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Ancora ripida la strada del fuori suolo

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ORTICOLTURA<strong>Ancora</strong> <strong>ripida</strong> <strong>la</strong><strong>strada</strong> <strong>del</strong> <strong>fuori</strong> <strong>suolo</strong>Sistemi di coltivazione meno costosi e facilmente utilizzabili. È quanto chiedono gliorticoltori e floricoltori italiani. Ma questa tecnica mostra, accanto a risultatifavorevoli, anche segni di cedimento. La posizione dei ricercatori di cinque regioniGiuseppe Francesco Sportellina soluzione ad alcuni problemi sultati buoni e a volte persino ottimi per <strong>fuori</strong> <strong>suolo</strong> sembra legata al<strong>la</strong> soluzioneU patologici di origine tellurica, qualità e quantità.di alcune importanti problematiche: studioanche in base al<strong>la</strong> necessità di trovare La lenta evoluzione <strong>del</strong> <strong>fuori</strong> <strong>suolo</strong> in e sviluppo di sistemi di coltivazione conalternative al bromuro di metile. E <strong>la</strong> Italia dipende dal<strong>la</strong> difficoltà di adottare minori costi di investimento; identificazionedi pochi substrati economici egaranzia di una maggiore produttività e sistemi costosi e tecnologicamente moltoredditività <strong>del</strong><strong>la</strong> coltura, grazie alle avanzati. È proprio questa difficoltà che reperibili in loco, da caratterizzare in manieraprecisa, in modo da standardizzarnemigliori rese unitarie. Sono le ragioni spiega sia l'empirismo presente in parecchifondamentali che hanno spinto molti orticoltorie floricoltori italiani a percorrere eterogenea artico<strong>la</strong>zione tecnica e impologiadi contenitore; messa a punto didei sistemi adottati sia l'elevata ed <strong>la</strong> gestione, anche in rapporto al<strong>la</strong> ti-<strong>la</strong> <strong>strada</strong> <strong>del</strong>le colture senza <strong>suolo</strong>. Animaticomunque da una forte tendenza al-effettivi fabbisogni idrici <strong>del</strong><strong>la</strong> colturapiantistica. Una più ampia diffusione <strong>del</strong> metodi oggettivi per <strong>la</strong> definizione deglil'innovazione, parte di questi agricoltorianche al fine di migliorare l'efficienzaha però compiuto solo un pezzo di <strong>strada</strong> e 1) In alto: coltivazione di peperone su <strong>la</strong>na di nell'uso <strong>del</strong>l'acqua; individuazione <strong>del</strong><strong>la</strong>poi rinunciato; numerosi altri inveceroccia, nel Veneto.soluzione nutritiva ottimale nelle condizioniclimatiche tipiche. sono giunti a tagliare il traguardo di ri--COLTURE PROTETTE-N. 3-200221


ORTICOLTURATab. 1 - Superficie investita a senza <strong>suolo</strong> nel Veneto (mq - 2001).Fonte: Veneto Agricoltura.2 - Coltivazione di pomodoro su <strong>la</strong>na di roccia, nelVeneto.Questi, dunque, i limiti, le virtù e leprospettive <strong>del</strong>le colture senza <strong>suolo</strong> inItalia, così come sono scaturiti al convegnonazionale tenutosi recentemente aMo<strong>la</strong> di Bari. L'analisi <strong>del</strong> loro sviluppoin cinque regioni (Veneto, Puglia, Campania,Sardegna e Sicilia) testimonia lecondizioni di debolezza e conferma tuttaviale potenzialità di questa innovazionetecnologica.VenetoNel Veneto, su una superficie destinata acolture protette di circa 2.800 ettari, lecoltivazioni senza <strong>suolo</strong> ne occupanoquasi 112, interessando uno spazio nontrascurabile in tutte le province a eccezionedi quel<strong>la</strong> di Belluno dove non risultanopresenti. La specie più coltivata è <strong>la</strong>frago<strong>la</strong> con oltre 51 ha ubicati in prevalenzanel Veronese (97% <strong>del</strong> totale). Seguonoil pomodoro con quasi 30 ha, ilcetriolo (13), gli ortaggi da taglio (8) e ilpeperone (8) (tab. 1).Negli areali veronesi e veneziani siconcentra quasi il 90% <strong>del</strong>le superfici interessateal senza <strong>suolo</strong>. La provincia diVerona comprende il 70% <strong>del</strong> totale, per<strong>la</strong> forte influenza <strong>del</strong><strong>la</strong> frago<strong>la</strong> e <strong>del</strong> pomodoro.Fra le specie più importanti, ilpomodoro è presente ovunque, cioè insei province, <strong>la</strong> frago<strong>la</strong> e il cetriolo inquattro, mentre ortaggi da taglio e peperonelo sono significativamente in treprovince."Le ragioni che spingono gli agricoltoriVeneti al <strong>fuori</strong> <strong>suolo</strong> - ha affermatoGiovanni Chillemi di 'Veneto Agricoltura'- sono da ricercare nel<strong>la</strong> stanchezza <strong>del</strong>terreno e nel<strong>la</strong> possibilità di migliorare glistandard qualitativi, ampliare il periodo diofferta, recuperare aree margina-li e operare più facilmente in aree sottopostea tute<strong>la</strong> ambientale".Nel<strong>la</strong> fase iniziale il <strong>fuori</strong> <strong>suolo</strong> è statepraticato impiegando le strutture esistenti.In prevalenza si è operato in tunnelfreddi coperti con film p<strong>la</strong>stico tipo coestrusidi ÈVA, di <strong>la</strong>rghezza intorno agli8-9 m, con altezza in gronda di 1,8-2,2 m erapporto di cubatura limitato ai 2,3-2,6mc/mq. In seguito, pur nel<strong>la</strong> consapevolezzadi limitare gli investimenti allostretto indispensabile, gli apprestamentiprotettivi si sono evoluti con risultatimolto positivi. Si è intervenuto su parametriquali l'altezza in gronda aumentataad almeno 3 m, l'apertura <strong>del</strong> colmo, ilrapporto di cubatura portato a circa 3,5mc/mq, <strong>la</strong> copertura con doppio film p<strong>la</strong>sticogonfiato e l'adozione di generatoriad aria calda dotati di fan-jet per consentire<strong>la</strong> coltivazione a ciclo lungo estivo(gennaio-dicembre) ed esaltare <strong>la</strong> naturaleprecocità <strong>del</strong> <strong>fuori</strong> <strong>suolo</strong>.I sistemi di coltivazione impiegati sonodiversi e strettamente legati alle speciecoltivate. Pomodoro, peperone e cetriolosi coltivano su <strong>la</strong>na di roccia (60-3 - Coltivazione di ortaggi da taglio infloating System, nel Veneto.224 - Coltivazione di cetriolo su <strong>la</strong>na di roccia, nel Veneto.COLTURE PROTETTE-N. 3 -2002


ORTICOLTURA10 - Pomodorociliegino su <strong>la</strong>na diroccia, in Campania.8 - Partico<strong>la</strong>re di un sistema di allevamento di pomodorosu <strong>la</strong>na di roccia, in Puglia.9 - Pomodoro su <strong>la</strong>na di roccia in produzione, inPuglia.tati da decenni di monocoltura soprattuttonei tre poli floricoli, e l'aumento <strong>del</strong>numero di aziende create con finanziamentipubblici straordinari. Non a caso leaziende in cui è stata attuata <strong>la</strong> conversioneda coltura tradizionale a senza <strong>suolo</strong>sono quasi esclusivamente floricole,mentre quelle che hanno iniziato l'attivitàcon l'innovativa tecnologia sono aindirizzo orticolo, e in partico<strong>la</strong>re orientaleverso <strong>la</strong> produzione di pomodoro."Probabilmente - ha spiegato Gonnel<strong>la</strong>- ciò si è verificato in risposta agliorientamenti <strong>del</strong> mercato agricolo. Infattiil mercato dei fiori non è più molto remunerativoper le specie tradizionali, ma10 è ancora per <strong>la</strong> coltivazione di nuovespecie come VAnthurium spp., introdottorecentemente nel<strong>la</strong> floricoltura puglieseprotetta e per di più con un sistema dicoltivazione senza <strong>suolo</strong> intrinsecamente2411 - Pomodoro a grappolo rosso su <strong>la</strong>na di roccia,in Campania.legato al<strong>la</strong> specie, quale è l'allevamentoin vaso con drip a ciclo aperto e schiumadi polifenolo come substrato. D'altraparte, coltivazioni orticole come il pomodoro'ciliegino' sono attualmente lepiù redditizie e adeguate alle locali condizioniecoclimatiche, in grado di giustificaregli elevati costi di impianto e gestione<strong>del</strong>le colture senza <strong>suolo</strong>. Da ciòderiva, in primo luogo, il sempre più frequenteabbinamento <strong>del</strong><strong>la</strong> coltivazioneprotetta di pomodoro tipo cherry con letecniche senza <strong>suolo</strong> nel<strong>la</strong> richiesta di finanziamentie, in qualche caso, nel<strong>la</strong>conversione dall'indirizzo floricolo aquello orticolo o misto ortofloricolo".Ramo trainante <strong>del</strong> settore restano comunquele colture da fiore reciso, con34,6 ha (tab. 2). Le specie orticole (tab.3) occupano 18,7 ha e quelle ornamentaliin vaso 12. Le specie più coltivate dei tresettori sono <strong>la</strong> rosa (22 ha), <strong>la</strong> gerbera(7,5) e Anthurìum spp. (3,5) tra le floricole,pomodoro (15 ha) e cetriolo (3) frale orticole, mentre le ornamentali sonovariamente assortite."Come nel 1999 le coltivazioni senza<strong>suolo</strong> continuano a essere in prevalenza aciclo aperto, tranne poche realtà a ciclochiuso. I nuovi impianti possiedono <strong>la</strong>predisposizione al ciclo chiuso con l'eventualitàdi passare al recupero <strong>del</strong><strong>la</strong> soluzionedrenata nel momento in cui <strong>la</strong> gestione<strong>del</strong>l'impianto andrà a regime. Perle orticole è preponderante l'impiego<strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>la</strong>na di roccia, per <strong>la</strong> rosa <strong>la</strong> pozzo<strong>la</strong>na,per <strong>la</strong> gerbera diversi tipi di substrato".CampaniaIn Campania il senza <strong>suolo</strong> vanta maggioretradizione e diffusione nell'ambito<strong>del</strong>le colture floricole, dove si stimanoinvestiti circa 50 ha. Invece <strong>la</strong> superficie aortive si aggira su circa 30 ha, di cui 15 afrago<strong>la</strong>, 13,5 a pomodoro da mensa <strong>del</strong>letipologie tondo liscio e ciliegino, il restoad altre specie."La necessità di individuare un'alternativaseria e redditizia alle continue bromurazioni,necessarie per combattere siapatogeni tellurici responsabili di fusariosi,verticilliosi e radice suberosa sia i nematodi- ha affermato Marco Valerio DelGrosso, agronomo campano esperto <strong>del</strong><strong>la</strong>materia - ha spinto numerosi produttori aprovare il senza <strong>suolo</strong>. Per contribuire afornire valide soluzioni a tali problemil'assessorato all'Agricoltura <strong>del</strong><strong>la</strong> Re-COLTURE PROTETTE-N. 3 - 2


ORTICOLTURA13 - Panoramica di una serra di pomodoro coltivato<strong>fuori</strong><strong>suolo</strong> nel sud <strong>del</strong><strong>la</strong> Sardegna.12 - Coltivazione sopraelevata di frago<strong>la</strong> su miscugliodi torba e perlite, in Campania.gione Campania ha avviato il progetto'Orticoltura ecocompatibile: col<strong>la</strong>udo ediffusione di tecniche di coltivazione<strong>fuori</strong> <strong>suolo</strong> per alcune specie orticole diinteresse regionale'. Il progetto, finanziatocon i fondi comunitari (Pop Campania1994-99 - Misura 4.3.1.) e finalizzato,fra l'altro, al<strong>la</strong> sperimentazione disubstrati reperibili in loco, meno costosi efacilmente smaltibili, ha consentito direalizzare fra il 1999 e il 2000 una rete diundici campi dimostrativi nelle tre provincea maggiore diffusione di orticole inserra, Casetta, Napoli e Salerno. Sul<strong>la</strong>base <strong>del</strong>le esperienze e indagini condottedai Servizi di sviluppo agricolo con l'apportodi esperti <strong>del</strong> comparto, sono statetratte utili indicazioni sullo stato attualedei materiali e <strong>del</strong>le tecniche utilizzatenell'orticoltura senza <strong>suolo</strong>".Le strutture di protezione per il senza<strong>suolo</strong> non sono diverse da quelle utilizzateper le colture in <strong>suolo</strong>, cioè serre freddecon copertura in film p<strong>la</strong>stico. La totalità<strong>del</strong>le aziende utilizza il sistema a cicloaperto, in quanto di più facile gestione.Non mancano tuttavia casi di sistemi conparziale recupero <strong>del</strong> drenato e suoutilizzo su altre specie coltivate su terrenoaziendale. Come substrati, per <strong>la</strong> fra-go<strong>la</strong>si usano torba e perlite in sacchi giàpronti, per le altre ortive vengono adoperatisoprattutto <strong>la</strong>na di roccia e in minorequantità pomice e <strong>la</strong>pillo, talvolta in mi-COLTURE PROTETTE-N. 3-200214 - Pomodoro in fitocel<strong>la</strong> allevato su fibra di Posidoniaoceanica, in Sardegna.15 - Pomodoro allevato in sacco su fibra di Posidoniaoceanica, in Sardegna.sce<strong>la</strong> con torba, perlite o fibra di cocco;su piccole superfici si comincia a fare ricorsoalfloating System."I sistemi di coltivazione senza <strong>suolo</strong>,se opportunamente gestiti, possono esseredefiniti ecocompatibili, in quanto consentonoun uso più razionale di concimi efitofarmaci, l'abolizione <strong>del</strong>le operazionidi bromurazione <strong>del</strong> terreno e un elevatolivello di ottimizzazione <strong>del</strong> processoproduttivo, in termini di qualità e quantità:ad esempio con rese di pomodoro cilieginodi 1550-1560 q/ha (contro i 1.500<strong>del</strong><strong>la</strong> coltivazione su <strong>suolo</strong>), anticipo diuna settimana e migliore qualità. Tuttavialo sviluppo non è molto forte, anzi inalcune aree mostra segni di cedimento.Lo sviluppo <strong>del</strong><strong>la</strong> superficie investita aortive senza <strong>suolo</strong> è limitato in primoluogo dagli elevati costi di investimento16, 17 - Due immagini di impianti per <strong>la</strong> gestione<strong>del</strong><strong>la</strong> soluzione nutritiva utilizzati in provincia diRagusa.nel<strong>la</strong> fase di impianto e dal<strong>la</strong> complessitàdi gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> tecnica. Ad esempio ancoranotevole è l'empirismo nel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione<strong>del</strong>le soluzioni nutritive. È comunqueprevedibile che l'aumento di interessedegli imprenditori agricoli per lecoltivazioni senza <strong>suolo</strong> possa essere legato,fra l'altro, allo studio e allo sviluppodi sistemi di coltivazione con minoricosti di investimento, ad esempio conmaggior uso di substrati reperibili in loco,e all'attuazione di azioni mirate al<strong>la</strong>valorizzazione <strong>del</strong>le produzioni orticoleecocompatibili".SardegnaLa diffusione <strong>del</strong>le colture senza <strong>suolo</strong>in Sardegna a scopi produttivi è iniziatanel<strong>la</strong> seconda metà degli anni '80 con leprime coltivazioni su <strong>la</strong>na di roccia inserra per <strong>la</strong> produzione di pomodoro damensa, volte a trovare in partico<strong>la</strong>re unasoluzione al<strong>la</strong> comparsa di una nuova fusariosi,provocata da Fusarium oxyspo-27


ORTICOLTURA19 LTab. 3 - Descrizione <strong>del</strong>le realtà floricole senza <strong>suolo</strong> monitorate in Puglia (2001).rum f. sp. radicis-lycopersicie difficilmentecontrol<strong>la</strong>bile con le fumigazioni<strong>del</strong> terreno a base di bromuro di metile.All'inizio si applicarono tecniche importatedal Nord Europa, poi <strong>la</strong> tecnica originariaè stata semplificata e resa piùadatta agli areali mediterranei."Tale adeguamento - ha spiegato MicheleSitzia <strong>del</strong>l'Ente regionale di sviluppoe assistenza tecnica in agricoltura -è avvenuto ad opera degli stessi serri-coltori, i quali hanno individuato nuovisubstrati più economici e reperibili in loco,come posidonia, vinaccia e <strong>la</strong>pillovulcanico, e hanno progettato e realizzatoimpianti notevolmente più semplici edeconomici per <strong>la</strong> preparazione e <strong>la</strong> distribuzione<strong>del</strong><strong>la</strong> soluzione nutritiva. Così <strong>la</strong>superficie <strong>del</strong>le ortive senza <strong>suolo</strong> è passatadai 18 ha <strong>del</strong> 1991 ai 51 <strong>del</strong> 1997.Ma questo picco non è stato mantenuto,anzi si sta andando verso un calo a livel-Nelle quattro foto, altrettante tipologie di contenitoriadottati in sistemi di coltivazione senza<strong>suolo</strong> in provincia di Ragusa. Dall'alto albasso: sacelli orizzontali (foto 18), canalette dicemento (foto 19), cassette (foto 20), canalettein polipropilene (foto 21).lo regionale".Infatti un'indagine svolta a giugno2001 dall'Ersat ha censito in Sardegnauna superficie coltivata senza <strong>suolo</strong> per<strong>la</strong> produzione di ortive pari a 31,7 ha, ripartitiin 75 aziende, concentrate soprattutto(85%) in provincia di Cagliari."La specie più coltivata è senza dubbio ilpomodoro da mensa (99%) <strong>del</strong>le tipologietondo liscio, grappolo e insa<strong>la</strong>taro. Pocheaziende coltivano specie diverse, comeanguria e basilico. Il sistema più diffusoè <strong>la</strong> coltivazione in sacco o vaso su fibradi posidonia, per <strong>la</strong> facile reperi-bilità inloco ed economicità e per le buonecaratteristiche fisico-chimiche. Pocheaziende usano fibra di cocco o <strong>la</strong>pillovulcanico da cave locali. 2,5 ha di serresono coltivate con il sistema spagnoloNGS (New Growing System), molto simileall'NFT: solo in questo caso si adottail ciclo chiuso, mentre tutte le altreaziende operano col ciclo aperto. L'impiantisticaper <strong>la</strong> fertirrigazione usata èmolto varia: fra tutti prevalgono i sistemiartigianali ad aspirazione perché economici,robusti e facili da usare".Dall'indagine svolta è scaturito che gliimprenditori operanti col senza <strong>suolo</strong>hanno scelto l'innovativa tecnica spintida diverse motivazioni: <strong>la</strong> soluzione diproblemi fitopatologici, una forte tendenzaall'innovazione, <strong>la</strong> ricerca di unamaggiore produttività."E importante notare che l'età mediadi questi imprenditori è abbastanza alta: il64% è fra 35 e 60 anni, il 30% ne ha28 COLTURE PROTETTE-N. 3 -2002


più di 60 e solo il 6% meno di 30. Questivalori non si discostano dal<strong>la</strong> media generaledei serricoltori sardi e confermacome <strong>la</strong> scelta di questa tecnica di coltivazionenon sia legata al<strong>la</strong> giovane etàdegli imprenditori, ma al<strong>la</strong> ricerca di realisoluzioni per i problemi <strong>del</strong>l'azienda".SiciliaUn interessante esempio di senza <strong>suolo</strong>in Sicilia è <strong>la</strong> fascia costiera <strong>del</strong><strong>la</strong> provinciadi Ragusa, dove è localizzata una<strong>del</strong>le aree serricele (circa 5.000 ha) piùimportanti <strong>del</strong><strong>la</strong> regione. Lo ha presentatoFrancesco Giuffrida <strong>del</strong> Dipartimento diOrtofloroarboricoltura e tecnologieagroalimentari <strong>del</strong>l'Università di Catania."Una recente indagine ha interessato43 aziende orticole o floricole, che praticanoil senza <strong>suolo</strong> su una superficiecomplessiva di 25,84 ha. Tale superficieha ancora una incidenza modesta, inferioreali' 1%, su quel<strong>la</strong> coperta nel territo-COLTURE PROTETTE-N. 3 -2002ORTICOLTURArio considerato. La lenta diffusione deisistemi senza <strong>suolo</strong> è da ricondurre a difficoltàconnesse con l'adozione <strong>del</strong> sistema,al<strong>la</strong> possibilità sia pure ancora perpochi anni di impiegare il bromuro dimetile e alle nuove prospettive offertedall'innesto erbaceo, come ulteriore strumentoper risolvere i problemi legati al<strong>la</strong>stanchezza <strong>del</strong> terreno".Le colture floro-ornamentali senza<strong>suolo</strong> sono più rappresentate di quelle orticolee hanno manifestato un incrementocostante, seppur lieve, <strong>del</strong>le superfici, pariattualmente al 58% di quel<strong>la</strong> complessiva:<strong>la</strong> rosa è <strong>la</strong> più diffusa con circa 8ha, seguono gerbera (4,2), Lilium (1,7),Lisianthus, garofano, vio<strong>la</strong>cciocca e Gypsophi<strong>la</strong>.Fra le ortive è presente quasiesclusivamente il pomodoro con 10,6 ha; ilcetriolo occupa appena 0,25 ha."I risultati <strong>del</strong>lo studio hanno messo inevidenza il ricorso esclusivo ai sistemi dicoltivazione basati sull'impiego di substratisolidi e, nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi,su una gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> soluzione nutritiva aciclo aperto. La possibilità di diffu-sione dei sistemi a ciclo chiuso è ritenutaper il momento piuttosto remota per ledifficoltà di gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> soluzione drenata,in rapporto anche all'elevata conducibilitàelettrica <strong>del</strong>l'acqua impiegataper <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione <strong>del</strong><strong>la</strong> soluzione nutritiva.I substrati maggiormente utilizzati sono il <strong>la</strong>pillo vulcanico, <strong>la</strong> pietra <strong>la</strong>vicafrantumata e l'argil<strong>la</strong> espansa, che insieme interessano oltre il 50% <strong>del</strong><strong>la</strong> superficie destinata ai sistemi di coltivazionesenza <strong>suolo</strong>. Seguono <strong>la</strong>na di roccia, sabbia, fibra di cocco, torba, perlite e varimiscugli. Fra i contenitori i più diffusisono i vasi in p<strong>la</strong>stica, le canaline in polipropilene e quelle in polistirolo. L'elevata variabilità di substrati e contenitoriadottati ha reso più difficoltosa <strong>la</strong> messaa punto di criteri per <strong>la</strong> gestione <strong>del</strong><strong>la</strong> soluzione nutritiva".DL'autore <strong>del</strong>le foto 1-6 è G. Chillemi; quello <strong>del</strong>lefoto 7-9 è M. Gonnel<strong>la</strong>; quello <strong>del</strong>le foto 10-12 è M. V.Del Grosso; quello <strong>del</strong>le foto 13-15 è M. Sitzia;quello <strong>del</strong>le foto 16-21 è E Giuffrida.29

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