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Corso via internet 05.pdf - Omero

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un’aiuola fa da giardino, in mezzo ai terreni di scarico checircondano Parigi.********


Raymond Carver Perché non ballate? (Why Don’t YouDance?) 1974, racconto, ed. Garzanti, 1987, pag. 9,traduzione di Li<strong>via</strong> Manera.In cucina, si versò ancora da bere e guardò i mobili dellacamera da letto nello spiazzo davanti casa. Il materassoera nudo e le lenzuola a righe colorate erano sopra ilcomò, accanto ai guanciali. Per il resto, tutto aveva più omeno lo stesso aspetto che in camera da letto – comodinoe lampada dalla parte di lui, comodino e lampada dallaparte di lei.La parte di lei, la parte di lui.A questo pensava mentre sorseggiava il whiskey.Il comò era a circa un metro dai piedi del letto. Quellamattina aveva trasferito il contenuto dei cassetti in scatoledi cartone e le scatole erano in salotto. Accanto al comòc’era una stufetta elettrica. Ai piedi del letto una sedia dibambù e un cuscino fantasia. I mobiletti da cucina dialluminio lucido occupavano una parte del <strong>via</strong>letto diaccesso. Una tovaglia di mussola gialla troppo grande, unregalo, ricopriva il tavolo e ricadeva ai lati. Sopra al tavoloc’era una felce in vaso, insieme con una scatola di posated’argento e un giradischi, regali anche quelli. Un grandetelevisore era appoggiato sopra un tavolino basso, e pocooltre c’erano una sedia, un divano, e una lampada a stelo.La scrivania stava contro la porta del garage. Sul ripianoerano posati alcuni utensili, insieme con un orologio a muroe due stampe incorniciate. Nel <strong>via</strong>letto c’era anche unascatola con tazze, bicchieri e piatti, avvolti uno per uno incarta di giornale. Quella mattina aveva svuotato gli armadi,e a eccezione delle tre scatole in soggiorno, tutta la robaera fuori. Aveva portato fuori una prolunga e tutto eracollegato. Le cose funzionavano, più o meno come quandoerano dentro casa.Di tanto in tanto una macchina rallentava e qualcunodava un’occhiata. Ma non si fermava nessuno.Gli venne da pensare che neppure lui si sarebbefermato.La descrizione secondo Maupassant“Si deve guardare molto, e pensare a quello che si è visto.Vedere: è tutto qui, e vedere giusto. Per vedere giusto,intendo coi propri occhi e non con quelli dei maestri.L’originalità di un artista si vede dapprima nelle piccolecose e non nelle grandi. Sono stati fatti capolavori, conparticolari insignificanti, su oggetti volgari. Bisogna trovare


alle cose un significato che non sia ancora stato scoperto,e cercare d’esprimerlo in maniera personale.”Guy de MaupassantIn effetti le descrizioni di Maupassant ricoprono anche quelruolo di reportage che la narrativa del tempo svolgevaparlando dei primi tram a vapore comparsi a Parigi intornoal 1880. Ma la cosa più significativa la tro<strong>via</strong>monell’atteggiamento della voce narrante di Maupassant. Ilsuo è uno sguardo narrativo che dalla stessa distanza(diciamo una specie di “campo medio” cinematografico)osserva in un’unica visione d’insieme il tram a vapore el’umanità che lo affolla. Un’umanità dalla quale lo scrittorenon ha solo una distanza di campo visivo, ma soprattutto dipunto di vista personale. Lo scrittore vede e poirappresenta con parole sferzanti il nuovo modello socialeche si presenta davanti ai suoi occhi di artistamanifestamente superiore. Gli appare una nuovaborghesia fatta di “grosse signore buffamente vestite, leborghesi della periferia che al posto della distinzione chenon possiedono sfoggiano un’intempestiva dignità” e diuomini dai “visi scontenti e tristi” che “rivelavano anche leloro preoccupazioni domestiche”.Seppure l’acutezza di osservazione e la sapienza narrativadi Maupassant con pochi tratti ci restituisca la foto diun’epoca con evidenti segnali di crisi e di passaggio di unanuova classe sociale, il modo di porsi dello scrittore è dabattitore libero. Libero di aggredire la realtà rappresentatasenza la minima immedesimazione o volontà di confusionemimetica. Siamo nel raggio d’azione di una terza personaclassica, distante psicologicamente ed emotivamente dallamateria raccontata. Il narratore quasi si erge a giudice delmondo che rappresenta e ne evidenzia dal di fuori tutti idifetti e le brutture.La descrizione secondo Carver“In una poesia o in un racconto si possono descrivere dellecose, degli oggetti comuni usando un linguaggio comunema preciso e dotare questi oggetti – una sedia, le tendinedi una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino – diun potere immenso, addirittura sbalorditivo.” RaymondCarverInvece in Carver la scrittura non rappresenta novitàtecnologiche o di taglio sociale ma novità di intimo sentire.Anche qui il racconto è in terza persona, ma siamo nelcampo d’azione del cosiddetto discorso libero indiretto. Un


atteggiamento dell’autore nei confronti dei suoi personaggiche si traduce in una specie di ambiguità oggettivosoggettivain cui è difficile distinguere con sicurezza inquale punto l’autore parli per conto suo o per conto delproprio personaggio. “La parte di lei, la parte di lui.A questo pensava mentre sorseggiava il whiskey”.L’invenzione qui non è il tram a vapore ma il fatto che ladescrizione di Carver espropri nel suo farsi gli oggetti,l’arredo, gli elettrodomestici dal loro luogo “totem”. Totemnel senso di qualcosa di umanamente fondamentale cheha dato origine ai rapporti del gruppo e quindi anche airapporti tra i personaggi delle storie: la casa. Milioni didescrizioni, diventate quasi degli standard jazz convariazioni a piacere dell’autore, si sono tramandate dascrittore a scrittore con lo scopo di rappresentare semprenuovi rapporti umani con gli spazi creati per viverci.I personaggi e la casa. Case popolose, case solitarie. Casericche, povere. Case benedette, case maledette. Masempre case.E Carver che fa? Dispone le cose che erano state scelteper comporre e dare senso alla casa e quindi alla vitaumana in un luogo così anonimo e desolato come “unospiazzo davanti casa”.Fuori di sé e da sé. Ma l’occhio interno del narratore èancora vigile sulle cose portate fuori di casa, soppesandolecon uno sguardo di nostalgia così acuta per qualcosa chesta ormai fuori dalla sua portata umana. Puro sarcasmo.“La parte di lei, la parte di lui”. Appunto.“Le cose funzionavano più o meno come quando erano acasa”.Imparare a servirsi dei propri occhiQuesti due modelli di descrizioni possibili sono certo moltocontrastanti. Specie se letti osservando la profondità o ladistanza dei punti di vista rispetto alla voce narrante. Masono il frutto di una stessa ricerca artistica e umana che neltempo ci ha portato a considerare anche quellacomponente del racconto che è la descrizione come unaparte non scindibile dallo spirito di chi narra. Sia che ilracconto si sviluppi in prima o in terza persona.“Persi le mie illusioni favolose: “Ah”, diceva mio nonno,“non è tutto avere occhi, bisogna imparare a servirsene.Sai quello che faceva Flaubert quando Maupassant erapiccolo? Lo metteva davanti a un albero e gli dava due oreper descriverlo”.Imparai dunque a vedere.” Jean Paul Sartre


ECCO GLI ESERCIZIEsercizio 8Per la prossima volta è giocoforza assegnare un eserciziosulla descrizione. Ma per ricercare uno spessore autenticoalla Carver la descrizione dovrà riguardare un “oggettoricordo”che vi è appartenuto o che è appartenuto a unapersona amata o a un familiare. In 20 righe, non di più,dovrete “riprodurre” le sensazioni e i sentimenti che questooggetto così forte e tuttora presente nella vostra memoriavi provoca. Il pezzo va scritto in prima persona. Si puòraccontare al presente o al passato. Ov<strong>via</strong>mente poteteusare una voce narrante che non coincide con voi stessi,ma addirittura vi fa cambiare sesso e/o età. Il tutto con lamassima intensità. Continuare la stesura del racconto.

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