Un grande benvenutoa Puianello alnostro Arcivescovodi Paolo BertolaniIl 13 maggio, in occasionedella prima marcia del<strong>2010</strong>, il nostro Arcivescovoha voluto essere tranoi come segno tangibile4della sua pastoralità. Nonostanteil fresco dellasera e la pioggia recentedel pomeriggio, tantifedeli erano presenti aesprimere la loro gratitudineal Pastore che avevavoluto essere col suopopolo a testimoniare ilsuo amore per la Madredi Dio. è certamente statoun momento buonoper dare il saluto al centesimosuccessore di SanGeminiano che, forse percoincidenza, si chiamaAntonio come il primovescovo di Modena eLanfranchi, ancora forseper coincidenza, comel’Architetto che ha progettatoil nostro meravigliosoduomo.La sua omelia è stata accoltacon la gioia di chi sache il Vescovo era venuto“con la disponibilità e ildesiderio di accogliere evalorizzare i doni suscitatidallo Spirito Santo”come aveva scritto nellalettera di saluto dopo lasua recentissima nominaad Arcivescovo Abate di
Modena-Nonantola.La gente ha capito ilsuo messaggio profondo,privo di parole altisonanti,ma incisivo. “èuno dei nostri!” dicevala gente, per significareche la chiarezza non eradisgiunta dalla semplicitàche solo i montanaririescono a raggiungerenella essenzialità del lorolinguaggio. E, montanaro,il nostro Vescovo lo è.è nato, infatti, nell’altaVal di Nure poco piùdi sessantenni fa, in unafrazione del comune diFerriere (Pc). Non ci èdato sapere se a Grandonedi Sopra (Cà d’sur) odi Sotto (Cà d’sut), localitàdivise tra loro dapoco più di un centinaiodi metri di altitudine(otre i 900 m slm), mache insieme, non raggiungono,d’inverno, i100 abitanti. Da queiluoghi alla sua ordinazionea presbitero, nel 1971,la strada non deve esserestata facile, ma, quando ilSignore chiama, si fa sentirebene e dà i mezzi perdimostrare, come a DonAntonio, che il camminoal suo servizio è lungo epuò portare a Roma perspecializzarsi in teologiabiblica e in pedagogia,essere insegnante di pastoralegiovanile e ritornarviper essere assistentenazionale nel settoreStemma episcopale di mons. Antonio Lanfranchi. Il motto episcopaleè Christi simus non nostri, una possibile traduzione suona così Noidobbiamo appartenere a Cristo, non a noi stessi.Giovani di A.C.Come poteva il nostroconterraneo, Mons. LucianoMonari lasciare aRoma quello che avevaindividuato come suoVicario Generale? Maanche il ritorno a Piacenzaè breve, la diocesidi Cesena-Sarsina loaspetta e, dopo sei anni, ilvolo definitivo, speriamo,a Modena.Siamo contenti di averlotra noi perché lo sentiamodavvero “uno dei nostri”.Non vogliamo citare isuoi scritti, numerosi ederuditi, ma per sentirlosempre più padre emaestro vogliamo ricordarele parole della suaomelia nella Santa Messanell’anniversario dellamorte di Don OresteBenzi:“…lasciatevi sempre condurredalla mano sapiente diDio…andate incontro allepersone bisognose annunciandoil Vangelo e vivendoil comandamento dell’amore…sappiatevedere il maleche schiavizza, che profana,che riduce la persona a cosa,a oggetto, per affrontarlo edestirparlo alla radice…”.Mica semplice, ma vale lapena di provarci!5