Incisioni made in Matera a Oslo Piero Ragone
Incisioni made in Matera a Oslo Piero Ragone
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da argille e calanchi, nuvole gonfie di pioggia e fantastici fondalilunari o mar<strong>in</strong>i. Entrambi – sostiene ancora Nigro – “amanouna raffigurazione m<strong>in</strong>imalista e di campo ridotto, amano il dettaglio,come se la realtà la si possa godere soltanto con una lenteche <strong>in</strong>grandisce le pieghe, le m<strong>in</strong>uzie, i frammenti”.Dal colloquio con i diretti <strong>in</strong>teressati sono venuti fuori altriparticolari. L’<strong>in</strong>cisione, per tutti e due, è un’espressione <strong>in</strong>ti<strong>made</strong>ll’autore, il quale medita e si confronta con una matrice ancoraverg<strong>in</strong>e, da affrontare <strong>in</strong> silenzio, v<strong>in</strong>cendo ogni <strong>in</strong>dugio enella consapevolezza che ogni gesto che guida un segno è unavolontà espressa da cui non si può più presc<strong>in</strong>dere. Il segno, letracce, la forma testimoniano l’emotività, il dolore, l’amore, latensione di chi <strong>in</strong>cava, specie nelle tecniche dirette.L’uso e i tempi degli acidi nelle tecniche <strong>in</strong>dirette, produconoeffetti più omogenei e calcolabili. Per <strong>in</strong>cidere, Rizzelliparte generalmente da un’idea già abbozzata su un foglietto, laelabora e ne cura le modifiche sulla lastra. A Manno sono piùcongeniali i segni che nascono dalla gestualità e dalla casualità. Ilresto orbita attorno e <strong>in</strong>tegra questo primo impianto. Poi si lavoracon def<strong>in</strong>izioni e profondità successive alla prima stampa,arrivando f<strong>in</strong>o a diec<strong>in</strong>e di ritocchi e <strong>in</strong>terventi sulla matrice.A meno di non averla “esaurita” già nella fase di preparazione.La smentita è decisa <strong>in</strong> fatto di limitazioni nel raccontocalcografico che si affida solo al bianco e nero. I due maestriconoscono un’ampia scala di gradazioni, (che non sono solo igrigi), tra questi estremi. E parlano, non a caso, di colorazione.L’<strong>in</strong>trigo – ribadiscono - è il dosaggio tra presenza e assenza diluce, attraverso cui può e deve farsi spazio l’immag<strong>in</strong>e.Sulle doti del bravo e attento <strong>in</strong>cisore Manno e Rizzelli nonhanno esitazioni. “Non bisogna aver fretta, occorre molta pazienza,umiltà, passione e amore. Il processo di apprendimento è lentoe necessita di grandi motivazioni. C’è da v<strong>in</strong>cere la freddezzadel metallo, conoscere il valore del segno, esercitarsi nelle tecniche.Non si può improvvisare”. Manno non si considera un artista. Daperito d’arte, ha conosciuto il mestiere dell’<strong>in</strong>taglio e della lavorazionedel legno. Ora si sente un artigiano che conosce letecniche calcografiche, le dom<strong>in</strong>a e prova gioia ogni volta cheottiene un buon risultato di stampa. Rizzelli dice che non c’ècompiacimento nel suo modo di concepire l’<strong>in</strong>cisione. “Primaancora che si chiude un’esperienza, ci si prepara ad affrontare laprossima. Con le piccole lastre si gioca, con quelle più grandi, l’impegnoè maggiore; la preparazione può superare anche un mese.Il nemico da esorcizzare è l’<strong>in</strong>terruzione della pratica. Riprenderedopo l’estate è sempre faticoso”.L’entusiasmo dei due maestri cede il posto all’amarezza,quando chiediamo come è considerata questa forma d’artee quali prospettive abbia. “In Basilicata – dicono – la grafica èpoco considerata. Eppure <strong>in</strong> tanti paesi nel mondo si organizza-ANGELO RIZZELLI, SEGNI DI MATERA, 1994, ZINCO 250 X 200 MM, ACQUAFOR-TE E MANIERA NERA.112