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Scarica la carta - Parco Regionale dei Castelli Romani

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2Il <strong>la</strong>go Albano è un ambiente che riassumemirabilmente <strong>la</strong> peculiarità <strong>dei</strong> <strong>Castelli</strong><strong>Romani</strong>: l’integrazione tra natura estoria dell’uomo.Le ripide coste del <strong>la</strong>go hanno consentito<strong>la</strong> conservazione delle antiche selve caratterizzatedal bosco misto, mentre le acque costituiscono l’habitatideale per uccelli acquatici e fauna ittica.Gli elementi del paesaggio hanno attirato pittori e artistiche in tele e in versi ne hanno immorta<strong>la</strong>to le suggestioni.Intorno al <strong>la</strong>go le tracce del<strong>la</strong> presenza umanasono molteplici; le più antiche risalgono addiritturaal IV millennio a.C., qui infatti sono state trovate restidi punte di freccia e <strong>la</strong>me di selce insieme ai resti diuna zanna di Elephans antiquus.Sui costoni rocciosi del <strong>la</strong>go Albano nidifica uno <strong>dei</strong>predatori a<strong>la</strong>ti in assoluto più spettaco<strong>la</strong>ri: il Pellegrino.Questo elegante falco si nutre esclusivamente dialtri uccelli catturati in volo con picchiate mozzafiatocon le quali può raggiungere <strong>la</strong> velocità da capogirodi 300 chilometri orari.Nel passato il Pellegrino è stato oggetto di predazioneda parte dell’uomo; le uova o i giovani pulcini,venivano prelevati per essere rivendutia qualche falconiere.Anche per questo motivo <strong>la</strong> coppia difalchi del <strong>la</strong>go è stata strettamentemonitorata dal <strong>Parco</strong>. Sono state allestitedelle telecamere all’interno <strong>dei</strong>siti ove nidifica che consentono di control<strong>la</strong>rel’attività di cova e le cure parentalidel<strong>la</strong> coppia. L’attività riproduttivaavviene generalmente da marzo al<strong>la</strong> metàdi maggio. Le uova deposte possono essere da duea quattro. Per tutta l’estate i giovani impareranno ilmestiere del rapace dai genitori, ma al<strong>la</strong> fine di agostoabbandonerannol’area per andarea colonizzare altriambienti adatti.Il Pellegrino nidificasolo all’interno di cavitàsu falesie rocciosea picco, preferibilmentesu specchi <strong>la</strong>custrio coste marine.Una scoperta straordinaria riguarda il ritrovamento <strong>dei</strong> restidi un vil<strong>la</strong>ggio pa<strong>la</strong>fitticolo del<strong>la</strong> media età del bronzo.Stiamo par<strong>la</strong>ndo di un periodo che va dal XIX al XVI secolo a.C.cioè 3.900 anni fa. Si tratta di uno <strong>dei</strong> siti di paleoarcheologiapiù importanti non solo dell’Italia ma di tutta Europa.Questo vil<strong>la</strong>ggio sorgeva sulle rive del <strong>la</strong>go Albano lungol’attuale “passeggiata” e in tutti questi secoli è rimasto sommersodalle acque, cosa che ha favorito anche <strong>la</strong> sua buonaconservazione. La Soprintendenza ai Beni Archeologici staconducendo una campagna di scavi che ha portato al<strong>la</strong> luceuna quantità notevole di reperti tra cui punte di frecce e di<strong>la</strong>nce, vasel<strong>la</strong>me e monili ben conservati, considerato il tempotrascorso. Un esame poi <strong>dei</strong> resti vegetali ed animali presentiin posto ha permesso di ricostruire anche le abitudini di vitaed alimentari di questa popo<strong>la</strong>zionepa<strong>la</strong>fittico<strong>la</strong>.Il vil<strong>la</strong>ggio era molto esteso,qualche migliaio gli individuiche lo abitavano.Vivevano di pesca e coltivavanosoprattutto orzo e frumentoche macinavano condelle “macine” ritrovate ingran quantità, tanto che ilvil<strong>la</strong>ggio è stato chiamatoappunto “Vil<strong>la</strong>ggio delle Macine”.Si dedicavano ancheall’allevamento, in partico<strong>la</strong>redi pecore, e al<strong>la</strong> caccia;sono stati rinvenuti diversiresti di ossa di cervo, capriolo,e anche gatto selvatico.Moltissimi i resti vegetaliappartenenti a 75 diversespecie, molte delle qualiselvatiche.Così Cicerone definiva l’emissariocostruito dai romani nel398 a.C., un’opera di ingegneriaidraulica realizzata per impedireche il livello delle acque salissepericolosamente. Sui motiviche spinsero i romani a costruirlo,s’intrecciano leggendae ragioni di opportunità. Nel IVsecolo a.C. i romani erano impegnatinell’assedio del<strong>la</strong> cittàetrusca di Veio. Non riuscendoad averne ragione si rivolseroall’oracolo di Delfi, il quale disseche Roma avrebbe vinto Veiosolo quando le acque del <strong>la</strong>goAlbano fossero giunte al mare.L’imperatore Domiziano, nel I secolo d.C., fece edificare unadelle residenze più sontuose dell’epoca romana.Una grande Vil<strong>la</strong> costruita su vari terrazzamenti, con una superficiecomplessiva di circa 1.500 ettari, che comprendevagli attuali centri storici di Castel Gandolfo e Albano, arrivandofino alle rive del <strong>la</strong>go stesso che entrava a far parte del<strong>la</strong>residenza come una enorme piscina privata.I resti del<strong>la</strong> Vil<strong>la</strong> sono ora inglobati nel<strong>la</strong> proprietà del Vaticanodi Castel Gandolfo nell’odierna Vil<strong>la</strong> Barberini.I resti di un bellissimo ed enorme ninfeo sono visibili sulle rivedel <strong>la</strong>go, protetti e sistemati da <strong>Parco</strong> e Soprintendenza.Del Ninfeo restano gli ambienti e parte di un mosaico, mentrele statue che lo abbellivano sono state trasferite in alcunimusei tra cui l’Antiquarium di Vil<strong>la</strong> Barberini.Il Ninfeo si chiama “Bergantino”; l’origine del nome deriva dalfatto che il Papa Alessandro VII ricoverava nell’antro del ninfeoil suo brigantino con il quale amava navigare sul <strong>la</strong>go.Con il tempo “Brigantino” è diventato Bergantino.La costruzione dell’emissario,consentendo di scaricare le acquein eccedenza verso oveste cioè verso il mare, adempiva<strong>la</strong> profezia dell’oracolo.Si suppone che il motivo del<strong>la</strong>realizzazione dell’opera fu unaeccezionale piena del <strong>la</strong>go. Laforza delle sue acque provocòil crollo del<strong>la</strong> parte del craterenord verso Roma, con conseguenteal<strong>la</strong>gamento di tutta <strong>la</strong>campagna ed ingenti danni acose e persone.Per evitare il ripetersi di simili catastrofii romani decisero allora<strong>la</strong> realizzazione dell’Emissario.NinfeoDoricoCastelGandolfo3Via <strong>dei</strong> Pescatori423Vil<strong>la</strong>ggiopa<strong>la</strong>fitticolo45NinfeoBergantinoEmissario51Porto romanoLago Albano61701 Per apprezzare le storie e altriracconti sulle pregevolezzedel <strong>la</strong>go Albano, il <strong>Parco</strong> siè dotato di una barca didatticacapace di trasportare 25persone per volta. Il percorsoche inizia sulle rive del <strong>la</strong>go, incorrispondenza dell’incrociotra piazzale del Lago e via <strong>dei</strong> Pescatori, attraversa il Lago Albanosino a giungere nel<strong>la</strong> zona sud-est del bacino.Permetterà di osservare le coste del <strong>la</strong>go da una prospettivainusuale che consente di apprezzare maggiormente il fascinodelle ripide falde del cratere vulcanico ricoperte da unbosco che arriva a <strong>la</strong>mbire leacque. Di grande fascino èanche il semplice spettacolodell’acqua e <strong>dei</strong> suoi riflessi.6Convento<strong>dei</strong> CappucciniConventodi Pa<strong>la</strong>zzoloPer prenotazioni telefonareal numero 347 61041107N7LEGENDAsentieritraforopercorso barcastrada lungo <strong>la</strong>gocentro storicomolo barca didattica


Proprio così, sono un <strong>la</strong>go generato… dal fuoco.Un antico cratere vulcanico, nato insieme al mio fratellinodi Nemi circa 100.000 anni fa.Per farmi così come mi vedete ci sono volute ben cinqueesplosioni, dalle quali si è formato anche il Peperino,una pietra utilizzata già dai romani per abbelliregli edifici. Per dir<strong>la</strong> tutta,le esplosioni che hannogenerato il sottoscrittoed il <strong>la</strong>go di Nemi, sonostati solo i botti finali diun formidabile spettacolopirotecnico che è durato600.000 anni, e cheha originato tutti i ColliAlbani così come oggi sivedono:i monti del Tuscolo e quelli dell’Artemisio sono statii primi ad arrivare;poi un vulcano più piccolo dentro al precedente conMonte Cavo e i Monti delle Faete;ed infine noi, i <strong>la</strong>ghi.Sono un <strong>la</strong>go di originevulcanica, e vengo alimentatoda piogge, sorgentisuperficiali (AcquaSan Leonardo, Acqua Acetosae Cul<strong>la</strong> del <strong>la</strong>go) esorgenti profonde.Occupo una superficie dicirca 600 ettari, e mi trovoa 293 metri sul livello del mare. Le mie misure sono:lunghezza del<strong>la</strong> cinta craterica: 4.500 metrilunghezza dello specchio d’acqua: 3.500 metri<strong>la</strong>rghezza massima: 2.750 metriprofondità massima: 170 metriperimetro: 10.000 metriil volume del mio bacino imbrifero è di circa 1.900milioni di metri cubi, e <strong>la</strong> mia massa d’acqua attualmenteè di 450 milioni di metri cubi.Ospito molte specie vegetali come <strong>la</strong> Tipha <strong>la</strong>tifolia o“Mazza sorda” e <strong>la</strong> Phragmites australis o “Cannucciadi palude” , poi alghe come Ceratophillum demersume Myriophillum verticil<strong>la</strong>tum, e varie specie ittiche come<strong>la</strong> Carpa, il Luccio, <strong>la</strong> Scardo<strong>la</strong>, l’Alborel<strong>la</strong>, <strong>la</strong> Tinca,<strong>la</strong> Trota iridea, il Persico, il Cefalo e altri ancora.Sono <strong>la</strong> “Cannuccia di palude”,una pianta a cui piacestare con i piedi… a mollo.Vivo lungo <strong>la</strong>ghi e paludicon molti altri individui del<strong>la</strong>mia stessa specie. Insiemeformiamo il “canneto”.Qualcuno pensa che nonserviamo a molto e quindi“per far pulizia” spesso veniamo brutalmente tagliati.In realtà siamo molto utili: unendo più canne insieme,piccoli uccelli come <strong>la</strong> Cannaio<strong>la</strong> ed il Cannareccione costruisconoi loro nidi; anatre e uccelli acquatici trovanoriparo, in mezzo a noi, dai predatori; ce ne sono alcunipoi, come il Tarabuso e il Tarabusino, che per mimetizzarsifingono di essere una canna come noi allungandoil lungo collo verso l’alto e dondo<strong>la</strong>ndo al vento; altri uccelli,come gli Svassi, costruiscono i loro nidi galleggiantiancorati ai nostri piedi; anche il Martin Pescatore con isuoi bril<strong>la</strong>nti colori azzurro e arancio si posa sul<strong>la</strong> nostratesta per poi tuffarsi a pescare piccoli pesciolini.Insomma sono un’opportunità per molti esseri viventi econtribuisco a rendere vitale l’ambiente acquatico, grazieanche all’azione depurante delle mie radici.Il mio nome è Ontano nero. Faccio parte di quel<strong>la</strong>categoria di alberi a cui piace molto stare nei pressidell’acqua, come pure i miei vicini, Salice e Pioppo.Del resto lo stesso mio nome, che deriva dall’anticoceltico, significa appunto “vicino all’acqua”.Appartengo al<strong>la</strong> famiglia delle betulle; il mio fiore èpendulo e ricorda appunto quello del<strong>la</strong> betul<strong>la</strong> e sichiama “amento”; il fruttoinvece è una specie dipignetta legnosa dal nomebuffo “strobilo”, di coloreverde in estate, e chepoi dopo essersi aperta eaver ri<strong>la</strong>sciato i semi custoditial suo interno, divienemarrone.Una delle caratteristichedel mio legno è quel<strong>la</strong> di essere molto resistenteall’acqua, anzi, a contatto con questa indurisce, equindi viene utilizzato per costruire barche, pa<strong>la</strong>fittee piloni immersi.Per molti di noi uccelli acquatici,i <strong>la</strong>ghi e le paludidel sud europeo rappresentano<strong>la</strong> nostra casa invernale;per ciò ci chiamano“svernanti”.In primavera ci spostiamonei quartieri estivi del lontanoNord Europa, perchélì dopo il gelido inverno, <strong>la</strong> vita riprende rigogliosa ec’è grande abbondanza di cibo, indispensabile per nutriregenitori e nuovi nati.Terminata l’estate, ai primi freddi autunnali, di nuovoin viaggio verso le più miti acque meridionali.Noi “pendo<strong>la</strong>ri” del <strong>la</strong>go Albano vogliamo presentarci.Cormorani: catturiamo i pesci dopo veloci inseguimentisottomarini e ci asciughiamo le ali all’aria poggiatisu qualche palo o boa. Dormiamo tutti insiemesugli alberi intorno al <strong>la</strong>go;Svassi: anche noi amiamo cacciare sott’acqua i pesci, madormiamo sulle acque del <strong>la</strong>go e costruiamo nidi galleggiantiancorati alle cannucce di palude.Fo<strong>la</strong>ghe: siamo il gruppo più numeroso e chiacchierone,ci tuffiamo per mangiare erbette acquatiche epiccoli animali, dormiamo al riparo <strong>dei</strong> canneti e delleparti più nascoste del <strong>la</strong>go.Siamo definiti “resti archeologici”; in pratica ciòche appunto resta del passaggio dell’uomonel corso <strong>dei</strong> tempi.Il <strong>la</strong>go ha rappresentato una risorsa fin dai tempiantichi: <strong>la</strong> disponibilità di acqua, <strong>la</strong> pescositàdelle acque, <strong>la</strong> godibilità <strong>dei</strong> luoghi, hannofornito diverse opportunità per <strong>la</strong> presenzaumana intorno al <strong>la</strong>go.Ed ecco dunque l’edificazione di splendide residenzecome <strong>la</strong> Vil<strong>la</strong> di Clodio e <strong>la</strong> Vil<strong>la</strong> di Domizianodi epoca romana arricchite dai rispettiviNinfei: il Dorico ed il Bergantino, e moli eporticcioli per l’attracco delle barche che solcavanole acquedel <strong>la</strong>go.Proprio qui sorgevail porticciolopiù importante,grande circa 346mq costituito dadue grandi braccidi 19 e 23 metri.Dal<strong>la</strong> parte oppostadel <strong>la</strong>go, intorno al 398 a.C., fu costruito dairomani l’Emissario, un’opera di grande ingegneria,lungo circa 1800 metri, alto 1,80 metrie realizzato 128 metri al di sotto del crateredell’antico vulcano. L’emissario permettevail deflusso delle acque quando queste superavanoun certo livello.A cura dell’Ufficio ComunicazioneDisegni di Maria Vittoria Croce

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