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“… lontane, ma distintecome tre obelischi,si ergono le DreiZinnen (Tre Cime). Ilsole splendeattraverso una foschialeggera: i raggi orizzontalipenetrano unanube trasparente e,come lameluminose, le accendonosimili ora a rosei icebergsfluttuanti in unmare di nebbia dorata…”(Amelia B. Edwards,1872)Tramonto alle Tre Cimedi Lavaredo(Ph Tre Cime NicolòdiMiana)Lavaredodisegno di E.T. Compton(arch. CAI)Tre Cime di Lavaredo daForcella Passaporto delPaterno(Ph Ugo Scortegagna)


Miniere e minerali in Italia52Cadini di Misurinadi Misurina(Ph M.S.)L’Italia non è certo un paese ricco di grandi giacimenti minerari.Se si escludono i giacimenti di mercurio del Monte Amiata, trai più importanti al mondo, peraltro ormai non più sfruttati, il nostropaese non può certo competere con i colossi dell’estrazionemineraria. Tuttavia, se invece si fa riferimento allaeterogeneità di situazioni, si può ben dire che il territorio italiano,e il territorio alpino in particolare, presentano una quantitàdavvero ragguardevole di motivi di estremo interesse.La presenza di una grandissima varietà di rocce, la situazionegeologica particolarmente complessa, in corrispondenza di unagrande sutura di contatto tra zolle continentali, l’esistenza dialte montagne, di vulcani, di antichi bacini di accumulo di evaporitie altri contesti peculiari rende il nostro territorio un crogiolodi varietà mineralogiche, tanto che da tempoimmemorabile attira l’attenzione degli studiosi a livello internazionale.Basti pensare che delle circa 4.000 diverse speciemineralogiche conosciute, solo 200 delle quali comuni, in Italiane sono segnalate oltre 1000, il che è moltissimo se si con-


54Miage, già ricercati nel Medioevo, quando i “cristallieri” liportavano ai mastri vetrai veneziani; l’oro delle miniere dellaValle d’Aosta, con masserelle e pepite del peso di centinaiadi grammi; le vesuvianiti, gli epidoti e i granati di Bellecombe(Aosta) e delle valli d’Ala e Antrona; i rarissimi minerali a livellomondiale della Val Vigezzo e della Val Formazza, comecafarsite, armenite, vigezzite, fersmite, roggianite, synchisite,xenotimo, talvolta accompagnate a cristalli di berillonella varietà smeraldo; i quarzi ametista, le scheeliti e le dolomitidi Traversella nel Canavese; i grandi ortoclasi e le oltrecento specie diverse segnalate nelle sole cave di Baveno sullago Maggiore; i favolosi granati nella varietà verde dettademantoide della Val Malenco, i più belli del mondo per laspecie; le titaniti e gli zirconi della Valle Aurina; le piriti e leematiti di Massa Marittima e dell’Isola d’Elba; ancora le giganteschepiriti di Gavorrano (Grosseto) e i trasparenti gessidi Niccioleta; i piccoli ma purissimi quarzi e i rari solfosalicontenuti nei marmi di Carrara e nelle Alpi Apuane; gli zolfidel Montefeltro e della Sicilia (questi ultimi sono i più grossicristalli esistenti al mondo); i minerali delle rocce vulcanichedella Toscana meridionale, del Lazio e del Vesuvio, perterminare con le rarissime e spettacolari fosgeniti, ormai introvabiliper la chiusura delle miniere di piombo di Monteponi,e altri minerali di argento e rame della Sardegna.


Un cenno particolare riguarda i minerali alpini. A volte non sitratta di cristallizzazioni di grosse dimensioni, tuttavia per lapurezza e la bellezza di certe specie, oltre che per la grandevarietà morfologica e cromatica, sono ricercatissimi e spessooggetto di collezioni tematiche. La ricerca in ambiente di altamontagna è particolarmente difficile, avara e faticosa, ma avvincente.I luoghi migliori dove cercare sono le morene glacialie gli sfasciumi ai piedi delle cime, oltre alle discariche delle vecchieminiere. Tra i minerali tipicamente alpini, citiamo albite,adularia, titanite, brookite, anatasio, rutilo, zircone, zeoliti, oltrea quarzi con forme inconsuete (“avvitati” su se stessi, a “scettro”,“fantasma”, policromi ecc.).Per concludere questa breve rassegna sui minerali alpini e italianiin genere, va detto che la ricerca mineralogica è bellissimae appassionante, ma che tuttavia richiede buona preparazionetecnico-scientifica e anche buona esperienza di montagna, adevitare situazioni pericolose per sé e per gli altri. Va ricordatoinoltre che l’ingresso in miniere o cave anche abbandonate èmolto rischioso e di norma severamente vietato, e che se ci sivuole dedicare a questa bellissima attività occorre preventivamenteinformarsi su eventuali divieti o limitazioni locali esistentie richiedere in anticipo i permessi necessari, ad evitaresevere sanzioni e anche procedimenti penali nei casi più gravi.A differenza della raccolta dei fossili, vietata su tutti il territorionazionale, la ricerca e la raccolta dei minerali è generalmenteconsentita, salvo limitazioni o totali proibizioni nelle areeprotette, parchi nazionali e regionali, e per questo occorre sempreinformarsi prima di programmare un’uscita. In tutte le regioniesistono gruppi di amatori ai quali consigliamo dirivolgersi per compiere in tutta sicurezza le prime visite guidate.L’attrezzatura richiesta comprende una mazzetta di almenoun kg di peso, un paio di scalpelli, guantoni perproteggere le mani, occhiali protettivi contro le schegge, robustepedule, una lente a 8 ingrandimenti, scatoline e carta perimballare i campioni raccolti, oltre all’abbigliamento adatto allaquota e alla stagione.Non bisogna pretendere di trovar con facilità campioni con cristallidi grandi dimensioni, mentre è abbastanza frequente rinvenirecristallizzazioni di pochissimi millimetri che peròall’osservazione con la lente o meglio ancora con il microscopiobinoculare a 12 o 24 ingrandimenti appaiono ancor più belli espettacolari dei campioni macroscopici. Il pregio di un esemplareè molto maggiore se i cristalli sono ancora ben impiantatisulla loro “roccia madre”, mentre se sono staccati da essa ilpregio del campione diminuisce moltissimo. Esiste una foltaschiera di collezionisti specializzati nella ricerca dei “micromounts”, cioè delle “microscopiche montagne”. Il personale ritrovamentodei primi campioni, sempre operando nel rigorosorispetto dell’ambiente, è una soddisfazione che resta indelebilmentenel ricordo di ogni collezionista, a prescindere dal valoreo dall’importanza del minerale.Marco MajraniRifugio Zsigmondy-Comicie Cima Undici(Ph D.B.)a fianco:Le Tre Cime dai Monti di Rudo(Ph A.F.)Dolomiti di Sesto(Ph M.S.)55


57DomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedìMercoledìGiovedìVenerdìSabatoDomenicaLunedìMartedì12345678910111213141516171819202122232425262728293031GENNAIO 2012


Percussione diretta Percussione indiretta Percussione su incudineIsernia La Pineta: ciotoli scheggiatiIsernia La Pineta: manufatti in selceNotarchirico (Potenza): bifaccialeArago (Francia)hacherreau1S.DOMENICAMaria Madre di Dio⧖ 52 . 1 - 365 7,38 - 16,49G E N N A I O 20 1 259conservava la forma con cui erastata plasmata. Nel Neolitico l’essiccaturafu fatta col calore delsole o la cottura nel forno. I vasicosì ottenuti divenivano più resistentied impermeabili. Col passaredel tempo i vasi furonoanche decorati.La ruota si diffuse nel 4 millennioa.C. e fu usata per la prima voltain Mesopotamia.All’inizio la ruota era pesante e ilsuo perno si spezzava facilmente,ma nel 2° millennio si utilizzò laruota a raggi, più leggere e maneggevole,dalla quale derivaronoanche il carro ed il tornio. Il carrofacilitò le comunicazioni via terra,che rimanevano comunque difficoltoseper l’assenza di vere eproprie strade. Le vie d’acqua furonole preferite e il mezzo cherese possibile viaggiarci attraversofu la barca. Le prime barcheritrovate risalgono al 7500a,C. ed erano rudimentali e senzavela; solo dopo, infatti, essa fu aggiunta.Claudia Palandri(CAI Ferrara)16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31L M M G V S D L M M G V S D L M


60G E N N A I O 2 0 1 22SS.LUNEDÌNome del Signore⧖ 1 . 2 - 364 7,38 - 16,503S.MARTEDÌGenoveffa⧖ 1 . 3 - 363 7,38 - 16,514S.MERCOLEDÌErmete e S. Tito⧖ 1 . 4 - 362 7,38 - 16,522. Le pietre da costruzione dei romani ai giorni nostri1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15D L M M G V S D L M M G V S D


5S.GIOVEDÌAmelia⧖ 1 . 5 - 361 7,38 - 16,536EpifaniaVENERDÌdel Signore⧖ 1 . 6 - 360 7,38 - 16,547S.SABATOLuciano e S. Raimondo⧖ 1 . 7 - 359 7,38 - 16,55G E N N A I O 20 1 28BattesimoDOMENICAdel Signore⧖ 1 . 8 - 358 7,38 - 16,566116 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31L M M G V S D L M M G V S D L M


G E N N A I O 20 1 29S.LUNEDÌGiuliano martire⧖ 2 . 9 - 357 7,37 - 16,5710S.MARTEDÌAldo eremita⧖ 2 . 10 - 356 7,37 - 16,5811S.MERCOLEDÌIgino Papa⧖ 2 . 11 - 355 7,37 - 16,59623. Miniere1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15D L M M G V S D L M M G V S D


12S.GIOVEDÌMoodesto⧖ 2 . 12 - 354 7,37 - 17,0013S.VENERDÌIlario⧖ 2 . 13 - 353 7,36- 17,0114S.SABATOFelice⧖ 2 . 14 - 352 7,36 - 17,02DOMENICAMauro15S.⧖ 2 . 15 - 351 7,36 - 17,03G E N N A I O 20 1 26316 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31L M M G V S D L M M G V S D L M


64G E N N A I O 2 0 1 216S.LUNEDÌMarcello Papa⧖ 3 . 16 - 350 7,35 - 17,0417S.6. La calcara e la calceMARTEDÌAntonio abate⧖ 3 . 17 - 349 7,35 - 17,0618S.MERCOLEDÌLiberata e S. Prisca⧖ 3 . 18 - 348 7,34 - 17,07La calcàra (o calchera) era unarustica fornace dove si cocevanoi sassi calcarei per produrre lacalce. Essa aveva una forma a“nuraghe”, ovvero a tino in parteinterrato, con una piccola aperturain alto. Sul lato anteriore sitrovava la porta. Il suo profilo eracircolare e l’altezza variabile fra i3 e i 5 metri,c on un diametromassimo di 3 metri, e risultavapiù stretta alle due estremità. Lastruttura di sostegno era costituitada grossi massi squadratigrossolanamente, e doveva resisteread alte temperature, oscillantiintorno ai 1000°C.La parte sotterranea interessavala calcàra per una profondità dicirca un metro ed era formata daun anello di sassi resistenti al calore,i quali costituivano il fornello.Sopra il fornello si poggiavaquindi, con grande perizia, lavolta, composta da sassi calcarei.La volta aveva doppia funzione diservire da forno per legna di cotturae da sostegno per i sassi dacuocere, che venivano caricatisopra. Ad ogni cotta la volta dovevaessere rifatta. Un volta muratala porta, la calcàraconservava due aperture: unamaggiore, detta bocàra, dallaquale si introducevano fascine elegna da ardere,e d una minorecollocate in posizione inferiorealla bocàra, che serviva da respiroal fornello della calcàra. La calcàrasi costruiva preferibilmentenei pressi di un pendio, per facilitareil caricamento dei massi dall’alto,e nelle vicinanze di unbosco, magari di una carbonaia,per procacciare in rapidità il combustibile;inoltre essa doveva trovarsinon molto distante da corsid’acqua. Una volta preparato iltutto, massi e legname in sufficientequantità, si accendeva ilfuoco. Doveva essere un fuocomolto vivace, ottenuto bruciandotronchi di faggio o di abete finementetagliati, e doveva durareininterrottamente fino a ottogiorni circa (in media 4-5 giorni inbase al tipo di calcare). La temperaturatra gli 800 e 1000°C el’operazione di mantenimento delfuoco erano seguite da almenoquattro addetti e sorvegliate dauna persona di grande esperienza,il forniciaio. Per controllarelo stato di cottura si prendevauno dei sassi e lo si buttava nell’acquafredda per verificarne latumultuosa (e pericolosa) reazione.Oppure si tendeva di forare unsasso utilizzando un appositopunteruolo di ferro; se si riuscivaa penetralo la calce era pronta. Infinela calce veniva estratta dalforno mediante un lavoro delicatissimoe pericolosissimo. I sassierano dunque strasformati inbianca calce, detta appunto calceviva. Questa veniva gettata inun’apposita fossa scavata sul terrenoe irrorata d’acqua che provocavauna vivace reazionechimica. Si otteneva così la calceidrata o calce spenta, pronta peressere utilizzata nella preparazionedi malte per intonaci e perl’edilizia.Ugo Scortegagna (CAI Mirano)1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15D L M M G V S D L M M G V S D


19S.GIOVEDÌMario e S. Canuto⧖ 3 . 19 - 347 7,34 - 17,08VENERDÌSebastiano e S. Fabiano20S.⧖ 3 . 20 - 346 7,33 - 17,0921S.SABATOAgnese⧖ 3 . 21 - 345 7,32 - 17,10DOMENICAVincenzo e S. Anastasio22S.⧖ 3 . 22 - 344 7,32 - 17,12G E N N A I O 20 1 26516 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31L M M G V S D L M M G V S D L M


66G E N N A I O 2 0 1 2LUNEDÌEmerenziana23S.⧖ 4 . 23 - 343 7,31 - 17,1324S.MARTEDÌFrancesco di Sales⧖ 4 . 24 - 342 7,30 - 17,145. La lavorazione dei metalliLa preistoria dell’umanità è passataattraverso diverse epoche,che vengono tradizionalmentechiamate età della pietra, delrame, del bronzo, del ferro. I metallisi trovano raramente allostato puro, o , come si dice in mineralogia,allo stato nativo: è ilcaso per esempio dell’oro, che èdetto metallo nobile proprio perchési combina difficilmente conaltri elementi.Anche l’argento e il rame si trovanospesso quasi puri, mentre ilferro nativo è molto raro. Piccolioggetti di ferro, ricavato da qualcheperaltro rara meteorite,erano già presenti nell’età delbronzo, ma la vera e propria etàdel ferro ebbe inizio solo quandosi imparò a estrarlo dai suoi mineralipiù comuni, come magnetiteed ematite. Il bronzo è unalega di rame e stagno, molto piùdura e resistente dei due metallida cui prende origine.La vera e propria arte della metallurgiaebbe inizio quandol’uomo imparò a estrarre i metalliMERCOLEDÌdi S. Paolo25Conversione⧖ 4 . 25 - 341 7,30 - 17,15dai loro minerali principali, soprattuttoossidi e solfuri.Per farlo è necessaria una fortefonte di calore; non è sufficientequindi la temperatura di un semplicefuoco di legna all’ariaaperta, ma è indispensabile che ilcalore della combustione sia inqualche modo “concentrato” enon si possa disperdere facilmente.Quindi ci voleva un forno, al cuiinterno era posto il minerale sminuzzato;al disotto il fuoco, abbondantementeventilato ealimentato da una gran quantitàdi legna (il carbone verrà scopertosolo in tempi più recenti). Ilprodotto fuso veniva quindi convogliatoin alcuni stampi scavatinella pietra, e poi rifinito con unpaziente lavoro di martellatura eaffilatura.Uno degli oggetti più interessantiper l’archeologia è l’ascia di ramerinvenuta accanto al famoso Ötzi, l’uomo trovato congelato sulghiacciaio del Similaun e risalenteal 3200 avanti Cristo. Nei suoi capelliè stato riscontrato un alto tenoredi arsenico, un sottoprodottocomune nei minerali dirame, il che fa pensare che svolgesseanche l’attività di fonditoreo fabbro.Alberto Majrani(CAI Milano)1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15D L M M G V S D L M M G V S D


GIOVEDÌTito e S. Timoteo26S.⧖ 4 . 26 - 340 7,29 - 17,17VENERDÌAngela Merici27S.⧖ 4 . 27 - 339 7,28 - 17,18SABATOTommaso d’Aquino28S.⧖ 4 . 28 - 338 7,27 - 17,19DOMENICACostanzo29S.⧖ 4 . 29 - 337 7,26 - 17,20G E N N A I O 20 1 26716 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31L M M G V S D L M M G V S D L M


68G E N N A I O 2 0 1 2LUNEDÌMartina30S.⧖ 5 . 30 - 336 7,25 - 17,2231S.MARTEDÌGiovanni Bosco⧖ 5 . 31 - 335 7,24 - 17,237. Non solo cave: le maestranze apuane della lavorazione della pietraL’escavazione del marmo.Oggi, grazie alle innovazioni tecniche,pur rimanendo un lavorodifficile e pericoloso, l’attivitˆ dicava si avvale di strumentazioniprecise e macchinari efficaci, chepermettono di estrarre grandiquantitˆ di marmo e trasportarlosu ruota fino al laboratorio o all’Ma fino agli inizi del secoloscorso...Prima di tutto l’escavazione erarealizzata mediante l’’esplosivo.Il blocco prescelto, ancora inglobatonella montagna, era delimitatodai “tecchiaioli”, operai legatiad una corda, cheinfiggevano cunei di legno in nicchiescavate con lo scalpello(sciubbia) e che bagnati progressivamentesi gonfiavano e permettevanoil distacco del marmo.A questo punto il blocco si trovavain prossimitˆ del piazzale dicava, ma non c’erano strade chepermettessero di spostarlo.Gli stessi cavatori arrivavano incava percorrendo difficili sentieriper raggiungere il luogo dell'escavazioneprima dell’alba.Per portare il masso a vallequindi, occorreva costruirsi una“via”.Queste “vie”, chiamate “vie dilizza” dovevano reggere il pesodel o dei blocchi ed essere sufficientementesicure per le personeche accompagnavano ilprezioso materiale a valle.Solitamente era scelto un percorsolungo la massima pendenzadel versante.Il tracciato era liberato da eventualiingombri di piante e resopianeggiante con una lastricatasul fondo. Una massicciata lateralerendeva stabile il percorso.Tutta l’opera era realizzata con latecnica della muratura a secco econ il materiale che si trovava sulluogo. L’operazione si svolgevanel seguente modo: veniva decisauna squadra di cavatori, chiamatala “squadra di lizza” e scelto un“capolizza”.Con il legname delle piante delluogo (solitamente castagno) ve-1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15D L M M G V S D L M M G V S D


G E N N A I O 20 1 269niva costruita una slitta, la “lizza”appunto.Su questa era assicurato il caricodi marmo, “la carica”.La lizza, era manovrata dallasquadra che la calava lentamentelungo la via di lizza.Lungo il tracciato, ad intervalli regolari,erano realizzati, semprecon lo scalpello, fori circolari oquadrati nei massi di maggiori dimensionie chiamati “piri”.Dentro ai fori venivano messe fascinedi legno (solitamente faggioe castagno) che rappresentavanouna sorta di “anima”: attorno aquesta erano avvolte le corde dicanapa che reggevano la caricae il suo attrito ne permetteva lafrenatura Il capolizza era di frontealla carica e decideva il percorsomigliore da seguire.Sotto alla lizza venivano messi espostati progressivamente i “parati”Uno o due cavatori quindi,facevano avanti e indietro vicinoalla carica per passarsi i paratiche rimanevano indietro e necontrollavano il grado d’usura el’entitˆ d’insaponatura o ingrassaturae procedevano all’eventualesostituzione.Il capolizza controllava lo statodella via e la traiettoria della carica.Altri membri della squadra,stavano a monte e manovravanola carica: la lizza era legata conlunghe corde di canapa (i “canapi”)che erano arrotolate conun numero di spire variabile attornoai piri. o si fermava in casodi problema o pericolo la carica.I diversi ordini erano dati ai varimembri della squadra mediantegrida e fischi convenzionali.Ovviamente i membri della squadraerano scelti in funzione dellaprestanza fisica e nel caso del capolizza,dell’esperienza.Ciononostante si sono verificatinumerosi incidenti spesso mortali,dovuti proprio al cedimentodella via di lizza.Nelle immagini precedenti: esempiodi carica su lizza con parati(foto 1).Un piazzale di cava duranteuna giornata di lavoro (fofotosono state fatte a Carrara,poco dopo l’abitato di Codena, neipressi dellacava a cieloaperto.Qui, un ex cavatore ha realizzatoun modello che riproducefedelmente i diversimomenti dell’escavazionee ha realizzato unpiccolo museo con le vecchieattrezzatureche si usavano in cava.Firma16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31L M M G V S D L M M G V S D L M

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