18<strong>obiettivo</strong> TUTELAsostegno psicologicoLa solidarietà per ricominciare a sperare:i segni divini e la sicurezza della scienzaIl dolore degli altri è il tuo. Ed è diventato la tua ricchezza. Hai deciso di continuare.Ogni sasso che mi togli lo rimetterò. Se la casa cadrà del tutto la ricostruirò pezzo per pezzo. Più forte di sempre.Se il tuo lavoro ha perso senso ne farai un altro che avrà significato. Io ci sarò. Durerà un mese due tre. Ma ci sarò. Finiràil terremoto, in estate in autunno o l’estate prossima. Ma non andrò via neanche questa volta.Aspetterò paziente e se quello che avrò ricostruito cadrà ancora lo tirerò su di nuovo. Un'altra volta. Fin quando ci sarò.Fino a che starà in piedi contro ogni volontà.(da un nostro amico abruzzese - www.terranera.net)Il terremoto che ha colpito la nostra terra ultimamente eche ancora si fa sentire con scosse per fortuna semprepiù piccole, ci ha in qualche modo disorientato, annichilito:molte persone sono morte, altre hanno perso la casa, gliaffetti, il lavoro. Sapere che molte persone ancora vivono incondizioni precarie ancora ci sconcerta e ci angoscia, tantointenso è stato il fenomeno e minaccioso.A distanza di giorni, la domanda che tutti noi ci facciamoè: ma potevamo prevederloe salvare cosìdelle vite umane? Cosadobbiamo fare sedovesse succedere dinuovo?Sono domande antiche,che cercano spiegazioniladdove forsenon ce ne sono.Per secoli l’essere u-mano si è interrogatosul terremoto: fra ipopoli primitivi era consideratoun segno infausto per scongiurare il quale indovinie sacerdoti stabilivano penitenze e sacrifici. Nell’antichità sicercava di dare anche un’interpretazione “logica” al fenomenobasata su criteri astronomici legati all’origine dellaTerra e del Cosmo intero.Molti miti e credenze popolari si sono create intorno al “terremoto”,alcune molto curiose come per esempio un’anticaleggenda indù che racconta di otto possenti elefanti che sorreggonola terra. Quando uno di questi enormi elefanti sistanca, scuote la testa e provoca il movimento della terra!Col passare dei secoli, il significato del terremoto è statosempre più associato ai rapporti tra divinità ed esseriumani. In un’antica tribù peruviana si pensava che spessogli dei passeggiassero sulla terra per contare gli uomini ecosì facendo facevano tremare il suolo.Anche i filosofi greci si sono interrogati molto sul terremoto.Per Aristotele, per esempio, filosofo greco del quarto seco-di Elvira Laccisaglia*, Daniela Pellitteri* e dai nostri amici in Abruzzolo avanti Cristo, i terremoti erano provocati dai venti intrappolatiall’interno della Terra.Con l’avvento del Cristianesimo le cose non sono cambiatemolto, rafforzando il velo di mistero e di magia che accompagnail fenomeno. I terremoti, durante il Cristianesimo,erano visti come la punizione di Dio per il martirio dei santie nel Vangelo si fa spesso ricorso al terremoto come fenomenoche accompagna grandi eventi. Per esempio nell’Apocalisse, l’ultimolibro del NuovoTestamento, Giovanniricorda che all’aperturadel sesto sigillo "...vi fuun violento terremoto...".Anche alla mortedi Gesù, secondo Matteo:"...la terra si scosse,le rocce si spezzarono...".Oggi è la scienza checerca di spiegare ilfenomeno e cosa è possibilefare in caso si verifichi, offrendo spiegazioni alternativea quelle mistiche e religiose.Ma, nonostante i molteplici studi e ricerche, non solo del sottosuoloma anche dell’osservazione lunare, la scienza nonha colmato alcune lacune e ha lasciato aperti molti dubbi.Secondo Giampaolo Giuliani, ricercatore presso ilLaboratorio Nazionale di Fisica del Gran Sasso, che il 24marzo scorso su internet aveva rilasciato un’intervista nellaquale aveva previsto una forte scossa a breve nella zona deL’Aquila, l’attività sismica è strettamente collegata alle fasilunari e osservando la luna si può capire molto riguardo alfenomeno tellurico.All’Istituto di Geofisica e Vulcanologia non la pensano cosìe tramite il Presidente Enzo Boschi ribadiscono che allostato attuale delle conoscenze non è possibile sapere concertezza né la località, né il momento, né tantomeno laforza dell’evento.
<strong>obiettivo</strong> TUTELAsostegno psicologico19L’unica cosa che accomuna scienziati di pensiero diverso èche la vera forma di difesa dai terremoti non sta nelle previsioni,ma nella prevenzione che si traduce nell’applicarenell’edilizia metodi e tecniche antisismiche, certo più costosema che potrebbero alleviare i danni materiali e psichiciche ne derivano.Una prevenzione, che agisce sulla diminuzione del danno,dunque, anche quello psicologico che ne consegue.Infatti la paura, che è una delle emozioni basilari dellanostra vita psichica, indispensabile, se dosata in minimaquantità, per affrontare i problemi quotidiani, può avereeffetti devastanti se esasperata da un evento così imprevedibilecome è il terremoto. In questo caso ha un effetto dirompente,soprattutto perché di colpo distrugge le nostre sicurezzeinterne, riportandoci drasticamente alla realtà, allarealtà concreta che conta i morti, alle immagini delle casedistrutte, alla terra che si apre e che non teme nessuno.Infatti, siamo noi gli unici a temere, siamo noi a renderciconto che di notte ogni movimento ci insospettisce, ci preoccupa,ci allarma rendendoci simili a tutti gli altri.Dal punto di vista teorico sappiamo che la paura entra inazione quando una persona è esposta fisicamente o psicologicamentea qualcosa che considera pericolosa.Sappiamo anche che la paura fa parte delle emozioni dibase che appartengono a ciascuno di noi sin dalla nascitainsieme a rabbia, tristezza, gioia, amore e stupore. E cheimpariamo ad affrontare nelle numerose e variegate esperienzedi vita.All’improvviso ci troviamo a fare i conti con la nostra vulnerabilità:non abbiamo nessuna esperienza del fenomeno,non abbiamo delle risposte precostituite!Il terremoto ci fa scoprire una semplice verità: al contrariodi ciò che quotidianamente siamo portati a credere, nonabbiamo una risposta per tutto, non siamo invincibili. Ilnostro individualismo onnipotente che sembra caratterizzarele nostre relazioni quotidiane, quelle fra colleghi, fraamici, fra parenti, vacilla sotto i colpi del terremoto e ci fa“scoprire” la “vita con gli altri”, insieme nella sorte e nellaricostruzione.Così un’esperienza così forte e “paurosa” come il terremoto,permette a tutti noi di sentirci vicini, nelle emozioni enelle azioni, non più isolati dagli altri, nelle nostre “belle”case, nelle nostre “belle” auto.E tutti noi, vicini o lontani fisicamente dal luogo della tragedia,ci identifichiamo nelle persone colpite e cominciamo adavere paura, paura di quello che potrebbe succedere se“capitasse” a noi, alle nostre famiglie, ai nostri amici, allepersone care.Nella paura collettiva che tutti ci unisce, ritroviamo un vecchiovalore che avevamo dimenticato: la solidarietà.L’amico che ci scrive dalla sua terra di Abruzzo ci descrivebene questo sentimento: persone che condividono lo stessodolore per aver perso i propri cari, le case, il lavoro.Quando tutto sembra perduto basta guardarsi intorno eritrovare un amico che ti abbraccia, ti guarda negli occhi.Succede anche che una persona sconosciuta, che prima dell’eventonon avresti nemmeno salutato, diventi una personacon cui confidarsi, da consolare e dal quale essere consolato.I racconti dopo il terremoto, sono storie tutte uguali nellaperdita, ma proprio per questo importanti per stringersiintorno al dolore e trovare non delle risposte, perché non cene sono, ma per scoprire nuovi modi per andare avanti erimboccarsi le maniche.“Ogni storia è uguale a se stessa. Tutti salvi per miracolo.Non ne puoi più di asciugare le lacrime dei figli o dei vecchie nascondere le tue. La televisione non ti riguarda. Iltuo è un dolore nascosto, perpetuo, senza interruzioni peri consigli degli acquisti. Trovi sempre un altro a cui èandata peggio ed un motivo per rallegrarti. Ma non cisono miracoli”.La solidarietà si vive negli accampamenti, nelle tendopoli,fra i bambini che giocano e che ritrovano, ironia dellasorte, una loro voglia di stare insieme al di là del propriocomputer e dei video giochi, che ora non sono disponibili,e hanno ancora voglia di correre e giocare a palla.E stupisce ancora di più che alla domanda dei giornalistirivolta ad alcuni di questi bambini, se sentono la nostalgiadel loro personal computer o del loro programma preferito,questi bambini possano rispondere, con assoluta schiettezzae sincerità, un fantastico “NO!”, come se avesserodimenticato il terremoto e quelle brutte ore.Quello che percepiscono questi bambini è, secondo noi, unclima antico ma “riscoperto”, un clima di solidarietà, di fratellanza,dove l’affetto e il sostegno molto forte viene trasmessodal gruppo degli adulti, che non sono più soltantomamma e papà (qualcuno li ha persi i genitori!) ma tutti gliadulti delle tendopoli, dei bivacchi notturni. Adulti che liproteggono e li rassicurano in un momento in cui sonovenuti a mancare tutti i punti di riferimento della loro vita,casa, scuola, amicizie. Sono gli adulti che vivono nelle tendopoli,in condizioni di precarietà, ma anche gli adulti chearrivano da fuori, con i soccorsi, a dare sostegno emotivoe a stabilire quel clima di “vicinanza emotiva” che può aiutaremolto per andare avanti!*Psicoterapeute Numero Verde ANMILIl Numero Verde ANMIL800.275050per il Sostegno Psicologicoè a disposizione dei Soci:lunedì e venerdì dalle 10.00 alle 12.00;martedì, mercoledì e giovedìdalle 17.30 alle 20.30.