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luglio 2009.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode

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Culturale vite di quei ragazzi, le loro esperienze e gli aneddotiche li hanno fatti diventare gli uomini che sonooggi, è stata un’emozione irripetibile.Ci ha spiegato di come i simboli della scuola sianotre: il cannocchiale è il primo, realizzato dagli stessiragazzi, quando, dopo una spiegazione del Maestrosecondo la quale Saturno avrebbe avuto “gli anelli”,gli alunni increduli decisero di costruire, a sua insaputa,un cannocchiale per sperimentare se esistesse realmenteun pianeta con “gli anelli”. Provvedettero a tuttomunendosi di ciò che offriva il bosco ma,mancando la lente, ruppero il microscopio di DonLorenzo; allo scoprire della realizzazione del cannocchiale,il Maestro non si arrabbiò perché gli avevanorotto il microscopio, ma anzi, li elogiò perché avevanoavuto sete del sapere e si erano impegnati per dissetarla.Il secondo simbolo della scuola è il ponte di Lucianino;Luciano era un bambino piccolo piccolo che,avendo 36 mucche nella stalla, diceva: “la scuola saràsempre meglio della merda”. Ogni mattina per raggiungereBarbiana doveva percorreretutta la valle e, raggiunto il fondo,attraversare un torrente, per poirisalirla; Lucianino saltava sui sassie un giorno, con il torrente in piena,cadde nell’acqua e quasi congelò.Così i suoi compagni glimisero una tavola di legno, maquesta, d’inverno, venne spazzatavia dal fiume che sembrava inarrestabile.Don Lorenzo, allora, persuasei ragazzi a studiare l’interacostituzione italiana, a prenderelezione da Sindacalisti, a prepararsidifficili discorsi. Un annodopo infatti i ragazzi si presentaronodavanti al Sindaco di Vicchioche concesse loro un ponte perLuciano, senza troppe complicazioni.Il terzo simbolo di Barbianaè la vetrata della cappella. I ragazzi, dopo aver passatodel tempo in Germania dove impararono la tecnicaper costruire delle vetrate, tornati a Barbiana invitaronoDon Milani a mettere al posto del Cristo inCroce, un disegno di un bambino-studente. Questoinfatti, anche se non è sofferente come Gesù, ha tuttii simboli della religiosità: il vangelo, i sandali, la veste,l’aureola.Fu proprio Don Milani ad adottare il motto “I CARE” letteralmente“m’importa, mi sta a cuore”, in dichiaratacontrapposizione con il detto “me ne frego” fascista, ilquale verrà poi ripreso da numerose organizzazioni religiosee politiche. Questa frase, scritta di suo pugno suun cartello all’ingresso, riassumeva tutte le finalità educativedi una scuola orientata alla presa di coscienzacivile e sociale.Dopo il confronto diretto con larealtà di Don Lorenzo Milani,abbiamo avuto la gioia di festeggiareinsieme la cerimonia dellaDomenica delle Palme, per poidedicarci ad una serata di risatee puro divertimento.Il giorno dopo era arrivato ilmomento di lasciare Massa: nonabbiamo chiuso tutto in una scatoladi ricordi; ogni pensiero, ogniriflessione, ogni momento condivisocon amici e insegnanti ci serviràper affrontare quei numerosiobbiettivi che da Giovani Lasallianici imponiamo di raggiungere.Non è stata solo un’occasione dicrescita spirituale, ma anche unmomento che mi ha permesso diconfrontarmi con gli altri e di riscoprire lati di me chea volte tengo nascosti. Non sono forse riuscita a chiarirei numerosi dubbi che una Giovane Lasalliana siporta dietro ogni giorno, ma è stato un trampolino dilancio per dare sempre di più, arrivare più in alto. Econ questo spirito mi sento pronta a continuare il miopercorso, senza mai cambiare la strada vecchia perla nuova.ÿ30ÿ

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