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03_Porta Orientale.pdf - Comune di Milano

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Quattrocento. Passato in seguito al marchese Gerolamo Pallavicino, vescovo <strong>di</strong> Novara e poi<br />

agli Sforza <strong>di</strong> Santa Fiora, dopo il matrimonio <strong>di</strong> Luigia Pallavicino con uno dei membri <strong>di</strong> quella<br />

famiglia, fu acquistato dal gran cancelliere dello Stato <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, Francesco Taverna, nel 1552.<br />

Il palazzo rimase ai Taverna fino al 1718. Dei lavori cinquecenteschi <strong>di</strong> ammodernamento resta<br />

oggi unica testimonianza il cortile. Dopo la morte <strong>di</strong> Francesco Matteo Taverna senza ere<strong>di</strong>,<br />

l’e<strong>di</strong>ficio passò al fisco che lo vendette, e nel 1731 il palazzo <strong>di</strong>venne proprietà del conte<br />

Gesualdo Lambertenghi che vi apportò notevoli mo<strong>di</strong>fiche, aggiungendo fra l’altro al corpo<br />

centrale, due ali laterali. Nel 1775, ci fu la ven<strong>di</strong>ta dell’e<strong>di</strong>ficio al ramo pavese della famiglia<br />

degli Isimbar<strong>di</strong>, che detennero la proprietà fino al XX secolo. Lavori ra<strong>di</strong>cali <strong>di</strong> ristrutturazione<br />

furono apportati soprattutto da Pietro Isimbar<strong>di</strong>, quali il rifacimento completo della facciata<br />

verso il giar<strong>di</strong>no affidata a Giacomo Tazzini (1785-1861) e degli interni, con l’e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong><br />

uno scalone d’onore a tre rampe che immetteva nello sfarzoso piano nobile. Nel 1918, gli ere<strong>di</strong><br />

del ramo estinto degli Isimbar<strong>di</strong> vendettero il palazzo all’industriale Franco Tosi. Nel 1935<br />

infine, l’e<strong>di</strong>ficio fu ceduto all’amministrazione provinciale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />

Fumagalli, E., Il cortile nella casa già Pozzobonelli e Isimbar<strong>di</strong> a <strong>Milano</strong>, “Arte italiana<br />

decorativa e industriale”, 12 (1895), pp. 96-97; Solmi, Giorgio, La nuova sede<br />

dell'Amministrazione provinciale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, "<strong>Milano</strong>", marzo 1941, pp. 139-148; II palazzo<br />

lsimbar<strong>di</strong> sede <strong>di</strong> rappresentanza della Provincia, Amministrazione provinciale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, <strong>Milano</strong><br />

1952; Ronchi, M., I <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> G. C. Procaccini a Palazzo Isimbar<strong>di</strong>, “Città <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>”, 1 (1963);<br />

Stefani, Stefania, Il palazzo lsimbar<strong>di</strong> ieri, oggi nell'arte e nella storia, in Palazzo lsimbar<strong>di</strong>; la<br />

sede del Consiglio provinciale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, <strong>Milano</strong> 1964; Celona, Toti et al., Palazzo lsimbar<strong>di</strong>,<br />

<strong>Milano</strong> 1980; Bagatti Valsecchi, Pierfausto, Le vicende architettoniche <strong>di</strong> palazzo Isimbar<strong>di</strong>; in<br />

Provincia <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>. La sede, il patrimonio artistico, <strong>Milano</strong> 1988; Breve guida alla visita <strong>di</strong><br />

palazzo Isimbar<strong>di</strong>, <strong>Milano</strong>, 1995; Bologna, Giulia, Palazzo Isimbar<strong>di</strong> o della Provincia, in <strong>Milano</strong><br />

nei palazzi privati cortili giar<strong>di</strong>ni salotti, a cura <strong>di</strong> Roberta Cordani, <strong>Milano</strong> 20<strong>03</strong>, pp. 172-175.<br />

Bascapé 1945, pp. 350-353; Mezzanotte-Bascapé 1948 pp. 1012-1015; Bascapé-Perogalli<br />

1964, p. 219; Farina-Grimol<strong>di</strong> 1973, pp. 66, 210; Mazzotta Buratti 1976, pp. 97-98; Perogalli<br />

1985, pp. 62-62; Touring 1985, p. 329; Zucchi 1989, pp. 152-153; Di Castri 1994, 88-91;<br />

Negri 1998, pp. 180-187; Ley<strong>di</strong> 1999, p. 39.<br />

97) Casa Manzoni<br />

(<strong>di</strong>strutta)<br />

via Visconti <strong>di</strong> Modrone 16<br />

Situata nell’antica contrada <strong>di</strong> S. Damiano, completamente sconvolta dall’interramento del<br />

Naviglio, dalla guerra che ha <strong>di</strong>strutto molti antichi e<strong>di</strong>fici e dalla speculazione e<strong>di</strong>lizia che ha<br />

occupato le aree dei giar<strong>di</strong>ni sul fossato, la modesta casa in cui vide la luce Alessandro Manzoni<br />

il 15 marzo 1785, conservata anche dopo i danni bellici in quanto <strong>di</strong>chiarata monumento<br />

nazionale, fu infine demolita alla fine degli anni Cinquanta.<br />

“L’Europeo”, 46 (1952); Mezzanotte-Bascapé 1948, ed. 1968, p. 518; Bombe sulla città 2004,<br />

pp. 306-307.<br />

98) Casa Sacchi<br />

corso Monforte 26<br />

“La Descrizione <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> del 1841 informa che al vecchio n. 278 della contrada <strong>di</strong> S. Damiano<br />

si apriva il famoso giar<strong>di</strong>no del dott. Giuseppe Sacchi, "giar<strong>di</strong>no unico nel suo genere con 5000<br />

camelie l’una dall’altra <strong>di</strong>verse." . [Mezzanotte-Bascapé, ed. 1968, p. 518]”<br />

Cavaleri 1798; Pirovano 1822, p. 282; Nuova guida numerica… 1839; Manuale <strong>di</strong> raffronto…<br />

1866.<br />

Mezzanotte-Bascapé 1948, ed. 1968, p. 518.<br />

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