marzo 2011.pdf - Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode
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PERIODICO GIOVANILE<br />
DI CULTURA E SPORT<br />
Anno XXVI N. 1-2<br />
Marzo 2011<br />
Direttore responsabile<br />
Virginio Mattoccia<br />
Hanno collaborato<br />
a questo numero:<br />
Franco Staino, Chiara Pascazio,<br />
Federico <strong>De</strong> Simone, Alessandro Casiraghi,<br />
V Primaria B, Matteo Tagliatesta,<br />
Giulio Gallotti, Emanuele Costa, V Primaria<br />
A, Letizia Fallani, Riccardo Napoli, Yu Chiao<br />
Xi, Altea Compostella, Elena Palombelli,<br />
Rios Acosta, IV Primaria A , IV Primaria B,<br />
Elisabetta <strong>De</strong>l Monaco, Domenica Camossi,<br />
Augusto Bartolini, Marcello, Zolla, Ernesto<br />
Michieli, Alberto Tornatora, Annalisa<br />
Malatesta, Goffredo Forconi,<br />
Fotografie:<br />
Fr. Emanuele, Virginio, Augusto, Luxardo<br />
Composizione, impaginazione<br />
e prestampa:<br />
SATIZ (gruppo ILTE)<br />
Stampa:<br />
ILTE SpA Moncalieri (TO)<br />
Edizione "Blutime"<br />
Via S. Sebastianello, 3-Roma<br />
Autorizzazione n. 242<br />
del 9 maggio 1986<br />
del Tribunale di Roma<br />
SOMMARIO<br />
Cultura 4<br />
Festeggiamo i 150 anni dell’Unità d’Italia pag. 7<br />
150 anni dall’unità d’Italia pag. 10<br />
E’ bello essere italiani pag. 14<br />
Intervista ai genitori sulla bandiera italiana pag. 18<br />
Alla scoperta del “canto degli italii” pag. 22<br />
Giusti e la poesia dello stivale pag. 24<br />
Il federalismo cattolico di Gioberti pag. 28<br />
Bersaglieri pag. 31<br />
Filippo Buonarroti pag. 32<br />
I Fratelli Bandiera pag. 33<br />
<strong>Giuseppe</strong> Marchetti pag. 34<br />
Carlo Pisacane pag. 35<br />
L’Inno degli Italiani pag. 36<br />
Poesie dedicate al tricolore pag. 42<br />
I Grandi dell’Unità d’Italia pag. 48<br />
I simboli della Patria pag. 52<br />
Nascita dello Stato d’Italia pag. 57<br />
Alcune celebrazioni pag. 108<br />
Copertina: F. Staino, 2011<br />
Distribuito gratuitamente presso il collegio<br />
S. <strong>Giuseppe</strong> - <strong>Istituto</strong> <strong>De</strong> Mérode
ÿ<br />
T<br />
O<br />
R I<br />
T<br />
ORINO<br />
N O<br />
17 <strong>marzo</strong> 1861<br />
4ÿ
Cultura<br />
“Time Out”, che<br />
abbiamo sempre considerato<br />
come “portavoce<br />
delle tante voci”<br />
che si intrecciano nelle<br />
aule del <strong>Collegio</strong>, in<br />
un’occasione come il<br />
150° dell’Unità di Italia<br />
non poteva non diventare<br />
uno spazio di espressione<br />
e di confronto dei nostri<br />
alunni più piccoli e grandi.<br />
Questo numero, riporta<br />
alcuni dei lavori che hanno<br />
iniziato a realizzare gli<br />
alunni dei tre corsi (Elementare,<br />
Medio e Liceo) del <strong>Collegio</strong><br />
S. <strong>Giuseppe</strong>-<strong>Istituto</strong>-<strong>De</strong><br />
<strong>Merode</strong> per i 150 anni dell’Unità<br />
di Italia. Non sono tutti<br />
e non sono completi.<br />
Dopo questa prima verifica si<br />
registra un grande entusiasmo<br />
di tutti verso la Patria, simboleggiato<br />
dai tre colori della Bandiera.<br />
Non è poi tanto vero che<br />
gli Italiani si ricordano dell’Italia<br />
solo nelle partite di calcio che si<br />
vincono.<br />
Anche se ci piace parlarci e sparlarci addosso è<br />
bene vivo l’amore per la Patria, per l’Italia, che in<br />
certi momenti vorremmo più “madre” di tutti e vorremmo<br />
sentire nominata di più dagli Italiani (specialmente<br />
da quelli che hanno responsabilità pubbliche)<br />
nelle parole “Patria, Italia” e non “ Questo<br />
Paese” (sembra che ci sia imbarazzo o vergogna<br />
nel dire “Patria, Italia”).<br />
Un secondo provvisorio bilancio che si può dedurre<br />
da questi lavori è l’interesse mostrato dai ragazzi<br />
nel conoscere la breve e avventurosa vita di Goffredo<br />
Mameli e la storia dell’Inno di Italia. Hanno<br />
capito che per un ideale si può anche morire e<br />
Qualcuno (moltissimi) è morto perché gli altri fossero<br />
UNITI e LIBERI, come riportano le scritte sui fron-<br />
ÿ<br />
toni dei due tempietti ai lati del monumento a Vittorio<br />
Emanuele II: Patriae Unitati - Civium Libertati.<br />
Chi ha voglia e tempo di leggere le fasi di costruzione<br />
del “Vittoriano” (o “Altare della Patria”) vi<br />
potrà scovare tutta la storia patria, le caratteristiche<br />
o “valori” degli Italiani, l’Unità (nel re o nella<br />
Repubblica), la diversità nelle regioni, i confini nei<br />
mari, le radici classiche e cristiane nei bassorilievi,<br />
il valore della libertà, “sì cara”, per la quale si può<br />
scegliere di morire, come testimonia la lampada<br />
perenne sulla tomba del Milite Ignoto.<br />
Gli alunni della classe IV Primaria A sono diventati<br />
tutti poeti ad onore del Tricolore. Nelle loro poesie<br />
ci sarà qualche ripetizione, ma traspare un sincero<br />
orgoglio e affezione alla “bandiera”. I loro<br />
“inni al tricolore” sono meno profondi di quelli dei<br />
“poeti laureati”, ma non meno spontanei e originali:<br />
“E’ una bandiera antica/ma io la sento amica.”<br />
5ÿ
ÿ<br />
Cultura<br />
“Tu sei la mia bandiera/ e quando ti guardo mi<br />
sento fiera.” “Io oggi ti guardo con rispetto,/ mentre<br />
canto l’inno con la mano sul petto.” “ A lei battiamo<br />
le mani / perché siamo felici di essere Italiani.”<br />
“Di essa sono fiero:/ rappresenta uno stato<br />
libero e intero”.<br />
Completa questo fascicolo un lungo “power point”<br />
di fr. Emanuele Costa sul processo di formazione<br />
dell’Unità dal 1815 al 1861: le cinquecento immagini<br />
da lui raccolte sono state ridotte a 150, ma<br />
sufficienti per dare una buona conoscenza del percorso<br />
verso l’unità e conoscere la motivazione della<br />
festa nazionale straordinaria il 17 <strong>marzo</strong> 2011.<br />
BUON 150°, ITALIA!<br />
6ÿ
ÿ<br />
Cultura<br />
Festeggiamo i 150 anni<br />
dell’Unità d’Italia<br />
di Letizia Fallani<br />
In preparazione del 17 <strong>marzo</strong> 201, anniversario<br />
dei 150 anni dell’unificazione dell’Italia, i ragazzi<br />
della VB hanno ripercorso, attraverso letture, proiezioni<br />
e conversazioni, le tappe più importanti della<br />
storia del Risorgimento italiano: dal Congresso di<br />
Vienna, 1815, al 1861, data della proclamazione<br />
del Regno d’Italia, per poi continuare con la presa<br />
di Roma nel 1870, fino alla fine della prima guerra<br />
mondiale, quando si è conclusa l’unificazione di tutti<br />
i territori italiani. L’attenzione poi si è concentrata sulla<br />
figura del giovane Goffredo Mameli autore dell’inno<br />
d’Italia.Ogni ragazzo ha svolto una ricerca su<br />
internet e su alcuni testi di storia.<br />
L’argomento ha suscitato grande interesse provocando<br />
anche il desiderio di conoscere alcuni fatti salienti<br />
e le caratteristiche dei personaggi, protagonisti<br />
delle vicende risorgimentali, così tutti hanno cercato<br />
informazioni su altri giovani patrioti che hanno combattuto<br />
insieme al poeta, animati dagli stessi ideali,<br />
dallo stesso entusiasmo e coraggio e hanno scoperto<br />
che accanto ad un Goffredo Mameli, che combatteva<br />
a 20 anni, c’erano anche bambini, alcuni<br />
della loro età, che hanno imbracciato il fucile<br />
rischiando la vita.<br />
7ÿ
ÿ<br />
Cultura<br />
Festeggiamo i 150 anni dell’Unità d’Italia<br />
8ÿ
ÿ<br />
Capitale: Roma<br />
CARATTERISTICHE<br />
Lingua: italiano<br />
Forma istituzionale: Repubblica<br />
Superficie: 301.201 km 2<br />
Popolazione: 57,800 milioni di abitanti<br />
<strong>De</strong>nsità della popolazione: 196 abitanti per km<br />
Moneta: euro<br />
9ÿ
Cultura<br />
150 anni<br />
dall’Unità d’Italia<br />
A Cura di:<br />
Federico <strong>De</strong> Simone<br />
Chiara Pascazio<br />
Alessandro Casiraghi<br />
Il 17 Marzo 2011 si festeggia il 150°anniversario<br />
dell’Unità d’Italia, un evento nato con l’obiettivo di far<br />
scaturire una riflessione sul nostro senso di appartenenza<br />
al popolo italiano.<br />
Storia<br />
Con la Seconda Guerra d’Indipendenza del 1859 e<br />
con i conseguenti plebisciti del 1860 gran parte dell’Italia<br />
centro-settentrionale si era unita al Regno di Sardegna,<br />
formando il primo nucleo di quello che diventerà<br />
il Regno d’Italia. Prima della famosa Spedizione<br />
dei Mille, però, mancavano ancora i seguenti territori:<br />
il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto<br />
Adige (appartenenti all’ Impero Austro-Ungarico), il<br />
Regno delle Due Sicilie (controllato dai Borboni) ed<br />
infine lo Stato della Chiesa (sotto il potere del papa).<br />
Negli italiani si era, tuttavia, diffuso il desiderio di<br />
liberarsi definitivamente dal dominio straniero e di<br />
completare il processo di unificazione per il quale si<br />
era così tanto lottato nei decenni precedenti; il principio<br />
di nazionalità si era radicato nel pensiero dei cittadini<br />
italiani che entrarono nell’esercito dei volontari<br />
di <strong>Giuseppe</strong> Garibaldi per liberare il Regno delle<br />
Due Sicilie. Nella notte tra il 4 e il 5 Maggio del<br />
1860 il generale Garibaldi e i suoi 1072 volontari<br />
salparono dal porto di Quarto (in Liguria) verso Marsala<br />
(in Sicilia). Durante questo viaggio il Generale e<br />
il suo “esercito” fecero due soste in Toscana: la prima<br />
a Talamone per rifornirsi di armi; la seconda a Porto<br />
<strong>San</strong>to Stefano dove si rifornirono di carbone. L’11<br />
maggio sbarcarono a Marsala perché il porto non<br />
era controllato. Il 15 Maggio ci fu la battaglia di<br />
Calatafimi contro ben 4.000 soldati borbonici, con-<br />
quistarono Palermo, il 3 giugno arrivarono a Catania<br />
e il 27 luglio occuparono Messina. Nel mese di giugno<br />
e luglio arrivarono in Sicilia molte munizioni e<br />
volontari per aiutare Garibaldi, per esempio il 22<br />
luglio arrivò Gaetano Sacchi con i suoi 2000 volontari.<br />
Il 19 agosto i Garibaldini arrivarono a Reggio<br />
Calabria, però Garibaldi arrivava in alcune città senza<br />
combattere, per esempio il 30 agosto a Soveria<br />
Mannelli le truppe borboniche guidate da <strong>Giuseppe</strong><br />
Ghio si arresero senza combattere all’ “esercito garibaldino”,<br />
guidato da Francesco Stocco.<br />
Arrivò in Basilicata e la conquistò senza molti problemi,<br />
poi si recò in Campania. Il 3 settembre Garibaldi<br />
vinse la battaglia di Volturno; intanto il re Francesco<br />
II abbandonava Napoli per recarsi con l’esercito<br />
nelle fortezze di Gaeta e Capua. Il 7 settembre Garibaldi<br />
entrerà a Napoli senza difficoltà. Il 26 ottobre<br />
1860 a Teano si svolse l’incontro tra Garibaldi e il re<br />
Vittorio Emanuele II in cui il Generale cedette i territori<br />
del Regno delle Due Sicilie al Sovrano.<br />
10ÿ<br />
ÿ
Il 18 febbraio 1861 fu nominato il Parlamento<br />
e il 17 Marzo Vittorio Emanuele<br />
II divenne il primo re del Regno D’<br />
Italia.<br />
E’ giusto dire, a onor del vero, che l’unificazione<br />
non era ancora completa, e<br />
che parte della popolazione vedeva questa<br />
annessione al Regno di Sardegna non<br />
come una liberazione, bensì come un’occupazione:<br />
questo si può notare nel fatto che Vittorio<br />
Emanuele II non cambiò il proprio nome in Vittorio<br />
Emanuele I quando divenne il primo Re d’ Italia.<br />
La nostra patria era nata, comunque, e iniziava il suo<br />
cammino, che però non fu affatto semplice: fin dal<br />
1861 si dovettero affrontare numerosi problemi, tra i<br />
quali la differenza economica tra nord e sud, la delusione<br />
dei contadini meridionali che diede origine al<br />
brigantaggio, le differenze linguistiche e l’analfabetismo,<br />
la questione romana ed i rapporti con il papa,<br />
il suffragio molto ristretto (solo il 2% della popolazione<br />
poteva partecipare alle elezioni). Proprio per questo<br />
il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,<br />
ha ricordato che il 17 Marzo 1861 non va<br />
celebrato come un punto di arrivo, ma come un punto<br />
di partenza: la partenza di un cammino che ha<br />
condotto poi, quasi un secolo dopo, alla proclamazione<br />
della Repubblica ed all’attuale Costituzione,<br />
alla trasformazione da sudditi a cittadini, all’uguaglianza<br />
giuridica e politica di tutti gli italiani.<br />
fresca linfa per rinnovare tutto quel che<br />
c'è da rinnovare nella società e nello<br />
Stato".<br />
Tre bandiere tricolore che rappresentano<br />
i tre giubilei del 1911, 1961 e<br />
2011 costituiscono il logo dell'anniversario<br />
che si celebra nel 2011. La valenza<br />
simbolica delle celebrazioni rimanda<br />
ad un messaggio di identità e unità nazionale<br />
e testimonia l'impegno di valorizzare il territorio<br />
nazionale come espressione di realtà di tutte le Regioni<br />
che lo compongono. Bisogna festeggiare il 150°<br />
anniversario dell’ Unità di Italia per ricordare ed onorare<br />
tutte le persone morte per rendere la nostra Penisola<br />
un paese unitario e migliore. Il merito dell’ unificazione<br />
italiana non bisogna attribuirlo solo ai<br />
soldati ma soprattutto alle miriadi di volontari che<br />
spontaneamente si sono battute a fianco di Garibal-<br />
150 ANNI<br />
Bisogna festeggiare e partecipare alla festa dell’Unità<br />
d’Italia perché grazie ad essa noi italiani siamo<br />
uniti e non divisi come una volta. Il viaggio del Presidente<br />
Napolitano per il centocinquantenario è partito<br />
da Genova il 5 Maggio scorso proprio dal porto<br />
di Quarto come il 5 Maggio del 1860.<br />
Napolitano disse: “Oggi vogliamo far rivivere nella<br />
memoria e nella coscienza del paese le ragioni di<br />
quell'unità e indivisibilità come fonte di coesione<br />
sociale, come base essenziale di ogni avanzamento<br />
tanto del Nord quanto del Sud in un sempre più arduo<br />
contesto mondiale. Così, anche nel celebrare il<br />
150°, guardiamo avanti, traendo dalle nostre radici<br />
11ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
150 anni dall’unità d’Italia<br />
12ÿ<br />
ÿ
di per sostenerlo nelle sue battaglie. A nostro avviso<br />
è anche da sottolineare l’ umiltà con la quale Garibaldi<br />
, per il bene della sua Patria, consegna tutti i<br />
territori faticosamente liberati alla famiglia Savoia a<br />
quel tempo sovrana del Regno di Sardegna, che si<br />
trasformerà in Regno d’ Italia. Ciò è apprezzabile perchè<br />
lo ha fatto per evitare ulteriori problemi alla già<br />
straziata popolazione Italiana.<br />
Si sono sollevate numerose polemiche sulle attenzioni,<br />
secondo molti eccessive, che si stano dedicando<br />
a questo speciale giorno, forse perché a molti italiani<br />
risulta difficile immaginare la situazione in cui si trovavano<br />
i nostri antenati essendo nati già in un paese<br />
unito ormai da tempo. In tutta Italia per l’occasione si<br />
festeggia in modo diverso: a Roma è stata aperta una<br />
mostra sui pittori risorgimentali che trattano appunto<br />
delle conquiste garibaldine e non solo (mostra alla<br />
quale abbiamo assistito con la scuola); a Torino sono<br />
stati organizzati 250 giorni di mostre, esposizioni<br />
tematiche, convegni e spettacoli, che dal 17 <strong>marzo</strong><br />
al 20 novembre, presenteranno quanto l’Italia ha di<br />
meglio da offrire al mondo: bellezze artistiche e culturali,<br />
creatività e made in Italy, innovazione, qualità<br />
della vita, storia, enogastronomia; a Quarto, luogo<br />
in cui iniziò la spedizione di Garibaldi, inizierà e si<br />
concluderà la commemorazione della Unità d’ Italia<br />
e verrà eretto un monumento sul quale verranno scolpiti<br />
i nomi dei mille volontari garibaldini; a Napoli,<br />
invece, un gruppo di 600 ragazzi riprodurrà al palazzo<br />
reale la forma dello stivale italiano con una memorabile<br />
coreografia umana.<br />
In conclusione quello che noi possiamo consigliarvi<br />
è di festeggiare questo evento per rispetto della<br />
fatica e della morte di migliaia di persone che<br />
hanno lottato per garantire un futuro migliore alla<br />
nostra nazione.<br />
13ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
È bello<br />
essere Italiani<br />
14ÿ<br />
ÿ
15ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
E’ bello essere italiani<br />
16ÿ<br />
ÿ
17ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
Intervista ai genitori<br />
sulla bandiera<br />
In concomitanza con<br />
le tante celebrazioni per la ricorrenza dell’Unità d’Italia,<br />
i ragazzi della quarta primaria, improvvisatisi giornalisti,<br />
hanno posto ai loro genitori alcune domande<br />
riguardo la bandiera italiana, curiosi di sapere cosa<br />
ne pensavano e cosa ricordavano…<br />
Ne è uscita un’intervista strutturata, con domande precise<br />
le cui risposte hanno consentito di ricostruire la<br />
storia del nostro Tricolore, riconoscendone e riappropriandone<br />
il significato.<br />
1- Cosa è per te la bandiera italiana<br />
La maggioranza dei genitori ha risposto che è il simbolo<br />
del proprio paese e della Patria, idea e sentimenti<br />
che oggi quasi non ci sono più. <strong>De</strong>ll’appartenenza<br />
ad un popolo e della sua unità.<br />
2- Conosci la sua storia<br />
Diciamo che molti sono andati a ripassare sull’enciclopedia…<br />
La nostra bandiera, che si ispira a quella della<br />
rivoluzione francese, venne ideata da due studenti<br />
dell’Università di Bologna: Luigi Zamboni<br />
e Giovanni Battista de Rolandis, durante le manifestazioni<br />
insurrezionistiche per l’indipendenza<br />
della città, allora facente parte della Stato della<br />
Chiesa.<br />
Fu poi adottata ufficialmente al Congresso della<br />
Repubblica Cispadana a Reggio Emilia il 7 gennaio<br />
1797 e recava i colori a strisce orizzontali.<br />
Nella Costituzione della Repubblica italiana<br />
entrata in vigore dal 1° gennaio 1948, l’articolo<br />
12 ne definisce definitivamente le attuali caratteristiche.<br />
18ÿ<br />
ÿ
italiana<br />
3-Cosa rappresentano i colori<br />
I colori rosso e bianco erano nello stemma del Comune<br />
di Bologna e rappresentavano: il rosso, il sangue<br />
versato per la libertà; il bianco (come le cime innevate<br />
delle Alpi) la fede cattolica; il verde (il colore<br />
della divisa della Guardia civica di Bologna) rappresentava<br />
la speranza di un’Italia unita.<br />
4- In quali occasioni viene esposta in numerosi<br />
palazzi e monumenti<br />
Regola l’esposizione della nostra bandiera, il dpr.<br />
121 del 7 aprile 2000. Espongono il Tricolore, sempre,<br />
gli enti pubblici sede di organi costituzionali, i<br />
ministeri, i consigli regionali, le scuole e le università<br />
statali, gli uffici giudiziari e di pubblico ministero. Altri<br />
enti pubblici quali ad esempio i comuni, le altre scuole<br />
e università, nelle ricorrenze quali il 7 gennaio –<br />
festa del Tricolore -, l’11 febbraio – Patti Lateranensi<br />
-, il 25 aprile – liberazione -, il 1° maggio - festa<br />
del lavoro -, il 2 giugno - festa della Repubblica – il<br />
4 novembre – festa dell’unità nazionale - etc.<br />
Viene esposta anche in occasione di cerimonie pubbliche<br />
e in segno di lutto è tenuta a mezz’asta.<br />
5- Qualche volta ti ha emozionato vederla sventolare<br />
Se sì in quali occasioni e che cosa hai provato<br />
Se ci fermiamo un attimo ad osservare, emoziona<br />
sempre vedere la nostra bandiera sventolare nel cielo<br />
azzurro in una tersa giornata di sole.<br />
Ci commuove vederla a mezz’asta nelle tristi occasioni<br />
dei funerali di stato, ma ci dà gioia quando sale<br />
sul pennone più alto, vittoriosa, alla fine di una manifestazione<br />
sportiva: chi non ha esultato quando l’Italia<br />
ha vinto i mondiali di calcio E ogni volta che ci<br />
ricorda che il nostro è un grande paese, ci riempie<br />
di orgoglio di essere italiani.<br />
IV Primaria A<br />
19ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
Alla scoperta del<br />
“Canto degli<br />
Goffredo Mameli<br />
Goffredo Mameli è nato a<br />
Genova il 5 settembre del<br />
1827 ed è morto a Roma il 6<br />
luglio 1849.<br />
E’ stato un poeta, uno scrittore e<br />
anche un insegnante e, per aver<br />
partecipato, come patriota all’unità d’Italia, il suo busto<br />
è al Gianicolo.<br />
Durante la difesa della Villa Il Vascello fu<br />
ferito per caso dalla baionetta di un suo E’ stato una persona<br />
intelligentissima<br />
commilitone e morì poco dopo per un’infezione.<br />
Aveva solo 21 anni.<br />
e di grande coraggio.<br />
Purtroppo è morto per<br />
Fu sepolto al Verano, poi nel 1941 le una sciocchezza.<br />
sue spoglie furono spostate al Gianicolo,<br />
nel Monumento ai caduti per la causa Gimmillaro<br />
Gabriele<br />
di Roma italiana.<br />
Oggi è così importante perché ha scritto<br />
le parole dell’Inno d’Italia o “Canto<br />
degli Italiani” .<br />
Il 10 novembre del 1847 inviò il testo<br />
al maestro Michele Novaro, anche lui<br />
genovese, che di getto ci fece la musica.<br />
Il 10 dicembre l’inno fu presentato a tutti i<br />
Genovesi in occasione del centenario della<br />
cacciata degli Austriaci dalla città.<br />
In quel periodo era stata eliminata una legge<br />
che vietava le riunioni di più di dieci persone:<br />
sul piazzale del <strong>San</strong>tuario della Nostra<br />
Signora di Loreto, a Oregina, c’erano<br />
30.000 persone che ascoltarono l’inno e lo<br />
impararono.<br />
I patrioti cominciarono a usarlo per tutte<br />
le manifestazioni, perché le sue<br />
Grazie al suo<br />
infinito amore per la<br />
patria è un modello. Noi<br />
diamo per scontato che l’Italia<br />
sia unita da sempre e non pensiamo<br />
alle persone che hanno<br />
dato la vita per realizzare<br />
questo loro sogno, che per<br />
noi è realtà.<br />
Lorenzo Roma<br />
parole chiedevano l’Italia unita.<br />
Diventò l’inno del Risorgimento.<br />
Durante le cinque giornate<br />
di Milano i ribelli lo cantarono<br />
a squarciagola.<br />
Insieme a Goffredo<br />
Mameli c’erano Luciano<br />
22ÿ<br />
ÿ<br />
Manara ed Enrico Dandolo.<br />
Più tardi, Mameli era già morto, Garibaldi con i Mille lo<br />
cantò durante la spedizione per conquistare il Regno delle<br />
Due Sicilie.<br />
<strong>Giuseppe</strong> Verdi lo inserì, accanto alla Marsigliese e all'Inno<br />
Nazionale inglese, nell'Inno delle Nazioni, da lui<br />
composto in occasione dell'Esposizione Universale di<br />
Londra del 1864. I Bersaglieri lo intonarono mentre aprivano<br />
la breccia di Porta Pia.<br />
All’inizio di ogni lezione sul Risorgimento anche noi lo<br />
abbiamo intonato con la mano sul petto, con entusiasmo<br />
e commozione, sentondoci tutti uniti in<br />
questo paese che amiamo, che ci impegneremo<br />
a conservare, a far crescere perché<br />
sia sempre bello com’è adesso.<br />
Grazie Goffredo Mameli! Grazie a tutti<br />
quelli che hanno lottato<br />
per l’Italia!<br />
Gli italiani<br />
della V B<br />
Ha avuto un<br />
coraggio inimitabile.<br />
Ha fatto tantissime<br />
cose in ventanni che<br />
altri non fanno neanche<br />
in settant’anni.<br />
Beatrice Pirri
Italiani”<br />
LA STORIA DELL’INNO D’ ITALIA<br />
Mi è piaciuto Ogni volta che, durante le occasioni<br />
più speciali, noi italiani, con<br />
che ha combattuto<br />
per la Patria, mi dispiace<br />
che sia morto a 21<br />
la mano destra sul cuore, intoniamo<br />
il nostro inno “ Fratelli d’Italia”,<br />
anni.<br />
Riccardo<br />
non pensiamo, forse anche per<br />
Febbraretti eccesso di ignoranza, alle profonde<br />
radici di questo canto, radici che<br />
risalgono addirittura al famigerato 1848,<br />
meglio noto come l’anno della primavera dei popoli, in<br />
pieno Risorgimento.<br />
Nell’autunno del 1847, Goffredo Mameli, un ventenne<br />
patriota genovese, scrisse il testo del “ Canto degli Italiani”,<br />
che poté debuttare il 10 Dicembre, con la musica di<br />
un altro genovese, il maestro Michele Novaro.<br />
Era un momento di grande eccitazione e fermento, mancavano,<br />
infatti, pochi mesi al celebre 1848. In quel periodo<br />
Nino Bixio, che si trovava sulle montagne, organizzava<br />
i falò della notte dell’Appennino. Dopo pochi giorni tutti<br />
conoscevano l’inno, cosicché, durante le cinque giornate<br />
di Milano gli insorti lo intonavano a squarciagola. L’inno<br />
di Mameli fu senza dubbio il più importante di tutti i canti<br />
patriottici che, oltre ad essere strumento di propaganda<br />
degli ideali del Risorgimento, favorirono l’emanazione del-<br />
E’ stato un<br />
eroe, lo ammiro<br />
molto. Mi ha interessato<br />
molto la sua vita. Penso<br />
che ha fatto una fine un po’<br />
ingiuste spero che<br />
venga sempre ricordato.<br />
Lavinia<br />
lo Statuto Albertino e portarono<br />
Russo<br />
all’impegno del Re nel rischioso piano<br />
di unificazione.<br />
Quando l’inno si diffuse, le autorità fallirono nel tentativo di<br />
censurare l’ultima parte dl canto, considerata troppo dura<br />
nei confronti degli austriaci.<br />
Dopo la dichiarazione di guerra all’Austria, addirittura le<br />
bande militari lo suonarono senza tregua, tanto che il Re<br />
dovette ritirare ogni limitazione del testo, rinunciando anche<br />
agli inutili tentativi di reprimere l’uso del nostro attuale tricolore,<br />
divenuto nel 1831 il simbolo della Giovine Italia di<br />
Mazzini. In seguito fu proprio intonando l’inno di Mameli<br />
che, <strong>Giuseppe</strong> Garibaldi, con i “Mille” intraprese la conquista<br />
dell’Italia meridionale e la riunificazione nazionale.<br />
Il canto degli italiani accompagnò i nostri patrioti anche<br />
durante l’ultima tappa di questo processo,<br />
la presa di Roma del 1870.<br />
Il nostro è un inno di grande storia<br />
e importanza, che, a mio parere,<br />
è meritevole di maggior onore<br />
e rispetto da parte di tutti noi<br />
italiani.<br />
Matteo Tagliatesta III B<br />
Per me è un<br />
grande uomo perché<br />
ha scritto un inno che ha<br />
aiutato a portare l’Italia<br />
alla vittoria. Per me l’Inno<br />
deve rimanere questo.<br />
Filippo Boerner<br />
23ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
Lo stivale<br />
Lo stivale<br />
Io non son della solita vacchetta,<br />
né sono uno stival da contadino;<br />
e se pajo tagliato coll'accetta,<br />
chi lavorò non era un ciabattino:<br />
mi fece a doppie suola e alla scudiera,<br />
e per servir da bosco e da riviera.<br />
Dalla coscia giù giù sino al tallone<br />
sempre all'umido sto senza marcire;<br />
son buono a caccia e per menar di sprone,<br />
e molti ciuchi ve lo posson dire:<br />
tacconato di solida impuntura,<br />
ho l'orlo in cima, e in mezzo la costura.<br />
Ma l'infilarmi poi non è sì facile,<br />
né portar mi potrebbe ogni arfasatto;<br />
anzi affatico e stroppio un piede gracile,<br />
e alla gamba dei più son disadatto;<br />
portarmi molto non potè nessuno,<br />
m'hanno sempre portato a un po' per uno.<br />
…………..<br />
E poi vedete un po': qua son turchino,<br />
là rosso e bianco, e quassù giallo e nero;<br />
insomma a toppe come un arlecchino;<br />
se volete rimettermi davvero,<br />
fatemi, con prudenza e con amore,<br />
tutto d'un pezzo e tutto d'un colore.<br />
<strong>Giuseppe</strong> Giusti<br />
24ÿ<br />
ÿ
25ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
Lo stivale<br />
26ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
Il federalismo cattolico<br />
di Gioberti<br />
Durante il Risorgimento<br />
italiano le idee federaliste furono rappresentate da<br />
varie correnti, alcune importanti altre meno; era pensiero<br />
di molti che un’organizzazione federale potesse<br />
rappresentare una soluzione ed un naturale sbocco<br />
per il processo di unitá nazionale.Infatti la<br />
possibilità di salvaguardare alcune autonomie di vecchia<br />
origine sembrava la soluzione ai molti dissidi che<br />
dividevano i rappresentanti regionali.<br />
Alcuni pensatori come il Gioberti, rappresentatnte e<br />
portavoce di un federalismo cattolico e cristiano,<br />
vedevano il pontefice a capo di una lega degli Stati<br />
esistenti, (federazione neoguelfa) altri, come il Balbo,<br />
esponenti di un federalismo laico, individuavano il<br />
monarca piemontese come autorità in grado di rappresentare,<br />
in uno stato federale, gli interessi di tutti<br />
gli Stati italiani.<br />
Al pieno rispetto dell’autonomia e della differenza<br />
degli Stati regionali preunitari in senso democratico e<br />
repubblicano si indirizzava invece il federalismo di<br />
Carlo Cattaneo e <strong>Giuseppe</strong> Ferrari.<br />
In realtà , peró, il nuovo Stato unitario<br />
che si venne a costituire dopo il 1861<br />
si caratterizzó per il forte centralismo,<br />
sotto la forte guida sabauda, cosa che<br />
causò aspre polemiche e critiche<br />
riguardo a quella che fu definita una<br />
“piemontesizzazione” dell’Italia.<br />
Nel 1833 fu improvvisamente arrestato con l’accusa<br />
di complottare contro la monarchia ; dopo quattro<br />
mesi di carcere, fu esiliato senza processo. Gioberti<br />
andò prima a Parigi e, un anno dopo, a<br />
Bruxelles dove vi restò fino al 1845 per insegnare filosofia<br />
. Essendo stata dichiarata un'amnistia da Carlo<br />
Alberto nel 1846, Gioberti ritornò a Torino il 29 aprile<br />
1848 . Successivamente rappresentò la sua città<br />
natale nella Camera dei deputati della quale fu presto<br />
eletto presidente. Nell'ottobre di quell'anno diresse<br />
i lavori del Congresso organizzato, a Torino, dalla<br />
Società nazionale per la confederazione italiana,<br />
che lui stesso aveva creato.<br />
Entro la fine del 1848 fu formato un nuovo ministero<br />
capeggiato da Gioberti, ma con l’incoronazione di<br />
Vittorio Emanuele II nel <strong>marzo</strong> del 1849 la sua vita<br />
attiva giunse alla fine. Per un breve periodo infatti<br />
ebbe un posto nel consiglio dei ministri, anche se senza<br />
portafoglio, ma un diverbio irriconciliabile non tardò<br />
a venire e il suo trasferimento da Torino fu completato<br />
da un suo incarico in missione a Parigi,<br />
da cui non fece più ritorno. Morì improvvisamente<br />
di un colpo apoplettico il 26 ottobre<br />
1852.<br />
PENSIERO. La frase seguente, tratta da un<br />
fitto scambio epistolare con Terenzio<br />
Mamiani della Rovere e <strong>Giuseppe</strong> Massari<br />
, rappresenta l’essenziale del pensiero<br />
giobertiano:<br />
VITA . Vincenzo Gioberti nacque a Torino<br />
il 5 aprile 1801 .Fu un sacerdote, politico<br />
e filosofo italiano e il primo Presidente della<br />
Camera dei deputati del Regno di Sardegna, tra le<br />
principali figure del Risorgimento italiano. Fu educato<br />
dai padri dell'Oratorio alla prospettiva del sacerdozio<br />
e ordinato nel 1825.<br />
All'inizio condusse una vita ritirata, ma gradualmente<br />
acquisì sempre più interesse negli affari del suo Paese<br />
e nelle nuove idee politiche, tanto che la liberazione<br />
dell’Italia dal giogo straniero divenne per lui<br />
lo scopo principale della sua esistenza. L’autonomia<br />
italiana era associata nella sua mente alla supremazia<br />
papale.<br />
28ÿ<br />
ÿ
«Il supporre che l’Italia, divisa<br />
com’è da tanti secoli, possa<br />
pacificamente ridursi sotto il<br />
potere d’un solo, è demenza<br />
[…] All’incontro l’idea<br />
dell’unitá federativa, non<br />
che esser nuova agli Italiani,<br />
è antichissima nel loro<br />
Paese, e connaturata al loro<br />
genio, ai costumi, alle istituzioni,<br />
alle stesse condizioni geografiche<br />
della penisola».<br />
In polemica con i mazziniani, Gioberti considera la<br />
parola d’ordine dell’ unitá mera utopia e vi oppone<br />
il principio piú realistico dell’unione, perché «il<br />
popolo italiano è un desiderio non un fatto, un germe<br />
non una pianta; ma i principi italiani sono una<br />
cosa reale».<br />
La soluzione del problema italiano è cosí individuata<br />
nella confederazione di quattro Stati (Roma, Toscana,<br />
Piemonte e Napoli), nella concessione degli statuti e<br />
nella cacciata dello straniero. La lega o confederazione<br />
italica è considerata da Gioberti il «primo passo<br />
verso l’unitá nazionale», che presentó nello scritto<br />
« <strong>De</strong>l primato morale e civile degli Italiani » (1843 ).<br />
Il programma giobertiano prevedeva una confederazione<br />
tra i príncipi italiani, con a capo il pontefice e<br />
col presidio della forza militare del Piemonte, «la provincia<br />
guerriera d’Italia». Tale confederazione avrebbe<br />
accresciuto la forza e la potenza dei vari Principi,<br />
senza nuocere alla loro indipendenza.<br />
Il “risorgimento” non consisteva per Gioberti nella<br />
creazione di una civiltá nuova, bensí nel ritrovamento<br />
di una civiltá remota, quella dei Comuni e dei grandi<br />
pontefici, nel riannodarsi del filo della storia nazionale<br />
al punto in cui le invasioni del secolo XVI lo<br />
avevano spezzato.<br />
Un “risorgimento” senza rivoluzioni, congiure, spargimento<br />
di sangue, con il pieno accordo del Papato e<br />
29ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
Il federalismo cattolico di Gioberti<br />
dei príncipi. Il Papa avrebbe rappresentato un’autoritá<br />
super partes, conferendo quell’ideale unitá cattolica,<br />
che poteva risultare l’unica possibile o la piú efficace<br />
a fronte delle rivalitá, divisioni e diffidenze<br />
regionali.<br />
«Il Primato» ebbe vasta eco nell’opinione pubblica<br />
italiana suscitando larghi consensi, ma anche profondi<br />
dissensi.<br />
Da sinistra lo attaccarono laici e democratici tacciandolo<br />
di clericale e reazionario, da destra i Gesuiti. In<br />
risposta alle critiche, Gioberti scrisse il saggio<br />
«Prolegomeni del Primato», pubblicato a<br />
Bruxelles nel 1845. In esso Gioberti presenta<br />
come essenziale solo la confederazione<br />
italica; ma l’equilibrio di<br />
essa non poggia piú, come aveva<br />
affermato nel Primato, sul pontefice,<br />
né sui príncipi, né sul clero: il<br />
genio mediatore della confederazione<br />
sará l’opinione pubblica,<br />
che «oggi è vera regina degli Stati<br />
e signora del mondo». In tal<br />
modo, l’abate guadagnó la simpatia<br />
degli ambienti laici, favorevoli ad<br />
un programma di graduali riforme. Si<br />
delineava un’area moderata dove ai<br />
ristretti gruppi degli intellettuali che avevano<br />
iniziato la battaglia per l’unitá economica,<br />
si univano strati piú larghi delle classi dirigenti che<br />
avanzavano prospettive dichiaratamente nazionali.<br />
La mobilitazione delle forze del Centro appariva cosí<br />
piú ampia di quella ottenuta dalla propaganda mazzianiana<br />
e preludeva alla politica di Cavour.<br />
preso. Fu proprio Pio IX a decretare l’equivoco neoguelfo<br />
e ad avere parte importante nella fine del<br />
sogno federalista. Infatti nell’aprile 1848 dichiaró la<br />
propria impossibilitá a partecipare alla guerra nazionale,<br />
in quanto pastore di tutta la Cristianitá, facendo<br />
retrocedere dagli impegni bellici anche i giá diffidenti<br />
Leopoldo e Ferdinando, segnando il<br />
passaggio da una parentesi “federalista” della guerra<br />
d’indipendenza alla sola “guerra regia”.<br />
Ma il fallimento dell’idea federale di Gioberti fu<br />
decretato dalle mire espansionistiche del piemonte,<br />
tese ad unificare l’Italia, ma sotto lo stretto controllo<br />
della monarchia Sabauda .<br />
Tra il ’49 e il ’51 Gioberti abbandonò<br />
perciò la tesi federalista del « Primato»<br />
e lavorò all’opera « <strong>De</strong>l Rinnovamento<br />
civile d’Italia», ove affermava<br />
ancora: «libertá,<br />
confederazione, concordia sono<br />
dunque le tre leggi del risorgimento<br />
italico, derivanti dalle<br />
note specifiche della spontaneitá,<br />
italianitá e moderazione».<br />
La visione di Gioberti poteva trovare nuovo senso a<br />
seguito della suggestione collettiva suscitata dall’elezione<br />
di Giovanni Mastai Ferretti ,Pio IX,il 6 giugno<br />
1846, in fama di liberale.<br />
I giornali enfatizzarono questa possibile vena politica<br />
liberale, riformatrice, antiaustriaca del Papa.<br />
Ma i moti del ’48 misero da parte la questione italiana;<br />
la costituzione di Napoli scrolló tutti i Principati<br />
italiani e il contagio rivoluzionario ne rinnovó le divergenze.<br />
Ciò contribuí a distogliere i Principi e lo stesso<br />
Papa dall’impegno nazionale, preoccupati della<br />
piega repubblicana che i moti costituzionali avevano<br />
30ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
Bersaglieri<br />
I Bersaglieri sono dei soldati della fanteria italiana.<br />
I bersaglieri furono creati in Piemonte dal fondatore<br />
Alessandro La Marmora il 18 giugno 1836. Erano<br />
soldati molto coraggiosi che contribuirono alla unità d’<br />
Italia. I bersaglieri erano duramente allenati per andare<br />
sempre dritti al bersaglio.<br />
Questi soldati indossano un bellissimo cappello piumato<br />
di penne di gallo cedrone<br />
Poi quando sfilano indossano la garibaldina che è una<br />
tasca dove prima veniva messa la polvere da sparo.<br />
Hanno anche dei guanti neri per ricordare la morte del<br />
fondatore La Marmora.<br />
A volte portano il fez . E’ più comodo del cappello piumato<br />
ma anche questo molto bello per la particolarità<br />
di essere rosso con un pon pon blu come il mare. Il fez<br />
venne regalato dai soldati del Marocco ai bersaglieri<br />
in segno di ammirazione per come combattevano.Molto<br />
importante è la fanfara. E’ un gruppo di soldati che<br />
suonano mentre corrono. Nella loro musica si unisce<br />
tutta l’ Italia.Grazie ai bersaglieri e alle camicie rosse<br />
di Garibaldi fu possibile unificare l’ Italia intera. Il loro<br />
coraggio rimase famoso nella storia. Furono i primi a<br />
entrare a Roma dalla breccia di Porta Pia. Il monumento<br />
al bersagliere è proprio a Roma.<br />
Ecco un tipico combattimento dove i bersaglieri<br />
mostrano tutto il loro coraggio nella liberazione di<br />
Roma.<br />
francesi si scontrarono con i<br />
garibaldini a Mentana ed a<br />
Monterotondo, ma le giubbe<br />
rosse, dopo aspra lotta, furono<br />
sconfitte. Dopo tale impresa i<br />
francesi tornarono a<br />
difendere Roma, ma durò<br />
poco. Difatti, per problemi<br />
legati alla guerra contro la Prussia i francesi<br />
ritirarono la loro divisione. Il governo italiano colse<br />
quell’occasione per deliberare l’occupazione delle<br />
province romane. lI 12 settembre, forti di 60.000<br />
uomini, le truppe italiane passarono il confine.<br />
Diciassette battaglioni bersaglieri parteciparono<br />
all’operazione. L’attacco, principale si ebbe a Roma,<br />
a Porta Salaria e a Porta Pia; era il 20 settembre del<br />
1870. lI 12° battaglione, in un impetuoso assalto si<br />
gettò sulla braccia aperta dal tiro dell’artiglieria a<br />
Porta Pia. Nelle prime ore del pomeriggio Roma<br />
venne occupata interamente, e col plebiscito del 2<br />
ottobre andò a far parte del Regno d’Italia.<br />
Giulio Gallotti V B<br />
Nel 1864, una convenzione stipulata tra il Governo<br />
italiano e quello francese obbligava il primo a<br />
non attaccare lo Stato Pontificio ed ad impedire<br />
qualunque attacco dall’esterno. Per contro la Francia<br />
ritirò, entro due anni dal patto, il presidio di Roma,<br />
che il Papa sostituì mano a mano con un esercito<br />
proprio di mercenari. Nel 1867, a seguito di<br />
provocazioni dell’esercito pontificio, Viterbo si ribellò.<br />
Garibaldi tentò allora di marciare su Roma ma fu<br />
arrestato dalle truppe italiane e confinato a Caprera<br />
da dove fuggì per prendere il comando dei volontari<br />
dirigendosi sulla capitale. Il Papa chiese aiuto ai<br />
francesi che inviarono una divisione. Le truppe<br />
31ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
Filippo<br />
Buonarroti<br />
Filippo Buonarroti, nato a Pisa nel 1761 e morto nel<br />
1837 a Parigi, nel ’93 diventò cittadino francese.<br />
Insieme al suo amico Babeuf, che faceva parte del<br />
complotto degli Eguali (’96), fu condannato alla<br />
deportazione, ma fu liberato da Napoleone. Orga-<br />
nizzò importanti società segrete: Adelfi, la Società dei<br />
Sublimi Maestri Perfetti e il Mondo. Le sue idee erano<br />
egualitarie e comuniste e spesso erano in contrasto<br />
con quelle di Mazzini.<br />
Ricerca di Riccardo Napoli<br />
32ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
I fratelli<br />
Bandiera<br />
I fratelli Attilio e Emilio Bandiera, genovesi, sono stati<br />
due patrioti italiani.<br />
Attilio nacque nel 1810, il 24 maggio; Emilio nacque<br />
invece il 25 luglio del 1844.<br />
Figli di famiglia nobile e ufficiali della marina austriaca,<br />
nel 1841, conobbero Mazzini, aderirono alle sue<br />
idee e fondarono una società segreta, di nome Esperia.<br />
Si misero d’accordo con Mazzini nell’organizzare<br />
una rivolta in Calabria per rovesciare il regno Borbonico.<br />
I fratelli Bandiera, essendo ufficiali di marina austriaca<br />
con postazione a Corfù, si sarebbero impossessati<br />
delle navi austriache e avrebbero appoggiato la<br />
rivolta in Calabria.<br />
Ma le cose non sono andate come previsto: in primavera<br />
del 1844, un’altra società segreta decise di<br />
organizzare una rivolta nello stesso posto, e la notizia<br />
venne subito accolta a Corfù, dove i fratelli Bandiera<br />
pensavano che fosse la rivolta organizzata da<br />
Mazzini e partirono verso la Calabria.<br />
Nel frattempo la rivolta venne bloccata perché male<br />
organizzata.<br />
Quando i fratelli Bandiera arrivarono a Crotone li<br />
accolse una brutta sorpresa: la polizia li aspettava sulla<br />
costa. Un certo Boccheciampe, un brigante loro<br />
alleato, li tradì andando dalla polizia a rivelare i piani<br />
dei compagni.<br />
Così i fratelli Bandiera morirono fucilati nel Vallone di<br />
Rovito il 25.<br />
Beatrice Pirri<br />
Ricerca di Yu Chao Xi (Sissy)<br />
Altea Compostella<br />
Elena Palombelli<br />
33ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
<strong>Giuseppe</strong><br />
Marchetti<br />
IL PIU’ GIOVANE DEI MILLE: (1849-1877)<br />
Si chiamava <strong>Giuseppe</strong> Marchetti e quando si imbarcò<br />
dallo scoglio di Quarto non aveva ancora compiuto<br />
undici anni.<br />
Partì con il padre Luigi, medico, originario di Chioggia,<br />
vicino Venezia.<br />
Quando <strong>Giuseppe</strong> aveva<br />
14 anni il padre morì e<br />
lui rimase solo con la<br />
madre in condizioni di<br />
estrema povertà.<br />
Quando Garibaldi<br />
chiamò nuovamente i<br />
suoi volontari per par-<br />
tecipare alla guerra d’indipendenza, <strong>Giuseppe</strong> Marchetti<br />
rispose puntualmente all’appello.<br />
Terminata quella guerra, ne scoppiò un'altra. Sul finire<br />
del 1867, il bambino dei Mille fu con i Garibaldini<br />
che provarono a prendere Roma e a darla all'<br />
Italia. Questa volta le camicie rosse furono sconfitte.<br />
Per <strong>Giuseppe</strong> iniziò un periodo molto difficile che lo<br />
avrebbe condotto a una fine prematura. Con i polmoni<br />
malati ed il fisico provato per le troppe sofferenze<br />
morì all’ospedale di Napoli quando aveva appena<br />
28 anni, assistito solo dalla madre, in un giorno di<br />
maggio ben diverso da quelli del 1860, quando<br />
ebbe inizio la spedizione dei Mille (5 maggio 1860).<br />
Ricerca di Federico Acosta Rios<br />
34ÿ<br />
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Cultura<br />
Carlo<br />
Pisacane<br />
Carlo Pisacane è uno dei patrioti più famosi del Risorgimento.<br />
Nacque a Napoli, il 22 agosto 1818, da una famiglia<br />
nobile decaduta, frequentò la scuola militare.<br />
A 30 anni abbandonoò la carriera militare e fuggì<br />
a Marsiglia, poi a Londra e a Parigi, dove nel 1847<br />
si arruolò nella legione straniera francese come sottotenente.<br />
Tornato in patria, combattè contro gli Austriaci<br />
in Veneto e in Lombardia. Partecipò alla prima guerra<br />
di indipendenza.<br />
Poi si trasferì a Roma dove conobbe Mazzini, Garibaldi,<br />
Saffi, Mameli, con i quali fondò la Repubblica<br />
Romana.<br />
Nel giugno del 1857, Pisacane si imbarcò con altri<br />
24 rivoluzionari, sbarcò a Ponza, sventolando il tricolore,<br />
riuscì a liberare 323 detenuti, aggregandoli<br />
alla spedizione.<br />
Combatterono a Sapri, a Padula e a <strong>San</strong>za, dove<br />
alcuni vennero catturati, altri massacrati. Pisacane<br />
superstite si suicidoò con la sua pistola.<br />
“Eran 300, eran giovani e forti e son morti…..”.<br />
La figura di Pisacane rimane fra le piu’ importanti del<br />
Risorgimento italiano.<br />
Ricerca di Andrea Nuzzo<br />
35ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
L’inno degli italiani<br />
Un inno è un testo poetico che si canta nelle manifestazioni<br />
ufficiali e ogni nazione ne ha uno. Il nostro è<br />
stato scritto a vent’anni da Goffredo Mameli, nato a<br />
Genova da una famiglia di origine sarda, nel settembre<br />
1827. Studente poeta scrisse il Canto degli Italiani,<br />
trasformato poi in Fratelli d’Italia nel 1847.<br />
Mameli partecipò alla lotta per liberare l’Italia dagli<br />
stranieri e per renderla unita. Quando Roma fu assediata<br />
dai Francesi partecipò, benché malato, in prima<br />
linea alla sua difesa. Morì il 6 luglio 1849 due<br />
mesi prima di compiere 22 anni.<br />
Il Canto degli Italiani è stato musicato da Michele<br />
Novaro nato a Genova nel 1822. Studiò composizione<br />
e canto e mise il suo talento a servizio della<br />
causa italiana. Fondò una scuola corale popolare.<br />
Morì molto povero nel 1885.<br />
Quando l’autore scrisse il testo dell’Inno l’Italia, come<br />
la conosciamo noi, era ancora un sogno. La nostra<br />
penisola era frammentata in vari stati soggetti a diversi<br />
governi. Era giunta l’ora di essere un popolo, di<br />
creare e vivere l’Unità d’Italia<br />
Indubbiamente tutti noi conosciamo<br />
benissimo la prima<br />
strofa perché la sentiamo<br />
frequentemente nelle manifestazioni<br />
sportive, ma è stato<br />
bello sentire e cantare le<br />
altre strofe capendo, con<br />
l’aiuto della maestra, il loro<br />
significato.<br />
Quando sentiamo le prime note<br />
dell’Inno proviamo una grande<br />
emozione; dentro di noi ci sentiamo italiani<br />
al cento per cento e siamo fieri di esserlo.<br />
Ora conoscendo un po’ la storia e<br />
capendo le parole ci immaginiamo i soldati<br />
che lottano, le loro fatiche e speranze<br />
e tutto quello che hanno passato per<br />
unire dalle Alpi alla Sicilia, la nostra<br />
bella Italia.<br />
E’ bello pensare che nelle nostre case<br />
quando si sente l’Inno ci si mette la<br />
mano sul cuore e si canta con entusiasmo o si can-<br />
ticchia sottovoce emozionati oppure lo si ascolta<br />
lasciandosi trasportare dalla musica.<br />
Il nostro inno ci piace e per noi con la nostra bandiera<br />
tricolore è il simbolo della nostra Patria.<br />
L’argomento affrontato ci ha portato a riflettere sull’unità<br />
in generale e sui valori che essa comporta.<br />
Essere uniti non significa appiattirsi ed essere tutti<br />
uguali. Ognuno di noi ha tante qualità che deve far<br />
emergere e tutti, in un modo o nell’altro, sono utili per<br />
il bene comune.<br />
Abbiamo riflettuto sulle regole che secondo noi sono<br />
alla base di una convivenza che porta all’unità. Questo<br />
è ciò che abbiamo elaborato insieme:<br />
DECALOGO PER CONTINUARE A VIVERE NELL’UNITA’<br />
1 Scoprire le proprie capacità e sapere che tutti siamo<br />
importanti;<br />
2 Accettare e capire gli altri;<br />
3 Rispettare tutti, le loro idee, le<br />
loro scelte;<br />
4 Continuare a collaborare lavorando<br />
insieme per<br />
uno scopo comune;<br />
5 Cercare sempre il modo di<br />
migliorare;<br />
6 Mantenere un atteggiamento<br />
di fiducia e sincerità<br />
gli uni con gli altri;<br />
7 Sostenersi a vicenda nei<br />
momenti di difficoltà;<br />
8 Non sfruttare gli altri, ma<br />
amarli e saperli<br />
perdonare quando<br />
occorre;<br />
9 Ripudiare qualsiasi forma<br />
di violenza;<br />
10 Pensare positivo.<br />
Celebrare il 150° anniversario<br />
dell’unità d’Italia vuol dire<br />
festeggiare e che ve ne pare<br />
se vi diamo la ricetta per un ottimo<br />
dolce<br />
36ÿ<br />
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TORTA TRICOLORE<br />
Prendete una bustina di umiltà, un pizzico di rispetto,<br />
uno o due cucchiai di fiducia. Frullate un po’ d’amore<br />
e versatelo dentro aggiungendo una buona dose<br />
di collaborazione, mezzo litro di accettazione, due<br />
dita di tolleranza e dieci grammi di perdono. Impastate<br />
il tutto con i guanti della bontà. Infornate nel forno<br />
dell’ottimismo e lasciate cuocere a fuoco lento. A<br />
cottura ultimata decorate con una spolveratina di sincerità<br />
tricolore.<br />
TORTA ITALIANA<br />
Prepara una tazza con i biscotti del rispetto, aggiungi<br />
un pizzico di fiducia, 200 grammi di farina della<br />
sincerità, 150 grammi di zucchero del perdono,<br />
una manciata di quello che si chiama amore. Amalgama<br />
bene il tutto e otterrai l’impasto dell’ottimismo.<br />
Condisci con tre manciate di tolleranza e una spruzzatina<br />
di accettazione. Non dimenticare, prima di<br />
infornare, di aggiungere quella cosa rara che è l’umiltà.<br />
Cuoci in forno a 180° per 24 minuti ed avrai una<br />
torta per migliorare l’umanità<br />
Ed ora non ci resta che augurare a tutti buona festa del<br />
150 anniversario dell’Unità d ‘Italia il 17 <strong>marzo</strong> 2011.<br />
VA<br />
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Cultura<br />
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Cultura<br />
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Cultura<br />
Poesie dedicate<br />
al tricolore classe IV B<br />
La bandiera sventola sul Quirinale,<br />
sospinta lievemente dal vento di maestrale.<br />
E’ una bandiera antica,<br />
ma io la sento amica.<br />
Rappresenta tutti gli Italiani<br />
da anni ormai molto lontani.<br />
E’ bianca, verde e rossa<br />
e sventolar per sempre speriamo possa.<br />
E’ bianca, rossa e verde<br />
e l’amor per l’Italia non si perde.<br />
E’ rossa, verde e bianca<br />
e a guardarla non ci si stanca.<br />
Luigi M. Caligiuri<br />
La mia bandiera è il tricolore,<br />
vederla sventolare<br />
mi fa battere ilo cuore.<br />
Il verde è la speranza,<br />
il rosso è l’amore,<br />
il bianco è il candore:<br />
insieme rappresentano<br />
tutto il suo valore.<br />
Gregorio Bergodi<br />
La mia bandiera è tricolore<br />
e rappresenta la mia nazione.<br />
Tre sono i suoi colori:<br />
verde come le colline e i campi coltivati,<br />
bianco come i monti d’inverno innevati,<br />
rosso come i papaveri in mezzo ai prati.<br />
O bandiera non ti rattristare<br />
se il tempo ti ha fatto dimenticare!<br />
A scuola, la maestra ti ha portato<br />
e la tua storia abbiamo ricercato.<br />
Due studenti ti hanno ideato<br />
poi una parte d’Italia ti ha adottato,<br />
e dal 1861 l’unità hai rappresentato.<br />
Ora ti conosco, ti posso ringraziare<br />
e questa poesia ti voglio dedicare.<br />
Valentina Pastori<br />
42ÿ<br />
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O bandiera<br />
che sventoli nell’aria<br />
silenziosa e leggera.<br />
Tu hai tre colori<br />
che rappresentano<br />
i nostri valori.<br />
Il verde per la speranza di un domani migliore.<br />
Il bianco per la pace che chiediamo al Signore.<br />
Il rosso per il coraggio e per l’amore.<br />
Da quando sei nata<br />
nessuno ti ha mai dimenticata.<br />
Tu sei la mia bandiera<br />
e quando ti guardo mi sento fiera.<br />
Lavinia Cesetti<br />
O vessillo tricolore,<br />
ti guardo sempre con stupore.<br />
Tre sono i colori che ti hanno dato<br />
e ognuno di essi ha un significato.<br />
Verde come la collina soleggiata,<br />
bianca come la montagna innevata,<br />
rossa come la lava dall’Etna eruttata.<br />
Più di duecento anni fa sei stata ideata<br />
poi vessillo d’Italia sei diventata.<br />
Io oggi ti guardo con rispetto<br />
mentre canto l’inno con la mano sul petto.<br />
Mattia Peroni<br />
O vessillo glorioso,<br />
tu sei per me un dono prezioso.<br />
I tuoi colori brillano al sole<br />
come le colline, le montagne e i prati in fiore.<br />
La tua immagine tricolore<br />
rappresenta forza, coraggio e purtroppo dolore<br />
Quest’anno l’unità d’Italia viene ricordata,<br />
e, con essa, anche tu sarai festeggiata.<br />
Vincenzo Carbone<br />
Caro tricolore,<br />
sei per gli Italiani<br />
simbolo di orgoglio e onore.<br />
Il tuo rosso mi fa ricordare<br />
i soldati caduti per aiutare.<br />
Il tuo bianco mi fa pensare<br />
che senza pace non si può stare.<br />
Il tuo verde mi fa sperare<br />
che nel futuro ci si possa amare.<br />
Io ti prometto di non dimenticare<br />
quanto sei importante:<br />
tu sei da rispettare!<br />
Allegra Martelli<br />
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Cultura<br />
Poesie dedicate al tricolore<br />
Bella l’Italia, bellissima la sua bandiera:<br />
con i suoi colori racconta una storia<br />
vera.<br />
Rosso fu il coraggio.<br />
Verde la speranza di unione e fratellanza.<br />
Bianca la purezza dei sentimenti<br />
di soldati che partirono contenti<br />
di donarci, insieme alla bandiera,<br />
la libertà di una patria intera.<br />
Corteggiani Luigi<br />
Tre colori ha la mia bandiera<br />
e l’Italia ne va fiera.<br />
Quando vedo il tricolore<br />
forte batte il mio cuore.<br />
C’è il verde dei vasti prati,<br />
il bianco dei monti innevati,<br />
il rosso del sangue dei nostri soldati.<br />
A lei battiamo le mani<br />
perché siamo felici di essere italiani.<br />
Alberto D’Ascola<br />
O vessillo tricolore,<br />
sei per l’Italia orgoglio e onore!<br />
Compagnoni ti ha ideato,<br />
la Repubblica Cisalpina ti ha adottato,<br />
poi dell’Italia unita simbolo sei diventato.<br />
Oggi qualcuno ti ha dimenticato!<br />
Non te la prendere,<br />
io ti prometto<br />
di lasciarti nel mio cuore un angoletto.<br />
Ludovica Sciommeri<br />
Mia bandiera tricolore<br />
di ogni Italiano sei nel cuore.<br />
Verde per i boschi e i prati,<br />
bianca per i monti innevati,<br />
rossa per i soldati che si sono sacrificati.<br />
O bandiera mia,<br />
quanti nel passato ti hanno amato!<br />
Poi alcuni ti hanno dimenticato.<br />
Io ti vedo vicino casa mia<br />
e, se parto, sento nostalgia.<br />
Raffaele Rocchi<br />
O bandiera tricolore<br />
di tutti gli Italiani sei nel cuore!<br />
I tuoi colori noi sventoliamo<br />
così dagli altri stati ci distinguiamo.<br />
Verde è la speranza<br />
che non ci sia più la guerra.<br />
Bianca è la colomba<br />
che porta la pace sulla Terra.<br />
Rosso è il cuore di ogni Italiano<br />
che mentre ti guarda ha sul petto la mano.<br />
O bandiera italiana,<br />
questa poesia ti voglio dedicare:<br />
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ÿ
ora so quanto sei importante<br />
e non lo voglio dimenticare.<br />
Alessandro Pastorelli<br />
La bandiera italiana è il tricolore,<br />
e anche quando non ci penso è nel mio cuore.<br />
I suoi colori sono belli, sgargianti<br />
e nel passato sono stati trionfanti.<br />
Verde come la speranza di un’Italia unita,<br />
bianca come la paura di perdere la vita,<br />
rosso come il sangue di ogni ferita.<br />
Oggi è bello vedere sventolar le bandiere<br />
sui tetti, sui balconi e alle fiere.<br />
L’Italia della sua bandiera è orgogliosa:<br />
indica una nazione unita, perciò è<br />
preziosa.<br />
Ludovica Lombardi<br />
O bandiera d’ Italia,<br />
ti ho conosciuto allo stadio<br />
e ora sei per me argomento di studio.<br />
Sventoli nel cielo tre colori:<br />
il verde della speranza,<br />
il bianco della pace,<br />
il rosso di una passione vivace.<br />
Ora che ti conosco<br />
nel cuore ti voglio portare,<br />
così di te non mi potrò dimenticare<br />
La bandiera italiana è tricolore<br />
e rappresenta forza, coraggio e valore.<br />
Il bianco è la pace nel cuore,<br />
il rosso è il sangue e il dolore,<br />
il verde il campo di battaglia<br />
dove molti hanno lasciato<br />
la vita e la famiglia.<br />
Per questo di essa sono fiero:<br />
rappresenta uno stato libero e intero.<br />
Edoardo Picano<br />
Giorgio Servidei<br />
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Cultura<br />
Poesie dedicate al tricolore<br />
Ogni volta che vedo il tricolore<br />
una grande gioia sento nel cuore.<br />
Con i suoi colori mi fa ricordare<br />
le bellezze che in Italia<br />
si possono ammirare.<br />
C’è il verde delle colline<br />
e il bianco delle vette alpine.<br />
C’è il rosso dei tramonti<br />
quando il sole scompare agli orizzonti.<br />
Questa per me è la ragione<br />
per cui il tricolore rappresenta la mia nazione.<br />
Tommaso Cau<br />
Con i tuoi tre colori, o bandiera,<br />
rappresenti per noi una nazione intera!<br />
Rosso per il focoso carattere di ogni Italiano,<br />
bianco per la pace che ci auguriamo<br />
verde per la speranza che in te vediamo.<br />
Tanto sangue per te è stato versato<br />
ma i giovani di oggi ti ricordano solo nel campionato.<br />
Ora conosco la tua storia e ti prometto<br />
che non ti mancherò mai di rispetto.<br />
Davide Nuccetelli<br />
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La bandiera italiana<br />
sventola con la tramontana.<br />
I suoi colori sono tre:<br />
verde, bianco rosso……<br />
sai perché<br />
Verde per le nostre pianure,<br />
bianco per la neve sulle alture,<br />
rosso per il colore dei papaveri<br />
spuntati tra le spighe mature.<br />
Dobbiamo rispettare la nostra bandiera<br />
perché è il simbolo dell’Italia intera!<br />
Gerolamo Sarra<br />
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Cultura<br />
I Grandi dell’Unità<br />
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d’Italiadi Lele<br />
Crognale<br />
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Cultura<br />
I Grandi dell’Unità d’Italia<br />
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Cultura<br />
I simboli<br />
della Patria<br />
“Il Presidente<br />
della Repubblica è<br />
il capo dello stato e<br />
rappresenta l’unità<br />
nazionale”<br />
(art. 87<br />
Costituzione<br />
italiana)<br />
I SIMBOLI DELLA PATRIA<br />
Nel monumento di Piazza Venezia possiamo individuare<br />
tutti i simboli della Patria unitaria.<br />
<strong>Giuseppe</strong> Sacconi<br />
UNITÀ. E’ il monumento<br />
nazionale; si chiama<br />
“Vittoriano” perché è dedicato<br />
al re Vittorio Emanuele II,<br />
primo re di Italia. Fu ideato<br />
dall’architetto <strong>Giuseppe</strong><br />
Sacconi e inaugurato nel<br />
1911. L’unità prima era rappresentata<br />
dal re, oggi dal<br />
presidente della Repubblica<br />
ÿ<br />
52ÿ
“La<br />
Repubblica riconosce<br />
e garantisce i diritti<br />
inviolabili dell’uomo”.<br />
(art. 2<br />
Costituzione<br />
italiana)<br />
La difesa<br />
della Patria è sacro<br />
dovere del Cittadino<br />
(art. 52<br />
Costituzione i<br />
taliana)<br />
LA PATRIA. Il monumento di piazza Venezia è detto<br />
anche “Altare della Patria”. La statua al centro del<br />
grande bassorilievo, in fondo alla scalinata , dove si<br />
trova il picchetto di onore rappresenta la dea Roma e<br />
nel lungo bassorilievo è raffigurato il lavoro degli<br />
Italiani e l’amore della Patria. I soldati rendendo onore<br />
alla tomba del “Milite Ignoto” onorano tutti coloro che<br />
sono morti per la Patria.<br />
“la bandiera<br />
della Repubblica è il tricolore<br />
italiano: verde,<br />
bianco e rosso, a tre bande<br />
verticali di eguali dimensioni”<br />
(art. 12<br />
Costituzione<br />
italiana)<br />
LIBERTÀ E UNITÀ. I due tempietti laterali sono sormontati<br />
da una quadriga che simboleggia<br />
la libertà e l’unità e sui<br />
frontoni degli stessi tempietti è<br />
scritto in latino: PATRIAE<br />
UNITATI – CIVIUM LIBERTATI<br />
(per l’unità della Patria e la<br />
libertà dei Cittadini).<br />
BANDIERA.<br />
Il Tricolore sventola sui due alti pennoni,<br />
al lato del Milite Ignoto.<br />
“La libertà<br />
personale è inviolabile”<br />
(art. 13 Costituzione<br />
italiana) “La Repubblica,<br />
una e indivisibile riconosce<br />
e tutela le autonomie<br />
locali” (art. 5<br />
Costituzione<br />
italiana)<br />
53ÿ<br />
ÿ
Cultura<br />
I simboli della Patria<br />
“La Repubblica si<br />
riparte in Regioni,<br />
Province e Comuni .<br />
(art.114<br />
Costituzione<br />
italiana)<br />
REGIONI. Sono rappresentate dalle 16 statue poste in cima alle colonne del portico.<br />
INNO NAZIONALE. Quando il Presidente si reca a<br />
deporre una corona di fiori sulla tomba del milite ignoto<br />
o vi accompagna un capo di stato straniero viene<br />
eseguito l’inno di Mameli, che è divenuto<br />
l’inno di Italia per legge nell’anno 2005.<br />
EMBLEMA. Emblema dell’Italia è una stella, alla quale<br />
è stato aggiunta una ruota dentata (simbolo del lavoro),<br />
con rami di quercia e di ulivo. La stella si trova<br />
sulla testa della dea Roma.<br />
54ÿ<br />
ÿ
CONFINI. Le due fontane alla base del monumento, simboleggianti il mare Adriatico e il mare Tirreno, e il bianco<br />
dei marmi (come le Alpi) le possiamo considerare come i confini dell’Italia.<br />
“Il Presidente<br />
della Repubblica ha<br />
il comando delle Forze<br />
armate, presiede il consiglio<br />
supremo di difesa costituito<br />
secondo le leggi, dichiara lo<br />
stato di guerra deliberato<br />
dalle Camere”<br />
(art.87 Costituzione<br />
italiana)<br />
CLASSICITÀ. La forma del monumento come altare, la statua della dea Roma, i marmi, la vicinanza del<br />
Campidoglio, i valori raffigurati (pensiero, azione, sacrificio, diritto, forza, concordia), il panorama che si ammira<br />
dall’alto del monumento ... tutto richiama le peculiari origini classiche e cristiane dell’Italia.<br />
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56ÿ<br />
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Cultura<br />
di Emanuele Costa<br />
57ÿ<br />
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Cultura<br />
RESTAURAZIONE: concezione<br />
politica che, dopo l’esperienza<br />
napoleonica, considerata come<br />
un’epoca di caos e di anarchia,<br />
auspica un ritorno all’ordine<br />
sociale dell’ancien régime.<br />
SANTA ALLEANZA: accordo<br />
diplomatico, stipulato nel 1815 tra<br />
Russia, Prussia e Austria. I<br />
contraenti si impegnavano a<br />
prestarsi vicendevole aiuto militare<br />
qualora l’ordine e la pace sanciti<br />
al Congresso di Vienna venissero<br />
minacciati. Sono previsti incontri<br />
periodici ed in pratica viene<br />
affermato il principio di intervento<br />
armato per reprimere ogni moto<br />
popolare.<br />
REAZIONARIO: in politica si<br />
intende chiunque si oppone ad<br />
ogni tentativo di cambiamento,<br />
innovazione e progresso e tenta di<br />
riportare la situazione politica,<br />
sociale e culturale a stadi di<br />
sviluppo precedenti.<br />
58ÿ<br />
ÿ
CARBONERIA: società segreta,<br />
composta da aristocratici,<br />
intellettuali, membri della borghesia<br />
liberale. Il programma veniva<br />
rivelato gradualmente ai seguaci.<br />
Erano previsti tre gradi:<br />
apprendista, Maestro e Gran<br />
Maestro.<br />
59ÿ<br />
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ÿ<br />
Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
60ÿ
SILVIO PELLICO: nasce a Saluzzo<br />
nel 1789 e, giovanissimo,<br />
comincia a scrivere specialmente<br />
per il teatro, ideando tragedie<br />
formalmente ancora classiche, ma<br />
già romantiche da un punto di vista<br />
contenutistico. Nel 1815 viene<br />
rappresentata la sua tragedia<br />
Francesca da Rimini. A Milano<br />
diventa per qualche tempo direttore<br />
del Conciliatore. A causa del suo<br />
profondo afflato patriottico nel<br />
1820 viene arrestato con l'accusa<br />
di appartenere alla carboneria.<br />
Condannato a morte, la sentenza<br />
viene commutata in 15 anni di<br />
carcere duro, da scontare nella<br />
fortezza dello Spielberg, in<br />
Moravia. Nel 1830 arriva<br />
anticipatamente la grazia imperiale<br />
e, tornato in Italia, sceglie di vivere<br />
a Torino, si estranea dalla politica<br />
attiva e dai circoli letterari, e trova<br />
lavoro come bibliotecario presso la<br />
marchesa di Barolo. Nel suo<br />
capolavoro (Le mie prigioni, del<br />
1832) si narrano l'arresto, la vita<br />
nel carcere e la liberazione,<br />
ponendo l'accento (in stile<br />
manzoniano) sul percorso spirituale<br />
legato alla vicenda, i cui effetti<br />
sono la riscoperta della fede ed<br />
una rassegnata indulgenza verso<br />
l'esistenza e verso il prossimo.<br />
Muore a Torino nel 1854.<br />
61ÿ<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
62ÿ
RISORGIMENTO: processo di<br />
graduale riscoperta e<br />
rivendicazione della propria<br />
identità nazionale.<br />
Il termina indica il carattere di<br />
rinascita culturale e politica, di<br />
riscatto da una condizione di<br />
servitù e decadenza morale e il<br />
ritorno ad un passato glorioso.<br />
63ÿ<br />
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ÿ<br />
Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
64ÿ
GIUSEPPE MAZZINI: in Italia fu il<br />
più determinato avversario<br />
dell’ordine viennese. Egli infatti<br />
vuole trasformare l’Italia in uno<br />
Stato unitario, repubblicano e<br />
democratico. A tal fine fonda a<br />
Marsiglia, nel 1831, La Giovane<br />
Italia. Nel 1834, fallito un tentativo<br />
insurrezionale in Savoia, si reca in<br />
Svizzera e a Berna fonda La<br />
Giovane Europa.<br />
65ÿ<br />
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ÿ<br />
Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
66ÿ
CARLO CATTANEO: capofila della<br />
corrente federalista, democratica e<br />
repubblicana, sviluppatasi in<br />
Lombardia. Alla proposta<br />
mazziniana di uno Stato unitario<br />
Cattaneo contrappone l’ipotesi di<br />
uno Stato repubblicano il più<br />
possibile analogo a quello<br />
statunitense.<br />
67ÿ<br />
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Cultura<br />
NEOGUELFISMO: concezione<br />
politica di Gioberti che tendeva a<br />
conciliare la causa liberale e<br />
patriottica con la religione cattolica<br />
e con il Magistero della Chiesa di<br />
Roma. Il progetto prevedeva la<br />
presenza di una confederazione<br />
fra gli Stati italiani sotto la<br />
presidenza del Papa e con la tutela<br />
della forza militare del Regno di<br />
Sardegna.<br />
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69ÿ<br />
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Cultura<br />
CESARE BALBO: uomo politico e<br />
storico italiano del fronte moderato.<br />
Nel 1844 pubblica Le speranze<br />
d'Italia. La tesi originale che Balbo<br />
prospetta è che in seguito<br />
all'espansione dell'Impero<br />
asburgico nell'area dei Balcani si<br />
potesse convincere l’Austria a<br />
lasciare libera la penisola italiana.<br />
Dopo la concessione dello statuto<br />
albertino, per breve tempo diventa<br />
il primo Presidente del Consiglio<br />
del Regno di Sardegna e in seguito<br />
capo della <strong>De</strong>stra Storica nel<br />
Parlamento subalpino.<br />
70ÿ<br />
ÿ
1848: anno cruciale della storia<br />
europea. Tutti gli Stati, sulla spinta<br />
della rivoluzione parigina, sono<br />
coinvolti nei moti insurrezionali.<br />
Nell’arco di due anni i tentativi<br />
rivoluzionari vengono ovunque<br />
duramente repressi.<br />
GOFFREDO MAMELI nasce a<br />
Genova nel 1827. Studente e<br />
poeta precocissimo, di sentimenti<br />
liberali e repubblicani, aderisce al<br />
mazzinianesimo e nel 1847<br />
compone Il Canto degli Italiani.<br />
Arruolatosi nei bersaglieri, nel<br />
<strong>marzo</strong> del 1848 raggiunge Milano<br />
insorta e successivamente combatte<br />
per difendere la Repubblica<br />
romana. Viene ferito alla gamba<br />
sinistra, che gli verrà amputata per<br />
la sopraggiunta cancrena. Muore<br />
d'infezione il 6 luglio 1849, a soli<br />
ventidue anni. Le sue spoglie<br />
riposano nel Mausoleo Ossario<br />
del Gianicolo.<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
74ÿ
CARLO ALBERTO: Re di Sardegna<br />
dal 1831 al 1849. Inizia a<br />
governare ispirandosi ad una<br />
politica assolutista e reazionaria, la<br />
cui espressione maggiore fu la<br />
repressione della cospirazione<br />
diretta dalla Giovine Italia (1833-<br />
1834).<br />
Attua una serie di riforme che<br />
rendono il Piemonte la regione più<br />
evoluta della penisola.<br />
Nel 1848 Carlo Alberto entra in<br />
guerra contro l'Austria, ma la<br />
campagna militare dopo un inizio<br />
fortunato, prende un andamento<br />
sfavorevole, anche per le personali<br />
esitazioni del re e si chiude con la<br />
grave sconfitta di Custoza (25<br />
luglio).<br />
Carlo Alberto, temendo di vedere<br />
le idee repubblicane trionfare nel<br />
proprio Stato, affida il governo a<br />
Gioberti (dicembre 1848) e<br />
successivamente (12 <strong>marzo</strong> 1849)<br />
rompe l'armistizio con l'Austria<br />
anche per sottrarsi alla rinnovata<br />
accusa di tradimento che gli<br />
rivolgono i patrioti. La ripresa della<br />
guerra si conclude con la disfatta<br />
di Novara (23 <strong>marzo</strong> 1849), che<br />
provoca la sua abdicazione a<br />
favore del figlio Vittorio Emanuele<br />
II. Carlo Alberto si reca in esilio in<br />
Portogallo, dove muore nel 1849<br />
75ÿ<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
84ÿ
GIUSEPPE GARIBALDI: figura<br />
dominante del Risorgimento<br />
Italiano, da giovane fu un fervente<br />
mazziniano e si iscrive alla<br />
Giovine Italia. Combatte per il Rio<br />
Grande do Sul,dove conosce<br />
Anita, che poi sposerà.<br />
Nel 1848 a Roma si batte per la<br />
difesa della Repubblica.<br />
Nel 1854 si stabilisce a Caprera,<br />
mantenendo comunque rapporti<br />
epistolari con i patrioti italiani.<br />
Scoppiata l'insurrezione a Palermo,<br />
sbarca a Marsala con mille uomini;<br />
vince numerose battaglie: a<br />
Catalifimi, a Palermo, a Milazzo.<br />
Giunto a Napoli sconfigge i<br />
Borboni al Volturno.<br />
A Teano, Garibaldi offre a Vittorio<br />
Emanuele II il regno conquistato,<br />
informandolo dell'annessione del<br />
Regno delle Due Sicilie alla<br />
monarchia sabauda, quindi torna a<br />
Caprera.<br />
Nel 1862 ritenta la conquista di<br />
Roma, ma sull'Aspromonte viene<br />
bloccato dall'esercito regio e<br />
arrestato. Liberato in seguito ad un’<br />
amnistia, trascorre alcuni anni a<br />
Caprera. Nel 1866 partecipa alla<br />
III guerra d’indipendenza,<br />
riportando alcune vittorie. Nel<br />
1867 viene fermato dalla truppe<br />
francesi a Mentana. La liberazione<br />
di Roma avvenne nel 1870, ma<br />
senza le camicie rosse.<br />
85ÿ<br />
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Cultura<br />
CAMILLO BENSO CONTE DI<br />
CAVOUR: le simpatie liberali<br />
portano Cavour ad abbandonare<br />
la carriera militare. Interessato alle<br />
innovazioni tecnico-agrarie<br />
modernizza le tenute agricole di<br />
famiglia, con ottimi risultati. Nel<br />
1847 fonda il giornale "Il<br />
Risorgimento" e auspica<br />
l'indipendenza del Paese e una<br />
maggiore libertà economica,<br />
religiosa e politica. Nel 1848<br />
viene eletto deputato e nel 1850<br />
diventa Ministro dell'Agricoltura e<br />
del Commercio nel ministero<br />
D'Azeglio. Nel novembre 1852<br />
assume la presidenza del Consiglio<br />
e, grazie al connubio con Urbano<br />
Rattazzi (alleanza con il centrosinistra),<br />
rimane alla guida della<br />
politica piemontese quasi<br />
ininterrottamente fino alla morte.<br />
Tenta di fare del Piemonte un paese<br />
moderno, dando impulso ai<br />
commerci, all'istruzione,<br />
all'esercito; avvia grandi opere<br />
pubbliche e riordina<br />
l'amministrazione dello Stato. Per<br />
la sua fede nella libertà ed il suo<br />
genio diplomatico è considerato il<br />
principale artefice del processo di<br />
unificazione italiano<br />
86ÿ<br />
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PLEBISCITO: pronunciamento<br />
popolare su rilevanti questioni di<br />
ordine istituzionale.<br />
Apparentemente è una forma di<br />
democrazia diretta, in quanto<br />
espressione della volontà popolare,<br />
ma viene giudicato uno strumento<br />
demagogico per la facilità con cui<br />
viene manipolata la volontà del<br />
popolo, per le forti limitazioni<br />
censitarie e per la scarsa tutela<br />
della segretezza del voto. Durante<br />
il Risorgimento italiano si ricorre al<br />
plebiscito per sancire l’annessione<br />
di alcune regioni al regno<br />
sabaudo.<br />
87ÿ<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
Nascita dello Stato Italia<br />
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Cultura<br />
VITTORIO EMANUELE II: sale al<br />
trono del Regno di Sardegna il 23<br />
<strong>marzo</strong> 1849, in seguito<br />
all'abdicazione del padre, Carlo<br />
Alberto, avvenuta dopo la sconfitta<br />
piemontese nella I guerra<br />
d'indipendenza. Mantiene in<br />
vigore lo Statuto albertino, rispetta<br />
i limiti concessi al sovrano dalla<br />
carta costituzionale e per questo si<br />
guadagna l'appellativo di Re<br />
Galantuomo. Pur essendo di<br />
sincera fede cattolica, sostiene<br />
negli anni Cinquanta la politica<br />
antiecclesiastica del governo<br />
piemontese e, nonostante i cattivi<br />
rapporti personali, asseconda la<br />
politica interna ed estera di<br />
Cavour. Nel <strong>marzo</strong> del 1861 viene<br />
proclamato primo re d'Italia.<br />
Trasferitosi con la corte da Torino a<br />
Firenze nel 1864, nel 1870, dopo<br />
la fine dello Stato Pontificio, si<br />
insedia nel Palazzo del Quirinale,<br />
a Roma. Vedovo dal 1855 della<br />
regina Maria Adelaide di Asburgo-<br />
Lorena, sposa morganaticamente la<br />
popolana Rosina Vercellana, dopo<br />
averla nominata contessa di<br />
Mirafiori. Dopo una breve malattia,<br />
muore a Roma il 9 gennaio 1878<br />
ed è sepolto al Pantheon.<br />
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MASSIMO D’AZEGLIO: statista e<br />
artista versatile piemontese (fu<br />
scrittore e pittore). Esprime le sue<br />
idee politiche nello scritto Gli ultimi<br />
casi di Romagna (1846), in cui<br />
denuncia il malgoverno papale.<br />
Dopo la sconfitta di Novara, per<br />
ordine di Vittorio Emanuele II forma<br />
un ministero col compito di porre<br />
fine alla guerra con l'Austria.<br />
La sua ultima opera, I miei ricordi,<br />
apparsa postuma nel 1867, è uno<br />
degli esempi migliori della<br />
memorialistica risorgimentale e da<br />
essa risulta la personalità<br />
dell'autore, legato alle tradizioni<br />
del suo Piemonte e tuttavia aperto<br />
alle esigenze del liberalismo<br />
ottocentesco.<br />
La sua opera pittorica, soprattutto<br />
di paesaggi delicati e malinconici<br />
d'ispirazione romantica, è in gran<br />
parte conservata nel Museo civico<br />
di Torino.<br />
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Alcune<br />
Celebrazioni<br />
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