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02 Il metodo TPR - Centro COME

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A. Mastromarco, A scuola: giocare, costruire, fare per ... imparare l’italiano con il <strong>metodo</strong> <strong>TPR</strong>!raggiungano gli stessi risultati in termini di sviluppo della comprensione della lingua obiettivo, quando sitratta di bambini e ragazzi, il coinvolgimento fisico, diretto, nelle attività è fondamentale. Se inattivi pertroppo tempo, i bambini si annoiano, tendono a distrarsi, ma soprattutto vengono delusi nell’aspettativa diimparare giocando.Comunque a prescindere dal numero, una classe <strong>TPR</strong> è sicuramente diversa da una classe tradizionale incui gli alunni sono prevalentemente seduti mentre svolgono le varie attività. <strong>Il</strong> livello di rumore e dieccitazione è molto alto, ma si tratta di reazioni produttive che bisogna imparare a controllare. <strong>Il</strong> segreto ècominciare con lezioni brevi che servono soprattutto ad abituare l’insegnante a tollerare un modo diversodi fare scuola.L’aula, gli spazi <strong>TPR</strong>L’aula classica, con i banchi disposti in file, non è adatta al <strong>TPR</strong>. Garciaraccomanda di predisporre un ambiente adeguato, che facilitil’applicazione del <strong>TPR</strong>. In un’aula grande, spaziosa, le sedie (non i banchi)vengono disposte in due file, una di fronte all’altra, con al centro unospazio ampio in cui gli alunni possano muoversi liberamente. In fondoalla stanza, una particolare postazione di 3 sedie, home base chairs, incui si siede l’insegnante con ai lati due studenti, costituisce il luogo da cuipartono i nuovi comandi.L’ambiente ideale, immaginato da Asher, sarebbe un grande spazio in cui come su un set cinematografico,si possano disporre delle scenografie che rappresentano di volta in volta situazioni diverse di vitaquotidiana (un soggiorno, la cucina, un negozio, un ristorante, il parco ecc.). In realtà, a seconda deicomandi, tutti gli ambienti sono possibili aule <strong>TPR</strong> (il cortile della scuola, la palestra, il corridoio, illaboratorio di italiano) purché ci sia lo spazio per muoversi e soprattutto se ne programmi l’utilizzo.La prima lezione <strong>TPR</strong>“Quando dico qualcosa, ascolta con attenzione e fai quello che faccio io. Non parlare, non ripetere, maascolta bene, guarda e agisci.”• Con l’insegnante come “modello” da imitare 27 , gli alunni cominciano rispondendo con l’azione fisicaappropriata a comandi indicati da una sola parola come: “Cammina, Fermati, Salta …”• Un nuovo gruppo di comandi, 3- 4 per volta, viene presentato quando il singolo apprendente mostradi avere interiorizzato, eseguendolo correttamente, il significato dei comandi precedenti. Come diceAsher, non c’è niente di magico nel numero tre, semplicemente la scelta dipende dall’osservazioneche un numero limitato di elementi per volta viene differenziato e assimilato meglio.• A questo punto, il comando di una parola viene esteso: “Cammina velocemente/lentamente, Saltauna volta /due volte, ecc.”.Asher sostiene che in un’ora circa di <strong>TPR</strong> gli alunni possono assimilare da 12 a 36 nuovi elementi lessicali,questo ovviamente dipende dalla grandezza del gruppo, dall’età degli apprendenti, dallo stadio del trainingecc.Soprattutto nelle prime lezioni è importante sostenere la motivazione degli apprendenti, utilizzandoqualsiasi mezzo serva a spiegare in qualche modo come funziona l’approccio.“Alla fine della lezione sarai in grado di comprendere perfettamente tutto quello che sto per dire adesso.”è la tipica formula di inizio, una sorta di promessa che dovrebbe servire a vincere le possibili resistenze degliapprendenti.È curioso osservare che all’inizio, all’interno del gruppo, c’è sempre qualcuno che tenta comunque diparlare e ripetere quello che viene detto. In quel caso si spera che il tipico gesto che invita al silenzio(l’indice sulle labbra chiuse) sia lo stesso usato nel paese da cui proviene l’alunno e venga quindi capito.27 Vd. tecnica “Fai come la scimmia”18

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