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interventi delle Regioni e degli Enti Locali - Politiche per la famiglia

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<strong>interventi</strong><strong>delle</strong> <strong>Regioni</strong>e <strong>degli</strong> <strong>Enti</strong> <strong>Locali</strong>Vasco ErraniFabio MelilliGraziano DelrioVasco ErraniPresidente del<strong>la</strong> Conferenza <strong>delle</strong> <strong>Regioni</strong> e<strong>delle</strong> Province autonome di Trento e BolzanoGrazie <strong>per</strong> l’invito ed un apprezzamentovero <strong>per</strong> questa Conferenza ed anche, caraRosy, un ringraziamento a te, lo dico volentieri,<strong>per</strong> l’impegno e l’a<strong>per</strong>tura con cui haiimpostato questo <strong>la</strong>voro.E’ un positivo passo in avanti che non dobbiamodis<strong>per</strong>dere. In fondo, anche da quiemerge chiaramente che una nuova politica<strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è necessaria e possibile, sesapremo tutti misurarci con le questioniconcrete, senza approcci ideologici, comeautorevolmente ha sottolineato il Presidentedel<strong>la</strong> Repubblica, e non solo <strong>per</strong>chévalorizzare il ruolo del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, come cipropone <strong>la</strong> Costituzione, e riconoscere i diritti<strong>delle</strong> <strong>per</strong>sone al di là <strong>delle</strong> loro scelteaffettive non sono obiettivi in contraddizione;ma anche <strong>per</strong>ché il quadro è moltopiù complesso.Tutte le analisi, le questioni presentate qui, cidicono come <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> nel nostro Paesesi confronti con molte difficoltà e comesiano presenti robusti segni di crisi.Prima di tutto ci sono questionidi carattere economico,penso alle famiglie monoreddito,questioni242SABATO 26 MAGGIOdi nuove e vecchie povertà, problemi del<strong>la</strong>casa, su cui, dobbiamo dircelo, da anni nonesiste più una politica pubblica <strong>per</strong> <strong>la</strong> residenzasociale. Problemi legati poi al<strong>la</strong> crescitadel<strong>la</strong> precarizzazione del <strong>la</strong>voro che colpiscein primo luogo le donne ed anche al<strong>la</strong> crescitadel <strong>la</strong>voro di cura. Penso all’aumentodell’aspettativa di vita, agli anziani, questioneche si aggrava <strong>per</strong> il fatto che <strong>la</strong> catena familiaresi fa sempre più corta.Bene allora ha fatto il Ministro a proporcidi guardare <strong>la</strong> realtà <strong>per</strong> quel che è. Tuttaviaio mi sento di proporvi una brevissimariflessione, re<strong>la</strong>tiva al fatto che tutti questifattori di criticità e di crisi si esprimono, enon possiamo non vederlo, in una societàin cui prevale l’insicurezza e che mette insecondo piano, di fatto, <strong>la</strong> coesione socialee l’idea stessa di comunità. Dobbiamoaprire una vera e propria battaglia culturale.Siamo, prima di tutto, <strong>per</strong>sone, cittadini:non solo consumatori ma famiglie,comunità, società. È un problema che riguardatutto il sistema, a cominciare dal sistemadei media.Noi dobbiamo vedere che spesso in questasocietà prevale <strong>la</strong> tendenza dello scontro, <strong>la</strong>chiusura in piccoli e grandi egoismi rispettoal<strong>la</strong> capacità di promuovere sintesicondivise, di unire, non di dividere. Questoè il senso di comunità che noi dobbiamoricostruire. Su una questione cardine del<strong>la</strong>nostra società, come <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, noi dobbiamoavere <strong>la</strong> capacità di andare oltre,proporre sintesi avanzate <strong>per</strong> rimettere alcentro <strong>la</strong> funzione sociale del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>.Il nostro problema, dunque, è quello dipromuovere politiche di sostegno che mettanoin moto sistemi coesivi, come è statodetto qui pochi secondi fa da un re<strong>la</strong>tore diun gruppo di <strong>la</strong>voro. La <strong>famiglia</strong>, senza unasocietà coesa e una comunità solidale, nonrisolverebbe da so<strong>la</strong> a risolvere i propri problemi.Dunque occorrono una serie di iniziative,di politiche <strong>per</strong> contrastare lepovertà economiche, ma <strong>per</strong> contrastareanche le povertà culturali. Da questo puntodi vista è chiarissimo come sia indispensabileun mix di politiche: dagli strumenti dicontrasto al<strong>la</strong> precarizzazione ai nuovi ammortizzatorisociali <strong>per</strong> promuovere <strong>la</strong> conciliazione,alle politiche fiscali in favore<strong>delle</strong> famiglie, in primo luogo quelle piùnumerose.Occorre un welfare comunitario: qui c’è ungrande punto di riforma <strong>per</strong> il nostro Paese,mettere al centro il bisogno <strong>per</strong> quello cheè, non l’istituzionalizzazione; mettere alcentro <strong>la</strong> domiciliarità, costruire una retecon tanti protagonisti (pubblici, privato accreditato,no profit), non ci sarà mai un’istituzionein grado di rispondere da so<strong>la</strong>all’insieme dei problemi sociali di questasocietà. Ma, attenzione, <strong>la</strong> sussidiarietà <strong>per</strong>me non è indifferente, occorre che in questarete sia assicurata <strong>la</strong> qualità e l’appropriatezza,in modo tale che i cittadini sisentano sicuri e protetti da un sistema capacedi dare loro <strong>delle</strong> risposte.Da questa Conferenza dobbiamo uscire co-


struendo ilPiano Nazionale,come ci haproposto il Ministro.Come <strong>Regioni</strong> siamo prontia dare il nostro contributo, loavete visto anche nel documento cheabbiamo presentato. Non intendiamo proporrequestioni astratte di competenza; riteniamo,al contrario, fondamentale che visia un approccio fondato sull’integrazione<strong>delle</strong> politiche e su una coo<strong>per</strong>azione costantetra Governo, il sistema regionale elocale, <strong>la</strong> società che ridefinisca <strong>la</strong> governancesenza inutili conflitti e senza dis<strong>per</strong>sivesovrapposizioni. In primo luogooccorre definire i livelli essenziali di assistenzasociale. Quei diritti che debbono esseregarantiti a tutti i cittadini in tutto ilterritorio nazionale. Non posso nascondermiche il nostro Paese vede <strong>delle</strong> differenzesostanziali e capisco che quando noici poniamo il tema dei livelli essenziali diassistenza e del<strong>la</strong> garanzia <strong>per</strong> tutti i cittadini,non possiamo affrontarlo solo dalpunto di vista <strong>delle</strong> risorse. Come abbiamocominciato a fare con il Patto del<strong>la</strong> salute,occorre costruire una coo<strong>per</strong>azione tra loStato, il Governo, le <strong>Regioni</strong>, tra le <strong>Regioni</strong>,tra le Autonomie locali <strong>per</strong> diffondere intutto il territorio del Paese, con standard,verifiche,una cultura dibuone pratiche, checonsenta al Mezzogiorno di rifondare<strong>la</strong> propria autonomia e, nellostesso tempo, dare una risposta sostanziale,far fare un salto di qualità. Il federalismomai come oggi è coo<strong>per</strong>azione interistituzionale.Non esiste nemmeno <strong>per</strong> le <strong>Regioni</strong>più forti il federalismo fai da te. Noinon vogliamo venti sistemi sanitari o ventisistemi assistenziali, e su questo dobbiamocostruire una iniziativa forte e credibile.So bene che le risorse sono limitate, tuttaviaquesta Conferenza ci dice che non partiamoda zero.Ci sono tante buone pratiche che possonoessere valorizzate e messe in rete, ma io voglioindicare due priorità che a me sembranoirrinunciabili: prima di tutto ibambini, l’infanzia, partire dai servizi, danuovi serviziflessibili. Vi sonoes<strong>per</strong>ienze in tante parti di questo Paese,che hanno costruito nuovi servizi familiari,capaci di rispondere ai problemi specificidi quel territorio.L’altra grande questione: <strong>la</strong> non autosufficienza.Attenzione, qui dobbiamo davverofare dei passi in avanti, riscrivere il pattointergenerazionale e anche il patto fiscale,secondo me, <strong>per</strong>ché non esiste <strong>famiglia</strong>ormai che non viva in modo drammatico<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> non autosufficienza. Visono famiglie che hanno più anziani a carico,famiglie che mettono in discussione


<strong>per</strong>fino <strong>la</strong> loro stabilità se non trovano unarete di sostegno. Questa è una questione diciviltà di una società, che non può non essereaffrontata subito <strong>per</strong>ché questa è unaquestione che dà futuro anche alle nuovegenerazioni, che consente loro di costruireil proprio progetto <strong>famiglia</strong>re con maggioretranquillità.Dunque, questa è una grande priorità, ecredo che dovremo <strong>la</strong>vorare nei prossimimesi <strong>per</strong> cominciare a realizzare davveroquel processo di qualificazione del<strong>la</strong> comunità-Paeseche sia in grado di dare servizi,qualità, cultura al<strong>la</strong> nostra comunità.Fabio MelilliPresidente UPI244SABATO 26 MAGGIOPermettetemi di ringraziare il Presidentedel Consiglio e il Ministro Rosy Bindi <strong>per</strong>aver voluto in questa ultima giornata di unappuntamento così importante dare ilsenso di questo Paese così policentrico,ricco di istituzioni, che stiamo faticosamenteriordinando.Tenterò di dare un contributo pur nel<strong>la</strong>consapevolezza che molti dei servizi chepossiamo offrire alle famiglie italiane sonoservizi di prossimità e quindi è bene che sene occupino i Comuni, che sono lo strumentopiù flessibile, l’istituzione che puòdare il senso del<strong>la</strong> vicinanza ai nostri cittadini,in modo più compiuto.Noi possiamo fare davvero un regalo allefamiglie italiane, lo sanno il Ministro Amatoe il Ministro Lanzillotta, con i quali stiamo<strong>la</strong>vorando in questi giorni, facendo migliorare<strong>la</strong> nostra burocrazia, snellendo il sistemapubblico, facendo in modo che sisappia finalmente chi fa che cosa nel nostroPaese, evitando le ridondanze, dando risposteai bisogni del<strong>la</strong> collettività in modopiù efficiente di quanto non abbiamo fattonel passato.Per questo mi limiterò rapidamente adelencare alcune cose che le Province italianefanno e possono sicuramente migliorare<strong>la</strong> vita <strong>delle</strong> famiglie italiane in ungrande patto, in una grande alleanza <strong>per</strong> <strong>la</strong><strong>famiglia</strong>, al<strong>la</strong> quale ci richiama il MinistroBindi.La prima riguarda sicuramente il tema del<strong>la</strong>istruzione professionale e dell’istruzione secondaria,del<strong>la</strong> quale noi ci occupiamo.Essa è legata ai <strong>per</strong>corsi di formazione professionale.Dovremmo fare una grande riflessione,<strong>per</strong>ché in uno strano federalismoche sembra a volte più un federalismofai da te, che una moderna architetturaistituzionale, stiamo correndoil rischio di <strong>per</strong>correre strade diverse,gli <strong>Enti</strong> <strong>Locali</strong> sul<strong>la</strong>formazione professionale,lo Statosull’istruzionesecondaria, non coordinando asufficienza i nostri <strong>interventi</strong>. E’ urgentedare un’offerta formativa più alta ai nostristudenti, un’offerta che li sappia inseriremeglio nel mondo del <strong>la</strong>voro, che sappiadavvero confrontarsi con le imprese, <strong>per</strong>creare <strong>per</strong>corsi flessibili di formazione chediano il senso di un Paese che evolve, checambia e che ha bisogno di nuovi <strong>la</strong>vori. Iocredo che dovremmo farlo coordinandocimeglio, facendo un <strong>la</strong>voro comune.Le Province italiane si occupano, inoltre, diincrociare domanda ed offerta di <strong>la</strong>voro.Forse qualcuno ricorderà gli uffici di collocamentoe <strong>la</strong> loro inefficacia. Le Provincehanno costruito, a fatica, insieme alle <strong>Regioni</strong>in questi anni, nuovi centri <strong>per</strong> l’impiego,un servizio che fa incontraredomanda ed offerta di <strong>la</strong>voro.Al Ministro Bindi offriamo <strong>la</strong> possibilità,sul<strong>la</strong> base <strong>delle</strong> es<strong>per</strong>ienze pregevolissimeche ci sono nel Paese, di fare in modo chenelle cento Province italiane possano essercicento progetti costruiti insieme alleimprese, <strong>per</strong>ché le donne possano averecondizioni migliori di accesso e di <strong>per</strong>manenzaal <strong>la</strong>voro. Si può fare, anche con risorseeuropee, con risorse che abbiamo. Sipuò costruire un processo che sappiaanche, al di là del<strong>la</strong> polemica, intercettaregli strumenti del<strong>la</strong> flessibilità del <strong>la</strong>voro,magari con incentivi al<strong>la</strong> stabilizzazione eche consentano alle donne tempi, orari e<strong>per</strong>manenza al <strong>la</strong>voro migliori di quelle cheesistono oggi nel nostro Paese.La terza questione riguarda naturalmente iltema dell’immigrazione, dell’integrazione,di una società complessa, che rischia diavere dei punti di crisi fortissimi oggi evidentisia sulle nostre metropoli, dove i Comunifanno, con fatica quotidiana, un<strong>la</strong>voro pregevole di integrazione, di offertadi servizi ad uomini, donne, bambini, chevengono da ogni parte del mondo e chesono essenziali <strong>per</strong> costruire <strong>la</strong> società multiculturaleche vogliamo. Sia negli altri luoghi,lontani dall’attenzione dei media, dove<strong>la</strong> sproporzione tra demografia e grandi occasionidi <strong>la</strong>voro (penso al mercato agricolo,al mercato dell’edilizia, ad alcuni temiche riguardano l’industria meccanica), trauomini e donne nuovi che si insedianonelle nostre comunità e nei piccoli centri sigoverna con fatica e senza strumenti adeguati.Lì ci sarà bisogno di fare un <strong>la</strong>vorodi coordinamento più attento, <strong>per</strong>ché allora<strong>la</strong> paura, dettata dallo squilibrio dei numerie non da una convinzione culturale, noncrei un Paese che tende a respingere piuttostoche accogliere.Sono tre temi che offro al contributo di unconfronto. Ha ragione il Presidente Errani:uno stato policentrico, così come l’abbiamocostruito in questi anni, non si governasenza raccordi istituzionali, senza unostretto confronto, senza <strong>la</strong> pazienza del<strong>la</strong>democrazia, <strong>per</strong> costruire servizio ai nostricittadini ed alle nostre famiglie, più efficientie degni di un grande Paese europeo,servizi che debbono avere l’obiettivo, almeno<strong>per</strong> <strong>la</strong> nostra parte, di far svolgere adognuno di noi il proprio ruolo senza ridondanze,senza sovrapposizioni. Consapevoliche l’obiettivo del nostro <strong>la</strong>voro resta <strong>la</strong>soddisfazione dei nostri cittadini e <strong>delle</strong> comunitàche amministriamo.Graziano DelrioVicepresidente ANCIPermettetemi di ringraziare anche a nomedi tutti i Comuni prima di tutto il Presidentedel Consiglio, Romano Prodi e il MinistroBindi <strong>per</strong>ché, <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta,hanno dato l’occasione al nostro Paese e,quindi anche ai Comuni, di partecipare aquesta Conferenza.Dopo tre giorni lo possiamo dire insieme,questo non è stato un convegno destinato aprodurre un libro da mettere in una libreria,è stata un’occasione di <strong>la</strong>voro. I Comunilo sapevano anche prima che nonsarebbe stato un semplice convegno, <strong>per</strong>chéil Ministro ci ha coinvolto prima, hachiesto i nostri suggerimenti, un parere, hachiesto le nostre es<strong>per</strong>ienze. E siccomequesto modo di o<strong>per</strong>are è così raro, veramenteraro, e siccome i sindaci sanno cheascoltare non è tutto, ma è certamente unbuon inizio, grazie al Governo <strong>per</strong> questaoccasione.Noi non avevamo bisogno oggi di un’emozione,avevamo bisogno di una politica <strong>per</strong><strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e credo che i rapporti dei gruppidicano molto più di quanto noi possiamodire. Oggi non vorremmo altro che ripartireda Firenze con <strong>degli</strong> impegni concretida portare in dote a tutte le famiglie normali,che vivono vite normali, difficoltànormali e che incontriamo tutti i giorninelle piazze, nei nostri servizi, nelle scuole.Questi non sono solo impegni finanziari,non parliamo solo di soldi, anche se noisiamo abituati a par<strong>la</strong>rne spesso, purtroppo!I soldi servono, e come! La Finanziariaha dato finalmente un segnale e noilo abbiamo apprezzato, <strong>per</strong>ché è stato unimpegno concreto. Ma soprattutto c’è unsenso nei discorsi di questi giorni, il sensodi voler su<strong>per</strong>are le politiche indirette, rivoltecioè a categorie di soggetti, ai disabili,agli anziani, ai bambini, <strong>per</strong> andare versopolitiche dirette al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, al<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>in quanto soggetto. Vogliamo una nuovacittadinanza del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, vogliamo un riconoscimentodel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> come bene comune,come un nodo re<strong>la</strong>zionale cheimplica diritti e doveri aggiuntivi rispetto aquelli individuali. Siamo pronti, come ciavete proposto, a fare una vera e propria alleanza<strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. Sappiamo chel’obiettivo di una nuova cittadinanza del<strong>la</strong><strong>famiglia</strong> inizia nel<strong>la</strong> comunità locale, neiservizi di prossimità. Le comunità locali, loavete letto dal dossier statistico, spendono


oltre 5 miliardi di euro nel 2004; noi siamocoscienti che questi servizi sono ancoratroppo poco, <strong>per</strong>ché siamo coscienti del<strong>la</strong>fragilità del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, ma vorremmo anchedire qui, oggi, con forza, che le famiglienon sono solo un problema, sono ancheuna risorsa straordinaria di questo paese.Vogliamo anche dire che le famiglie nonsono un mito, sono un mix di disagi, di difficoltà,<strong>per</strong>ché i disagi e le difficoltà appartengonoa momenti diversi che ogni<strong>famiglia</strong> vive e il margine tra il bisogno e <strong>la</strong>risorsa è sempre più indefinito e il bisognocoesiste nel<strong>la</strong> stessa <strong>famiglia</strong> con <strong>la</strong> risorsa.Questo significa che non possiamo solochiederci cosa lo Stato può fare <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>,ma anche come <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> può costruireil suo benessere, <strong>la</strong> sua sicurezzadentro <strong>la</strong> comunità locale. Significa anche<strong>per</strong> i nostri servizi, <strong>per</strong> i servizi i cui o<strong>per</strong>atoriringraziamo tutti i giorni <strong>per</strong>ché dannosenso al nostro <strong>la</strong>voro, <strong>per</strong>ché si sacrificanoogni giorno ad ascoltare e a risolvere problemigravissimi e meritano loro sì un app<strong>la</strong>usoin questa direzione, chiediamo ainostri servizi di cambiare l’approccio ancheloro. Di cominciare a promuovere sempredi più, come già stanno facendo (ma è unmestiere difficile), <strong>la</strong> connessione del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>con le reti informali, con quell’informalerappresentato dai rapporti di vicinato,dal mutuo aiuto tra famiglie, dal rapportocol volontariato. Quel<strong>la</strong> è una risorsa, comeè stato detto dai gruppi di <strong>la</strong>voro. Ma vogliamoanche più rapporto con le risorsestrutturate, formali <strong>delle</strong> famiglie: il formale<strong>degli</strong> sportelli sociali organizzati bene, conprofessionisti, con accoglienza, ascolto, conpresa in carico, ma con <strong>la</strong> prospettiva di incoraggiarel’autonomia.Sappiamo che abbiamo bisogno di politichedi appoggio, di accompagnamento e disostegno alle famiglie, prima che venganotravolte dal<strong>la</strong> spirale del<strong>la</strong> povertà, del<strong>la</strong>diffidenza, dell’iso<strong>la</strong>mento. Solo se sapremoassumere questa soggettività del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>potremo passare dalle politiche riparatrici,disartico<strong>la</strong>te <strong>per</strong> i singoli componenti, allepolitiche di promozione <strong>delle</strong> risorse, comeindica <strong>la</strong> legge n. 328. Quel<strong>la</strong> legge chepiace a tutti, Presidente del Consiglio, piacea tutti noi da anni, ma tutti sappiamo che ènel cassetto e non riusciamo a capire <strong>per</strong>chénon possa partire, oggi, da Firenze, unmessaggio chiaro che questa smemoratezzasui livelli essenziali di assistenza non fabene al Paese, non fa bene alle famiglie. Abbiamobisogno di ritornare a <strong>la</strong>vorare sui livelliessenziali di assistenza, a quel<strong>la</strong> leggeche ha prodotto un Governo che avevaquesta sensibilità e che oggi si può riprenderein mano.<strong>Politiche</strong> dirette al soggetto <strong>famiglia</strong>, comequelle <strong>per</strong> <strong>la</strong> conciliazione, quelle destinateall’abbattimento del costo dei servizi <strong>per</strong> famiglienumerose, che ci consentono di nonfare parti uguali tra disuguali, quelle <strong>per</strong> iconsultori familiari. È già stato detto tuttoe non voglio ripetermi. Insisto solo su unpunto che preme molto ai Comuni italiani.Intanto chiediamo di <strong>la</strong>vorare da subito aun piano straordinario <strong>per</strong> i servizi del<strong>la</strong>prima infanzia, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è soprattuttouna scelta di libertà e non vi è libertàdi fare figli se non c’è <strong>la</strong> certezza di un sistemadi protezione sociale forte. Avremopiù figli se sapremo scommettere sul livellodei servizi nei Comuni, adeguato. La presenza<strong>degli</strong> enti locali e dello Stato, impegnatinello strutturare servizi, non riduce<strong>la</strong> libertà del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> come qualcunovuole far credere. Nei paesi europei, dovepiù forti, più strutturati sono i servizi diwelfare, rinascono i figli, vi è <strong>la</strong> possibilità<strong>per</strong> le donne di <strong>la</strong>vorare di più, di occupareposti di prestigio e quindi non c’è una contraddizionetra servizi più strutturati e tra <strong>la</strong>libertà del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>.Ripartiamo da lì! Ripartiamo dai nidi, daiservizi socio-educativi, e lo dico da Sindacopro tempore di una città che sco<strong>la</strong>rizza il40% dei bambini da 0 a 3 anni (con <strong>la</strong>media nazionale al 10 e l’obiettivo di Lisbonaal 30). Quindi lo dico sapendo chenon porterò a casa soldi <strong>per</strong> il mio Comune,ma sappiamo quanto questo è decisivo.È decisivo che il Piano Straordinario<strong>per</strong> i servizi all’infanzia sia flessibile, adattabilealle diverse realtà del territorio. Visono gli asili, sì, ma ci sono anche i servizimeno strutturati, come i nidi <strong>famiglia</strong>,come i micronidi, come le educatrici familiari.Dai Comuni, dall’es<strong>per</strong>ienza dei Comuni(lo diciamo con un certo orgoglio) sipuò anche imparare molto.Puntiamo su questo, allora, sapendo chenon è un investimento sui servizi. Non parliamosolo di servizi e di soldi, è un investimentodi senso, di significato, è uninvestimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> libertà maggiore <strong>delle</strong>donne da carichi familiari troppo pesanti esbi<strong>la</strong>nciati, è un modo <strong>per</strong> arricchire <strong>la</strong> societàsempre di più nel contributo libero<strong>delle</strong> donne nel <strong>la</strong>voro. È un modo <strong>per</strong> riconoscerenei figli un capitale sociale vero.E’ un modo <strong>per</strong> far uscire dall’iso<strong>la</strong>mento(noi s<strong>per</strong>imentiamo questa cosa sul<strong>la</strong> nostrapelle) tante famiglie straniere che nontrovano i linguaggi, non hanno <strong>la</strong> possibilitàdi costruire re<strong>la</strong>zioni. Nei nidi, nellestrutture pubbliche si possono costruire re<strong>la</strong>zioni,incontrarsi, scambiarsi un’opinione,ed è un’opportunità nuova anche<strong>per</strong> chi non ha le reti parentali, e sono sempredi più, <strong>per</strong> incrociare tanti altri sguardie dare un po’ di tempo a se stessi, <strong>per</strong>chéanche di questo hanno bisogno le famiglie,marito e moglie, di dare un po’ di tempo aloro stessi, al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra loro due.I nidi, gli altri servizi sono opportunitàanche <strong>per</strong> i bambini di ogni censo, di ogniprovenienza sociale, <strong>per</strong> avere un luogo separato,pulito, accogliente. Dove <strong>la</strong> capacitàdi re<strong>la</strong>zione si possa sviluppare; dove<strong>la</strong> fiducia in se stessi possa aumentareanche quando <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> è una <strong>famiglia</strong> fragile,debole. Don Bosco non teneva i bambinidi strada in strada, li portava in unluogo separato. Abbiamo bisogno di questo.E potrei continuare a lungo, ma credoche <strong>la</strong> scelta sui servizi <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima infanziaha in sé una cosa che manca oggi al<strong>la</strong>comunità familiare e forse anche al<strong>la</strong> comunitàlocale, cioè il coraggio e <strong>la</strong> fiducia nelfuturo. Questa scelta ha in sé il coraggio delfuturo ed il senso di noi, come custodi epietas <strong>degli</strong> altri e di sé.Uno dei pensatori più influenti del nostrotempo, un professore americano, ha dettoche quando <strong>la</strong> città provvede ad eccellenticentri <strong>per</strong> l’infanzia e presco<strong>la</strong>ri, i bambinisentono che <strong>la</strong> comunità si prende cura diloro. Così, quando crescono, restituisconoquesto riguardo, prendendosi cura <strong>degli</strong>altri. Diventano buoni <strong>la</strong>voratori, buoni cittadini.Questo Paese, allora, ricominci a prendersicura del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> e le famiglie saprannorestituire, amando questo Paese e dando adesso buoni cittadini.


Question Time <strong>delle</strong>famiglie con ilPresidente delConsiglio dei MinistriRomano Prodiconducono Lorena Bianchettie Paolo ContiPAOLO CONTIConduttoreAbbiamo ascoltato <strong>delle</strong> autorevoli riflessioni,ma a questo punto, visto che si par<strong>la</strong>di <strong>famiglia</strong>, diamo direttamente <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> aloro, ai protagonisti effettivi, <strong>per</strong> sottolinearealcune testimonianze e le difficoltàche <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> vive nel<strong>la</strong> quotidianità. Questestesse famiglie porranno dei quesiti alnostro Presidente del Consiglio.La prima <strong>famiglia</strong> vive a Firenze, Giovannae Sergio Vivarelli: sei figli, una <strong>famiglia</strong> importanteche vive anche <strong>delle</strong> realtà difficili.SERGIO VIVARELLIÈ una scelta che abbiamo fatto. L’età dei ragazzivaria da Annamaria che ha 23 anni,Benedetta, 22, Emanuele, 20, Giuditta 18,Miche<strong>la</strong> 13, Diletta 5.LORENA BIANCHETTIConduttriceGiovanna, esprimiamo anche <strong>la</strong> difficoltà eil coraggio di essere <strong>famiglia</strong> oggi.246SABATO 26 MAGGIOGIOVANNA VIVARELLIDifficoltà quotidiane, senz’altro. Prima ditutto difficoltà economiche <strong>per</strong>ché siamouna <strong>famiglia</strong> mono-reddito; io credo in Dioe non c’è mai mancato l’aiuto di Dio nel nostroquotidiano. Le nostre difficoltà derivanodal fatto che l’età dei ragazzi è moltoravvicinata. I primi quattro sono nati incinque anni, i ragazzi studiano, anchetutti insieme, ma <strong>la</strong> difficoltà è sia economica,sia re<strong>la</strong>tiva agli orari, adesempio <strong>per</strong> preparare il pranzoad orari diversi, nonostanteio sia a casa. Posso comunquedire chein questadifficoltà io sono contenta <strong>per</strong>ché vedoche c’è molto rispetto e solidarietà.SERGIO VIVARELLIVolevo salutare il Presidente, il Ministro,tutte le Autorità, il nostro Vescovo e tuttivoi presenti in questa sa<strong>la</strong>. Siamo onoratidi essere qui come <strong>famiglia</strong>, non solo <strong>per</strong>noi, ma anche <strong>per</strong>ché oggi rappresentiamoin qualche modo le <strong>famiglia</strong> numerose el’Associazione Nazionale Famiglie Numerose,una realtà molto importante che stafacendo sentire <strong>la</strong> sua voce.Il quesito è il seguente: le attuali tariffe deiservizi essenziali (luce, gas, acqua) sonostate costruite <strong>per</strong> limitare gli sprechi equindi <strong>per</strong> penalizzarli da un punto di vistaeconomico. Di fatto questa penalizzazionecolpisce principalmente le famiglie, soprattuttoquelle con molti figli: occorrerebbe alloramodu<strong>la</strong>re queste tariffe parametrandoi consumi al numero dei componenti presentinel nucleo, dopo <strong>la</strong> rilevazione delcontatore. Per esempio, fissando dei quantitativiminimi pro-capite. Ci chiediamo sequesto rientri nei programmi del Governoe <strong>degli</strong> <strong>Enti</strong> <strong>Locali</strong>, ciascuno <strong>per</strong> le propriecompetenze.ROMANO PRODIPrima di tutto grazie di essere qui. Vedoche occupate una fi<strong>la</strong> intera, ho pensatoche se ci fosse qui <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> del Sindaco diReggio, il mio Sindaco, che ha nove figli,non basterebbe neanche, occu<strong>per</strong>ebbetutto il palco.Il vostro è un discorso verissimo, che derivaanche da certi strani fatti tecnici, <strong>per</strong>cui il consumo era proprio legato a <strong>delle</strong>teorie di risparmio, e non è facile cambiarlo.Però, sia il Ministro Bindi che il MinistroBersani, con l’Autorità dell’energiaelettrica, stanno <strong>la</strong>vorando <strong>per</strong> modu<strong>la</strong>reanche queste tariffe a seconda dei componentidel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, in modo che ci sianodei livelli di reddito al di sotto dei quali intervengonoanche aiuti di questo tipo.Devo dire, <strong>per</strong>ò, con molta franchezza, cheil problema del sostegno deve essere affrontatoin modo molto più generale e moltopiù forte, occorre intervenire su tariffe econsumi, ma soprattutto, molto prima, sulproblema dei redditi, <strong>per</strong>ché altrimenti nonci si sta assolutamente dentro.Uno <strong>degli</strong> sforzi che noi stiamo facendo, eche abbiamo affrontato, è proprio su questotipo di problemi. Abbiamo messo neinostri programmi dei provvedimenti e <strong>delle</strong>idee forti <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>. In questi giorni hoincontrato parecchia gente prima di venire aquesto convegno sui problemi del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>,molti mi hanno anche rimproverato, chiedendomicosa c’è in programma. Il programmal’abbiamo fatto <strong>per</strong> cinque anni, nonè che l’abbiamo fatto <strong>per</strong> un anno e nel<strong>la</strong>prima Finanziaria, in una situazione di difficoltà,sono stati messi 3 miliardi di euro.Siccome si partiva da zero, 3 miliardi dieuro sono pochi. Non sono sufficienti, èchiaro, ma finalmente sono l’inizio di uncammino che inverte una rotta precedente.Permettetemi anche una mia es<strong>per</strong>ienza familiare:è un discorso che faceva mio padretantissimi anni fa, io sono l’ottavo di novefigli e lui, mi ricordo benissimo, diceva:“eccetto il giornale, tutte le spese di una <strong>famiglia</strong>numerosa si moltiplicano”. Era proprioun discorso di una semplicità estrema.Poi lui si seppelliva sotto il giornale. Noisiamo cresciuti su questa mentalità. Finalmenteil problema del<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> èscoppiato. Ma ancora, non dimentico che27 anni fa c’erano ancora i titoli dei giornali“italiani come conigli”; i più giovaninon lo sanno, ma questo era il discorsoche si faceva in Italia.

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