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MARCO CASONATO<br />

Osservatore, costrutti e narrative in psicoanalisi<br />

«Una tradizione di sapere è come un bosco di<br />

sequoie, che può esistere per migliaia di anni<br />

e il legno rappresenta la pioggia e il sole di<br />

molti secoli fa» (N. Wiener, 1950).<br />

«Si può forse dire che Freud è un pragmatista<br />

come James che concepisce la ridescrizione<br />

come strumento invece che come pretesa rive<br />

lazione» (R. Rorty, 1989).<br />

Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta comparve sulla scena della<br />

psicologia americana la nozione di Sé narratore, cioè di un Sé che narra storie in cui<br />

la descrizione del Sé fa parte della storia stessa ricorsivamente. Gli psicoanalisti Roy<br />

Schafer e Donald Spence furono tra i primi ad occuparsene, e costituiscono quindi<br />

uno dei rari casi in cui alcuni psicoanalisti divengono un riferimento per la psicologia<br />

che in quel periodo ha cominciato ad interessarsi seriamente di narrazioni.<br />

Ben presto però si disse che i concetti di narrazione e narrativa avevano poco a<br />

che fare con la realtà della clinica e risultavano al di fuori della scienza a cui la<br />

psicoanalisi si ispirava.<br />

L’idea di narrativa pareva un qualcosa di artificioso che ha spinto taluni ad<br />

affermare che allora qualsiasi cosa può andar bene. Ciò sembrava allontanare lo<br />

psicoanalista «narratologo» dalla retta via del processo analitico.<br />

Vorrei mostrare, viceversa, come l’approccio narrativo sia saldamente radicato<br />

nella cultura psicologica americana, nella psicologia cognitiva contemporanea, nell’e<br />

pistemologia e nel modo attuale di concepire la storia. Inoltre esso costituisce<br />

un’interfaccia preziosa con le neuroscienze visto che l’approccio neo-connessionista<br />

metodologicamente a cavallo tra neuroscienze, psicologia e scienze dell’artificiale<br />

vede tra i suoi fondatori Rumelhart cui si devono stimolanti studi proprio sulla<br />

struttura delle storie, sullo sviluppo delle capacità narrative nel bambino e sulla<br />

possibilità di simulare tali processi. Papert inoltre ha studiato un programma per<br />

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