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Ragione e pratica sociale: l'inferenzialismo di Robert Brandom 1

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tutto in or<strong>di</strong>ne come sono» (una eco <strong>di</strong> Wittgenstein?). Solo che “vero” ha un valoreespressivo, non esplicativo: considerare un asserto vero significa adottare un atteggiamentonormativo, assumere l'asserto e quin<strong>di</strong> riconoscere un impegno. E <strong>di</strong>re che qualcosa è vero èascrivere una proprietà oggettiva; solo che non è la proprietà “verità” che si attribuisce a unasserto, bensì la proprietà oggettiva che si pre<strong>di</strong>ca del contenuto dell'asserto.La nostra capacità <strong>di</strong> asserire come vero, ma anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere se qualcosa è vero o falsoaiuta a capire il carattere prospettico dei contenuti concettuali: questi possono essere specificatisolo da un punto <strong>di</strong> vista (come ricorda l'analisi riportata al punto precedente sulla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>prospettiva tra chi ascrive una credenza e il soggetto della credenza). Ma è proprio conl'emergere <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista che ci si forma l'idea <strong>di</strong> un mondo comune su cui i punti <strong>di</strong>vista vertono, <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> fatti su cui i <strong>di</strong>versi punti <strong>di</strong> vista possono essere oggettivamenteveri o falsi. L'oggettività <strong>di</strong>viene così un aspetto strutturale della forma <strong>sociale</strong> e prospettica deicontenuti concettuali, cioè l'oggettività è un tratto della struttura della intersoggettività <strong>di</strong>scorsiva.Questo non comporta identificare la verità con ciò che è ritenuto vero da tutti i membri <strong>di</strong> unacomunità. Ciò che è con<strong>di</strong>viso da tutte le prospettive è che c'è una <strong>di</strong>fferenza tra la correttaapplicazione <strong>di</strong> una regola e un mero “ritenere corretto”; in estrema sintesi si può <strong>di</strong>re che ciòche è con<strong>di</strong>viso è la struttura, non il contenuto.Un lavoro così complesso non può non dare a<strong>di</strong>to a dubbi e problemi. Ne presento quitre su cui è utile fare attenzione per decidere quali parti del progetto <strong>di</strong> <strong>Brandom</strong> sono daaccettare, da abbandonare o da riformulare ( e su cosa comportano queste <strong>di</strong>fferenti scelte).Ammesso che il libro riesca a dare una idea <strong>di</strong> come si possa arrivare al concetto <strong>di</strong>oggettività e <strong>di</strong> verità senza passare per un teoria referenzialista ingenua (la visione agostinianadel linguaggio criticata da Wittgenstein), non è però detto che la strada inferenzialista sia lamigliore o l'unica possibile o sia comunque necessaria. La critica <strong>di</strong> <strong>Brandom</strong> all'idea <strong>di</strong> relazionisemantiche primitive tra parole e elementi extralinguistici colpisce infatti solo le versioni“ingenue” del referenzialismo o delle teorie corrispondentiste del significato (come avevaappunto fatto a suo tempo Wittgenstein), ma non colpisce le forme più sofisticate. E' inoltreanche <strong>pratica</strong>bile una visione interme<strong>di</strong>a che accetti come primitivi sia il concetto <strong>di</strong>rappresentazione sia quello <strong>di</strong> inferenza (una ipotesi accennata da <strong>Brandom</strong> stesso in una nota).Queste due possibilità mostrano che l'argomento dalla critica al referenzialismo alla necessità oanche alla accettabilità del<strong>l'inferenzialismo</strong> non ha quella forza che <strong>Brandom</strong> vuole attribuirgli.Se questo è vero la analisi del contenuto empirico in termini inferenziali presentata da <strong>Brandom</strong> èpassibile <strong>di</strong> una profonda revisione. 16Se il significato <strong>di</strong> ogni enunciato è l'insieme <strong>di</strong> tutte le premesse e conseguenzepossibili, allora <strong>di</strong>fficilmente due persone, con un insieme <strong>di</strong> conoscenze e credenze <strong>di</strong>fferenti,possono attribuire gli stessi significati a un enunciato; è il problema classico dell'olismo <strong>di</strong>ispirazione quineana, denunciato a suo tempo da Dummett e più recentemente da Jerry Fodor eErnest Lepore 17 . Una tale visione è palesemente passibile <strong>di</strong> rendere la comunicazione del tuttoimpossibile: nessuno con<strong>di</strong>viderebbe il significato delle parole perché nessuno con<strong>di</strong>vide tutte lepossibili inferenze; quin<strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi avrebbe un suo i<strong>di</strong>oletto, con il suo insiemei<strong>di</strong>osincratico <strong>di</strong> inferenze, e sarebbe impossibile un accordo o un <strong>di</strong>saccordo sul significato,cosa che renderebbe assolutamente vana la teoria proposta. <strong>Brandom</strong> se ne rende senz'altroconto e tenta alcune risposte che non sono però abbastanza elaborate da poter convincere. Dauna parte è necessario avere insiemi <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> credenze, altrimenti la comunicazione nonporterebbe alcunchè <strong>di</strong> nuovo. D'altra parte i contenuti concettuali non sono chiusi nel mondosoggettivo dell'i<strong>di</strong>oletto del parlante, ma «si possono genuinamente con<strong>di</strong>videre». Il problema èche i contenuti concettuali sono insiemi <strong>di</strong> inferenze possibili e ciascuno <strong>di</strong> noi ha la suaprospettiva sull'insieme <strong>di</strong> inferenze possibili. La risposta è che con<strong>di</strong>verede contenuti comportala capacità <strong>di</strong> padroneggiare un sistema <strong>di</strong> prospettive. Ma, a meno <strong>di</strong> specificare questa capacità,la proposta allude a una complessità tale da rendere impossibile una vera e propria teoria delsignificato con<strong>di</strong>viso.La teoria inferenzialista <strong>di</strong> <strong>Brandom</strong> è una teoria del significato; ma una teoria delsignificato deve dare una spiegazione della comprensione del significato, della competenza1617

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