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Ragione e pratica sociale: l'inferenzialismo di Robert Brandom 1

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Dummett, è un esempio <strong>di</strong> risposta positiva a questa domanda. Making it explixit è un testoaltamente sistematico. A volte l'architettura soffoca l'argomentazione, per i continui riman<strong>di</strong> aicapitoli successivi e alla struttura del lavoro che, invece <strong>di</strong> aiutare il lettore, hanno spesso l'effetto<strong>di</strong> appesantire la trama. Ma, con una certa dose pazienza, l'esplorazione <strong>di</strong> questa architettura puòdare buoni frutti. Viene facile fare una analogia con i libri altamente architettonici della filosofiaclassica tedesca da Kant a Hegel, non a caso spesso citati e <strong>di</strong>scussi insieme a Frege. Ilriferimento a Kant è ormai un richiamo quasi inevitabile nella filosofia analitica angloamericanadopo The Bounds of Sense <strong>di</strong> Peter F. Strawson e soprattutto dopo Mind and the World <strong>di</strong>John McDowell (che propone il suo testo come un prolegomeno alla Phänomenologie desGeistes). Il richiamo a Hegel si situa nella generale corrente favorevole all'idealismo che albergaall'Università <strong>di</strong> Pittsburgh, dove lavora anche Nicholas Rescher 5 , che <strong>di</strong> un ritorno all'idealismoè stato parziale fautore. Nello stesso tempo viene dato ampio spazio a Wittgenstein, il filosofopiù asistematico per eccellenza. Ma <strong>di</strong> Wittgenstein <strong>Brandom</strong> non prende l'aspetto asistematico eantifondazionalistico; al contrario il suo obiettivo è dare sistematicità ad alcune idee <strong>di</strong>Wittgenstein.A partire da questi riferimenti storici, la riflessione filosofica viene filtrata attraversoalcune intuizioni essenziali <strong>di</strong> Wilfrid Sellars, filosofo pragmatista e fonte <strong>di</strong> ispirazioneprincipale del libro, e dello stesso titolo. Il titolo richiama infatti il “metodo socratico” <strong>di</strong>Sellars, cioè quel metodo che “serve allo scopo <strong>di</strong> rendere esplicite le regole che abbiamoadottato per il pensiero e l'azione” 6 . Forse è il caso <strong>di</strong> ricordare che Sellars è, tra tutti gli autoristatunitensi, quello che più ampiamente si rifà a Kant, anzi, quello il cui scopo esplicito era«spostare la filosofia analitica dalla fase humeana alla fase kantiana». Kant, Frege e Wittgensteinvengono così filtrati attraverso la lettura <strong>di</strong> Sellars; e in particolare i “giochi linguistici” <strong>di</strong>Wittgenstein vengono in parte abbandonati a favore della centralità del “gioco <strong>di</strong> chiedere e dareragioni”, che è il vero segno della razionalità e del linguaggio.Oltre a Dummett (che è presente <strong>di</strong>etro gran parte delle analisi de<strong>di</strong>cate all'inferenza e allasostitutibilità) e David Lewis (che fornisce a <strong>Brandom</strong> l'idea dello scorekeeping) i due autoricontemporanei che hanno forse esercitato un'influenza più profonda sul pensiero <strong>di</strong> <strong>Brandom</strong>sono John McDowell e Charles Chastain. Chastain fornisce a <strong>Brandom</strong> l'idea che la rigi<strong>di</strong>tà(concetto introdotto da Kripke e Kaplan per denotare il comportamento <strong>di</strong> nomi propri e in<strong>di</strong>caliin contesti modali) può essere compresa come un fenomeno basato sull'anafora; e il temadell'anafora <strong>di</strong>viene una parte centrale del libro, fino a <strong>di</strong>ventare l'ossatura del capitolo in cui<strong>Brandom</strong> arriva a una definizione pragmatica della nozione <strong>di</strong> oggettività. L'influenza <strong>di</strong>McDowell è più vasta ed emerge nelle interpretazioni <strong>di</strong> Wittgenstein e nella <strong>di</strong>scussione sullanormatività: ciò non vuol <strong>di</strong>re che McDowell e Brandon la pensino allo stesso modo; ma il tipo<strong>di</strong> problemi toccato e la <strong>di</strong>rezione presa hanno molto in comune.<strong>Brandom</strong> è allievo <strong>di</strong> Richard Rorty, che - con Philosophy and the Mirror of Nature - habasato la sua fortuna filosofica sulla critica alla centralità del concetto <strong>di</strong> rappresentazione infilosofia. Questo è uno dei temi principali del lavoro <strong>di</strong> <strong>Brandom</strong> che tenta una ricostruzionedella semantica senza usare il concetto <strong>di</strong> rappresentazione come primitivo. Il ruolo <strong>di</strong> concettoprimitivo fondamentale viene assegnato al concetto <strong>di</strong> inferenza, che servirà da base per costruirealla fine i concetti <strong>di</strong> verità, denotazione e riferimento. Ne nasce un progetto sistematico cheviene svolto in due passi: 1) una semantica inferenziale basata su una pragmatica normativadefinisce il contenuto concettuale in termini <strong>di</strong> articolazione inferenziale 2) una estensione <strong>di</strong>questa impostazione fino a includere la spiegazione dei concetti <strong>di</strong> rappresentazione e <strong>di</strong>oggettività.La strategia che caratterizza il libro è quella <strong>di</strong> mostrare il passaggio dall'implicitoall'esplicito; il primo passo è mostrare questo passaggio per quanto riguarda il linguaggio ingenerale. La <strong>di</strong>mensione normativa del linguaggio viene istituita dalla <strong>pratica</strong> <strong>sociale</strong> e non èriducibile a un'analisi meramente descrittiva; gli atti linguistici, in particolare l'asserzione, sonospiegati nei termini degli impegni e dei <strong>di</strong>ritti 7 che essi implicitamente comportano. Comerendere esplicita questa struttura <strong>di</strong> impegni e <strong>di</strong>ritti che caratterizza la <strong>pratica</strong> linguistica come567

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