiuto regista: A. CoccoAss-re. L. Vincent, G. Treves, A. GirottiSo. E. MedioliScg. S. Cecchi d’Amico, E. Medioli,L. <strong>Visconti</strong>Mus. F. Mannino, con brani da Vorreispiegarvi, oh Dio! e dalla Sinfonia concertanteK364 di W. A. MozartScf. M. Garbuglia;Cost. V. Marzot, P. TosiFot. P. De Santis;Mont. R. MastroianniPd. G. Bertolucci per la Rusconi Film,Roma, e la Gaumont lnternational, ParisDistr. Cinema International Corporation;Dur. 120’Proiettato in pubblico per la prima voltanel dicembre 1974L'innocente (1976)Re. L. <strong>Visconti</strong>Aiuto registi: A. Cocco e G. TrevesAss-re. A.S. CazenaveScg. S. Cecchi d'Amico, E. Medioli,L. <strong>Visconti</strong>, liberamente tratta dal romanzoomonimo di G. D'AnnunzioMus. F. Mannino, una berceuse e un valzerdi Chopin, la Marcia Turca di Mozart,Giochi d'acqua a Villa d'Esle di Liszt,Che farò senza Euridice, di GluckScf. M. GarbugliaArred. C. GervasiCost. P. TosiFot. P. De SantisMont. R. MastroianniInt. G. Giannini, L. Antonelli, J. O'Neill,D. Haudepin, R. Morelli, M. Girotti,M. Porel, M. Dubois, C. de Carvalho,R. PaladiniPd. G. Bertolucci per la Rizzoli Film,Roma, Les Films Jacques Letienne, Paris,la Société Imp. Ex. Ci., Nice, FrancorizProduction, Paris;Distr. Cineriz; Dur. 130’Proiettato in pubblico per la prima voltaal Festival di Cannes 1976


Prosa771945I Parenti terribili di J. CocteauQuinta colonna di H. Emingway<strong>La</strong> macchina da scrivere di J. CocteauAntigone di J. AnouilhA porte chiuse di J.P. SartreAdamo di M. Achard<strong>La</strong> Via del Tabacco di J. Kirkland1946Il Matrimonio di Figarodi P.A. Caron de BeaumarchaisDelitto e castigo di G. BatyZoo di vetro di T. Williams1947Euridice di J. Anouilh1948Rosalinda o Come vi piacedi W. ShakespeareUn tram che si chiama desideriodi T. WilliamsOreste di V. AlfieriTroilo e Cressida di W. Shakespeare1951Morte di un commesso viaggiatoredi A. MillerUn tram che si chiama desideriodi T. Williams (2°)Il Seduttore di D. Fabbri1952<strong>La</strong> Locandiera di C. GoldoniTre sorelle di A. Cechov1953Il tabacco fa male di A. CechovMedea di Euripide1954Come le foglie di G. Giacosa1955Il Crogiuolo di A. MillerZio Vania di A. Cechov1957Contessina Giulia di A. StrindbergL’impresario di Smirne di C. Goldoni1958Uno sguardo dal ponte di A. MillerImmagini e tempi di Eleonora DuseVeglia la mia casa, Angelo di K. FringsDeux sur la Balançoire di W. GibsonI ragazzi della Signora Gibbonsdi W. <strong>Gli</strong>ckman e J. Stein1959Figli d’arte di D. Fabbri1960L’Arialda di G. Testori1961Dommage qu’elle soint une p... di J. FordIl tredicesimo albero di A. Gide1965Après la chute di A. MillerIl giardino dei ciliegi di A. Cechov1967Egmont di W. Goethe<strong>La</strong> monaca di Monza di G. Testori1969L’inserzione di N. Ginzburg1973Tanto tempo fa di A. Pinter75


LiricaBallettiCollaborazioni1954<strong>La</strong> Vestale di G. Spontini1955<strong>La</strong> Sonnambula di V. Bellini<strong>La</strong> Traviata di G. Verdi1957Anna Bolena di G. DonizettiIfigenia in Tauride di D. Willibald Gluck1958Don Carlo di G. VerdiMacbeth di G. Verdi1959Il Duca d’Alba di G. Donizetti1961Salomé di R. Strauss1963Il Diavolo in giardino<strong>La</strong> Traviata di G. Verdi (2°)1964Le nozze di Figaro di W.A. MozartIl Trovatore di G. VerdiIl Trovatore di G. Verdi (2°)1965Don Carlo di G. Verdi (2°)1966Falstaff di G. VerdiDer Rosenkavalier di R. Strauss1967<strong>La</strong> Traviata di G. Verdi (3°)1969Simon Boccanegra di G. Verdi1973Manon Lescaut di G. Puccini1956Mario e il Mago1957Maratona di danza1936Carità Mondana di G.A. TraveriIl Dolce Aloe di J. Mallory1938Il Viaggio di H. Bernstein1947Vita col padre di H. Lindsay e R. Crouse1954Festival di Age, Scarpelli, Verde e Vergani


Prima della morte a Roma. Una biografia<strong>Luchino</strong> <strong>Visconti</strong> nasce a Milano il 2novembre 1906. Suo padre, il ducaGiuseppe <strong>Visconti</strong> di Modrone, discende dauna facoltosa famiglia aristocratica laica eantiasburgica, mentre sua madre, CarlaErba, è l’erede di una famiglia di piccolicommercianti arricchitisi con l’industriafarmaceutica. <strong>Luchino</strong> eredita dai suoigenitori la passione per la musica, il teatroed il melodramma. <strong>La</strong> sua adolescenza èirrequieta; scappa più volte da casa e dalcollegio. A vent’anni viene arruolato nellascuola di cavalleria di Pinerolo. Al suoritorno nella città natale organizza unascuderia modello, coronata da numerosevittorie. A Parigi conosce, tra gli altri, Gidee Cocteau, i cui testi porterà poi sullascena. Si interessa nel frattempo di cinemae, dopo qualche esperienza amatoriale,gli viene offerta da Jean Renoir l’assistenzaalla regia nel suo Une partie de campagne.E’ uno dei protagonisti, assieme adaltri intellettuali antifascisti, della rivistaCinema, attraverso la quale denuncia intono grottesco la fossilizzazione del cinemaitaliano. Il debutto alla regia avviene nel1943 con Ossessione, liberamente ispiratoal romanzo americano Il postino suonasempre due volte. <strong>Gli</strong> anni della guerravedono <strong>Visconti</strong> impegnato nella lotta politica;entra in contatto con i partigiani eaiuta i soldati alleati a sfuggire alla cattura.Rientrato a Roma sotto falso nome,viene arrestato e condotto alla PensioneIaccarino, famigerata per le sevizie degliaguzzini fascisti guidati da Pietro Koch.Fortunosamente riesce a salvarsi. Dal ’45al ’47 <strong>Visconti</strong> si dedica con febbrile entusiasmoall’attività teatrale. Dirige, in treanni, undici allestimenti, contribuendo arinnovare l’obsoleto repertorio italiano contesti di autori contemporanei. Nel ’48 gira<strong>La</strong> terra trema, nel ’51 Bellissima conAnna Magnani, ma è con Senso, del ’54,che il suo cinema subisce una svolta decisiva.L’affresco ottocentesco unisce unimpeccabile gusto figurativo con un torbidoe fastoso irrazionalismo romantico. Siaccosta intanto all’opera lirica. L’esordioavviene alla Scala con <strong>La</strong> Vestale, a cuifanno seguito <strong>La</strong> sonnambula, <strong>La</strong>Traviata, Anna Bolena e Ifigenia. Natidall’incontro fortunato con un’interpreted’eccezione come Maria Callas, i cinquespettacoli segnano una svolta nella concezionedel melodramma, in cui <strong>Visconti</strong> faprevalere il puntiglio filologico, la robustezzarealistica e un grande senso dellospettacolo. Prosa, lirica, balletto. E ancoracinema. L’attività di <strong>Visconti</strong> è inarrestabile.Con Le notti bianche vince il Leoned’argento al Festival del cinema diVenezia, con Rocco e i suoi fratelli il GranPremio della Giuria. Nel ’63 Il Gattopardoconquista la Palma d’oro al Festival delcinema di Cannes. Il ’65 è ancora un annoimportante. <strong>Visconti</strong> vince il Leone d’oroper Vaghe stelle dell’Orsa e corona il ventennaledella sua attività teatrale con unaversione memorabile de Il giardino deiciliegi. Nel ’72, ultimate le riprese diLudwig, viene colpito da una trombosi chelo paralizza parzialmente. Convalescente,si dedica fra le polemiche – poiché finanziatodall’editore di destra Edilio Rusconi– a Gruppo di famiglia in un interno. Nel’75 inizia le riprese del suo ultimo film,L’innocente. Muore l’anno successivo, il 17marzo 1976, interrompendo un percorsoumano e artistico che lo aveva visto inprima fila nel clima di rinnovamento culturaledel dopoguerra e presente, comeprotagonista indiscusso, in tutti i campidello spettacolo.77

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