12.07.2015 Views

L'INDICATORE MIRANDOLESE - Comune di Mirandola

L'INDICATORE MIRANDOLESE - Comune di Mirandola

L'INDICATORE MIRANDOLESE - Comune di Mirandola

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>di</strong>cembre 2010 · 17educazione Parla il Dirigente Scolastico del “Galilei” <strong>di</strong> <strong>Mirandola</strong>«La scuola non deve emarginare»Sulla rissa in una classe interviene Giuseppe PedrielliLo scorso 19 novembre, in unaclasse prima dell’in<strong>di</strong>rizzo professionaledell’Istituto “Galilei” è accaduto un episo<strong>di</strong>oche la stampa locale ha riportatocon toni a <strong>di</strong>r poco enfatici: “rissa da farwest”, “ennesimo episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> guerrigliascolastica”. Di fatto è successo che aseguito <strong>di</strong> un <strong>di</strong>verbio tra due studenti<strong>di</strong> <strong>di</strong>versa etnia, uno abbia preso unase<strong>di</strong>a per colpire l’antagonista, maabbia invece colpito l’insegnante e altricompagni <strong>di</strong> classe che erano intervenutiper frenarne l’ira. Fatto grave, da nonminimizzare, che però si è “risolto” nelgiro <strong>di</strong> venti minuti con l’intervento delcollaboratore del preside e del coor<strong>di</strong>natore<strong>di</strong> classe che, allontanati i duerei dall’aula, hanno adottato nei loroconfronti i provve<strong>di</strong>menti opportuniinvitando, nel contempo, i rispettivi genitoria venire a scuola al più presto perprelevare i figli in attesa della riunionedel Consiglio <strong>di</strong> classe che dovrà deliberarele sanzioni del caso, così comestabiliscono la legge e il regolamento<strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina dell’istituto. Due ore dopola “conclusione” dell’incidente, un docentea titolo personale ha chiamato lapolizia, che ovviamente non ha trovatoin aula i responsabili del misfatto, eancora più tar<strong>di</strong> lo stesso docente hatelefonato ai giornalisti per esternareil proprio malessere. Se correttamenteanalizzato e contestualizzato l’episo<strong>di</strong>oassume una valenza <strong>di</strong>versa rispetto aquella <strong>di</strong> cui si ha percezione nel leggerela stampa locale: il “caos” non è statototale, bensì limitato ad 1 delle 50 classiche sono presenti nell’Istituto (nellealtre 49 classi le lezioni si sono svolteregolarmente in tutto il corso della mattinata)e i docenti della classe interessatae la <strong>di</strong>rigenza si sono mossi tempestivamenteper “neutralizzare” i due allieviresponsabili dell’accaduto. Sia benchiaro che non si vuol far finta che nullasia successo. Nessuno vuole negare che<strong>di</strong>verbi e colluttazioni accadano taloranelle classi del professionale, dove siincontrano le maggiori problematichepersonali, le più gravi <strong>di</strong>fficoltà sociofamiliari,le più precarie con<strong>di</strong>zioniculturali ed economiche. Tutti sanno chegli istituti professionali raccolgono, <strong>di</strong>norma, i ragazzi più <strong>di</strong>sagiati, ma chefarne? Come considerare l’istruzioneprofessionale? Un luogo dove cercare <strong>di</strong>educare e dare una formazione culturalee professionale ai giovani che per lo piùsono demotivati e/o con <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong>appren<strong>di</strong>mento, rifiutano l’autorità delleistituzioni e hanno stili <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mentopiù votati al fare che al conoscere oun luogo dove ghettizzare il <strong>di</strong>sagio?Un percorso finalizzato all’integrazionedegli stranieri che hanno spesso limitinella conoscenza della lingua italianama che sono <strong>di</strong>sposti a imparare un mestiereper impiegarsi nelle aziende localio un percorso votato ad incrementare lal’opinione<strong>di</strong>spersione scolastica con i conseguentieffetti negativi in termini <strong>di</strong> sicurezzasociale? Credo sia da con<strong>di</strong>videre cheil compito della scuola sia quello <strong>di</strong>educare e <strong>di</strong> formare i giovani e nonabbandonarli a se stessi, o peggio ancoraemarginarli.Rappresentare solo gli episo<strong>di</strong>negativi significa far conoscere un’unicafaccia della medaglia. Perché nonriportare sul giornale anche le vittorie<strong>di</strong> studenti magrebini nelle gare <strong>di</strong>atletica dei campionati studenteschiregionali o i successi <strong>di</strong> studentesserumene nei concorsi professionali <strong>di</strong>moda? Non è anche questo “cronaca”?Il grande sforzo che il “Galilei” sta facendoè <strong>di</strong> educare e formare i giovanipiù “<strong>di</strong>fficili”. Come la stampa localeha più volte correttamente riportato,si stanno sperimentando percorsi <strong>di</strong>«Noi studenti non ci riconosciamonegli articoli dei quoti<strong>di</strong>ani»Gli articoli che la stampa locale hapubblicato il 20 novembre scorso e chehanno fornito, grazie anche alle <strong>di</strong>chiarazioni<strong>di</strong> un docente, un’immaginefosca del “Galilei” come <strong>di</strong> una scuolasenza regole e dove si susseguono«episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> guerriglia scolastica» nonconvincono gli studenti dell’Istitutotecnico industriale. Alcuni <strong>di</strong> loro, <strong>di</strong>una seconda classe del professionaleche tiene le lezioni in un’aula a<strong>di</strong>acentea quella dove sono accaduti ifatti riportati dai giornali, esprimonoil loro rammarico per la visione che sipercepisce: «un covo <strong>di</strong> bulli, <strong>di</strong> bandearmate che scorazzano per la scuola aspargere violenza e terrore». «Noi pensiamoche questo quadro della nostrascuola non sia reale – affermano in coro- ma decisamente ingigantito e negativoe ci chie<strong>di</strong>amo il perché <strong>di</strong> questo. Nonneghiamo che si verifichino a volteepiso<strong>di</strong> <strong>di</strong> maleducazione, <strong>di</strong> mancatorispetto delle regole, <strong>di</strong> intolleranza;ma non fatti <strong>di</strong> tipo criminale. Noncapiamo che vantaggi possa portareuna simile denuncia. Forse qualcheadulto dovrebbe anche riflettere sullesituazioni spesso molto complicate incui vivono molti dei nostri compagni:non tutti a casa hanno rose e viole!Questo non vuole giustificare atteggiamentiviolenti o aggressivi ma a voltesarebbe opportuno cercare anche <strong>di</strong>comprenderli, invece <strong>di</strong> stigmatizzarlisemplicemente».“rieducazione formativa” per coloroche trasgre<strong>di</strong>scono le regole, si attivanopercorsi laboratoriali o in azienda pergli studenti votati all’ingresso precocenel mondo del lavoro. E questo sforzo ècondotto da docenti preparati, <strong>di</strong>sponibili,volenterosi che sacrificano gran partedel loro tempo extra-scolastico (benpoco remunerato da compensi accessorimolto limitati) per dare risposte positiveai giovani, che spesso hanno famigliealle spalle che non li seguono o chene vedono solo i lati migliori – magariaccusando gli altri e la scuola <strong>di</strong> nonsalvaguardare i <strong>di</strong>ritti del proprio figlio,quando proprio questi è il primo a nonosservare le regole. Esistono, poi, anchetra il personale scolastico e gli stessistudenti coloro che mal tollerano lamaleducazione e che quin<strong>di</strong> sono prontiad esternare la propria insod<strong>di</strong>sfazione.Tuttavia l’insegnante è prima <strong>di</strong> tutto uneducatore e come tale dovrebbe porsi in“ascolto attivo” dello studente in <strong>di</strong>fficoltà,portare nella relazione educatival’autorevolezza della figura del padre.Forse non tutti si sentono preparati aquesto impegnativo compito. La scuola,in questa <strong>di</strong>fficile epoca, è caricata <strong>di</strong>sempre maggiori responsabilità ed èpressoché impossibile che essa possacompletare la sua opera senza l’aiutodelle famiglie (quando ci sono), delleistituzioni e delle associazioni locali.Per <strong>di</strong>scutere degli importanti problemi<strong>di</strong> educazione e integrazione, <strong>di</strong>formazione e occupazione, il “Galilei”ha organizzato un’apposita iniziativalo scorso 26 novembre presso la SalaGranda del Municipio <strong>di</strong> <strong>Mirandola</strong>che ha visto partecipi le forze sociali ele istituzioni locali, il Vescovo <strong>di</strong> Carpie l’Assessore regionale alla scuola. Unmodo per affrontare concretamente ilpresente e costruire positivamente ilfuturo, magari anche con l’aiuto deime<strong>di</strong>a.Giu s e p p e Pe d r i e l l iDir i g e n t e ISS “Ga l i l e i” Mi r a n d o l al’intervento«Ma la colpanon èdella Scuola»Di chi èla colpa dellescazzottate,delle risse,delle seggiolerotte?I ragazzi <strong>di</strong>14/16 annisono a rischio?Perchéalcuni<strong>di</strong> loro sicomportanoda violenti?Certo non èla scuola che li fa <strong>di</strong>ventare tali! Entranoal mattino in classe portandosi da fuoritanta rabbia in corpo e tanto bisogno <strong>di</strong>liberare la loro insod<strong>di</strong>sfazione. Cosa nesappiamo <strong>di</strong> come si comportano a casa,per la strada, nei luoghi <strong>di</strong> ritrovo? Ilproblema <strong>di</strong>venta macroscopico nell’ambientescolastico dove si concentrano icasi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio amplificati dalle ore <strong>di</strong>permanenza in uno stesso spazio e dalpoco interesse. Già dalla primaverascorsa, proprio per rispondere a questasituazione così grave che impe<strong>di</strong>va siala convivenza scolastica che il regolaresvolgersi delle lezioni, si è intrapreso unpercorso che ha dato risultati positivi.In collaborazione con le Associazionia carattere sociale, la Casa Protetta, laCooperativa “La Zerla”, le Polisportiveè stato iniziato un progetto educativoper i ragazzi incorsi in giorni <strong>di</strong> sospensione,inserendoli in attività <strong>di</strong> lavoro.Per poterlo fare era però necessario,giustamente, l’assenso delle famiglie.Ebbene quelle che hanno accettato sonostate 6, molte altre non si sono nemmenointeressate, ma hanno lasciato perdere!A questo punto, a una società consapevole,potendo contare molto poco sullefamiglie, conviene sostenere il lavoroquoti<strong>di</strong>ano degli insegnanti, valorizzarela scuola e guardare a questi nostri giovanicosì “estremi” ma anche così abbandonati,non con rifiuto ma con rinnovataautorevolezza, fornendo loro esempipositivi a cui riferirsi. I ragazzi <strong>di</strong> 14/16anni (ce ne sono in tutte le scuole) nonsono attrezzati al vivere civile, nonconoscono il rispetto per l’autorità, nonapprezzano lo stu<strong>di</strong>o né la sod<strong>di</strong>sfazionedella conquista culturale personale, senon sono stati precedentemente educatia questo. Piuttosto, anche se fa moltomale, va detto che molti genitori sonorinunciatari, lasciano i figli in balia <strong>di</strong>loro stessi, vivono defilati, nell’ombracome se avessero smarrito il <strong>di</strong>ritto ed ildovere <strong>di</strong> educarli, <strong>di</strong> seguirli nella lorocrescita e questa “assenza” consente latriste deriva dei ragazzi.Lar a Ca v i c c h i o l iAssessore ai Se r v i z ip e r l a Pr o m o z i o n e de l l a Pe r s o n a

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!