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DOMENICO CORNACCHIAVESCOVO <strong>di</strong> LUCERA-TROIASENTIERI<strong>di</strong>COMUNIONEProspettive <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimentoe <strong>di</strong> cammino pastoraleper i prossimi anniSeconda Lettera pastorale alla<strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Lucera</strong>-<strong>Troia</strong>2011


In prima <strong>di</strong> copertina:Il buon pastore, Museo Lateranense, Roma.Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Lucera</strong>, Con-Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Troia</strong>,foto archivio <strong>di</strong>ocesanoIn quarta <strong>di</strong> copertina:Foto parrocchie della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Lucera</strong>-<strong>Troia</strong>,foto archivio <strong>di</strong>ocesanoFoto: Giuseppe Peter© 2011 <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Lucera</strong>-<strong>Troia</strong>Tutti i <strong>di</strong>ritti sono riservati.


INDICESENTIERI DI COMUNIONE 51 DENTRO UNA NUOVA FASE PASTORALE 7a Verso una Chiesa “sinodale” 12b Verso una Chiesa “compagna <strong>di</strong> viaggio” 19c Verso una Chiesa “<strong>di</strong>scepola” 272 AMBITI E PROSPETTIVE COMUNI 43a L’ “ora dei laici” in parrocchia 44b Gli organismi <strong>di</strong> partecipazione 49c La Visita Pastorale 54CONCLUSIONE 57


Vi affido all’intercessione<strong>di</strong> Maria, Madre e modello<strong>di</strong> vita cristiana.


SENTIERI<strong>di</strong> COMUNIONECarissimi,siamo nel cuore del tempo pasquale e in noitutti, come singoli e come comunità, cresce laconsapevolezza che siamo chiamati ad esseresempre pronti a dare ragione della speranza che èin noi (cfr. 1Pt 3,15), in<strong>di</strong>viduando sentieri <strong>di</strong>comunione. La presente Lettera pastorale, infatti,oltre a completare il cammino avviato, vuole essereun’«agenda <strong>di</strong> speranza» per il futuro dellenostre comunità parrocchiali e per l’interacomunità <strong>di</strong>ocesana.In questi primi tre anni <strong>di</strong> cammino vissutiassieme - alla luce della mia prima Lettera pastorale“Lieti nella comunione” e in particolare delterzo capitolo su “Comunione e ministerialità” -abbiamo raggiunto alcune significative metepastorali: penso innanzitutto alla valorizzazionedelle zone pastorali e alla costituzione dei consiglipastorali parrocchiali.Provo ora a delineare alcuni orientamentiche intendono rappresentare il terreno progettua-Agenda <strong>di</strong>speranzaper ilfuturodellenostrecomunità5


le attraverso cui e su cui continuare a pensare labellezza del nostro essere Chiesa, in questo tempoe in questo luogo, che il Signore ci sta donando.Per questa ragione vorrei innanzitutto invitarvi auna “rilettura <strong>di</strong> senso” dell’attuale nostra situazioneecclesiale.Imparare acamminarecon tutte lemembra2. Consideriamo, carissimi, tale pratica <strong>di</strong><strong>di</strong>scernimento in prospettiva pastorale! In essariconosciamo già, in un certo qual modo, una“buona pratica”, capace <strong>di</strong> intravedere e impiantarele scelte che desideriamo vivere nell’oggi,dentro una prospettiva <strong>di</strong> futuro.Il “volto nuovo” della nostra comunitàecclesiale, affonda le ra<strong>di</strong>ci nel “già e non ancora”del nostro essere Chiesa, qui e adesso. E nellostesso tempo, però, solo quel “già e non ancora”del nostro essere Chiesa può dare speranza atutto ciò che pensiamo e facciamo.Così, all’interno <strong>di</strong> una visione della volontà<strong>di</strong> Dio, fedele al vissuto quoti<strong>di</strong>ano dellanostra realtà ecclesiale, saremo in grado - passodopo passo, anno dopo anno - <strong>di</strong> realizzare,come Chiesa, il servizio al Vangelo del Regno,che costituisce il nostro sogno, la nostra unicaforza, il nostro quoti<strong>di</strong>ano impegno.6


DENTROUNA NUOVA FASEPASTORALE13. Nel triennio che sta per concludersi(2007/2008 – 2010/2011), vi ho esortati con lamia prima lettera “Lieti nella comunione” aporre l’attenzione pastorale sulla visione comunionalee gioiosa <strong>di</strong> Chiesa 1 .Vi invitavo a vedere, e successivamente aconsiderare, la Chiesa attraverso la duplice particolaree intima relazione tra “comunione e ministerialità”2 e “comunione e corresponsabilità” 3 .Scrivevo infatti: «Se la comunione cristianascaturisce dall’unione personale con Cristo, ilsuo approdo è rappresentato dalla ministerialitàa tutto campo […]. Sempre attuale è ripercor-Per unaChiesa alservizio delVangelo delRegno1) D. CORNACCHIA, Lieti nella comunione. Lettera pastorale alla <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong><strong>Lucera</strong>-<strong>Troia</strong> (<strong>Lucera</strong>, 22.IX.2008), in “Vita Comune. Bollettino Diocesano”1 (2008) 2, 105-121; cfr. anche Lieti nella comunione. Intervento all’AssembleaPastorale Diocesana (<strong>Lucera</strong>, 25 ottobre 2008) e Omelia (Basilica Cattedrale,26 ottobre 2008), in ivi, 78-87.2) D. CORNACCHIA, Orientamenti su “Comunione e ministerialità nellaChiesa locale”. Intervento in occasione del Convegno Diocesano (<strong>Troia</strong>, 18 settembre2009), in “Vita Comune. Bollettino Diocesano” 2 (2009) 2, 58-67.3) D. CORNACCHIA, Orientamenti per l’anno pastorale 2010-2011: “Dallaresponsabilità alla corresponsabilità”. Intervento in occasione del ConvegnoPastorale Diocesano (<strong>Lucera</strong>, 22-24 settembre 2010), in “Vita Comune.Bollettino Diocesano” 3 (2010) 2, 53-59.7


Visionecomunionalee gioiosa<strong>di</strong> Chiesarere la pagina <strong>di</strong> 1Corinzi 12 in cui Paolo presentala comunità cristiana come corpo, composto<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse membra […]. Ripensare la Chiesacome corpo significa imparare a camminare contutte le membra che la compongono, senza favorireabbandoni facili o esclusioni comode.Dobbiamo scoprire, secondo il pensiero <strong>di</strong>Mons. A. Bello, la bellezza della “convivialitàdelle <strong>di</strong>fferenze”» 4 .Il cammino che abbiamo avviato non puòesaurirsi nell’arco <strong>di</strong> un triennio. L’orizzontepastorale che ci si <strong>di</strong>schiude è molto ampio. Inquesto primo tratto <strong>di</strong> strada abbiamo consapevolizzatosolo alcuni dei punti essenziali. Taleattenzione rimane, perciò, confermata comeorizzonte <strong>di</strong> fondo anche per i prossimi anni.4. La sfida decennale, da poco tematizzatadalla Chiesa italiana attorno all’«educare allavita buona del Vangelo» 5 , ci aiuta a cogliere ilvalore <strong>di</strong> tale scelta. Infatti, in questa prospettivaavremo modo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>rla <strong>di</strong> anno in anno,in ogni sua implicanza per l’azione pastorale4) D. CORNACCHIA, Lieti nella comunione, cit., 113-114 (n. 3).5) CEI, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastoralidell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 (4 ottobre 2010).8


delle nostre comunità, chiamate a crescere nellaministerialità e nella corresponsabilità.Solo in una Chiesa dove la ministerialità e lacorresponsabilità sono vissuto quoti<strong>di</strong>ano,l’«arte delicata e sublime dell’educazione» rivela«la passione educativa <strong>di</strong> Dio in ogni campodell’esistenza umana» 6 .La Chiesa, infatti, continua nel tempol’opera del Signore Gesù: «la sua storia bimillenariaè un intreccio fecondo <strong>di</strong> evangelizzazionee <strong>di</strong> educazione. Annunciare Cristo, vero Dio evero uomo, significa portare a pienezza l’umanitàe quin<strong>di</strong> seminare cultura e civiltà. Non c’ènulla, nella nostra azione, che non abbia unasignificativa valenza educativa» 7 .Clemente Alessandrino, un autore del IIsecolo, «in<strong>di</strong>vidua nella Chiesa, sposa e madredel maestro, la “scuola” dove Gesù insegna, econclude con questa esortazione: “O allievi della<strong>di</strong>vina pedagogia! Orsù, completiamo la bellezzadel volto della Chiesa e corriamo, noi piccoli,verso la Madre buona; <strong>di</strong>ventando ascoltatori delLogos, glorifichiamo il <strong>di</strong>vino piano provviden-La sfidaper ilprossimodecennio:sceltaeducativa6) A. BAGNASCO, Presentazione, in CEI, Educare, cit.7) Ivi.9


ziale, grazie al quale l’uomo viene sia educatodalla pedagogia <strong>di</strong>vina che santificato in quantobambino <strong>di</strong> Dio: è citta<strong>di</strong>no dei cieli, mentreviene educato sulla terra; riceve lassù per Padrecolui che in terra impara a conoscere”» 8 .Si tratta della fondamentale e urgente riqualificazionedella <strong>di</strong>mensione educativa ed evangelizzatricedella Chiesa.Proiettarsiverso unapastoralemissionariaLinee guideper rilanciarel’orizzontedellaministerialitàe dellacorresponsabilità5. Anche l’ultimo documento dei Vescoviitaliani sulla parrocchia invitava a rivisitare l’attivitàpastorale delle parrocchie, per ottenerne unrilancio in prospettiva educativa.I Vescovi esortavano con forza a <strong>di</strong>sporsiall’evangelizzazione e a non restare inerti nelguscio <strong>di</strong> una comunità ripiegata su se stessa maa proiettarsi verso «una pastorale missionaria,che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostengala trasmissione <strong>di</strong> generazione in generazione,vada incontro agli uomini e alle donne del nostrotempo testimoniando che anche oggi è possibile,bello, buono e giusto vivere l’esistenza umanaconformemente al Vangelo e, nel nome del8) CEI, Educare, cit., n. 1; cfr. anche CLEMENTE ALESSANDRINO,Pedagogo III, 99, 1.10


Vangelo, contribuire a rendere nuova l’interasocietà» 9 .La nostra Chiesa locale non può sentire eaccogliere se non come prioritari questo orizzontee questa sfida. Essa, pertanto, deve impegnaretutte le proprie energie nell’annuncio,nella trasmissione della fede e nella testimonianzadel Signore Gesù.Rivisitarel’attivitàpastoraledelleparrocchie6. Interroghiamoci dunque su come possiamotradurre efficacemente, in termini teologicie progettuali, questa visione educativa edevangelizzatrice <strong>di</strong> Chiesa tutta ministeriale ecorresponsabile.Per quanto riguarda il nostro prossimo cammino<strong>di</strong>ocesano mi permetto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care alcunelinee guida, che possono sicuramente aiutarci arilanciare l’esigente orizzonte della ministerialitàe della corresponsabilità. Evidentemente, questoulteriore passaggio non deve farci perdere <strong>di</strong>vista la visione comunionale e gioiosa <strong>di</strong> Chiesa,che ci sta accompagnando fin dall’inizio del mioministero episcopale tra voi.9) CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia. Nota pastorale(30 maggio 2004), n. 1.11


Dobbiamo incamminarci in un percorsopastorale che ci conduca ad una Chiesa che siasempre più:a) sinodale,b) compagna <strong>di</strong> viaggio,c) <strong>di</strong>scepola.a) Verso una Chiesa “sinodale”Riscoprirelaricchezzadellainiziazionecristiana7. La comunione ecclesiale è il mistero stessodella Chiesa. Essa non può essere interpretatacorrettamente, se viene letta come una realtàsemplicemente empirica, sociologica.Come ha affermato il Concilio Vaticano II,nella costituzione dogmatica Lumen Gentium,tale comunione ha origine dal legame sacramentale- con<strong>di</strong>viso tra e con tutti - <strong>di</strong> appartenenzaa Cristo e si esprime nella fraternità che unisce le<strong>di</strong>verse membra del suo corpo.In forza dell’iniziazione cristiana tutti ifedeli sono inseriti nella comunione con Cristo ein Cristo e sono resi partecipi dell’unica missione<strong>di</strong> Cristo. Perciò, tra loro, vige “una vera uguaglianzariguardo alla <strong>di</strong>gnità e all’azione comunea tutti i fedeli per l’e<strong>di</strong>ficazione del corpo <strong>di</strong>Cristo” (LG 32).Questa visione della Chiesa come comu-12


nione, tipica del Concilio Vaticano II, dovràessere maggiormente approfon<strong>di</strong>ta, maturata evissuta assieme.In ragione <strong>di</strong> ciò, tutti dobbiamo riscoprirela ricchezza dell’iniziazione cristiana: essa,infatti, non costituisce il “poco” o il “minimo” acui va aggiunto successivamente lo specifico <strong>di</strong>ciascuno; ma è piuttosto la pienezza della “appartenenzaecclesiale”, che ci accomuna tutti nellacomunità cristiana quanto a <strong>di</strong>gnità e a impegno<strong>di</strong> corresponsabilità per la missione educativa,evangelizzatrice e pastorale.Riflesso cre<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> questa comunione, cheviene dall’alto, come dono e immagine dellaTrinità santissima, potrà essere solo una comunitàtutta ministeriale e corresponsabile. È questol’orizzonte che dà valore al percorso che abbiamosvolto e che abbiamo da portare a compimento.In questa prospettiva la sinodalità <strong>di</strong>venta l’ambitofondamentale, in cui i valori della ministerialitàe della corresponsabilità possono essere efficacementepraticati.Come è stato affermato con chiarezza:«La prassi cattolica non ha mai smentito glielementi teologici <strong>di</strong> fondo che sostengono lasinodalità, come il valore della comunione, laconsapevolezza dei carismi, la realtà del sacer-13


Zonepastorali erelazionicomunitariedozio comune» 10 .Anzi, l’esigenza della sinodalità si configuracome elemento proprio dell’identità dellaChiesa, come un suo momento intrinseco, oltreche qualificante: «Il bisogno <strong>di</strong> riunirsi, <strong>di</strong> consultarsi,<strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> decidere insiemeha la sua ra<strong>di</strong>ce profonda nella consapevolezzadella “comunione del Figlio suo”, alla quale ilPadre chiama coloro che “invocano il nome delSignore nostro Gesù Cristo” (1Cor 1,2.9)» 11 enella ricchezza carismatica, quale dono delloSpirito, che investe tutti all’interno del popolosanto <strong>di</strong> Dio.In concreto: vivere l’esigenza della sinodalitànel nostro territorio significa volere con convinzioneil potenziamento delle zone pastorali ela valorizzazione delle relazioni nella comunitàcristiana. Queste sono le azioni pastorali, chepossono senz’altro aiutarci, da un lato, ad avvicinarcial valore della sinodalità, e, dall’altro, adabilitarci nella realizzazione <strong>di</strong> spazi concreti <strong>di</strong>sinodalità.8. Riscopriamo e valorizziamo sempre <strong>di</strong>10) S. DIANICH, Sinodalità, in G. BARBAGLIO – G. BOF – S. DIANICH(a cura), Teologia, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2002, p. 1527.11) Ivi, p. 1523.14


più le zone pastorali! Con il termine <strong>di</strong> “zonapastorale”, voglio intendere quello “spazio territoriale”,su cui ricadono più comunità parrocchiali.In qualche caso, la zona pastorale (come perla città <strong>di</strong> <strong>Lucera</strong>) corrisponde ad un solo comunesul piano civile; in altri casi invece comprendeuna più compatta articolazione <strong>di</strong> parrocchie,sufficientemente omogenee e/o collegate traloro all’interno del medesimo territorio (comenel caso delle altre quattro zone pastorali).Tale scelta pastorale, che tende ad allargarele responsabilità, non vuole essere, né mirare allalunga ad un semplice e nascosto accorpamento<strong>di</strong> più parrocchie. Si tratta, invece, <strong>di</strong> concrete“prove” pastorali <strong>di</strong> comunionalità, attraverso laministerialità partecipata e corresponsabile tracomunità che si ra<strong>di</strong>cano intorno a un comunespazio territoriale.Me<strong>di</strong>ante tale azione d’impegno con<strong>di</strong>viso,si potrà dare, in modo tangibile e reale, espressionesinodale alla comunione organica <strong>di</strong> cuisiamo “segno e strumento” come Chiesa dellaTrinità sul territorio e tra la gente.9. A riguardo, vale la pena richiamare e riportareper intero un importante passaggio del giàcitato documento dei Vescovi sulla parrocchia:15


È finito iltempo <strong>di</strong>unaparrocchiaautosufficiente«L’attuale organizzazione parrocchiale, chevede spesso piccole e numerose parrocchie <strong>di</strong>sseminatesul territorio, esige un profondoripensamento. Occorre però evitare un’operazione<strong>di</strong> pura “ingegneria ecclesiastica”, cherischierebbe <strong>di</strong> far passare sopra la vita dellagente decisioni che non risolverebbero il problemané favorirebbero lo spirito <strong>di</strong> comunione.È necessario peraltro che gli interventi <strong>di</strong>revisione non riguar<strong>di</strong>no solo le piccole parrocchie,ma coinvolgano anche quelle più gran<strong>di</strong>,tutt’altro che esenti dal rischio del ripiegamentosu se stesse» 12 .Camminare insieme significa collocarsi inuna <strong>di</strong>mensione sinodale <strong>di</strong> Chiesa. I Vescovi,ponendosi in questa prospettiva, richiedono atutte le parrocchie <strong>di</strong> «acquisire la consapevolezzache è finito il tempo della parrocchia autosufficiente»13 .10. In questo orizzonte si colloca anche unamaggiore e più attenta riflessione sul ruolo portanteche le relazioni hanno nell’azione pastoraleall’interno delle comunità. I più recenti docu-12) CEI, Il volto missionario delle parrocchie, cit., n. 11.13) Ivi.16


menti del magistero, come sappiamo, insistonosulla necessità <strong>di</strong> trasformare le nostre parrocchiein luoghi <strong>di</strong> relazioni vere.Siamo tutti convinti che la comunione è erimane anzitutto un dono del Signore, nella suara<strong>di</strong>cale provenienza trinitaria. Essa, però,domanda che ci si lasci trasformare da questodono, dentro la trama <strong>di</strong> rapporti autentici.«In un contesto che spesso conduce alla<strong>di</strong>spersione e all’ari<strong>di</strong>tà, cresce per contrasto l’esigenza<strong>di</strong> legami “cal<strong>di</strong>”: l’appartenenza è affidataai fattori emozionali e affettivi, mentre i rapportirisultano limitati e impoveriti» 14 .Certo, dobbiamo ben guardarci dal consideraregruppi e parrocchie come fossero comunità“autoreferenziali”, in cui ci si accontenta <strong>di</strong> trovarsibene insieme, coltivando rapporti ravvicinati e rassicuranti.Non è questo il senso <strong>di</strong> essere Chiesa.Come ci ricorda l’esperienza delle primecomunità cristiane (cfr. 1Cor 3,4 e ss), il pericolo,forse più presente, è al contrario quello <strong>di</strong> unafreddezza e <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> rapporti, <strong>di</strong> un reciprocoanonimato anche tra quanti praticano e frequentano.Considerate le <strong>di</strong>mensioni alquanto mode-L’esigenza<strong>di</strong> legamical<strong>di</strong> e <strong>di</strong>relazionivere14) Ivi, 2.17


Generarestili <strong>di</strong>incontro e<strong>di</strong> comunicazioneVivendo, sognando e progettandoci nelprossimo imme<strong>di</strong>ato futuro come “Chiesa sinostedelle nostre parrocchie, si evidenzia a volte unclima non infrequente <strong>di</strong> contrapposizione, <strong>di</strong>critica interna, <strong>di</strong> conflittualità paralizzante. Etutto ciò anche nei confronti <strong>di</strong> ogni proposta <strong>di</strong>rinnovamento che orientata accompagni versoforme <strong>di</strong> ministerialità con<strong>di</strong>vise, corresponsabilie solidali.Come ci ha ricordato la Nota pastorale dopoil Convegno Ecclesiale Nazionale <strong>di</strong> Verona:«In un contesto sociale frammentato e <strong>di</strong>sperso,la comunità cristiana avverte come propriocompito anche quello <strong>di</strong> contribuire a generarestili <strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> comunicazione. Lo faanzitutto al proprio interno, attraverso relazioniinterpersonali attente a ogni persona.Impegnata a non sacrificare la qualità del rapportopersonale all’efficienza dei programmi, lacomunità ecclesiale considera una testimonianzaall’amore <strong>di</strong> Dio il promuovere relazionimature, capaci <strong>di</strong> ascolto e <strong>di</strong> reciprocità» 15 .15) CEI, “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt 1,3): testimoni del grande “sì”<strong>di</strong> Dio all’uomo. Nota pastorale dell’Episcopato italiano dopo il 4° ConvegnoEcclesiale Nazionale (2007), n.23.18


dale”, vogliamo impegnarci a creare le con<strong>di</strong>zionipiù adatte e propizie per una collaborazionepastorale ad alta definizione comunionale. Noncome fatto occasionale, ma come logica <strong>di</strong> unagire educativo ed apostolico evangelizzante,che sia abituale, quoti<strong>di</strong>ano, capace <strong>di</strong> coinvolgere,nel segno della corresponsabilità, l’interacomunità parrocchiale e in primo luogo gli operatoripastorali e, tra questi, <strong>di</strong>aconi e presbiteri.b)Verso una Chiesa “compagna <strong>di</strong>viaggio”11. Accanto alla <strong>di</strong>mensione della sinodalità,secondo la logica dell’incarnazione, la Chiesadeve coltivare un atteggiamento <strong>di</strong> cor<strong>di</strong>ale vicinanzanei confronti del mondo.È il costante riferimento al Vangelo che permettealla Chiesa <strong>di</strong> stare volentieri nel mondo eper il mondo. La nostra Chiesa locale <strong>di</strong> <strong>Lucera</strong>-<strong>Troia</strong> camminerà pienamente nella comunionenella misura in cui sarà capace <strong>di</strong> sviluppare, neiconfronti <strong>di</strong> ogni persona e <strong>di</strong> ogni realtà abitatadall’uomo, una simpatia cor<strong>di</strong>ale e sapiente, chesappia mettere insieme fraterna con<strong>di</strong>visione eattento <strong>di</strong>scernimento (cfr. Gau<strong>di</strong>um et Spes 1).L’opera educativa ed evangelizzante dellaSimpatiacor<strong>di</strong>alesapienteverso ilmondo19


Chiesa «è strettamente legata al momento e alcontesto in cui essa si trova a vivere, alle <strong>di</strong>namicheculturali <strong>di</strong> cui è parte e che vuole contribuirea orientare. Il “mondo che cambia” è ben più<strong>di</strong> uno scenario, in cui la comunità cristiana simuove: con le sue urgenze e le sue opportunità,provoca la fede e la responsabilità dei credenti»16 . È il Signore che, domandandoci <strong>di</strong> valutareil tempo, ci chiede <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>scernimento.Il<strong>di</strong>scernimentopastorale12. Il <strong>di</strong>scernimento pastorale è “doverepermanente” della Chiesa (GS 4). Ogni comunitàcristiana non può esimersi da questo impegnativoe meraviglioso compito <strong>di</strong> interpretare ciòche avviene in profon<strong>di</strong>tà nel mondo d’oggi, <strong>di</strong>coglierne le domande e i desideri più profon<strong>di</strong>.Come non ricordare l’invito del Signore avalutare con sapienza l’ora presente? «Quandovedete una nuvola salire da ponente, subito <strong>di</strong>te:“Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffialo scirocco, <strong>di</strong>te: “Farà caldo”, e così accade.Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e delcielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?E perché non giu<strong>di</strong>cate voi stessi ciò che è16) CEI, Educare, cit., n. 7: “È tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento”.20


giusto?» (Luca 12, 54-57).Perciò è importante «conoscere e comprendereil mondo in cui viviamo, le sue attese, le sueaspirazioni e il suo carattere spesso drammatico»(GS 4), come ci ha ricordato il ConcilioVaticano II. Rispetto alla cultura contemporaneasappiamo <strong>di</strong> avere un messaggio vitale da dare.Nello stesso tempo, però, siamo anche consapevoliche abbiamo da ricevere in termini <strong>di</strong> umanità.È la logica della reciprocità e dello scambio<strong>di</strong> doni che sta alla base <strong>di</strong> questa prospettiva. IlConcilio Vaticano II, soprattutto nella costituzione“Gau<strong>di</strong>um et Spes”, e il recente documentodelle Chiese in Italia, “Educare alla vita buonadel Vangelo”, per questo secondo decennio delterzo millennio, hanno autorevolmente ricordatola fecon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> un tale atteggiamento <strong>di</strong> simpatiacor<strong>di</strong>ale e sapiente.13. La nostra Chiesa locale, in quanto desideracrescere nella ministerialità e nella comunione,sa <strong>di</strong> doversi fare compagna <strong>di</strong> viaggio delle molteplicisituazioni esistenziali che quoti<strong>di</strong>anamenteincontra. Non meno importanti e necessarie restano,tra queste, la vicinanza e l’attenzione alle persone<strong>di</strong>soccupate, la solitu<strong>di</strong>ne degli anziani, la pauradel futuro per i giovani, l’incertezza e la scarsità <strong>di</strong>Chiesavicina aiproblemilocali eallefamiglieinparticolare21


Logicadellacon<strong>di</strong>visioneriferimento a valori duraturi sul piano culturale, lacrisi socio-economica, la poca considerazione perla cura dell’ambiente e per la valorizzazione (ancheturistica e culturale) del territorio 17 .Più concretamente essere Chiesa “compagna<strong>di</strong> viaggio” significa sviluppare questa cor<strong>di</strong>alee sapiente simpatia mutuata dal Vangelo econ essa guardare soprattutto ai molti genitoriche chiedono i sacramenti per i propri figli, guardarealle nostre famiglie nelle con<strong>di</strong>zioni realinella quali si trovano oggi a vivere, guardare ainostri giovani e adolescenti che iniziano a progettarela loro vita.In questa logica <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione attentasiamo chiamati ad essere una Chiesa vicina inmodo particolare alle famiglie, qualsiasi provenienzae con<strong>di</strong>zione abbiano. Dobbiamo semprepiù <strong>di</strong>ventare una Chiesa che sa camminare“con” e “accanto” ad esse sulle strade dell’oggi.Una Chiesa che sa farsi “compagna <strong>di</strong> viaggio”delle famiglie è una comunità che gioisce nell’offrireil Vangelo <strong>di</strong> un Dio che si china sugli uomini,che ascolta le <strong>di</strong>fficoltà, che si inserisce nei17) Cfr. BENEDETTO XVI, Es. ap. postsinodale Verbum Domini sulla Parola<strong>di</strong> Dio nella vita e nella missione della Chiesa (30 settembre 2010), nn. 99-108:“Parola <strong>di</strong> Dio e impegno nel mondo”.22


loro cammini <strong>di</strong> ricerca, che li anima con il suoSpirito, che li chiama all’alleanza perché, nellarelazione uomo-donna e nella famiglia in modopeculiare, si riflettano i tratti sacramentali delsuo amore fedele e fecondo.14. Non pochi sforzi saremo chiamati a fareper attuare questa “conversione pastorale”.L’ottica dalla quale inten<strong>di</strong>amo guardare a tuttigli sforzi che come <strong>di</strong>ocesi metteremo in camponei prossimi anni è e resta sempre quella dellacomunione. Certo, in or<strong>di</strong>ne a un rinnovamentodell’azione pastorale, nell’orizzonte della sinodalitàe della partecipazione, come ebbi a scriverenella prima Lettera Pastorale:«Non avete bisogno tanto <strong>di</strong> riscoprire le ra<strong>di</strong>cicristiane della vostra bimillenaria cultura,anche se non mancano processi <strong>di</strong> secolarizzazioneche toccano soprattutto le giovani generazionie che non lasciano attraversare nottitranquille. Tuttavia, ritengo che sia soprattuttonella comunione che questa Chiesa ha bisogno<strong>di</strong> maturare: comunione tra piccole e gran<strong>di</strong>unità pastorali, fra le cinque zone pastoralidella <strong>di</strong>ocesi, tra parrocchie, movimenti e confraternite,fra presbiteri nello stesso presbiterio,23


Stile delconfrontoe del<strong>di</strong>alogoe tra laici e presbiteri» 18 .Per questo motivo, più volte, in questoprimo tratto <strong>di</strong> strada fatta assieme, ho raccomandatoche i cambiamenti e le <strong>di</strong>verse e possibilisperimentazioni <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento della vitaecclesiale avvengano sempre in un contesto esecondo uno stile <strong>di</strong> confronto e <strong>di</strong>alogo, sia inparrocchia – con le famiglie, all’interno del consigliopastorale parrocchiale – che nelle zonepastorali.15. A tutti gli operatori pastorali, come aiparroci in particolare, sempre «si richiede <strong>di</strong>esprimere la dolcezza, la premura, la sollecitu<strong>di</strong>nedel buon pastore, che per il suo greggedovrebbe essere <strong>di</strong>sposto a dare la propria vita,anche quella fisica!A <strong>di</strong>fferenza del mercenario, il pastore deveinteragire con le sue pecorelle, riconoscendone leansie, i gemiti e i lamenti. Egli deve anche interpretarei desideri non espressi dei propri parrocchianie incoraggiarne la marcia, sollevando glisfiduciati, consolando gli afflitti, cominciandodai più piccoli, fino ai giovani, agli adulti, agli18) D. CORNACCHIA, Lieti nella comunione, cit., p. 107 (introduzione).24


anziani e agli ammalati» 19 .L’impegnativo orizzonte della ministerialitàe della corresponsabilità trova, a questo punto,nell’implicazione <strong>di</strong> una Chiesa “compagna <strong>di</strong>viaggio”, non solo la sua ragion d’essere, ma anchele con<strong>di</strong>zioni proprie, perché possa concretizzarsi.Incamminarsi verso una Chiesa compagna <strong>di</strong>viaggio non è che un altro modo per esprimere <strong>di</strong>fatto la pratica sinodale della comunione.16. La sinodalità – lo ricordava Mons. CiroSarnataro, a noi presbiteri e <strong>di</strong>aconi, facendoriferimento a <strong>di</strong>versi teologi contemporanei –oltre che a <strong>di</strong>rci «semplicemente la necessità <strong>di</strong>percorrere la strada del pregare, del riflettere edel decidere assieme, per capire l’appello delSignore in un preciso momento della propriastoria» 20 , si esprime pure e va vissuta nell’otticadella solidarietà, come suggerisce la Nota esplicativaprevia della Lumen Gentium:Otticadellasolidarietà19) D. CORNACCHIA, Omelia in occasione dell’ingresso <strong>di</strong> don FrancescoCo<strong>di</strong>anni come parroco <strong>di</strong> Castelnuovo della Daunia (Castelnuovo della Daunia,2 ottobre 2010), in “Vita Comune. Bollettino Diocesano” 3 (2010) 2, p. 64.20) Mi riferisco al Seminario Residenziale <strong>di</strong> Formazione Permanente <strong>di</strong> giugno2009. Per la citazione (riportata dal prof. Sarnataro in quell’occasione): G.RUGGERI, La libertà nella Chiesa, quali cammini possibili?, in Horeb 13(2004), p. 40; cfr. anche A. MODA, Sulla sinodalità. Per un percorso bibliografico,in ATI, Dossier Chiesa e sinodalità, Velar, Gorle (BG) 2005, p. 205-329.25


«Comunione è un concetto tenuto in grandeonore nell’antica Chiesa (e anche oggi, specialmentein oriente). Per essa non s’intende uncerto vago affetto, ma una realtà organica, cherichiede forma giuri<strong>di</strong>ca e insieme è animatadalla carità» 21 .E aggiungeva: «Questo primato della carità –legato all’affermazione conciliare che, dal principio,l’autorivelazione <strong>di</strong> Dio in quanto suaautocomunicazione avviene per la supremamotivazione dell’amore, perché Dio è amore –deve accompagnare sempre nella Chiesa ilriconoscimento <strong>di</strong> ogni dono <strong>di</strong> Dio, anche, adesempio, dell’assistenza dello Spirito per evitareerrori nella interpretazione della rivelazione».Solo, infatti, «l’esigenza <strong>di</strong> un amore irreversibilee senza ritorno rende plausibile il servizioalla verità innanzitutto e principalmente comeservizio <strong>di</strong> carità» 22 .21) EV 1, 451.22) Ivi.26


c) Verso una Chiesa “<strong>di</strong>scepola”17. Con l’inizio <strong>di</strong> questo terzo millennio,il Beato Papa Giovanni Paolo II ci ha ricordatoche «la nostra testimonianza sarebbe insopportabilmentepovera se noi per primi non fossimocontemplatori del volto <strong>di</strong> Cristo […]. E la contemplazionedel volto <strong>di</strong> Cristo non può cheispirarsi a quanto <strong>di</strong> Lui ci <strong>di</strong>ce la Sacra Scrittura,che è, da capo a fondo, attraversata dal suo mistero»23 .Come Chiesa del Risorto siamo chiamati arestare in uno stato permanente e continuo <strong>di</strong><strong>di</strong>scepolato. “Ciascuno <strong>di</strong> noi è reso […] da Diocapace <strong>di</strong> ascoltare e rispondere alla <strong>di</strong>vinaParola. L’uomo è creato nella Parola e vive inessa; egli non può capire se stesso se non si apre aquesto <strong>di</strong>alogo. […]. In questo <strong>di</strong>alogo con Diocompren<strong>di</strong>amo noi stessi e troviamo risposta alledomande più profonde che albergano nel nostrocuore” 24 . Ogni comunità deve lasciare che, quoti<strong>di</strong>anamente,la propria vita sia ispirata dallaParola e prenda forma dal Vangelo <strong>di</strong> Cristo.Discepolatopermanentee continuo23) GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, n. 16-17.24) BENEDETTO XVI, Es. ap. postsinodale Verbum Domini, cit., nn. 22-23.27


«La Parola <strong>di</strong> Dio, che è capace <strong>di</strong> farci apostoli,ci chiede anzitutto <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>scepoli. I cristianimaturi dovrebbero essere dei “rigeneratinon da un seme corruttibile, ma immortale,cioè dalla parola <strong>di</strong> Dio viva ed eterna” (1Pt1,23). Così nasce la Chiesa e così vive e siespande: così vive nella <strong>di</strong>mensione della ministerialitàe della corresponsabilità. Va dunqueattentamente me<strong>di</strong>tato il fatto che essa è chiamataa essere il luogo nel quale si riunisconocoloro che anzitutto vengono evangelizzati.Sarebbe assurdo pretendere <strong>di</strong> evangelizzare, seper primi non si desiderasse costantemente <strong>di</strong>essere evangelizzati. Dovremmo nutrirci dellaparola <strong>di</strong> Dio “bramandola”, come il bambinocerca il latte <strong>di</strong> sua madre (cfr. 1Pt 2,2): per lavitalità della Chiesa, questa è un’esperienzaessenziale» 25 .18. Nei prossimi anni, sulla scorta degliorientamenti decennali dell’episcopato italiano,non c’è dubbio che la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ogni rinnovamentopastorale, anche per tutta la nostra25) CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastoralidell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000 (29.VI.2001), n. 47.28


“la nostra testimonianza sarebbe insopportabilmente poverase noi per primi non fossimo contemplatori del volto <strong>di</strong> Cristo”29


San Francesco Antonio Fasani - XXV <strong>di</strong> canonizzazione“Va dunque attentamente me<strong>di</strong>tato il fatto che essa è chiamata a essereil luogo nel quale si riuniscono coloro che anzitutto vengono evangelizzati.Sarebbe assurdo pretendere <strong>di</strong> evangelizzare, se per primi non sidesiderasse costantemente <strong>di</strong> essere evangelizzati. Dovremmo nutrircidella parola <strong>di</strong> Dio “bramandola”, come il bambino cerca il latte <strong>di</strong>sua madre (cfr. 1Pt 2,2): per la vitalità della Chiesa, questa è un’esperienzaessenziale”.30


“Disponiamoci all’evangelizzazione e a non restare inerti nelguscio <strong>di</strong> una comunità ripiegata su se stessa ma a proiettarsi verso«una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo”.32


Chiesa <strong>di</strong>ocesana, come per ogni singola comunità,consisterà nel permanere in uno stato continuo<strong>di</strong> formazione.Statocontinuo <strong>di</strong>formazioneCarissimi, dobbiamo con verità porci tuttinell’atteggiamento e nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> lasciarecontinuamente che il Signore “<strong>di</strong>a forma” alnostro volto <strong>di</strong> Chiesa che è in <strong>Lucera</strong>-<strong>Troia</strong>.Non lo <strong>di</strong>mentichiamo: «Solo una comunitàaccogliente e <strong>di</strong>alogante può trovare le vie perinstaurare rapporti <strong>di</strong> amicizia e offrire rispostealla sete <strong>di</strong> Dio che è presente nel cuore <strong>di</strong> ogniuomo» 26 . Come ebbe a <strong>di</strong>rci il Beato GiovanniPaolo II quasi venticinque anni fà:La mentalità moderna, <strong>di</strong>spersa fatalmente neimeandri della secolarizzazione […], ha bisogno<strong>di</strong> coerenza. Ha bisogno <strong>di</strong> testimonianza. […].Si tratta <strong>di</strong> porre le basi sicure ed essenzialiall’evangelizzazione e, talvolta alla rievangelizzazione,della società contemporanea. Si tratta<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re e irrobustire la fede dei credenti<strong>di</strong> fronte ai facili assalti del dubbio, dell’in<strong>di</strong>fferenza,della tendenza a separare dalla fede26) CEI, Educare, cit., n . 41; cfr. anche CEI, Il volto missionario delle parrocchie,cit., n. 11.33


l’or<strong>di</strong>ne morale. […]. Dalle orme lasciate dapadre Fasani sul suolo pugliese, deriva tuttoraun forte incitamento alla santità, che deve tradursinella concreta attuazione degli orientamentiche il Vaticano II ha delineato nel suotesto fondamentale – la costituzione dogmaticaLumen Gentium – trattando dell’“Universalevocazione alla santità nella Chiesa”» 27 .Perciò è quanto mai necessario, oltre cheurgente, educare ed educarci «a una fede piùmotivata, capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare anche con chi siavvicina alla Chiesa solo occasionalmente» 28 . E,proprio nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una Chiesa “<strong>di</strong>scepola”,“estroversa” e solidale, che la parrocchia conservae ritrova tutto il suo valore.I Vescovi, a tale riguardo, hanno chiaramenteriba<strong>di</strong>to questo valore, affermando che:«La parrocchia – Chiesa che vive tra le casedegli uomini – continua a essere il luogo fondamentaleper la comunicazione del Vangelo e la27) GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla popolazione (<strong>Lucera</strong>, 25 maggio1987), nn. 4-5. In quella medesima occasione, a <strong>Troia</strong>, affermò con chiarezzache: «Per credere e per seguire, come <strong>di</strong>scepoli, Gesù <strong>di</strong> Nazaret Figlio <strong>di</strong> Dio,Signore, Messia, redentore dell’umanità, occorre prima conoscerLo in unariflessione continua sulla Sacra Scrittura e, in particolare, sul Vangelo» (GIO-VANNI PAOLO II, Discorso alla popolazione [<strong>Troia</strong>, 25 maggio 1987], n. 2).28) CEI, Educare, cit., n . 41.34


formazione della coscienza credente; rappresentanel territorio il riferimento imme<strong>di</strong>atoper l’educazione e la vita cristiana a un livelloaccessibile a tutti; favorisce lo scambio e il confrontotra le <strong>di</strong>verse generazioni; <strong>di</strong>aloga con leistituzioni locali e costruisce alleanze educativeper servire l’uomo. Essa è animata dal contributo<strong>di</strong> educatori, animatori e catechisti, autenticitestimoni <strong>di</strong> gratuità, accoglienza e servizio. Laformazione <strong>di</strong> tali figure costituisce un impegnoprioritario per la comunità parrocchiale,attenta a curarne, insieme alla crescita umana espirituale, la competenza teologica, culturale epedagogica» 29 .Questa <strong>di</strong>rezione resterà <strong>di</strong>sattesa, se non siriuscirà a dar vita a una riflessione permanentenelle comunità su ciò che avviene all’interno <strong>di</strong>esse, dei gruppi e delle associazioni.Solo imparando a leggere la vita concreta<strong>di</strong> ogni comunità riusciremo a prendere quota alivello pastorale. Dobbiamo apprendere a partiredalle concrete situazioni pastorali, dalle loro tensioni,dalle loro scelte, per giungere a scoprire lereali motivazioni che le hanno guidate e, quin<strong>di</strong>,NellalogicadelleprimecomunitàcristianeSaperleggerela vitadellenostrecomunità29) Ivi.35


a cogliere l'auto-comprensione che esse avevano.La riflessione e il confronto non possono esserecondotti a partire unicamente da criteri sociologicio psicologici. Essi devono poter avvenirenella logica profonda che ha orientato le sceltedelle prime comunità cristiane. Il libro degli Attidegli Apostoli ce ne offre ampia testimonianza 30 .Il criterio autentico con cui condurre la riletturaecclesiale in vista <strong>di</strong> una corretta verifica e seriariprogettazione è tutto racchiuso nella continuamemoria degli insegnamenti del Maestro.Il valore <strong>di</strong> questo approccio sta nel fattoche, se è vero che la storia cambia e le situazionimutano, è anche vero che la Chiesa dei primi<strong>di</strong>scepoli del Signore Gesù rappresenta quel“nucleo <strong>di</strong> partenza”, che costituisce come lo“specchio”, nel quale anche noi, come le comunitàcristiane <strong>di</strong> ogni epoca, siamo chiamati a riflettercie a verificarci.19. Il percorso che conduce verso unaChiesa in ascolto permanente del Maestro e vicinaal vissuto della gente è un itinerario certamen-30) Come, ad es., per la scelta <strong>di</strong> Mattia (1,23ss), oppure <strong>di</strong> Paolo e Barnaba(9,27ss), ecc.36


te attuale e pastoralmente valido. Esso è ancherichiesto e desiderato.Ma – se non si vuole cadere nei luoghicomuni delle tante affermazioni che, in proposito,oggi vengono ripetute (anche tra <strong>di</strong> noi) -non ci si può sottrarre ad una reale pratica <strong>di</strong>appren<strong>di</strong>mento. Come ci ricordano i Vescovi:«Ogni Chiesa particolare <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un potenzialeeducativo straor<strong>di</strong>nario, grazie alla suapresenza nel territorio. […]. La parrocchia, inparticolare, vicina al vissuto delle persone e agliambienti <strong>di</strong> vita, rappresenta la comunità educantepiù completa in or<strong>di</strong>ne alla fede» 31 .Sono pertanto necessari momenti <strong>di</strong> formazionee <strong>di</strong> verifica, per ciò che concerne, da unlato, una sana e corretta riflessione su tutto ciò cheaccade all’interno della vita comunitaria delleparrocchie e, dall’altro, una qualificata e provatacapacità <strong>di</strong> comunicazione, perché nelle comunità,come nei gruppi, s’impari la <strong>di</strong>fficile arte dell’ascoltoe del <strong>di</strong>alogo.Al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> queste due concrete coor<strong>di</strong>na-31) CEI, Educare, cit., n . 39.37


te ogni progetto <strong>di</strong> cambiamento, invece <strong>di</strong> esseremotivo <strong>di</strong> intesa e segno <strong>di</strong> comunione, si trasformerà,ben presto, in ragioni e causa <strong>di</strong> conflittoe <strong>di</strong> contrapposizione.Santinelministero20. Lavorare all’interno della comunità cristiana,perché ci sia sempre più comunicazione e<strong>di</strong>alogo, vuol <strong>di</strong>re credere che ogni sforzo <strong>di</strong> santificazionepassa attraverso tutto quello che si fae si vive.L’autorevole insegnamento del ConcilioVaticano II, circa il ministero or<strong>di</strong>nato può essereesteso ad ogni forma <strong>di</strong> servizio nella comunità:non si <strong>di</strong>venta santi nonostante la praticadel ministero, ma nel ministero; anzi nutrendosi<strong>di</strong> ministero e <strong>di</strong> pratica. Infatti, l’azione pastoralepiù che un impe<strong>di</strong>mento è o dovrebbe <strong>di</strong>ventareuna risorsa. Ma come? Questo è il punto.Sul piano educativo-pastorale, nei prossimianni, siamo chiamati ad accompagnare, in proposito,un forte cambio <strong>di</strong> mentalità e <strong>di</strong> impostazione:imparare a fare in modo che la praticapastorale non sia più vissuta come un impe<strong>di</strong>mentoalla propria vita spirituale.38


21. Carissimi, non <strong>di</strong>mentichiamo che quelloche facciamo e quello che accade nella comunità,non è né può essere un impe<strong>di</strong>mento allapropria crescita interiore e all’ampliamento delleproprie conoscenze. Dobbiamo essere convintiche il luogo dove si opera è il luogo dove tuttipossono realmente formarsi.Tale processo <strong>di</strong> competenza <strong>di</strong> formazioneè molto vicino a quanto suggerito, per altri versi,dal magistero e dalla teologia conciliare epostconciliare rispetto alla spiritualità del presbitero32 .Il compito spirituale più importante, su cuiporremo le basi per il prossimo futuro ecclesialee pastorale delle nostre comunità, dovrà essere ilnutrirsi <strong>di</strong> cose sempre più adatte e belle, chevengono dalla pratica <strong>di</strong> fede, dalla concretaesperienza della vita ecclesiale, dal servizio che sisvolge nella comunità, dall’impegno professionalee sociale.Autoformazionedentrola vita32) Rispetto all’impostazione della spiritualità del presbitero <strong>di</strong>ocesano chedominava fino al Vaticano II, il ministero è da intendersi, infatti, come veroluogo e via essenziale per la santità presbiterale e non come mera e applicativaesplicazione <strong>di</strong> una vita virtuosa precedentemente (o altrove) santificata.Proprio perché, come è spesso ricordato, «la spiritualità del prete, del vescovoe del <strong>di</strong>acono viene così a trovare alimento non “accanto” al suo ministero concreto,né tantomeno “nonostante” il suo ministero, bensì proprio “nel” suoministero» (S. PANIZZOLO, Un invito alla lettura, in “Credere Oggi” 28,2008/6, 117-125, qui 121)39


La formazione spirituale, infatti, non avvienefuori dalla vita. Essa è invece strettamentelegata alla pratica pastorale vissuta all’internodella comunità, così come al proprio e personaleimpegno <strong>di</strong> vita professionale.Ogniautenticaspiritualitàaiutaa vivere22. La necessaria formazione spirituale, -tanto in<strong>di</strong>spensabile per camminare assiemeverso una visione <strong>di</strong> Chiesa “<strong>di</strong>scepola”, “estroversa”e solidale, - <strong>di</strong>venta così formazione a staredentro la realtà e dentro la vita.Vera spiritualità è quella che aiuta a vivere, lapropria con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita che offre gli strumentigiusti per leggerla secondo il Vangelo. Delresto, Dio ha scelto <strong>di</strong> parlarci attaverso gli acca<strong>di</strong>mentidella vita e della storia, come ci ricordala Dei Verbum.In questa prospettiva, la pratica pastorale e<strong>di</strong>l servizio ecclesiale non sono un qualcosa “<strong>di</strong>più” che si aggiunge (alla nostra preghiera, alnostro stare davanti a Lui, al nostro quoti<strong>di</strong>ano<strong>di</strong>scernimento della Sua volontà, ecc.), ma illuogo “santo” in cui lo Spirito continua a farcicapire la novità, la bellezza dell’aggire <strong>di</strong> Dionella storia. Il Beato Giovanni Paolo II nel maggiodel 1987, in occasione della visita alla nostrachiesa locale, ha in<strong>di</strong>cato con forza la santità40


come misura alta della vita cristiana or<strong>di</strong>nariaricordando che essa è:«il supremo impegno <strong>di</strong> ogni credente. È ilsegreto per pensare e per agire sempre da cristianoautentico, in qualunque contesto storicoed in ogni situazione esistenziale» 33 .33) GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla popolazione (<strong>Lucera</strong>, 25 maggio1987), n. 5.41


AMBITI e PROSPETTIVECOMUNI223. il <strong>di</strong>scernimento ecclesiale e la conseguenteattenzione ai “segni dei tempi”, modalitàconcrete in cui si incarna uno stile <strong>di</strong> Chiesafedele al Concilio Vaticano II (cfr. GS 4, 11 e 14,26 e 24) 34 esige una formazione che sa nutrirsi <strong>di</strong>pratica e <strong>di</strong> conoscenze che provengano dalla vitadella comunità crisitana.Tutto questo esige che si definiscano, però,come punti <strong>di</strong> riferimento e <strong>di</strong> azione, gli ambitie le prospettive <strong>di</strong> lavoro. In questo modo, neiprossimi anni, potremo elaborare un’azionecomune <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e d’intesa, affinchéprenda corpo e si realizzi il “sogno” <strong>di</strong> comunitàsinodali e <strong>di</strong>scepole, “estroverse” e solidali, lietenella speranza.In continuità con gli orientamenti appenaesposti, il prossimo cammino all’interno dellenostre comunità parrocchiali e delle zone pasto-Gli ambiti ele prospettive<strong>di</strong> lavoro34) Come sappiamo, i “segni dei tempi” sono «un modo caratteristico e qualificante<strong>di</strong> interpretare, alla luce della fede, determinati eventi storici intraecclesialied extraecclesiali» (M. MIDALI, Segni dei tempi, in Dizionario <strong>di</strong> pastoralegiovanile, LDC, Leumann (TO) 1989, 862-866, qui 862).43


ali può certamente configurarsi e concretizzarsiattorno ai seguenti tre impegni:a) valorizzare la ministerialità laicale,b) potenziare i luoghi della corresponsabilità,c) attuare la Visita Pastorale.La VisitaPastoraleNel porre particolare attenzione a questi treimpegni non si dovrà perdere <strong>di</strong> vista una riorganizzazionepiù efficace e partecipativa dell’azionepastorale <strong>di</strong>ocesana dei prossimi anni.Momento forte e qualificante <strong>di</strong> tale cammino,inteso come momento <strong>di</strong> verifica e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento,<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo e <strong>di</strong> ripensamento ulteriore <strong>di</strong>questi orientamenti, sarà evidentemente la VisitaPastorale.a) L’«ora dei laici» in parrocchiaVocazionecorresponsabiledei laicinellacomunitàcristiana24. Nella sua prolusione al ConvegnoEcclesiale <strong>di</strong> Verona (2006), il Card. Tettamanziha affermato che “occorre accelerare l’ora deilaici”. In questa espressione l’elemento che colpisce<strong>di</strong> più è il verbo, quell’accelerare, che in<strong>di</strong>cauna fretta, quasi un’urgenza. D’altra parte, vent’annifa, nella Christifideles Laici, GiovanniPaolo II ebbe a scrivere qualcosa <strong>di</strong> analogo:44


«La sfida che i Padri sinodali hanno accolto èstata quella <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le strade concreteperché la splen<strong>di</strong>da “teoria” sul laicato espressadal Concilio possa <strong>di</strong>ventare un'autentica “prassi”ecclesiale» (Christifideles Laici 2).Si tratta <strong>di</strong> un’affermazione in cui si riconoscenon solo una fretta, ma anche un ritardo dellecomunità cristiane, quasi un giu<strong>di</strong>zio sul modocon cui la Chiesa ha dato attuazione agli orientamenticontenuti nei documenti conciliari.Con questo doppio richiamo in<strong>di</strong>co comeprimo e fondamentale ambito <strong>di</strong> riferimento, per illavoro comune dei prossimi anni, quello dellavocazione corresponsabile dei laici nella comunitàcristiana.Come sappiamo, quello dei laici potrebbesembrare un “tema minore” della vita dellaChiesa; ma in effetti il tema dei laici costituisceil punto <strong>di</strong> coagulo pratico-esistenziale <strong>di</strong> unaserie <strong>di</strong> questioni che sono fondamentali, acominciare dall’idea stessa <strong>di</strong> Chiesa e dal rapportoche essa ha con il mondo.25. Mai come oggi, in modo particolare, lavocazione laicale è chiamata «a sprigionare lesue potenzialità nell’annuncio del Vangelo e nell’animazionecristiana della società. […] Per que-45


Riconoscerel’originalevalore dellavocazionelaicalesto <strong>di</strong>venta essenziale “accelerare l’ora dei laici”,rilanciandone l’impegno ecclesiale e secolare,senza il quale il fermento del Vangelo non puògiungere nei contesti della vita quoti<strong>di</strong>ana, népenetrare quegli ambienti più fortemente segnatidal processo <strong>di</strong> secolarizzazione. […]. Riconoscerel’originale valore della vocazione laicalesignifica, all’interno <strong>di</strong> prassi <strong>di</strong> corresponsabilità,rendere i laici protagonisti <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scernimentoattento e coraggioso, capace <strong>di</strong> valutazioni e <strong>di</strong>iniziativa nella realtà secolare, impegno nonmeno rilevante <strong>di</strong> quello rivolto all’azione piùstrettamente pastorale» 35 .Desidero comunicarvi tutta la mia ansiaperchè sappiate riscoprire il vero ruolo che vicompete nella chiesa 36 .26. Come ho ripetuto, in più occasioni -accompagnando i <strong>di</strong>versi avvicendamenti vissuti in<strong>di</strong>ocesi - in questi primi anni <strong>di</strong> ministero episcopale,«sono certo che il vostro parroco impareràcon voi a gestire al meglio la comunità parrocchia-35) CEI, “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt 1,3): testimoni del grande “sì” <strong>di</strong>Dio all’uomo. Nota pastorale dell’Episcopato italiano dopo il 4° Convegno ecclesialenazionale (29.VI.2007), n. 26 (=“Dare nuovo valore alla vocazione laicale”).36) A. BELLO, Scritti <strong>di</strong> mons. Antonio Bello, 2. Omelie e Scritti quaresimali,Luce e Vita, Molfetta 1994, p. 128-129.46


le; però anche voi dovete apprendere da lui e conlui. La Chiesa, anche con le sue strutture, è a servizio<strong>di</strong> tutti, ma tutti si devono sentire corresponsabiliin tutto! Non state alla finestra aguardare […]. La Chiesa non è un supermercato,dove si va solo per prendere secondo i proprigusti o bisogni. Essa è come un campo, che seviene lavorato, coltivato con costanza e amorevolezza,dai vari esperti, operai e volontari, certamenteporterà frutti abbondanti e <strong>di</strong> qualità» 37 .27. Poniamo ogni sforzo nel inserire neipercorsi <strong>di</strong> catechesi e <strong>di</strong> formazione per gliadulti quanto con molta luci<strong>di</strong>tà viene affermatonel decreto conciliare Presbiterorum Or<strong>di</strong>nis al n.6. Il Decreto Conciliare, con molta fermezza,riba<strong>di</strong>sce che i presbiteri per educare gli uominialla maturità cristiana, dovranno essere capaci <strong>di</strong>aiutarli a saper leggere negli eventi della vita lavolontà <strong>di</strong> Dio.Percorsi<strong>di</strong>catechesi e<strong>di</strong>formazioneper gliadulti,ricchi <strong>di</strong>profondaspiritualitàecclesialee secolare37) D. CORNACCHIA, Omelia in occasione dell’ingresso <strong>di</strong> padre RaphaelDaley come parroco a Faeto (Faeto, 26 settembre 2010), in “Vita Comune.Bollettino Diocesano” 3 (2010) 2, p. 61-62.47


Con Don Tonino Bello <strong>di</strong>co a voi laici con paroleincisive e ricche <strong>di</strong> profonda spiritualità ecclesialee secolare:«Laici, cresimate il mondo. Prendete attodella <strong>di</strong>gnità a cui il Signore vi ha chiamati assimilandovialla sua missione sacerdotale.Questo significa, innanzitutto, che dovete sforzarvi<strong>di</strong> essere santi come Lui è santo. Solo seavrete le mani pure potrete lasciare l’improntadel crisma sulle realtà terrene, e sospingerle cosìverso il Regno. Diversamente, invece che cresimareil mondo, lo imbratterete […].Amate il mondo. Fategli compagnia. E adoperateviperché la sua cronaca <strong>di</strong> per<strong>di</strong>zione<strong>di</strong>venti storia <strong>di</strong> salvezza. Assumetevi le vostreresponsabilità. Rifuggite dalla delega facile concui vi siete spesso sottratti alle esigenze della laicità.Tocca a voi annunciare lieti messaggi aipoveri con opportuni co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> trasmissione, erimettere gli oppressi in libertà con adeguatetecniche <strong>di</strong> emancipazione […]. Aiutate ivostri presbiteri. Certe volte essi rischiano <strong>di</strong>essere veramente gli ultimi perfino nellaChiesa, perché fraintesi dalla gente, non capitidai familiari, trascurati dal vescovo, accre<strong>di</strong>tati<strong>di</strong> altezze ascetiche eppure poveri come tutti,non omogenei al mondo <strong>di</strong> cui, perciò, non48


godono la compagnia. Amateli, perché, dopoche si sono stancati nel lavare i pie<strong>di</strong> a tutti, nontrovano nessuno che li ricambi, quando nehanno bisogno, con la stessa tenerezza» 38 .b) Gli organismi <strong>di</strong> partecipazione28. Oggi, in linea <strong>di</strong> massima, «si può consideraresuperata […] quella visione tra<strong>di</strong>zionaleche racchiudeva i fedeli laici in una con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> minorità – come se si trattasse <strong>di</strong> destinatari eclienti dell’azione pastorale – favorita da quelleforme storiche e culturali <strong>di</strong> “clericalismo” cheavevano impregnato la prassi e il volto dellaChiesa cattolica soprattutto nella fase del tardotridentino,in reazione alle istanze critiche della“riforma protestante” e dell’“Illuminismo”» 39 .Il sacerdozio ministeriale <strong>di</strong> noi presbiteri«è essenzialmente riferito e or<strong>di</strong>nato al sacerdoziocomune, come servizio per far crescere laconsapevolezza e la responsabilità battesimale <strong>di</strong>tutti i fedeli. Essi non sono soltanto destinataridella Parola, della celebrazione dei sacramenti,Laici“crismate”,amate ilmondo,fateglicompagnia!Ministeroor<strong>di</strong>nato eministerialitàlaicale38) A. BELLO, Scritti <strong>di</strong> mons. Antonio Bello, 2. Omelie e Scritti quaresimali, p.66-67.39) G. CARRIQUIRY, Sacerdoti e laici: il giusto rapporto, Roma 2010, pp. 119-122, qui 119.49


Gliorganismi<strong>di</strong>partecipazioneecclesiale:segno realedell’ecclesiologia<strong>di</strong>comunioneLa corresponsabiliàdà formaconcretaallacomunionedell’educazione alla fede e del servizio della carità[…] [ma anche i] soggetti consapevoli dellaloro vocazione e responsabili della missione dellaChiesa a tutti i livelli dell’esistenza umana» 40 .Considerati e accolti in questa luce, gli organismi<strong>di</strong> partecipazione ecclesiale e, in modo speciale,i consigli pastorali — <strong>di</strong>ocesani e parrocchiali— <strong>di</strong>ventano così il secondo ambito ocampo <strong>di</strong> lavoro per i prossimi anni.Questa scelta pastorale va vissuta non tanto enon solo dal punto <strong>di</strong> vista istitutivo, come abbiamofatto a compimento <strong>di</strong> questi primi tre anni delmio ministero episcopale, ma soprattutto e ancorpiù dal punto <strong>di</strong> vista educativo e realizzativo.La costituzione <strong>di</strong> questi organismi <strong>di</strong> partecipazionealla vita della comunità va vista soprattuttocome segno reale dell’ecclesiologia conciliare <strong>di</strong>comunione e corresponsabilità scritta nella naturastessa.Come ricordavo negli orientamenti <strong>di</strong> dueanni fa, facendo riferimento alla Nota Pastoraledella Conferenza Episcopale Italiana dopo ilConvegno ecclesiale <strong>di</strong> Verona dell’ottobre2006:40) Ivi, p. 120.50


«La corresponsabilità infatti è un’esperienzache dà forma concreta alla comunione, attraversola <strong>di</strong>sponibilità a con<strong>di</strong>videre le scelte cheriguardano tutti. Questo comporta che si rendanooperativi quei luoghi in cui ci si allena al<strong>di</strong>scernimento spirituale […]. La consapevolezzadel valore della corresponsabilità ci imponeperò <strong>di</strong> ravvivarli, elaborando anche modalitàoriginali <strong>di</strong> uno stile ecclesiale <strong>di</strong> maturazionedel consenso e <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong> responsabilità.Di simili luoghi abbiamo particolarmente bisognoper consentire a ciascuno <strong>di</strong> vivere quellaresponsabilità ecclesiale che attiene alla propriavocazione» 41 .29. Questa recuperata consapevolezza hauna incidenza anche nel governo ecclesiale. Ciòsignifica che la guida della comunità dovrà averecura <strong>di</strong> essere aperta alla collaborazione <strong>di</strong> tutti.Il Vescovo, secondo quando è specificatonella Esortazione postsinodale Pastores gregis:«Si sforzerà, pertanto, <strong>di</strong> suscitare nella suaChiesa particolare strutture <strong>di</strong> comunione e <strong>di</strong>partecipazione, che consentano <strong>di</strong> ascoltare loSpirito che vive e parla nei fedeli, per poi orientar-Stilepastoralenellaguidadellacomunità41) CEI, “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt 1,3): testimoni del grande “sì” <strong>di</strong>Dio all’uomo., cit., n. 24: “La corresponsabilità, esigente via <strong>di</strong> comunione”.51


li a porre in atto quanto lo stesso Spirito suggeriscein or<strong>di</strong>ne al vero bene della Chiesa» 42 .Verso unprofilonuovo <strong>di</strong>conduzioneecclesialeFormeadeguate <strong>di</strong>comunicazioneassembleareAlla luce <strong>di</strong> questi principi, siamo chiamati– nel corso dei prossimi anni – a verificare e arivedere l’idea che sta alla base del nostro modo<strong>di</strong> condurre le comunità ed i gruppi. Infatti, ilprofilo <strong>di</strong> guida ecclesiale che ci anima, non raramente,si manifesta anche attraverso quell’insieme<strong>di</strong> rappresentazioni e <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vedere checiascuno si porta dentro e che spesso ci induconoad operare.Andando oltre il dualismo “laici/presbiteri”,bisognerà avere il coraggio <strong>di</strong> attivare anchemomenti <strong>di</strong> formazione in comune tra laici epresbiteri, come segno del nostro camminare ecrescere nell’unità e nella corresponsabilità.30. A tali principi e norme <strong>di</strong> orientamentodovranno attenersi anche tutte le forme <strong>di</strong>assemblee parrocchiali o <strong>di</strong>ocesane.In modo particolare bisognerà favorire, il<strong>di</strong>alogo ecclesiale attraverso assemblee comuni-42) GIOVANNI PAOLO II, Es. ap. post. Pastores gregis sul vescovo servitoredel vangelo <strong>di</strong> Gesù Cristo perla speranza del mondo (16 ottobre 2003), n. 44.52


tarie (parrocchiali o zonali). Perciò si avrà cura<strong>di</strong> non ridurre la comunicazione assembleale aimomenti tipici dell’aula liturgica e alle formeproprie <strong>di</strong> catechesi.Anzi dovranno essere tenute ben <strong>di</strong>stinte lefinalità e le modalità specifiche delle <strong>di</strong>fferentiforme <strong>di</strong> assemblee e <strong>di</strong> riunioni comunitarie(assemblee liturgiche, riunioni formative ocatechistiche, assemblee comunitarie <strong>di</strong> naturapastorale, ecc.).Tutti coloro che nella comunità cristiana,(a livello <strong>di</strong>ocesano o parrocchiale o associativo),hanno responsabilità <strong>di</strong> guida si eserciterannonella pratica dell’ascolto e si formerannoa quelle “buone pratiche” <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e<strong>di</strong> conduzione. In queste adeguate forme <strong>di</strong>comunicazione assembleale tutti dovrannoavere la possibilità <strong>di</strong> “prendere la parola” e <strong>di</strong>“esprimersi” secondo quanto lo Spirito suggerisceloro.Tutto questo potrà rendere l’esercizio dell’autoritànella Chiesa faticoso. Ma non <strong>di</strong>mentichiamoci,tuttavia, quanto afferma l’autorevoledocumentato citato Pastores gregis in proposito:«L'esercizio dell'autorità nella Chiesa nonpuò essere concepito come qualcosa d'impersonalee <strong>di</strong> burocratico, proprio perché si tratta <strong>di</strong>53


un'autorità che nasce dalla testimonianza» 43 .Vivendo l’esercizio dell’autorità nellaChiesa in questa prospettiva comunionale sarànaturale che, nell’ambito sia personale checomunitario, si sperimentino forme semprenuove <strong>di</strong> partecipazione e <strong>di</strong> corresponsabilità.c) La Visita PastoraleVisitaPastoralemomentoqualificantedelcamminodeiprossimianni31. Momento qualificante, in or<strong>di</strong>ne al confronto,al <strong>di</strong>scernimento e alla verifica, sarà laVisita Pastorale.Pur avendo più volte incontrato le comunitàparrocchiali, i gruppi, e le associazioni presentinella nostre <strong>Diocesi</strong>, ritengo che ora sia, daparte mia dovere “visitare”, sistematicamente,tutte e singole le parrocchie.Con la Visita Pastorale, intendo suscitaresoprattutto una verifica approfon<strong>di</strong>ta dellasituazione parrocchiale.Questo “evento <strong>di</strong> Grazia” dovrà favorire innanzitutto,il <strong>di</strong>alogo tra il parroco e i suoi collabo-43) «Dopo il Concilio Vaticano II, annota Giovanni Paolo II, l'esercizio dell'autoritànella Chiesa s'è rivelato spesso faticoso. Tale situazione, anche se alcunedelle <strong>di</strong>fficoltà più acute sembrano superate, permane tuttora. Si pone perciò ilproblema <strong>di</strong> come il necessario servizio dell'autorità possa essere meglio compreso,accettato e adempiuto» (Ivi, 43).54


atori e, successivamente tra la comunità e ilVescovo.32. Nel consegnare questa “agenda dellasperanza” per i prossimi anni, ho piena fiducianella collaborazione <strong>di</strong> tutti, soprattutto nei parroci.Essi, al fine <strong>di</strong> rendere fruttuoso questoforte momento ecclesiale <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento everifica, sapranno <strong>di</strong> sicuro pre<strong>di</strong>sporre per sestessi, e per i Consigli parrocchiali (pastorali edegli affari economici in particolare), adeguatitempi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> analisi, <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong><strong>di</strong>scernimento, <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> riflessione.Solo in tal modo, la Visita Pastorale, nonsoltanto servirà a fornire dati certamente utili,per il presente e per il futuro, ma sarà anche occasioneopportuna per approfon<strong>di</strong>re questi orientamentipastorali per crescere nella corresponsabilitàe partecipazione.La Visita Pastorale sarà sicuramente lo strumentoprivilegiato per iniziare a scrivere edattuare la nostra “agenda <strong>di</strong> speranza”. Con essasono certo, confidando nella Grazia <strong>di</strong> Dio, chesi avvierà un tempo <strong>di</strong> sicuro rinnovamento dellavita delle nostre parrocchie nel segno dellacomunione e dell’apertura missionaria.Così, insieme potremo, con la luce e la forza55


VisitaPastoralemomentoopportuno eprivilegiato<strong>di</strong> rinnovamentodello Spirito, condurre un buon <strong>di</strong>scernimentocomunitario.In questo modo daremo vigore al bene giàaquisito; avremo il coraggio <strong>di</strong> correggere i <strong>di</strong>fetti;oseremo tracciare mappe pastorali per ciascunacomunità parrocchiale; vareremo con fiduciaed entusiasmo nuovi itinerari <strong>di</strong> educazione allafede; saremo capaci <strong>di</strong> aprire frontiere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong>testimonianza cristiana. E, soprattutto, avremol’adeguata energia pastorale per avviare un’efficacecor<strong>di</strong>manento tra le parrocchie.Nello spirito della Pastores gregis privilegerò“l’incontro con le presone”, in questo modoentrerò in rapporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>retto contatto “ con leansie e le preoccupazioni, le gioie e le attese dellagente” e potrò “ rivolgere a tutti un invito allasperanza”. 44Anch’io - come Barnaba che “vide e gioì”,quando giunse ad Antiochia, perchè constatò <strong>di</strong>persona la grazia del Signore. Desidero fin da oravenire in mezzo a voi per poter sperimentarecome “la grazia del Signore nostro Gesù Cristo,l’amore <strong>di</strong> Dio Padre, e la comunione delloSpirito Santo sempre ci accompagna e precede”.44) Ivi, n. 43.56


CONCLUSIONE33. Carissimi, “voglia Dio stesso, Padrenostro, e il Signore nostro Gesù Crsito <strong>di</strong>rigere ilnostro cammino verso <strong>di</strong> voi” (1Ts 3, 11). Viesorto, pertanto già da ora a pregare con la certezzache il Signore, attraverso questo evento <strong>di</strong>Grazia donerà a tutti e a ciascuno la gioia <strong>di</strong> sentirsichiamati a lavorare nella sua vigna attraversola testimonianza della “vita buona del Vangelo”.Non <strong>di</strong>mentichiamo che “la nostra testimonianza– come ci ricordava il Beato GiovanniPaolo II – «sarebbe insopportabilmente poverase noi per primi non fossimo contemplatori delvolto <strong>di</strong> Cristo […]. E la contemplazione delvolto <strong>di</strong> Cristo non può che ispirarsi a quanto <strong>di</strong>lui ci <strong>di</strong>ce la Sacra Scrittura, che è, da capo afondo, attraversata dal suo mistero» 45 . Siamoben certi che la Parola <strong>di</strong> Dio, che è capace <strong>di</strong>farci apostoli, ci insegni anzitutto a essere <strong>di</strong>scepoli.Infatti, come Chiesa <strong>di</strong> <strong>Lucera</strong>-<strong>Troia</strong> siamochiamati a «essere il luogo nel quale si riunisco-Evangelizzatiperevangelizzare45) GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, n. 16-17.57


no coloro che anzitutto vengono evangelizzati.Sarebbe assurdo pretendere <strong>di</strong> evangelizzare, seper primi non si desiderasse costantemente <strong>di</strong>essere evangelizzati» 46 .Vi affido all’intercessione della VergineMaria, Madre e modello <strong>di</strong> vita cristiana e <strong>di</strong> S.Francesco Antonio Fasani, <strong>di</strong> cui quest’annocelebriamo il 25° anniversario dellaCanonizzazione.Per tutto il resto, fratelli e sorelle nelSignore, «state lieti, tendete alla perfezione,fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti,vivete in pace e il Dio dell’amore e dellapace sarà con voi. La grazia del Signore GesùCristo, l’amore <strong>di</strong> Dio e la comunione delloSpirito Santo sia con tutti voi» (2Cor 13, 11-13).<strong>Lucera</strong>, 15 maggio 2011Domenica del “Buon Pastore” - IV <strong>di</strong> Pasqua46) CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, cit., n. 47.58


COLLANA MAGISTERO PASTORALE DIMONS. DOMENICO CORNACCHIA1 LIETI NELLA COMUNIONE2 SENTIERI DI COMUNIONEFinito <strong>di</strong> stamparenel mese <strong>di</strong> maggio 2011da Ennio Cappetta & C. srl - Foggia

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