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I nostri libriL’epopeadel “Barbarigo”Una volta approdato a Il Borghese,Mario Tedeschi adottò lafirma redazionale di Alberto Spagna <strong>in</strong>ricordo di un suo comm<strong>il</strong>itone del“Barbarigo” caduto nel marzo 1944lungo <strong>il</strong> canale Mussol<strong>in</strong>i. Per moltianni fu la sua unica concessione aquell’esperienza di guerra, memore diuna battuta feroce del suo direttoreLeo Longanesi:“I reduci, quando hannoperso, non devono parlare”.L’allievo <strong>in</strong>cassò, ma comprese <strong>il</strong>senso di quelle parole solo più tardi.Con esse <strong>il</strong> “carciof<strong>in</strong>o sott’odio” delgiornalismo italiano non voleva condannarloal s<strong>il</strong>enzio perpetuo, ma glisollecitava riflessioni più profonde eumane,perché ai suoi occhi non c’eraniente di più patetico e <strong>in</strong>sopportab<strong>il</strong>edella fac<strong>il</strong>e retorica su una guerraperduta. Se un giorno avesse volutorompere <strong>il</strong> suo riserbo e tornare aquegli anni (e Longanesi sapeva benissimoche per Tedeschi quel giornosarebbe venuto), l’ex marò non dovevafarlo da reduce, ma facendo comprendereal lettore <strong>il</strong> significato piùautentico della sua avventura giovan<strong>il</strong>ee <strong>il</strong> perché di quella divisa. Più cheun memoriale, un atto d’amore. E attod’amore fu.Sì bella e perduta… Storia delBattaglione “Barbarigo” e dell’amordi Patria resta uno dei libri più toccantisulla X Flottiglia MAS. E r<strong>il</strong>eggerlooggi, a decenni di distanza dalla suapubblicazione, ci fa rimpiangere nonsolo <strong>il</strong> br<strong>il</strong>lante giornalista politico edi costume, ma anche lo scrittore divaglia. Si deve al figlio Claudio la nuovaedizione di quest’opera ormai <strong>in</strong>trovab<strong>il</strong>e(Tedeschi C. Editore – ViaGiuseppe Lazzati, 185 – 00186 Roma;prefazione di Adriano Bolzoni, pp.145, € 8,00), che ripercorre <strong>in</strong> modos<strong>in</strong>tetico ma efficace come poche legesta del “Barbarigo”, fa luce sullo spirito“più italiano che fascista” dei suoimarò e propone <strong>in</strong> appendice le testimonianzealtrettanto toccanti di PaoloPosio, Franco Burò, Giorgio Farotti,Sandro Tognoli e dell’aus<strong>il</strong>iaria RaffaellaDuelli.1945-1947:la strategiadel massacroIl successo di vendite de Il sanguedei v<strong>in</strong>ti di Giampaolo Pansa nondeve far dimenticare l’opera meritoriadi altri studiosi che <strong>in</strong> precedenzae tra l’<strong>in</strong>differenza dei più avevano giàaffrontato temi sp<strong>in</strong>osi come <strong>il</strong> bienniodi guerra civ<strong>il</strong>e e le numerose“macellerie messicane” successive al25 apr<strong>il</strong>e 1945. Tra questi rientra <strong>il</strong>veneziano Marco Pir<strong>in</strong>a, presidentedel Centro Studi “S<strong>il</strong>entes Loquimur”,membro onorario dell’<strong>Associazione</strong>Venezia Giulia e Dalmazia e autore dicorpose e apprezzate ricerche storichesull’Adriatisches Küstenland esul dramma delle foibe. Dal gennaio2004 è disponib<strong>il</strong>e nelle librerie la suaultima fatica, 1945-1947, guerra civ<strong>il</strong>e.La “rivoluzione rossa” (Ed. CentroStudi “S<strong>il</strong>entes Loquimur – Piazza Ottoboni,4– 33170 Pordenone;pp.404,€ 26,00), un volume che riproponeregione per regione gli effetti della“strategia del massacro” portata avantida diverse formazioni partigiane,soprattuttod’ispirazione comunista, perdare alla loro affermazione nel NordItalia un’impronta autolegittimante oapertamente rivoluzionaria che pocoo nulla aveva a che vedere con <strong>il</strong> riprist<strong>in</strong>odelle istituzioni democratiche.Per quel che riguarda la X FlottigliaMAS, ampio spazio è dedicato aimarò di Valdobbiadene, passati per learmi e fatti scomparire a guerra giàf<strong>in</strong>ita.Scheda dopo scheda, Pir<strong>in</strong>a offreun’ampia panoramica su tragedie personalie collettive, anche di non fascistio combattenti repubblicani, fruttodi vendette atroci e processi sommaricon sentenze <strong>in</strong>appellab<strong>il</strong>i. Pag<strong>in</strong>e distoria “distrutte e sommerse, perchévergognose, perché scritte con lapenna, <strong>in</strong>t<strong>in</strong>ta nel calamaio contenente<strong>il</strong> colore rosso, di quei rivoluzionariche videro <strong>in</strong>frangere <strong>il</strong> loro sognodi conquista dell’Italia nella primaveradel 1948,quando <strong>il</strong> popolo italiano,stanco di violenze, di paure e di delitti,rifiutò nelle urne democratiche <strong>il</strong>loro progetto politico” (dall’<strong>in</strong>troduzionedell’autore).La Decimanegli archividell’OSSIl titolo è tutto un programma:Come nasce la Repubblica. Lamafia, <strong>il</strong> Vaticano e <strong>il</strong> neofascismonei documenti americani e italiani,1943/1947. Lo stesso si potrebbedire per le foto di copert<strong>in</strong>a, l’<strong>in</strong>troduzionedi Nicola Tranfaglia e le noteal testo di Giuseppe Casarrubea. E serestasse qualche dubbio sul senso piùprofondo dell’operazione, rendiamonoto al lettore che l’opera è pubblicatacon <strong>il</strong> patroc<strong>in</strong>io della Fondazione“Giuseppe Di Vittorio”. Istituzioneculturale emerita, sia chiaro, ma non14

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