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Newsletter 3 - Bioenergetica e società

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C E N T R O S T U D I D I P S I C O T E R A P I AIncontro con la bioenergetica. L’esperienza diRiomaggiore ...segue da pag.1Credo che il bisogno di esser capiti “senzaparole”, che a volte sperimentiamo, venga daquel tempo lontano in cui non avevamodavvero le parole per esprimere il nostrobisogno e dipendevamo totalmente dallacapacità di comprensione “senza parole”dell’altro. La comunicazione bioenergetica èuna risposta a quel lontano bisogno epercepire nell’altro quest’intenzione di“capire senza parole” da risposta a quelpiccolo essere che alberga in noi.Terminerei con un ultimo elementoesperienziale bioenergetico che consideroconsequenziale ai precedenti: la scoperta delcorpo non come fardello, impedimento onemico, ma come un alleato.Questo arricchisce enormemente l’esperienzadi potersi “fidare” dei propri vissuti edemozioni, che costituisce uno dei capisaldidell’analisi. La arricchisce perché le dàfondamento e sostegno.Credo che molte analisi o momenti analiticisiano esperienze tristi, perché ladisattenzione al corpo “in carne e ossa”limita e soffoca la vitalità della relazioneterapeutica. Il corpo non è solo l’ultimaspiaggia in cui si arenano molti percorsi divita e di conoscenza, il corpo è anche il sacrorecinto e custode della nostra intimità piùriposta. Proprio perché, come ogni “luogo”sacro, sfugge e si chiude, se lo forziamo conla ragione.Gregory Bateson, verso la fine dei suoigiorni, scrisse con la figlia Mary Catherine illibro “Dove gli angeli esitano”. In queltempo, lui, che così brillantemente avevadato avvio a un’epistemologia della mente edella comunicazione, riconosceva lalimitazione della ragione nell’accostarsi alsenso del sacro, davanti al quale “anche gliangeli esitano”. Mentre finiva i suoi giorni“in compagnia” del cancro, lui, uomo senzapregiudizi, appassionato e curioso, sentì chelo facevano star meglio le conversazioni conuna vecchia santona che le cure dei medici.Aveva un atteggiamento corporeo aperto esemplice, come il suo modo di andareincontro a lontane culture, esseri umanidistrutti dalla guerra e animali, sempre con ildesiderio di imparare. Senza difficoltàammise di non aver trovato il modo disuperare quel limite. Voglio ricordarlo quiperché l’esperienza bioenergetica sembra siaindicare la soglia del sacro, cioè il nostrocorpo, a partire dall’esperienza preverbale,sia il modo prudente e rispettoso di cui ilsacro ha bisogno per disvelarsi alla nostracoscienza. L’esperienza di Riomaggiore èstato un gustoso e prolungato assaggio di unparticolare ambiente per coloro che siaccostavano ad esso per la prima volta. Soche alcuni dei partecipanti sorriderannoripensando alle leccornie di cui era ricco ilbuffet, ma non è di questo che sto parlando.Preferisco parlare di ambiente, non perché lepersone e le relazioni che gli danno vita nonabbiano importanza, ma perché è come se lerelazioni, che solitamente si evidenzianoattraverso la comunicazione verbale, sifacessero da parte per dar spazio a un mezzocomunicativo diffuso in cui ciascuno puòritrovare il modo del bambino o dell’animaledi percepirsi e muoversi in mezzo agli altri.Quando questo, come a Riomaggiore, sirealizza, allora forse riusciamo, per un po’, afarci addomesticare e condurre dal nostrocorpo, ritrovando e magari anche donandocalore e conforto.L’esperienza delcontatto. Report dellapresentazione di Riomaggioredi Nicoletta CinottiReich ipotizzò che il contatto e il ritiro dalcontatto fossero i due movimenti di base, siadal punto di vista psichico che biologico.Questa idea nasceva dall’osservazione che lavita si muove verso il piacere e si ritira econtrae in condizioni di dolore. Esperienzedolorose croniche possono formare unacorazza che rende difficile muoversi verso ilcontatto. Come dimostravano le sue amebe,il contatto è una esperienza che ha caratteredi simultaneità. Le amebe si muovonosimultaneamente l’una verso l’altra e siritirano simultaneamente l’una dall’altra. Daqui l’idea che ogni fenomeno vivente -essendo tutti gli esseri viventi delle unitàorganismiche - rispondano al criteriodell’oscillazione tra contatto e ritiro. Oggi cirendiamo conto che i fenomeni legati almondo vivente sono fenomenicontemporanei e non sequenziali, comehanno dimostrato Varela e Maturana nelleloro ricerche (Maturana, Varela 1980)Quando siamo capaci di avvicinarci eallontanarci liberamente, protenderci eritirarci senza essere trattenuti dalle nostre“corazze”, siamo in grado di autoregolarci.L'integrazione fornita dall'autoregolazioneviene percepita come un senso di benesserein noi stessi o nelle nostre relazioni, un sensodi vitalità e soprattutto una percezione disignificato. L’autoregolazione nasce da unaesperienza riuscita di regolazione interattivae non viceversa (Schore 2003). Ecco perchè ècosì fondamentale lavorare sul contatto. Noisiamo disponibili a livelli diversi di contatto.In genere tolleriamo un contatto superficialecon tutti. Mano a mano che il contattodiventa più intimo emergono “gusti” e“intolleranze” . Quando sperimentiamo uncontatto intimo ci sentiamo gratificati,sorridiamo, ci rilassiamo. Dentro di noirisuona un “bene”. Un bene che, perchè siapieno, richiede che sia condiviso. Noirispondiamo all’attivazione relazionale edemotiva, con una valutazione primitiva,chepuò assomigliare ad un “bene” o “male”, aseconda della qualità globale dellaconfigurazione percettiva ed emotiva. Da quispesso parte una reazione, che ripetemodalità conosciute, ma non sempreadeguate, di risposta. Queste modalità hannouna emozione di base che attribuisce unsignificato “non conscio” agli eventi.Lavorando sulla “corazza”, sul corpo,facilitiamo due tipi di processi:I. rallentiamo la reazione e perciòaumentiamo la consapevolezza;II.manteniamo il contatto con il momentopresente. Potremmo così scoprire che larisposta attuale è diversa da quellapassata.Questo è il lavoro sulla self-awareness nelcontatto. L’elemento cardine del processo diautoregolazione. Il contatto è una esperienzatrans-modale. Mette insieme diversi registrisensoriali. Mette insieme il nostro senso di sè.E il nostro senso dell’altro. Ci permette di“sentirci insieme”, con noi stessi e con glialtri. Il contatto quindi modula sia l’intimitàcon noi stessi che con gli altri. Quando siamoin contatto sperimentiamo “sintonia”Una ripetizione della primitiva sintonia conla madre. (E questo a volte può complicare lecose). Una ripetizione della primitivasintonia con l’ambiente sociale e naturale (Equesto a volte può complicare le cose).Questa qualità di contatto condiviso richiedepercezione di sè, dell’altro, del gruppo edell’ambiente. La capacità di modularedistanza e vicinanza, tollerando le inevitabilifrustrazioni.Riassumendo possiamo dire che gli“organizzatori” del contatto sono:I. la corazza che regola distanza evicinanza;II.III.IV.il piacere vs. dolore, che regoladistanza e vicinanza, in una alternanzatra espansione e ritiro riparativo. Unaalternanza che in condizioni di salute èun fluire dinamico da un polo all’altro;il grounding che regola il contatto conla realtà, interna ed esterna,il respiro che regola il sentire. Sentire inA.B. significa sentire le emozioni.Questi “organizzatori” modulano e regolanola percezione corporea ed emotiva e, quindi,il contatto con noi stessi, con gli altri, con lacomunità e con l’ambiente. Concludiamolasciando la parola a Lowen:“Entrare incontatto è il processo che mette in grado dipercepire la rigidità e le tensioni che bloccano ilflusso dell’eccitazione e del sentire. Solo avendo lapercezione di una tensione la si può eliminare”Segue pag.32www.bioenergeticaesocieta.it

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