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03_Porta Orientale.pdf - Comune di Milano

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nel mezzo un cancello rococò in ferro battuto. Il tutto fu realizzato dopo il 1750. Negli interni si<br />

alternavano ambienti in stile rococò, impero ed eclettico, questi ultimi opera ottocentesca<br />

dell’architetto Alessandro Sidoli (1812-1855). Il palazzo rovinò in gran parte nell’agosto del<br />

1943, mentre giar<strong>di</strong>no e balaustrata furono <strong>di</strong>strutti nell’inverno del 1945.<br />

Bascapé 1945, pp. 310-311; Mezzanotte-Bascapé 1948, ed. 1968, p. 516; Mazzotta Buratti<br />

1976, pp. 82-83; Bombe sulla città 2004, 270-272.<br />

102) Casa Berchet<br />

via Cino del Duca 6?<br />

Casa seicentesca rimasta incompiuta dove come ricorda una lapide nacque il poeta Giovanni<br />

Berchet (1783-1851).<br />

Mezzanotte-Bascapé 1948, ed. 1968, pp. 515-516.<br />

1<strong>03</strong>) Casa Parravicini Visconti <strong>di</strong> Modrone<br />

via Cino del Duca 6 ?<br />

“Suggestivo avanzo <strong>di</strong> una maggiore costruzione del secolo XV che appartenne ai Parravicini,<br />

antica famiglia oriunda della Brianza. In due piani, <strong>di</strong> tre aperture, a paramento rustico <strong>di</strong><br />

mattoni nu<strong>di</strong>, nel piano inferiore, che conserva notevoli resti della costruzione originaria, come<br />

nel piano superiore, completamente ricostruito in epoca tarda. Cornicione <strong>di</strong> legno rustico in<br />

sommità. (Mezzanotte-Bascapé, ed. 1968, p. 515)”<br />

Mezzanotte-Bascapé 1948, ed. 1968, p. 515.<br />

104) Palazzo Bolagnos Viani Visconti <strong>di</strong> Modrone<br />

via Cino del Duca 8<br />

La costruzione dell’attuale palazzo fu avviata agli inizi del XVIII secolo e si protrasse per circa<br />

quarant’anni, mo<strong>di</strong>ficando profondamente l’area urbana oggi costituita dall’isolato compreso<br />

fra la via Cino del Duca, corso Manforte, via Ronchetti e via Borgogna, che a inizio Settecento<br />

contava alcune case nobili: casa Pieni, casa Figini, casa Masserati e casa Serponti, oltre a una<br />

serie <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici modesti, case d’affitto e case con bottega. I primi due stabili, insieme ad altri<br />

più umili entrarono progressivamente a far parte della proprietà del conte Giuseppe Bolagnos,<br />

alla cui morte, avvenuta nel 1732, succedette come erede il figlio Carlo, che commissionò ad<br />

un architetto ignoto, l’ampliamento <strong>di</strong> palazzo Figini con l’inclusione <strong>di</strong> quello dei Pieni. Con la<br />

morte senza ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Carlo l’e<strong>di</strong>ficio entrò a far parte delle proprietà dell’Ospedale Maggiore,<br />

che lo vendette nel 1759 al marchese Giuseppe Viani il quale procedette ulteriormente in<br />

acquisti immobiliari <strong>di</strong> case limitrofe al fine <strong>di</strong> ampliare il palazzo. Venduto da Teresa Viani<br />

Dugnani a Carlo Finelli nel 1834 e da questi a Uberto Visconti <strong>di</strong> Modrone, l’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong>venne per<br />

la famiglia una costante fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to per tutto il secolo, e fu anche ampiamente<br />

rimaneggiato soprattutto negli interni. All’inizio del XX secolo, Giuseppe Visconti <strong>di</strong> Modrone<br />

intraprese importanti lavori e<strong>di</strong>lizi sull’intero complesso e<strong>di</strong>lizio, affidandoli ad Alfredo<br />

Campanini (1873-1926). Danneggiato nel 1943, soprattutto nell’ala verso via Ronchetti, il<br />

palazzo è oggi <strong>di</strong>viso tra uffici e abitazioni, ma gli ambienti interni sono stati conservati in<br />

buono stato, specialmente lo scalone d’onore e il salone da ballo decorato con affreschi<br />

neorococò.<br />

Gavazzi Nizzola, S., Magni, M., Persistenze del gusto settecentesco nella decorazione lombarda<br />

dell’Ottocento e Novecento: i Turri <strong>di</strong> Legnano, “Arte Lombarda”, 58-59 (1981), pp. 58-59;<br />

Mascione, M., Palazzo Bolagnos Viani Visconti <strong>di</strong> Modrone a <strong>Milano</strong>, “Arte Lombarda”, 2 (2000),<br />

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