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Scarica la carta - Parco Regionale dei Castelli Romani

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Proprio così, sono un <strong>la</strong>go generato… dal fuoco.Un antico cratere vulcanico, nato insieme al mio fratellinodi Nemi circa 100.000 anni fa.Per farmi così come mi vedete ci sono volute ben cinqueesplosioni, dalle quali si è formato anche il Peperino,una pietra utilizzata già dai romani per abbelliregli edifici. Per dir<strong>la</strong> tutta,le esplosioni che hannogenerato il sottoscrittoed il <strong>la</strong>go di Nemi, sonostati solo i botti finali diun formidabile spettacolopirotecnico che è durato600.000 anni, e cheha originato tutti i ColliAlbani così come oggi sivedono:i monti del Tuscolo e quelli dell’Artemisio sono statii primi ad arrivare;poi un vulcano più piccolo dentro al precedente conMonte Cavo e i Monti delle Faete;ed infine noi, i <strong>la</strong>ghi.Sono un <strong>la</strong>go di originevulcanica, e vengo alimentatoda piogge, sorgentisuperficiali (AcquaSan Leonardo, Acqua Acetosae Cul<strong>la</strong> del <strong>la</strong>go) esorgenti profonde.Occupo una superficie dicirca 600 ettari, e mi trovoa 293 metri sul livello del mare. Le mie misure sono:lunghezza del<strong>la</strong> cinta craterica: 4.500 metrilunghezza dello specchio d’acqua: 3.500 metri<strong>la</strong>rghezza massima: 2.750 metriprofondità massima: 170 metriperimetro: 10.000 metriil volume del mio bacino imbrifero è di circa 1.900milioni di metri cubi, e <strong>la</strong> mia massa d’acqua attualmenteè di 450 milioni di metri cubi.Ospito molte specie vegetali come <strong>la</strong> Tipha <strong>la</strong>tifolia o“Mazza sorda” e <strong>la</strong> Phragmites australis o “Cannucciadi palude” , poi alghe come Ceratophillum demersume Myriophillum verticil<strong>la</strong>tum, e varie specie ittiche come<strong>la</strong> Carpa, il Luccio, <strong>la</strong> Scardo<strong>la</strong>, l’Alborel<strong>la</strong>, <strong>la</strong> Tinca,<strong>la</strong> Trota iridea, il Persico, il Cefalo e altri ancora.Sono <strong>la</strong> “Cannuccia di palude”,una pianta a cui piacestare con i piedi… a mollo.Vivo lungo <strong>la</strong>ghi e paludicon molti altri individui del<strong>la</strong>mia stessa specie. Insiemeformiamo il “canneto”.Qualcuno pensa che nonserviamo a molto e quindi“per far pulizia” spesso veniamo brutalmente tagliati.In realtà siamo molto utili: unendo più canne insieme,piccoli uccelli come <strong>la</strong> Cannaio<strong>la</strong> ed il Cannareccione costruisconoi loro nidi; anatre e uccelli acquatici trovanoriparo, in mezzo a noi, dai predatori; ce ne sono alcunipoi, come il Tarabuso e il Tarabusino, che per mimetizzarsifingono di essere una canna come noi allungandoil lungo collo verso l’alto e dondo<strong>la</strong>ndo al vento; altri uccelli,come gli Svassi, costruiscono i loro nidi galleggiantiancorati ai nostri piedi; anche il Martin Pescatore con isuoi bril<strong>la</strong>nti colori azzurro e arancio si posa sul<strong>la</strong> nostratesta per poi tuffarsi a pescare piccoli pesciolini.Insomma sono un’opportunità per molti esseri viventi econtribuisco a rendere vitale l’ambiente acquatico, grazieanche all’azione depurante delle mie radici.Il mio nome è Ontano nero. Faccio parte di quel<strong>la</strong>categoria di alberi a cui piace molto stare nei pressidell’acqua, come pure i miei vicini, Salice e Pioppo.Del resto lo stesso mio nome, che deriva dall’anticoceltico, significa appunto “vicino all’acqua”.Appartengo al<strong>la</strong> famiglia delle betulle; il mio fiore èpendulo e ricorda appunto quello del<strong>la</strong> betul<strong>la</strong> e sichiama “amento”; il fruttoinvece è una specie dipignetta legnosa dal nomebuffo “strobilo”, di coloreverde in estate, e chepoi dopo essersi aperta eaver ri<strong>la</strong>sciato i semi custoditial suo interno, divienemarrone.Una delle caratteristichedel mio legno è quel<strong>la</strong> di essere molto resistenteall’acqua, anzi, a contatto con questa indurisce, equindi viene utilizzato per costruire barche, pa<strong>la</strong>fittee piloni immersi.Per molti di noi uccelli acquatici,i <strong>la</strong>ghi e le paludidel sud europeo rappresentano<strong>la</strong> nostra casa invernale;per ciò ci chiamano“svernanti”.In primavera ci spostiamonei quartieri estivi del lontanoNord Europa, perchélì dopo il gelido inverno, <strong>la</strong> vita riprende rigogliosa ec’è grande abbondanza di cibo, indispensabile per nutriregenitori e nuovi nati.Terminata l’estate, ai primi freddi autunnali, di nuovoin viaggio verso le più miti acque meridionali.Noi “pendo<strong>la</strong>ri” del <strong>la</strong>go Albano vogliamo presentarci.Cormorani: catturiamo i pesci dopo veloci inseguimentisottomarini e ci asciughiamo le ali all’aria poggiatisu qualche palo o boa. Dormiamo tutti insiemesugli alberi intorno al <strong>la</strong>go;Svassi: anche noi amiamo cacciare sott’acqua i pesci, madormiamo sulle acque del <strong>la</strong>go e costruiamo nidi galleggiantiancorati alle cannucce di palude.Fo<strong>la</strong>ghe: siamo il gruppo più numeroso e chiacchierone,ci tuffiamo per mangiare erbette acquatiche epiccoli animali, dormiamo al riparo <strong>dei</strong> canneti e delleparti più nascoste del <strong>la</strong>go.Siamo definiti “resti archeologici”; in pratica ciòche appunto resta del passaggio dell’uomonel corso <strong>dei</strong> tempi.Il <strong>la</strong>go ha rappresentato una risorsa fin dai tempiantichi: <strong>la</strong> disponibilità di acqua, <strong>la</strong> pescositàdelle acque, <strong>la</strong> godibilità <strong>dei</strong> luoghi, hannofornito diverse opportunità per <strong>la</strong> presenzaumana intorno al <strong>la</strong>go.Ed ecco dunque l’edificazione di splendide residenzecome <strong>la</strong> Vil<strong>la</strong> di Clodio e <strong>la</strong> Vil<strong>la</strong> di Domizianodi epoca romana arricchite dai rispettiviNinfei: il Dorico ed il Bergantino, e moli eporticcioli per l’attracco delle barche che solcavanole acquedel <strong>la</strong>go.Proprio qui sorgevail porticciolopiù importante,grande circa 346mq costituito dadue grandi braccidi 19 e 23 metri.Dal<strong>la</strong> parte oppostadel <strong>la</strong>go, intorno al 398 a.C., fu costruito dairomani l’Emissario, un’opera di grande ingegneria,lungo circa 1800 metri, alto 1,80 metrie realizzato 128 metri al di sotto del crateredell’antico vulcano. L’emissario permettevail deflusso delle acque quando queste superavanoun certo livello.A cura dell’Ufficio ComunicazioneDisegni di Maria Vittoria Croce

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