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s e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i - angopi

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La sera del 15 gennaio 2007 la navigazione delloStretto di Messina ha brutalmente ricordatola sua pericolosità. Nelle sue acque l’aliscafoveloce di bandiera italiana ‘Segesta Jet’ e la portacontainer‘Susan Borchard’ di bandiera antiguense (Statodi Antigua e Barbuda, Indie occidentali) sono venutea collisione, nonostante il mare fosse stato calmo e lavisibilità buona (sul disastroso impatto sono state dispostediverse indagini per accertare i motivi che lo hannoprovocato). Nella collisione la prua della portacontainersi è infilata nella plancia di comando dell’aliscafodevastandola e mietendovi vittime. Quattro degli ottocomponenti l’equipaggio del Segesta Jet sono purtroppomorti tra le lamiere squarciate ed accartocciate Lefamiglie dei marittimi piangono le ‘morti bianche’ diSebastiano Mofodda, 52 anni, comandante dell’aliscafo;Marcello Sposito, 41 anni, direttore di macchina;Domenico Zona, 44 anni, motorista; Lauro Palmiro, 54anni, marinaio.Sull’aliscafo viaggiavano circa 150 passeggeri; una novantinahanno riportato ferite, alcuni di rilevante entità,e sono stati ricoverati negli ospedali di Messinae di Reggio Calabria. Un bilancio pesante, ma checertamente sarebbe stato molto più infausto se la taglienteprora della nave portacontenitori avesse collisoil traghetto solo un paio di metri oltre la plancia, affondandonell’area passeggeri (vedi foto sotto). Alcuni,temendo l’affondamento del Segesta si sono tuffati inmare. Fortunatamente, sono stati tutti tratti a bordodei mezzi nautici di soccorso giunti in fretta sul luogodella collisione marittima. Tra gli intervenuti con pro-P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i5


pri mezzi nautici, la Capitaneria diporto di Messina, che ha subito assuntoi compiti di coordinamentodei soccorsi attraverso la propria salaoperativa, di Reggio Calabria nonchéle messinesi Corporazione Piloti,Gruppo Ormeggiatori – barcaioli (allertatoanche il Gruppo di Reggio),Vigili del fuoco, Guardia di finanza,Carabinieri.Una visione più dettagliata e direttadel tragico avvenimento ècontenuta dal ‘rapporto’ effettuatodal Capogruppo degli ormeggiatori– barcaioli messinesi e trasmesso allalocale Capitaneria di porto e che haper oggetto appunto la collisione avvenutail 15 gennaio 2007 nello stretto diMessina tra le navi ‘Susan Borchard’,di bandiera Antigua, G.T. 6701, e l’aliscafopasseggeri Segesta Jet della R.F.I.S.p.a.. Collisione - sottolinea il rapporto- che ha riproposto con estremadrammaticità il problema della sicurezzadella navigazione nello Stretto.Il Gruppo Ormeggiatori - Barcaiolidel porto di Messina, con riferimentoall’attività da esso svolte, riferiscequanto segue. Nella giornata del 15gennaio 2007 presso la nostra sede diservizio, verso le ore 17 e 55 minuti circa,dall’apparato radio VHF abbiamosentito comunicazioni molto concitate,circa un’avvenuta collisione nello Stretto.Tempestivamente, sono stati richiamatiin servizio tutti i membri del Gruppoper offrire il loro contributo ai soccorsi.Avvertiti dall’Ufficiale di servizio dell’Ufficiooperativo della Capitaneria diPorto di Messina, Capitano di Fregata(CP) Zanghì, gli ormeggiatori SalvatoreRigano (Capo gruppo) e Andrea Arenasi sono immediatamente avviati sul luogodella collisione impegnando il mezzonautico del Gruppo DC 9 mtr. ‘ME2750’; condimeteo: mare calmo, visibilitàbuona.Informa, ancora, il Capo gruppo.Nel volgere di circa 12 minuti, siamogiunti nel luogo della collisione, a circadue miglia verso Sud dal porto. Arrivatisul luogo della collisione riscontrammoche nel frattempo erano già intervenutela pilotina della Corporazione dei Piloti eun battello della Guardia di Finanza,primissimi aiuti con i quali abbiamo subitointeragito, attivandoci per portaresoccorso ai passeggeri dell’aliscafo..La nostra opera, pertanto, è stata dicreare una sorta di ‘ponte barche’ tra pilotie noi, attraverso il quale trasbordareferiti e passeggeri che dai nostri mezzi, piùidonei per l’accosto sottobordo all’aliscafoSegesta Jet, venivano poi imbarcati sulrimorchiatore ‘Macistone’ nel frattemposopraggiuto, più capiente e meglio attrezzatoper i primi aiuti. In questa circostanzala nostra opera immediata, coordinatadall’Autorità Marittima, ha permesso inmaniera sinergica l’intervento operativotra i servizi tecnico-nautici (piloti, rimorchiatori,ormeggiatori) determinandouna risposta tempestiva per il buon esitodell’operazione. Per parte nostra rileviamodi aver offerto un fattivo contributoall’intera operazione e per il soccorsoprestato al salvataggio diretto di circa15 - 20 persone. Una ulteriore squadradi nostro personale permetteva alle ore21,30 circa l’ormeggio alla banchina ISettembre della mn.Susan Borchard.Ultimate le operazioni di trasbordo sirimane sul luogo della collisione semprea disposizione dell’Autorità Marittima,mentre previa connessione del cavo dirimorchio da noi eseguita, rimaniamoin assistenza per il trasferimento dell’aliscafoche viene destinato all’ormeggionella banchina ‘Colapesce.’ Ormeggiatol’aliscafo in sicurezza, le operazioni sonoterminate verso la mezzanotte.Sin qui il ‘rapporto’ del capogruppo.Ma è da segnalare che durante leoperazioni di soccorso, allo stesso capogruppoSalvatore Rigano ha subitoun lieve incidente, ma solo ad operazioniultimate è stato accompagnatoin ospedale per le cure del caso.Foto in alto: lo Stretto di Messina visto dalsatellite; in basso: una delle motobarche delGruppo ormeggiatori e barcaioli del porto diMessina.6P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i


INTERVISTA SULLA SICUREZZA MARITTIMA AL PRESIDENTE DELL’ANGOPI.Nell’edizione significativamente in data 1° maggio 2007 ilperiodico ‘Rassegna Sindacale’ è tornato ad occuparsi dellasciagura marittima avvenuta pochi mesi addietro nelloStretto di Messina. Intervistato sul drammatico tema il presidentedell’Angopi Cesare Guidi ha colto l’occasione perampliare il discorso sulla sicurezza della navigazione neisuoi vari aspetti. Pubblichiamo il testo dell’intervistaIl 15 gennaio 2007 viene ricordatoper la collisione, avvenutanello Stretto di Messina, tral’aliscafo Segesta c la nave mercantileSusan Borchard, costata la vitaa quattro uomini di equipaggio. Unatragedia deI mare, i cui effetti sonostati contenuti grazie alla prontezzae all’abilità degli interventi di soccorso.Tra i protagonisti dell’operazioneil Gruppo Ormeggiatori delporto di Messina associato all’Angopi,Associazione Nazionale GruppiOrmeggiatori Porti Italiani, di cui,per saperne di più su tutta la drammaticavicenda, abbiamo interpellatoil presidente, Cesare Guidi.Dopo l’incidente, quali misure di sicurezzasono state prese riguardo alla navigazionenello Stretto di Messina?Non sono a conoscenza se sono stateprese iniziative a proposito. Dicerto non siamo stati coinvolti.Cosa fare per impedire i l ripetersi didisastri del genere?Viviamo in un mondo dove si vasempre più di fretta e si viaggia aritmi spasmodici. Nel trasporto siregistra che tra le diverse compagnieè in atto un’ accanita concorrenzasui tempi di percorrenza, anchecon offerte a prezzi stracciati esempre più al ribasso che, in alcunicasi, non sono giustificati dall’entratain funzione di più moderni ecapaci vettori marittimi. In generale,e quindi non nel caso specifico,c’è poca attenzione nella valutazioneprofessionale del personale marittimoe, in parte, anche quello didirezione. Inoltre non va sottaciutoil fatto che un’organizzazione dellavoro esasperata, unita alla maggioreripetitività dell’attività, pervia dell’aumento delle corse e dellelinee di traffico, può portare all’abbattimentodei livelli di guardia.Senza dimenticare, però, che, malgradol’enfasi data all’incidente digennaio, la nave resta il mezzo piùsicuro: nello specifico, l’ultimo incidenteavvenuto nello Stretto risaleall’85, E non dimentichiamoci chestiamo parlando di una delle aree ditraffico più congestionate di tutto ilMar Mediterraneo!Questo, però, non può giustificarequanto è avvenuto.Certamente no! Ma può costituireuna concausa. Nel caso dello scontrosullo Stretto, l’inchiesta giudi-P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i7


Sopite le tensioni che di solitos’accompagnano ad un’azionedi soccorso e, quale che ne siala portata, scemata la drammaticitàdell’evento giunto a felice esito, lecronache portuali talvolta riservanoestemporanei e gustosi fuori-programmaconclusivi, tali da essereper molto tempo tramandati con unsorriso.Ben differente da quanto riportatonelle pagine precedenti, riguardanti itragici fatti dello Stretto di Messina edella banchina portuale di Piombinointitolata a un operaio vittima dellavoro, è appunto col sorriso dellecose finite bene che un ormeggiatoredel porto di Livorno svela quantoavvenuto mesi addietro nello scalolabronico. Personaggi ed interpretidella vicenda un passeggero di traghetto,un ormeggiatore collega dellavoce narrante, alcuni uomini dellalocale Capitaneria di porto.Ecco la trama della scena, rappresentatanell’assolato sfondo del portodi LivornoSabato 12 agosto 2006, sono le13.30, il traghetto Sardinia Regina èin partenza, gli ormeggiatori sono giàsotto bordo, è una giornata ventosa, ipiazzali sono affollati. Marco Fassi,veterano ormeggiatore del porto è apoppa, le operazioni d’imbarco sonoquasi ultimate.Ad un tratto si sente gridare, gentecorre sul pontile d’imbarco, Marco ècon loro. Da non credere, un uomo ècaduto dall’alto del traghetto, sarà unvolo di 20 metri.L’uomo è riverso nell’acqua a facciasotto, tramortito; non c’è da perderetempo o affogherà. Marco è già inmare mentre pensa “ho mangiato ora”.Raggiunge l’uomo, tenta di voltarlo,ma è grosso, sarà cento chili. È comelottare con un barile che ruota su sestesso, lo sforzo è enorme, il mare èagitato per il vento, Marco respira afatica, trainare l’uomo e tenerlo con latesta su è difficile.Un ufficiale di bordo si butta e aiutaMarco: in due è un’altra cosa. Arrivaun salvagente, i due in mare lo infilanoall’uomo, lo imbracano con una cima,ora sono sotto il ciglio banchina, maniafferrano la cima d’imbraco e issanoa terra il corpo. Marco sale a terrastremato, le pulsazioni a duemila, mail peggio è passato, l’uomo si agita,tossisce, vomita, è vivo, ed è ciò checonta. L’ufficiale si rimette la camiciae... si ritrova ammiraglio. Già perchél’ammiraglio in prima della adiacentecapitaneria, a quel tempo, prima deitrasferimenti ad ancora più prestigiosiincarichi, ancora il comandante SalvatoreGiuffrè, si era anch’esso spogliatoper intervenire, da ciò lo scambio dicamicie, quasi a significare che quandosi è uomini di mare il grado non conta,il premio per tutti è un uomo che respiradi nuovo.P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i9


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La catenadi sicurezzaUn appuntamento di particolare importanzaper i servizi preposti alla sicurezzadel porto di Piombino. Il 6 marzo 2007lo specchio acqueo dello scalo marittimotoscano si è trasformato in un palcoscenicodove numerosi attori hanno interpretato almeglio la parte a loro affidata alla regia dellaCapitaneria di Porto. Capitaneria che a rappresentazioneconclusa ha voluto complimentarsicon ogni componente del ’cast’ per la fattiva collaborazionefornita, ‘anche alla luce del positivoapprezzamento ricevuto da parte del pubblico cheha assistito all’evento’.Gli interventi programmati per la Giornata MondialeSalute e Sicurezza hanno simulato con realismo unincendio e il salvataggio di persone in mare. Tuttele operazioni di emergenzache il GruppoArcelor Mittal avevadeciso di fare effettuarenel porto di Piombinosono state condottecon professionalità etempestività. Altrettantoefficiente è risultatoil dispiegamento deimezzi di soccorso, tracui quelli del GruppoOrmeggiatori e Barcaiolidel porto, intervenuto conla propria organizzazionee perizia marinaresca.P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i11


Gruppo ormeggiatori del portodi Savona – Vado impegnatocon altre componenti dellasicurezza in una simulazione di emergenzamarittima – portuale. Il test èstato effettuato lo scorso dicembre2006 richiamando tutto l’apparato disicurezza e antinfortunistico dello scaloligure. L’esercitazione si è svolta nellazona 32 del porto. Il piano operativodella simulazione è nato dalla unastretta collaborazione fra Autoritàportuale e Capitaneria di porto nonchéVigili del fuoco e 118 ed è stato resopossibile grazie alla disponibilità dellaPrefettura. All’esercitazione ha presoparte personale di vari enti, società eaziende operanti all’interno del porto.Oltre agli ormeggiatori con proprimezzi nautici hanno partecipato i pilotie i rimorchiatori delle Carmelo Noli,nonché Arpal, Asl 2, Guardia di finanza,Polizia di frontiera marittima, Poliziamunicipale e il chimico del porto.La simulazione è consistita nello sviluppodi un incendio di pasta di legno abordo della nave ormeggiata alla banchina32 (simulata dal rimorchiatore‘Anna Noli’) durante le operazioni dicarico e stoccaggio nel terminal e nelmagazzino prospiciente. Nell’azionesi è prefigurato che oltre alla navel’incendio avrebbe potuto interessareanche la circostante area di depositoper auto nuove in attesa di imbarco edeventuali altre navi ormeggiate.Inoltre, sono stati simulati ancheproblemi di pericolosità ambientalederivati dall’incendio. Infatti, è statocontemplato una concausa provocatadal fumo prodotto dall’incendio e adessa hanno ovviato i mezzi d’emergenzaallo specifico scopo intervenuti.Contaminando l’ambiente atmosfericocircostante, alimentati anche dal fuocoche aveva attaccato alcuni imballaggiancora stoccati nella stiva della nave,nell’area interessata dal finto avvenimentosi erano sviluppati fumi consistenti,causando l’intossicazione di unlavoratore della compagnia portuale,svenuto nella stiva della nave.Pur parecchio eterogenei i meccanismidella simulazione hanno funzionatoa dovere; gli specifici ruoli assegnatia ciascun componente dell’apparatod’emergenza marittima – portuale sonostati assolti con tempestività e precisione:frutto di una impeccabile regiagenerale della prova, ma anche di specificheprofessionalità. E ciò rassicuranell’evenienza di circostanza critiche,che nessuno, ovviamente, ne auspical’accadimento, ma che disattenzionio casi fortuiti purtroppo mantengonosull’uscio di casa.Come avvenuto che entrasse proprionel porto di Savona pochi giorni primadella simulazione sopra descritta.Quando poco dopo la mezzanotte disabato 9 dicembre un’onda anomalaformata dalla violenta mareggiata dilibeccio tracimò nell’ultimo tratto delladiga foranea del porto riversandosi sullearee e sul piazzale retrostante. Le conseguenzedella straordinaria mareggiatanon sono state fortunatamente subitené da persone né da mezzi nautici.Non così fortunate sono risultate unacinquantina di auto della Savona TerminalAuto stoccate nel piazzale allazona 32 in attesa di imbarco che hannoavuto i maggiori danni. Accidenti contenuti,invece, hanno interessato unapalazzina e una cabina elettrica, oltread altri danneggiamenti di lieve entitàa strutture ed impianti minori. Comunque,la situazione è stata velocementeriportata a normalità, mentre sonostati subito predisposti gli interventipiù urgenti per il riordino e la messain sicurezza delle zone dove sono statiregistrati i danni maggiori12P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i


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Le vie dell’emergenza in acqueportuali e circostanti sono dimolteplice e sorprendentevarietà, mentre quasi tutte le suestrade portano non a Roma, ma nellesedi dei Gruppi ormeggiatori, situatelungo l’intera portualità nazionale.Come riportato in queste paginenella descrizione di situazioni critichesimulate nei porti di Piombinoe Savona per verificare la celeritàe l’efficacia di quanto necessario ascongiurare il propagarsi di offese apersone e impianti gli ormeggiatorisono componente di rilievo nella‘task force’ d’intervento, coordinatadalle Capitanerie di porto titolaridelle locali Autorità marittime.Molto spesso, però, agli ormeggiatorisi demandano i soccorsi iniziali, inforza del loro ininterrotto presidiooperativo e delle loro specifichecapacità, sia di prontezza d’azionesia di esperienza e professionalitàmarinaresca, supportate da mezzinautici confacenti alle urgenze checonfigura l’abbattersi di crisi inattesee improvvise tanto nei tempi quantonei luoghi.Innumerevoli, poi, si contano i fattiminori (comunque potenzialmentepericolosi per uomini e cose) cherichiamano la comparsa dei soliormeggiatori che, senza la partecipazionedi altre forze operative,rimediano situazioni critiche, talvoltaanche abbastanza singolariper la maniera della loro origine esuccessivo sviluppo. Una panoramicadi queste prestazioni da ‘solisti’si apre nello scenario tirrenico conprotagonisti gli uomini del Gruppoormeggiatori e battellieri del portodi Piombino.Il fatto, decisamente insolito, li havisti all’opera dalle 8 alle 20 del 24agosto 2006. Era avvenuto che permotivi rimasti ignoti, ma presumibilmentedi natura vandalica, seizatteroni di salvataggio legati traloro erano stati ‘salpati’ presso loscoglio di Montecristo da una navetraghetto in servizio tra Piombino ela Sardegna.Dopo una notte trascorsa in li-Colori e riflessi nel porto di Civitavecchia14P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i


ertl’insolita quanto voluminosaflottiglia era stata avvistata il mattinosuccessivo dallo stupefattoequipaggio di una imbarcazione dadiporto. Informati della presenza inmare degli zatteroni gli ormeggiatoribarcaioliapprestavano prontamentela ‘Sparviero’, ammiraglia dei loromezzi nautici, dirigendola su queltratto di mare. Agganciato il primozatterone gli ormeggiatori dirigevanoverso il portocon il resto del branco in diligenteseguito. Qui giunti, utilizzando lapropria gru, tiravano a secco le seiimbarcazioni da salvataggio, ondeconsentire ai tecnici di revisionarlea fondo prima di essere riconsegnatealla nave traghetto di loro pertinenzae reinstallate nei rispettivi alloggiamenti.Magari fornite di chiavisupplementari per evitare forse unareplica di un vandalismo che ha costrettola società armatrice ad effettuareun viaggio con capienza ridottadi trecento passeggeri per motivi disicurezza in attesa del reintegro deisei zatteroni.Motivo di soddisfazione anche auna manciata di miglia più a sud,precisamente a Civitavecchia, perdue interventi estemporanei eseguitidagli uomini del Gruppo ormeggiatorie barcaioli del porto laziale, entrambiriferiti alle avversità meteo del 24gennaio 2007. Le performance solisteda loro effettuate hanno suscitatoi complimenti e la gratitudine deicomandanti di due navi beneficiateda solerti quanto necessari interventi.Al capo gruppo Giorgio Pilara, perciòall’intero organico, il comandanteGiovanni Iaccarino, responsabile aCivitavecchia dell’Esercizio e manutenzionenavi della RFI (Ferroviedello Stato) scrive: Sono lieto di esprimerleil mio personale compiacimentoper l’ottima assistenza prestata, peraltroa titolo di cortesia, per il controllo dannialla ancora della n/t Garibaldi in dataodierna. I miei ringraziamenti si aggiungonoanche in seguito alla lunga e semprevalida e cortese collaborazione da parteSua e dei Suoi collaboratori.Ancora più significativo il messaggioinviato del capitano AntonioMartino, comandante della navetraghetto ‘Nuraghes’, della Tirreniadi Navigazione. Nella comunicazione,tra l’altro inviata per conoscenzaanche alla direzione localedella società armatrice, si legge:A seguito condimeteo avverse del 24gennaio u.s. e dopo continue richiestesia tramite locale Autorità Marittimasia nostra Sede sociale per interventoditta preposta onde liberare lo specchiod’acqua poppiero radice n. 24 risultatevane, abbiamo registrato una ottimacollaborazione fattiva di operatoridel Gruppo Ormeggiatori che si sonoprodigati a prelevare il necessario dallasuperficie onde permettere in sufficientesicurezza la manovra di disormeggiodella nostra unità. Commento redazionale:rispondendo agli interessigenerali dei porti e delle loro diffuseutenze, frasi tipo ‘non è di nostracompetenza’, o di altro genere didisimpegno non fanno parte dellessico professionale degli ormeggiatori.Ovviamente, salvo nei casiin cui esistano i titolari dei serviziextra chiesti agli ormeggiatori, o chequalsivoglia carenza ne giustifichitanto la richiesta quanto l’interventooperativo, come dimostratoda quanto precisato nella letterasoprastante.Da lidi laziali nuovamente rottaverso settentrione, per approdareColori e riflessi nel Canale di Piombinoa Marina di Carrara, il cui Gruppoormeggiatori è stato protagonistadi una raffica di interventi in mareaperto. Le prestazioni da solisti degliormeggiatori sulla ribalta marinella sisono succedute nel corso dell’ultimobiennio con inusitata frequenza,risposta anche attinente al vivacerichiamo diportistico esercitato dalleacque tosco-liguri di quel trattomarittimo. Gli interventi più significativisono cinque, tre dei qualiportati a soccorso di imbarcazionida svago, o similari. Il sommario sisnoda lungo questi titoli: recuperodi un veliero alla deriva; salvataggiodi velisti dal mare in burrasca;assistenza e recupero di uno yachtin avaria; soccorso di un marittimonel mare in tempesta; salvataggio inextremis di un pescatore.Forse riferendosi alla fitta nebbiache ha accompagnato e complicatol’operazione, l’ormeggiatore cheha stilato la relativa relazione haintitolato ‘evento straordinario’l’intervento che assieme a un collegaha consentito di recuperare erimorchiare in area sicura un veliero.Ecco il testo della relazione che aprela rassegna marinella.Il 17 marzo 2005, alle ore 20,30circa l’ormeggiatore di guardia delGruppo marinello veniva contattatodal comandante Giorgio Poletti dellaCapitaneria di porto della Spezia.P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i15


L’ufficiale chiedeva un loro interventoin mare “in assistenza ad unmotoveliero Perini denominato ‘ParsifalIII’, lungo 53 metri, fermo in avariaal largo di Marina di Carrara”. Allarichiesta rispondevano prontamentedue ormeggiatori che mezz’ora dopodopo la chiamata mollavano gli ormeggiad una delle loro motobarche,“per dirigerci sul punto di coordinate latitudine43° 59,24’ N, longitudine009°58,94’ E, 3 miglia a Sud del porto diMarina di Carrara”. Da tenere presenteche al momento dell’uscitadal porto le condizioni meteo erano:mare calmo, vento assente, ma convisibilità ridotta a soli 20 metri acausa di nebbia fitta.Giunti sottobordo al motovelierogli ormeggiatori riscontravamoche l’imbarcazione era priva dipropulsione. Prosegue la relazione:“L’equipaggio già allertato ci passavadue cavi dalla prua che allungavamocon il nostro cavo di rimorchio, edeffettuati tutti i controlli necessariiniziavamo lentamente a rimorchiareil motoveliero. La visibilità in zonaancora molto limitata ci costringeva aprocedere molto lentamente e dovendonavigare verso le acque ristrette delGolfo della Spezia prendevamo ogniprecauzione necessaria al fine di evitareeventuali pericoli a noi stessi e all’unitàrimorchiata”.Navigando con il radar e un uomo aprua di vedetta, a causa della visibilitànulla, ci tenevamo a distanza di sicurezzadelle navi presenti in rada a Marinadi Carrara. Dirigendoci verso l’ingressodella rada della Spezia, continuando anon avere visibilità, contattavamo viaradio la Capitaneria di porto e i Pilotidella Spezia comunicando la nostraposizione e chiedendo se potevamo fareingresso in rada per procedere verso ilCantiere Baglietto. Ci ordinavano diattendere per il movimento in uscitadi una nave. Lasciavamo quindi laprecedenza alla nave e ci fermavamo inattesa di ordini della Capitaneria.Dopo circa 30 minuti la Capitaneria diporto della Spezia ci comunicava chepotevamo procedere verso il CantiereBaglietto. Riprendevamo quindi moltolentamente il rimorchio e, sempre a causadella nebbia molto fitta, facevamorichiesta di assistenza agli ormeggiatoridella Spezia, ai quali chiedevamo diprecederci di pochi metri per preavvisarcieventuali ostacoli non visualizzatidal radar per potere avanzare verso ladarsena. Alle 2 il motoveliero era ormeggiatocon successo nella darsenadel Cantiere Baglietto. Terminate leoperazioni di ormeggio rientravamoverso Marina di Carrara nel cui portoormeggiavamo alle ore 03,00 circa.Le motobarche del Gruppo Ormeggiatoridel porto di Marina diCarrara sono sempre protagonistenelle operazioni di soccorso in mare.In particolare, alla ribalta sale assaispesso la ‘Alfatut’, gioiello dellaColori e riflessi nel porto di Marina di Carraraflotta. La frequenza del suo apportosi rifà anche alla sua potenza, chepermette assistenze e traini di imbarcazionidi grossa taglia, anchecon mare agitato. Esemplari, sottoquesto profilo, due soccorsi portatiad altrettanti yacht, uno di 14 metri,l’altro di 18. Raccontano le cronacheche per la prima imbarcazione dadiporto, la ‘Tangaroa’ alla deriva peravaria su mare forza 6 al largo delle‘Cinque Terre’ erano intervenuti gliormeggiatori marinelli con motobarcaadeguata alla bisogna. La richiestaera giunta dalla Capitaneria di portodella Spezia, che aveva inviato unapropria motovedetta sul posto.Particolarmente difficoltoso è statoil soccorso portato dagli ormeggiatoriall’imbarcazione che si dirigevaverso la scogliera, con due personea bordo e l’elica bloccata da pezzidi vela strappati dalle forti raffichedi vento. Cosicché, considerandoche per ben tre volte si spezzava ilcavo di traino, la cronaca rimarca ladecisiva professionalità ed esperienzadell’equipaggio del Gruppo ormeggiatoriper trarre d’impaccio i due velisti. Egrazie a ciò, dopo un’ora di lotta controle onde sempre più impetuose riuscivanoad agganciare lo yacht che è stato poirimorchiato a porto Lotti (porticcioloprivato della Spezia, ndr).Altrettanto impegnativo un altrosalvataggio, per molti versi similea quello appena descritto. Anchequi uno yacht di diciotto metri alladeriva per la catena dell’ancoraattorcigliata alle pale dell’elica.Particolare non irrilevante, a bordodell’imbarcazione da diporto vierano sette persone, di cui due bambini.Pure in questo caso l’allarmecaptato dalla Capitaneria veniva‘girato’ al Gruppo ormeggiatori,che senza perdere un solo istanteinviava i suoi uomini a bordo della‘Alfatut’. Distante circa tre migliadalla costa, lo yacht era presto raggiunto,agganciato e trainato fino alClub Nautico di Marina di Carrara,dove i sommozzatori provvedevanoa liberare l’elica dall’ingombro chel’aveva bloccata.16P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i


Azioni da ‘solisti’ in moltiinterventi di assistenzae di soccorso, dove si evidenzianole appropriate peculiaritàdella propria professionemarinaresca e le attitudinidei mezzi nautici in loro dotazione, l’apporto degli ormeggiatoririsalta anche quando il copione delle emergenze gli assegna ilruolo di co-protagonisti di un essenziale lavoro di squadra. Sempresfogliando il ricco ‘giornale di bordo’ del Gruppo di Marinadi Carrara ci si imbatte in due casi dove uomini e motobarchehanno formato un complesso assai efficace assieme ad altre forze,coordinate dalla Capitaneria di porto. Il caso ha poi voluto cheinframmezzati ad emergenze diportistiche questi due interventifossero destinati a lavoratori del mare, portando ‘in famiglia’l’attiva solidarietà verso colleghi in pericolo.Nella prima azione corale era avvenuto che un marittimofosse stato colpito da ictus a bordo della motonave ucraina‘Ustjuzhna’ appena salpata da Marina di Carrara, il cui portoera stato chiuso al traffico dopo quest’ultima partenza, a causadel mare in tempesta. Avvertita del grave stato del marittimo econstata l’impossibilità di trasbordarlo in mare aperto su altrimezzi nautici, la Capitaneria ordinava il rientro della nave. Diconseguenza, predisponeva l’opera dei servizi tecnico nautici delporto per assistere e facilitare un ritorno che si preannunciavaparticolarmente difficile, laborioso e pericoloso, anche perchéavveniva in ore notturne. L’azione coordinatadi piloti, rimorchiatori e ormeggiatori si rivelavaancora una volta professionalmente impeccabile,talché la nave poteva raggiungere il centro delporto marinello e posta al vento per consentire aun medico di salire a bordo, effettuare un primosoccorso al marittimo che, poi sbarcato e caricatosu ambulanza, vaniva trasportato tempestivamenteall’ospedale di Carrara.La seconda azione si è svolta anch’essa pocodistante dalla costa, ma in condimeteo tranquille.Era avvenuto che improvvisamente il motopeschereccio‘Titti’ imbarcasse acqua e iniziasse adaffondare abbastanza celermente, facendo correregravi rischi all’unico pescatore presente a bordo. Per fortuna,indossato il salvagente e prima di tuffarsi in mare con stivaloni eindumenti da lavoro, l’uomo riusciva ad avvertire la Capitaneria,che subito faceva salpare la propria motovedetta nonché la giàmenzionata motobarca ‘Alfatut’ e la veloce ‘Alfamooring 2’ degliormeggiatori. Nel frattempo, il Comando elicotteri della GuardiaCostiera faceva alzare il ‘Koala’ da Sarzana. Decisiva la rapiditàd’intervento per la salvezza del pescatore, recuperato dalla motovedettapochi attimi prima che il peschereccio s’inabissasse, colnaufrago abbarbicato alla prua ancora emersa del ‘Titti’, subitodopo affondato. Tutto sommato, vicenda a lieto fine: il pescatorevittima di un passeggero shock e rincuorato dalla immediata,concreta solidarietà dei colleghi; il peschereccio riportato a galla lostesso giorno dai sommozzatori e rimorchiato dagli ormeggiatorimarinelli presso il cantiere nautico che lo rimetteva in sesto perfargli riprendere il lavoro, magari più in sicurezza.P o r t is e r v i z i t e c n i c o n a u t i c i17

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