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negli studi di architettura c’è spazio per il manager?economia & management 5 - 2012focus>forumtratta di project management e di negoziazione con ilcliente e con i fornitori. Aree deboli sono quelle legatealla pianificazione e al business development. Facciamoricerca sul progetto architettonico, ma non ricerca diclienti.MURGIA Quando si è uno studio piccolo bisognafare tutto da soli: progettazione, gestione dellepersone, ricerca, contabilità, relazioni pubbliche. Disegnarefinisce con l’essere una piccola parte del tutto, purtroppo.Crescendo, da un punto di vista di progetti e dipendenti,immagino che la questione diventi più unascelta personale. Conosco grandi studi dove l’architetto ètornato a fare l’architetto, delegando la gestione a figureprofessionali ad hoc, altri dove l’architetto preferisce fareil manager piuttosto che fermarsi a un ruolo creativo. Ame personalmente piace molto disegnare e lavorare sulprogetto dall’inizio alla fine. Passo invece poco tempo agestire le relazioni esterne, aspetto fondamentale per lacrescita. Forse ci vorrebbe meno cantiere e più “cene direlazione”, ma sinora ha funzionato anche così.PIZZI Ritengo che il giusto investimento temporaleper le attività manageriali sia quello che nonpregiudica la capacità di controllare efficacemente i progettisviluppati sino alla loro definizione costruttiva puntuale.Oltre tale soglia è in agguato il rischio di una derivache porta a delegare ad altri soggetti e poi a necessariamenteabbandonare proprio quegli aspetti importantiche fanno di un’opera di architettura costruital’espressione ultima del lavoro diun architetto.VIEL Quello che un architettodeve saper fare in modo managerialeè gestire le persone: dalla selezioneallo sviluppo. A questa competenza siaggiunge la capacità di promozione. Sarebbeopportuno e molto efficace chetutta l’attività di gestione contrattuale, digestione amministrativa e di contabilità dei flussi economicifosse affidata ad altri, a degli specialisti, ma la realtàè che, anche per queste attività puramente gestionali,è necessario conoscere molto bene il progetto di architettura.Non credo esistano figure puramente managerialidotate di queste competenze.RELAZIONIQuali sono le relazioni chiave che gli studi attivanotipicamente con l’esterno? Quali i vantaggi diun network di relazioni?BELVEDERE, GOUBET Siamo uno studiopoco “mondano”, non c’è attività di lobbying,anche perché non ne abbiamo bisogno. Rispetto aqualsiasi studio italiano o francese siamo un’isola felice.Costruiamo relazioni, invece, con consulenti e clienti. Iconsulenti tecnici sono fidelizzati: tendiamo a lavoraresempre con gli stessi e suggeriamo ai clienti di lavorarecon quelli con cui lavoriamo noi. Il vantaggio di lavorarecon grandi aziende di ingegneria è che loro hanno un network.Noi non abbiamo un network ma sfruttiamo il loro.Se riceviamo una proposta di incarico da un paese in cuinon abbiamo mai lavorato (per esempio, di recente, ilVietnam), la prima cosa che facciamo è chiamare Arup oqualche altra grande società internazionale di engineeringper confrontarci sul progetto, sul cliente e sul mercato.Anche con i clienti la relazione è interessante: è successopoche volte di ricevere un secondo incarico dallo stessocliente, a meno che non si trattasse di un ampliamento diun progetto già fatto insieme, ma teniamo sempre buonirapporti.FEMIA, PELUFFO Siamo curiosi e aperti.Non abbiamo mai creduto che il lavoro dell’architettorisiedesse in un solo luogo, con un solo tipo diLe relazioni sono importanticome confronto e per crescere,ma devono essere basatesu “affinità elettive”committenza e con un’unica modalità. La ferma volontà dinon specializzarsi ma di confrontarsi sempre con nuovesfide ci ha portato a dialogare con tutti gli attori di qualitàche sono interessati al progetto di architettura. Le relazionisono importanti come confronto e per crescere, ma devonoessere basate su “affinità elettive”.© RCS Libri SpA - TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI43

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