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L'arte al tempo del gelo - Cardarelli

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Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

Poy Carlo F.<br />

Liceo Artistico <strong>Cardarelli</strong><br />

La Spezia<br />

Esame di Stato a.s. 2011-2012


L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

In copertina:<br />

J. Immendorf, Café Deutschland, 1977<br />

A.R. Penck, Der Uebergang, The Passage or the Crossing,1963


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

Poy Carlo F.<br />

Liceo Artistico <strong>Cardarelli</strong><br />

La Spezia<br />

Esame di Stato a.s. 2011-2012


L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong>


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

Premessa<br />

La “Guerra fredda”, la cortina di ferro, le tensioni tra la “<strong>al</strong>leanza atlantica” e i paesi <strong>del</strong><br />

blocco sovietico, oggi sembrano episodi lontani, ma in re<strong>al</strong>tà hanno accompagnato la storia<br />

<strong>del</strong> ‘900, d<strong>al</strong> dopoguerra agli anni Settanta, e soprattutto hanno ispirato e animato le<br />

manifestazioni <strong>del</strong>la creazione artistica, quindi una guerra ideologica che ha lasciato fortissime<br />

tracce anche nell’arte. L’arte ha espresso t<strong>al</strong>i tensioni ed è stata essa stessa frutto di<br />

quella spaccatura che si riassume nella contrapposizione tra i due blocchi, elaborando da<br />

una parte e d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra <strong>del</strong>la cortina propri stili come per esempio, la pop art ad Ovest ed il<br />

re<strong>al</strong>ismo ad Est, in cui l’ arte è la percezione <strong>del</strong> mondo circostante.<br />

Con questa tesina intendo esporre gli aspetti <strong>del</strong> periodo <strong>del</strong>la Guerra fredda che hanno<br />

influenzato la creazione artistica <strong>del</strong>l’epoca, divisa tra due diverse concezioni di “modernità”,<br />

mentre imperversava l’opposizione tra comunismo e capit<strong>al</strong>ismo, comprensive di<br />

mosse politiche e militari, spionaggi, conquista <strong>del</strong>lo spazio: ed in particolare, il mio intento<br />

è stato compiere un’esplorazione tra le complesse vie tra arte e ideologia, <strong>del</strong>l’arte tedesca<br />

nata in quegli anni nelle due Germanie.


CENNI STORICI<br />

Anno 0 - la Germania è in macerie<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

La fine <strong>del</strong>la guerra era vista da molti con un misto di sollievo per la fine <strong>del</strong> terrore <strong>del</strong>la<br />

guerra e di angoscia per la vendetta dei vincitori : i tedeschi erano come par<strong>al</strong>izzati d<strong>al</strong>l’incubo<br />

<strong>del</strong> passato e d<strong>al</strong>l’insicurezza <strong>del</strong> futuro.<br />

E’ <strong>del</strong> ministro americano <strong>del</strong>le finanze Morgentau per esempio il programma di distruggere<br />

completamente la capacità industri<strong>al</strong>e <strong>del</strong>la Germania per trasformarla in un paese<br />

agricolo, la volontà di impedire <strong>al</strong>la Germania una volta per sempre di diventare nuovamente<br />

una forza politica ed economica che potesse trascinare il mondo in un’<strong>al</strong>tra guerra<br />

mondi<strong>al</strong>e.Ognuno, tra i vincitori, cercava una fetta più grossa <strong>del</strong>la torta, con motivazioni<br />

più o meno giustificate. Il primo compromesso a cui si giunse fu di dividere la Germania in<br />

4 zone occupate ed amministrate da americani, sovietici, inglesi e francesi, ma di lasciare<br />

a future conferenze il destino politico ed economico <strong>del</strong>la Germania.<br />

I quattro anni d<strong>al</strong>la fine <strong>del</strong>la guerra furono anni durissimi per i tedeschi, la rimozione <strong>del</strong>le<br />

macerie, la fame e il freddo senza quasi nessun tipo di risc<strong>al</strong>damento. La classe politica tedesca<br />

democratica che era sopravvissuta <strong>al</strong> terrore nazista era debolissima e non riusciva,<br />

<strong>al</strong>meno <strong>al</strong>l’inizio, a far sentire la propria voce.<br />

Appena finita la guerra scoppiò la Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti e la<br />

Germania fu il territorio di questa guerra che si sarebbe trascinata in forme più o meno<br />

aspre fino agli anni ottanta. L’Unione Sovietica chiedeva un risarcimento <strong>al</strong>tissimo <strong>al</strong>la<br />

Germania. Gli americani invece avevano bisogno di <strong>al</strong>leati in Germania affinché diventasse<br />

l’avamposto contro l’Unione Sovietica. Quasi subito cominciarono ad organizzare aiuti per<br />

la Germania: generi <strong>al</strong>imentari, medicine e vestiti; dopo essere stati nemici dei tedeschi<br />

volevano dimostrare di essere adesso loro amici. La divisione accontentava un po’ tutti, a<br />

parte natur<strong>al</strong>mente i tedeschi, gli americani, per accontentare i russi e per avere la mano<br />

libera <strong>al</strong>l’ovest, accettarono la deportazione forzata di più di 3 milioni di tedeschi d<strong>al</strong>la Polonia<br />

e d<strong>al</strong>la Cecoslovacchia.<br />

Il processo di Norimberga<br />

Molti tedeschi sentirono per la prima volta da una fonte uffici<strong>al</strong>e i racconti <strong>del</strong>le terribili cru<strong>del</strong>tà<br />

che erano state commesse in nome <strong>del</strong>la Germania e <strong>del</strong>la cosiddetta “razza ariana”.<br />

Fu uno shock che provocava una vergogna profonda e che doveva lasciare nella coscienza<br />

collettiva dei tedeschi dei segni che sono percepibili ancora oggi. Con la cosiddetta “Entnazifizierung”,<br />

cioè la denazificazione, si cercava di ripulire le istituzioni pubbliche dai nazisti,<br />

questa campagna fu condotta in modo molto diverso nelle 4 zone occupate.


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

La divisione diventa inevitabile<br />

I soldi avevano perso qu<strong>al</strong>siasi v<strong>al</strong>ore, i prezzi non si c<strong>al</strong>colavano più in marchi ma in sigarette<br />

americane. Per rafforzare economicamente le 3 zone <strong>del</strong>l’ovest, americani, inglesi<br />

e francesi decisero di sorpresa di introdurre una nuova moneta nelle loro zone. Nel giugno<br />

<strong>del</strong> ‘48 ogni tedesco ricevette 40 marchi nuovi e <strong>al</strong>l’improvviso, come per miracolo, i negozi,<br />

che per mesi non avevano offerto praticamente niente, erano pieni di merci. Nella speranza<br />

di una riforma <strong>del</strong>la v<strong>al</strong>uta, i commercianti avevano accumulato per mesi e mesi merci che<br />

adesso erano di colpo disponibili.<br />

Ma gli americani non riuscirono, forse non volevano neanche, mettersi d’accordo con<br />

l’amministrazione <strong>del</strong>la zona sovietica sulla nuova v<strong>al</strong>uta. Come risposta i sovietici bloccarono<br />

nel luglio <strong>del</strong> 48 ogni accesso <strong>al</strong>la parte occident<strong>al</strong>e di Berlino che era occupata da<br />

americani, inglesi e francesi.<br />

Per la stragrande maggioranza dei tedeschi <strong>del</strong>l’ovest gli americani erano diventati adesso<br />

quelli che garantivano non solo la sopravvivenza, ma anche la sicurezza, mentre i sovietici<br />

e con loro i comunisti tedeschi, che avevano pagato il prezzo più <strong>al</strong>to nella resistenza<br />

contro Hitler, stavano perdendo le ultime simpatie.<br />

Il blocco di Berlino fu il colpo di grazia per il sogno <strong>del</strong>l’unità <strong>del</strong>la Germania. Pochi mesi<br />

dopo la fine <strong>del</strong> blocco furono fondati i due stati tedeschi : la Repubblica Feder<strong>al</strong>e ad ovest<br />

e la Repubblica Democratica ad est.<br />

La guerra fredda, aveva reso impossibile la ricostruzione di uno stato unitario, la Germania<br />

era diventata vittima <strong>del</strong>la nuova costellazione internazion<strong>al</strong>e, e in fondo la Germania<br />

era anche diventata vittima <strong>del</strong> proprio passato.<br />

Il “miracolo economico”<br />

La Germania occident<strong>al</strong>e visse negli anni 50 un fortissimo boom economico. In parte, le<br />

distruzioni <strong>del</strong>la guerra erano addirittura un vantaggio, perché la ricostruzione poteva così<br />

mirare <strong>al</strong> livello tecnologicamente più avanzato <strong>del</strong>l’epoca. La parte orient<strong>al</strong>e faceva molto<br />

più fatica a riprendersi ed era svantaggiata <strong>al</strong>l’inizio per le pesanti richieste economiche<br />

fatte d<strong>al</strong>l’Unione Sovietica.<br />

Sul piano politico, tutto era provvisorio, addirittura la nuova capit<strong>al</strong>e Bonn fu chiamata<br />

uffici<strong>al</strong>mente “capit<strong>al</strong>e provvisoria”. Nei primi anni tutti i partiti <strong>del</strong>l’ovest e <strong>del</strong>l’est parlavano<br />

continuamente di unità e di riunificazione. Ma quello che succedeva nella re<strong>al</strong>tà era la<br />

sempre più rigida integrazione <strong>del</strong>le 2 Germanie nei 2 blocchi che si stavano formando in<br />

Europa e che erano capeggiati da USA e URSS. Questo atteggiamento faceva comodo a<br />

tutti perché permetteva di dare la colpa per il perdurare <strong>del</strong>la divisione <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra parte.<br />

Nel 1952 ci fu una proposta da parte dei sovietici prevedeva una Germania unita e completamente<br />

sovrana, senza più truppe di occupazione di nessuna parte, con un proprio<br />

esercito e senza nessuna prescrizione per il sistema economico da adottare. La proposta<br />

conteneva addirittura elezioni politiche libere in tutta la Germania. La proposta sovietica<br />

mirava a una Germania unita e democratica ma neutr<strong>al</strong>e, senza nessun legame con uno<br />

dei 2 blocchi. Ma gli americani non volevano accettare la neutr<strong>al</strong>ità come prezzo per la<br />

riunificazione.<br />

Nel 1953 scoppiò in molte città <strong>del</strong>la Germania orient<strong>al</strong>e una rivolta contro <strong>al</strong>cune misure<br />

economiche restrittive <strong>del</strong> governo, solo la dichiarazione <strong>del</strong>lo stato di emergenza e un<br />

massiccio intervento di carri armati sovietici riuscirono a domare una protesta che minac-


L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

ciava di diventare molto pericolosa per lo stato soci<strong>al</strong>ista <strong>del</strong>la Germania <strong>del</strong>l’est. Questa<br />

protesta era motivata d<strong>al</strong> basso livello <strong>del</strong>lo standard di vita e d<strong>al</strong>la mancanza di diritti<br />

democratici.<br />

Il boom economico nell’ovest continuava, c’era un grande bisogno di manodopera e si<br />

cominciarono a chiamare lavoratori d<strong>al</strong>l’estero: d<strong>al</strong>l’It<strong>al</strong>ia, poi d<strong>al</strong>la Spagna, d<strong>al</strong>la Grecia e<br />

d<strong>al</strong>la Iugoslavia:<br />

Con un po’ di autoironia i tedeschi stessi descrivevano questo “miracolo economico” come<br />

un susseguirsi di varie ondate. La prima era la “Freßwelle”, cioè l’ondata dei cibi e ultima la<br />

“Autowelle”, la corsa <strong>al</strong>l’acquisto di un’automobile, divenuta il simbolo più vistoso e amato<br />

<strong>del</strong> nuovo benessere.<br />

Ma anche <strong>al</strong>l’ovest gli anni 50 erano anni non privi di tensioni e contraddizioni. L’integrazione<br />

<strong>del</strong>la Repubblica Feder<strong>al</strong>e nell’<strong>al</strong>leanza militare <strong>del</strong>l’ovest, con la ricostruzione di<br />

forze armate tedesche era un argomento molto c<strong>al</strong>do, e soprattutto la discussione sull’uso<br />

o meno <strong>del</strong>l’arma atomica.<br />

Ma la Guerra Fredda, non permise un ruolo autonomo <strong>al</strong>la Germania: o con l’America o<br />

con l’Unione Sovietica. La re<strong>al</strong>tà di un paese soci<strong>al</strong>ista era lì, la Germania <strong>del</strong>l’est era a<br />

due passi, e si vedevano i suoi scarsi risultati a livello economico e i forti limiti <strong>al</strong>la libertà<br />

person<strong>al</strong>e, il partito comunista tedesco, negli anni 50 non ha mai avuto la minima chance<br />

di ottenere consensi.<br />

Negli anni ‘50 il confine tra est ed ovest non era ancora insuperabile, centinaia di migliaia<br />

di persone fuggivano ogni anno d<strong>al</strong>l’est <strong>al</strong>l’ovest<br />

L’erezione <strong>del</strong> muro<br />

Nelle prime ore <strong>del</strong> 13 agosto <strong>del</strong> 1961 le unità armate <strong>del</strong>la Germania <strong>del</strong>l’est interruppero<br />

tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziano a costruire, davanti agli occhi esterrefatti<br />

degli abitanti di tutte e due le parti, un muro insuperabile che attraversava tutta la<br />

città, che divideva le famiglie in due, e tagliava la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e<br />

università. Non solo a Berlino ma in tutta la Germania il confine tra est ed ovest, che fino a<br />

quel momento con un po’ di coraggio e gambe veloci era superabile, diventò una trappola<br />

mort<strong>al</strong>e. La zona di confine fu attrezzata con mine ANti-uomo, filo spinato <strong>al</strong>imentato con<br />

corrente ad <strong>al</strong>ta tensione, e addirittura con degli impianti che sparavano automaticamente<br />

su tutto quello che si muoveva nella cosiddetta “striscia <strong>del</strong>la morte”. Ma la reazione <strong>del</strong><br />

mondo politico tedesco e internazion<strong>al</strong>e era molto strana, con toni incomprensibilmente<br />

smorzati. Il Ministro degli Esteri americano per la questione di Berlino, lo stesso 13 agosto<br />

disse: “Vediamo come si svilupperà la faccenda. In fondo i tedeschi <strong>del</strong>l’est ci hanno fatto<br />

un favore, perché la grande massa di profughi d<strong>al</strong>la Germania <strong>del</strong>l’est era molto preoccupante.<br />

“La stabilità dei due blocchi in Europa era diventata il principio sovrano che stava <strong>al</strong><br />

di sopra di tutte le considerazioni di carattere umano. Solo dopo, quando le conseguenze<br />

inumane di questa brut<strong>al</strong>e divisione <strong>del</strong>la Germania diventarono sempre più evidenti,<br />

anche gli americani corressero il tono. Famosa è la visita di Kennedy a Berlino durante la<br />

qu<strong>al</strong>e pronunciò, in lingua tedesca, la frase “Ich bin ein Berliner”: “Anch’io sono un abitante<br />

di Berlino”.<br />

Bloccato quasi completamente il pericoloso dissanguamento <strong>del</strong>lo stato, negli anni 60<br />

e 70 la Repubblica Democratica <strong>del</strong>l’est visse anch’essa un suo boom economico, tra gli<br />

stati <strong>del</strong>l’Europa <strong>del</strong>l’est diventò la nazione economicamente più forte. Di riunificazione si<br />

parlava sempre meno e solo durante le commemorazioni e le feste nazion<strong>al</strong>i.


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

La situazione tra i due stati tedeschi nel 1969<br />

Per vent’anni, nonostante la continua affermazione <strong>del</strong>la volontà di fare di tutto per la<br />

riunificazione, i due stati si trattavano come i peggiori nemici, , dopo 20 anni di esistenza<br />

<strong>del</strong>la DDR si parlava ancora di “zona sovietica”, e da parte <strong>del</strong>l’est, la Germania Feder<strong>al</strong>e<br />

fu chiamata con i peggiori aggettivi <strong>del</strong> linguaggio politico <strong>del</strong>la Guerra fredda : aggressiva,<br />

imperi<strong>al</strong>ista, reazionaria, successore <strong>del</strong> fascismo, revanscista, pericolosa per la pace ecc.<br />

ecc.<br />

“La Germania è economicamente un gigante, ma politicamente un nano” si diceva sempre<br />

più spesso, e con questo si voleva criticare il servilismo soprattutto rispetto agli USA,<br />

che persino a loro stessi piaceva sempre meno. D<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra parte la Germania <strong>del</strong>l’est si<br />

nascondeva dietro l’Unione Sovietica e seguiva docilmente ogni mossa <strong>del</strong> grande fratello.<br />

Quando nell’agosto <strong>del</strong> 68 le truppe sovietiche schiacciarono i tentativi riformatori <strong>del</strong>la<br />

cosiddetta “Primavera di Praga” la Germania <strong>del</strong>l’est fu tra i primi ad applaudire e mandò<br />

anche <strong>del</strong>le proprie truppe per completare l’opera di repressione nella Cecoslovacchia.<br />

Arriva Willy Brandt<br />

Nel ‘69 Willy Brandt leader <strong>del</strong>la soci<strong>al</strong>democrazia tedesca, arrivò <strong>al</strong> governo, aveva vinto<br />

le elezioni con la promessa di un vento fresco non solo nella politica interna, ma anche con<br />

la promessa di una svolta nei rapporti tra i due stati tedeschi.<br />

Le conseguenze <strong>del</strong>la nuova “Ostpolitik”<br />

due stati tedeschi furono ammessi <strong>al</strong>le Nazioni Unite e la DDR fu in poco <strong>tempo</strong> riconosciuta<br />

diplomaticamente da 132 paesi, le tensioni in Europa si erano notevolmente abbassate.<br />

La popolazione <strong>al</strong>l’est era entusiasta perché il governo <strong>del</strong>la DDR era costretto<br />

a fare <strong>al</strong>cune concessioni per quanto riguardava i viaggi <strong>al</strong>l’ovest e i contatti familiari tra<br />

est ed ovest. All’ovest si cercava, con la cosiddetta “politica dei piccoli passi”, di creare dei<br />

legami tra est ed ovest. A est si cercava, senza molto successo, di arginare il numero dei<br />

viaggi d<strong>al</strong>l’ovest <strong>al</strong>l’est con l’aumento <strong>del</strong> cambio obbligatorio <strong>del</strong>la v<strong>al</strong>uta. D<strong>al</strong>l’est <strong>al</strong>l’ovest<br />

invece i viaggi erano permessi solo ai pensionati, e se i pensionati rimanevano <strong>al</strong>l’ovest,<br />

la DDR era contenta perché aveva <strong>del</strong>le pensioni in meno da pagare. Funzionari, sportivi,<br />

scienziati che dovevano fare dei viaggi <strong>al</strong>l’ovest dovevano, dopo il loro ritorno, compilare<br />

un lungo questionario che riguardava anche il proprio comportamento <strong>al</strong>l’estero e da cui<br />

dipendeva il permesso per futuri viaggi. Di una coppia sposata solo uno dei due poteva<br />

andare <strong>al</strong>l’ovest, l’<strong>al</strong>tro doveva rimanere nel paese.<br />

Più la Germania Feder<strong>al</strong>e cercava di di<strong>al</strong>ogare e di arrivare ad accordi su problemi comuni,<br />

più la DDR si irrigidiva e sottolineava le cose che separavano i due stati rispetto a quelle<br />

che potevano unirli, nel linguaggio pubblico si cercava di eliminare il più possibile l’uso<br />

<strong>del</strong>la parola “tedesco” per sostituirla con “<strong>del</strong>la DDR”.<br />

Quello che per i capi <strong>del</strong>la DDR rendeva molto difficile la situazione era il fatto che economicamente<br />

avevano un crescente bisogno <strong>del</strong>la collaborazione con la Germania <strong>del</strong>l’ovest.<br />

Così, gli stessi funzionari che ordinavano di aprire ogni pacco che arrivava d<strong>al</strong>l’ovest per<br />

paura <strong>del</strong>l’importazione di libri, giorn<strong>al</strong>i e riviste indesiderati dovevano permettere ai cittadi-


10<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

ni <strong>del</strong>l’est di accettare reg<strong>al</strong>i in v<strong>al</strong>uta estera. Dopo poco <strong>tempo</strong> il marco <strong>del</strong>l’ovest circolava<br />

nella DDR come una specie di seconda v<strong>al</strong>uta.<br />

Mentre a livello uffici<strong>al</strong>e i capi <strong>del</strong>la DDR continuavano a chiamare l’<strong>al</strong>tra Germania “imperi<strong>al</strong>ista,<br />

reazionaria e un pericolo per la pace” e d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra parte i più conservatori nella Repubblica<br />

Feder<strong>al</strong>e continuavano a chiamare i protagonisti <strong>del</strong>la DDR “assassini e crimin<strong>al</strong>i”,<br />

la DDR non esitava di chiedere crediti miliardari <strong>al</strong>l’ovest in cambio di piccoli miglioramenti<br />

a livello dei rapporti umani tra est ed ovest.<br />

Nella seconda metà degli anni ottanta, quando la riunificazione era, in re<strong>al</strong>tà, ormai vicinissima,<br />

sempre meno persone sia <strong>al</strong>l’est che <strong>al</strong>l’ovest ci credevano.<br />

L’est comincia a cambiare<br />

Quello che nel giro di pochissimo <strong>tempo</strong> portò <strong>al</strong>la riunificazione furono due fattori: l’arrivo<br />

di Gorbaciov come leader <strong>del</strong>l’Unione Sovietica e le crescenti difficoltà politiche ed economiche<br />

dei paesi <strong>del</strong>l’est e speci<strong>al</strong>mente <strong>del</strong>la DDR.<br />

L’Unione Sovietica, era un gigante in agonia. L’economia era tecnologicamente arretrata,<br />

la produttività era molto scarsa.Con la “Perestroika”, cioè la radic<strong>al</strong>e trasformazione <strong>del</strong>la<br />

politica e <strong>del</strong>la economia e con la “Glasnost” , che doveva portare <strong>al</strong>la trasparenza politica,<br />

Gorbaciov cominciò a cambiare strada; uno degli slogan più odiati nella Germania <strong>del</strong>l’est,<br />

cioè “Imparare d<strong>al</strong>l’Unione Sovietica”, <strong>al</strong>l’improvviso diventò uno slogan <strong>del</strong>l’opposizione.<br />

Più arrivavano d<strong>al</strong>l’URSS e dagli <strong>al</strong>tri stati <strong>del</strong>l’est notizie di riforme economiche e democratiche,<br />

e più la popolazione <strong>del</strong>la DDR chiedeva di fare lo stesso nel loro paese, più i<br />

leader <strong>del</strong>la DDR si chiudevano a ogni richiesta <strong>del</strong> genere. Si arrivava persino a vietare la<br />

distribuzione nella DDR di quelle riviste sovietiche che sostenevano di più la nuova politica<br />

<strong>del</strong>l’URSS. Lo stacco tra popolazione e governo diventò un abisso ma la reazione più diffusa<br />

tra la gente era ancora la rassegnazione. Alla fine degli anni 80 la DDR era, o <strong>al</strong>meno<br />

sembrava, economicamente abbastanza forte, l’apparato stat<strong>al</strong>e sembrava indistruttibile e<br />

così nessuno poteva prevedere il crollo vertic<strong>al</strong>e che nel 1989 sarebbe avvenuto in pochissimi<br />

mesi.<br />

ARTE E GUERRA FREDDA : POSIZIONI TEDESCHE<br />

Due differenti mo<strong>del</strong>li politici e mor<strong>al</strong>i hanno coesistito a partire dagli anni ’50 mantenendo<br />

vivo un confronto.<br />

La DDR e la Repubblica feder<strong>al</strong>e, due stati che una volta avevano una storia comune, tra<br />

il 1945 ed il 1989 hanno sviluppato due diversi sistemi politici ed economici. La due linee<br />

di sviluppo <strong>del</strong>l’arte sono state in gran parte segnate d<strong>al</strong>la ideologia <strong>del</strong>la guerra fredda.<br />

Una spaccatura che si riassume nella contrapposizione tra astrattismo a ovest e re<strong>al</strong>ismo<br />

soci<strong>al</strong>ista a est: questa per anni e’ stata la convinzione <strong>del</strong> grande pubblico sulle correnti<br />

artistiche prev<strong>al</strong>enti.<br />

Questo a quasi 50 anni di distanza ha creato nelle arti una divisione in due <strong>del</strong>la Germania<br />

Forse solo ora, le indagini relative <strong>al</strong> campo <strong>del</strong>la guerra fredda hanno raggiunto il


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

livello critico, che consente, di v<strong>al</strong>utare complessivamente i rapporti e le differenze <strong>del</strong>l’arte<br />

tra le due germanie.<br />

Durante il regime, nella DDR la vita quotidiana dei cittadini, inquadrata sin d<strong>al</strong>l’ infanzia<br />

nelle organizzazioni scolastiche, era sottoposta <strong>al</strong> controllo <strong>del</strong>la Stasi, la polizia segreta<br />

<strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>la Sicurezza, che, attraverso un sistema di spionaggio, indagava sulla le<strong>al</strong>tà<br />

<strong>al</strong> regime e <strong>al</strong>la linea di partito. Anche la cultura era gestita d<strong>al</strong> potere politico: in campo<br />

artistico, la Sed (Partito Soci<strong>al</strong>ista Tedesco) sosteneva soluzioni estetiche an<strong>al</strong>oghe a quelle<br />

<strong>del</strong> re<strong>al</strong>ismo soci<strong>al</strong>ista, promuovendo un’ arte uffici<strong>al</strong>e tesa a es<strong>al</strong>tare i leader <strong>del</strong> partito<br />

e i padri <strong>del</strong> movimento rivoluzionario tedesco e internazion<strong>al</strong>e.<br />

Della Ddr pre-dissolvimento sono fresche due importanti testimonianze cinematografiche,<br />

Good Bye Lenin (2003) di Wolfgang Becker e Le vite degli <strong>al</strong>tri di Florian Henckel von<br />

Donnersmarck (2006, Oscar <strong>al</strong> miglior film straniero), il primo - pure premiato - racconta il<br />

1989 e la transizione dopo l’ abbattimento <strong>del</strong> Muro, quasi semiserio, a tratti struggente.<br />

Crudo, drammatico, il secondo, nella descrizione <strong>del</strong>la sorveglianza e repressione degli<br />

artisti, degli intellettu<strong>al</strong>i e <strong>del</strong> dissenso nella Repubblica Democratica Tedesca.<br />

La Germania già divisa, d<strong>al</strong> 45; l’ Armata Rossa da una parte e gli americani d<strong>al</strong>l’ <strong>al</strong>tra,<br />

venne radic<strong>al</strong>mente spaccata in due il 13 agosto 1961; se la Cortina è una metafora il Muro<br />

è concretezza, ma la cultura si sa non si ferma e passa attraverso i muri, <strong>al</strong> punto che oggi,<br />

è possibile trovare molti punti di contatto tra gli artisti <strong>del</strong>le due Germanie durante la Guerra<br />

Fredda, perchè avevano molti piu’ punti in comune di quanto si credesse <strong>al</strong>l’epoca,<br />

Nonostante partissero da un background ideologico completamente differente, le storie<br />

<strong>del</strong>le arti nei due paesi si sono spesso venute a incrociare. Durante la Guerra Fredda tra la<br />

Repubblica Feder<strong>al</strong>e e quella Democratica l’arte ha avuto un’importante funzione comunicativa,<br />

per arrivare, <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>ba <strong>del</strong>la reunificazione, a svolgere unaa funzione di traino di tanti<br />

progetti di ricostruzione identitaria. attraverso l’esperienza di artisti come Joseph Beuys,<br />

Jörg Immendorf, Anselm Kiefer, A.R. Penck


1<br />

Joseph Beuys “ Ogni uomo è un’artista”<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

Quest’artista tedesco (1921-1986) è stato uno dei maggiori rappresentanti <strong>del</strong>le correnti<br />

concettu<strong>al</strong>i nell’arte <strong>del</strong>la seconda metà <strong>del</strong> Novecento.<br />

La sua è un’arte che corre lungo percorsi ancora inesplorati, fondendo in modo complessivo<br />

la sua esistenza tramite, il suo essere uomo d’arte.<br />

Beuys è nuovo ed assoluto rinnovatore <strong>del</strong> concetto di Arte, dotato di una person<strong>al</strong>ità<br />

travolgente, uomo energetico e multidisciplinare, appartiene ad un’<strong>al</strong>tra epoca, ma i suoi<br />

sforzi si inclinano verso il tentativo di cambiare la società, cercando di andare molto più in<br />

là <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>l’Arte.<br />

Scultore, musicista occasion<strong>al</strong>e e grande disegnatore, per lui qu<strong>al</strong>unque forma è adeguata,<br />

perché la cosa importante non è il mezzo, bensì il messaggio trasmesso.<br />

In qu<strong>al</strong>unque forma scelta, dimostra una capacità artistica che supera la maestria.<br />

Le sue opere sono piene di simbolismo con riferimenti <strong>al</strong> cristianesimo, <strong>al</strong>la seconda<br />

guerra mondi<strong>al</strong>e e soprattutto, <strong>al</strong> mondo anim<strong>al</strong>e e <strong>al</strong>la natura.


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

Beuys sembra volere che comunichiamo con il nostro Io anim<strong>al</strong>e, dimenticato in questi<br />

tempi di razion<strong>al</strong>ismo eccessivo, guarendoci e curando l’umanità., ci parla <strong>del</strong>la nostra<br />

unione spiritu<strong>al</strong>e con la terra, vuole che ritorniamo verso la natura <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e apparteniamo.<br />

È questo il vincolo re<strong>al</strong>e col tutto, con la re<strong>al</strong>tà univers<strong>al</strong>e.<br />

L’uomo sembra pretendere di creare la sua re<strong>al</strong>tà, manipolando il suo ambiente natur<strong>al</strong>e,<br />

non convivendo con questo destino ma dominandolo, creando un mondo f<strong>al</strong>so nel qu<strong>al</strong>e<br />

vivere che diviene la follia propria <strong>del</strong>l’uomo moderno.<br />

Beuys, come guida, cerca di conciliarci con la nostra parte anim<strong>al</strong>e, adottando la posizione<br />

di maestro, di profeta che tenta di liberarci d<strong>al</strong>l’attu<strong>al</strong>e tendenza materi<strong>al</strong>ista, cieca nella<br />

sua superfici<strong>al</strong>ità, per tornare ad un uomo nuovamente essere umano.<br />

La percezione <strong>del</strong>la natura è ombrosa, siamo coscienti che davanti ad un’apparente passività,<br />

prefabbricata per noi anim<strong>al</strong>e dominante e spesso cieco, si nasconde come qu<strong>al</strong>cosa<br />

di cru<strong>del</strong>e e mort<strong>al</strong>e, come la propria immor<strong>al</strong>ità che è la propria natura: la mor<strong>al</strong>e non<br />

è <strong>al</strong>tro che un’invenzione umana.<br />

Sotto la nostra prospettiva umana, la natura è pericolosa per la sua carenza di repressione,<br />

per essere istinto sfrenato. I nostri schemi artificiosi di funzionamento si sgretolano,<br />

quando affrontiamo la piena libertà, quanto indifesi ci sentiamo davanti ad un ambiente<br />

natur<strong>al</strong>e e ostile... ma così deve essere.<br />

Perché la natura, con quella forma avversa e cru<strong>del</strong>e, è una parte integrante <strong>del</strong> nostro<br />

essere. Sentimenti in apparenza negativi, la morte e l’orrore, quel dolore interno esteriorizzato,<br />

sono parti fondament<strong>al</strong>i di noi, <strong>del</strong>l’Io umano. Cerchiamo di nasconderli per la nostra<br />

integrazione nel mo<strong>del</strong>lo attu<strong>al</strong>e di società, assoluta negazione <strong>del</strong> nostro essere, m<strong>al</strong>ata<br />

repressione che solo conduce verso una forzata irre<strong>al</strong>tà.<br />

L’eccessivo impiego <strong>del</strong> lato razion<strong>al</strong>e <strong>del</strong>la mente, caratteristica esclusiva <strong>del</strong>l’essere<br />

umano, ci fa credere che l’intelligenza umana consiste nel “essere razion<strong>al</strong>e”, facendo<br />

dimenticare la nostra origine anim<strong>al</strong>e, cercando di cambiare la nostra natura, causandoci<br />

una profonda insoddisfazione perché... cerchiamo di essere qu<strong>al</strong>cosa che non siamo<br />

Con il mezzi di comunicazione artistica è per Beuys molto facile prendersi gioco di quella<br />

“intelligenza razion<strong>al</strong>e”<br />

La ragione, è l’unica cosa che conta, perdendo qu<strong>al</strong>unque connessione con l’intuizione,<br />

col mondo spiritu<strong>al</strong>e. Le opere di Beyus appaiono intrise di mistero; Beuys non parla tanto<br />

attraverso la sua opera plastica e l’intuito, quanto attraverso le sue azioni; dirige i suoi lavori<br />

verso qu<strong>al</strong>unque mezzo capiti nelle sue mani.<br />

Si comprende quindi come, per capire l’arte di Beuys, si deve obbligatoriamente iniziare<br />

d<strong>al</strong>la sua biografia:<br />

Partecipò <strong>al</strong>l’offensiva nazista contro i russi, ma il suo aereo precipitò oltre le linee nemiche.<br />

Beuys riuscì a s<strong>al</strong>varsi perché fu trovato, moribondo e semi-congelato, da un gruppo di<br />

tartari nomadi, che lo curò avvolgendolo in grasso e pelli di feltro.<br />

Riuscito a sopravvivere, finì in un campo di prigionia inglese. Da quest’esperienza evidentemente<br />

trasse motivi d’ispirazione che lo avrebbero accompagnato lungo tutta la sua<br />

attività artistica, occupazione condotta lungo un misterioso filo di rinascita spiritu<strong>al</strong>e.<br />

Questo sentimento d’ecologismo molto spiritu<strong>al</strong>izzato ha portato gran parte <strong>del</strong>la critica a<br />

definire Beuys lo “sciamano <strong>del</strong>l’arte”.<br />

Negli anni Sessanta strinse un rapporto d’amicizia con l’ideatore di Fluxus, (compagine<br />

artistica sia americana sia europea, che riunì molteplici artisti accomunati d<strong>al</strong>la volontà di


1<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

ricreare non il linguaggio artistico, ma il senso <strong>del</strong>l’arte riguardo <strong>al</strong>l’utilizzo soci<strong>al</strong>e <strong>del</strong>la<br />

stessa) l’americano Georg Maciunas, condividendone l’idea di arte intesa come strumento<br />

di coscienza, l’arte è dappertutto ed è per tutti, partecipò a diverse esibizioni pubbliche <strong>del</strong><br />

gruppo, diventandone uno dei membri più attivi.<br />

La scultura soci<strong>al</strong>e per Beuys è intesa come un processo permanente di continuo divenire<br />

dei legami politici, economici, ecologici, storici e cultur<strong>al</strong>i che determinano l’apparato<br />

soci<strong>al</strong>e, solo attraverso questa è possibile scardinare il miserabile sistema in cui l’uomo<br />

con<strong>tempo</strong>raneo è incappato. Uomini liberi di differenti razze, origini, religioni, diversi ceti<br />

soci<strong>al</strong>i, cultur<strong>al</strong>i ed economici possono collaborare insieme.<br />

Per capire lo spirito sostanzi<strong>al</strong>e di questo gruppo v<strong>al</strong>e la pena citare anche una frase di<br />

Beuys, divenuta celebre: “Ogni uomo è un’artista”.<br />

È un modo per riaffermare il concetto di “arte tot<strong>al</strong>e”, riportando l’esperienza estetica (ma<br />

più che “estetica” l’esperienza va definita di “ricerca di v<strong>al</strong>ori e di significati”) <strong>al</strong> vissuto quotidiano,<br />

da cui nessuno è escluso.<br />

Nella seconda metà degli anni ‘70 l’artista si avvicinò agli aspetti più spiccatamente soci<strong>al</strong>i<br />

e politici prodotti d<strong>al</strong>la cultura <strong>del</strong> <strong>tempo</strong>, in questo senso Beuys, ponendo <strong>al</strong> centro <strong>del</strong>la<br />

sua ricerca artistica l’uomo e la sua energia creativa, si è occupato di politica, d’economia,<br />

d’agricoltura, d’ecologia e di tutti quei problemi che coinvolgono quotidianamente l’individuo.<br />

Ogni uomo è un artista<br />

Beuys, Show Your Wound, 1975<br />

Con questo slogan, che spesso viene m<strong>al</strong>e interpretato, Beuys non vuole affermare che<br />

ogni uomo è un pittore. il riferimento è <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>ità di cui ogni persona può avv<strong>al</strong>ersi nell’esercizio<br />

di una professione o mestiere, qu<strong>al</strong>unque esso sia.


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

Beuys esprimeva questo concetto nel tot<strong>al</strong>e rispetto <strong>del</strong>la creatività umana e nelle attività<br />

fondate; in tutto questo ritroviamo la concretizzazione <strong>del</strong>le sue idee.<br />

L’atto <strong>del</strong>la creatività come manifestazione di volontà d’essere uomini inventivi: vivere<br />

creativamente la vita, l’universo in un’antropologia <strong>del</strong>l’inventiva.<br />

Dentro di noi risiede la facoltà di plasmare il soci<strong>al</strong>e, non di pensarlo come materia inerte,<br />

ma di volerlo come insieme <strong>del</strong>le energie intellettive <strong>del</strong>l’uomo.<br />

I seguenti punti sulla creatività rappresentano fondament<strong>al</strong>mente l’approccio <strong>del</strong>l’artista<br />

con i problemi soci<strong>al</strong>i <strong>del</strong>l’uomo, con i rapporti nel campo economico e educativo.<br />

1. Il concetto di creatività è strettamente innestato nella natura di tutti gli uomini: da esso<br />

non può essere disgiunta in <strong>al</strong>cun modo una profonda connotazione di libertà.<br />

2. Il concetto di libertà ha due aspetti: il primo riguarda l’individuo, che è libero di fare ciò<br />

che vuole; il secondo, che è il più importante, ha a che fare con il rapporto interperson<strong>al</strong>e,<br />

il che significa mettere a disposizione degli <strong>al</strong>tri i frutti che il nostro libero agire ha dato.<br />

3. La comunicazione è intesa come il v<strong>al</strong>ore fondament<strong>al</strong>e di qu<strong>al</strong>siasi rapporto soci<strong>al</strong>e e<br />

riguarda tutti i campi di creatività. Questo per Beuys rappresenta più di una semplice possibilità<br />

“Abbiamo il dovere di mostrare quel che abbiamo prodotto con la nostra libertà”.<br />

4. La creatività si articola in ogni individuo su tre livelli princip<strong>al</strong>i: pensiero, sentimento e<br />

volontà. Il richiamo <strong>al</strong>la Teoria <strong>del</strong>la scultura è evidente; possiamo pertanto affermare che<br />

la creatività costituisce il compimento di t<strong>al</strong>e teoria.<br />

5. La creatività non è un privilegio esclusivo <strong>del</strong>l’uomo. In un’<strong>al</strong>tra situazione, anche un<br />

<strong>al</strong>bero può avere <strong>del</strong>le energie nel campo <strong>del</strong> pensiero, <strong>del</strong> sentimento e <strong>del</strong>la volontà.<br />

6. Critica contro il materi<strong>al</strong>ismo, figlio <strong>del</strong>lo sviluppo unilater<strong>al</strong>e dei poteri <strong>del</strong> pensiero.<br />

Esso disconosce gli <strong>al</strong>tri vit<strong>al</strong>i aspetti <strong>del</strong>la creatività umana e natur<strong>al</strong>e.<br />

7. si pone la necessità di porre rimedio a tutto questo, cercando una strada <strong>al</strong>ternativa<br />

sia <strong>al</strong> capit<strong>al</strong>ismo sia <strong>al</strong> consumismo. Si pone la necessità, quindi, di elaborare dei mo<strong>del</strong>li<br />

re<strong>al</strong>i, che propongono un ordinamento soci<strong>al</strong>e in cui le facoltà umane vengano re<strong>al</strong>izzate<br />

nella loro completezza.<br />

Il secondo slogan di Beuys è: siamo noi la rivoluzione<br />

Il raggiungimento <strong>del</strong>la libertà, per l’uomo, per una nazione, per il mondo intero, deve procedere<br />

di pari passo con il conseguimento <strong>del</strong>la non violenza.<br />

La rivoluzione è dentro di noi. Nelle nostre idee risiede l’unica rivoluzione possibile.<br />

Solo nel nostro comportamento e nella comprensione vi è evoluzione, Beuys con la sua<br />

parola scolpiva e con il suo fare insegnava.<br />

Non esiste utopia per il maestro tedesco, perché Beuys esercitava quella famosa utopia<br />

concreta comprensibile e accettata solo da chi sente la necessità di rievocare un diverso<br />

modo <strong>del</strong> sentire, <strong>del</strong> percepire, <strong>del</strong> conoscere, <strong>del</strong>l’agire.<br />

Beuys ha ampliato, tramite un forte spirito di provocazione, il concetto convenzion<strong>al</strong>e arte,<br />

attribuendo il v<strong>al</strong>ore d’opera artistica <strong>al</strong> pensare creativo e <strong>al</strong>l’agire soci<strong>al</strong>e, in corrispondenza<br />

<strong>al</strong>la sua idea di “Sozi<strong>al</strong>e Plastik”.<br />

Beuys non si può in ogni caso definire semplicemente un artista germanico, senza <strong>al</strong>tri<br />

aggettivi, era piuttosto un vero e proprio uomo di spettacolo, pronto ad intavolare dibattiti<br />

infiniti (pure “spiegare i quadri ad una lepre morta”, così recita il titolo di una celebre performance),<br />

docente a Düsseldorf, non fu mai un “professore”: la pratica accademica tradizion<strong>al</strong>e<br />

era qu<strong>al</strong>cosa a lui sconosciuto. Al suo posto, c’erano vive dimostrazioni, happening,<br />

letture e conferenze dove l’arte rappresentava il sogno <strong>del</strong>la nascita <strong>del</strong>la democrazia di-


1<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

retta e partecipata. dimostrazioni surre<strong>al</strong>i, con scrittura e pensieri da flusso continuo <strong>al</strong>la lavagna.<br />

Quando però quel sogno s’infrangeva sulla brut<strong>al</strong>ità <strong>del</strong> re<strong>al</strong>e, <strong>al</strong>lora Beuys diveniva<br />

m<strong>al</strong>inconico e le sue inst<strong>al</strong>lazioni desolate. Come Show Your Wound (1974-76), con due<br />

tavoli da obitorio abbandonati.<br />

Tedesco, Beuys rifletteva sulle responsabilità <strong>del</strong>l’Olocausto ma spingeva a guardare oltre,<br />

a risolvere i conflitti attraverso un’<strong>al</strong>lerta <strong>del</strong>la coscienza che non doveva mai abbassare<br />

la sua soglia d’attenzione. era convinto, che, grazie <strong>al</strong>l’Arte, potesse nascere una società<br />

migliore, a t<strong>al</strong> punto da dichiarare che “era semplicemente impossibile per gli esseri umani<br />

portare la loro forza creativa nel mondo in qu<strong>al</strong>unque <strong>al</strong>tro modo che con l’azione.”<br />

Questa convinzione ha indotto Beuys ad estendere i limiti canonici <strong>del</strong>l’espressione artistica<br />

fino ad includervi l’azione umana (Aktionen) e gli ambienti scultorei in grande sc<strong>al</strong>a<br />

(Inst<strong>al</strong>lationen) per esplorare rilevanti temi soci<strong>al</strong>i.<br />

Beuys incoraggiava il pubblico a vivere nelle proprie vite quotidiane i suoi messaggi politici<br />

e soci<strong>al</strong>i, e questo rappresenta la rottura <strong>del</strong>la barriera che separa l’arte d<strong>al</strong> modo di vivere,<br />

ottenuta attraverso la messa in scena <strong>del</strong> quotidiano.<br />

Un posto particolare nella sua produzione spetta poi a materi<strong>al</strong>i ed oggetti implicati nelle<br />

sue “Aktionen”: prodotti poveri tipo feltro, grasso, legno, acciaio, piombo, juta, e cose d’uso<br />

comune, ad esempio torce elettriche, slitte, telefoni, bidoni, motori... Sono solo apparentemente<br />

inerti, ma intimamente dotati di una person<strong>al</strong>e energia e di un profondo v<strong>al</strong>ore<br />

simbolico ed autobiografico, che l’uomo d’arte ha il compito di far emerger attraverso nuove<br />

relazioni o loro modificazioni.<br />

L’ambito in cui questi materi<strong>al</strong>i e oggetti trovano la loro sistemazione ide<strong>al</strong>e è l’inst<strong>al</strong>lazione,<br />

in pratica nella ricreazione d’ambienti che fungono da scenario per <strong>al</strong>cune <strong>del</strong>le sue<br />

Aktionen.<br />

Joseph Beuys, Das Ru<strong>del</strong> (The Pack), 1969. Tate Modern G<strong>al</strong>lery


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

Joseph Beuys, Pompa <strong>al</strong> miele sul posto di lavoro, 1977<br />

Artista-sciamano, utopista messianico, lontano da ogni poetica estetizzante, Joseph Beuys<br />

ha fatto <strong>del</strong>la propria attività artistica, azioni, inst<strong>al</strong>lazioni, un impegno mor<strong>al</strong>e, didattico e<br />

politico.; <strong>al</strong> punto che la sua stessa figura è divenuta un’icona <strong>del</strong> Novecento.<br />

Esperienze e mitologie person<strong>al</strong>i sono sempre la linfa <strong>del</strong>le sue opere: nessuna differenza<br />

tra arte e vita, ciò che conta è la p<strong>al</strong>ingenesi, (la rinascita)<br />

Un pezzo di grasso dentro una vecchia tinozza da bagno per neonati incerottata è <strong>al</strong>lo<br />

stesso <strong>tempo</strong> la rievocazione di un’esperienza vissuta, una condensazione simbolica,<br />

l’esemplificazione dei principi <strong>del</strong>la termodinamica: “L’opera ha una chiave autobiografica”,<br />

dichiara Beuys.<br />

Non interessa a Beuys l’appagamento <strong>del</strong>l’occhio, la gabbia <strong>del</strong>la dimensione estetica,<br />

egli ha sempre teso a scardinarla e rifiutare ogni separatezza.<br />

L’opera è dispiegamento <strong>del</strong>la forza intuitiva contro il pensare astratto, unilater<strong>al</strong>e, che<br />

viviseziona per capire, ed è strumento di predicazione attiva: nel suo sistema integr<strong>al</strong>e arte<br />

e scienza soci<strong>al</strong>e coincidono, e arte vuol dire dar forma <strong>al</strong>l’utopia.<br />

Una <strong>del</strong>le inst<strong>al</strong>lazioni più famose di Beuys, creata per la Documenta di Kassel <strong>del</strong> 1977,<br />

è la coloss<strong>al</strong>e Pompa di miele, che faceva circolare per l’intero gran museo, d<strong>al</strong>le cantine<br />

<strong>al</strong> tetto, il fluido dorato dentro tubi di plastica trasparente: Il dolce circuito, come immagine<br />

di un possibile sistema di circolazione nell’organismo soci<strong>al</strong>e, re<strong>al</strong>izzando concretamente<br />

una metafora <strong>del</strong>l’antroposofo Rudolf Steiner, esemplifica la sua concezione tot<strong>al</strong>izzante<br />

<strong>del</strong>l’arte.<br />

Nella geografia visionaria <strong>del</strong>l’artista il luogo <strong>del</strong>l’utopia emerge da remote ere geologiche,<br />

è un continente, Eurasia, territorio <strong>del</strong>la tot<strong>al</strong>ità non lacerata, dove natura e animo, ragione<br />

e desiderio, corpo e anima non vivono d’insanabile opposizione.<br />

Beuys è figlio <strong>del</strong>la Germania <strong>del</strong> romanticismo e ha desiderio d’assoluto; lavora per-


1<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

ché sia possibile volgere<br />

le sp<strong>al</strong>le <strong>al</strong> prometeismo,<br />

<strong>al</strong> dominio dispotico sulla<br />

natura e, invece, integrarsi<br />

nelle forze anim<strong>al</strong>i e veget<strong>al</strong>i,<br />

e ritrovare il linguaggio<br />

perduto.<br />

Parlare di Joseph Beuys è<br />

semplice o molto complesso:<br />

egli ha detto: “L’arte ripresenta<br />

il problema <strong>del</strong>la<br />

creatività tot<strong>al</strong>e...La rivoluzione<br />

può nascere solo<br />

d<strong>al</strong>la libertà <strong>del</strong>l’uomo”.<br />

La sua visione <strong>del</strong> mondo<br />

(Weltanschauung) era precipua<br />

<strong>al</strong>lo spirito univers<strong>al</strong>e<br />

di Leonardo e Göethe e,<br />

conseguentemente, <strong>al</strong>l’antroposofia<br />

di Steiner il cui<br />

intenso lavoro sui diversi Vangeli, su teosofia e apoc<strong>al</strong>isse, sulla seconda venuta di Cristo,<br />

sulla “fisiologia occulta”, lo portò a fondare la società antroposofica e porre la prima pietra<br />

<strong>del</strong> Göethenaum di Dornach.<br />

Steiner credeva nella possibilità di unire la chiarezza <strong>del</strong> pensiero scientifico moderno con<br />

la consapevolezza di un mondo spiritu<strong>al</strong>e che è presente in tutte le esperienze religiose e<br />

mistiche. La scienza si limita a teorie che possono essere controllate e verificate. Steiner<br />

tentò di creare un approccio a ciò che chiamava “vita interiore” che si fonda sul rigore di<br />

pensiero proprio <strong>del</strong>la scienza moderna, ma che si rivolge <strong>al</strong>lo studio <strong>del</strong>l’anima e <strong>del</strong>lo<br />

spirito.<br />

Nell’antroposofia l’attività artistica è considerata un ponte tra scienza e religione, tra re<strong>al</strong>tà<br />

materi<strong>al</strong>i e spiritu<strong>al</strong>i, capace di dare vita a forme di conoscenza superiore, il cui scopo<br />

è di raggiungere livelli di consapevolezza più <strong>al</strong>ti tramite concentrazione, meditazione e<br />

contemplazione. In diversi scritti e in centinaia di conferenze Steiner descrisse numerosi<br />

esercizi sistematici con i qu<strong>al</strong>i re<strong>al</strong>izzare t<strong>al</strong>i fini.<br />

La portata <strong>del</strong> lavoro di Joseph Beuys è immensa .Ha re<strong>al</strong>izzato circa di settanta Azioni,<br />

cinquanta inst<strong>al</strong>lazioni e 130 mostre person<strong>al</strong>i, a ciò va aggiunta l’energia profusa nell’insegnamento<br />

e nell’impegno politico riscontrabile nelle conferenze, nei dibattiti e interviste<br />

rilasciate in tutto il pianeta.<br />

Come già citato sopra partecipò <strong>al</strong> movimento di Fluxus approdato in Europa a Wiesbaden<br />

nel ‘60 staccandosene nel ‘63 anno in cui organizzò il loro primo concerto presso la<br />

Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf: “Festum fluxorum Fluxus”, nel corso <strong>del</strong>la seconda<br />

serata compí l’azione violenta su una lepre morta e con essa sì “autoemarginò” d<strong>al</strong><br />

gruppo neodadaista.<br />

Beuys è approdato a Napoli In It<strong>al</strong>ia, accolto da Lucio Amelio nel 1971 organizzando<br />

mostre, incontri e azioni . Tramite Amelio conosce Lucrezia De Domizio e Buby Durini con<br />

i qu<strong>al</strong>i e per i qu<strong>al</strong>i re<strong>al</strong>izza importanti Azioni che si possono raggruppare nel progetto “Difesa<br />

<strong>del</strong>la Natura”, un’operazione nata a Bologna nel 1980.


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

Identifications” è un video <strong>del</strong><br />

1970, re<strong>al</strong>izzato per “Identification”<br />

- Filz TV è un video <strong>del</strong> 1970, re<strong>al</strong>izzato<br />

per “Identification” la mostra<br />

collettiva dedicata <strong>al</strong>la registrazione<br />

video di “azioni” artistiche e organizzata<br />

d<strong>al</strong>la Fernseh G<strong>al</strong>erie di<br />

Gery Schum a Düsseldorf. Il video<br />

è diviso in due momenti. Nel primo<br />

l’artista cerca un di<strong>al</strong>ogo con<br />

una televisione che ha lo scher-<br />

mo coperto da feltro (filz), prima<br />

prendendosi a pugni e poi provando<br />

a nutrire l’elettrodomestico con<br />

una s<strong>al</strong>siccia. Invano. Nel secondo<br />

momento la televisione resta sola<br />

<strong>al</strong> centro <strong>del</strong>l’immagine, mentre in<br />

sottofondo continuano a sentirsi le<br />

musiche e le voci <strong>del</strong>le trasmissioni


0<br />

I like America and America likes me (1974)<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

Una lunga azione di Beuys che d<strong>al</strong>la Germania vola a New York, si fa portare in ambulanza<br />

nella g<strong>al</strong>leria Renè Block e qui trascorre tre giorni in una grande gabbia vuota insieme a un<br />

coyote. La performance si foc<strong>al</strong>izza sul rapporto <strong>del</strong>l’artista con l’anim<strong>al</strong>e selvaggio, figura<br />

totemica degli antichi abitanti <strong>del</strong>le praterie,<br />

simbolo di un mondo scomparso. Beuys, avvolto<br />

in una coperta di feltro e provvisto di<br />

<strong>al</strong>tri suoi segni identitari – cappello, gilet e<br />

bastone eurasiatico – incarna una presenza<br />

silenziosa che progressivamente è accettata<br />

d<strong>al</strong> coyote: tra uomo e anim<strong>al</strong>e si stabilisce<br />

una comunicazione che assume il senso di<br />

una riconciliazione tra natura e cultura. “I<br />

like America and America likes me ? è stato<br />

girato su pellicola di 16 mm, piano fisso<br />

e a colori, e poi riversato in bianco e nero.<br />

Come in <strong>al</strong>tri lavori di Beuys il video è inteso<br />

come una sostanza intermediaria, duttile<br />

L’opera di Beuys, fatta soprattutto d’azioni<br />

concettu<strong>al</strong>i e di happening, lo resero famoso<br />

soprattutto negli Stati Uniti, dove trovò tra<br />

l’<strong>al</strong>tro l’amicizia e la stima d’Andy Warhol.<br />

Il confronto tra i due è una chiave di lettura<br />

importante per capire la base ideologica<br />

che attraversa l’arte <strong>del</strong> secondo dopoguerra,<br />

per meglio capire le differenze che, in<br />

questo periodo, intercorrono tra l’arte americana<br />

e quell’europea: Beuys, già aviere<br />

<strong>del</strong>l’aviazione tedesca combattente d<strong>al</strong>la<br />

e reattiva, capace di attivare uno scambio<br />

di informazioni e di idee: per questo l’artista<br />

si preoccupa di ridurre in termini elementari<br />

le caratteristiche linguistiche <strong>del</strong> mezzo eliminando<br />

ogni effetto che possa sovrapporsi<br />

<strong>al</strong> messaggio e interferire con l’evento. Sta<br />

agli spettatori reagire, prendere coscienza,<br />

utilizzare il potenzi<strong>al</strong>e energetico <strong>del</strong> mezzo<br />

e <strong>del</strong>l’azione che in esso è prolungata.


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

parte dei nazisti durante la seconda<br />

guerra mondi<strong>al</strong>e, è una forma radic<strong>al</strong>e<br />

<strong>del</strong>l’intellettu<strong>al</strong>e europeo che<br />

cerca di rinascere da un passato<br />

ingombrante. Non a caso Beuys fu<br />

uno dei fondatori <strong>del</strong> movimento dei<br />

Verdi in Germania, nazione che per<br />

prima trovò momenti di coesione<br />

politica intorno <strong>al</strong>le idee ecologiche.<br />

E proprio d<strong>al</strong>la proposta di diffondere<br />

la sensibilità ecologica tra la gente<br />

nacque una <strong>del</strong>le sue opere più<br />

interessanti: “7000 querce”.<br />

Nel 1982, invitato a partecipare <strong>al</strong>la settima edizione <strong>del</strong>la grande esposizione “documenta”<br />

che si svolge ogni cinque anni nella cittadina tedesca di Kassel, egli ha espresso<br />

t<strong>al</strong>e sensibilità con una <strong>del</strong>le sue opere più suggestive: “7000 querce”. Non si tratta di una<br />

scultura tradizion<strong>al</strong>e ma di un grande triangolo posto davanti <strong>al</strong> Museo Federiciano e composto<br />

da 7000 pietre di bas<strong>al</strong>to, ognuna <strong>del</strong>le qu<strong>al</strong>i “adottabile” da un potenzi<strong>al</strong>e acquirente.<br />

Il ricavato <strong>del</strong>la vendita di ogni pietra è servito nel corso degli anni a piantare una quercia.<br />

L’operazione, terminata uffici<strong>al</strong>mente nel 1987, un anno dopo la morte <strong>del</strong>l’artista, deve in<br />

re<strong>al</strong>tà essere ancora ultimata, d<strong>al</strong> momento che occorreranno circa trecento anni prima<br />

che le 7000 querce diventino il grande bosco immaginato da Joseph Beuys il qu<strong>al</strong>e, però,<br />

oltrepassando addirittura i limiti <strong>tempo</strong>r<strong>al</strong>i <strong>del</strong>la sua stessa esistenza, è riuscito a trasformare<br />

un’azione ordinaria e spesso ban<strong>al</strong>izzata come quella di piantare <strong>al</strong>beri in un grande<br />

rito collettivo capace di evocare i significati più profondi <strong>del</strong> rapporto fra l’uomo e la natura.<br />

Attraverso quest’operazione, egli ci ha consegnato un qu<strong>al</strong>cosa, che forse è difficile capire<br />

nel campo <strong>del</strong>l’arte, ma che sicuramente ha grandissimo fascino nella possibilità che offre<br />

di ripensare il ruolo soci<strong>al</strong>e <strong>del</strong>l’uomo d’arte.<br />

7000 Querce


L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

Jörg Immendorff (Bleckede, 14 giugno 1945 – Düsseldorf, 28 maggio 2007) è stato un pittore,<br />

scultore e scenografo tedesco.<br />

Jörg Immendorff studia <strong>al</strong>l’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf e ha come docente Joseph<br />

Beuys. A causa <strong>del</strong> carattere turbolento e contestatore è espulso d<strong>al</strong>l’istituto agli inizi<br />

degli anni 60 per motivi politici e per le azioni neo-dada da lui messe in atto che causano<br />

danni <strong>al</strong>la scuola. Nonostante un’indole sempre rivolta a combattere ogni forma di istituzione<br />

e di potere, riesce a laurearsi e d<strong>al</strong> 1969 <strong>al</strong> 1980 insegna pittura in un istituto scolastico<br />

pubblico. Continua a condurre una vita dissoluta, a momenti violenta, facendo uso d’<strong>al</strong>cool<br />

e droghe e praticando ogni forma di sessu<strong>al</strong>ità. Nei primi anni 80, con un gruppo di anarchici<br />

e di ambient<strong>al</strong>isti, partecipa <strong>al</strong>l’occupazione abusiva di <strong>al</strong>cune case comun<strong>al</strong>i a Berlino,<br />

espropriate e poi difese d<strong>al</strong>le cariche <strong>del</strong>la polizia. Di nuovo ha guai con la giustizia. Lasciata<br />

la cattedra fissa e la Germania per <strong>al</strong>cuni anni diventa contrattista e tiene seminari e stage<br />

in molte Accademie e Università europee. Nel 1984 apre il bar “La P<strong>al</strong>oma”, vicino <strong>al</strong>la<br />

Reeperbahn, una <strong>del</strong>le strade più famose <strong>del</strong> quartiere m<strong>al</strong>famato di St.Pauli, ad Amburgo.<br />

Per <strong>al</strong>cuni anni quello diventa il luogo di ritrovo <strong>del</strong>l’avanguardia artistica tedesca. Nel 1989<br />

accetta di diventare docente di pittura presso la Stä<strong>del</strong>schule di Francoforte sul Meno. Poi,<br />

chiamato d<strong>al</strong> direttore e d<strong>al</strong> collegio dei docenti, ricopre la stessa cattedra presso l’Accademia<br />

di Belle Arti di Düsseldorf, proprio in quella scuola che più di vent’anni prima lo aveva<br />

<strong>al</strong>lontanato. Nel 2000 si sposa con una sua ex studentessa, la bulgara Oda Jaune, ragazza<br />

bellissima, mo<strong>del</strong>la e indossatrice, più giovane di lui di trent’anni. Nel 2001 la coppia ha una<br />

bambina, a cui dà il nome di Ida, lo stesso <strong>del</strong>la madre di Immendorff. Nel mese di agosto


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

<strong>del</strong> 2003 viene arrestato nella lussuosa suite di un <strong>al</strong>bergo di Düsseldorf. Quando la polizia<br />

fa irruzione è assieme a sette prostitute e ad <strong>al</strong>cuni amici, dei qu<strong>al</strong>i, <strong>al</strong>cuni, sono elementi<br />

<strong>del</strong>la m<strong>al</strong>avita cittadina. Nella suite viene ritrovata una grossa quantità di cocaina. Anche il<br />

suo studio viene perquisito e gli agenti trovano <strong>al</strong>tra cocaina. Al processo, tenutosi nel luglio<br />

2004, ammette di aver organizzato orge tra il febbraio <strong>del</strong> 2001 e l’agosto <strong>del</strong> 2003 e che<br />

ha usato droghe di vario tipo perché m<strong>al</strong>ato cronico (infatti, nel 1998, a Immendorff è stata<br />

diagnosticata la Sindrome di Lou Gehrig - sclerosi later<strong>al</strong>e amiotrofica), poi qu<strong>al</strong>e espressione<br />

<strong>del</strong> suo orient<strong>al</strong>ismo e perché, sotto quell’effetto, riesce a dipingere e scolpire con più<br />

energia. Quindi, spinto d<strong>al</strong>la moglie e d<strong>al</strong> suo avvocato, accetta di collaborare con la Giustizia,<br />

rivelando il nome <strong>del</strong> crimin<strong>al</strong>e che lo rifornisce di stupefacenti. Alla fine <strong>del</strong> procedimento,<br />

per l’aiuto dato <strong>al</strong>la Legge, è condannato a solo 11 mesi di reclusione e a una multa<br />

di 150000 Euro. Sospeso d<strong>al</strong>l’insegnamento durante il processo, viene riammesso qu<strong>al</strong>e<br />

docente <strong>al</strong>l’Università. Mancino di nascita, con l’aggravarsi <strong>del</strong>la m<strong>al</strong>attia, inizia a dipingere<br />

con la mano destra. Nel novembre <strong>del</strong> 2005 viene ricoverato d’urgenza <strong>al</strong>l’osped<strong>al</strong>e perché<br />

non riesce a respirare. I medici gli praticano una tracheotomia. Nel 2006 è costretto su una<br />

sedia a rotelle e smette di dipingere. Muore a 61 anni il 27 maggio <strong>del</strong> 2007.<br />

Percorso Artistico<br />

Le opere di Jörg Immendorff rappresentano un contributo unico <strong>al</strong>la storia <strong>del</strong>l’arte: non<br />

solo hanno influenzato in modo significativo le generazioni di pittori che lo hanno seguito<br />

ma, con il loro ricchissimo immaginario visivo e sfaccettato universo simbolico, sono<br />

entrate nelle nostre coscienze. Immendorff ha saputo incorporare nel suo lavoro costanti<br />

interrogativi, non soltanto nei confronti <strong>del</strong>la re<strong>al</strong>tà che lo circondava ma anche rispetto <strong>al</strong>la<br />

discussione sulla pittura e <strong>al</strong>la sua stessa definizione.<br />

Nel corso <strong>del</strong> suo percorso artistico Immendorff ha utilizzato la pittura come riflessione<br />

sulla re<strong>al</strong>tà soci<strong>al</strong>e ed economica <strong>del</strong>la Germania postbellica. Espressionismo, Nuova<br />

Oggettività, attivismo politico di sinistra e la forte coscienza civile <strong>del</strong> suo maestro Joseph<br />

Beuys, si sono combinati nelle tele rivelando un universo pittorico marcatamente segnato<br />

d<strong>al</strong>la storia con<strong>tempo</strong>ranea e d<strong>al</strong>le sue problematiche. Le sue opere giovanili risentono<br />

di elementi cari <strong>al</strong> Surre<strong>al</strong>ismo e spesso sono intrise di un pesante Simbolismo che fa capo<br />

<strong>al</strong>le idee politiche che pratica. Uno dei suoi primi lavori, notati d<strong>al</strong>la critica, s’intitola provocatoriamente<br />

“Hört auf zu m<strong>al</strong>en!”, cioè “Stop col dipingere!”.<br />

Tra la fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 70 è uno dei membri più attivi <strong>del</strong> movimento<br />

artistico tedesco “Neue Wilde”. Nel 1970 inizia una stretta collaborazione con un <strong>al</strong>tro grande<br />

artista tedesco di Dresda: A.R.Penck<br />

Raggiunge la notorietà con una serie di sedici grandi dipinti di grandi dimensioni titolata<br />

“Cafè Deutschland” (1977-1984) ispirati d<strong>al</strong>l’arte di Renato Guttuso (Caffè Greco) e d<strong>al</strong><br />

conflitto ideologico tra Germania Ovest e Germania Est, quindi tra lo stile di vita figlio di<br />

certi mo<strong>del</strong>li americani, quelli capit<strong>al</strong>istici, consumistici, omologanti, e la repressione dittatori<strong>al</strong>e<br />

praticata nell’<strong>al</strong>lora Est Europa, a quei tempi sotto la dominazione <strong>del</strong>l’URSS. È una<br />

denuncia che l’anarchico Immendorff scaglia contro il mondo Occident<strong>al</strong>e nella sua tot<strong>al</strong>ità;<br />

da un lato contro “la società <strong>del</strong>la mercificazione finto liber<strong>al</strong>e” d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro “contro il comunismo<br />

tot<strong>al</strong>itario”, così lui dice. Questi lavori esemplificavano il suo espressionismo drammatico,<br />

cupo e tagliente, comunicato da composizioni affollate che negavano ogni gerarchia<br />

spazi<strong>al</strong>e. Fino agli anni Novanta i suoi dipinti continuarono a essere popolati da simboli che<br />

rimandavano <strong>al</strong>la storia tedesca degli ultimi cinquanta anni - il muro, la svastica, la bandiera,<br />

ecc.- metafore <strong>del</strong>la condizione soci<strong>al</strong>e e politica <strong>del</strong>la Germania divisa.<br />

D<strong>al</strong>la fine degli anni Novanta, l’approccio di Immendorff mutò gradu<strong>al</strong>mente per arrivare


L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

ad una figurazione molto più controllata e rigorosa, diversa d<strong>al</strong> segno ribelle e rivoluzionario<br />

che lo aveva caratterizzato fino a quel momento. Fondament<strong>al</strong>e causa di questo cambiamento<br />

fu anche il precario stato di s<strong>al</strong>ute <strong>del</strong>l’artista che, colpito da una m<strong>al</strong>attia nervosa,<br />

vide gradu<strong>al</strong>mente ridotte le sue capacità fisiche. Negli ultimi anni si faceva aiutare da<br />

assistenti che agivano da mediatori tra la sua visione e la superficie <strong>del</strong>la tela, componendo<br />

le immagini secondo le precise istruzioni che l’artista impartiva loro. Nei dipinti re<strong>al</strong>izzati<br />

in questo periodo Immendorff metteva insieme immagini d<strong>al</strong>la storia <strong>del</strong>l’arte, d<strong>al</strong>la pittura<br />

rinasciment<strong>al</strong>e tedesca, d<strong>al</strong> Manierismo, da foto tratte dai media, da figure metaforiche che<br />

venivano unite, intrecciate o sovrapposte. Figure e <strong>al</strong>legorie di artisti come Albrecht Dürer,<br />

Jacob de Gheyn, Hans B<strong>al</strong>dung Grien, Francisco Goya divenivano elementi fondament<strong>al</strong>i,<br />

citazioni che poi Immendorff manipolava spesso per mezzo <strong>del</strong> computer. Solo più tardi il<br />

risultato di queste complesse <strong>al</strong>terazioni ed esperimenti era trasferito sulla tela e sviluppato<br />

nella composizione fin<strong>al</strong>e.<br />

Alla limitazione fisica causata d<strong>al</strong>la sua m<strong>al</strong>attia l’artista rispose con una rinnovata coscienza<br />

di sé ed esplorazione <strong>del</strong> mondo. Attraverso appropriazioni, citazioni, simboli, accumulazioni,<br />

variazioni, ramificazioni in costante di<strong>al</strong>ogo tra loro, Immendorff si confrontava<br />

con una nuova esperienza <strong>del</strong>la forma. I suoi dipinti incorporavano il processo attraverso il<br />

qu<strong>al</strong>e venivano ottenuti, esprimendo metaforicamente e concretamente immagini in apparente<br />

stato di metamorfosi. A differenza <strong>del</strong> suo lavoro passato, sembrava essere scomparsa<br />

d<strong>al</strong>la tela quella struttura narrativa fatta di diverse storie o momenti indipendenti. L’elemento<br />

narrativo veniva sostituito da immagini ambigue, spesso costruite direttamente d<strong>al</strong>la<br />

sovrapposizione di elementi distinti, in un approccio che univa la ricerca form<strong>al</strong>e a quella<br />

esistenzi<strong>al</strong>e. Anche nei suoi ultimi lavori rimane evidente la critica <strong>al</strong>la collettività bilanciata<br />

d<strong>al</strong> desiderio di cambiamento <strong>del</strong>l’individuo ma, se prima la sua visione era influenzata<br />

d<strong>al</strong>l’ideologia e d<strong>al</strong>la sua esperienza concreta <strong>del</strong>la re<strong>al</strong>tà, ora appare la conseguenza di<br />

uno sguardo interiore, lo sguardo di un uomo sulla vita attraverso la sua diversa rinnovata<br />

coscienza.<br />

Nell’ultima fase <strong>del</strong>la vita si dedica <strong>al</strong> raffigurare soggetti più ironici, definendosi “il pittore<br />

scimmia” per come il suo gesto espressionista diviene sempre più regressivo, infantile,<br />

semplice. E la scimmia è, anche, l’anim<strong>al</strong>e-icona che più volte rappresenta nelle sue opere,<br />

in modo che con fattezze da scimmie diventano gli uomini politici, i personaggi televisivi, gli<br />

attori, gl’intellettu<strong>al</strong>i e gli artisti asserviti <strong>al</strong> potere e <strong>al</strong>l’economia.<br />

Molto legato <strong>al</strong>l’It<strong>al</strong>ia e a quell’arte, espone con artisti come Mario Merz, Mimmo P<strong>al</strong>adino,<br />

Gino de Dominicis, Enzo Cucchi, Gian Ruggero Manzoni, Francesco Clemente, Michelan<strong>gelo</strong><br />

Pistoletto.<br />

Nel 1997 vince il più importante premio d’arte <strong>al</strong> mondo, il MARCO, ritirato <strong>al</strong> Museo d’Arte<br />

Con<strong>tempo</strong>ranea di Monterrey, in Messico. La giuria, ogni anno, è composta dai più famosi<br />

critici d’arte <strong>del</strong> pianeta. Nel 1998 riceve la medaglia <strong>del</strong>l’Ordine <strong>al</strong> Merito <strong>del</strong>la Repubblica<br />

Feder<strong>al</strong>e di Germania. Ha esposto più volte <strong>al</strong>la Bienn<strong>al</strong>e di Venezia e a Documenta di<br />

Kassel, negli USA, in Giappone, in Canada, in Austr<strong>al</strong>ia. I suoi quadri e le sue sculture sono<br />

presenti nei più importanti musei europei e mondi<strong>al</strong>i.


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

Cafe Deutschland I 1977-7<br />

Cafe Deutschland III 197<br />

Cafe Deutschland II 197 , Oil on canvas 90<br />

x 90 cm, Bonn Museum of Art<br />

Cafe Deutschland IV 197 , Private Collection Oil<br />

on canvas; x 330 cm.<br />

Cafe Deutschland - Cafeprobe 19 0, Synthetic resin<br />

on canvas 0 x 350 cm Cafe Deutschland V” 1979 acrylic on canvas


Cafe Deutschland Style War19 0, Synthetic<br />

polymer paint on canvas, ( 0 x 350.7 cm)<br />

Café Deutschland XI / Parlament<br />

Jorg Immendorff - Albero- Scimmia<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

Café Deutschland X 19 1 Parlament I<br />

Cafe Deutschland 19 / 3 col. and acrylic on paper


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

Cafe Deutschland ,19 3<br />

Cafe Deutschland ZEIT SCHWEISS 19 3<br />

Cafe Deutschland Neue Mehreit19 3<br />

Cafe D Folgen 19 3 150 00.5cm Oil on<br />

canvas<br />

Cafe Deutschland 19 Linocut, Oil on canvas Café Deutschland (Lift/Tremble/Back) 19<br />

Oil on Canvas 5 x 330cm


(Bleckede/Elbe 1945-2007 Düsseldorf)<br />

Scimmia-pittore, firmato, datato Immendorff<br />

91, olio su tela, 100 x 80 cm, con cornice,<br />

(PS)<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

I dipinti e le sculture di Jörg Immendorffs erano, negli anni ’’’’60e ’’’’70, prev<strong>al</strong>entemente<br />

impregnati d<strong>al</strong>la situazione politica <strong>del</strong>suo paese, v<strong>al</strong>e a dire la sepazione <strong>del</strong>la Germania.<br />

Le sue opere ciparlano <strong>del</strong>le conseguenze <strong>del</strong>la separazione tra l’’’’Est e l’’’’Ovest<strong>del</strong>la Germania<br />

sulla società esull’’’’arte. Il suo percorso diartista politico fu modificato d<strong>al</strong>l’’’’ <strong>al</strong>lievo<br />

di Beuys, Immendorff,negli anni ’’’’80 e ’’’’90, quando egli prese a porre il creatore d’’’’arte<br />

stesso <strong>al</strong> centro degli eventi. Per la sua ambiv<strong>al</strong>entepercezione <strong>del</strong>la propria esistenza artistica,<br />

tra la sicurezza e idubbi su di sé, egli trovò nella scimmia l’’’’ide<strong>al</strong>e rispecchiamento.<br />

E così l’’’’anim<strong>al</strong>e che è tra tutti il più simile <strong>al</strong>l’’’’uomo divennenel mondo figurativo <strong>del</strong>l’’’’artista<br />

tedesco il simbolo piùimportante. La scimmia, come amico o nemico, come partner<br />

ecritico, come chi non è da prendere interamente sul serio, ma anchecome saggio compagno<br />

di strada, è stata da lui raffigurata nei modipiù differenti: In differenti dimensioni e pose,<br />

sia in pittura chein scultura, si ritrova la scimmia con tavolozza e canna dapittore, mentre<br />

legge un giorn<strong>al</strong>e oppure con una piccola scimmiapittore sulle sp<strong>al</strong>le. La presente scultura<br />

in bronzo con il titolo „Affenbaum“ è una composizione di cinque parti di scimmiastratificate<br />

e poggiate su un basamento. Ogni elemento consiste, inmodo simile a un busto, in una<br />

testa di scimmia con collo e sp<strong>al</strong>le.La scultura in forma di colonna non è costruita per una<br />

solavisione front<strong>al</strong>e, ma per essere guardata da più angolazioni. Leteste sono scaglionate<br />

una sopra l’’’’<strong>al</strong>tra, da sotto in su siproduce in senso orario una rotazione di 180 gradi. Con<br />

differentiespressioni <strong>del</strong> viso, da irato ad amichevole e persino affettuoso,l’’’’<strong>al</strong>bero-scimmia<br />

s<strong>al</strong>uta il suo pubblico.<br />

I M M E N D O R F F<br />

Jorg<br />

Jorg Brrrd 1972<br />

Für Wen Gehen Die<br />

Lichter Aus? Teilbau<br />

1979


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

La scimmia, come in questo caso con pennello su un tavolo con luce di can<strong>del</strong>a qu<strong>al</strong>e<br />

dichiarato amico <strong>del</strong> pittore, Der Affe, wie hier con Pinsel su einem Tisch con Kerzenlicht<br />

<strong>al</strong>s erklärter M<strong>al</strong>erfreund, attraversa come un filo rosso fin d<strong>al</strong> 1985 l’’’’operato <strong>del</strong>l’’’’artista.<br />

Possiamo vedere le scimmie nei più diversi contesti pittorici, „(...) in assistenza e adorazione<br />

nel ruolo di Immendorff. Ciò v<strong>al</strong>e a dire che Immendorff e le scimmie si somigliano sempre<br />

di più fino <strong>al</strong>l’’’’ibridazione. Immendorff è scimmia e le scimmie sono Immendorff (...)<br />

Tuttavia molto più spesso la scimmia è l’’’’autocritico <strong>al</strong>leato <strong>del</strong>l’’’’artista, non per nulla la<br />

letteratura artistica conosce da sempre la scimmia come simbolo usu<strong>al</strong>e <strong>del</strong>la inattingibilità<br />

<strong>del</strong>la creazione divina. L’’’’uomo come artista non è null’<strong>al</strong>tro che la scimmia imitatrice <strong>del</strong>la<br />

creazione divina.“ (Cat<strong>al</strong>ogo <strong>del</strong>la mostra curatori Anette Hüsch/Peter-Klaus Schuster, Jörg<br />

Immendorff, M<strong>al</strong>e Lago, Berlino 2006, pagina 27 e seguente)<br />

Jorg Immendorff - Die Kunst Gehört Dem Volk Data<br />

opera: 1975<br />

IMMENDORFF Jorg<br />

Wir Kommen (here We Come)<br />

19


30<br />

A. R. Penck<br />

Biografia<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

A.R.Penck pseudonimo di R<strong>al</strong>ph Winkler, pittore e scultore tedesco. Nasce nell’<strong>al</strong>lora<br />

Germania Est, a Dresda, nel 1939 Autodidatta, nel 1956 espose a Dresda e a Berlino teste<br />

in gesso e dipinti ispirati <strong>al</strong>la pittura <strong>del</strong>le caverne preistoriche intitolati “Weltbilder” (“Immagini<br />

<strong>del</strong> mondo”). A Berlino conobbe Georg Baselitz e Eugen Schönebeck, con i qu<strong>al</strong>i<br />

firmò il manifesto “Pandämonium” (1961), che propugnava una pittura figurativa di matrice<br />

espressionista, in parte ispirata <strong>al</strong>l’Art Brut. Ris<strong>al</strong>e a questo periodo la serie di dipinti “Systembilder”,<br />

che testimoniò l’interesse di Penck per la cibernetica e la teoria <strong>del</strong>l’informazione.<br />

Negli anni Settanta diede un inquadramento teorico <strong>al</strong>la propria arte attraverso il<br />

concetto di “Standart”, che rimanda a una riduzione <strong>del</strong> mondo re<strong>al</strong>e a elementi semplici<br />

(figure umane, oggetti, gesti) rappresentati in modo stilizzato, di immediata lettura.<br />

Studia filosofia, storia <strong>del</strong>le religioni, scienze, musica. Nel 1963 si trasferisce a Berlino Est<br />

e nel 1970 partecipa <strong>al</strong>la fondazione <strong>del</strong> gruppo Lucke.<br />

Inviso <strong>al</strong> governo <strong>del</strong>la Repubblica Democratica Tedesca, perché considerato elemento<br />

non in linea col regime comunista, contestatore, sovversivo e artista non classificabile come<br />

tradizion<strong>al</strong>ista svolse la sua attività clandestinamente, assumendo nel 1968 lo pseudonimo<br />

di A.R. Penck (in omaggio <strong>al</strong> geologo Albrecht Penck, anch’egli originario di Dresda).<br />

Dopo un primo periodo di neo-espressionismo infuriato, che si concretizza nel tracciare le<br />

figure in modo tipicamente infantile, sfruttando un cromatismo esasperato, i segni di Penck,<br />

negli anni 70, divengono ancora più primordi<strong>al</strong>i, così da sancire una sorta di primitivismo<br />

<strong>del</strong>la ragione. Traccia ominidi stilizzati, ideogrammi e simboli elementari, prediligendo, per<br />

le sue opere, l´uso <strong>del</strong> bianco e <strong>del</strong> nero. . Nel 1972 partecipò <strong>al</strong>l’esposizione Documenta<br />

di Kassel (che lo ospitò anche nel 1977) e nel 1975 tenne la prima grande retrospettiva <strong>al</strong>la<br />

Kunsth<strong>al</strong>le di Berna. Nel 1980, in seguito <strong>al</strong>l’aggravarsi <strong>del</strong>la sua posizione nei confronti<br />

<strong>del</strong> governo <strong>del</strong>la Germania <strong>del</strong>l’Est, fu costretto a espatriare nella Repubblica Feder<strong>al</strong>e<br />

Tedesca, espone a fianco di pittori e scultori come Gerhard Richter, Anselm Kiefer, Georg<br />

Baselitz, Jörg Immendorff, Markus Lüpertz, Sigmar Polke, Ulrich Rückriem, Jochen Gerz e<br />

<strong>al</strong>la performance artist Rebecca Horn, e condivide esperienze espositive con artisti it<strong>al</strong>iani<br />

come Mimmo P<strong>al</strong>adino, Michelan<strong>gelo</strong> Pistoletto, Sandro Chia, Gian Ruggero Manzoni,<br />

Enzo Cucchi, Nicola De Maria. Nel 1980 apre studio a Londra dove ancora risiede. espone<br />

<strong>al</strong>la, Bienn<strong>al</strong>e di Venezia, nel 1984, e Documenta 9 di Kassel, nel 1992. Tra le opere che<br />

più esplicitamente richiamano la sua polemica verso il blocco comunista spiccano “East e<br />

West” (1980, Tate G<strong>al</strong>lery, Londra), anch’essi in bianco e nero, raffiguranti, rispettivamente,<br />

una macchina funzionante e una non funzionante. Penck aderì, quindi, <strong>al</strong> movimento neoespressionista,<br />

divenendone uno degli interpreti più rappresentativi: la sua pittura perse il<br />

carattere naïf <strong>del</strong>le origini e i motivi arcaici <strong>del</strong>le sue tele (perlopiù di grande formato) si<br />

tradussero in segni più tormentati, dai forti cromatismi.<br />

Appartiene agli anni Ottanta anche la più significativa produzione scultorea di Penck, in<br />

bronzo, e legno, materi<strong>al</strong>e caro agli artisti <strong>del</strong> nord Europa, con inflessioni surre<strong>al</strong>iste; nel<br />

1986, dopo un viaggio a Carrara, cominciò a lavorare anche il marmo.<br />

Oltre <strong>al</strong>lo pseudonimo con cui è più conosciuto, Penck si firmò con vari <strong>al</strong>tri nomi nel


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

corso <strong>del</strong>la sua carriera: nel 1973 scelse Mike Hammer (l’investigatore privato dei racconti<br />

polizieschi di Mickey Spillane), nel 1974 appose sulle sue tele la sigla TM (Tancred Mitchell<br />

o Theodor Marx), nel 1976 una semplice Y e in seguito Ya. Docente <strong>al</strong>l’Accademia di Belle<br />

Arti di Düsseldorf, Penck è anche autore di saggi, di argomento filosofico e teoretico, e un<br />

apprezzato percussionista jazz. Nel 1996 e nel 2001 gli vennero dedicate due grandi retrospettive<br />

<strong>al</strong>la G<strong>al</strong>erie Jérôme de Noirmont di Parigi. Attu<strong>al</strong>mente vive e lavora a<br />

Berlino, Amburgo e Dublino


3<br />

A.R. PenckUntitled (Standard) 1970<br />

Ur End Standart 197 acrylic on canvas<br />

110. 5 x 110 3/ inches<br />

A.R. Penck (R<strong>al</strong>f Winkler)<br />

L’arte <strong>al</strong> <strong>tempo</strong> <strong>del</strong> <strong>gelo</strong><br />

A R Penck - Standard 1970 Reproduction Oil<br />

Painting.


Gli artisti tedeschi nella guerra fredda<br />

A.R. Penck, Osten/Est, 19 0, acrylic on canvas, 9 x 15<br />

inches. Via MAM.<br />

A.R. Penck, Ohne Titel (Freundesgruppe: Boettcher, Biermann,<br />

Penck, Baselitz), detail, 19 5,<br />

Oil on wood, 170 x 75 cm, Museum Ludwig Köln

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